30 Francesco Bof, Fabrizio Montanari e Simone Baglionisua strategia e siano al tempo stesso cr<strong>it</strong>iche per l’implementazione della stessa. 9Nell’implementare le strategie finalizzate alla ricerca <strong>di</strong> un vantaggio compet<strong>it</strong>ivo,le imprese impiegano, infatti, tutte le risorse a propria <strong>di</strong>sposizione, sia tangibili(come ad esempio, gli impianti, le risorse finanziarie, ecc.) che intangibili (il cap<strong>it</strong>aleumano, il marchio, ecc.). In particolare, sono proprio le risorse intangibili adessere le più cr<strong>it</strong>iche, in quanto, essendo rare e complesse e, quin<strong>di</strong>, più <strong>di</strong>fficili daim<strong>it</strong>are, hanno un maggior impatto sul vantaggio compet<strong>it</strong>ivo. 10L’approccio della RBV è stato adottato anche da numerose ricerche condottesugli sport professionistici statun<strong>it</strong>ensi. 11 Questi stu<strong>di</strong> hanno principalmentefocalizzato la propria attenzione sull’importanza delle risorse intangibili, e inparticolare <strong>di</strong> quelle umane (atleti, allenatori, ecc.), nel conseguimento delleperformance sportive. Tra le risorse intangibili, un ruolo rilevante, ma non ancoracompletamente esplorato, può essere svolto anche dalle relazioni sviluppate nelcorso del tempo da un’organizzazione con il proprio contesto socio-economico. 12A tal propos<strong>it</strong>o, stu<strong>di</strong> prec<strong>ed</strong>enti sul cap<strong>it</strong>ale sociale hanno evidenziato come lacreazione <strong>di</strong> legami forti e duraturi nel tempo da parte <strong>di</strong> un’organizzazione con glialtri attori del proprio ambiente possa portare <strong>di</strong>versi benefici in termini, ad esempio,<strong>di</strong> accesso a informazioni rilevanti, riduzione dei comportamenti opportunistici,con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> norme comportamentali e aspettative <strong>di</strong> ruolo, sviluppo <strong>di</strong> fiduciatra le parti. 13 In altre parole, i risultati (economici e non) ottenuti daun’organizzazione possono essere influenzati anche dalla sua emb<strong>ed</strong>d<strong>ed</strong>ness nelcontesto <strong>di</strong> riferimento, cioè dalle modal<strong>it</strong>à in cui è inser<strong>it</strong>a nell’insieme delle relazionicaratterizzanti l’ambiente geografico, economico o sociale in cui essa opera. 14___________________9T. SCHOEMAKER, A. COOPER, The role of firm resources and organizational attributes in determiningentry timing: A cross-industry study, in Strat. Manag. J., vol. 19, 1998, 1127-1143.10J. BLACK, K. BOAL, Strategic resources: Tra<strong>it</strong>s, configurations and paths to sustainablecompet<strong>it</strong>ive advantage, in Strat. Manag. J., vol. 15, 1994, 131-148. M. HITT, L. BIERMAN, K.SHIMIZU, R. KOCHAR, Direct and moderating effects of human cap<strong>it</strong>al on strategy and performancein professional service firms: A resource-bas<strong>ed</strong> perspective, in Acad. of Manag. J., vol. 44,2001, 13-28. H. RAO, The social construction of reputation: Certification process, leg<strong>it</strong>imationand the survival of organizations in the American automobile industry, in Strat. Manag. J., vol.15, 1994, 29-44.11Si v<strong>ed</strong>a, ad esempio, S. BERMAN, J. DOWN, C. HILL, Tac<strong>it</strong> knowl<strong>ed</strong>ge as a source of compet<strong>it</strong>iveadvantage in the National Basketball Association, in Acad. of Manag. J., vol. 45, 2002, 13-31 eP. WRIGHT, D. SMART, G. MCMAHAN, Matches between human resources and strategy among NCAAbasketball teams, in Acad. of Manag. J., vol. 38, 1995, 1052-1074.12Si v<strong>ed</strong>a ad esempio in R. PENN, <strong>Sport</strong> e sviluppo locale: l’esperienza del calcio inglese, in U.LAGO, A. BARONCELLI, S. SZYMANSKY, Il business del calcio, c<strong>it</strong>.13J. S. COLEMAN, Foundations of Social Theory. Harvard Univers<strong>it</strong>y Press, Cambridge, MA,1990. J. DYER, H. SINGH, The relational view: Cooperative strategies and sources ofinterorganizational compet<strong>it</strong>ive advantage, in Acad. of Manag. Rev., vol. 23, 1998, 660-679. W.OUCHI, Markets, bureaucracies and clans, in Admin. Science Quart., vol. 25, 1980, 129-141.14M. GRANOVETTER, Economic action and social structure: The problem of emb<strong>ed</strong>d<strong>ed</strong>ness, in Am.J. of Soc., vol. 91, 1985, 481-510. B. UZZI, The sources and consequences of emb<strong>ed</strong>d<strong>ed</strong>ness forthe economic performance of organizations: The network effect, in Am. Soc. Rev., vol. 61, 1996,674-698 e Social structure and compet<strong>it</strong>ion in interfirm networks: The paradox of emb<strong>ed</strong>d<strong>ed</strong>ness,in Admin. Sc. Quart., vol. 42, 1997, 35-67.
Il calcio tra contesto locale <strong>ed</strong> opportun<strong>it</strong>à globali. Il caso del Barcellona FC 31Coerentemente, le relazioni con il proprio contesto <strong>di</strong> riferimento possonorappresentare un’importante risorsa intangibile anche per le organizzazioni sportive,che le possono sviluppare come leva strategica per competere efficacemente.Partecipazione, reti associative, fiducia, con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> valori comuni sonosicuramente elementi che appartengono al mondo del calcio e che favoriscono prassi<strong>di</strong> integrazione sociale. Con riferimento al calcio, dunque, è possibile aspettarsiche anche quando un club opera in un contesto fortemente compet<strong>it</strong>ivo e globalizzato,lo sviluppo <strong>di</strong> un forte legame con il proprio contesto terr<strong>it</strong>oriale, sociale <strong>ed</strong>economico possa <strong>di</strong>ventare una vera e propria fonte <strong>di</strong> vantaggio compet<strong>it</strong>ivo nelcorso del tempo. Occorre, però, fare attenzione al rischio che le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong>integrazione sociale restino troppo lim<strong>it</strong>ate all’interno dei confini geografici <strong>di</strong>riferimento, lim<strong>it</strong>andone il potenziale sviluppo verso altre regioni o paesi. I legamisviluppati, infatti, non sempre rappresentano forme <strong>di</strong> relazione che aprono(bridging), alimentando forme <strong>di</strong> integrazione esterne; talvolta, <strong>di</strong>ventano un veroe proprio elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza e <strong>di</strong> chiusura (bon<strong>di</strong>ng). 151.2 Il localismo come leva compet<strong>it</strong>ivaIl tema del rapporto <strong>di</strong>alettico tra locale e globale è molto attuale nel <strong>di</strong>batt<strong>it</strong>oeconomico, pol<strong>it</strong>ico e sociale. Senza voler addentrarsi troppo nella <strong>di</strong>scussione dei<strong>di</strong>fferenti approcci alla globalizzazione, 16 ai fini <strong>di</strong> questi articolo pare sufficientericordare che il termine global, originariamente usato da McLuhan 17 con riferimentoallo sviluppo dei me<strong>di</strong>a nel contesto del “villaggio globale”, è stato utilizzato per laprima volta in amb<strong>it</strong>o manageriale da Lev<strong>it</strong>t, 18 il quale evidenziando l’importanza<strong>di</strong> saper elaborare una strategia globale, affermava che «[…]le aziende devonoimparare ad operare come se il mondo fosse un unico mercato, ignorando le<strong>di</strong>fferenze nazionali e regionali[…]». 19 In aggiunta, Lev<strong>it</strong>t sosteneva che le aziendeche non sarebbero riusc<strong>it</strong>e ad adattarsi alla nuova realtà globale avrebbero persola sfida nei confronti <strong>di</strong> quelle che invece si sarebbero adattate. 20 Tale affermazionepuò sembrare oggi un pò troppo ra<strong>di</strong>cale, tanto più che nel corso degli anni si sonosviluppati <strong>di</strong>versi filoni <strong>di</strong> ricerca che hanno riba<strong>di</strong>to l’importanza <strong>di</strong> caratterizzarela strategia aziendale persegu<strong>it</strong>a in termini localistici. 21____________________15R. PUTNAM, Bowling Alone: The Collapse and the Revival of American Commun<strong>it</strong>y, Simon andSchuster, New York, 2000.16Per una review approfon<strong>di</strong>ta si v<strong>ed</strong>a ad esempio M. FEATHERSTONE, Genealogies of the Global,in Theory, Culture & Society, SAGE, London, 2006, vol. 23, 387–419.17M. MCLUHAN, The Gutenberg Galaxy: The Making of Typographic Man, Univers<strong>it</strong>y of TorontoPress, Toronto, 1962.18T. LEVITT, The globalization of markets, in Harvard Business Review, Maggio–Giugno, 1983,92–102.19T. LEVITT, The globalization of markets, c<strong>it</strong>., p. 92.20T. LEVITT, The globalization of markets, c<strong>it</strong>.21Per una review si v<strong>ed</strong>a ad esempio G. SVENSSON, “Glocalization of business activ<strong>it</strong>ies: a “glocalstrategy” approach, in Manag. Decision, vol. 31, 2001, 6–18.
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