13 aprile <strong>2012</strong>pomeriggioPRESENTATA AI CONSULTORILA MOSTRA MULTIMEDIALE“PASSAGGI E PAESAGGI”La rassegna voluta dall’Assessore all’UrbanisticaPiero Aiello ha presentato con foto e disegni labella <strong>Calabria</strong> ricordata dai calabresi all’esteroOldani MesoracaRiprendiamo il nostro incontro, e lo facciamo con l’introduzionee, quindi, l’illustrazione, da un punto di vista tecnico e scientifico,della mostra che avete appena visto, da parte del DirigenteGenerale del Dipartimento “Urbanistica e Governo del Territorio”,l’Arch. Saverio Putortì.Saverio PutortìQuesto mio intervento lo voglio dividerein due parti, una parte legata all’illustrazionedella mostra e delle quattro sezioniche la compongono, un’altra, per illustrarele attività del Dipartimento che vannonella direzione di riqualificare, valorizzarei centri storici, in quanto strategicamenteconsiderati come lo “scrigno culturaledei calabresi”. La mostra si compone fondamentalmente diquattro sezioni. Una prima sezione, che poi giustifica il nome di“passaggi”, è dedicata ai geografi e agli antichi viaggiatori.Dovete sapere, sicuramente molti di voi lo sapranno già, che la<strong>Calabria</strong> è stata oggetto, nel corso dei secoli, di moltissime visiteda parte dei viaggiatori, soprattutto inglesi, perché in questanostra terra si trovava quella varietà di paesaggi, in uno spaziorelativamente ristretto, introvabile da altre parti.Questa cosa ha stuzzicato la fantasia degli scienziati dell’epoca,ma soprattutto dei viaggiatori e dei geografi, un’antica e nobileprofessione quest’ultima, che purtroppo ultimamente è un po’ indisuso. Eppure, vi posso assicurare, che il Presidente dell’Osservatoriosul paesaggio, quello della Catalogna in Spagna, che è ilpiù importante al mondo, è esattamente un geografo.La cosa può sembrare paradossale, ma i geografi erano coloroche riuscivano, un po’ con la fantasia, un po’ con la scienza eun po’ con gli studi, a descrivere molto di sentimento e poco ditecnica, ma riuscivano a descrivere bene i territori.Quindi la prima sezione si compone di tutta una serie di cartined’epoca, che sono state gentilmente messe a disposizione dacollezionisti, e che riportano la terra calabrese vista dagli occhidi un viaggiatore europeo, piuttosto che da un viaggiatore orientale,nelle varie epoche. La seconda sezione invece riguarda icentri storici.Prima di illustrare questa sezione è necessario soffermarci unattimo, quindi apriamo una parentesi, sulla caratterizzazionemorfologica della nostra regione. La <strong>Calabria</strong> si caratterizza essenzialmenteda due elementi fondamentali. Una componenteè quella delle aree costiere. Quello del mare, della costa, è unelemento fortemente caratterizzante l’identità della <strong>Calabria</strong>, inquanto, come dicevo prima, la nostra regione possiede circa 800chilometri di costa, quindi il 10% dell’intero territorio nazionalecostiero.L’altra componente morfologica fondamentale è quella dellearee interne. Perché queste due componenti sono perfettamenteindividuabili in <strong>Calabria</strong>? Proprio perché c’è uno stacco e unavisibilità abbastanza netti.C’è l’interno, fatto dal sistema collinare e montano, dall’Aspromontevia via salendo alle Serre, alla Sila, al Pollino, e a margine,quasi a merlettare questa straordinaria terra, il sistema dellearee costiere. Dimenticavo di dire che la <strong>Calabria</strong> ha qualcosacome tremila anni di storia.La nostra regione infatti è stata fondata dalle colonie greche, acominciare da Reggio, ma anche da Locri, Crotone, Sibari, ecc.,nel 700/800 a.c. I primi insediamenti urbani sono nati nel territorioattraverso l’attracco delle navi.Normalmente chi ci colonizzava arrivava dal mare, poi avvenival’impianto nella prima collina. Questo per due ragioni: inprimis per ragioni difensive, e poi per ragioni igienico sanitarie,posto che questo merletto di cui parlavo prima, che rappresentail sistema delle aree costiere, era fortemente caratterizzato dauna situazione ambientale di tipo paludoso.Quindi il pericolo di malattie che tendeva a colpire un’intera comunità,un’intera popolazione, era talmente alto da far sì che lepopolazioni si ritirassero nel più vicino entroterra e là realizzasserole prime edificazioni. Fermo restando che ogni insediamentourbano importante aveva la sua longa manus nel merletto, nelsistema delle aree costiere e là normalmente realizzava un avampostodella città, in quanto serviva comunque da elemento di44Numero 2 - MAGGIO <strong>2012</strong>
scambio con le altre popolazioni. Normalmente, questo scambio,avveniva normalmente via mare. Quindi arriviamo alla secondasezione che è formata dai centri storici. I centri storici, comedicevo, rappresentano per noi calabresi “cultura e naturalità.Questo, lo slogan che strategicamente abbiamo coniato insiemeall’Assessore Aiello, perché ancora, in questo sistema delle areeinterne nel quale esistono i centri storici, quelli fondamentali, iborghi di eccellenza, è ancora intatto quel livello, quella caratterizzazioneformale, per quanto riguarda l’urbanistica, ma anchesostanziale, antropologica e culturale, delle comunità che hannoabitato quelle zone. Quindi la seconda sezione è caratterizzata daun’illustrazione dei centri storici.Qua bisogna aprire una parentesi, perché non vorrei che la mostradesse solamente questo significato quasi accattivante o comunqueattrattivo verso un territorio. Certamente, ciò, è sempreben augurante, ma non è solo questo l’obiettivo che caratterizzala nostra azione, in quanto noi curiamo e trattiamo il governo delterritorio.Un aspetto importante per i non addetti ai lavori, che vorrei metterebene in evidenza, è la conformazione urbana dei nostri centristorici medioevali. Io vi dico, da pianificatore quale sono, che sitratta di un modello di struttura urbana che le città postmodernenon hanno più, dove per postmoderno si intende tutta quell’attivitàdi architettura e di urbanistica creatasi a cavallo degli anni‘40-’50 fino ai nostri giorni, che ha avuto la capacità di creareespansioni delle nostre città, ma che ha degenerato da un puntodi vista urbanistico e, inevitabilmente, influito negativamentesull’aspetto sociale. Non a caso sostengo, ma perché oramai ènoto, che laddove non c’è equità urbanistica, non ci può essereequità sociale. Faccio riferimento evidentemente alle espansioni,ai quartieri nati a cavallo di quegli anni, privi di attrattività edi qualità, che hanno portato alla degenerazione di intere classisociali, tant’è vero che oggi il tema dominante dell’architetturao meglio dell’urbanistica moderna è quello della rigenerazioneurbana, intendendo per rigenerazione quella procedura che tendenon solo a riqualificare fisicamente e a conferire qualità all’espansionie alle nostre periferie, ma soprattutto a riqualificarei territori anche da un punto di vista sociale. Questo perché losquilibrio urbanistico inevitabilmente riverbera effetti negativisull’aspetto sociale delle comunità. Tale è la città postmoderna.Invece, la città medioevale, al quale schema, oggi, tutti noi pianificatoriurbanisti ci rifacciamo nel progettare le città moderne,tale fenomeno non lo ha subito. Non si è verificato in primisperché era un modello di città la cui struttura urbana era perfettamentericonoscibile nel territorio, aveva un limite, un perimetromolto preciso, e soprattutto, rispettava un equilibrio fondamentale,quello della separazione città/campagna.Fino a un punto esisteva la città, da quel punto in poi, cominciavala campagna.Quindi la città medioevale era capace di mantenere questo equilibrioimportantissimo ai fini anche di un equilibrio sociale chesi generava all’interno della società stessa.Questo è l’aspetto che, più di ogni altro, mi interessa metterebene in evidenza e che si nota molto lungo il percorso della mostra.La Terza sezione riguarda invece le aree costiere, quel merlettodi cui vi ho parlato prima, che poi nel tempo è stato oggettoNumero 2 - MAGGIO <strong>2012</strong> 45