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Ritardi e problemi della scuola italiana.pdf

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funzionari provenienti da studi e carriera esclusivamente amministrativi. Obiettivoevidente: stabilire un canale diretto, e omogeneo in tutti i suoi tratti quanto a pensieroe a linguaggio, tra il momento legislativo e quello amministrativo.È evidente che in sede di applicazione delle disposizioni predette si registrerà,almeno in potenza, la contraddittorietà <strong>della</strong> compresenza delle due ottiche: quellagiuridico-formale, e per principio di legge vincente, affidata alla gerarchiaamministrativa (che finché ci saranno i programmi, e gli altri vincoli che ne derivano,continuerà ad avere il suo ultimo anello nel dirigente scolastico); e quella educativodidattica,e per principio in sottordine, affidata agli insegnanti (che, fino a quando cisaranno i programmi e non l’autonomia didattica, avranno spazi residuali elimitatissimi di libertà di insegnamento). L’ottica giuridico-formale tenderà a cercarele possibilità applicative in coerenza esclusiva con la sua specificità, e cioè quellededucibili dalla norma. L’ottica tecnica (tecnica scolastica, nel caso) tenderà anche aindividuare tante altre possibilità – tutte connesse o alle dotazioni culturali eprofessionali dei docenti, o alle potenzialità e ai bisogni formativi degli allievi, o amomenti significativi dell’attività culturale –, ma non potrà fare altro chedimensionarle in funzione del rispetto <strong>della</strong> norma, in ogni caso prevalente. Per laprima ottica l’idea guida è la coerenza con il profilo giuridico del problema daaffrontare, per la seconda è – o, per meglio dire, sarebbe - la crescita dei livelli diistruzione attraverso la pluralità di soluzioni richieste dai <strong>problemi</strong> reali.Per quanto riguarda il momento legislativo, è evidente che difficilmente potràrisultare diverso fino a quando le logiche <strong>della</strong> Pubblica Amministrazione avranno unruolo di governo nel sistema scolastico.Non è questione da poco, visto che la totale burocratizzazione dell’Amministrazionescolastica trova scarsi riscontri nei sistemi scolastici di altri paesi, e vista soprattuttola rilevanza degli effetti che essa produce. Tra i quali forse il più scoraggiante risultala particolare applicazione in sede scolastica che l’Amministrazione dà, o è costretta adare, del principio di imparzialità, indicato dall’art. 97 <strong>della</strong> Costituzione comeispiratore fondamentale <strong>della</strong> correttezza amministrativa per ragioni che sarebbepleonastico anche soltanto elencare.È del tutto evidente che nella prassi amministrativa ordinaria il principio diimparzialità richiede il massimo grado di uniformità formale e sostanziale degli atti,ma è altrettanto evidente che laddove si tratti di attività di insegnamento, taleuniformità, anche a volerla considerare compatibile con i principi da cui l’azioneeducativa e didattica non può prescindere, è praticabile soltanto al prezzo di unaformalizzazione totale di tutte le scelte operative e valutative che i docenti possonofare, individualmente e collegialmente. Intendendo per formalizzazione totale lamessa in secondo ordine di tutti gli altri punti di attenzione, culturali e professionali,che la <strong>scuola</strong> richiede. Come dimostrano le incursioni del T.A.R. in situazioni diversedi singole scuole.La violazione del principio di imparzialità può essere infatti oggetto di ricorso alT.A.R. anche per la mancata applicazione di un comma di una circolare ministerialedel tutto marginale quanto a sostanza, oppure per una imprecisione ancheformalmente banale nella verbalizzazione di un caso di non promozione in sede di

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