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Nei capitoli precedenti, si è iniziato<br />
Miti<br />
ad analizzare quante imprecisioni ruotino<br />
intorno all’argomento e come queste siano<br />
difficili da estirpare dalle consuetudini popolari.<br />
e leggende<br />
di Luca Misasi<br />
sulla birra<br />
Da quando finalmente è<br />
stata disciplinata legalmente<br />
anche in Italia la<br />
produzione della birra<br />
fatta in casa, si è iniziato a<br />
capire come al di fuori del<br />
grigiore dei prodotti industriali,<br />
esisteva un mondo<br />
meraviglioso e colorato<br />
ma soprattutto divertentissimo!<br />
Il merito spetta tutto<br />
al glorioso Decreto<br />
Legislativo n. 504 del<br />
26/10/1995 che sancisce<br />
la fine dell’oscurantismo<br />
culturale, quasi da inquisizione<br />
medievale!<br />
Una sorta di “pillola<br />
rossa” di Morfeus, nel<br />
noto film Matrix, che<br />
finalmente ci ridesta alla<br />
verità.<br />
Magari adesso, i soliti<br />
complottisti hanno una<br />
nuova argomentazione,<br />
dopo Torri Gemelle e<br />
scie chimiche, ora possono<br />
ipotizzare che questo<br />
ritardo sia dovuto a oscure<br />
lobby di vinificatori<br />
incappucciati antibirra<br />
oppure che il mix di malto<br />
e luppolo sia il veleno<br />
più temuto dai rettiliani!<br />
Chissà, comunque abbiamo<br />
finalmente capito che<br />
sin’ora, ci hanno raccontato<br />
solo tante frottole e<br />
tante imprecisioni sull’argomento<br />
ma nessuno vi<br />
ha mai raccontato…<br />
Capitolo 4/6<br />
Nei capitoli precedenti,<br />
abbiamo iniziato ad analizzare<br />
le imprecisioni che<br />
ruotano intorno all’argomento<br />
birra sottolineando<br />
quanto siano difficili<br />
da estirpare dalle consuetudini<br />
popolari.<br />
Un altro mito prettamente<br />
italiano da sfatare è<br />
quello di identificare le<br />
birre attraverso il colore.<br />
Quante volte abbiamo<br />
sentito frasi del tipo “mi<br />
piacciono solo le bionde e<br />
solo ghiacciate!”, oppure<br />
“le bionde sono leggere<br />
mentre le rosse sono<br />
forti”! Oppure ancora “le<br />
nere non sono buone, in<br />
quanto troppo amare o<br />
corpose”! Ebbene, tutte<br />
imprecisioni, luoghi comuni<br />
o meglio ancora…<br />
miti e leggende!<br />
Innanzitutto, la terminologia<br />
più corretta in<br />
fase di approccio visivo,<br />
è senza dubbio definirle<br />
“CHIARE, AMBRATE<br />
e SCURE”. Dimentichiamo<br />
quindi aggettivi<br />
del tipo “bionde, rosse e<br />
nere”, ma partiamo dal<br />
presupposto che il colore,<br />
in sé per sé, non identifica<br />
la birra in maniera<br />
univoca ed esaustiva…<br />
cosa che invece è demandata<br />
esclusivamente allo<br />
STILE.<br />
Con l’avvento delle birre<br />
di qualità, l’utente medio<br />
inizia a comprendere<br />
che “non esiste la birra,<br />
ma esistono le birre!”<br />
(Cit. Kuaska). Dobbiamo<br />
imparare a conoscerle e<br />
richiederle in relazione<br />
proprio alle loro peculiarità<br />
tipiche, che caratterizzano<br />
il prodotto al di<br />
là del colore.<br />
Mi spiego. Prendiamo<br />
per esempio due CHIA-<br />
RE, una prodotta in<br />
America e l’altra nella<br />
Repubblica Ceca. Ancor<br />
prima di approcciarsi alla<br />
bevuta, bisogna essere<br />
consapevoli di avere di<br />
fronte due prodotti palesemente<br />
diversi, accomunati<br />
solo dal colore. Nella<br />
prima, sicuramente, mi<br />
arriverà un fruttato agrumato<br />
e resinoso in bocca<br />
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