afforzamento numerico del suo apparato). E di quali dati e di quali analisi disponeper le sue mediazioni se, come abbiamo già constatato, è per sua natura negata alleindagini, alle verifiche, alle valutazioni delle situazioni che riguardano l'utenza e leprospettive di crescita socio-culturale del paese? “Negata” nel senso di coerente con isuoi principi fondativi, che prevedono ordinariamente procedure di controllo in puntodi legalità, e cioè a carattere esclusivamente giuridico-formale .Quanto detto finora può anche essere anche riassunto così: al tavolo dellecontrattazione il Governo rappresenta tutto il paese (compresi erogatori e fruitori delservizio scolastico), il sindacato rappresenta gli insegnanti (nella versione che si ècostruito dei medesimi): e chi rappresenta l’utenza? Ma si correrebbe il rischio diridurre il tutto a questioni puramente contrattuali.L’artificiosità del problema <strong>scuola</strong> non si diraderà fino a quando l’idea di <strong>scuola</strong>prevalente nel paese – e determinata dall’insieme delle connotazioni attribuite alla<strong>scuola</strong> nei dibattiti sui <strong>problemi</strong> che essa via via impone all’attenzione del paese –farà registrare il primato <strong>della</strong> <strong>scuola</strong>-apparato sulla <strong>scuola</strong>-servizio. A determinarequesto primato e a garantirlo nel tempo è il fatto stesso a governare la <strong>scuola</strong> èl’Amministrazione:, la cui logica esclusivamente giuridico-formale poneinevitabilmente in sottordine la specificità del servizio scolastico, che è d’ordineeducativo. Certo, l’affidamento <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> all’Amministrazione ne ha garantito ilcarattere istituzionale, che ha ha avuto un ruolo storico in tempi in cuil’alfabetizzazione andava imposta. Ed è altrettanto certo che la <strong>scuola</strong> non puòperdere il carattere istituzionale. Ma nella società in cui la crescita culturale delcittadino è un bisogno individuale, e universalmente riconosciuto come necessitàcomune, il carattere istituzionale <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> non può più essere quello prevalente.Il fine <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> è l'istruzione e l'educazione delle nuove generazioni, e sta nelrapporto tra docente e allievo, tra allievo e disciplina, e anche tra docente e disciplinama al solo fine del rapporto tra allievo e disciplina. Il fine <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> non è la <strong>scuola</strong>di per sé, con il suo carico di prestigio (peraltro in continuo e rapido calo), non èl'apparato. Anche se la tradizionale identificazione dell'istruzione con lascolarizzazione in continua crescita in tutto il mondo, e più ancora la configurazione<strong>della</strong> <strong>scuola</strong> come il più poderoso dei macchinari di ogni società, ha avuto la meglionell’immaginario collettivo, e quindi nelle attese comuni, sull’importanzadell'apprendimento individualizzato e <strong>della</strong> formazione personalizzata. Se il valoresta nel soggetto in apprendimento, come provano le scienze dell’educazione, come èstabilito sul piano <strong>della</strong> dichiarazione dei diritti dell’uomo dall’ONU e dalle altregrandi organizzazioni internazionali, e come ormai tutte le parti politiche dei singolipaesi affermano anche nei testi legislativi 1 , è evidente che il poderoso macchinario va1 Nell'art. 1 <strong>della</strong> L. 53/03 ("riforma Moratti") il fine delle norme generalidell'istruzione è così indicato: . L'incipit dell'art'art. 1 <strong>della</strong> L. 30/00 (Riordino dei cicli, Berlinguer-De Mauro), è il seguente:
icondotto a misura d’uomo. La <strong>scuola</strong> è un servizio alla persona come la sanità, mamentre un po’ tutti si sentono legittimati dalla realtà delle cose a pensare l’ospedale inprogressiva corrispondenza ai bisogni del malato, non c’è nulla che legittimi ilcittadino comune a immaginare la <strong>scuola</strong> più vicina ai bisogni dell’allievo.Una delle raccomandazioni che vengono più frequentemente dalle teoriedell'organizzazione riguarda la necessità che, all'interno di ogni organizzazione, sirapportino sempre tutte le scelte al fine ultimo per cui essa è stata costruita. C'è chisostiene che un'organizzazione è in pericolo se, quanti vi hanno ruoli diresponsabilità, non si chiedono almeno una volta al giorno se quello che stannofacendo sia in linea di coerenza con il fine specifico dell'organizzazione stessa. Aquale fine può rapportare la sua domanda il dirigente amministrativo? a quello delpubblico impiego per il quale è preparato o a quello dell'educazione per il quale nonha nessuna preparazione? E l'insegnante, a quale fine può legittimamente rapportarela sua domanda, ai programmi ministeriali o all'allievo?Il difficile rapporto tra <strong>scuola</strong> e autonomiaCULTURA E "BUROPEDAGOGIA"L'AUTONOMIA VISSUTA COME PARADOSSOIl passaggio chiave dell'art. 21 <strong>della</strong> L.59/97, che ha introdotto formalmente in Italial'autonomia delle istituzioni scolastiche, è il seguente:>.