ProfiliFiorenza Colombo Togninegli anni NovantaFiorenza e Darix con i figliDanila Livio Corrado e DavioFiorenza con la figliaNevial’estero. Tra l’altro io mi ritengo unanimo libero, animo molto viaggiare”.Darix molto raramente andò comeartista all’estero; accadde unavolta in Svezia al Cirkus Scott (1969)e prima nel 1961 in Danimarca alCirkus Schumann, allo stabile diCopenhagen. All’ingresso dell’edificiocampeggiava una gigantografia diDarix gladiatore che si illuminava dinotte. Fu quello l’ultimo anno che lostato in quel paese consentì l’esibizionedegli animali feroci.Circhi e Luna Park IN CAMMINOpagina 52RICORDI BELLI E BRUTTIIn quegli anni erano stati acquistatida un complesso in Germania tre elefanti.Una sera uno di essi riuscendoa staccare dal terreno il picchetto acui era ancorato, fuggì dalle scuderieed entrando nel circo “correndo sottole gradinate e scaraventando letavole come se fossero stati deifiammiferi…quanta paura…quel giornoperò l’elefantessa divenne incredibilmentedocile e mansueta”.Paura, dunque, come quella che provaronoper il terribile incendio diPorta Volta a Milano nel 1963 che distrusseil circo. Darix e Fiorenza stavanocenando verso le 20 quando leurla “Al fuoco! Al fuoco!” provenientidall’esterno fecero balzare fuoriDarix che uscì a piedi nudi. Era inverno.Gli elefanti terrorizzati dallefiamme sfondarono un muro a cuierano addossate le scuderie, consentendocosì una via di fuga agli altrianimali. Un operaio sul carro gabbiadelle tigri con un tubo gettava continuamenteacqua per evitare che lefiamme e il fiume le soffocassero,dato che non potevano darsi alla fuga.Il tutto probabilmente accaddeper un corto circuito. Quanta forza,sacrifici e coraggio per ricominciare.Emblematici al riguardo rimangono ilmanifesto in cui un bambino mette lasua offerta in un circo a forma di salvadanaioe la poesia “Il Circo” ispiratae dettata da Darix e scritta daEnrico Bassano. Darix la recitò successivamentesempre alla fine deglispettacoli. Ancora Paura, come quandoa Roma, nell’estate 1957 scapparonodal carro gabbia quattro tigri,andando a passeggiare tra le gradinate.Fu la nonna che riuscì a tenere abada in un angolo con estremo coraggioe sprezzo del pericolo. In un’altraoccasione dopo il numero in pista,per una disattenzione dell’operaio,rimase aperto lo sportello del tunnel
ProfiliFiorenza e Darix negli anniCinquantacosicché una delle tigri ritornò liberain pista dove vi era un bambino chegiocava. Anche in quell’occasionegrazie al sangue freddo di Darix tuttoandò per il meglio senza conseguenzeper il bambino.DARIX, DOMATORE E DIRETTOREDarix aveva iniziato la sua carriera didomatore con le tigri a 25 anni.Presentò prima un numero di soli leonie poi un numero di 8 tigri delBengala. Creatasi l’immagine di Darixgladiatore, partecipò a molti filmstorici in costume in queste vesti. Ilsuo in pista era un ammaestramentoin dolcezza il che lo aiutò molto nelriuscire ad instaurare un buon rapportocon i suoi animali. In pistaDarix aveva alcune peculiarità che glierano proprie quali il cerchio in cuisaltava le tigri non era infuocato, macircondato da un giro di lampadine,le colonnine stile romano usate comesgabelli per gli animali, per contribuirealla sua figura da “gladiatore”;la gabbia costituita da rete metallica,la cupola romana, alcuni sistemidi montaggio e smontaggio delle gradinate,tutti progetti realizzati e soventebrevettati dal fratello Wiorische bilanciava la grandezza di Darixin pista con l’importanza del suo lavorodietro le quinte. Due assi per ungrande circo. A loro il merito dellefantastiche produzioni del Circonell’Acqua che rimarranno uniche edirripetibili nella storia del circo italiano.Fuori dallo chapiteau un’enormevasca di 10 x 6 metri. All’interno,in un’ambientazione veneziana congiochi d’acqua e gondole in pista eFiorenza che cantava sul ponticello,Danila che interpretava “La Mortedel Cigno”, ovunque luci blu fluorescentie animali di gomma piuma sospesicome per incanto in tutto lochapiteau. Negli anni SettantaFiorenza arriva in pista su un cavalloe una volta in pista cantava con la vocesu cui ci siamo dilungati.Ad Imperia il 1° settembre 1976 siviene a sapere della sua malattia checauserà la sua scomparsa in appena45 giorni, il 15 ottobre 1976. “In quei45 giorni - ricorda Fiorenza – gli fui alfianco in ogni istante. Da quando luise ne è andato tutto è cambiato.Umanamente e artisticamente, mal’amore che ci legava era talmenteforte che tutt’oggi in alcuni momentiè come se lo sentissi accanto”. Allaguida del complesso si sono succedutii figli. Fiorenza, anche con la mortenel cuore, ha continuato a viveree lavorare nel circo con la famiglia,esibendosi come cantante fino al2005, anno della tournée del Florilegioin Francia, durante il passo a duedi Davio. In questa apparizione in pista,Fiorenza appariva nelle vesti della“mamma” accompagnata da unchitarrista o da una fisarmonica dalvivo.A questo punto lasciamo la parola aMarcello Porru che per diversi anniha accompagnato Fiorenza in pistasuonando la chitarre: “Accompagnarela Fiorenza era una cosa molto piacevole;la Fiorenza cantava assolutamentedal vivo, lasciava la sala stupefatta,una voce nitida e chiara comel’alba di un giorno stupendo.Quando cantava “Torna a Surriento”,l’acuto finale ti dava i brividi!”.Prosegue Marcello ancora rapito dalricordo di quei periodi in casa Togni:“La Fiorenza al circo era “un’icona”:la mamma di tutti noi. Un’artistache ha sempre saputo adeguarsi aiproblemi attuali, contro quelli che,in tanti circhi, restano rinchiusi nelloro perimetro prendere contattocon la realtà esterna. Fiorenza hasempre amato ed ama ancora, ilviaggio, questo credo che non potràmai abbandonarlo. Quando si andavaal supermercato, la si sentiva canticchiare,eseguiva le sue prove di cantoanche quando faceva la spesa; tornavacon la sua bicicletta cantandoquasi sempre un’aria melodica; inogni caso anche se non la si vedevasapevamo che era nel supermercato,la si udiva fino a tre quattro repartipiù lontani; era una cosa bella, hasempre amato il suo mestiere”.Vogliamo chiudere queste righe conle parole della signora Fiorenza chesono stampate su alcuni programmidi sala, parola con le quali è solitaterminare le interviste. In fondo ormaici sembra di conoscerla bene.“Siamo ricchi di storia e di ricordi. Ilcirco è il mio lavoro, è la mia vita, glianimali i miei amici. La mia roulottenon é grande come un appartamento,ma cammina, e dove vado io leiviene con me”.Circhi e Luna Park IN CAMMINOpagina 53