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Anno 15 - N. 28 - Dicembre 2011 - Comune di Aldeno

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In primo pianoanni prima, poco dopo la fine delliceo, avevo vinto una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oban<strong>di</strong>ta dall’assessorato attivitàculturali della Provincia autonoma<strong>di</strong> Trento (che aveva in quellostesso 1977 legiferato in materia<strong>di</strong> biblioteche) per preparare 6persone a catalogare il patrimoniobibliografico antico. Avevo appenaconcluso questa preparazione,quando usci il concorso e, sollecitatadalla mia famiglia, inoltrai domanda<strong>di</strong> partecipazione. A onordel vero ero un poco riluttanteperché il mio desiderio sarebbestato quello <strong>di</strong> andare a Berlinoper imparare meglio il tedesco.Dalla mia c’era che occuparmi <strong>di</strong>una biblioteca, visto il mio amoreper la lettura, era comunque unagrande bella opportunità.Mi sono trovata catapultatanella realtà <strong>di</strong> <strong>Aldeno</strong>, paese cheho visto per la prima volta il giornoin cui ho consegnato la domanda<strong>di</strong> partecipazione in <strong>Comune</strong>.<strong>Aldeno</strong>: così vicino a Trento, eppurecosì lontano, è stata la miaprima sensazione. Una realtà <strong>di</strong>paese simile a quella che avevolasciato qualche anno prima in Val<strong>di</strong> Sole per andare con la mia famigliaad abitare a Trento. Un postodove tutti si conoscono, dovec’è solidarietà fra le persone quandove n’è bisogno, ma - come altrafaccia della medaglia - dove èforte il controllo (anche quello sociale)e spesso anche il giu<strong>di</strong>zio.Ad <strong>Aldeno</strong>, alla fine degli anniSettanta, non erano ancora statecostruite le numerose unità abitativeprivate (e <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia pubblica)che hanno poi caratterizzato la vitadel paese negli anni successivi. Perquesto motivo i ‘foresti’ erano piùidentificabili e creavano in qualchemodo notizia. Al mio arrivo sonostata vista come ‘foresta’ che occupavaun posto pubblico - chepoteva essere <strong>di</strong> uno del paese -e, per <strong>di</strong> più, donna. Mi hanno riferitoche questi erano, più o meno,i commenti-mormorii che giravanoin paese qualche mese dopo ilmio arrivo. Contemporaneamentela biblioteca cominciava ad essereben frequentata , ed io, nonAnni ‘80: suor Aurelia e i piccoli lettori della scuola materna, nella sede al secondopiano del Municipio.me ne ero proprio accorta.Il mio contratto prevedeva chelavorassi <strong>15</strong> ore in comune e 25 inbiblioteca. In <strong>Comune</strong> i <strong>di</strong>pendentierano 4, compreso il segretario.Bruno Marchel, maestro e facentefunzione <strong>di</strong> bibliotecario, mi consegnòla biblioteca che contavaallora circa 3000 volumi e occupavagli spazi sopra il bar Acli.Marisa e Sergio, i miei colleghi negliuffici comunali, accolsero ben volentieriil mio arrivo: mi potevanodelegare una piccola parte del lorocarico <strong>di</strong> lavoro che stava aumentandonotevolmente per le competenzeche, via via, passavanodalla Provincia agli enti locali.Io, però, cominciai presto ascalpitare. Credevo nella forzaculturale e sociale della bibliotecae volevo che questa <strong>di</strong>ventasseveramente un servizio pubblico eun’opportunità per tutti i citta<strong>di</strong>ni,per cui chiesi alla Giunta <strong>di</strong> allora- guidata da Sandro Nicolo<strong>di</strong> - <strong>di</strong>poter svolgere tutte le mie ore <strong>di</strong>lavoro occupandomi esclusivamentedella biblioteca. Sarà statoper la mia motivata insistenza, saràstato perché la Giunta comunalecominciò a credere che la bibliotecapotesse essere un’occasione<strong>di</strong> crescita per la comunità, ma <strong>di</strong>là a qualche mese, mi trovai a svolgeresolo il mio lavoro <strong>di</strong> bibliotecaria.Cominciai con l’estensione dell’orario<strong>di</strong> apertura della biblioteca,organizzando - da subito - visiteguidate per le classi elementarie me<strong>di</strong>e. I bambini e ragazzi arrivavanoin biblioteca con gli inse-L’ARIONE7

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