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INC 2-2009.pdf - Chiesa Cattolica Italiana

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Profilicambolesco e necessiterebbe di unracconto più lungo e dettagliato comeho fatto nel mio libro. Quello cheposso dirvi qui é che mio zio non vollepiù scendere da quel vagone pernessun motivo: lui salì sul vagone aHelsingor e sarebbe sceso solo aCatania, dove c’era il nostro circo,ma fu costretto a scendere in dueoccasioni: la prima a Lipzig, dove cifu una perquisizione da parte dellapolizia della Germania dell’Est checercava dei fuggitivi, che tentavanodi raggiungere quella dell’Ovest.Siccome Nino si rifiutò di scenderedal vagone, la polizia lo buttò fuoria forza sotto minaccia delle baionette.La seconda uscita dai vagoni fu aChiasso in Svizzera, dove rimanemmofermi una settimana, perché inostri documenti sanitari erano sbagliatie dovemmo aspettare che dalcirco facessero nuove pratiche d’importazione.Dopo tre giorni fermi allafrontiera, convinsi Nino di venirecon me ad un hotel a farsi un bel bagno,ma quando tornammo, i nostrivagoni non c’erano più, al poveroNino quasi venne una sincope, manon era successo niente, li avevanospostati di ramblè (le rampe utilizzateper caricare e scaricare i vagonimerci). Lì a Chiasso mi sentivo incasa, perché parlavano italiano e leferrovie le conoscevo come le mietasche. A quei tempi io caricavo ilmateriale del circo in treno e avevomolta pratica in quell’ambiente, indipendentedi quale nazione fosse:le ferrovie erano tutte uguali, dovec’erano dei binari mi sentivo a mioagio. Quando stavamo viaggiando insiemeai vagoni degli animali diDarix, eravamo un convoglio conorari prestabiliti e possedevamo dellepriorità, ma dopo che ci lasciaronosoli a Chiasso, quando finalmentearrivò l’autorizzazione di ripartire,impiegammo alcuni giorni ad arrivarea Catania, perché, spesso ci lasciavanofermi in qualche stazione inattesa che ci fosse qualche treno peressere collocati in coda e continuareil viaggio. Finalmente arrivammo aCatania e quel sofferto viaggio terminò,ma i nostri problemi erano solocominciati. Quel viaggio provocòuna specie di trauma nervosa, diciamouno stress, al maschio delle zebre“Masai” (questo era il suo nome):quell’animale quando era in pistasi comportava normalmente edCirchi e Luna Park IN CAMMINOpagina 60era docile, ma quando usciva dalla pista,si trasformava in un vero demonio,scalciava in tutte le direzioni emordeva, non lasciava avvicinarsi nessuno,mandò all’ospedale molti operaidi quelli che dovevano lavorarecon lui, ma questa è un’altra storia.NOMI RICORRENTIAvrete notato che nella nostra famiglia,ci sono due nomi che si ripetonovarie volte, Paolo e Ferdinando.Paolo fu il primo della stirpe, mio trisnonno,il prete che si tolse la tonacaper andarsene con una saltimbanco oforse una zingara; mio nonno Paolino,si chiamava Paolo, ma lo chiamaronocosì per via di suo nonno; mio cuginoPaolo, il fratello di Moira e il sottoscritto,perché anch’io mi chiamo anchePaolo, poi ce ne sono altri, sia quiin Italia che in Brasile. Ferdinando sichiamava il mio bisnonno, quello checreò il primo circo Orfei (era figlio diPaolo l’ex prete, e padre di Orfeo,Paolino, Enrico, Vittoria, Cecilia eGiovanna); il fratello di Nino si chiamavaFerdinando, ma lo chiamavanoNandino Fiacca (che era il nome cheusava da pagliaccio) e poi c’èNandino (Nando Orfei) mio cugino,fratello della Liana e di Rinaldo.1937. Nino e compagnia;invito con carrozzaQuesti due, sono nomi molto ricorrentinella nostra famiglia.Mio zio Nino fu un grande del circo,ma rimase sconosciuto, per il suo caratteremodesto, tutto quello che faceva,anche se fosse la cosa più difficiledel mondo, lo faceva normalmente,senza mai mettersi in evidenzao vantarsi di quello che aveva fatto.Uomini come lui e mio zioAdriano, sono la vera spina dorsaledel circo, quelli che fecero la storiasenza mai apparire. E’ grazie a gentedi quello stampo che il circo è arrivatodove è arrivato ed ha sopravissutoa tutte le vicissitudini che ci sono state.Se Nino avesse fatto il suo numerodi jokey in un circo come il nostronegli anni Sessanta, con la televisionee tutto il resto, sarebbe arrivato allestelle, ma nel suo circo degli anniVenti, rimase nell’ombra. EnricoCaroli aveva ragione: Nino sarebbedovuto andare in un grande circo.Solo in quel modo avrebbe avuto lafama che si meritava, e non sarebberimasto “Il grande sconosciuto”.

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