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COPERTINA 1/2016

QG_2016-2

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Obiettivo 2. Il Corpo. Anatomia dei diritti<br />

tativo consentito dalla legge (nella parte in cui non<br />

sembra considerare necessario l’«adeguamento dei<br />

caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento<br />

medico-chirurgico» 63 ), è pervenuta ad una interpretazione<br />

costituzionalmente e convenzionalmente<br />

orientata della l. n. 164 del 1982, in modo da riconoscere<br />

il diritto del soggetto istante alla rettificazione<br />

anagrafica della propria identità sessuale (da uomo a<br />

donna), come espressione del suo diritto all’autodeterminazione,<br />

pur non avendo previamente acceduto<br />

ad un intervento modificativo dei suoi caratteri sessuali<br />

primari e secondari 64 .<br />

Nonostante la permanenza, nell’art. 1 della l. n.<br />

164 cit., della previsione di «intervenute modificazioni<br />

dei (..) caratteri sessuali», come presupposto<br />

per il riconoscimento da parte del Tribunale di una<br />

diversa attribuzione del sesso, il «progressivo sviluppo<br />

della scienza medica e degli approdi della psicologia<br />

e della psichiatria» inducevano questo giudice<br />

a cassare l’interpretazione «“storico-originalista”<br />

di carattere del tutto statico» cui era invece pervenuta<br />

la Corte di appello di Bologna. Per i giudici di<br />

Piazza Cavour la lettura data dal giudice di merito<br />

appariva contraria al principio di proporzionalità<br />

che avrebbe, invece, dovuto condurre ad un «adeguato<br />

bilanciamento» tra «sviluppo della personalità<br />

individuale» e «interesse pubblico alla certezza<br />

delle relazioni giuridiche che costituisce il limite coerentemente<br />

indicato dal nostro ordinamento al suo<br />

riconoscimento».<br />

Pure in presenza di una consapevolezza sulla<br />

«assoluta novità della questione» e sulla permanenza<br />

di «opinioni non univoche della dottrina e della<br />

giurisprudenza di merito» circa la portata del disposto<br />

legislativo, che avrebbero probabilmente dovuto<br />

indurre a sollevare la questione di legittimità costituzionale<br />

65 , la Suprema Corte perveniva ad accogliere<br />

la domanda proposta dal soggetto interessato<br />

alla rettificazione del sesso da maschile a femminile,<br />

disponendo le consequenziali annotazioni anagrafiche.<br />

4. Considerazioni conclusive<br />

sulla problematica tenuta<br />

della certezza del diritto<br />

e della divisione dei poteri<br />

Pur essendo certamente apprezzabile lo sforzo<br />

ermeneutico che consente al giudice di ricavare,<br />

attraverso un’interpretazione costituzionalmente e<br />

convenzionalmente orientata, la norma da applicare<br />

al caso di specie, indiscutibili sono le preoccupazioni,<br />

per la stessa certezza del diritto e per l’eguaglianza<br />

di trattamento di situazioni similari, di una eccessiva<br />

frammentazione interpretativa cui potrebbe<br />

invece condurre una giurisprudenza incurante dei<br />

limiti posti dalla legge. L’opportunità pure riconosciuta<br />

a questa autorità giudicante di enucleare dalla<br />

norma da applicare i significati più coerenti con il<br />

disposto costituzionale, entro i margini ermeneutici<br />

da quest’ultimo consentiti, non dovrebbe così<br />

indurla, in presenza di una prescrizione legislativa<br />

giudicata illegittima, ad assumere una decisione<br />

di segno opposto. Nel porre in discussione uno dei<br />

principi cardine dello Stato di diritto, quale è certamente<br />

quello basato sulla divisione tra i poteri, tale<br />

disattivazione del contenuto dispositivo della legge<br />

verrebbe ad eludere il sistema accentrato di costituzionalità<br />

cui è riconosciuto il compito di risolvere in<br />

modo definitivo le possibili antinomie determinatesi<br />

tra queste fonti, poste all’interno di un rapporto di<br />

gerarchia.<br />

Pur auspicando in un settore delle conoscenze<br />

umane, come quello qui considerato, una maggiore<br />

attenzione da parte del legislatore, così da evitare i<br />

63. Art. 31, n. 4 del d.lgs n. 150 del 2011 che abrogava l’art. 3 della l. n. 164 del 1982.<br />

64. In analoga direzione si erano, peraltro, già inoltrati il Trib. Rovereto, sent. n. 194 del 3 maggio 2013, in www.west-info.eu e il Trib.<br />

Messina, sez. I civ., 4 novembre 2014, in www.dirittocivilecontemporaneo.com. Per quest’ultimo giudice, nonostante la previsione contenuta<br />

nella l. 164/1982, bisognava riconoscere il diritto al mutamento anagrafico del sesso ad un individuo, che avesse ricevuto una terapia<br />

ormonale femminizzante, «anche in assenza di un intervento chirurgico demolitivo dei caratteri sessuali primari». Ciò avrebbe consentito<br />

al soggetto interessato di raggiungere «un assetto dei caratteri secondari e dei valori ormonali compatibili con un aspetto ed un quadro<br />

ormonale femminile». Per A. Ruggeri, L’interpretazione conforme a Cedu: i lineamenti del modello costituzionale, i suoi più rilevanti<br />

scostamenti registrati nell’esperienza, gli auspicabili rimedi, 20 maggio 2015, in www.federalismi.it, p. 22, tali casi giurisprudenziali<br />

dimostrerebbero, «ancora una volta», come «l’interpretazione conforme si dimostra in grado di sostituirsi al giudizio accentrato di costituzionalità».<br />

Il suo impiego dovrebbe, al contrario, «concorrere a ricucire ciò che è a tutt’oggi separato, strappato: a condizione, appunto, che<br />

non se ne faccia un uso strumentale da parte di chi reputi di potere nel suo nome piegare norme ed indirizzi giurisprudenziali alle proprie<br />

norme ed indirizzi, facendo i primi oggetto di impropri adattamenti interpretativi».<br />

65. Come invece è stato fatto dal Trib. Trento, sez. civ., ord. n. 228 del 20 agosto 2014, in G.U. n. 52 del 17 dicembre 2014. Con la recente<br />

sent. 221/2015, la Consulta, nel dichiarare non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 1, comma 1, della l. n. 164 del 1982,<br />

rileva comunque come «la prevalenza della tutela della salute dell’individuo sulla corrispondenza fra sesso anatomico e sesso anagrafico»<br />

debba portare «a ritenere il trattamento chirurgico non quale prerequisito per accedere al procedimento di rettificazione – come prospettato<br />

dal rimettente −, ma come possibile mezzo, funzionale al conseguimento di un pieno benessere psicofisico».<br />

Questione Giustizia 2/<strong>2016</strong><br />

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