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INC 2-2009.pdf - Chiesa Cattolica Italiana

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Profili1940. Amedea e Nino nel Passo a due. VittorioCarretta manda i cavalli1940. Amedea e Nino nel passo a due nell’arenadopo che un temporale distrusse il tendonesbarre basse e alte), così non ci sentimmoperduti per la lingua.Chiedemmo a Didier Danion (che eraun mio grande amico) di farci da interpretecon l’addestratore inglesee insieme giungemmo al campino diPhilips Hallan. Bussammo alla portadella roulotte e apparve una signora:le chiedemmo se potevamo parlarecon suo marito e Didier tradusse.La donna rispose che non erasposata. Noi insistemmo che volevamoparlare coll’addestratore del numerodi palomini, zebre e pony delCirco Bertram Mills, e la donna disseche l’addestratore… era lei! Noi lemostrammo il biglietto che ci avevanodato col nome di Philips Hallan, eper nostra sorpresa venne fuori chePhilips Hallan era lei. Superato quelmalinteso, il giorno seguente cominciammoa provare il numero.Rimanemmo da Scott quasi due mesi,dall’inizio d’agosto alla fine disettembre, e prendemmo confidenzacon gli animali in pista, ma non installa, perché credevamo che i suoioperai sarebbero venuti in Italia eavrebbero trasmesso le istruzioni ainostri e poi se ne sarebberotornati in Inghilterra, ma nonfu così. Quando l’ultima notte,portammo gli animaliallastazione,salutammo gli stallieri inglesie da qualcosa che dissero, mi sembròche loro sarebbero tornati subitoin Inghilterra. Riferii a Nino il miodubbio, ma lui mi rispose che eromatto: sarebbe stato impossibileche avessero lasciato viaggiare glianimali dalla Svezia alla Sicilia dasoli, erano più di 3.000 km.Andammo al circo e chiamammoDidier nuovamente per farci da interprete.La signora Hallan confermòche i suoi operai sarebbero ritornatiin Inghilterra. Discutemmo unpo’ sul fatto che gli animali nonavrebbero potuto viaggiare da soli,che noi non avevamo ancora acquistatoconfidenza con loro e che sarebbestato pericoloso far affrontareloro un viaggio così lungo con personeche loro non conoscevano, ma lasignora Philips disse che quello nonera problema suo e ci salutò.A quel punto decidemmo che avremmodovuto viaggiare nei vagoni congli animali.Tornammo alla stazione e ci informammodell’orario incui il treno sarebbepartitol’indomani.Ioc a p i ichel’orario di partenza sarebbe stato intornoalle 10.30, ma Nino insistevache partiva alle 9.30. Siccome io capivol’inglese più di lui e il funzionarioche ci diede l’informazione ci risposein quella lingua, io insistettisulle 10.30. Io non avevo niente diadatto per affrontare un viaggio di3.000 in un vagone bestiame e pretesidi andare in un magazzino acomprarmi qualche tuta da ginnasticaper quell’occasione.Nino insisteva che non avremmoavuto il tempo, perché il negozioapriva alle 9.00 e non ci sarebbe statoil tempo per tornare all’hotel epoi andare alla stazione. Io dissi chese avessimo portato la nostra roba aivagoni la mattina presto, poi saremmostati liberi di andare al negozio.Dalle 09.00 alle 10.30 avremmo avutotutto il tempo per tornare ai nostrivagoni. Così mio zio venne conme al negozio. Comprai tutto quelloche mi sarebbe servito nel viaggio:le tute da ginnastica e una valigettada picnic, per farmi da mangiare nelviaggio. Quando finimmo le compere,andammo alla stazione, e per nostrasorpresa i vagoni del circo nonerano più là. A mio zio, quasi venneun colpo, io tentai calmarlo dicendogliche probabilmente li avevanospostati di binario; con la praticache io avevo di ferrovie, gli dissi chequello succede sempre, ma Nino nonsi dava pace: quei poveri animalistavano viaggiando da soli e primache gli altri del circo se ne fossero7 luglio 1936. Nino e compagni durantel’invito a BellariaCirchi e Luna Park IN CAMMINOpagina 58

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