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Ritardi e problemi della scuola italiana.pdf

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livello nazionale, l'Osservatorio sulla <strong>scuola</strong> dell'autonomia dell'Istituto V. Bachelet<strong>della</strong> Luiss.ECCESSO DI NUMERI E DIFETTO DI IMPARZIALITÀSecondo alcuni le ragioni politiche per cui la <strong>scuola</strong> <strong>italiana</strong> non si sblocca dal suopassato e dai suoi deficit strutturali si riassumono nel problema del corpo docente, maesclusivamente per il fatto che se ne difende ad oltranza ed astrattamente la suaconsistenza numerica, la qual cosa comporta costi alti per lo Stato e stipendi bassi pergli insegnanti. Per altri l’eccedenza conta e contano anche i bassi stipendi, ma si trattadi negatività destinate a ridursi se arriva a soluzione il problema <strong>della</strong> riqualificazioneprofessionale <strong>della</strong> funzione docente, ferma a standard organizzativi, culturali eprofessionali ormai plurisecolari in un mondo che non è più confrontabile con quellodi qualche decennio fa. Problema determinante, quello <strong>della</strong> riqualificazioneprofessionale, a seconda che lo si affronti o meno: o si affiderà la <strong>scuola</strong> alla culturadell’educazione, e si tenterà il raggiungimento di più alti livelli di qualità nei processidi istruzione; o si scommetterà ancora sulla tenuta delle regole burocratiche, e sidovrà accettare definitivamente il declino del sistema scolastico a causa <strong>della</strong>crescente demotivazione di allievi, docenti e società. E questa seconda è proprio laricetta attualmente applicata, con i silenzi e le dissimulazioni che comporta, e cheinducono a credere in un declino così lento da renderlo quasi invisibile.Nell’attesa di sapere se abbiamo già oltrepassato il bivio, vale .la pena diaggiungere qualche elemento di giudizio su alcuni punti del quadro fin qui delineato,e più precisamente sulle finalità del ruolo di mediazione politico-sindacale di cui èstata investita la gestione amministrativo-burocratica dell'istruzione, e sulledinamiche occupazionali di cui è stata investita la <strong>scuola</strong>.La mediazione tra governo e sindacati sulla <strong>scuola</strong> è indispensabile, come lo è intutti i settori produttivi in cui datori di lavoro e prestatori d’opera devono regolare ilrapporto di lavoro con un contratto, che nella <strong>scuola</strong> si intreccia con lo “statogiuridico”, stabilito con apposita legge del parlamento. Ma il terreno <strong>della</strong>mediazione dell’Amministrazione scolastica è fatto soltanto di numeri. Di fronte ai<strong>problemi</strong> di gestione del personale, come del resto di fronte a tanti altri,l’Amministrazione si attesta su questioni di natura esclusivamente numerica, e nontanto perché governa il complesso lavorativo di gran lunga più grande del paese,quanto perché ha <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> una “visione” numerica: prende in considerazione lecomponenti scolastiche in relazione non solo al quantum di teste che ciascuna di esseraduna, ma anche al come i numeri di una componente si intrecciano con quelli ditutte le altre: il numero degli alunni e quello delle classi e degli alunni per classe,quello degli istituti e delle aule per istituto, delle materie di studio e degli insegnantiripartiti per materia e per istituto, delle ore di lezione per giorno e per settimana ecc.Tutti questi numeri si correlano tutti gli uni con gli altri fino a fondersi in unmeccanismo in cui basta spostare pochissimi numeri (per esempio di alunni perclasse) per ottenere grandi spostamenti (per esempio dei docenti da assumere). È suqueste equazioni tra il poco e il tanto, e soltanto su di esse, che l’Amministrazione faipotesi di gestione e che governo e sindacati si confrontano e decidono.

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