Culturazioni: indossare le gonne <strong>di</strong> unadonna, i suoi capelli, il suo corpo,il suo pensiero. Ci ha provato,Francescotti, riuscendoci, per giu<strong>di</strong>zioconcorde delle lettrici, le unichea poter <strong>di</strong>re se il professoreha vinto la sua scommessa. Personaggioemblematico e sublime“La Tata”, la governante: riscattoda una pregiu<strong>di</strong>ziale sottomissionecome destino, in forza <strong>di</strong> unamente flessuosa come i fianchi dellefemmine, adattabile come laloro pazienza.Vicende pensose, tutte, con laguida dell’autore e la forza dei fatti,che rendono docile l’ego del lettorepiù riottoso, convincente sentieroverso una soli<strong>di</strong>tà morale chenon si fa confondere. Narrazionee riflessione, antigiornalismo, commistione<strong>di</strong> vita e me<strong>di</strong>tazione, nessunaseparatezza, giustapposizione<strong>di</strong> piani <strong>di</strong>versi, così com’è naturaleche sia nella testa degli uomini,con-fusione creativa e vitale.La fierezza del <strong>di</strong>aletto comelingua degna, senza soggezioni, unalezione appresa dalla strada e confermatadagli stu<strong>di</strong>: un’opportunità,una marcia in più, <strong>di</strong>ce Francescottia coloro che pretendono <strong>di</strong>privarne i figli, in adesione al piùfrainteso dei modelli culturali <strong>di</strong>provincia. Francescotti è, del resto,poeta <strong>di</strong>alettale e poeta “sociale”.Non rinnega la sua borghesia<strong>di</strong> professore e stu<strong>di</strong>oso, la integranella cultura umanistica <strong>di</strong> unacomune ed eguale <strong>di</strong>gnità, tempratadalle esperienze della vita e dellamorte, che rendono identici gliuomini. La cattiveria, l’indegnità,non sono <strong>di</strong> classe: sono dell’uomo,risalgono ed attengono alla suaresponsabilità personale. Francescottiuomo <strong>di</strong> scuola, educatore,prima ancora che scrittore e delpoeta, la vede così. Risponde senzatentennare all’intervista che si<strong>di</strong>pana nella sala attenta: quelledomande, le ha lungamente postea se stesso, le risposte gli sono familiari,stanno negli incontri dellasua vita.La scrittura? “Una faticaestenuante, un documentarsimaniacale, una sfida agli scetticied ai saccenti, ricerca <strong>di</strong> veritàa prova <strong>di</strong> confutazione”.Il ritmo del racconto? “Si ottienecon la scansione graficadei sintagmi / separati dalloslash / la barra obliqua / soltantoladdove l’azione si fa veloce/ e la scrittura non può farsi sopraffare/non può restare in<strong>di</strong>etro”.Come la musica <strong>di</strong> strada, il“rap”? “Sì, può essere un rap.Siamo in pochi ad usarlo.”Poeta sociale, va bene? “Sì, miva bene. Ma non cantore dei vinti.Cantore della <strong>di</strong>gnità e dell’orgoglio,piuttosto, dell’identità.Avvelenatore <strong>di</strong> pozzi, come<strong>di</strong>ceva Franco Fortini, insinuatore<strong>di</strong> dubbi, interrogativi, fòmite<strong>di</strong> cambiamenti”.La Resistenza? “Hanno fattopiù male alla Resistenza i partigianidell’ultima ora, opportunistisenza idealità”.L’infanzia? “Le bombe suTrento, i bagni nell’A<strong>di</strong>ge vecchioad <strong>Aldeno</strong>, Garniga, il Bondone,il fiume nella città, Trento,il fascino ruspante dei figlidel popolo, la lotta per conquistareuno spazio tra <strong>di</strong> loro, compagni<strong>di</strong> strada, veri”.L’al <strong>di</strong> là? “…uno spazio-tempo<strong>di</strong> luci ed ombre che non sidelimitano, non si contrappongonosino a darsi l’illusione delleforme. Una ricombinazioneimmateriale <strong>di</strong> ciò che noi chiamiamospirito, <strong>di</strong> ciò che alcunichiamano anima”.Il <strong>di</strong>aletto? “La <strong>di</strong>fferenza stanel passato prossimo, un’azionenon conclusa, senza la saracinescadel passato remoto, il perfetto,il tempo definitivo, che nel<strong>di</strong>aletto non esiste. Tutto puòancora <strong>di</strong>venire, mo<strong>di</strong>ficarsi. Leconseguenze ultime delle azionie dei pensieri, nel <strong>di</strong>aletto, debbonoancora <strong>di</strong>svelarsi. Nel <strong>di</strong>alettoc’è sempre un’attesa, peruna potenzialità misteriosa,aperta”.Che insegnare ai bambini? “…gli insegnerei a guardarsi dentro,gli insegnerei cosa scegliere,cosa volere, e a lottare perottenerlo, gli insegnerei ad alzarele spalle a chi si prende gioco<strong>di</strong> lui perché è <strong>di</strong>verso, gli insegnereiad amare profondamentee a <strong>di</strong>fendere la sua identità,gli insegnerei che la pecora neraè unica, che vale mille insignificantipecoroni bianchi, gli <strong>di</strong>reiche il suo cuore e il suo cervellopossono e debbono essere liberi<strong>di</strong> provare e pensare ciò che vogliono,se con quello che vogliononon recano danno o doloreagli altri”.38L’ARIONE
Cultura<strong>di</strong> Cristina ContRaggiungo Maso Case Carliattraverso la lunga strada poderale,ora asfaltata, che fiancheggia laprovinciale a sud del paese. Lacampagna è un tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> colori,odori, profumi, anche d’inverno.Accompagnano il mio passo decisoil volo lieve ed elegante <strong>di</strong> unairone cinerino e il blu metallico <strong>di</strong>un martin pescatore che, tra i cannetilungo l’Arione, vola rasentel’acqua in un gioco <strong>di</strong> luci e trasparenze.Sembra quasi <strong>di</strong> trovarsi in unpara<strong>di</strong>so terrestre, l’ideale per unpittore con l’esigenza <strong>di</strong> staccarela spina, <strong>di</strong> stare ai margini <strong>di</strong> unmondo che va sempre <strong>di</strong> fretta, alquale quasi tutti siamo costretti adadattarci.Alvarez, pittoreromantico egentiluomoEnnesimo riconoscimento per il “pittore <strong>di</strong> clown e vecchi con lapipa” che vive alle Case Carli, a sud dell’abitato <strong>di</strong> <strong>Aldeno</strong>. Unacarriera artistica in costante ascesa; da poco è stato eletto Artistadell’anno dal prestigioso Catalogo Internazionale <strong>di</strong> Arte Moderna,<strong>di</strong>retto dal critico d’arte Remo Alessandro Piperno.Maso Case Carli.Alvarez al cavalletto, nel suo stu<strong>di</strong>o.Silenzio e natura circondano ilpittore Alvarez e la sua casa-ateliere lo aiutano a fissare sulla telacolori, luci, sensazioni, emozioni.Alvarez Festi, in arte Alvarez -il nome rimanda a mon<strong>di</strong> spagnoleggianti,ma è semplicemente ilsuo nome <strong>di</strong> battesimo – è nato aNomi e da <strong>di</strong>eci anni vive e lavorain un’ala ristrutturata delle CaseCarli, a sud <strong>di</strong> <strong>Aldeno</strong>, al confinecon Nomi.Alvarez <strong>di</strong>pinge da oltre cinquant’anni,anche se ammette chenon è semplice campare con l’arte.In più <strong>di</strong> un’occasione, soprattuttoai primi tempi, è stato costrettoa con<strong>di</strong>videre il pane con altricolleghi, piegandosi alle leggi nonL’ARIONE39