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Ritardi e problemi della scuola italiana.pdf

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RIFORME DEGLI ORDINAMENTI: con riferimento a ciò che caratterizza unsistema scolastico per quanto riguarda le fasce di istruzione, le tipologie di <strong>scuola</strong>, ipiani di studio, i titoli di studio ecc. (es. L. 30/00, detta Berlinguer-De Mauro; L.53/03, detta Moratti)RIFORME DELLE STRUTTURE DI FUNZIONAMENTO: con riferimento algoverno e alla gestione dell’organizzazione scolastica (es. art. 21 <strong>della</strong> L. 59/97,introduzione dell’autonomia; D.P.R. 275/99, regolamento dell’autonomioa )RIFORME DI QUANTITÀ: con riferimento alla scolarizzazione <strong>della</strong> maggioranzao <strong>della</strong> totalità dei ragazzi di una determinata fascia di età (es. L. 1859/62, perl’istituzione <strong>della</strong> Media unica e obbligatoria)RIFORME DI QUALITÀ: con riferimento all’obiettivo – mai effettivamenteraggiunto - di allargare la base scolare senza abbassare i livelli di istruzione (es. L.517/77, per introdurre la programmazione nella Media)RIFORME EPOCALI: con riferimento alla durata, effettivamente raggiunta osoltanto prevista nella dichiarazione di intenti (RIFORMA GENTILE, 23)ROLLING REFORM: con riferimento alla riforma continua risultante dal concorsodi leggi dello Stato, leggi delle Regioni o delle autorità locali, deliberazioni dellesingole <strong>scuola</strong> dotate di autonomia.Il secondo dei deficit culturali e strategici <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> <strong>italiana</strong> è il suo isolamentorispetto a se stessa - e cioè alla sua storia, al suo presente, al suo futuro - e rispettoagli strumenti con cui può studiarsi, visto che né il Ministero, né le organizzazionisindacali e associative, riescono a impegnarsi in ricerche sulle prospettive generali disviluppo <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> <strong>italiana</strong>. Il loro messaggio è chiaro: preferiscono che le coserimangano così come stanno, o quasi.Qualche progresso in materia è stato di recente registrato (si allude in particolarealla sparizione delle caselle vuote nei tabulati internazionali, dovuta al lavorodell’ultimo C.E.D.E. e dell’attuale I.N.V.A.L.S.I., e soprattutto all’invasione delleindagini internazionali), ma si tratta pur sempre di qualcosa che ormai sa di minimo edi scontato, mentre nulla si muove per quanto concerne l’autonomia. Non esisteDirezione ministeriale centrale o regionale, o organizzazione sindacale o associativa,che in ogni suo documento faccia mancare un riferimento all’autonomia (doveroso,da quando è entrata nella Carta costituzionale), ma nessuna di esse ha mai avviatoiniziative di studio sulle modalità di attuazione dell’autonomia, e nessuna ha maireclamato per le scuole strumenti e supporti tecnici con cui iniziarne lasperimentazione. Al culmine di questa manifestazione di disimpegno culturale epolitico stanno le sorti attualmente né magnifiche né progressive dell'autonomia,come denuncia lo stupito Bottani:

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