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Systems Thinking e System Dynamics. L'arte di capire la dinamica ...

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44- © 2007 25


<strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>.L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Piero Mel<strong>la</strong>University of Pavia (ITALY)Faculty of Economics27100 Pavia, Via San Felice, 5 – ItalyPhone: +39.0382 986229 - Fax (office): +39.0382 986228E-mail: pmel<strong>la</strong>@eco.unipv.itSommario – 1. Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> è <strong>la</strong> quinta <strong>di</strong>sciplina – 2. Le cinque regole del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> – 3. I sistemidel <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> – 4. I Causal Loop Diagrams – 5. I sistemi <strong>di</strong> controllo – 6. Gli archetipi sistemici – 7. Le leggidel <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> – 7.1. I problemi <strong>di</strong> oggi derivano dalle soluzioni <strong>di</strong> ieri - 7.2. Più spingete avanti, più ilsistema spinge in<strong>di</strong>etro – 7.3. Prima <strong>di</strong> peggiorare il comportamento migliora – 7.4. La facile via d’uscita <strong>di</strong> solitoriporta all’interno del problema – 7.5. La cura può essere peggiore del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia – 7.6. Più rapido è più lento – 7.7.Causa ed effetto non sono strettamente connessi nel tempo e nello spazio – 7.8. Piccoli cambiamenti possonoprodurre grossi risultati – 7.9. Potete avere <strong>la</strong> torta e mangiar<strong>la</strong> – ma non subito – 7.10. Dividere un elefante in duenon dà due elefantini – 7.11. Non ci sono colpe da attribuire – 8. I principi del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> applicato al ProblemSolving – 9. <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong> – 10. La rilevanza dei sistemi <strong>di</strong> controllo – 11. La struttura dei sistemi <strong>di</strong> controllo– 12. Il management del sistema <strong>di</strong> controllo – 13. Sistemi <strong>di</strong> controllo nelle imprese – 14. La strategia <strong>di</strong> controllo– 15. Controllo a più leve e livelli – 16. Controllo a più leve e livelli nelle imprese – 17. Controllo multi obiettivoe politiche <strong>di</strong> controllo – 18. “Vedere l’impossibile” o “l’impossibile vedere” – 18.1. Prima metafora. Lentezzatemporale (boliled frog) – 18.2. Seconda metafora. Velocità processuale (ninfee, networking effect) – 18.3. Terzametafora. Distanza nello spazio (butterfly effect) – 18.4. Quarta metafora. Direzione osservativa (mono-<strong>di</strong>rectionalview) – 18.5. Quinta metafora. Complessità strutturale (memory), computazionale e temporale. – Riferimenti.AbstractTo “understand the world” means, in fact, to be able to construct coherent and sense-making models of itwhich may allow us to acquire, update and transmit our knowledge. I believe that intelligence depends onthe ability to construct such models.Intelligent persons are those who learn quickly and effectively; they have the ability (innate or acquired)to construct, utilize and mo<strong>di</strong>fy models; they can understand their interconnections and changes and always“know” what is happening and could happen in order to control events and successfully face thevarious situations in life, deci<strong>di</strong>ng in the most rational way how to solve problems.I also believe that the most useful and effective models to strengthen our intelligence are system ones –developed following the logic of <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> – because such models can explore complexity, dynamicsand change.This paper aims to present the main ideas of <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>, which is considered not only as a techniquebut primarily as a <strong>di</strong>scipline for efficient and effective thinking.- © 2007 153


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Keywords: <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>, <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>, Control <strong><strong>System</strong>s</strong>, Causal Loop Diagram, Stock&FlowDiagram, The fifth <strong>di</strong>scipline, Archetypes.1 – Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> è <strong>la</strong> quinta <strong>di</strong>sciplinaIl <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> è stato <strong>di</strong>vulgato da Peter Senge nel volume The Fifth Discipline: The Artand Practice of the learning organization. (Pubblicazione italiana: La quinta <strong>di</strong>sciplina, 1992, cuifarò riferimento per le citazioni).Senge pone <strong>la</strong> seguente definizione:«[…] le organizzazioni che apprendono [sono quelle] nelle quali le persone aumentanocontinuamente <strong>la</strong> loro capacità <strong>di</strong> raggiungere i veri risultati cui mirano; nelle quali si stimo<strong>la</strong>nonuovi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare orientati al<strong>la</strong> crescita; nelle quali si <strong>la</strong>scia libero sfogo alleaspirazioni collettive, e nelle quali, infine, le persone continuano ad imparare come si apprendeinsieme.» (Senge, 1992: 3).Secondo Senge, per costruire una learning organization occorrono contemporaneamente cinque<strong>di</strong>scipline:1. Padronanza Personale o Personal Mastery.«La padronanza personale è <strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina che consiste nel chiarire ed approfon<strong>di</strong>re continuamenteal nostra visione personale, per concentrare le nostre energie, nello sviluppare <strong>la</strong>pazienza e nel vedere <strong>la</strong> realtà in modo obiettivo. Come tale essa è una pietra ango<strong>la</strong>re essenzialenelle organizzazioni che apprendono – il loro fondamento spirituale.” (Senge,1992: 8). “La <strong>di</strong>sciplina del<strong>la</strong> padronanza personale comincia con l’in<strong>di</strong>viduare le cose cheveramente ci importano, per vivere <strong>la</strong> nostra vita al servizio delle aspirazioni più elevate.»(Senge, 1992: 9).2. Modelli Mentali o Mental Models.«I ‘modelli mentali’ sono ipotesi profondamente ra<strong>di</strong>cate, generalizzazioni, o anche figureo immagini che influenzano il modo in cui compren<strong>di</strong>amo il mondo e il modo in cui agiamo.”(Senge, 1992: 9). “Lavorare con i modelli mentali è una <strong>di</strong>sciplina che inizia ‘voltandolo specchio’ verso l’interno; imparando a scoprire le nostre rappresentazioni interne delmondo, a portarle in superficie e a tenerle sotto un rigoroso esame.»” (Senge, 1992: 10).3. Visione con<strong>di</strong>visa o Vision.«Se c’è un’idea sul<strong>la</strong> leadership che ha ispirato le organizzazioni per migliaia <strong>di</strong> anni, questaè <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> mantenere una visione con<strong>di</strong>visa del futuro che cerchiamo <strong>di</strong> creare.”[…] “La pratica del<strong>la</strong> visione con<strong>di</strong>visa implica <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> fare venire in superficie le‘immagini del futuro’ con<strong>di</strong>vise, che promuovono un impegno genuino e volontario, nonl’acquiescenza. » (Senge, 1992: 10).4. Appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> gruppo o Team-work.« […] vi sono esempi sorprendenti <strong>di</strong> come l’intelligenza del gruppo superi l’intelligenzadei singoli membri e <strong>di</strong> come i gruppi sviluppino capacità straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> azione coor<strong>di</strong>nata.”[…] “La <strong>di</strong>sciplina dell’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> gruppo inizia con il ‘<strong>di</strong>alogo’, <strong>la</strong> capacità154© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.dei membri <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> mettere in mora le ipotesi precedenti e <strong>di</strong> passare ad un genuino‘pensare in comune’.” […] “La <strong>di</strong>sciplina del <strong>di</strong>alogo comporta anche apprendere comericonoscere nei gruppi i modelli <strong>di</strong> interazione che compromettono l’appren<strong>di</strong>mento»(Senge, 1992: 11).5. Pensiero sistemico o <strong>System</strong> <strong>Thinking</strong>.«La quinta <strong>di</strong>sciplina è il pensiero sistemico, <strong>la</strong> visione sistemica. […] E’ per questo che ilpensiero sistemico è <strong>la</strong> quinta <strong>di</strong>sciplina. E’ <strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina che integra le <strong>di</strong>scipline, fondendolein un corpo coerente <strong>di</strong> teoria e <strong>di</strong> pratica. […] Senza un orientamento sistemico nonsi è motivati a guardare all’interre<strong>la</strong>zione tra le <strong>di</strong>scipline. Stimo<strong>la</strong>ndo ciascuna delle altre<strong>di</strong>scipline, l’appren<strong>di</strong>mento sistemico ci ricorda continuamente che il tutto può essere maggioredel<strong>la</strong> somma delle sue parti. » (Senge, 1992: 13).Propongo due significative definizioni <strong>di</strong> <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>.«<strong><strong>System</strong>s</strong> thinking is a <strong>di</strong>scipline for seeing wholes, recognizing patterns an<strong>di</strong>nterre<strong>la</strong>tionships, and learning how to structure those interre<strong>la</strong>tionships in more effective,efficient ways,» (Senge & Lannon-Kim, 1991).«<strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> [is] a way of thinking about, and a <strong>la</strong>nguage for describing andunderstan<strong>di</strong>ng, the forces and inerre<strong>la</strong>tionships the shape the behaviour of <strong><strong>System</strong>s</strong>. This<strong>di</strong>scipline helps us see how to change systems more effectively, and to act more in tune withthe <strong>la</strong>rger processes of the natural and economic world.» (Senge et al., 1994: 6).Vi sono anche altri termini per in<strong>di</strong>care questa logica <strong>di</strong> pensiero; Barry Richmond, uno deimassimi esperti in questa <strong>di</strong>sciplina, è esplicito:«Pensiero Sistemico, Approccio Sistemico, Dinamica Sistemica, Teoria Sistemica, e semplicementeSistemi, non sono altro che pochi dei tanti termini comunemente adoperati per uncampo <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> cui molti hanno sentito par<strong>la</strong>re, molti ne sentono il bisogno, ma pochicomprendono realmente. […] Siccome preferisco il termine <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> (Pensiero Sistemico)lo adopererò dappertutto per descrivere questo campo d'attività.» (Richmond,2001, 2005).Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>, proprio in quanto <strong>di</strong>sciplina, deve essere appreso gradualmente, conl’esercizio, e perfezionato continuamente.«Per “<strong>di</strong>scipline” non intendo un “or<strong>di</strong>ne nei comportamenti”, oppure “sistemi punitivi”,ma un corpo <strong>di</strong> teorie e <strong>di</strong> tecniche che per essere messo in pratica deve essere stu<strong>di</strong>ato epadroneggiato. Una <strong>di</strong>sciplina è un percorso <strong>di</strong> sviluppo per acquisire certe abilità o competenze.Praticare una <strong>di</strong>sciplina significa apprendere per tutta <strong>la</strong> vita. “Non si arrivamai”; si passa l’intera vita a padroneggiar<strong>la</strong>.» (Senge, 1992: 11-12).Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> è una <strong>di</strong>sciplina in quanto si propone <strong>di</strong>:– allenarci ad osservare <strong>la</strong> realtà come composta <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong>namici,– fornirci modelli potenti <strong>di</strong> descrizione e <strong>di</strong> simu<strong>la</strong>zione,– migliorare le nostre capacità <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> conoscenza, cioè <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento,– sviluppare <strong>la</strong> nostra intelligenza.«Stimo<strong>la</strong>ndo ciascuna delle altre <strong>di</strong>scipline, l’appren<strong>di</strong>mento sistemico ci ricorda continuamenteche il tutto può essere maggiore del<strong>la</strong> somma delle sue parti.» (Senge, 1992: 13).- © 2003 www.ea2000.it155


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.2 - Le cinque regole del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>Nel suo magistrale <strong>la</strong>voro, Peter Senge presenta il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> in modo intuitivo ma nonesplicita i principi logici che ne stanno al<strong>la</strong> base.Penso che <strong>la</strong> struttura logica <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>sciplina possa essere compen<strong>di</strong>ata in cinque fondamentaliregole che il systems thinker deve cercare <strong>di</strong> seguire in ogni momento e che ho analizzatonel volume Guida al <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> (Il sole 24 Ore Ed., Mi<strong>la</strong>no, 2007)La PRIMA REGOLA, per applicare <strong>la</strong> quale occorre un costante esercizio, è quel<strong>la</strong> che impone<strong>di</strong> «vedere gli alberi e <strong>la</strong> foresta». Questa rego<strong>la</strong> che sta al<strong>la</strong> base del pensiero sistemico può esseretradotta cosi: <strong>la</strong> Realtà è una compenetrazione <strong>di</strong> sistemi, <strong>di</strong> raggio sempre più ampio, cheformano una struttura globale che genera un processo globale che non si può <strong>capire</strong> ponendocisolo all’esterno o solo all’interno <strong>di</strong> essa. Se vogliamo ampliare <strong>la</strong> nostra intelligenza, dobbiamosviluppare l’attitu<strong>di</strong>ne a “zoomare” tra parti e tutto e tra unita e componenti. In questo senso, ritengo<strong>di</strong> poter affermare che questa PRIMA REGOLA del pensiero sistemico rappresenti l’attuazionedel pensiero olonico (Mel<strong>la</strong>, 2005).La SECONDA REGOLA su cui si basa il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> è forse più importante del<strong>la</strong> precedentee richiede un’ancor più intensa <strong>di</strong>sciplina in quanto ci impone <strong>di</strong> superare il nostro comunemodo statico ed atomistico <strong>di</strong> “guardare” il mondo: «non dobbiamo fermare <strong>la</strong> nostra osservazionesu ciò che appare costante ma ricercare ciò che varia». Dobbiamo spostare <strong>la</strong> nostra attenzionedagli oggetti del mondo alle variabili che connotano gli oggetti. Sembra facile ma non lo è.Occorre molta sensibilità, unita ad esperienza, per selezionare le variabili veramente significative.La SECONDA REGOLA implica un COROLLARIO altrettanto importante: non dobbiamo limitarci adesplicitare le variabili che riteniamo utili ma dobbiamo essere in grado <strong>di</strong> rilevare le variazioniche esse subiscono nel tempo, misurandole con precisione, secondo una sca<strong>la</strong> significativa.La TERZA REGOLA del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> può essere espressa come segue: «se vuoi <strong>capire</strong> ilmondo, cerca <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare <strong>la</strong> causa delle variazioni nelle variabili che osservi» in<strong>di</strong>viduando especificando:1) i processi che “producono” <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica delle variabili e le macchine (o strutture sistemiche)che “producono” quei processi;2) le variabili che “attivano” quei processi (cause o input) e quelle che “derivano” dai processi(effetti o output).Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> ammette che i processi produttori <strong>di</strong> variazioni possano essere pensaticome b<strong>la</strong>ck box, come scatole nere <strong>la</strong> cui struttura interna ed il cui funzionamento possano anchenon essere noti. Ciò che veramente risulta in<strong>di</strong>spensabile è cogliere il collegamento tra gli inpute gli output <strong>di</strong> quei processi – svolti nel<strong>la</strong> scato<strong>la</strong> nera – cercando <strong>di</strong> specificare le regole (leggi,funzioni, operazioni) secondo le quali le variazioni delle variabili <strong>di</strong> input provocano quelle dellevariabili <strong>di</strong> output.156© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.<strong>di</strong> frutta, <strong>di</strong> indumenti e <strong>di</strong> ogni altro bene <strong>di</strong> consumo (che non duri all’infinito) sanno bene chenon potrebbero vivere a lungo se i consumatori, ad intervalli più o meno ampi e rego<strong>la</strong>ri, non ripetesseroi loro acquisti. Solo le Pirami<strong>di</strong> – come le montagne – sono (quasi) eterne e nessuno le<strong>di</strong>struggerebbe per costruirne <strong>di</strong> nuove!Noi stessi siamo sistemi ricorsivi per quasi tutti i processi del<strong>la</strong> nostra esistenza. Al<strong>la</strong> vegliasuccede il sonno per consentirci <strong>di</strong> affrontate un nuovo periodo <strong>di</strong> veglia che richiede ancora sonno;al <strong>la</strong>voro succede il riposo, all’ufficio le vacanze, ad un scoperta una nuova ricerca. Non cisarebbe corsa agli armamenti se al<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> armi, oggi, non seguisse l’incremento degliarsenali dei nemici, domani. E non si manterrebbero nel tempo le lingue se il loro insegnamentonon fosse ripetuto dai genitori ai figli, generazione dopo generazione; non si pagherebbero tuttigli anni le tasse se non producessimo ogni anno nuovi red<strong>di</strong>ti; non si manterrebbero nel tempo lefaide se ad ogni offesa non seguisse una vendetta; e nemmeno aumenterebbe <strong>la</strong> temperatura me<strong>di</strong>ase giorno dopo giorno, anno dopo anno, non si ripetessero le emissioni <strong>di</strong> calore per l’uso <strong>di</strong>con<strong>di</strong>zionatori e refrigeratori che portano (in teoria) ad un nuovo innalzamento del<strong>la</strong> temperatura… in un loop facilmente intuibile.L’avere evidenziato che il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> rende possibile (non certo facile: è una <strong>di</strong>sciplina)“vedere” una realtà interconnessa, <strong>di</strong>namica e ricorsiva ci consente <strong>di</strong> comprendere che i sistemiosservati dal <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> sono anche, normalmente, sistemi (processi e macchine)con memoria nel senso che agli stessi input, riferiti ad istanti <strong>di</strong>fferenti, corrispondono output <strong>di</strong>fferential termine del processo.In termini tecnici, <strong>la</strong> memoria implica che <strong>la</strong> “macchina” che produce il processo possiedauno stato interno che funge da interme<strong>di</strong>ario tra gli input e gli output.Il sistema non può più essere semplicemente osservato tramite le variabili <strong>di</strong> input e <strong>di</strong>output; devono essere contemporaneamente considerate le variabili <strong>di</strong> stato.La memoria è presente pressoché in tutti i processi fisici, biologici, psichici e sociali.Contrariamente ad un sasso che roto<strong>la</strong>, vi è memoria in un pal<strong>la</strong> <strong>di</strong> neve <strong>la</strong>nciata in un canaloneche, avvolgendosi su se stessa, ingloba sempre più neve, rotazione dopo rotazione, trasformandosiin una va<strong>la</strong>nga. C’è memoria tra squali e sar<strong>di</strong>ne, il cui numero si rego<strong>la</strong>, generazionedopo generazione, tenendo conto del numero <strong>di</strong> esemp<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> generazione precedente. C’èmemoria nelle popo<strong>la</strong>zioni che trasmettono <strong>la</strong> loro lingua madre, generazione dopo generazione;o nei consumatori che preferiscono prodotti sempre nuovi; o nelle imprese, che fanno tesoro deiloro successi e cercano <strong>di</strong> evitare i vecchi insuccessi; o anche solo nel mio deposito bancario cheaccumu<strong>la</strong> gli interessi anno dopo anno producendo sempre più elevati interessi; così come c’èmemoria nel<strong>la</strong> mia mente che si affatica fino ad avere necessità <strong>di</strong> sonno ristoratore, giorno dopogiorno; e sappiamo come proprio <strong>la</strong> memoria sia il motore delle faide eterne tra in<strong>di</strong>vidui e popoli,del progresso scientifico e del<strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> nuovi record.Dobbiamo rendercene conto; non è un esercizio facile.158© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Possiamo generalizzare: un sistema è con memoria se <strong>la</strong> stessa sequenza <strong>di</strong> input produce <strong>di</strong>fferentisequenze <strong>di</strong> output, a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni iniziali; in tal senso, il suo comportamento è“non causale”.Le ragioni <strong>di</strong> questo comportamento “non causale” devono essere ricercate nelle variabili piùminute, <strong>di</strong> maggior dettaglio, che si interpongono tra input ed output, allungandone <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione.Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> è partico<strong>la</strong>rmente sensibile ai sistemi con memoria; ci impone <strong>di</strong> considerarele connessioni tra variabili, zoomando sempre tra variabili <strong>di</strong> elevato livello, che accumu<strong>la</strong>novariazioni nel tempo, e variabili <strong>di</strong> maggior dettaglio (stato), che producono variazioni neltempo; ci impone <strong>di</strong> osservare le <strong>di</strong>namiche derivanti dai processi ricorsivi e non semplicementesingole coppie <strong>di</strong> valori, considerando i loop e non semplicemente le connessioni causali pure.4 – I Causal Loop DiagramsLe re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> causa ed effetto tra le variabili possono essere semplicemente rappresentate tramitefrecce che correlino inequivocabilmente le loro variazioni. La variabile causa (input) si scrivein coda al<strong>la</strong> freccia; <strong>la</strong> variabile effetto (output) in testa al<strong>la</strong> freccia).In molti casi due variabili possono essere collegate nelle due opposte <strong>di</strong>rezioni. È importante,pertanto, scegliere <strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione del legame tra le variabili proprio tenendo conto del fatto che illegame causale sottende processi <strong>di</strong>versi in ciascuna delle due opposte <strong>di</strong>rezioni.Tali possibili doppie <strong>di</strong>rezioni nei collegamenti formano i più semplici modelli denominatiCausal loop Diagram che interconnettono due variabili.Per <strong>la</strong> comprensione del funzionamento <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico non è sufficiente rappresentarele connessioni tra le variabili che lo caratterizzano; è necessario compiere un nuovo significativopasso: comprendere il senso delle variazioni tra le variabili.Due variabili hanno stesso senso (s) se ad incrementi o a <strong>di</strong>minuzioni del<strong>la</strong> prima corrispondono,rispettivamente, incrementi o <strong>di</strong>minuzioni nel<strong>la</strong> seconda. Hanno opposto senso (o) se a<strong>di</strong>ncrementi o a <strong>di</strong>minuzioni nel<strong>la</strong> prima corrispondono decrementi o incrementi nel<strong>la</strong> seconda.Il prezzo <strong>di</strong> un bene ha senso <strong>di</strong> variazione opposta rispetto ai volumi <strong>di</strong> produzione; ma i volumi<strong>di</strong> produzione hanno variazione opposto rispetto al<strong>la</strong> variazione del prezzo(CLD 1).CLD 1sPrezzoBOffertao- © 2003 www.ea2000.it159


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Il modello causale che lega prezzo e offerta <strong>di</strong>mostra come in successive ripetizioni del sistema,si produce un bi<strong>la</strong>nciamento [B] tra le variabili; se il prezzo si riduce troppo, alloral’offerta si riduce; se l’offerta si riduce allora il prezzo torna ad aumentare.Il CLD 2 descrive al nota legge del mercato in concorrenza perfetta; il prezzo rappresenta <strong>la</strong>variabile cruciale che porta al bi<strong>la</strong>nciamento tra domanda ed offerta.Il CLD 3 rappresenta invece un loop <strong>di</strong> rinforzo [R] in quanto ciascuna delle variabili portaad un incremento del<strong>la</strong> seconda; in successive ripetizioni del processo, entrambe le variabili accentuanole loro variazioni.CLD 2ssDomandaBPrezzoBOffertaoCollegando numerose variabili ed in<strong>di</strong>viduando <strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione ed il senso <strong>di</strong> variazione, è possibilecostruire modelli <strong>di</strong> ogni sistema <strong>di</strong>namico ricordando sempre che è necessario zoomare peranalizzare più in dettaglio i processi al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare e collegare altre variabili significative.Il CLD 4 rappresenta un modello <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> lotta per <strong>la</strong> vita.CLD 3sPopo<strong>la</strong>zioneooArmamenti USABRoArmamenti URSSConflittiosRisorsesRoCLD 4Competitività5 – I sistemi <strong>di</strong> controlloTra i <strong>di</strong>versi sistemi trattati dal <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>, i sistemi <strong>di</strong> controllo rappresentano una c<strong>la</strong>ssepartico<strong>la</strong>rmente utile.160© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Un sistema <strong>di</strong> controllo è costituito da una variabile d’azione, X, mo<strong>di</strong>ficando <strong>la</strong> quale, insuccessivi cicli del sistema, si cerca <strong>di</strong> fare conseguire (obiettivo) o <strong>di</strong> mantenere (vincolo) un datovalore, X*, <strong>di</strong> un’altra variabile control<strong>la</strong>ta, Y. In entrambi i casi, <strong>la</strong> variabile X dovrà assumere,in successivi cicli del sistema, valori che non possono superare il vincolo o che devono tendereall’obiettivo (X*). Quel che importa è comprendere che <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica dell’intero sistema non <strong>di</strong>pendetanto dal valore del<strong>la</strong> X quanto dal<strong>la</strong> <strong>di</strong>stanza tra X e X*.Possiamo rendere operativo quest’ultimo concetto semplicemente creando una nuova variabileS X = (X - X*) che assume il significato <strong>di</strong> scostamento dal vincolo o dall’obiettivo e ci informasu “quanto manca a X*”, oppure “<strong>di</strong> quanto abbiamo superato X*”. Questa variabile può esserein<strong>di</strong>cata con <strong>di</strong>versi sinonimi tra cui scarto, deviazione o “errore” e rappresentata anche come ∆ X= S X . Tutti i sistemi <strong>di</strong> controllo sono rappresentabili me<strong>di</strong>ante circuiti <strong>di</strong> bi<strong>la</strong>nciamento.Il CLD 5 presenta il sistema che ci permette <strong>di</strong> <strong>capire</strong> il processo che dobbiamo seguire perrego<strong>la</strong>re il livello del suono del nostro stereo o del nostro televisore.La Rotazione del<strong>la</strong> manopo<strong>la</strong> (R) rappresenta <strong>la</strong> variabile d’azione ed è in<strong>di</strong>cata dal<strong>la</strong> freccia(sul<strong>la</strong> sinistra). Il Volume del suono (V) è <strong>la</strong> variabile control<strong>la</strong>ta, da control<strong>la</strong>re in modo cheraggiunga l’obiettivo del Volume desiderato (V*).Il controllo del sistema si attua con una successione <strong>di</strong> decisioni che imprimono impulsi al<strong>la</strong>R a seconda dello scostamento (S V ) del volume effettivo rispetto a quello desiderato.Il sistema, una volta raggiunto l’obiettivo (V*) <strong>di</strong> un suono gradevole, rimane stabile nel sensoche nessun altro impulso viene successivamente attribuito al<strong>la</strong> Manopo<strong>la</strong>, a meno che non mutiV* o che qualche <strong>di</strong>sturbo esterno, sovrapponendosi al volume del suono, non renda necessariauna correzione.CLD 5sDisturbo esternoRotazionemanopo<strong>la</strong> = RoBVolume suono= VVolume desiderato=V*ssScarto = S V =V – V*Suono percepito:- basso se S V 0- gradevole se S V =0Quello precedente costituisce il più semplice modello <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> controllo, ma è in grado<strong>di</strong> rappresentare numerosi processi <strong>di</strong> rego<strong>la</strong>zione. Sostituite “stereo” con “doccia”, “Manopo<strong>la</strong>”con “Misce<strong>la</strong>tore” e “Volume del suono” con “ Temperatura dell’acqua” ed otterrete sempre lo- © 2003 www.ea2000.it161


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.stesso sistema che sviluppa un processo del tutto equivalente. Il CLD 6 rappresenta un sistema <strong>di</strong>controllo del magazzino.CLD 6sritardod’azioneE = prepevamentiprelevamenties terniX = O r<strong>di</strong>ni aifornitorioBY = Livellodello s toc ksStock ottimale= Y *sSc arto = S y =Y – Y*6 – Gli archetipi sistemiciNelle organizzazioni <strong>di</strong> qualunque specie, sia negli enti pubblici sia nelle imprese, si possono in<strong>di</strong>viduarestrutture standard denominate ARCHETIPI SISTEMICI, generali modelli <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni chericorrono <strong>di</strong> frequente in varie situazioni ed in ambienti <strong>di</strong>fferenti.«Una delle intuizioni più importanti e potenzialmente più rafforzanti che provengono dalgiovane campo del pensiero sistemico è che certi modelli <strong>di</strong> struttura ricorrono in continuazione.Questi “archetipi sistemici” oppure “strutture generiche” incorporano <strong>la</strong> chiaveper imparare a vedere le strutture nelle nostre vite personali ed organizzative. […] Poichésono sottili, quando gli archetipi sorgono in una famiglia, in un ecosistema, in un serviziogiornalistico, oppure in un’azienda, spesso più che vederli li si sente. Talvolta essi dannoluogo ad una sensazione <strong>di</strong> dejà vu, un sospetto che questo schema <strong>di</strong> forze lo si è già vistoprima. “Rieccolo” ci <strong>di</strong>ciamo.» (Senge, 1992: 108).Lo scopo degli ARCHETIPI SISTEMICI è <strong>di</strong> aumentare rapidamente <strong>la</strong> capacità del managerdecisore<strong>di</strong> vedere i problemi sistemici, riconoscendone le strutture che li determinano; <strong>di</strong> abituarliad affinare le percezioni, al fine <strong>di</strong> poter essere in grado <strong>di</strong> cogliere facilmente le strutture sistemicheche generano le situazioni problematiche e <strong>di</strong> cogliere l’effetto leva <strong>di</strong> quelle struttureper formu<strong>la</strong>re soluzioni definitive.Peter Senge denomina <strong>la</strong> soluzione definitiva che sfrutta le potenzialità del<strong>la</strong> struttura del sistemae dei suoi loop – non limitandosi ad interventi sintomatici su singole variabili – come effettoleva.«La linea dei profitti del pensiero sistemico è l’effetto leva – vedere in che modo le azioni ei cambiamenti nelle strutture possono portare a miglioramenti significativi durevoli. Spesso,l’effetto leva segue il principio dell’economia dei mezzi, secondo il quale i risultati migliorinon derivano da sforzi su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>, ma da piccole azioni ben concentrate. I nostrimo<strong>di</strong> non sistemici <strong>di</strong> pensare provocano tanti danni specifici perché ci portano continuamentea concentrarci sui cambiamenti a basso effetto leva: ci concentriamo sui sintomi <strong>di</strong>162© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 7stress più elevato. Correggiamo e miglioriamo i sintomi: ma sforzi del genere si limitano,quando va bene, a migliorare le cose a breve termine, e a peggiorarle a lungo termine.»(Senge, 1990: 131).sritardoE = Eventi esterni<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbosAttività delControllo <strong>di</strong> qualitàB1Qualità attualedei serviziosScartosoAzione per allentaregli standard <strong>di</strong> qualitàsB2Qualità standarddei serviziSenge descrive 10 archetipi. Nel CLD 7 ne presento uno partico<strong>la</strong>rmente importante che <strong>di</strong>mostracome possa avvenire il degrado del<strong>la</strong> qualità nei servizi, che si manifesta nelle imprese enelle aziende non profit.Esso fa riferimento <strong>di</strong>retto ai sistemi <strong>di</strong> controllo ed è denominato Erosione degli obiettivi (ero<strong>di</strong>nggoals ), proprio perché descrive il pericolo che il controllore del sistema, percependo le<strong>di</strong>fficoltà nel conseguire l’obiettivo, risponda aggiustando l’obiettivo – cioè riducendo le attese <strong>di</strong>performance del sistema – piuttosto che intervenire sulle con<strong>di</strong>zioni operative che fanno sorgereil problema stesso.7 – Le leggi del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>Tenendo conto degli archetipi sistemici – e, aggiungo io, delle leggi generali del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>– Peter Senge ha compen<strong>di</strong>ato alcune Leggi del<strong>la</strong> Quinta <strong>di</strong>sciplina che possono essere dedottedal<strong>la</strong> logica stessa <strong>di</strong> funzionamento e <strong>di</strong> comportamento dei sistemi. Le leggi del<strong>la</strong> Quinta<strong>di</strong>sciplina, ormai <strong>di</strong>ventate una pietra miliare, sono applicabili sia agli in<strong>di</strong>vidui sia ai gruppi siaalle organizzazioni <strong>di</strong> ogni specie, ed alle imprese, in partico<strong>la</strong>re (tutti i riferimenti sono al testo<strong>di</strong> Peter Senge, La quinta <strong>di</strong>sciplina, e<strong>di</strong>zione italiana, 1992).7.1 - I problemi <strong>di</strong> oggi derivano dalle soluzioni <strong>di</strong> ieri- © 2003 www.ea2000.it163


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Secondo Senge, siamo spesso confusi circa le cause dei nostri problemi… quando avremmo solobisogno <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le cause nelle soluzioni <strong>di</strong> precedenti problemi. Egli sostiene anche che lesoluzioni erronee “<strong>di</strong> ieri”, che si sono limitate a spostare il problema da un settore ad un altro,spesso non sono riconosciute come cause <strong>di</strong> problemi “<strong>di</strong> oggi” poiché le persone che hanno “risolto”il problema in passato non sono quelle che si devono occupare del nuovo problema.«Spesso non viene messo in evidenza il fatto che certe soluzioni si limitano a spostare iproblemi da un punto del sistema ad un altro perché, a <strong>di</strong>fferenza del mercante <strong>di</strong> tappeti[che vedendo una gobba nel tappeto, prodotta da un serpentello che vi si era infi<strong>la</strong>to, cercava<strong>di</strong> schiacciar<strong>la</strong>, provocando, semplicemente, lo spostamento del serpente], quelli chehanno risolto il primo problema non sono quelli che ere<strong>di</strong>teranno il problema nuovo.»(Senge, 1992: 66).Insegnamento – Nel<strong>la</strong> mappa causale occorre prefissare un punto <strong>di</strong> osservazione (start) ericostruire sempre tutti i percorsi che hanno portato a quel punto.7.2 - Più spingete avanti, più il sistema spinge in<strong>di</strong>etroPer quanti sforzi si facciano per cambiare lo stato <strong>di</strong> un sistema, proprio <strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> processi <strong>di</strong>bi<strong>la</strong>nciamento, produce risposte del sistema che bi<strong>la</strong>nciano qualsiasi beneficio che scaturirebbeda un’azione <strong>di</strong> miglioramento.«Il pensiero sistemico ha un nome per questo fenomeno: ‘Retroazione compensativa’ [o bi<strong>la</strong>nciamento]che si verifica quando interventi ben intenzionati inducono il sistema a risponderein mo<strong>di</strong> che cancel<strong>la</strong>no i benefici dell’intervento. Sappiamo tutti cosa vuol <strong>di</strong>resentirsi <strong>di</strong> fronte a retroazione compensativa – più spingete avanti, più il sistema spinge in<strong>di</strong>etro;più vi sforzate <strong>di</strong> migliorare le cose, più sembra che occorra aumentare gli sforzi.[…].» (Senge, 1992: 66).«Quando i nostri sforzi iniziali falliscono nel generare miglioramenti durevoli, noi spingiamo“più forte” … così rimaniamo ciechi nel vedere quanto stiamo contribuendo da solial<strong>la</strong> creazione degli ostacoli.» (Senge, 1992: 68).Insegnamento – Quando dobbiamo migliorare il valore <strong>di</strong> una variabile d’azione,dobbiamo dare un impulso ∆+X in qualche circuito <strong>di</strong> rinforzo, perché nei circuiti <strong>di</strong> bi<strong>la</strong>nciamentosi produrrà una variazione opposta ∆-X in quel<strong>la</strong> stessa variabile in un temposuccessivo.7.3 - Prima <strong>di</strong> peggiorare il comportamento miglioraQuesto fenomeno è stato più volte evidenziato nel testo.«La retroazione compensativa comporta <strong>di</strong> solito un ‘ritardo’, uno scarto temporale tra ilvantaggio a breve termine e lo svantaggio a lungo termine.”. “La retroazione compensativaarriva a perseguitarci solo al<strong>la</strong> fine. La paro<strong>la</strong> chiave è ‘al<strong>la</strong> fine’.» (Senge, 1992: 69).Insegnamento – Dobbiamo sempre chiederci cosa succede al<strong>la</strong> fine [end] quando <strong>di</strong>amo unimpulso ∆X ad una variabile [start], tenendo conto dei ritar<strong>di</strong> temporali del circuito. Non dobbiamolimitarci a curare i sintomi dei problemi, ma <strong>capire</strong> ed intervenire sul circuito che li produce.164© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.7.4 - La facile via d’uscita <strong>di</strong> solito riporta all’interno del problemaSenge afferma che siamo, spesso, ancorati ad applicare soluzioni familiari ai problemi nuovi chesi presentano, rimanendo attaccati a ciò che è a noi più noto. Coloro che continuano ad applicaresoluzioni familiari fallendo nel<strong>la</strong> mo<strong>di</strong>fica del problema fondamentale stanno <strong>di</strong>mostrando unpensiero non-sistemico.«Sforzarsi sempre più duramente <strong>di</strong> applicare soluzioni familiari mentre i problemi <strong>di</strong> fondopermangono o peggiorano, è un in<strong>di</strong>catore affidabile <strong>di</strong> pensiero non sistemico – quelloche spesso chiamiamo <strong>la</strong> sindrome del ‘quel che ci vuole qui è un martello più grosso’.»(Senge, 1992: 69).Insegnamento – Evitare le semplici re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> causa ed effetto tra due variabili X e Y masforzarsi <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i feedback costruendo un modello sistemico delle interre<strong>la</strong>zioni tra X e Ye tra Y e X, creando loop <strong>di</strong> ampiezza sempre maggiore.7.5 - La cura può essere peggiore del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttiaSenge sostiene che le “soluzioni familiari” non siano solo inefficaci, ma, spesso, possono causare“<strong>di</strong>pendenza” e danni maggiori. La conseguenza più insi<strong>di</strong>osa <strong>di</strong> soluzioni non-sistemiche è rappresentatadal crescente bisogno <strong>di</strong> applicare tali soluzioni.«A lungo termine <strong>la</strong> conseguenza più insi<strong>di</strong>osa dell’utilizzo <strong>di</strong> una soluzione non sistemica è il crescentebisogno <strong>di</strong> ulteriori dosi <strong>di</strong> essa. […].»«Il fenomeno dei miglioramenti a breve termine che portano al<strong>la</strong> <strong>di</strong>pendenza a lungo termine è talmentecomune che tra i teorici dei sistemi ha il proprio nome: lo chiamano ‘transfert’.» (Senge,1992: 70).Insegnamento – Evitare <strong>di</strong> limitarsi alle re<strong>la</strong>zioni circo<strong>la</strong>ri che coinvolgono solo poche variabiliproblematiche ma cercare <strong>di</strong> ampliare <strong>la</strong> mappa strutturale del sistema fino ad includere le variabilid’azione veramente significative.7.6 - Più rapido è più lentoSenge constata che <strong>la</strong> nostra naturale tendenza è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> produrre miglioramenti sempre più rapi<strong>di</strong>ed imme<strong>di</strong>ati. Quando <strong>la</strong> crescita <strong>di</strong>venta eccessiva, tuttavia, il sistema troverà il modo perridur<strong>la</strong> autonomamente. Nelle organizzazioni ciò è partico<strong>la</strong>rmente pericoloso perché il fenomenodel<strong>la</strong> crescita troppo elevata potrebbe mettere a rischio l’organizzazione stessa.«Per molti uomini e donne d’azienda americani il tasso <strong>di</strong> sviluppo migliore è rapido, piùrapido, rapi<strong>di</strong>ssimo. Eppure, virtualmente tutti i sistemi naturali, dagli ecosistemi agli animalialle organizzazioni, hanno tassi <strong>di</strong> crescita ottimali. Il tasso ottimale è molto più lentodel tasso <strong>di</strong> sviluppo più rapido possibile.”. “... in teoria tutti i sistemi naturali ... hanno intrinsecamentetassi <strong>di</strong> crescita ottimali. Il tasso ottimale è decisamente inferiore al più elevatotasso <strong>di</strong> crescita possibile.» (Senge, 1992: 71).Insegnamento – Se devi produrre un impulso nel<strong>la</strong> Y accertati prima <strong>di</strong> tutto quali sono le variabilicoinvolte e poi costruisci circuiti sempre più ampi, anche se sono lenti.7.7 - Causa ed effetto non sono strettamente connessi nel tempo e nello spazio- © 2003 www.ea2000.it165


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Senge si chiede, retoricamente, “Perché questo è un problema?”. Nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi <strong>la</strong>risposta è che il problema deriva dal credere che <strong>la</strong> causa e l’effetto siano sempre strettamentecorre<strong>la</strong>ti. Ci ricorda che <strong>la</strong> ra<strong>di</strong>ce delle <strong>di</strong>fficoltà che incontriamo nelle organizzazioni non è nei“problemi ricorrenti” o nei “malvagi avversari” ma deriva dal nostro erroneo modo <strong>di</strong> pensarenon-sistemico. È <strong>la</strong> <strong>di</strong>scrasia tra <strong>la</strong> vera natura del<strong>la</strong> realtà ed il nostro pensiero su quel<strong>la</strong> realtà.Ci <strong>di</strong>ce che il primo passo per correggere quel<strong>la</strong> <strong>di</strong>scrasia consiste nello sbarazzarci del<strong>la</strong> concezioneper cui causa ed effetto siano strettamente corre<strong>la</strong>ti nello spazio e nel tempo.«C’è uno scarto <strong>di</strong> base tra <strong>la</strong> natura del<strong>la</strong> realtà dei sistemi complessi e i nostri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>pensare a quel<strong>la</strong> realtà. Il primo passo per correggere quello scarto è <strong>di</strong> abbandonare ilconcetto che <strong>la</strong> causa e l’effetto siano vicini nel tempo e nello spazio.» (Senge, 1992: 72).Insegnamento –Occorre in<strong>di</strong>viduare il sistema che sta alle spalle del sintomo e che produce azioni<strong>di</strong> lungo termine e non limitarsi alle catene causali aperte più prossime al sintomo.7.8 - Piccoli cambiamenti possono produrre grossi risultatiMentre alcuni si riferiscono al pensiero sistemico come al<strong>la</strong> “scienza oscura” – poiché insegnache le soluzioni più ovvie non funzionano – Senge afferma che il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> <strong>di</strong>mostracome piccole e mirate azioni possono generare miglioramenti significativi <strong>la</strong>ddove opportunamenteapplicate … un concetto, questo, chiamato “leverage”.La <strong>di</strong>fficoltà in questo consiste nel fatto che le soluzioni associate al<strong>la</strong> leva più efficace nonsiano quelle più ovvie alle persone che si trovano all’interno del sistema.Le soluzioni che sfruttano meglio l’effetto leva non sono spesso “vicine nello spazio e neltempo ai … sintomi del problema.”.«Il pensiero sistemico <strong>di</strong>mostra … che azioni limitate, ma ben orientate, possono talvoltaprodurre miglioramenti significativi e durevoli, se vengono applicate nel punto giusto. I teoricidei sistemi chiamano questo principio ‘l’effetto leva’. … L’unico problema è che … icambiamenti derivanti da un elevato effetto leva <strong>di</strong> solito … non sono ‘vicini nel tempo enello spazio’ ….» (Senge, 1992: 73).Insegnamento – “Imparare a vedere le strutture sottostanti anziché gli eventi” – Imparare a riconosceregli archetipi sistemici – Pensare in termini <strong>di</strong> processi e non <strong>di</strong> istantanee.7.9 - Potete avere <strong>la</strong> torta e mangiar<strong>la</strong> – ma non subitoSenge afferma che spesso ve<strong>di</strong>amo le nostre scelte come “o… o…”, in termini <strong>di</strong> esclusione <strong>di</strong>una soluzione per preferirne un’altra. Occorre, tuttavia, riconoscere che le scelte “o…o…” sono ilprodotto del pensiero statico; <strong>la</strong> vera leva risiede nel vedere come si possano realizzare entrambele possibilità nello stesso tempo.«Molti <strong>di</strong>lemmi apparenti … sono sottoprodotti del pensiero statico. Essi appaiono comescelte rigide – o/o – perchè pensiamo a ciò che è possibile in un dato momento del tempo.»(Senge, 1992: 75).166© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.«Qualche volta, i <strong>di</strong>lemmi più ingarbugliati, se osservati dal punto <strong>di</strong> vista sistemico, nonsono per niente dei <strong>di</strong>lemmi. Essi sono artefatti <strong>di</strong> ‘istantanee’, anziché pensiero per processi….» (Senge, 1992: 74).Insegnamento – Occorre pensare a processi ripetitivi che si sviluppano nel tempo. Se vi sonovariabili contrapposte, cercare <strong>la</strong> variabile che le connette così che si possano mo<strong>di</strong>ficare entrambecon opportuni loop <strong>di</strong> rinforzo.7.10 - Dividere un elefante in due non dà due elefantiniSenge <strong>di</strong>chiara che le organizzazioni, come gli organismi viventi, hanno un’integrità … le lorocaratteristiche <strong>di</strong>pendono dall’intero.Afferma che per comprendere <strong>la</strong> maggior parte dei problemi manageriali sia necessario in<strong>di</strong>viduarel’intero sistema che determina i problemi. Avverte che vedere gli “elefanti interi” non significache ogni aspetto organizzativo possa essere compreso solo guardando l’intera organizzazione.Alcuni possono essere compresi indagando le principali funzioni, mentre altri richiedonol’analisi delle forze critiche del sistema all’interno <strong>di</strong> un’area funzionale. La maggior parte dellearchitetture organizzative limitano le persone nel vedere le interazioni.«I sistemi viventi sono sistemi completi. Il loro carattere <strong>di</strong>pende dall’insieme. Lo stesso valeper le organizzazioni; per <strong>capire</strong> le più <strong>di</strong>fficili questioni manageriali è necessario vederel’intero sistema che genera quelle questioni.» (Senge, 1992: 75).«Il principio chiave, detto ‘principio del limite del sistema’ è che le interazioni da esaminaresono quelle più importanti per <strong>la</strong> questione in esame, in<strong>di</strong>pendentemente dai limiti organizzativiformali.» (Senge, 1992: 76).Insegnamento – Il sistema non ha confini interni ma solo confini esterni. Dividere il sistemain sottosistemi è possibile ma occorre sempre interconnettere i sottosistemi per ricostruire l’interosistema.7.11 - Non ci sono colpe da attribuireSenge sostiene che ten<strong>di</strong>amo ad attribuire le colpe per i nostri problemi alle circostanze esterne. Il<strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> afferma che non esiste un “fuori”, che siamo parte <strong>di</strong> un sistema che include lecause dei problemi. Quin<strong>di</strong>, <strong>la</strong> cura risiede nelle nostre re<strong>la</strong>zioni con il nostro “nemico”.«Il pensiero sistemico <strong>di</strong>mostra che non c’è un esterno; che tanto voi quanto <strong>la</strong> causa deivostri problemi siete parte <strong>di</strong> un unico sistema. La cura risiede nel vostro rapporto con ilvostro ‘nemico’.» (Senge, 1992: 77).Insegnamento – Se osserviamo un problema allora abbiamo un problema. Cerchiamo <strong>di</strong> trovare<strong>la</strong> soluzione e <strong>di</strong> non essere noi stessi parte del problema.8 – I principi del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> applicato al Problem Solving- © 2003 www.ea2000.it167


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> appare congeniale al Problem Solving. Ritengo utile presentare alcuni principiin<strong>di</strong>cando anche gli archetipi ad essi collegati.REGOLA GENERALE: non dobbiamo limitarci a considerare i problemi quali sintomi indesiderati<strong>di</strong> cause imme<strong>di</strong>ate da scoprire e da eliminare (soluzione sintomatica) quanto, piuttosto,quali effetti indesiderati del funzionamento <strong>di</strong> qualche sistema che occorre riconoscere, specificaree control<strong>la</strong>re (soluzione definitiva).Primo principio: applica il pensiero sistemico prima <strong>di</strong> tutto per evitare che sorgano problemi.ARCHETIPO DELLE SOLUZIONI CHE FALLISCONO: nell’affrontare determinati problemi possonoessere adottate strategie risolutive urgenti e <strong>di</strong> breve periodo che tuttavia generano conseguenzeimpreviste – <strong>la</strong> cui manifestazione sarà successiva – e che rendono necessario un continuoriaggiustamento del<strong>la</strong> soluzione.Secondo principio: non fermarti al sintomo ma applica il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> per riconoscere<strong>la</strong> vera natura del problema ed evitare le soluzioni sintomatiche che – non risolvendo il problema,ma solo eliminando i sintomi – spesso lo aggravano.ARCHETIPO DEL TRANSFER: in presenza <strong>di</strong> un sintomo, le soluzioni sintomatiche possono ritardare<strong>la</strong> ricerca del problema e l’adozione <strong>di</strong> soluzioni definitive; tale ritardo può portare ad effetticol<strong>la</strong>terali che ulteriormente ostaco<strong>la</strong>no <strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> soluzioni <strong>di</strong> lungo periodo; il pensierosistemico favorisce ed accelera <strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> soluzione definitiva.Terzo principio: nel Problem Solving è necessario considerare <strong>la</strong> decisione semprenell’ambito <strong>di</strong> qualche processo sistemico – che caratterizza una data situazione in<strong>di</strong>viduale odorganizzativa – del quale è necessario specificare <strong>la</strong> rete dei processi me<strong>di</strong>ante <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong>un significativo Causal Loop Diagram.Quarto principio: il sintomo non è “il” problema perché “il” problema è nel<strong>la</strong> struttura delsistema e nel<strong>la</strong> sua <strong>di</strong>namica.Quinto principio:nel<strong>la</strong> soluzione dei problemi sistemici, non accontentarti <strong>di</strong> soluzioni sintomatiche ma ricerca<strong>la</strong> leva sistemica-strutturale che può produrre l’effetto leva più incisivo;se le leve sistemiche sono molteplici, devi scegliere <strong>la</strong> più efficiente, quel<strong>la</strong> che può produrrei massimi effetti con il minimo sforzo;per attivare <strong>la</strong> leva strutturale prescelta, in<strong>di</strong>vidua <strong>la</strong> leva decisionale più efficace (variabiled’azione), tenuto conto del<strong>la</strong> durata necessaria per produrre l’effetto voluto;<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> leva strutturale e delle leve decisionali, nonché l’intensità delle azioni per mo<strong>di</strong>ficarnei valori, deve derivare da un’attenta costruzione, interpretazione e valutazione del<strong>la</strong>mappa causale del sistema.Sesto principio: se vuoi risolvere un problema mo<strong>di</strong>ficando <strong>la</strong> struttura del sistema, oppureintroducendo nuovi programmi che rimodu<strong>la</strong>no i processi, poni attenzione:168© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.1. alle mo<strong>di</strong>fiche che possono innescare una <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> espansione o <strong>di</strong> riduzione; nessunaespansione o riduzione si mantiene a lungo nel tempo; ogni circuito <strong>di</strong> rinforzo produce sempreun circuito <strong>di</strong> bi<strong>la</strong>nciamento che, nel lungo periodo, può anche invertire il senso del<strong>la</strong> <strong>di</strong>namica;2. alle mo<strong>di</strong>fiche che bi<strong>la</strong>nciano una <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> espansione o <strong>di</strong> riduzione; ogni bi<strong>la</strong>nciamentogenera processi contrastanti che possono prevalere e fare riprendere <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica, spesso consegno invertito.ARCHETIPO DELLA PREFERENZA ATTUALE: le preferenze <strong>di</strong> vantaggi a breve termine superanoquelle <strong>di</strong> vantaggi a lungo termine e, simmetricamente, agli svantaggi a breve termine sonopreferiti gli svantaggi a lungo termine.Settimo principio: cerca <strong>di</strong> non commettere mai due (o più volte) lo stesso errore.ARCHETIPO DELLA EROSIONE DEGLI OBIETTIVI: il manager-decisore, percependo le <strong>di</strong>fficoltànel conseguire l’obiettivo (sintomi), spesso risponde “aggiustando” l’obiettivo – cioè riducendole attese <strong>di</strong> performance del sistema – piuttosto che intervenendo sulle con<strong>di</strong>zioni operativeche fanno sorgere il problema stesso.ARCHETIPO DEL SUCCESSO A CHI HA SUCCESSO: si tende ad assegnare maggiori risorse a chiha avuto successo nell’impiegarle. Il soggetto che riceve più risorse, aumenta le probabilità che lesue migliori performance, rispetto ad altri soggetti si mantengano stabili nel tempo, così che uniniziale assegnazione <strong>di</strong> risorse produce un <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> performance permanente.ARCHETIPO DELLA TRAGEDIA DELLE RISORSE COMUNI: quando due o più soggetti fruiscono<strong>di</strong> una risorsa comune, <strong>la</strong> risorsa, prima o poi, si esaurirà.ARCHETIPO DEL LIMITE ALLA CRESCITA: nul<strong>la</strong> cresce all’infinito. Ogni processo <strong>di</strong> crescita,che si avvale <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong>sponibile in quantità limitata, è destinato prima o poiad esaurirsi.ARCHETIPO DELLA INSUFFICIENZA DI INVESTIMENTI: quando <strong>la</strong> crescita è rallentata dal<strong>la</strong>progressiva saturazione del<strong>la</strong> capacità produttiva, e tale saturazione potrebbe essere a sua voltaeliminata con investimenti aggiuntivi in capacità, solitamente <strong>la</strong> saturazione del<strong>la</strong> capacità inibisceanche i nuovi investimenti.ARCHETIPO DEGLI AVVERSARI ACCIDENTALI: quando due o più soggetti cooperano per ilsuccesso reciproco, contemporaneamente o successivamente all’azione <strong>di</strong> col<strong>la</strong>borazione e <strong>di</strong>supporto del reciproco successo, i soggetti mettono in atto azioni per perseguire il successo personale,in<strong>di</strong>viduale, ostaco<strong>la</strong>ndosi a vicenda e deprimendo le performance collettive ed in<strong>di</strong>viduali.9 – <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>- © 2003 www.ea2000.it169


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.La costruzione dei Causal Loop Diagram è un passo fondamentale per “vedere” e <strong>capire</strong> i sistemiche agiscono attorno a noi e che interagiscono con il nostro comportamento. Poiché il <strong><strong>System</strong>s</strong><strong>Thinking</strong>, per sua natura, considera i sistemi <strong>di</strong>namici, è naturale sviluppare tecniche <strong>di</strong> simu<strong>la</strong>zioneper cercare <strong>di</strong> rappresentare numericamente e graficamente le successioni dei valori generatidall’azione del sistema stu<strong>di</strong>ato, come nei tentativi perseguiti nel Paragrafo precedente.Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>, nel<strong>la</strong> sua espressione quantitativa, volta al<strong>la</strong> simu<strong>la</strong>zione, è comunementenoto come stu<strong>di</strong>o del<strong>la</strong> <strong>di</strong>namica dei sistemi <strong>di</strong>namici o (Dynamic) <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>, <strong>di</strong>sciplinache si fa unanimemente risalire a Jay Forrester con il suo fondamentale testo Industrial<strong>Dynamics</strong> (Forrester 1961).In un recente articolo, il Fondatore così <strong>la</strong> definisce:«Dynamic <strong>System</strong> dynamics is a professional field that deals with the complexity of systems.<strong>System</strong> dynamics is the necessary foundation underlying effective thinking about systems.<strong>System</strong> dynamics deals with how things change through time, which covers most of whatmost people find important. <strong>System</strong> dynamics involves interpreting real life systems intocomputer simu<strong>la</strong>tion models that allow one to see how the structure and decision-makingpolicies in a system create its behavior.» (Forrester, 1999).Il metodo del <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong> appare chiarito dallo stesso Forrester:«<strong>System</strong> dynamics combines the theory, methods, and philosophy needed to analyze the behaviorof systems in not only management, but also in environmental change, politics, economicbehavior, me<strong>di</strong>cine, engineering, and other fields. <strong>System</strong> dynamics provides a commonfoundation that can be applied wherever we want to understand and influence howthings change through time. The system dynamics process starts from a problem to besolved – a situation that needs to be better understood, or an undesirable behavior that is tobe corrected or avoided. The first step is to tap the wealth of information that people possessin their heads. […] <strong>System</strong> dynamics uses concepts drawn from the field of feedbackcontrol to organize avai<strong>la</strong>ble information into computer simu<strong>la</strong>tion models.»: (Forrester,1991: 5).Poiché <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong> e <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> sono <strong>di</strong>scipline che coprono lo stesso campodel sapere, viene il dubbio <strong>di</strong> quale possa essere considerata originaria e quale derivata.Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> rappresenta una generalizzazione del <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong> oppure il<strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong> è una specializzazione operativa del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>? Non si deve ricercarese sia nato prima l’uovo o <strong>la</strong> gallina: <strong>la</strong> risposta si trova nel sito del<strong>la</strong> <strong>System</strong> Dynamic Society:«What is the re<strong>la</strong>tionship of <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> to <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>? <strong><strong>System</strong>s</strong> thinking looksat exactly the same kind of systems from the same perspective. It constructs the sameCausal-Loop-Diagram. But it rarely takes the ad<strong>di</strong>tional steps of constructing and testing acomputer simu<strong>la</strong>tion model, and testing alternative policies in the model.».10 – La rilevanza dei sistemi <strong>di</strong> controllo170© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Tra i vari risultati che il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> ci consente <strong>di</strong> ottenere, quello forse più importante riguarda<strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> farci <strong>capire</strong>, spiegare e simu<strong>la</strong>re come agiscono i sistemi <strong>di</strong> controllo, senzai quali il “mondo” stesso – inteso come sistema <strong>di</strong> variabili interre<strong>la</strong>te – probabilmente non esisterebbe.Una cosa è certa: senza l’azione dei milioni e milioni <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> controllo, a vari livelligerarchici, non potrebbe esistere <strong>la</strong> vita stessa, tanto quel<strong>la</strong> monocellu<strong>la</strong>re quanto, a maggiorragione, quel<strong>la</strong> degli organismi, dell’uomo come in<strong>di</strong>viduo, delle organizzazioni, del<strong>la</strong> società edegli ecosistemi.Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> ha il grande merito <strong>di</strong> chiarire che i sistemi <strong>di</strong> controllo non sono soloquelli attivati dall’uomo, ma devono essere necessariamente presenti in ogni aspetto del<strong>la</strong> natura,là dove è necessario impe<strong>di</strong>re che il valore <strong>di</strong> certe variabili superi dati limiti o là dove tali valorisono posti sotto forma <strong>di</strong> obiettivi. Senza entrare nei dettagli del<strong>la</strong> storia del pensiero sistemico,ricordo che <strong>la</strong> prima e, senz’altro, più nota sistematizzazione del<strong>la</strong> teoria dei sistemi <strong>di</strong> controllo èstata quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> Norbert Wiener, il fondatore del<strong>la</strong> Cibernetica, definita come <strong>la</strong> scienza del controllo(e del<strong>la</strong> guida) dei sistemi. Il testo <strong>di</strong> Wiener era, infatti, intito<strong>la</strong>to: Cybernetics, or contro<strong>la</strong>nd communication in the animal and the machine. «Abbiamo deciso <strong>di</strong> chiamare l’intero campodel<strong>la</strong> teoria del controllo e del<strong>la</strong> comunicazione sia nel<strong>la</strong> macchina che negli animali con il nome<strong>di</strong> cibernetica che deriva dal greco χυβερνητητ ovvero timoniere. La scelta <strong>di</strong> questo termine èdovuta al riconoscimento che abbiamo inteso dare al fatto che il primo significativo scritto suimeccanismi a feedback è un articolo sui rego<strong>la</strong>tori (governors) pubblicato da Clerk Maxwell nel1868 […]» (Wiener, 1968: p. 35).11 – La struttura dei sistemi <strong>di</strong> controlloPer rappresentare <strong>la</strong> struttura logica dei Sistemi <strong>di</strong> Controllo, già considerati in un precedente paragrafo,voglio prendere le mosse dal Causal Loop Diagram che rappresenta un sistema <strong>di</strong> controlloche tutti abbiamo sperimentato: <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> temperatura dell’acqua del<strong>la</strong> doccia permantenere un valore gradevole (obiettivo).Se percepiamo l’acqua fredda, ruotiamo <strong>la</strong> leva del misce<strong>la</strong>tore (primo impulso), come nelmodello in<strong>di</strong>cato nel CLD 8.Quando l’acqua segue un percorso piuttosto lungo, dal<strong>la</strong> caldaia al<strong>la</strong> doccia, è necessarioqualche secondo “∆t” perché <strong>la</strong> temperatura si adegui; il freddo è sgradevole e non siamo pazienti;ruotiamo ancor <strong>di</strong> più il rego<strong>la</strong>tore (secondo impulso) e, finalmente, trascorso un intervallo“∆t”, <strong>la</strong> temperatura <strong>di</strong>venta piacevole, quale risposta al<strong>la</strong> prima rotazione del misce<strong>la</strong>tore (primoimpulso); trascorso, però, un altro intervallo, si produce l’effetto del secondo impulso e l’acquainizia a scottare. Ci precipitiamo ad invertire <strong>la</strong> rotazione del rego<strong>la</strong>tore con <strong>la</strong> conseguenza chepotremmo produrre una variazione troppo accentuata con conseguente fuoruscita <strong>di</strong> acqua ge<strong>la</strong>ta,come tutti sappiamo.- © 2003 www.ea2000.it171


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 8Appren<strong>di</strong>mento,esperienzaritardosDisturbo esternoRotazionerego<strong>la</strong>tore = RBTemperaturaacqua = ATemperaturadesiderata = A*ossScarto = S A =A – A*Temperatura percepita:- fredda se A V 0- gradevole se A V =0Facendo riferimento al CLD 8, osserviamo che possiamo caratterizzare ogni sistema <strong>di</strong> controllo,senza ritar<strong>di</strong>, con quattro variabili e tre costanti fondamentali.Iniziamo con le quattro variabili:1. <strong>la</strong> variabile “Y”, che rappresenta <strong>la</strong> variabile da control<strong>la</strong>re, l’output, quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> qualeinteressa ottenere una <strong>di</strong>namica che caratterizza il comportamento dell’intero sistema;2. <strong>la</strong> variabile “X”, cioè <strong>la</strong> variabile d’azione, l’input, sul<strong>la</strong> quale si deve intervenire permo<strong>di</strong>ficare <strong>la</strong> “Y”;3. <strong>la</strong> variabile “S Y = Y-Y*”, che assume il significato <strong>di</strong> deviazione (errore, scarto) tra i valoridel<strong>la</strong> “Y” e l’obiettivo “Y*”;4. <strong>la</strong> variabile “E” che in<strong>di</strong>ca i possibili <strong>di</strong>sturbi esterni (“E” potrebbe essere anche una costante<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo).Esaminiamo ora le 3 costanti:a. l’obiettivo “Y*” – oppure il vincolo “Y°” – in<strong>di</strong>ca il valore che <strong>la</strong> variabile da control<strong>la</strong>redeve raggiungere e possibilmente mantenere;b. il tasso d’azione “g(Y/X)” in<strong>di</strong>ca <strong>la</strong> variazione del<strong>la</strong> Y per ogni unità <strong>di</strong> variazione del<strong>la</strong>X;c. il tasso <strong>di</strong> reazione “h(X/Y)” in<strong>di</strong>ca <strong>la</strong> variazione del<strong>la</strong> X per ogni unità <strong>di</strong> variazione del<strong>la</strong>Y; solitamente si pone “h = 1/g”, in tutti i casi in cui – come nel<strong>la</strong> doccia – l’effetto del<strong>la</strong> variazionein aumento o in <strong>di</strong>minuzione del<strong>la</strong> “X” produce effetti inversi sul<strong>la</strong> “Y”; in questo caso ilsistema appare perfettamente simmetrico al controllo; osservo, esplicitamente, che il sistema sipuò control<strong>la</strong>re anche se “h ≠ 1/g”.Sul<strong>la</strong> base <strong>di</strong> questo insieme minimale <strong>di</strong> variabili e <strong>di</strong> costanti, possiamo scrivere il modelloeuristico tramite il quale si sviluppano le equazioni ricorsive che descrivono il comportamentodel sistema attraverso <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica delle sue variabili:– all’istante (t=0) si assegna il valore X0al<strong>la</strong> variabile d’azione;172© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.– all’istante (t=0), impiegando il tasso d’azione “g”, si determina il primo valore Y0del<strong>la</strong>variabile da control<strong>la</strong>re:Y = +[1]0X0g E0– nel successivo istante (t=1) si determina l’errore ( = Y − Y *)SY0– sempre all’istante (t=1) si corregge <strong>la</strong> variabile d’azione sottraendo il fattore <strong>di</strong> correzionecalco<strong>la</strong>to con il tasso <strong>di</strong> reazione “h”, secondo l’equazione:= X - ( Y Y *)h[2]X1 0 0−– poiché non vi sono ritar<strong>di</strong>, sempre a (t=1) si calco<strong>la</strong> il nuovo valore del<strong>la</strong> variabile dacontrol<strong>la</strong>re, con l’equazione:Y = +[3]1X1g E1– procedendo ricorsivamente, agli istanti (t=n) e (t=n+1) si calco<strong>la</strong>no i nuovi valori <strong>di</strong> Y e<strong>di</strong> X con le equazioni:Y = X g + E[4]nnnXn+ 1= Xn- ( Yn− Y *)h[5]– il sistema raggiunge un equilibrio stabile quando lo scarto ( Y n− Y *)si annul<strong>la</strong> e <strong>la</strong> variabileda tenere sotto controllo raggiunge e mantiene il valore obiettivo;– <strong>la</strong> stabilità può essere durevole ma <strong>la</strong> Legge dell’impermanenza (Mel<strong>la</strong>, 2007: Cap. 2,Par. 6) fintantoché non sopraggiunge qualche perturbazione E n che impone nuovi aggiustamenti.Questi elementi sono da soli sufficienti a caratterizzare il modello generale <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> controllosenza ritar<strong>di</strong> secondo <strong>la</strong> simbologia del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>.Nel CLD 9 ho voluto inserire anche le tre fondamentali “macchine” generatrici dei processiche, <strong>di</strong> fatto, producono <strong>la</strong> variazione nelle variabili e che costituiscono il sistema fisico sottocontrollo:1) l’EFFETTORE che rappresenta l’apparato (naturale o artificiale) che, <strong>di</strong> fatto, consente <strong>di</strong>trasformare una variazione nel<strong>la</strong> X nel<strong>la</strong> corrispondente variazione del<strong>la</strong> Y, tenuto conto del tassod’azione “g” e dei valori del<strong>la</strong> variabile <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo “E”;2) il RILEVATORE che costituisce l’apparato fondamentale per misurare il valore del<strong>la</strong> Y,confrontarlo con l’obiettivo Y* (o il vincoloY°) e determinare lo scarto; senza il calcolo accuratodello scarto non vi può essere rego<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> X;3) il REGOLATORE che rappresenta l’apparato in grado <strong>di</strong> “azionare” <strong>la</strong> variabile d’azione,cioè <strong>di</strong> sceglierne il nuovo valore tenuto conto dello scarto, secondo il tasso <strong>di</strong> reazione “h”.- © 2003 www.ea2000.it173


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 9Tasso <strong>di</strong> azione g(Y/X)Appren<strong>di</strong>mento,esperienzaEFFETTOREsritardod’azioneE = Disturbo esternoMANAGEMENTdel sistemaVariabiled’azione = Xritardo <strong>di</strong>rego<strong>la</strong>zioneBVariabile dacontrol<strong>la</strong>re = YsObiettivo =Y*sREGOLATORETasso <strong>di</strong> reazione h(X/Y)oScarto = S y =Y – Y*Questi tre apparati – insieme con i processi attuati – costituiscono <strong>la</strong> CATENA DI CONTROLLOdel sistema.Nel CLD 9 ho completato il modello in<strong>di</strong>cando anche i tre possibili ritar<strong>di</strong> che agiscono a tuttigli sta<strong>di</strong> del<strong>la</strong> catena <strong>di</strong> controllo; solo se tutti e tre sono nulli, il sistema è senza ritardo:a) il ritardo più frequente è il ritardo d’azione che agisce rallentando <strong>la</strong> risposta del<strong>la</strong> Y adun impulso del<strong>la</strong> X; esso <strong>di</strong>pende dall’EFFETTORE;b) il secondo è il ritardo <strong>di</strong> rilevazione; è un ritardo subdolo in quanto agisce sul<strong>la</strong> percezionee sul<strong>la</strong> misurazione dell’errore; se l’errore non viene rilevato prontamente, il rego<strong>la</strong>tore puòprodurre un nuovo dannoso impulso nel<strong>la</strong> X;c) il terzo è il ritardo <strong>di</strong> rego<strong>la</strong>zione che si manifesta quando il rego<strong>la</strong>tore non rispondeprontamente all’errore.Questi ritar<strong>di</strong> sono generali e sempre in agguato nei sistemi <strong>di</strong> ogni tipo; spesso non ci accorgiamodel<strong>la</strong> loro presenza in quanto il sistema ammette una certa tolleranza nel proprio funzionamentocosì che lievi asincronie tra le variazioni nelle variabili non influiscono in modo sensibilesul suo comportamento.ritardo <strong>di</strong>RILEVATORErilevazione12 – Il management del sistema <strong>di</strong> controlloVorrei riflettere sul meccanismo <strong>di</strong> REGOLAZIONE <strong>la</strong> cui funzione è <strong>di</strong> decidere quale nuovo valore(o variazione) assegnare al<strong>la</strong> variabile d’azione, tenuto conto dell’entità dell’errore, per consentireal sistema <strong>di</strong> conseguire i propri obiettivi.Definisco MANAGER del sistema il soggetto (in<strong>di</strong>viduo o gruppo o organizzazione) che, con lesue decisioni, influisce sul REGOLATORE per variare <strong>la</strong> “X” al fine <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare <strong>la</strong> “Y” tramitel’EFFETTORE, supponendo che il funzionamento <strong>di</strong> tali apparati sia invariante nel tempo.A volte il manager influisce <strong>di</strong>rettamente anche sul REGOLATORE e sull’apparato <strong>di</strong> RILEVA-ZIONE. In questo caso manager <strong>di</strong>venta parte integrante del sistema.174© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.L’attività del manager – il MANAGEMENT – si fonda pertanto su appropriate conoscenze (unitea sufficiente esperienza) dell’intera catena <strong>di</strong> controllo; tali conoscenze devono consentirgli <strong>di</strong>giu<strong>di</strong>care l’adeguatezza degli obiettivi da conseguire, <strong>di</strong> dominare il funzionamentodell’EFFETTORE, <strong>di</strong> attuare le procedure sul RILEVATORE per determinare l’errore e per quantificarei ritar<strong>di</strong>, oltre che padroneggiare i meccanismi operativi del REGOLATORE.Un sistema <strong>di</strong> controllo il cui MANAGER è parte integrante del<strong>la</strong> CATENA DI CONTROLLO è unsistema cibernetico (o a rego<strong>la</strong>zione automatica). In esso, nessun intervento <strong>di</strong> MANAGEMENT derivadall’esterno se non quelli necessari per in<strong>di</strong>viduare i tre parametri fondamentali: “Y*”, “g”ed “h”. Il sistema è autosufficiente nel produrre <strong>la</strong> propria <strong>di</strong>namica volta al raggiungimentodell’obiettivo; il controllo, in questo caso, è anche denominato ad anello chiuso o me<strong>di</strong>ante feedbackautomatico. Se il MANAGER è esterno al<strong>la</strong> CATENA DI CONTROLLO, essendo separato dal RE-GOLATORE, allora il sistema è rego<strong>la</strong>to dall’esterno; il controllo si definisce anche ad anello apertoo con feedback non automatico.Sotto <strong>la</strong> doccia siamo noi i MANAGER del<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> temperatura; il sistema <strong>di</strong> controlloè non automatico. Nel nostro ufficio <strong>la</strong> temperatura è rego<strong>la</strong>ta automaticamente, me<strong>di</strong>ante untermostato del quale stabiliamo <strong>la</strong> temperatura desiderata (obiettivo); il sistema è cibernetico.13 – Sistemi <strong>di</strong> controllo nelle impreseSe applichiamo i concetti del <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>, possiamo anche rilevare che una parte considerevoledei processi elementari <strong>di</strong> gestione possono essere osservati come sistemi <strong>di</strong> controllo e-lementari rappresentabili con il modello generalizzato nel CLD 9. Tali processi sono gestiti damanager a vari livelli del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> gerarchica dell’organizzazione, ciascuno responsabile del controllodell’efficienza del proprio processo.Il CLD 10, per esempio, rappresenta il modello per tenere sotto controllo un magazzino <strong>di</strong> uncomponente da acquistare da fornitori esterni. In esso ho in<strong>di</strong>cato, per semplicità, anche i processi,oltre che le variabili implicate in essi.Il Livello dello stock si incrementa per le consegne dai fornitori che seguono, con un ritardo,gli Or<strong>di</strong>ni <strong>la</strong>nciati (variabile <strong>di</strong> controllo) dal <strong>di</strong>rettore o responsabile del magazzino che rappresentail manager del sistema. Rilevato lo scarto tra lo Stock ottimale e il Livello dello stock, ilmanager determina il Lotto da or<strong>di</strong>nare, con calcoli accurati che tengono conto dei costi <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>noe <strong>di</strong> stoccaggio, utilizzando, per es., <strong>la</strong> Formu<strong>la</strong> <strong>di</strong> Wilson, e <strong>la</strong>ncia l’or<strong>di</strong>ne.I Prelevamenti esterni rappresentano <strong>la</strong> variabile che riduce il livello degli stock e che rendenecessaria <strong>la</strong> ricostituzione delle scorte.- © 2003 www.ea2000.it175


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 10Procedure,conoscenzeDIRETTOREdel magazzinosX = Or<strong>di</strong>ni aifornitoriritardo <strong>di</strong>rego<strong>la</strong>zioneCALCOLO DELLOTTO da or<strong>di</strong>nareCONSEGNEdai fornitorioBScarto = S y =Y – Y*E = prepevamentiesterniY = Livellodello stocksStock ottimale= Y*CONTABILITA’s<strong>di</strong> magazzinoIl CLD 11 evidenzia, in forma più snel<strong>la</strong>, ma del tutto equivalente, che adotteremo sempre nelseguito (non sono in<strong>di</strong>cati i nomi dei processi), un sistema <strong>di</strong> controllo nell’ambito del<strong>la</strong> produzione,quando i processi produttivi richiedono mano d’opera (il modello si applica, in modoperfettamente equivalente, per ogni materia o componente).CLD 11ritardod’azioneritardo <strong>di</strong>rilevazioneProcedure,conoscenzeDIRETTOREdel<strong>la</strong> produzioneg = π = Produttivitàme<strong>di</strong>asE = fabbisogniesterniX = Volumi <strong>di</strong>mano d’operaoBY = Livello del<strong>la</strong>produzioneY* = Obiettivo<strong>di</strong> produzionessh = 1/π = Fabbisognounitario <strong>di</strong> <strong>la</strong>voroScarto = S y =Y – Y*Il responsabile del<strong>la</strong> produzione – che rappresenta il manager del sistema – considerati gliObiettivi <strong>di</strong> produzione desiderati, tenuto conto dei Fabbisogni esterni da sod<strong>di</strong>sfare, determina iVolumi <strong>di</strong> mano d’opera secondo i dati del Fabbisogno unitario me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro (quanto <strong>la</strong>voronecessario per un’unità <strong>di</strong> prodotto) e successivamente, sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> Produttività me<strong>di</strong>a (quantoprodotto è ottenuto per unità <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro), si quantifica il Livello del<strong>la</strong> produzione.Il CLD 12 espone il modello del sistema che rego<strong>la</strong> il controllo <strong>di</strong> un dato Parametro tecnico<strong>di</strong> qualità (per es., lo spessore <strong>di</strong> un <strong>la</strong>minato, <strong>la</strong> densità <strong>di</strong> un composto, ecc.). Il responsabile delcontrollo <strong>di</strong> qualità – il manager del sistema – rilevato uno scarto tra Valore del parametro e Valoreottimale, rego<strong>la</strong> i Parametri produttivi dei macchinari che svolgono il processo (per es., <strong>la</strong> <strong>di</strong>stanzatra due rulli <strong>di</strong> <strong>la</strong>minazione, i flussi <strong>di</strong> componenti da misce<strong>la</strong>re).176© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 12Procedure,conoscenzeg = Tolleranza perunità <strong>di</strong> parametroDIRETTORE delcontrollo qualitàsE = eventi esterni <strong>di</strong>variazioneX = Azionesulle leve <strong>di</strong>controllooBY = Parametroda control<strong>la</strong>resY* = Valoreottimale delparametrosh = Rego<strong>la</strong>zioneper unità <strong>di</strong> scartoScarto = S y =Y – Y*14 – La strategia <strong>di</strong> controlloIl sistema <strong>di</strong> controllo del<strong>la</strong> “doccia” è un sistema semplice perché caratterizzato da una so<strong>la</strong> variabiled’azione; lo chiameremo sistema ad una “leva” <strong>di</strong> controllo.Possiamo abbandonare questa limitazione e supporre che <strong>la</strong> variabile da control<strong>la</strong>re, Y, possaessere control<strong>la</strong>ta tramite più variabili: X 1 , X 2 , X 3 , ecc. Si formano sistemi a due, tre e molteplici“leve” <strong>di</strong> controllo.Iniziamo con il caso più elementare <strong>di</strong> sistema control<strong>la</strong>to tramite due “leve” <strong>di</strong> controllo.Da un punto <strong>di</strong> vista concettuale non ci sono molte <strong>di</strong>fficoltà a connettere <strong>la</strong> Y (effetto) conX 1 e X 2 (cause) ma possono presentarsi due casi: le variabili sono in<strong>di</strong>pendenti oppure sono <strong>di</strong>pendenti.X 1 e X 2 sono in<strong>di</strong>pendenti quando il management può decidere se mo<strong>di</strong>ficare solo <strong>la</strong> prima, osolo <strong>la</strong> seconda, od entrambe; si attua, pertanto, un controllo a variabili libere (o concorrenti).X 1 e X 2 sono <strong>di</strong>pendenti l’una dall’altra se una variazione nel<strong>la</strong> X 1 implica una variazione <strong>di</strong>senso oppure <strong>di</strong> senso (o) nel<strong>la</strong> X 2 , anche se tali variazioni possono avere misura <strong>di</strong>versa; questocontrollo si definisce a variabili vinco<strong>la</strong>te.Il caso che tutti meglio conosciamo <strong>di</strong> controllo con due “leve” in<strong>di</strong>pendenti è quello del<strong>la</strong>temperatura del<strong>la</strong> doccia munita <strong>di</strong> due rubinetti, rappresentato nel CLD 13: uno (X 1 = C) per rego<strong>la</strong>rel’afflusso dell’acqua calda; l’altro (X 2 = F) per rego<strong>la</strong>re quello dell’acqua fredda.Ecco <strong>la</strong> conclusione: il controllo con due variabili libere implica sempre una strategia che definiscaun or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> priorità per l’azione sulle “leve” <strong>di</strong> controllo.Proprio per questo, <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> controllo automatico, in presenza <strong>di</strong> due variabiliin<strong>di</strong>pendenti, richiede che venga definita in modo anticipato <strong>la</strong> strategia <strong>di</strong> controllo daadottare.- © 2003 www.ea2000.it177


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 13MANAGEMENTe strategia <strong>di</strong> controlloc = calda/rotazionef = fredda/rotazioneC = Flusso acqua calda[chiude/apre = -/+]sDisturbo esternooF = Flusso acqua fredda[chiude/apre = -/+]B1T = TemperaturaacquaB2ossScarto = S T =T – T*sSostituendo (X 1 a C), (X 2 a F) e (Y a T), il CLD 13 <strong>di</strong>venta un modello generale <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong>controllo a due “leve” in<strong>di</strong>pendenti <strong>la</strong> cui rego<strong>la</strong>zione <strong>di</strong>pende dal<strong>la</strong> strategia <strong>di</strong> controllo delmanagement.Il più semplice esempio <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> controllo con due variabili <strong>di</strong>pendenti è quello che rego<strong>la</strong>il livello dell’acqua <strong>di</strong> una vasca (L) me<strong>di</strong>ante le due “leve” <strong>di</strong> controllo rappresentate dal<strong>la</strong>rotazione del rubinetto del Flusso d’acqua (F) e dall’ampiezza dell’Apertura del foro <strong>di</strong> scaricocome raffigurato nel CLD 14.Appare del tutto intuitivo che quando c’è un afflusso, perché si apre il rubinetto, non ci puòessere contemporaneamente lo scarico (a meno <strong>di</strong> qualche svista); parimenti, quando l’acqua vienefatta defluire è del tutto inutile aprire il rubinetto <strong>di</strong> afflusso; pertanto, in questo sistema <strong>di</strong>controllo è necessario agire sul rubinetto e sul foro <strong>di</strong> scarico in senso opposto, fino al<strong>la</strong> chiusura<strong>di</strong> uno dei due. Proprio per in<strong>di</strong>care questo vincolo, ho inserito nel CLD 14 <strong>la</strong> coppia <strong>di</strong> freccetratteggiate <strong>di</strong> senso “o” che, collegando le due variabili F ed S, formano il terzo loop <strong>di</strong> rinforzoche ho in<strong>di</strong>cato con [R].Temperaturadesiderata= T*Sostituendo (X 1 a F), (X 2 a S) e (Y a L), tale CLD <strong>di</strong>venta un modello generale <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong>controllo a due “leve” <strong>di</strong>pendenti che non possono essere liberamente rego<strong>la</strong>te dal manager mache devono essere “manovrate” in senso opposto.178© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 14F = Flusso acqua[chiude/apre = -/+]DisturboesternoMANAGEMENTf = L/FoScarto = S L= L – L*ss = L/SoB1RoB2S = Scarico acqua[chiude/apre = -/+]sssL = livelloacquaoLivello desiderato= L*15 – Controllo a più leve e livelliPer ampliare <strong>la</strong> logica dei sistemi <strong>di</strong> controllo, consideriamo un istruttivo sistema a tre “leve” cheben conosciamo: un’automobile (“macchina” che svolge un processo) il cui guidatore (manager)voglia control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> velocità <strong>di</strong> crociera (variabile da control<strong>la</strong>re) pur al variare del<strong>la</strong> pendenzadel<strong>la</strong> strada e <strong>di</strong> altre variabili <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo esterne.Come in<strong>di</strong>cato nel CLD 15, il guidatore, per control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> velocità, (V) ha a <strong>di</strong>sposizione tre“leve”: l’acceleratore (A), il freno (F) e il cambio delle marce (C). Le “leve” acceleratore e frenosono vinco<strong>la</strong>te; è assolutamente inutile – anzi, pericoloso – accelerare e frenare contemporaneamente;il cambio <strong>di</strong> marcia può, invece, sommarsi all’azione su A e su F. È esperienza comuneche si agisce sul cambio solo quando l’azione delle altre due “leve” si rive<strong>la</strong> insufficiente.Quando <strong>la</strong> velocità è troppo elevata (rispetto al<strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> strada o ad un limite <strong>di</strong> velocità)<strong>la</strong> strategia migliore è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> manovrare prima <strong>la</strong> “leva” A (si riduce a zero <strong>la</strong> pressionesull’acceleratore); in un secondo momento, si manovra <strong>la</strong> “leva” F (cioè si preme il freno) e, successivamenteancora, <strong>la</strong> “leva” C (si sca<strong>la</strong> <strong>la</strong> marcia).Se, incontrando una salita, il guidatore si accorge che <strong>la</strong> velocità si è ridotta <strong>di</strong> troppo, azzera<strong>la</strong> pressione sul freno, preme sull’acceleratore e inserisce una marcia appropriata.Differenti guidatori possono, tuttavia, avere <strong>di</strong>verse preferenze <strong>di</strong> comportamento; anzichéprima frenare e poi sca<strong>la</strong>re <strong>la</strong> marcia, qualcuno potrebbe preferire prima sca<strong>la</strong>re <strong>la</strong> marcia e poifrenare (se non si corre il rischio <strong>di</strong> rompere il motore).In questo esempio ritorna, innanzitutto, il problema del<strong>la</strong> strategia <strong>di</strong> management: stabilirel’or<strong>di</strong>ne dell’azione sulle leve conoscendo (tramite l’esperienza <strong>di</strong>retta o le in<strong>di</strong>cazioni del manualedel veicolo) sia il tasso <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> ciascuna leva sul<strong>la</strong> velocità, sia i tassi inversi <strong>di</strong>manovra delle leve in funzione dell’entità dello scarto.- © 2003 www.ea2000.it179


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 15VelocitàdesiderataooAcceleratoreri<strong>la</strong>scia/preme [-/+]B1sDisturboEsternosS V = -V* + VssRoB2Frenori<strong>la</strong>scia/preme [-/+]VelocitàoS VV = S V – 0oS VVV = S VV – 0o/sS VVVV = S VVV – 0B3Marcesca<strong>la</strong>/alza [-/+]B4ControlloSTRAORDINARIOss/os/oo/sB5ControlloSTRUTTURALEL’esempio ci consente anche un’altra conclusione generale: nel caso <strong>di</strong> controllo tramite variabilimolteplici, le “leve” possono avere priorità <strong>di</strong> azione <strong>di</strong>versa in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> supposta duratadel periodo necessario per il controllo, cioè in re<strong>la</strong>zione al ritardo nel<strong>la</strong> “risposta al<strong>la</strong> manovra”.Il manager deve stabilire <strong>la</strong> strategia ottimale tenendo conto del ritardo dell’azione per deciderel’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> manovra delle leve <strong>di</strong> controllo.Freno ed acceleratore sono “leve” <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne per un controllo <strong>di</strong> primo livello in quantosono pressoché senza ritardo e <strong>la</strong> loro manovra deve essere attuata per prima; l’azione sul cambiopuò essere considerata ad effetto ritardato (anche se non <strong>di</strong> molto) e quin<strong>di</strong> tale leva appare <strong>di</strong> secondoor<strong>di</strong>ne per un controllo <strong>di</strong> secondo livello. Ho impiegato nel modello il simbolo S vv = S v -0 per in<strong>di</strong>care lo scostamento <strong>di</strong> secondo livello che si produce quando il conducente si accorgeche l’azione sulle leve <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne non ha annul<strong>la</strong>to lo scostamento S v . Pertanto occorreun’altra leva (il cambio) per annul<strong>la</strong>re S vv quando il suo valore non è pari a zero.Se anche il cambio non fosse sufficiente – e si manifestasse uno scostamento <strong>di</strong> terzo livello,S vvv = S vv - 0 – si potrebbero intraprendere altre azioni quali procedere a zig-zag, oppure <strong>di</strong>rigerele ruote sul<strong>la</strong> ghiaia, fino anche allo sfregamento del<strong>la</strong> fiancata contro un muro; in casi estremi, ilguidatore potrebbe ritenere ad<strong>di</strong>rittura preferibile arrestarsi rudemente contro un albero piuttostoche precipitare nel<strong>la</strong> scarpata.180© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Tali forme estreme <strong>di</strong> controllo, che intervengono quando l’azione sulle leve <strong>di</strong> primo e <strong>di</strong> secondoor<strong>di</strong>ne si rive<strong>la</strong>no inefficaci, possono essere definite <strong>di</strong> controllo straor<strong>di</strong>nario, per <strong>di</strong>stinguerleda quelle <strong>di</strong> controllo corrente attuate con le “leve” <strong>di</strong>sponibili, senza ricorrere a interventinon utilizzabili in con<strong>di</strong>zioni normali.16 – Controllo a più leve e livelli nelle impreseNelle imprese i manager <strong>di</strong> quasi tutti i sistemi <strong>di</strong> controllo considerano “leve” <strong>di</strong> livelli successivie <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> d’azione, e sembrano control<strong>la</strong>re i loro processi non elementari propriocome se guidassero automobili.In partico<strong>la</strong>re, tre sono i processi <strong>di</strong> controllo che tutte le organizzazioni produttive devonosviluppare con <strong>la</strong> massima accuratezza: il controllo dei costi, il controllo dei ricavi e quello delcash flow.Il CLD 16 rappresenta il sistema <strong>di</strong> controllo dei costi <strong>di</strong> produzione, artico<strong>la</strong>to su vari livelli.CLD 16C* LivellodesideratooPrezzi <strong>di</strong> acquistosDisturboEsternoB1S C = C – C*sCosti effettivisritardo 1oB2Fabbisognounitario fattorisS CC = S C – 0sB3oritardo 2S CCC = S CC – 0Investimentiin tecnologiaritardo 3sS CCCC = S CCC – 0sB4oCompetizionefornitoriRistrutturazioneprocessi e prodottoIl primo livello, quello del controllo operativo, si fonda sulle due variabili sulle quali si puòagire nel breve periodo: i Prezzi d’acquisto dei fattori e il Fabbisogno unitario degli stessi.In presenza <strong>di</strong> uno scostamento positivo (costi maggiori <strong>di</strong> quelli desiderati), il managementcerca, da un <strong>la</strong>to, <strong>di</strong> ottimizzare gli approvvigionamenti, riducendo quanto possibile i Prezzi unitarie, dall’altro, <strong>di</strong> eliminare gli sprechi per ridurre i Fabbisogni unitari <strong>di</strong> materie, mano d’opera,servizi ed altri fattori.B5o- © 2003 www.ea2000.it181


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Gli altri interventi (l’or<strong>di</strong>ne in cui sono in<strong>di</strong>cati nel CLD 16 è puramente in<strong>di</strong>cativo) sono <strong>di</strong>più lungo termine e strutturali.Gli Investimenti in tecnologia e quelli <strong>di</strong> Ristrutturazione dei processi si suppone producanoun risparmio <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> produzione; quelli per mo<strong>di</strong>ficare il mix dei fornitori, mettendoli incompetizione o ricercando con<strong>di</strong>zioni migliori, si suppone incidano sul livello dei Prezzi <strong>di</strong> approvvigionamento.È intuibile che questi interventi strutturali <strong>di</strong> ampio respiro <strong>di</strong>fficilmente possano incidere <strong>di</strong>rettamentesul budget; tuttavia, il modello del CLD 16 è così generale da trovare applicazione anchein ipotesi <strong>di</strong> altre forme <strong>di</strong> programmazione e <strong>di</strong> controllo: pianificazione, target costing, activitybased costing ed altri ancora.Il CLD 17 traccia il modello del sistema <strong>di</strong> controllo dei ricavi, in<strong>di</strong>cati come Fatturato <strong>di</strong>ven<strong>di</strong>ta, rispetto ai volumi desiderati. Anche in questo caso, sono previsti vari livelli <strong>di</strong> intervento:il controllo operativo si artico<strong>la</strong> sulle variabili Prezzi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta e Volumi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta.CLD 17F* LivellodesideratooPrezzi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>tasDisturboEsternoB1S F = F – F*sFatturato effettivosritardo 1oB2Volumi <strong>di</strong>ven<strong>di</strong>tasS FF = S F – 0oB3sritardo 2S FFF = S FF – 0Investimenti inforze <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>taritardo 3oB4S FFFF = S FFF – 0ooMarketingpotenziamentoB5sStrategiemonopolisticheLe altre variabili d’azione consentono un controllo strutturale <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o lungo periodo; in partico<strong>la</strong>re(l’or<strong>di</strong>ne è in<strong>di</strong>cativo) il potenziamento delle Forze <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta e l’e<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> Strategiemonopolistiche – o, comunque, in grado <strong>di</strong> rafforzare il vantaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione – incidonosui Volumi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta; le azioni <strong>di</strong> Marketing che si traducono nel potenziamento delle re<strong>la</strong>tivevariabili (pubblicità, promozione, sconti, packaging, ecc.), incidono sui Prezzi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta.182© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 18K*desideratooI = ritmo IncassiB1sDisturboEsternoS K = K – K*sK = Cash FlowssB2oritardo 1P = ritmo Pagamentiritardo 2S KK = S K – 0oS KKK = S KK – 0B3Debt o Equity ofinanziamentisritardo 3oS KKKK = S KKK – 0oB4Livello CostiB5sssLivello RicaviB6Livello InvestimentioA prima vista, sembra impressionante l’analogia tra il modello <strong>di</strong> controllo dei Costi del CLD16 e quello <strong>di</strong> controllo dei Ricavi del CLD 17; non c’è da stupirsi: i manager dei due sistemi <strong>di</strong>controllo “guidano automobili” che rappresentano analoghi sistemi <strong>di</strong> variabili con connessionisimili; non è un caso, in quanto un’impresa è una “macchina” che attua trasformazioni economichenelle quali i costi sono gli input ed i ricavi gli output; tale macchina è (quasi) simmetrica rispettoai suoi input ed ai suoi output.Pertanto, il sistema logico dal quale trovano formazione i costi è analogo a quello dal quale<strong>di</strong>pendono i ricavi; mutano unicamente le variabili che contrad<strong>di</strong>stinguono tali sistemi.Il CLD 18 presenta il sistema <strong>di</strong> controllo del cash flow <strong>di</strong> breve periodo (K) che si originadai cash inflow connessi ai ricavi, cioè gli Incasi (variabile I), detratti i cash outflows derivati daicosti, cioè i Pagamenti (variabile P).17 – Controllo multi obiettivo e politiche <strong>di</strong> controlloTutti gli esempi presentati nel paragrafo precedente hanno una caratteristica in comune: pur potendoagire su molteplici “leve”, il manager teneva sotto controllo una so<strong>la</strong> variabile obiettivo: <strong>la</strong>temperatura o il livello dell’acqua, <strong>la</strong> velocità, i costi, i ricavi e così via.- © 2003 www.ea2000.it183


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.È giunto il momento <strong>di</strong> fare evolvere ulteriormente i nostri modelli e considerare il caso ancorpiù generale <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> controllo nei quali il manager debba control<strong>la</strong>re, contemporaneamente,<strong>di</strong>verse variabili cui sono assegnati determinati valori-obiettivo.Vorrei prendere le mosse dal caso più emblematico: il controllo <strong>di</strong> un aereo per raggiungereuna certa destinazione.Il manager <strong>di</strong> questo sistema è, ovviamente, il pilota (insieme allo staff <strong>di</strong> terra) che deve teneresotto controllo molteplici variabili obiettivo operative che caratterizzano il volo. Tre sono lefondamentali: <strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione, <strong>la</strong> velocità e l’altitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> volo: solo il mantenimento del loro controlloper tutta <strong>la</strong> durata del volo consente al pilota <strong>di</strong> raggiungere l’obiettivo finale rappresentatodal<strong>la</strong> destinazione del volo.Il modello <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> un aereo in volo non è molto complicato da comprendere,come <strong>di</strong>mostra il CLD 19. Qualunque sia l’aereo, comunque siano strutturati i meccanismi <strong>di</strong>controllo (motore, alettoni, timoni, ecc.), il sistema <strong>di</strong> controllo, nelle variabili fondamentali, èsempre lo stesso: pilotare significa control<strong>la</strong>re una “macchina” complessa secondo un sistema <strong>di</strong>controllo che nelle sue variabili essenziali appare semplice e facilmente comprensibile.Il pilota-manager deve rispettare le regole ed i vincoli in<strong>di</strong>cati nel CLD 19, nel rispettarli, puòtenere comportamenti molto vari: per perdere rapidamente quota, potrebbe tirare <strong>la</strong> manetta (toglieregiri all’elica) e contemporaneamente spingere <strong>la</strong> cloche, acquistando velocità; volendo, potrebbeaumentare contemporaneamente velocità e quota, spingendo <strong>la</strong> Manetta in una misura superiorea quel<strong>la</strong> necessaria per aumentare so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> quota.Osservo, esplicitamente, che il modello <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> un aereo <strong>di</strong>fferisce da quelli presentatinei paragrafi precedenti per una caratteristica fondamentale: <strong>la</strong> contemporanea presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versiobiettivi parziali (Direzione, Velocità, Altitu<strong>di</strong>ne) che devono essere control<strong>la</strong>ti contemporaneamentedal manager-pilota, agendo sulle specifiche variabili <strong>di</strong> controllo, per condurre il velivoloverso <strong>la</strong> Meta prefissa.In molte circostanze, il pilota deve decidere un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> priorità degli obiettivi da control<strong>la</strong>re.In caso <strong>di</strong> deviazione dal<strong>la</strong> rotta, per presenza <strong>di</strong> vento <strong>la</strong>terale, potrebbe correggere innanzitutto<strong>la</strong> Direzione e, successivamente rego<strong>la</strong>re l’Altitu<strong>di</strong>ne; oppure potrebbe mantenere <strong>la</strong> rotta attualee ricercare una Quota migliore; in caso <strong>di</strong> vento contrario, potrebbe privilegiare il controllo del<strong>la</strong>Velocità mantenendo <strong>la</strong> rotta attuale, oppure potrebbe cercare <strong>di</strong> mantenere <strong>la</strong> Velocità deviandodal<strong>la</strong> rotta per evitare il vento contrario; in caso <strong>di</strong> vento in coda, potrebbe mantenere costante <strong>la</strong>Manetta ad anticipare l’arrivo; oppure ridurre <strong>la</strong> Manetta per sfruttare <strong>la</strong> “spinta” del vento mantenendol’ora <strong>di</strong> arrivo; o, ancora, deviare dal<strong>la</strong> rotta per rispettare <strong>la</strong> puntualità, senza ridurre <strong>la</strong>Manetta. Se all’orizzonte si profi<strong>la</strong>sse un forte temporale, il pilota potrebbe decidere <strong>di</strong> proseguire<strong>la</strong> rotta attuale, pur sapendo che l’attraversamento dei cumuli temporaleschi non favorirebbecerto il comfort dei passeggeri, oppure potrebbe decidere <strong>di</strong> aggirare il temporale, deviando <strong>la</strong>184© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.rotta ma aumentando, contemporaneamente, <strong>la</strong> Manetta per evitare il ritardo; oppure, ancora,guadagnare quota e sorvo<strong>la</strong>re i cumuli del maltempo.CLD 19DisturboMetaV*ScartoDisturbooooPedalierassCloche orizz.ManettasssDirezioneoScartoVelocitàV minDisturboA*ooCloche vert.ManettassooScartoAltitu<strong>di</strong>neA minsCloche vert.oInsomma, il manager-pilota, prima del volo (e solo eccezionalmente durante il volo) deve in<strong>di</strong>viduareun or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza degli obiettivi, cioè stabilire una politica <strong>di</strong> controllo.Proprio in quanto definisce <strong>la</strong> priorità delle variabili da control<strong>la</strong>re, cioè degli obiettivi, <strong>la</strong> politica<strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>fferisce dal<strong>la</strong> strategia del controllo che, invece, come sappiamo, concerne <strong>la</strong>scelta delle variabili <strong>di</strong> controllo, vale a <strong>di</strong>re, delle “leve” da manovrare per conseguire <strong>la</strong> politicaprescelta.È dunque delineato il modello generale del controllo: il sistema può essere control<strong>la</strong>to solo sesi specifica l’insieme degli obiettivi da perseguire e se sono contemporaneamente <strong>di</strong>sponibili sufficienti“leve” <strong>di</strong> controllo, tra loro compatibili e coor<strong>di</strong>nate. Il manager preposto al controllo devespecificare antecedentemente, o nel corso dell’attività del sistema, tanto <strong>la</strong> politica da conseguirequanto <strong>la</strong> strategia per conseguir<strong>la</strong>.Il controllo, inteso come concreto management per in<strong>di</strong>rizzare il sistema verso i propri obiettivi(secondo <strong>la</strong> politica scelta) è sempre un’attività “on line”, cioè concomitante al<strong>la</strong> <strong>di</strong>namicadel sistema. Se <strong>la</strong> politica e <strong>la</strong> strategia sono definite prima che abbia inizio <strong>la</strong> traiettoria, il controllosi definisce antecedente. Se sono definite durante l’evoluzione del<strong>la</strong> traiettoria, il controllosi definisce susseguente.È possibile ora riferire alle imprese il sistema <strong>di</strong> controllo multi-obiettivo delineato perl’aereo.- © 2003 www.ea2000.it185


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.CLD 20F* LivellodesideratooPrezzi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>taB1sDisturboEsternosritardo 1S F = F – F*oB2Volumi <strong>di</strong>ven<strong>di</strong>tasFatturato F effettivosB1sEconomicità effettivasritardo 2ritardo 3S FF = S F – 0oS FFF = S FF – 0B4oS FFFF = S FFF – 0osB3Investimentiinforze <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>taMarketingpotenziamentoStrategiemonopolistichesB5ssosB2oEconomicitàdesideerataS EB3Proventi o investimentistraor<strong>di</strong>nariS EE = S E - 0C* LivellodesideratooPrezzi <strong>di</strong> acquistoB1sDisturboEsternoS C = C – C*sCosti effettivisritardo 1oB2Fabbisognounitario fattorisritardo 2ritardo 3S CC = S C – 0sS VVV = S VV – 0sB4S VVVV = S VVV – 0soB3Investimentiin tecnologiaCompetizionefornitorioB5oRistrutturazioneprocessi e prodottoRimanendo a livello generale, possiamo convenire che <strong>la</strong> Meta finale – che deve essere conseguitaanno dopo anno – sia un dato livello <strong>di</strong> economicità, come in<strong>di</strong>cato nel CLD 20 che, perquanto richiederebbe ulteriori zoomate sia verso il partico<strong>la</strong>re sia verso il generale, ci consentecomunque <strong>di</strong> <strong>capire</strong> come, <strong>di</strong> fatto, anche le imprese possano, e debbano, essere pilotate dalmanagement verso obiettivi definiti <strong>di</strong> economicità.Tale attività svolta dal management è nota, negli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> management, proprio con il termine<strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> gestione (Mel<strong>la</strong>, 1997).A seconda dell’orizzonte temporale considerato, che con<strong>di</strong>ziona <strong>la</strong> scelta delle “leve” <strong>di</strong> controllomanovrabili, il controllo <strong>di</strong> gestione sviluppa il sistema <strong>di</strong> controllo sia e<strong>la</strong>borando una politica(lungo termine), per fissare <strong>la</strong> priorità degli obiettivi, sia mettendo a punto <strong>la</strong> strategia (controlloa me<strong>di</strong>o e lungo termine) nell’ambito del<strong>la</strong> prescelta politica, sia impiegando i budget (controlloa breve termine).186© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.18 – “Vedere l’impossibile” o “l’impossibile vedere”I modelli e<strong>la</strong>borati dal <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> atti a cogliere il <strong>di</strong>namismo, <strong>la</strong> ripetitività, <strong>la</strong> ricorsivitàe <strong>la</strong> memoria, sono gli strumenti con i quali possiamo tentare <strong>di</strong> <strong>capire</strong> come si evolveranno le situazioni,<strong>di</strong> anticipare il futuro e “vedere prima”, prevedere, ciò che ancora non possiamo “guardare”,per prepararci a ciò che potrebbe influire sul<strong>la</strong> nostra esistenza e, soprattutto <strong>di</strong> control<strong>la</strong>rei processi del<strong>la</strong> nostra esistenza.Non dobbiamo, tuttavia, caricare il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> <strong>di</strong> poteri taumaturgici, <strong>di</strong> capacità metafisiche,<strong>di</strong> attese ideali o esagerate.Dobbiamo essere realisti.In molte situazioni, per quanti sforzi ed energie possiamo de<strong>di</strong>care, <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> modellisistemici efficaci non appare possibile, o viene fortemente ostaco<strong>la</strong>ta da alcune con<strong>di</strong>zioni cherendono pressoché “impossibile vedere” <strong>la</strong> realtà nelle sue connessioni e nelle sue <strong>di</strong>namiche.Utilizzando brevi metafore, voglio fare un cenno a cinque <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni che ostaco<strong>la</strong>noil nostro pensiero sistemico nel <strong>capire</strong> e nel control<strong>la</strong>re il mondo:1) lentezza temporale (boliled frog),2) velocità processuale (ninfee, networking effect),3) <strong>di</strong>stanza nello spazio (butterfly effect),4) <strong>di</strong>rezione osservativa (mono-<strong>di</strong>rectional view),5) complessità strutturale (memory), computazionale e temporale.18.1 - Prima metafora. Lentezza temporale (boliled frog),Si racconta che nei <strong>la</strong>boratori <strong>di</strong> biologia venga fatto questo esperimento.Una rana viva viene buttata in una pento<strong>la</strong> <strong>di</strong> acqua bollente. Se non si tramortisce subito, <strong>la</strong>rana, con un grande sforzo, per quanto ustionata, riesce a saltare fuori.Una seconda rana viene immersa in una pento<strong>la</strong> <strong>di</strong> acqua fredda, sotto <strong>la</strong> quale è accesa unafiamma che scalda l’acqua lentamente. La rana dapprima sente freddo ma, con il graduale aumentodel<strong>la</strong> temperatura dell’acqua, le sembra <strong>di</strong> stare in Para<strong>di</strong>so e si crogio<strong>la</strong> beata nell’acqua tiepida.La temperatura sale ma <strong>la</strong> rana – che non sa nul<strong>la</strong> <strong>di</strong> pentole, fiamme e ricercatori che <strong>la</strong> osservano– cerca <strong>di</strong> resistere al calore, sperando forse che l’acqua ritorni al<strong>la</strong> temperatura ideale.Ma, inesorabilmente, il calore si fa insopportabile e decide <strong>di</strong> saltar fuori. Le sue membra sonointorpi<strong>di</strong>te dal calore e non le danno <strong>la</strong> spinta necessaria; quasi sempre, dopo un paio <strong>di</strong> tentativifalliti, <strong>la</strong> rana rimane nell’acqua e viene lessata (boiled frog).Insegnamento: vi sono fenomeni così lenti che spesso non riusciamo a percepirli.Il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> impone <strong>di</strong> considerare con partico<strong>la</strong>re caute<strong>la</strong> le piccole e lente variazioninelle variabili perché ad esse si possono associare fenomeni vitali che, se non colti nel momentoin cui si avviano, potrebbero provocare conseguenze catastrofiche. Riconosciamo facilmentel’azione negativa del<strong>la</strong> “rana bollita” nell’incapacità dei policy maker <strong>di</strong> percepire e control<strong>la</strong>re i- © 2003 www.ea2000.it187


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.fenomeni <strong>di</strong> inquinamento, <strong>di</strong>sboscamento, variazioni climatiche, immigrazione o spopo<strong>la</strong>mento,criminalità, <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> sostanze stupefacenti, e così via; ma anche nell’incapacità dei manager<strong>di</strong> imprese <strong>di</strong> percepire <strong>la</strong> lenta ascesa dei concorrenti, <strong>la</strong> lenta per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quote <strong>di</strong> mercato, il lentopercorso dei prodotti verso le fasi ca<strong>la</strong>nti del loro ciclo <strong>di</strong> vita, il lento logoramento del clima organizzativo.Rego<strong>la</strong> operativa: amplificare i segnali deboli, proiettando le variazioni lente in un orizzontefuturo <strong>di</strong> ampiezza adeguata.18.2 – Seconda metafora. Velocità processuale (ninfee, networking effect),Si racconta che un conta<strong>di</strong>no avesse nel<strong>la</strong> sua proprietà un <strong>la</strong>ghetto ricco <strong>di</strong> pesci, in riva al qualepescava nei giorni <strong>di</strong> festa. Un giorno, passando <strong>di</strong> lì, vide nel <strong>la</strong>ghetto una ninfea. Non ci fecemolto caso. Un paio <strong>di</strong> giorni dopo vide quattro ninfee. Ne fu compiaciuto. Il <strong>la</strong>ghetto stava <strong>di</strong>ventandoun bel posto non solo per pescare ma anche per qualche picnic, allietato dai fiori. Dopouna settimana vide che le ninfee erano <strong>di</strong>ventate numerose e pensò: «devo decidermi a fare pulizia,perché altrimenti i pesci soffriranno». Nei giorni successivi fu impegnato in varie attività equando ripassò davanti al <strong>la</strong>ghetto vide che era per metà occupato dalle ninfee. Poiché dovevacompletare i <strong>la</strong>vori in altri campi pensò: «tra qualche giorno dovrò proprio tagliare un po’ <strong>di</strong>ninfee.». Ma era troppo tar<strong>di</strong>. Le ninfee raddoppiavano il loro numero ogni notte e il giorno seguenteesse coprivano l’intero <strong>la</strong>ghetto, facendo moria <strong>di</strong> pesci. Quando il conta<strong>di</strong>no tornò dovette<strong>di</strong>re ad<strong>di</strong>o al<strong>la</strong> passione per <strong>la</strong> pesca.Insegnamento: vi sono fenomeni così rapi<strong>di</strong> – solitamente <strong>di</strong> accumu<strong>la</strong>zione e <strong>di</strong> propagazione– che non ci consentono <strong>di</strong> “vederne” l’evoluzione se non quando questa ha prodotto i proprieffetti sul sistema.Un tipico caso in cui è <strong>di</strong>fficile, se non impossibile, vedere <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> un sistema è il cosiddettonetworking effect che opera soprattutto nei network <strong>di</strong> elementi che propagano qualcheinformazione, o effetto, a velocità troppo elevata per essere osservata.Un elemento inizia <strong>la</strong> propagazione a due o più altri ad esso collegati; questi, a loro volta, <strong>la</strong>propagano ad altri elementi del network, così che, come nel<strong>la</strong> fissione nucleare, si sviluppa una<strong>di</strong>namica così rapida da non poter essere osservata mentre si produce, ma solo quando si “vede”l’effetto globale che, solitamente, presenta aspetti indesiderabili.Sembra proprio <strong>di</strong> sentire l’aria, così magistralmente resa da Rossini, ne Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia:«La calunnia è un venticello - Un'auretta assai gentile - Che insensibile sottile - Leggermentedolcemente - Incomincia a sussurrar. […] Al<strong>la</strong> fin trabocca, e scoppia, - Si propaga siraddoppia - E produce un'esplosione - Come un colpo <strong>di</strong> cannone, - Un tremuoto, un temporale,[…] » (atto primo).Rego<strong>la</strong> operativa: <strong>di</strong> fronte al<strong>la</strong> rapi<strong>di</strong>tà delle <strong>di</strong>namiche delle variabili non c’è molta <strong>di</strong>fesa;l’unica rego<strong>la</strong> è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare, con <strong>la</strong> massima rapi<strong>di</strong>tà, <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> <strong>di</strong> crescita delsistema e il network delle interconnessioni tra gli elementi che lo costituiscono.188© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.18.3 – Terza metafora. Distanza nello spazio (butterfly effect),Si racconta che il battito delle ali <strong>di</strong> una farfal<strong>la</strong> in Brasile potrebbe provocare una tromba d’arianel Texas e che molti tifoni nel mar dei Caraibi potrebbero essere provocati dal battito d’ali <strong>di</strong>farfalle che svo<strong>la</strong>zzano inconsapevolmente in una valle degli Urali.Il termine butterfly effect deriva dal fisico Edward Lorenz che nel 1979 affermò che se le teoriedei sistemi complessi e del caos fossero corrette, un battito d’ali <strong>di</strong> una farfal<strong>la</strong> sarebbe sufficientead alterare il corso del clima, anche per sempre (www.nemesi.net/farf.htm).A volte questo effetto è noto anche come Turing effect in quanto A<strong>la</strong>n Turing esprimeva analogoconcetto affermando che lo spostamento <strong>di</strong> un singolo elettrone per un miliardesimo <strong>di</strong> centimetro,a un momento dato, grazie ad una catena lunghissima <strong>di</strong> cause ed effetti, potrebbe dareorigine ad avvenimenti molto <strong>di</strong>versi, come l'uccisione <strong>di</strong> un uomo un anno dopo, a causa <strong>di</strong> unava<strong>la</strong>nga, o <strong>la</strong> sua salvezza (Turing, 1950).Insegnamento: vi sono sistemi così complessi – costituiti da un elevatissimo numero <strong>di</strong> variabiliconcatenate tramite loop ni<strong>di</strong>ficati entro altri loop – che anche un’insignificante variazione inuna <strong>di</strong> queste variabili è sufficiente per produrre effetti enormemente amplificati in altre, in tempie luoghi lontani. Il problema non è <strong>di</strong> “vedere” gli effetti finali (trombe d’aria e tifoni) ma quello<strong>di</strong> percepire le variazioni minute e <strong>di</strong>stanti nel tempo.Rego<strong>la</strong> operativa: non limitarsi a guardare <strong>la</strong> “foresta” – l’intero sistema – ma zoomare inprofon<strong>di</strong>tà verso gli “alberi”, i loro “rami” e “rametti” – le parti costituenti – considerando variabilisempre più minute dalle quali potrebbe partire <strong>la</strong> variazione iniziale dagli effetti <strong>di</strong>fficilmentepreve<strong>di</strong>bili, prodotti dalle interconnessioni ai livelli sempre più ampi.Non <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> “vedere” l’azione dei loop <strong>di</strong> interconnessione nei fenomeni ricorsivi.Mentre Lorenz e Turing “vedono” solo in una <strong>di</strong>rezione, il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> si deve spingere oltre,sfruttando il potere dell’Uroboros, domandandosi non solo se le farfalle, battendo le ali, provocherannol’alterazione del clima, ma anche se l’alterazione del clima non potrebbe provocarel’estinzione delle farfalle; ed allora, quali battiti d’ali produrrebbero nuovi tifoni?18.4 – Quarta metafora. Direzione osservativa (mono-<strong>di</strong>rectional view),Si racconta che il sindaco <strong>di</strong> un ridente paese <strong>di</strong> montagna fosse <strong>di</strong>sperato. Tutti i pomeriggi,all’incirca al<strong>la</strong> stessa ora, <strong>la</strong> strada che da valle saliva verso <strong>la</strong> cima si riempiva improvvisamente<strong>di</strong> automobili che formavano una coda <strong>di</strong> molti chilometri in lentissimo movimento che poi, altrettantorepentinamente, scompariva.Si misero all’opera i tecnici del comune per rilevare i flussi <strong>di</strong> traffico. Stranamente, il numero<strong>di</strong> veicoli me<strong>di</strong>amente transitanti per minuto era maggiore, e <strong>di</strong> molto, in altre ore del<strong>la</strong> giornata;eppure sul<strong>la</strong> strada non si formavano code. Per chiarire il misterioso comportamento del flussofurono <strong>di</strong>slocati osservatori lungo tutta <strong>la</strong> strada, ad interavalli rego<strong>la</strong>ri.- © 2003 www.ea2000.it189


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.Sorpresa! Tutti i pomeriggi, al<strong>la</strong> stessa ora, un’automobile, con a bordo due maturi coniugi,percorreva <strong>la</strong> strada ad andatura normale; quando giungeva in prossimità del<strong>la</strong> cima, rallentava,tenendo una velocità bassissima per un paio <strong>di</strong> chilometri; facendo da “tappo” per gli automobilistiche seguivano, causavano <strong>la</strong> coda; riprendendo <strong>la</strong> normale andatura, il traffico veniva smaltito.Convocato dal sindaco, l’anziano autista <strong>di</strong>chiarò: «Non so nul<strong>la</strong> delle code <strong>di</strong> cui par<strong>la</strong>te. Ionon ne ho mai incontrate. Percorriamo questa strada da settimane e quando siamo in cima rallentiamoperché non ci stanchiamo mai <strong>di</strong> ammirare il panorama delle vette sempre innevate. Micreda: non ho mai incontrato code.». Non avendo riscontrato infrazioni, al sindaco non rimaseche al<strong>la</strong>rgare <strong>la</strong> strada con una corsia <strong>di</strong> sorpasso, in prossimità del<strong>la</strong> cima, costruendo anche unapiazzo<strong>la</strong> <strong>di</strong> sosta per ammirare il panorama.Insegnamento: spesso “guar<strong>di</strong>amo” in una so<strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione e non riusciamo a “vedere” le variabiliche si manifestano alle nostre spalle o in altre <strong>di</strong>rezioni; a volte, ad<strong>di</strong>rittura, preferiamo i-gnorarle. Più in generale, chi è dentro <strong>la</strong> foresta e guarda solo gli “alberi” non riesce a “vedere” <strong>la</strong>foresta. Solo dall’esterno <strong>la</strong> “foresta”, il sistema, ci appare in tutte le sue interconnessioni.Chi deforesta per ricavare terreno coltivabile per <strong>la</strong> propria sopravvivenza (guardare avanti)non vede – o non vuole vedere – i danni provocati all’ecosistema (guardare in<strong>di</strong>etro). Sostituite“<strong>di</strong>sboscare” con “cacciare balene”, “ammucchiare rifiuti”, “costruire <strong>di</strong>ghe sui gran<strong>di</strong> fiumi”,ecc. ecc. ed otterrete sempre lo stesso risultato: chi “guarda” solo avanti non “vede” <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sè.Rego<strong>la</strong> operativa: il <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>, imponendo <strong>di</strong> zoomare ponendosi all’esterno del parzialesistema osservato, e <strong>di</strong> ricercare i loop con gli altri sottosistemi, aiuta a superare questo impe<strong>di</strong>mentoal<strong>la</strong> corretta osservazione sistemica. Ciò che il pensiero sistemico non potrà mai evitareè <strong>la</strong> volontà <strong>di</strong> girare consapevolmente lo sguardo altrove, per non “vedere”.18.5 – Quinta metafora. Complessità strutturale (memory), computazionale etemporale.Si racconta che molti bril<strong>la</strong>nti <strong>la</strong>ureati in cibernetica avessero chiesto al celebre cibernetico RossAshby <strong>di</strong> fermarsi nel suo Dipartimento per <strong>la</strong>vorare con lui.Per scegliere i più motivati, Ashby <strong>di</strong>ede loro un semplice automa, costituito da un contenitorecon pile, dotato <strong>di</strong> due pulsanti on/off e due <strong>la</strong>mpa<strong>di</strong>ne, con pochissimi stati interni, chiedendoloro <strong>di</strong> ripresentarsi il giorno seguente, ma solo se avessero saputo fornire una descrizione corretta<strong>di</strong> ciò che accadeva alle <strong>la</strong>mpa<strong>di</strong>ne premendo i pulsanti on/off in tutte le possibili combinazioni.Il giorno dopo quasi tutti tornarono. Mostratosi sod<strong>di</strong>sfatto, sottopose loro un secondo automacon un numero più elevato <strong>di</strong> stati interni, invitandoli a ripresentarsi dopo una settimana, sefossero stati nel frattempo in grado <strong>di</strong> costruire <strong>la</strong> descrizione.Si ripresentarono in pochi ed essi ricevettero un terzo automa, una “macchina” ben più impegnativa,con molteplici input e dai numerosi stati interni, con l’invito a ritornare con <strong>la</strong> descrizio-190© 2003 www.ea2000.it -


Mel<strong>la</strong> P. - <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> e <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>. L’arte <strong>di</strong> <strong>capire</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>namica ed il controllo dei sistemi.ne, questa volta senza porre limiti <strong>di</strong> tempo. Uno solo ritornò dopo molte settimane ed il Maestro,incredulo, gli chiese se avesse completato <strong>la</strong> descrizione.Il perseverante can<strong>di</strong>dato scosse <strong>la</strong> testa sconso<strong>la</strong>to, affermando: «Non penso sia logicamenteimpossibile descrivere questo automa ma ritengo che nessun essere umano ci riuscirebbe in unaso<strong>la</strong> vita.”. Ashby, sod<strong>di</strong>sfatto, lo invitò nel suo Dipartimento perché quel giovane aveva coltol’insormontabile problema del<strong>la</strong> complessità dei sistemi con memoria.Insegnamento: anche sistemi dal<strong>la</strong> struttura semplice presentano una complessità intrinsecaquando sono sistemi con una memoria; gli stati interni che formano <strong>la</strong> memoria <strong>di</strong>saccoppiano gliinput dagli output producendo catene <strong>di</strong> cambiamenti <strong>di</strong> stato che possono estendere oltre ognipossibilità il numero e <strong>la</strong> lunghezza temporale dei calcoli necessari per descriverlo. Il <strong><strong>System</strong>s</strong><strong>Thinking</strong>, del resto, come sappiamo, deve affrontare spesso tali <strong>di</strong>fficoltà e si trova impotente nel“vedere” una “foresta” del<strong>la</strong> quale non si possono “guardare” gli alberi.Rego<strong>la</strong> operativa: l’unica rego<strong>la</strong> da seguire è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> specificare il confine del sistema che,in questo caso, è rappresentato dai limiti dell’approssimazione accettabile nel corre<strong>la</strong>re <strong>la</strong> <strong>di</strong>namicadegli output a quel<strong>la</strong> degli input. In ogni caso, qualunque tecnica per cercare <strong>di</strong> “guardare”all’interno del<strong>la</strong> b<strong>la</strong>ck box deve essere utilizzata.ReferencesForrester J. W. (1991). <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong> and the Lessons of 35 Years, Sloan School of Management,M.I.T., at: http://sysdyn.clexchange.org/sdep/papers/D-4224-4.pdfForrester J. W. (1999). <strong>System</strong> <strong>Dynamics</strong>: the Foundation Under <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>. Sloan School ofManagement. MIT Cambridge, MA 02139: at: http://sysdyn.clexchange.org/sdep/papers/D-4828.htmlForrester, J. W. (1961). Industrial <strong>Dynamics</strong>. Waltham, MA: Pegasus Communications.Mel<strong>la</strong> P. (2007). Guida al <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>, Il Sole24Ore, Ed., Mi<strong>la</strong>no.Mel<strong>la</strong> P. (1997). Dai sistemi al pensiero sistemico. FrancoAngeli Ed., Mi<strong>la</strong>no.Mel<strong>la</strong> P. (1997b). Il controllo <strong>di</strong> gestione. Utet, Torino.Richmond B. (2000). The “thinking” in <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>. Seven essential skills, Pegasus Communications,Inc., Waltham.USA.Richmond B. (2001). An Introduction to <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong> with ithink. At: www.hps-inc.comRichmond B. (2005). Il pensiero sistemico. Quattro domande chiave sul <strong><strong>System</strong>s</strong> <strong>Thinking</strong>. Economia A-ziendale web, 272005: at: http://www.ea2000.it/file%20per%20numero2-2005/2-05richmond.pdfSenge P., & Lannon-Kim C. (1991). The <strong><strong>System</strong>s</strong> Thinker Newsletter, V.2, N.5. P.O. Box 1281, KendallSquare, Cambridge, MA.Senge P., Kleiner A., Roberts C., Ross R., Smith B. (1994). The fifth <strong>di</strong>scipline Fieldbook, Boubleday,Random House Inc., New York.Senge, P.M. ( 1990). The Fifth Discipline: The Art and Practice of the learning Organization. NewYork:Doubleday /Currency. (Trad. It.: La quinta <strong>di</strong>sciplina. Sperling & Kupfer, Mi<strong>la</strong>no, 1992).- © 2003 www.ea2000.it191


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