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scambio con le altre popolazioni. Normalmente, questo scambio,avveniva normalmente via mare. Quindi arriviamo alla secondasezione che è formata dai centri storici. I centri storici, comedicevo, rappresentano per noi calabresi “cultura e naturalità.Questo, lo slogan che strategicamente abbiamo coniato insiemeall’Assessore Aiello, perché ancora, in questo sistema delle areeinterne nel quale esistono i centri storici, quelli fondamentali, iborghi di eccellenza, è ancora intatto quel livello, quella caratterizzazioneformale, per quanto riguarda l’urbanistica, ma anchesostanziale, antropologica e culturale, delle comunità che hannoabitato quelle zone. Quindi la seconda sezione è caratterizzata daun’illustrazione dei centri storici.Qua bisogna aprire una parentesi, perché non vorrei che la mostradesse solamente questo significato quasi accattivante o comunqueattrattivo verso un territorio. Certamente, ciò, è sempreben augurante, ma non è solo questo l’obiettivo che caratterizzala nostra azione, in quanto noi curiamo e trattiamo il governo delterritorio.Un aspetto importante per i non addetti ai lavori, che vorrei metterebene in evidenza, è la conformazione urbana dei nostri centristorici medioevali. Io vi dico, da pianificatore quale sono, che sitratta di un modello di struttura urbana che le città postmodernenon hanno più, dove per postmoderno si intende tutta quell’attivitàdi architettura e di urbanistica creatasi a cavallo degli anni‘40-’50 fino ai nostri giorni, che ha avuto la capacità di creareespansioni delle nostre città, ma che ha degenerato da un puntodi vista urbanistico e, inevitabilmente, influito negativamentesull’aspetto sociale. Non a caso sostengo, ma perché oramai ènoto, che laddove non c’è equità urbanistica, non ci può essereequità sociale. Faccio riferimento evidentemente alle espansioni,ai quartieri nati a cavallo di quegli anni, privi di attrattività edi qualità, che hanno portato alla degenerazione di intere classisociali, tant’è vero che oggi il tema dominante dell’architetturao meglio dell’urbanistica moderna è quello della rigenerazioneurbana, intendendo per rigenerazione quella procedura che tendenon solo a riqualificare fisicamente e a conferire qualità all’espansionie alle nostre periferie, ma soprattutto a riqualificarei territori anche da un punto di vista sociale. Questo perché losquilibrio urbanistico inevitabilmente riverbera effetti negativisull’aspetto sociale delle comunità. Tale è la città postmoderna.Invece, la città medioevale, al quale schema, oggi, tutti noi pianificatoriurbanisti ci rifacciamo nel progettare le città moderne,tale fenomeno non lo ha subito. Non si è verificato in primisperché era un modello di città la cui struttura urbana era perfettamentericonoscibile nel territorio, aveva un limite, un perimetromolto preciso, e soprattutto, rispettava un equilibrio fondamentale,quello della separazione città/campagna.Fino a un punto esisteva la città, da quel punto in poi, cominciavala campagna.Quindi la città medioevale era capace di mantenere questo equilibrioimportantissimo ai fini anche di un equilibrio sociale chesi generava all’interno della società stessa.Questo è l’aspetto che, più di ogni altro, mi interessa metterebene in evidenza e che si nota molto lungo il percorso della mostra.La Terza sezione riguarda invece le aree costiere, quel merlettodi cui vi ho parlato prima, che poi nel tempo è stato oggettoNumero 2 - MAGGIO <strong>2012</strong> 45

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