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n.<strong>14</strong><br />
80 anni di Istituto Marangoni<br />
Oliviero Toscani Ivan Cattaneo Branko Conte Galé Luca Tommassini
sommario<br />
in questo numero<br />
10.<br />
16.<br />
22.<br />
30.<br />
38.<br />
46.<br />
51.<br />
54.<br />
56.<br />
58.<br />
59.<br />
64.<br />
68.<br />
72.<br />
76 .<br />
81 .<br />
84.<br />
94.<br />
L’oroscopo del 2016 di Branko<br />
Anticipazioni Pitti Immagine Uomo<br />
Fashion culture<br />
Il vocabolario della moda italiana<br />
Arte/Oliviero Toscani<br />
Arte/Rossella Roli<br />
Arte/Il ritmo dell’immagine<br />
Al cinema<br />
Nel paese dei Coppoloni<br />
Concerti<br />
Ivan Cattaneo<br />
Conte Galè<br />
Luca Tommassini<br />
Libri<br />
Benessere<br />
Ritratti<br />
Sapori<br />
Zapping<br />
n.<strong>14</strong><br />
Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale<br />
di Milano al numero 335 del 25/10/2013<br />
www.itaeventi.it<br />
www.facebook.com/itaeventi<br />
twitter.com/itaeventi<br />
Direttore responsabile<br />
Guido Biondi<br />
Grafiche e impaginazione<br />
Massimiliano Pallai<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Bruno Quiriconi, LAmanu, Andrea Thomas,<br />
Mirella Codeghini, Antonio Di Stefano<br />
Editore - Concessionaria di Pubblicità<br />
MediaAdv s.r.l.<br />
Via A. Panizzi, 6 - 20<strong>14</strong>6 Milano<br />
Tel. +39 02 43986531<br />
info@mediaadv.it<br />
www.mediaadv.it<br />
Stampa<br />
Mediaprint s.r.l.<br />
Via Brenta, 7<br />
37047 San Giovanni Lupatoto (VR)<br />
finito di stampare dicembre 2015
editoriale<br />
Questo numero di Itaeventi esce in<br />
contemporanea con la manifestazione<br />
del Pitti a Firenze. Moda (e design)<br />
hanno ispirato i principali articoli, a<br />
partire dagli 80 anni dell’Istituto Marangoni<br />
festeggiati con un libro importante del<br />
quale mostriamo alcune fotografie per descrivere<br />
lo spirito della scuola più famosa in Italia per<br />
aspiranti futuri addetti ai lavori del settore. Inoltre<br />
l’imperdibile mostra Il nuovo vocabolario della<br />
moda italiana alla Triennale di Milano dedicata<br />
a Elio Fiorucci. E ancora, chi meglio del maestro<br />
Oliviero Toscani si è avvicinato all’universo del<br />
design e della moda, immortalando visioni oblique<br />
con la sua grande forza comunicativa? Anche<br />
i protagonisti dello spettacolo hanno la caratteristica<br />
di essere visionari, innovativi, grandi comunicatori<br />
e artisti a tutto tondo: Luca Tommasini,<br />
anima di X Factor e Ivan Cattaneo, artista-cult<br />
e cantante, con il merito di intuire per primo l’unione<br />
tra immagine e musica. E ancora, uno dei<br />
protagonisti di Rtl 102.5, il Conte Galè, capace di<br />
inventarsi un personaggio unico nel panorama<br />
radiofonico italiano. Immagine, arte, moda, design,<br />
comunicazione si legano ad un filo rosso<br />
come un vero canovaccio, buona lettura. (G.B.)
itratti<br />
IL 2016 DI BRANKO<br />
Nel suo ultimo libro tutti i segreti dei segni zodiacali mese per mese. E, in questa intervista, ci<br />
svela come andrà l’economia in Italia. di Guido Biondi<br />
Branko si definisce soprattutto un artista,<br />
come dargli torto? Nell’intervista ad Itaeventi,<br />
racconta la sua storia: dall’esperienza<br />
del teatro sino alla prima collaborazione con Radio<br />
Capodistria; una vita dedicata all’astrologia<br />
con grandi letture e un formidabile intuito. Un gigante<br />
nella sua professione con un grande segreto:<br />
una profonda umanità. Branko ci tiene a far sapere<br />
che si muove con i mezzi pubblici: non un vezzo<br />
ma un segno di essere una persona con i piedi per<br />
terra. Ha appena pubblicato il ventesimo capitolo<br />
del suo celebre libro Calendario astrologico, con le<br />
previsioni per il 2016, edito da Mondadori. Ma che<br />
segno sarà l’uomo più letto e ascoltato sulle previsioni<br />
per il giorno dopo? “Scorpione”,<br />
risponde senza esitare Branko.<br />
Il primo argomento è quello<br />
che meno ti aspetti: “Ad un certo<br />
punto ho avuto una crisi estetica<br />
andando in tv spesso; improvvisamente<br />
mi sono visto vecchio e<br />
brutto, pensavo di non farmi più<br />
vedere da nessuna parte”.<br />
Fondamentalmente lei è una<br />
voce (Rds) e un testo (Il Messaggero),<br />
non è essenziale la tv,<br />
lei è più una presenza spirituale<br />
ed invisibile rispetto a un personaggio<br />
televisivo.<br />
Sono completamente convinto di<br />
questo, il problema è la promozione<br />
per i libri… Io sono nato per la radio: sono 34<br />
anni che sono lì. Sono prima di tutto un artista che<br />
da tanti anni segue l’astrologia. A Radio Dimensione<br />
Suono lavoro dal febbraio 1982 e da allora – è<br />
importante sottolinearlo perché sono l’unico esempio<br />
esistente -, tutti i giorni stessa rete stesso orario<br />
senza mai cambiare.<br />
Ma la prima radio con cui ha collaborato è stata<br />
Radio Capodistria, giusto?<br />
Vero, in effetti sono nato a Capodistria. Dopo l’Accademia<br />
ho fatto molto teatro con diverse compagnie<br />
italiane, facevo l’assistente alla regia e ho collaborato<br />
con i più grandi nomi esistenti. Poi i miei<br />
genitori si sono entrambi ammalati e sono dovuto<br />
rientrare a Capodistria e in quel periodo ho iniziato<br />
a lavorare a Radio Capodistria che è stata una<br />
grande radio, molto prima dell’avvento delle radio<br />
private. Avevamo un pubblico eccezionale sino alle<br />
porte di Milano e dell’Emilia Romagna.<br />
Insieme alla Radiotv Svizzera italiana e Tele-<br />
MonteCarlo è stata la prima emittente straniera<br />
ad essere ascoltata in Italia.<br />
Ricordo che a Ravenna avevamo un seguito incredibile.<br />
È stata una scuola formativa con un grande<br />
successo. Presentavo ogni giorno da mezzogiorno<br />
sino alle <strong>14</strong>,30 il programma Musica per voi, con<br />
dediche e messaggi augurali, con<br />
oltre trecento lettere degli ascoltatori<br />
aperte ogni giorno. Quando i<br />
miei genitori sono entrambi scomparsi<br />
ho deciso che non potevo più<br />
rimanere per il senso di angoscia e<br />
così sono andato a Roma ma i contatti<br />
con il mondo del teatro ormai<br />
erano persi. Ricordo che mentre<br />
cercavo di capire cosa fare ascoltavo<br />
le prime radio private e quella<br />
che mi colpì maggiormente per le<br />
voci e per la musica fu Rds. Chiamai<br />
semplicemente e chiesi un appuntamento<br />
con il proprietario<br />
(Eduardo Montefusco, ndr) e lui<br />
appena sentì la mia voce mi disse<br />
di andare a trovarlo. Scoprii che<br />
gli piaceva la mia voce. Il giorno successivo lo conobbi<br />
e mi disse che aveva bisogno di questa bella<br />
voce per un programma alla mattina; oggi è impensabile<br />
ma il giorno dopo stavo già lavorando per<br />
Rds e senza raccomandazioni! Due persone che si<br />
sono capite all’istante: io avevo capito lui e lui me.<br />
Gli dissi che mi piaceva molto l’astrologia e che volevo<br />
fare una rubrica ma diversa da quello che c’era<br />
in giro.<br />
Quindi aveva già la sua passione per l’astrologia?<br />
Sicuramente, una passione innata; ho iniziato a occuparmi<br />
di oroscopi con l’intento di aiutare gli altri<br />
10 ITA EVENTI
ITA EVENTI 11
e capire me stesso. Oggi che sono più vecchio mi faccio i complimenti<br />
da solo: avevo intuito come l’astrologia potesse diventare<br />
qualcosa di importante, la ricerca di se stessi, fino a arrivare<br />
a fare questo professionalmente. Non ho mai invitato il pubblico<br />
a scrivermi e non ho mai venduto nulla. Ecco perché il mio<br />
pubblico mi ama: mi sono sempre denudato davanti al pubblico<br />
senza chiedere nulla.<br />
Da qualche parte ho letto che molti politici seguirebbero<br />
oroscopi personalizzati e, uno in particolare, non esce di<br />
casa senza consultare il suo oroscopo su un noto quotidiano.<br />
Molti la seguono come fosse un oracolo…<br />
Ho avuto molte richieste ma non ho mai fatto oroscopi personalizzati.<br />
È vero, invece, che molti mi seguono quotidianamente.<br />
Aggiungerei: non molti, tutti! Lo dico con cognizione<br />
di causa avendo ascoltato nei corridoi di Unomattina in Tv per<br />
quasi quindici anni le cose dette dagli ospiti di turno.<br />
Ma come si fa materialmente a preparare l’oroscopo del<br />
giorno? Oltre alla preparazione scientifica cosa occorre? E<br />
come si fa a dare a questi dati un tocco umano?<br />
Bella domanda… In primo luogo bisogna avere la base teorica,<br />
l’astrologia. I pianeti sono corpi che hanno vita, energia: dobbiamo<br />
sapere come girano intorno al sole insieme a noi, perché<br />
noi facciamo parte di un pianeta. Siamo nati tutti da un<br />
minuscolo granello di qualche cosa che è esploso. Sin dall’antichità,<br />
prima dei Greci, dei babilonesi, dei sumeri, bisognava<br />
capire il significato di queste luci nel cielo viste di notte. Una<br />
volta che abbiamo appreso le cognizioni elementari iniziamo a<br />
distinguere ad esempio Mercurio, il pianeta più vicino al sole,<br />
il pianeta dei viaggi, della parola scritta e parlata, dei nostri soldi,<br />
il pianeta che governa la gola, i bronchi… Insomma, devi<br />
avere una grande fiducia per credere in tutto questo! Poi contano<br />
gli aspetti che si incrociano tra i pianeti, qualche volta positivi<br />
e talvolta negativi e valutare gli effetti su di noi. Ma la parte<br />
teorica non basta: io già prima di fare l’Accademia studiavo e,<br />
soprattutto, leggevo gli astrologi francesi e americani, i primi a<br />
dare una connotazione moderna all’astrologia. E poi c’è il mio<br />
intuito: c’è qualcosa che scatta dentro, la decisione di scrivere<br />
una certa cosa su un segno anziché un altro. In più bisogna che<br />
la previsione debba valere per tante persone: è impossibile arrivare<br />
a tutti e non è neppure la mia intenzione. Se mi leggi o mi<br />
ascolti dal lunedì al venerdì in radio, prima o poi sono arrivato<br />
anche a te con qualcosa di negativo o positivo che ti riguarda<br />
e che per te è importante. Volendo o non volendo signori miei,<br />
siamo tutti sotto la stessa stella. Ma non basta ancora: per fare<br />
una previsione ed essere diverso dagli altri astrologhi ed avere<br />
un pubblico più sensibile, devi aver studiato almeno i classici<br />
greci, Dostoevskij, Tolstoj, i grandi russi. E devi aver letto assolutamente<br />
(quasi grida, ndr) Shakespeare, come l’ho studiato<br />
io per tre anni all’Accademia! Ogni singola parola! E lì capisci<br />
che c’è tutto: dall’ariete ai pesci. Vuoi conoscere i gemelli? Leggi<br />
Così è (se vi pare) di Pirandello. Vuoi conoscere il segno del<br />
cancro? C’è il monumento: Alla ricerca del tempo perduto di<br />
Proust; il cancro è solo il ricordo, che ritorna, che vive nel passa-<br />
12 ITA EVENTI
to. Le faccio un esempio di un oroscopo appena fatto per questo<br />
segno: scrivo che Arthur Miller sosteneva che “quando uno<br />
non ha moglie può sognare”. Anche i nativi maschi del segno,<br />
sposati, non hanno vissuto un periodo spensierato e romantico;<br />
Venere e Marte sono i responsabili. Quindi come vede inizio<br />
con il passato, con qualcosa successo di recente e poi continuo:<br />
da domani mattina Venere risplende in Scorpione, il punto più<br />
alto del loro cielo, in contatto con Giove, riuscirà a propiziare<br />
nuovi incontri. Nettuno favorisce una nuova ricarica, di poesia<br />
e romanticismo. Il cancro non può essere completamente felice<br />
se non sogna. Dove lo trova un astrologo che inizia l’oroscopo<br />
citando Arthur Miller? Le sembra un oroscopo da Novella<br />
2000? (ride, ndr)<br />
Quindi oltre alla teoria e all’esperienza, c’è una grande conoscenza<br />
letteraria portata al servizio dell’uomo.<br />
E, aggiungo, la conoscenza dell’attualità. Mi vengono i brividi<br />
quando vedo altri che non tengono conto dell’attualità. Non<br />
puoi scrivere che un segno farà un sacco di soldi quando nel<br />
paese, nel mondo intero c’è una crisi economica spaventosa in<br />
atto.<br />
Devi tenere conto della vita politica, economica, l’evoluzione<br />
sociale del mondo.<br />
In genere quando compila l’oroscopo quotidiano?<br />
La mattina alle sei in punto; non sono capace di scrivere nel pomeriggio.<br />
Sono un artista, invento le cose. Sono un personaggio<br />
dello spettacolo non sono un giornalista. Ma ho fatto venti<br />
libri di astrologia.<br />
È uscito proprio in questi giorni il suo ventesimo libro dedicato<br />
all’oroscopo del 2016 edito da Mondadori.<br />
Questo libro penso sia bello e raffinato. L’ho scritto in piena<br />
estate quindi ho dimenticato tutto quello che ho scritto perché<br />
sono sempre avanti! Adesso sono già all’anno venturo, anzi, al 1<br />
gennaio 2025. Scriva che non ricordo più niente della mia vita<br />
ma dei segni tutto: evidentemente la mia mente si è concentrata<br />
sui segni. Quando ho ricevuto la prima copia sono rimasto<br />
sorpreso di avere scritto un libro come questo: non mi rendevo<br />
conto di essere così in sintonia con le cose e le persone. Ho citato<br />
nell’apertura del volume una frase per amare la nostra lingua<br />
perché penso sia necessario, nel 2016, amare la nostra patria.<br />
Preservarla dal pericolo.<br />
Usare l’intuito, la vena artistica è di fatto avere una visione?<br />
Ho una tale energia nelle dita che mando in tilt alcuni apparecchi<br />
elettronici. Non posso usare lo smartphone con il sistema<br />
touch perché altrimenti lo mando in blocco; devo usare la<br />
macchina da scrivere... Ho alcune amiche da tanti anni che mi<br />
aiutano trascrivendo i miei appunti sul pc. Non riesco a capire<br />
da dove arrivino le cose che poi scrivo. Ad esempio, riallacciandomi<br />
all’oroscopo di prima: perché ho scritto proprio di Arthur<br />
Miller? Oppure mi capita di vedere un’immagine di Marilyn<br />
Monroe e – con in testa un vuoto -, ho ricordato una sua inter-<br />
ITA EVENTI 13
vista nella quale, in maniera spiritosa, diceva una frase che ho<br />
collegato a un segno. Succedono cose così.<br />
Crede di essere un sensitivo?<br />
Non lo posso dire io ma credo di si: certe cose non me le so<br />
spiegare e di altre non mi rendo conto… Ho iniziato io in Italia<br />
a inserire delle citazioni colte negli oroscopi: non le prendo<br />
dal “libro delle citazioni” ma faccio una incessante ricerca. Se<br />
scrivo dell’Ariete citando Hermann Hesse è perché voglio dare<br />
a quelli del segno l’idea che avranno un anno di fuoco, pieno<br />
di colori esotici. A quelli del Toro scrivo che avranno un anno<br />
di grandi numeri citando Le Corbusier; per i Gemelli Flaubert:<br />
“siamo fatti per addormentarci sulla schiena guardando le stelle”.<br />
Tra qualche anno l’umanità, per lo sviluppo della locomozione,<br />
tornerà allo stato brado. Se penso al segno del Cancro<br />
penso a ciò che succede in Medio-oriente, citando il piccolo libro<br />
di Mariella Agnelli, dai ricordi della sua infanzia: quando<br />
l’ho letto quest’estate durante i tragitti in metropolitana, ho fatto<br />
una piccola piega sulla pagina per poterlo poi utilizzare per il<br />
mio oroscopo, quando parla dell’elemento del mare e i muri di<br />
Bisanzio. Istanbul è del segno del Cancro, la mezzaluna è il loro<br />
simbolo. Il leone guadagnerà un sacco di soldi, penso a Colazione<br />
da Tiffany di Truman Capote: “non voglio dire che non mi<br />
interessa diventare ricca ma, se dovesse succedere…” esclama<br />
Audrey Hepburn. Per i nati sotto il segno della Vergine penso<br />
a Carlo Rovelli, un grande fisico; per la Bilancia sono andato<br />
a trovare una scrittrice russa, “luminoso e lieto domani sarà<br />
il mattino” per descrivere un anno romantico. Per lo Scorpione<br />
cito il film Casablanca, con tre righe tratte da una sua canzone<br />
stupenda che ho trovato sul web, grazie ad una amica; per il<br />
Sagittario sarà l’anno più importante di tutti i segni grazie alla<br />
congiunzione dei pianeti e l’ho voluto sottolineare grazie a un<br />
detto degli indiani d’America: “devi diventare un albero alto,<br />
molto alto; la sua cima deve toccare il cielo e i suoi rami devono<br />
proteggere la casa e tutto quello che ami”. Qualche sera fa guardavo<br />
la Gazzetta Tv e c’era la biografia di un indiano d’America<br />
che alcuni anni fa vinse una medaglia d’oro a Tokyo: raccontava<br />
che subito dopo tornò nella sua riserva indiana e il capo gli<br />
disse “sei il nostro albero che cresce”.<br />
Più che la compilazione di un oroscopo sembra una poesia<br />
in continua evoluzione, ricca di attualità e cultura. L’ultima<br />
domanda riguarda la situazione nel nostro paese nel<br />
nuovo anno.<br />
Dal punto di vista economico ci saranno ulteriori progressi.<br />
Già l’anno scorso avevo previsto un lieve miglioramento. Il pianeta<br />
che maggiormente influenza il mercato e il lavoro, Mercurio,<br />
quest’anno predilige i segni di terra. Solidità, concretezza,<br />
soprattutto, finanziaria. Quindi è l’anno del Capricorno. Poi<br />
avremo due mesi e mezzo in primavera con Mercurio in Toro<br />
– il segno del lavoro per antonomasia -, con grandi eventi negli<br />
Istituti bancari: ci sarà una quasi-rivoluzione, alla fine per noi<br />
positiva. Poi avremo altri due mesi in Vergine – segno del lavoro<br />
soprattutto dipendente -, con problemi sociali: sul piano del lavoro<br />
ci sono tante cose da fare…<br />
<strong>14</strong> ITA EVENTI
concept: LAmanu<br />
Spirito cosmopolita e tessuti ultra-naturali<br />
per uno stile chic understated<br />
American Vintage si presenta all'appuntamento<br />
di Pitti Uomo con la sua Fall Winter 2016<br />
caratterizzata da filosofia interseason e spirito<br />
cosmopolita e da una sensibilità selfcare, forme<br />
loose e lineari. Sono questi i caratteri individuati<br />
come costitutivi di uno stile chic understated. A<br />
fare la differenza sono precise scelte stilistiche e di<br />
tessuto, come l'utilizzo di fibre nobili ad esempio<br />
il modal (estratto dalla cellulosa), che ha il pregio<br />
di essere una materia prima naturale, setosa e<br />
flessibile, in grado di garantire un grande confort.<br />
Maglia girocollo<br />
micro jacquard<br />
in lana e alpaca<br />
Maglie in light<br />
supergeelong cashmere touch,<br />
lavorate a trecce e punti<br />
Scarponcino basso personalizzato<br />
Yong Bae Seok: scarpa stile<br />
montagna con tomaia in pelle<br />
scamosciata e nylon; occhielli<br />
metallici snodati. Linguetta cucita<br />
a soffietto nella tomaia. Fodera in<br />
cotone e suola in gomma stampata.<br />
Pulse con Connequ<br />
la linea di accessori<br />
che si connette<br />
allo smartphone
1.<br />
2.<br />
3.<br />
4.<br />
1. Armatura effetto maglia in cashmere/seta dal<br />
raffinato disegno optical. Calda e avvolgente,<br />
la giacca, decostruita e ultralight, gioca con le<br />
tonalità naturali del cammello.<br />
2. Abito in pura lana follata con gessatura frisé<br />
dall’effetto leggermente mosso<br />
3. Smoking realizzato in tessuto foulé dall’insolito<br />
color grigio chiaro con rever e bottoni a<br />
contrasto ricoperti in raso color nero.<br />
4. Giacca microeffetto jacquard in pura lana,<br />
charcoal grey con rever a scialle in raso nero<br />
Tintoria Mattei, il brand di camiceria del gruppo<br />
bresciano Giemme Brandscorporate, presenta a<br />
Pitti Immagine Uomo le proprie novità Autunno-<br />
Inverno 2016, in occasione della 89esima<br />
edizione al via il 12 gennaio 2016:<br />
ALBIATE 1830 MILANO<br />
Pantalone della<br />
collezione PT01 Fall<br />
Winter 16-17 realizzato<br />
in flanella semi<br />
cardata micro pied<br />
ITA EVENTI 17
Trench con cappuccio<br />
in gabardina di cotone<br />
accoppiata con membrana<br />
tecnica, antipioggia e<br />
antivento, e con cuciture<br />
termonastrate<br />
Aviator racket, color testa di moro, con collo in<br />
maglia bouclé, effetto montone e bottoni di corno.<br />
Giubbotto in pelle<br />
scamosciata accoppiata<br />
a un tessuto di lana<br />
Slipper doppia fibbia in lana con<br />
fantasia scacchi. Con fodera in pelle di<br />
vitello e suola in gomma ultra leggera.<br />
18 ITA EVENTI
sapori<br />
Combinare le sensazioni visive con il cibo<br />
raffinato, le emozioni e il piacere di una<br />
ritrovata convivialità: questo è LOCALE∞.<br />
Nato dalla mente di Giacomo Corti - già<br />
proprietario del Cestello RistoClub e del<br />
Convivium -, Locale∞ è situato nel centro<br />
storico della città, tra il Duomo, Palazzo Vecchio<br />
e Santa Croce, in via delle Seggiole. In un palazzo<br />
che porta i segni della magia di un passato mitico<br />
in cui si fondono le età d’oro di Firenze, un seducente<br />
jardin d’hiver accoglie gli ospiti con un impatto<br />
emotivo di grande effetto. Un posto di una<br />
sofisticata segretezza in cui trascorrere momenti<br />
all’insegna del relax. La lounge del ristorante è<br />
contraddistinta da un bancone che mixa work station<br />
da disco club con il piano di zinco tipico dei<br />
bistrot parigini, con pareti incorniciate da un bouquet<br />
di etichette delle più pregiate cantine. La filosofia<br />
di accoglienza e di sublimazione delle eccellenze<br />
e delle tradizioni locali trova la sua summa<br />
nella cucina di Fabio Silla, chef di Locale∞, che ha<br />
voluto riunire e fondere tutti questi elementi per<br />
mettere a disposizione degli ospiti la migliore e più<br />
autentica esperienza culinaria a contatto con i gusti<br />
e i piaceri delle Toscana. Lo chef rivisita ricette<br />
centenarie, in primis di carne, e le re-inventa in<br />
tagli e preparazioni mutuati dalle influenze contemporanee<br />
senza dimenticare la tradizione della<br />
cucina italiana in cui tutte le pietanze vengono<br />
realizzate con materie prime scelte ogni giorno e a<br />
km zero, e la ricerca e la scoperta dei prodotti e delle<br />
unicità della regione è continua. Prezzi a partire<br />
da 25 euro a persona per spuntini veloci e da 50<br />
euro a persona al tavolo; aperto tutti i giorni dalle<br />
19.30 alle 2.00.<br />
LOCALE∞ via delle Seggiole 12, Firenze<br />
www.localefirenze.it<br />
20 ITA EVENTI
cover<br />
Marta Mukenge<br />
Il 2015 segna un traguardo speciale per<br />
Istituto Marangoni, l’anno in cui la scuola,<br />
con le sue cinque sedi nel mondo, celebra 80<br />
anni di successi nella formazione dei migliori<br />
professionisti del fashion e design system.<br />
Per festeggiare gli 80 anni di storia della<br />
scuola di eccellenza Italiana nella formazione<br />
dei migliori professionisti della Moda<br />
e del Design, l’Istituto Marangoni ha scelto di<br />
raccontare la propria storia in un libro intitolato<br />
Fashion Culture, Istituto Marangoni: icona<br />
di moda e design, volto a promuovere la<br />
propria vocazione internazionale, nonché<br />
la forte identità italiana, sempre presente<br />
all’interno delle scuole, nei programmi<br />
didattici, così come nella volontà di sviluppare<br />
la creatività dei propri studenti,<br />
partendo dal concetto di “made<br />
in Italy” e dall’eredità dell’artigianato<br />
italiano, permeato di riferimenti<br />
estetici forti sia nei confronti della<br />
storia dell’arte che della moda e del<br />
design italiano. Tra le pagine del volume,<br />
edito da Rizzoli Libri, si susseguono<br />
infatti le parole dei docenti e<br />
i visi cosmopoliti di studenti, docenti<br />
e alumni. Sessantacinque ritratti<br />
realizzati dal maestro della fotografia<br />
Aldo Fallai, espressioni<br />
istintive e profili autentici grazie<br />
ad un setting semplice e una<br />
grande attenzione per i dettagli<br />
che caratterizzano da<br />
sempre gli scatti del celebre<br />
fotografo fiorentino. Inoltre,<br />
una selezione esclusiva<br />
di fotografie di sfilata che<br />
ben descrivono l’esplosione<br />
creativa di fine corso, bozzetti<br />
testimoni della lunga<br />
gestazione che precede ogni<br />
modello e immagini dei momenti<br />
più rappresentativi della scuola.
Adriana<br />
Perelli<br />
Gonzales<br />
ITA EVENTI 23
Studenti nella design computer room<br />
Gioia Zloczower<br />
Allegra Tirotti Romanoff<br />
24 ITA EVENTI
Paris pattern cutting room<br />
Julie de Libran<br />
Giovanna Tabucchi Milano Fashion<br />
ITA EVENTI 25
Giulio Cappellini<br />
Matteo Lamandini<br />
Roberto Riccio<br />
Alessandro Sartori<br />
26 ITA EVENTI
AR Olafsdottir
Alfonso di Casola
ISTITUTO MARANGONI nasce nel 1935 a Milano come Istituto<br />
Artistico dell’Abbigliamento Marangoni. Oggi, Istituto Marangoni<br />
è lieto di celebrare il suo 80° anniversario con iniziative<br />
speciali ed esclusive partnership che rinnovano il prestigio e lo<br />
slancio pionieristico della scuola nel mondo della moda e del<br />
design. Istituto Marangoni ha al suo attivo un bilancio formativo<br />
di quattro generazioni di studenti dai 5 continenti ed è stato il<br />
trampolino di lancio per oltre 40.000 professionisti della moda<br />
e del lusso, tra i quali citiamo Domenico Dolce (Dolce & Gabbana)<br />
e Franco Moschino. Istituto Marangoni conta oggi ogni<br />
anno oltre 3.500 studenti provenienti da 106 differenti nazioni,<br />
nei cinque campus di Milano, Parigi, Londra e Shanghai, le capitali<br />
internazionali della moda e del lusso. L’offerta formativa,<br />
ampia e articolata, propone corsi undergraduate (preparatori,<br />
intensivi annuali, triennali), postgraduate (preparatori e master<br />
annuali) e corsi brevi. Da gennaio 20<strong>14</strong> la School of Design<br />
di Istituto Marangoni di Via Cerva, a Milano, si aggiunge alle<br />
attuali location della moda. istitutomarangoni.com<br />
Raffaella Zanettou<br />
Con la prefazione a cura di Cristina<br />
Morozzi, Educational Director della<br />
School of Design di Istituto Marangoni<br />
a Milano e l’introduzione firmata<br />
da Franca Sozzani, direttore di Vogue<br />
Italia, il libro racchiude una selezione<br />
di voci raccolte in appunti, interviste e<br />
memorie che si susseguono in una narrazione<br />
sincera che racconta l’universo<br />
creativo di Istituto Marangoni. “Questo<br />
libro vuole essere il racconto di una<br />
fucina di creatività che accoglie aspiranti<br />
designer dai quattro angoli del mondo,<br />
per trasformarli in professionisti di successo,<br />
in grado di diffondere ideali fondati<br />
sull’italianità: sapere, senso del bello<br />
e eccellenza del fare” - racconta Roberto<br />
Riccio, Group Managing Director<br />
di Istituto Marangoni – “Oggi la scuola<br />
è un affermato e riconosciuto laboratorio<br />
di estetica globale, un luogo in cui<br />
la moda diventa cultura e per questo in<br />
grado di formare le future icone del fashion<br />
system. Quelle capaci di diventare<br />
cult e di far parte della ristrettissima élite<br />
“Fashion Culture” da cui prende il titolo<br />
il volume”. È stata appena inaugurata<br />
a Firenze la nuova School of Fashion,<br />
Art and Design che, riunendo in un’unica<br />
sede le discipline insegnate da Istituto<br />
Marangoni, svilupperà numerosi<br />
percorsi didattici nell’ambito dell’arte,<br />
inclusa la storia dell’arte, il “management”<br />
e la visual multimedia art.<br />
ITA EVENTI 29
arte<br />
La Triennale di Milano presenta<br />
una mostra unica nel suo genere,<br />
nata dall’esigenza di riconoscere<br />
e celebrare l’Italia<br />
della moda contemporanea<br />
e i suoi protagonisti.<br />
Negli ultimi 20 anni i brand della<br />
moda hanno rinnovato e recuperato<br />
il DNA culturale,<br />
tecnico e tecnologico della tradizione,<br />
riscrivendolo in un linguaggio del tutto<br />
originale. Il Nuovo Vocabolario della<br />
Moda Italiana analizza questo linguaggio<br />
e la nuova natura della moda italiana<br />
attraverso il lavoro dei suoi protagonisti<br />
e le loro molteplici espressioni.<br />
Dal prêt-à-porter allo streetwear, dalle<br />
calzature agli occhiali, dai bijoux ai<br />
cappelli: un inedito vocabolario di stile<br />
e produttività. La mostra è un’accurata<br />
messa in scena del tratto di storia<br />
recente del made in Italy, a partire dal<br />
1998, anno che segna il concreto passaggio<br />
a un mondo interconnesso dal<br />
web, alle nuove forme della comunicazione;<br />
dieci anni prima della grande<br />
crisi globale del 2008, che investe<br />
le economie occidentali e mette in crisi<br />
i paradigmi economici, sociali e culturali<br />
della post-modernità. Il 1998 è<br />
l’anno spartiacque tra un “prima” e un<br />
“dopo”; tra chi ha attraversato la crisi<br />
rigenerandosi e chi ne ha tratto la spinta<br />
per intraprendere un percorso autonomo.<br />
Oltre cento realtà tra le più<br />
importanti del panorama contemporaneo<br />
partecipano alla mostra con i propri<br />
prodotti e progetti. Sono stilisti e<br />
marchi, selezionati con l’approccio didattico-scientifico<br />
di un sistema a fasi<br />
successive dai curatori Paola Bertola e<br />
Vittorio Linfante insieme con il Comitato<br />
scientifico della mostra (presieduto<br />
da Eleonora Fiorani e composto da Silvana<br />
Annicchiarico, Gian Luca Bauzano,<br />
Patrizia Calefato, Enrica Morini,<br />
Domenico Quaranta e Salvo Testa),<br />
e avvalendosi di un nutrito gruppo di<br />
advisor esperti del mondo della moda<br />
(comunicatori, stilisti, giornalisti, produttori,<br />
distributori). Perché “vocabolario”?<br />
Per sintetizzare, illustrare, definire<br />
le caratteristiche fondanti del<br />
made in Italy contemporaneo, oggi ancora<br />
in fase di scrittura e di evoluzio-<br />
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ne. “Se da una parte il “ fatto in Italia”<br />
è riconosciuto nel mondo come eccellenza,<br />
dall’altra è tipicamente rappresentato<br />
da marchi e stilisti affermatisi sino agli<br />
anni Novanta, negando in un certo senso<br />
la sua capacità di rigenerazione. Eppure,<br />
confermando la storica attitudine all’auto-organizzazione<br />
italiana, una nuova<br />
generazione sta scrivendo da tempo un<br />
linguaggio riconfigurato della moda italiana.<br />
Questo grazie alla valorizzazione<br />
di risorse accessibili in Italia e scomparse<br />
altrove: l’attitudine progettuale diffusa,<br />
i patrimoni di cultura materiale, le<br />
piccole reti di laboratori, le manifatture<br />
periferiche”, spiegano i curatori Bertola<br />
e Linfante. “Vocabolario”, dunque,<br />
nel suo significato di repertorio di<br />
termini e locuzioni è il mezzo per definire<br />
e cristallizzare il nuovo linguaggio<br />
del made in Italy. Per valorizzare<br />
il contenuto progettuale dei capi, degli<br />
accessori e per esprimere con forza<br />
il concetto di “vocabolario”, la mostra<br />
è strutturata in un percorso composto<br />
da lemmi che sintetizzano ognuno un<br />
concetto tipico e rinnovato del made<br />
in Italy: Archetipo, Costruzione, Dettaglio,<br />
Laboratorio, Materia, Ornamento,<br />
Superficie, Uniforme, ognuno caratterizzato<br />
da istallazioni che illustrano il<br />
prodotto e il relativo processo creativo,<br />
dal cartamodello, agli accessori, dalle<br />
prove di lavorazione alle componenti.<br />
Il percorso espositivo è curato dall’architetto<br />
milanese Martino Berghinz,<br />
la comunicazione visiva è affidata allo<br />
studio Zetalab. La mostra è dedicata a<br />
Elio Fiorucci.<br />
IL NUOVO VOCABOLARIO<br />
DELLA MODA ITALIANA<br />
fino al 6 marzo 2016<br />
Triennale di Milano<br />
Viale Alemagna 6, Milano<br />
info: 02 724341<br />
www.triennale.org<br />
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arte<br />
I “MAGNIFICI<br />
FALLIMENTI”<br />
DI OLIVIERO<br />
TOSCANI<br />
Un volume dedicato al maestro della<br />
fotografia, reporter, creativo a 360 gradi,<br />
battitore libero. “Essere creativi vuol dire<br />
non aver certezze, vuol dire fare il contrario<br />
di ciò che ogni sistema prestabilito pretende.<br />
La ricerca ossessiva del consenso e la paura<br />
dell’insuccesso portano direttamente alla<br />
mediocrità”. di Guido Biondi<br />
Appena uscito nelle librerie Più di 50 anni<br />
di magnifici fallimenti (Electa Mondadori),<br />
una retrospettiva dei principali lavori<br />
di Oliviero Toscani. Il grande fotografo, celebre in<br />
tutto il mondo per essere la forza creativa dietro ad<br />
alcuni brand (Benetton, Esprit, Chanel, Fiorucci<br />
etc) e collaboratore dei principali magazine (Gq,<br />
Vogue, Elle, Herper’s Bazar, Esquire, Stern, Libèration)<br />
nel 1991 ha ideato Colors, la prima <strong>rivista</strong><br />
globale; nel 1993 ha fondato Fabrica - di cui è anche<br />
direttore -, centro internazionale per le arti e la<br />
ricerca sulla comunicazione moderna.<br />
È uscito questo nuovo libro anche se chiamarlo<br />
così è riduttivo: è un manifesto di vita e intenzioni.<br />
Mi hanno chiesto di fare un libro con insistenza e<br />
ho deciso di pubblicare i miei lavori, i ricordi del<br />
passato, “i magnifici fallimenti”…<br />
Perché ha scelto questo titolo?<br />
Perché lo sono, sono tutti lavori che potevano essere<br />
fatti in un modo migliore, non a caso seguito<br />
a lavorare.<br />
Quindi il senso è che ogni lavoro svolto anche<br />
se considerato eccellente è sempre passibile di<br />
miglioramento?<br />
Infatti ho scritto magnifici, mica li rinnego…<br />
È stato divertente porre lo sguardo indietro?<br />
Certamente, anche se ogni tanto viene fuori un<br />
po’ di rabbia… Un po’ per il passare del tempo,<br />
inoltre perché mettere le mani nel mio archivio<br />
disorganizzato non è facile: molte foto le ho perse,<br />
di alcune ho messo un ritaglio di giornale che le<br />
racchiudeva perché non avevo altra fonte. Uno si<br />
rende conto che avrebbe dovuto avere più cura del<br />
proprio lavoro.<br />
Guardare i primi lavori svolti può portare a<br />
pensare che vi erano delle ingenuità?<br />
Io cerco di non essere mai nostalgico; sono momenti<br />
di vita ma non dirò mai “una volta era tutto<br />
migliore”. Avrei solo voluto avere a vent’anni la testa<br />
che ho adesso con il corpo di allora.<br />
Tra tutti i suoi lavori inseriti nel libro c’è qualcosa<br />
di cui è particolarmente orgoglioso?<br />
Devo dire che l’insieme delle cose sono interessanti.<br />
Non sono un pubblicitario: ho fatto tantissimi<br />
redazionali, still life, il reporter… Sono un fotografo,<br />
non sono un esperto di moda o di pubblicità;<br />
non ho mai lavorato per le agenzie di pubblicità,<br />
le odio. Essere definito un pubblicitario è un’offesa<br />
per me. Io uso la fotografia perché ho qualcosa<br />
da dire, non perché mi compiaccio della tecnologia<br />
o della tecnica fotografica. Come quelli che fanno<br />
jogging ma non vanno da nessuna parte: io lo faccio<br />
e so dove vado.<br />
Lei ha dichiarato “la cosa migliore nella vita è<br />
quando mi incateno al lavoro”. È ancora così?<br />
Certamente. Ci si esprime lavorando. Anche Leo-<br />
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ITA EVENTI 39
Forse dipende da genitori troppo permissivi?<br />
Sono vissuti in un certo benessere, anche se falso.<br />
Tutti con questa mania di dire “aiutiamo i giovani”.<br />
Che cazzo aiutiamo i giovani? Io sto aspettando<br />
di essere aiutato dai giovani. Avrei bisogno di<br />
essere aiutato dalla loro creatività, invece sono tutti<br />
presi dai loro telefonini e dai loro computer. Soprattutto<br />
le ragazze hanno il telefonino nella mano<br />
destra e la sigaretta in quella sinistra. Sono pochi i<br />
veri creativi: dovrebbero fare gruppo, sistema; tutti<br />
comodi, i giovani sono pigri! Hanno ragione ad<br />
esserlo, ormai hanno tutto: la mamma, il papà, la<br />
scuola, il computer, le vacanze, l’aperitivo, si vestono<br />
tutti uguali, con lo stesso orecchino, i capelli rasati<br />
allo stesso modo, i piercing; tutti conformisti.<br />
nardo Da Vinci quando se ne stava a casa poteva<br />
fare lo scemo come tutti. Ma quando si va a vedere<br />
il suo museo si guardano i lavori, non le sue vacanze.<br />
Il lavoro ci libera dai complessi della nostra mediocrità,<br />
abbiamo tutti dei limiti. Quindi lavorando<br />
ti rendi conto di quanto mediocre sei, di quanto<br />
talento hai. Ti liberi dal complesso di avere difetti,<br />
anzi, di avere limiti: incatenandomi al lavoro con<br />
un progetto difficile mi rendo conto dei miei limiti.<br />
Sul retro di copertina del libro c’è una bellissima<br />
foto della sua famiglia: un nucleo composito,<br />
frizzante, vissuto. Lo stesso discorso è valido<br />
anche per la vita privata?<br />
Ma è logico, non c’è differenza. Tutta la tua vita<br />
deve essere un’azione artistica, devi saperla gestire.<br />
Il successo deve funzionare sulle 24 ore, non solamente<br />
sulle 8 ore del lavoro e poi essere miserabili a<br />
casa: nessuno ti prende in considerazione e nessuno<br />
ti rispetta. Sarebbe tremendo avere solo il successo<br />
professionale e poi umanamente essere uno stronzo.<br />
Magari per tanta gente lo sono ma non mi interessa<br />
quello che pensano, so benissimo che non<br />
è così.<br />
Oggi è più facile o complicato lavorare rispetto<br />
a quando aveva vent’anni?<br />
Adesso ci sono molte più possibilità, molti più<br />
giornali, il web. Il problema è che siamo diventati<br />
molto più pigri. La pigrizia è aumentata, non comunichiamo<br />
più. Siamo tutti connessi senza comunicare<br />
niente. E non ci interessa neppure comunicare<br />
perché abbiamo paura della comunicazione.<br />
I giovani oggi sono troppo quieti, sono docili, non<br />
conoscono la sovversione, la rivoluzione. Miti, intelligenti,<br />
comprensivi: dovrebbero essere più cattivi.<br />
In che senso “hanno paura della comunicazione”?<br />
Non si ha più paura della realtà perché la realtà è<br />
diventata la comunicazione, il messaggino, l’immagine,<br />
Facebook, Twitter, tutte queste cagate.<br />
Quella è umana realtà: vivi in rapporto a quello.<br />
Più del 95% di quello che si conosce è attraverso<br />
le immagini. Stiamo facendo anche delle battaglie<br />
di retroguardia: la discriminazione, il non accettare<br />
il diverso; abbiamo paura di perdere quel piccolo<br />
benessere che è stato costruito che ci ha creato più<br />
problemi che felicità. Io non so neanche come si<br />
entra in Twitter e Facebook: sono profili finti, non<br />
sono miei.<br />
La sua opinione su questi punti è spesso ribadita<br />
nelle sue interviste.<br />
Ho un paio di querele con Matteo Salvini e sono<br />
orgoglioso di averle e spero di essere condannato<br />
perché così un giorno i miei nipotini diranno: mio<br />
nonno aveva ragione. Perché tra un paio di decenni<br />
tutti lo avranno capito. Come oggi tutti lo dicono<br />
di Mussolini: chi fu condannato allora per averne<br />
parlato male conservi la sentenza. E così per tutti<br />
quelli che mi stanno sulle palle.<br />
C’è ancora qualcosa che le fa venire voglia di<br />
mettersi in gioco?<br />
Un’azione di sovversione, di totale sovversione.<br />
Attraverso l’immagine?<br />
Con l’immagine, con quello che è possibile fare.<br />
Bisogna mettersi in discussione sempre, non cercare<br />
il consenso.<br />
Lo scrive anche a caratteri cubitali nel libro: chi<br />
cerca il consenso va incontro alla mediocrità.<br />
È più facile essere mediocri, sembrare qualcun altro<br />
invece di essere se stessi.<br />
40 ITA EVENTI
“Elle”, Francia, numero per il 60° anniversario 2005<br />
“Elle” Francia Famiglie alternative, 2006<br />
ITA EVENTI 41
42 ITA EVENTI
Pagina sinistra<br />
sopra: “Libération”<br />
Francia, Gruppo Teatrale<br />
Aix-en-Provence, 2005;<br />
sotto: United Colors<br />
of Benetton, 1996<br />
Pagina destra<br />
sopra: Campagna<br />
anti-pelliccia, 2005;<br />
sotto: Esposizione<br />
“Osteoporosi”<br />
Copenaghen<br />
Danimarca, 2009<br />
ITA EVENTI 43
44 ITA EVENTI<br />
Toyota,<br />
Campagna<br />
pubblicitaria<br />
Prius, 2005
ITA EVENTI 45
arte<br />
UNO SGUARDO PROFONDO<br />
L’artista Rossella Roli presenta allo spazio MUVI le sue opere: valigie cariche di racconti<br />
e simboli e disegni ispirati dall’inconscio. di Andrea Thomas<br />
Rossella Roli, vive e lavora a Milano.<br />
Nel 2001 si specializza in<br />
web design presso la Domus<br />
Academy di Milano e, successivamente,<br />
si diploma all’Accademia di Belle<br />
Arti di Brera presso il dipartimento<br />
di Arti Visive. Dal 2006 le sue opere<br />
sono state ospitate al Fruttiere di Palazzo<br />
Te di Mantova, al Museo Malandra<br />
di Vespolate, al Complesso Monumentale<br />
di Sant’Agostino, Mondolfo, al<br />
Centro per le Arti Contemporanee del<br />
Broletto a Pavia, al Palazzo Tornielli<br />
di Ameno, alla Casa Testori di Novate<br />
milanese e al Museo Nazionale della<br />
Scienza e della Tecnologia a Milano.<br />
Tra le altre mostre si segnala Another<br />
break in the wall presso la Wannabee<br />
Gallery di Milano, in occasione<br />
del ventesimo anniversario della caduta<br />
del muro di Berlino, la VI Biennale<br />
del Libro d’Artista Città di Cassino,<br />
la terza rassegna internazionale di arte<br />
contemporanea Human Rights?, patrocinata<br />
da Amnesty International e dal<br />
Consiglio d’Europa, presso la Fondazione<br />
Opera Campana di Rovereto e<br />
sopra: Rossella Roli al lavoro;<br />
a sinistra: Con il chirurgo plastico<br />
Dr. Antonio Di Stefano e Gabriella<br />
Magnoni Dompè; a destra: Con la<br />
filosofa Luisa Muraro.<br />
46 ITA EVENTI
Trame di guerra presso il Castello Visconteo<br />
di Pavia in occasione del centenario<br />
della Prima Guerra Mondiale.<br />
Mostre personali alla Galleria Blanchaert<br />
con Porzione di mare che sale e<br />
di cielo che sale che sale che sale, alla Galleria<br />
Obraz con Survivals e a Palazzo<br />
Stella con Inneschi. Quella che vi proponiamo<br />
è una personale ospitata presso<br />
Artestetica di Milano, che sarà riproposta<br />
allo spazio Muvi insieme ad<br />
altri lavori dell’artista. “Sono quasi tutte<br />
opere autobiografiche, tranne alcune”,<br />
racconta l’artista.<br />
Rivolgimenti n. 11<br />
Com’è nata l’idea delle valigie e, in<br />
generale, delle sue opere?<br />
Ho fatto l’Accademia di Brera, dipartimento<br />
arti visive; mi hanno influenzato<br />
artisti quali Louise Bourgeois, Joseph<br />
Cornell, Yves Klein, Lucy Orta e<br />
altri. Ho iniziato creando sculture statiche<br />
in vetro soffiato: la prima produzione<br />
importante è stata Porzione di<br />
mare che sale e di cielo che sale che sale<br />
che sale in un momento in cui volevo<br />
fare un lavoro ascensionale, sollevarmi<br />
da terra da una realtà opprimente.<br />
Da quest’opera è nata l’idea di fare le<br />
valigie: per una persona che vuole volare,<br />
con un kit di sopravvivenza con<br />
tutti i pezzi smontabili. La valigetta<br />
doveva servire a far compiere un percorso<br />
iniziatico, anelando a due luoghi<br />
quali l’Himalaya e il Nepal, con all’interno<br />
una mappa descrittiva, l’altimetro,<br />
il monocolo e strumentazioni varie.<br />
I miei lavori sono complessi perché<br />
per arrivare a seimila metri e ascendere<br />
con questi strumenti verso il cielo<br />
devi tenere conto dell’altra strumentazione<br />
presente, ad esempio le bombole<br />
di ossigeno. Le valigie nascono per<br />
portare con sé le narrazioni e i racconti,<br />
senza lasciarli a casa. Per me era l’idea,<br />
soprattutto, di cambiare luogo,<br />
viaggiare.<br />
Utopia ma con un messaggio chiaro.<br />
Si ogni valigia è un racconto. Sono<br />
spesso alla ricerca di un oggetto di<br />
amore ma in realtà non si trova mai.<br />
Ad esempio una valigia con dardi in legno<br />
e in vetro soffiato conteneva il bersaglio<br />
fatto con perle di vetro rosse, il<br />
messaggio d’amore. Nell’assalto i dardi<br />
di vetro verso l’obbiettivo si rompono:<br />
metaforicamente quell’oggetto d’amore<br />
non si riesce a catturare.<br />
ITA EVENTI 47
Creare questo tipo di opere è liberatorio?<br />
Per alcuni versi si: ci sono dei momenti<br />
nei quali sento di riuscire a tirare fuori<br />
qualcosa ma questo non è mai terapeutico.<br />
Ad esempio la produzione di<br />
molti dei disegni è nata da una situazione<br />
di sofferenza: un anno di alti e<br />
bassi, l’analisi, farmaci… Un anno travagliato<br />
nel quale ho molto lavorato<br />
sull’inconscio. Mentre fai una vita che<br />
ti sembra abbastanza equilibrata, magari<br />
un po’ nevrotica arriva l’inconscio<br />
che preme e si fa sentire: porta alla luce<br />
dei traumi della tua infanzia che pensavi<br />
di aver superato e rimosso ed invece<br />
sei ancora a farci i conti. In quel<br />
contesto ho chiamato Rivolgimenti<br />
questi lavori; alcuni si intitolano Incontri<br />
altri Intervalli. Può essere stato liberatorio<br />
al momento della creazione ma<br />
subito dopo torni a misurarti con questi<br />
fantasmi. Con le valigie mi libero di<br />
tutto? No, non è così semplice. È utile<br />
in certi momenti e sembra un dono<br />
avere uno spazio per esprimere arti che<br />
altrimenti resterebbero sconosciute o<br />
racconti attraverso metafore e simboli.<br />
C’è una creazione alla quale è particolarmente<br />
legata?<br />
Una in particolare e non è neanche in<br />
vendita perché è l’unica che voglio tenermi.<br />
È una valigetta molto piccola<br />
nella quale ci sono dei proiettili e una<br />
pistola: rappresenta il dialogo tra me<br />
e mia madre. Un rapporto molto difficile,<br />
complicato, travagliato, post-abbandonico<br />
ma in fondo con un grande<br />
amore, sicuramente idealizzato da parte<br />
mia ma nei fatti mai arrivato. La realizzazione<br />
è nata da questa metafora:<br />
io ti faccio fuori perché non ci sei mai<br />
stata ma nello stesso tempo non posso<br />
ucciderti perché sarebbe anche al mia<br />
fine.<br />
Dove sarà la sua prossima esposizione?<br />
Allo spazio Muvi a Milano dal 22 gennaio.<br />
www.rossellaroli.com<br />
rossella.roli@gmail.com<br />
Rossella Roli espone allo spazio MUVI<br />
via Ampère 27, Milano<br />
www.museovitaloni.it<br />
dal 22 al 31 gennaio 2016.<br />
Inaugurazione 22/1/16 alle ore 18.<br />
da lunedì a venerdì <strong>14</strong>.00/19.00,<br />
sabato e domenica 10.00/20.00<br />
Info: info@museovitaloni.it<br />
48 ITA EVENTI
1: Mother’s Gas Mask, 2009 - Tecnica: assemblage.<br />
Materiali: valigia con maschera antigas in vetro,<br />
maschere antigas originali, filtri, tubi in gomma,<br />
fotografie.<br />
2: Beauty Train Case. Centomila baci, 2008<br />
Tecnica: assemblage. Materiali: valigia con<br />
proiettili e cartucce in vetro soffiato e pigmento,<br />
rossetto, portarossetto, fotografie, disegni esplosi,<br />
pistola in metallo e vetro, guanti.<br />
3: In forma, 2009 - Tecnica: assemblage.<br />
Materiali: valigia con forme per scarpe in legno<br />
e vetro soffiato, perle in vetro, accessori.<br />
4: A Maria Brunello, 20<strong>14</strong> - Tecnica: assemblage.<br />
Materiali: valigia con oggetti da scavo in trincea,<br />
fotografie, contenitori in vetro, aghi di pino, filo<br />
spinato, soldatini, lente, medaglia di bronzo,<br />
quotidiano, maschera antigas.<br />
ITA EVENTI 49
arte<br />
“Ci sono parole che si sono come perse nel linguaggio contemporaneo, bellezza, grazia,<br />
nobiltà. Rappresentano ciò che io per tutta la vita ho cercato di trasfondere nella mia musica.<br />
Questo, la musica può donare agli esseri umani. Tutti quelli che fanno musica dovrebbero<br />
ricordarlo alla loro coscienza” (Gerry Mulligan). di Andrea Thomas<br />
in alto: 1979, Foto di Franca R.<br />
Mulligan; 1: 1980 c.a., Penne<br />
colorate su carta, 15,7 x 10,16 cm;<br />
2: 1980 c.a., Penne colorate su<br />
carta, 21,59 x 16,35 cm<br />
La Galleria Milano ha presentato<br />
- per la prima volta<br />
in Italia - un numero<br />
considerevole di lavori su carta<br />
di Gerry Mulligan (New York,<br />
1927 – Darien 1996), noto a livello<br />
internazionale come musicista,<br />
compositore jazz e sinfonico<br />
e sassofonista. L’ampio<br />
catalogo, pubblicato per l’occasione,<br />
includeva i testi di Alfonso<br />
Alberti, David Amram e<br />
Daniel Salvatore Schiffer. Nei<br />
disegni c’è una forte musicalità:<br />
è riscontrabile infatti un diretto<br />
richiamo alla logica formale<br />
che l’artista segue nella sua musica.<br />
Una materia nervosa, articolata<br />
in gesti rapidi in uno spazio<br />
aperto, che viene strutturata<br />
attraverso il colore. È quest’ultimo<br />
a scandire il ritmo del foglio,<br />
a conferire agli spazi bianchi, ai<br />
vuoti, l’aspetto tipico della pausa<br />
musicale: un’interruzione che<br />
non è cioè puro silenzio, ma spazio<br />
poetico nel quale respira e<br />
trova il suo senso il pieno del segno<br />
espressivo. “I suoi disegni,<br />
appena accennati nondimeno intensi,<br />
sono come altrettanti contrappunti<br />
alle note delle sue partiture,<br />
hanno anch’essi un ritmo:<br />
il ritmo dell’immagine” (Daniel<br />
Salvatore Schiffer). Durante<br />
il periodo espositivo il sassofonista<br />
Mario Marzi ha suonato<br />
le musiche di Mulligan in galleria<br />
mentre presso il Conservatorio<br />
Giuseppe Verdi di Milano, si<br />
è tenuto un concerto in omaggio<br />
al compositore jazz, con i saxofonisti<br />
Mario Marzi e Achille Succi,<br />
accompagnati dall’Orchestra<br />
Sinfonica del Conservatorio. La<br />
mostra è stata organizzata in collaborazione<br />
con la Gerry & Franca<br />
Mulligan Foundation.<br />
50 ITA EVENTI
arte<br />
GAUGUIN.<br />
RACCONTI DAL PARADISO<br />
Tra le settanta opere esposte al Museo della Cultura Mudec di Milano<br />
l’Autoritratto con Cristo Giallo e Mahana no atua (Giorno di Dio).<br />
di Andrea Thomas<br />
Il Museo delle Culture di Milano<br />
ospita la mostra Gauguin - Racconti<br />
dal paradiso, prodotta da 24<br />
Ore Cultura in collaborazione con Ny<br />
Carlsberg Glyptotek, curata da Line<br />
Clausen Pedersen e Flemming Friborg,<br />
rispettivamente curatrice del Dipartimento<br />
di Arte Francese e Direttore<br />
della Ny Carlsberg Glyptotek di<br />
Copenhagen e realizzata anche grazie<br />
al sostegno di M&G Investments, società<br />
internazionale di gestione di fondi,<br />
main sponsor dell’esposizione. La<br />
Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen<br />
ospita una delle collezioni più<br />
complete al mondo di opere di Paul<br />
Gauguin, e questa mostra include non<br />
meno di 35 lavori provenienti dal museo<br />
danese – insieme a opere significative<br />
di Cézanne, Pissarro e Van Gogh.<br />
È la prima volta che una sezione così<br />
ampia della raccolta dei lavori di Gauguin<br />
viene esposta al di fuori del museo.<br />
Tra i capolavori c’è Vahine no te<br />
Tiare (Donna con fiore), uno dei primi<br />
dipinti che l’artista inviò in Francia da<br />
Tahiti nel 1891, come opera ambasciatrice<br />
di una nuova arte radicale “made<br />
52 ITA EVENTI
in Polinesia”. La mostra, che presenta<br />
circa 70 opere, può contare su alcuni<br />
prestiti eccezionali, per la prima volta<br />
in Italia: Autoritratto con Cristo Giallo<br />
del Musèe d’Orsay di Parigi che testimonia<br />
la fascinazione di Paul Gauguin<br />
per l’arte “primitiva” e si mostra<br />
come manifesto della sofferenza e della<br />
lotta dell’artista per l’affermazione della<br />
propria visione artistica e Mahana no<br />
atua (Giorno di Dio) dell’Art Institute<br />
of Chicago che fu dipinto a Parigi<br />
nell’intervallo tra i soggiorni di Gauguin<br />
a Tahiti, dimostra che l’influenza<br />
di immagini e ricordi di un mondo<br />
primordiale e più autentico così come<br />
la commistione di fonti iconografiche<br />
diverse fosse elemento imprescindibile<br />
della sua produzione.<br />
sopra: Paul Gauguin,<br />
Autoritratto con Cristo giallo,<br />
1890‐91 Olio su tela, cm 38 °-46<br />
© RMN‐Grand Palais (musée<br />
d’Orsay)/René‐Gabriel Ojéda‐<br />
Réunion des Musées Nationaux/<br />
distr. Alinari<br />
sotto: Paul Gauguin, Mahana<br />
no Atua (Giorno di Dio), 1894<br />
Olio su tela, cm 68,3 °-91,5<br />
© The Art Institute of Chicago;<br />
MUDEC - Museo delle Culture<br />
via Tortona 56, Milano<br />
fino al 21 febbraio 2016<br />
info: 02 54917 - mudec.it<br />
ITA EVENTI 53
cinema<br />
a cura di Andrea Thomas<br />
LA GRANDE SCOMMESSA<br />
Drammatico, 2015, U.S.A., dal 7/1<br />
Regia di Adam McKay<br />
Con Brad Pitt, Ryan Gosling, Christian Bale<br />
Un gruppo di speculatori riesce nell’impresa di guadagnare nel bel mezzo<br />
della crisi del mercato mondiale avvenuta nel 2008. Visionari o gente senza<br />
scrupoli? Nella storia i riflettori vengono puntati su una coppia di ragazzi con<br />
un budget di centomila dollari, un medico “investitore” per caso, un finanziere<br />
antipatico ed arrogante. Chi sarà il vincitore?<br />
SHERLOCK - L’ABOMINEVOLE SPOSA<br />
Thriller, 2015, Gran Bretagna, dal 12/1<br />
Regia di Douglas Mackinnon<br />
Con Benedict Cumberbatch, Martin Freeman<br />
Holmes & Watson è l’inedito episodio speciale in abiti vittoriani della serie<br />
investigativa più popolare nel mondo. Il film narra dello stupore di Thomas<br />
Ricoletti nel rivedere la moglie con un abito da sposa in circostanze degne<br />
di un fantasma. Il caso è ghiotto per la coppia Holmes & Watson, in cerca<br />
di dipanare le nebbie di questo strano mistero dettato da una sete di vendetta.<br />
VINICIO CAPOSSELA - NEL PAESE DEI COPPOLONI<br />
Documentario, 2015, Italia, solo il 19 e 20/1<br />
Regia di Stefano Obino<br />
Con Vinicio Capossela<br />
Il documentario si svolge nell’alta irpinia tra trivelle petrolifere e case<br />
abbandonate, pale eoliche e vecchie ferrovie, boschi e animali selvatici.<br />
Sono i luoghi dai quali l’artista trae ispirazione per le sue canzoni, un ritratto<br />
di un Paese forse perduto e dimenticato. Con tutto il mondo che si cela<br />
dentro: sposalizi, chiacchiere dal barbiere, passeggiate sui sentieri dei muli<br />
e paesaggi incontaminati.<br />
STEVE JOBS<br />
Biografico, 2015, U.S.A., dal 21/1<br />
Regia di Danny Boyle<br />
Con Seth Rogen, Michael Fassbender, Kate Winslet<br />
La storia del creatore della Apple parte dal 1984, poco prima del lancio<br />
del Macintosh. La regia di Boyle scruta Jobs in compagnia della sua fedele<br />
collaboratrice Joanna Hoffman, tra impegni di lavoro e di famiglia, il partner<br />
Wozniak e pone l’attenzione sui momenti di difficoltà nell’affrontare i problemi<br />
di tutti i giorni.<br />
54 ITA EVENTI
EFFICIENZA, CELERITÀ e FLESSIBILITÀ<br />
a servizio del cliente<br />
La Sorrento Logistica S.r.l. dal 2008<br />
si occupa di trasporto merci conto<br />
terzi. Il nostro parco veicolare è<br />
composto da 11 mezzi di nuova fabbricazione<br />
tra i quali 8 bilici, 1 autotreno<br />
e 2 motrici.
cinema<br />
VINICIO CAPOSSELA.<br />
NEL PAESE DEI COPPOLONI<br />
Dopo il successo del suo ultimo libro arriva il nuovo atteso progetto di Vinicio Capossela.<br />
In occasione dei 25 anni di carriera, l’artista approda sul grande schermo solo il 19 e il 20<br />
gennaio con un viaggio onirico e imprevedibile alla ricerca di personaggi, canti e sensi perduti.<br />
Credito foto: Valerio Spada<br />
Dopo il successo del suo ultimo<br />
libro, Vinicio Capossela.<br />
Nel paese dei Coppoloni<br />
arriva al cinema il 19 e 20<br />
gennaio con un’opera originale e<br />
inedita che accompagna lo spettatore<br />
proprio in quel “paese dei<br />
coppoloni” che aveva ammaliato<br />
tutti i suoi lettori. Nel film anche<br />
le musiche inedite tratte dal prossimo<br />
album Canzoni della Cupa.<br />
Vinicio Capossela. Nel paese dei<br />
Coppoloni è un viaggio cinematografico<br />
- geografico, musicale<br />
e fantastico - narrato, cantato e<br />
vissuto in prima persona dall’artista,<br />
in quel territorio giacimento<br />
di culture, racconti e canti che<br />
hanno ispirato l’ultimo romanzo<br />
dell’artista e da cui trae linfa<br />
il materiale del suo prossimo disco<br />
di inediti. Diretto da Stefano<br />
Obino, Vinicio Capossela. Nel paese<br />
dei Coppoloni si svolge in Alta<br />
Irpinia, in “quelle terre dell’osso”<br />
in cui “un paese ci dice di tutti i<br />
paesi del mondo”, tra trivelle petrolifere<br />
e case abbandonate, pale<br />
eoliche e vecchie ferrovie, boschi,<br />
animali selvatici e paesaggi incontaminati.<br />
Sono questi i luoghi<br />
in cui l’ispirazione letteraria<br />
e musicale di Vinicio Capossela è<br />
diventata realtà, restituendo il ritratto<br />
di un’Italia forse perduta e<br />
dimenticata, ma che ancora oggi<br />
vuole raccontare la sua storia e la<br />
sua energia: le voci, i volti, i personaggi,<br />
le tradizioni popolari,<br />
gli sposalizi, le musiche che percorrono<br />
le vene dei sentieri della<br />
Cupa, le litanie delle mammenonne,<br />
le cumversazioni in piazza,<br />
le chiacchiere dal barbiere, le<br />
passeggiate sui sentieri dei muli,<br />
la Natura selvaggia e resistente.<br />
Vinicio Capossela. Nel paese dei<br />
coppoloni è prodotto da laeffe,<br />
PMG e LaCupa e distribuito nei<br />
cinema italiani da Nexo Digital<br />
in collaborazione con i media<br />
partner Radio Deejay e MYmovies.it.<br />
Regia di Stefano Obino.<br />
Testi, parole e musica di Vinicio<br />
Capossela. Produttori: Riccardo<br />
Chiattelli per laeffe – Gruppo<br />
Feltrinelli, Roberto Ruini per<br />
PMG – Pulsemedia Group, Luca<br />
Bernini per La Cupa, in collaborazione<br />
con il Medimex.<br />
56 ITA EVENTI
musica<br />
15 gennaio<br />
H2No Pistoia<br />
16 gennaio<br />
Magazzini del cotone<br />
Genova<br />
18-19-20 gennaio<br />
Santeria social club<br />
Milano<br />
20 gennaio, Auditorium<br />
Conciliazione Roma<br />
30 gennaio<br />
Teatro Verdi, Firenze<br />
GUÈ<br />
PEQUENO<br />
28-29 gennaio<br />
Alcatraz, Milano<br />
4 febbraio<br />
Afterlife, Perugia<br />
5 febbraio<br />
La casa della<br />
musica, Napoli<br />
MAX GAZZÈ<br />
30 gennaio, Palasport<br />
Giovanni Paolo II, Pescara<br />
11 febbraio<br />
Teatro La Concordia<br />
La Venaria Reale (TO)<br />
SUBSONICA<br />
15-16 gennaio<br />
Estragon<br />
Bologna<br />
21 gennaio<br />
Afterlife<br />
Perugia<br />
22 gennaio<br />
Commonground<br />
Napoli<br />
4-5 febbraio<br />
Spazio 900<br />
Roma<br />
NOMADI<br />
29 gennaio<br />
Auditorium Teatro<br />
Manzoni, Bologna<br />
30 gennaio<br />
Teatro Verdi<br />
Montecatini (PT)<br />
58 ITA EVENTI
musica<br />
IVAN<br />
CATTANEO,<br />
PURA<br />
AVANGUARDIA<br />
In attesa dell’uscita del suo nuovo progetto previsto<br />
nel corso dell’anno, l’artista di Italian Graffiati<br />
racconta i suoi esordi, la sua evoluzione e il suo<br />
“strano” incontro con Lucio Battisti. di Guido Biondi<br />
“Io nasco in un paesino molto piccolo, in provincia di Bergamo”, racconta<br />
Ivan Cattaneo, “con l’handicap che ci poteva essere allora di essere omosessuale.<br />
Non era come oggi con tutti i punti di riferimento odierni, non<br />
c’era niente. Dentro di me c’era il sotto e il sopra: mi sentivo contemporaneamente<br />
un genio e un mostro. Sapevo che c’era qualcosa di strano in<br />
me, non solo a livello sessuale ma nel modo in cui interpretavo il mondo:<br />
ho realizzato tutto questo dopo aver fatto il liceo artistico e sono andato a<br />
Londra per la prima volta; è stato uno squarciamento. Anche se non c’era<br />
la globalizzazione Londra era molto avanti; Milano non era Londra,<br />
oggi lo è. Potrebbe essere Tokyo. Non noti più una grande differenza. Sarà<br />
che sono anche più maturo e disincantato. Comunque all’epoca andare a<br />
Londra – negli anni settanta, nell’era post-Beatles, circa 1971 -, era uno<br />
schock. Arrivavano i Roxy Music, David Bowie, si stava alzati fino alle sei<br />
del mattino, la differenza con l’Italia era enorme”.<br />
È andato a Londra all’alba del glamour-rock…<br />
Esatto e quando sono tornato nel 1977 stava nascendo il punk: ho<br />
cercato poi in Italia di trasferire la mia immagine punk ad Anna Oxa<br />
che si presentò a San Remo con una canzone intitolata “Un’emozione<br />
da poco”. Non ho mai copiato – interamente - una moda o un fenomeno<br />
come poteva essere il punk: nel trucco c’era anche un omaggio<br />
alla Callas e l’abito era ispirato da un lavoratore para-statale con la<br />
sua ventiquattr’ore in mano. La canzone era molto bella ma non c’entrava<br />
nulla con il punk. Ma tornando al primo periodo della mia permanenza<br />
londinese, in quegli anni ho conosciuto Cat Stevens e, poco<br />
dopo, Francis Bacon: un pazzo scatenato, lo incontravo nel suo pub;<br />
mi ha influenzato moltissimo, perlomeno nell’arte della pittura. Anche<br />
se non tutti lo sanno è una mia grande passione. Dopo un po’<br />
sono venuto a Milano con il mio produttore Mark Edwards: lui aveva<br />
lavorato con Bowie, Curved Air, Jethro Tull; un giorno in cucina canticchiavo<br />
una canzone e gli ho chiesto “Mark cosa ne pensi di me?”. e<br />
lui rispose: “Vuoi un altro po’ di tea?”.<br />
ITA EVENTI 59
60 ITA EVENTI<br />
Probabilmente non voleva che io cantassi (ride, ndr). Invece ho fatto<br />
poi il Festival di Re Nudo, mi volevano a tutti i costi, e poco dopo in<br />
una chiesa sconsacrata a Milano mi sono ritrovato in una performance<br />
sul palco con gli Area: tra il pubblico c’era Nanni Ricordi, il discografico<br />
che mi propose di fare dei dischi per la sua etichetta Ultima<br />
spiaggia. Ci pensai un po’: l’idea di lasciare Londra – anche se lavoravo<br />
come sguattero - e di tornare al paesello non mi entusiasmava, inoltre<br />
avevo meno di vent’anni ed ero totalmente hippie. Ma alla fine accettai<br />
anche perché mi avrebbero arrestato perché dovevo fare il servizio<br />
militare. Andai in caserma e alla fine fui esonerato: mi presentai con<br />
una pelliccia lunghissima e le unghie dipinte di verde, truccatissimo e<br />
con una lettera della sorella di Mario Mieli (uno dei fondatori del movimento<br />
omosessuale italiano, ndr). Nella lettera c’era scritto che avevo<br />
una personalità incompatibile con il servizio militare italiano. Ricordo<br />
che c’era un Colonnello che mi chiese per quale motivo mi ero vestito<br />
in quel modo e io risposi che venivo da Londra (ride, ndr). Dissi che<br />
non potevo restare in una caserma piena di commilitoni, sarebbe stato<br />
troppo pericoloso e lui rispose: “è lei pericoloso! Cosa vuol fare, l’Entreneuse?<br />
Se ne vada!”. Un altro Colonnello disse: “Gli tagliamo i capelli,<br />
smacchiamo le unghie e via”. E si sentì rispondere: “Ma no! Questo<br />
ce l’ha dentro!”. Non si capiva il doppio senso (ride di gusto, ndr).<br />
E qui inizia la sua carriera discografica.<br />
Nanni Ricordi litigava con il produttore degli Area Gianni Sassi per<br />
avermi in scuderia! Se ci penso oggi che non mi cerca più nessuno!<br />
Anche perché di discografici non ce ne sono più…<br />
Infatti. Loro vedevano in me qualcosa nel futuro. Non ero un cantante,<br />
avevo un concetto estetico che partiva dai miei quadri: con Nanni<br />
abbiamo creato Tuog art (Tatto, udito, olfatto, gusto) il mio primo<br />
progetto dell’arte a cinque sensi. Nanni aveva lanciato in Italia i cantautori,<br />
da Bindi a Jannacci e anche Gino Paoli: lui era nato con il termine<br />
di cantapittore ma poi ha prevalso la musica perché in fondo la<br />
pittura è un gradino più in alto della musica leggera ed è difficile farlo<br />
accettare al pubblico. Lo stesso è successo a me. Mi sono ritrovato<br />
con un disco molto sperimentale di vocalizzi e un linguaggio inventato:<br />
con me c’era un musicista bravissimo, Walter Calloni, un batterista<br />
poi diventato vicinissimo a Battisti. Per la prima volta il batterista<br />
seguiva me nei vocalizzi e con la chitarra e non viceversa; questa cosa<br />
fece impazzire Lucio Battisti. Lo incontrati nel 1977 e mi disse “Ho<br />
preso il tuo disco ma non t’illudere”, lui era molto spiritoso, mi disse<br />
che non l’aveva comprato per ascoltare me ma il mio batterista, anche<br />
se ammetteva che il disco gli piaceva un casino. Lo chiamò per incidere<br />
La batteria, il contrabbasso, eccetera e poco dopo anche la Pfm (Premiata<br />
Forneria Marconi, ndr) rimase folgorata.<br />
Non capita a tutti ricevere i complimenti da Lucio Battisti…<br />
Nel 1977, in una delle prime radio libere, Mogol chiamò Nanni Ricordi.<br />
Mogol era molto politicizzato all’epoca, eravamo nel pieno del<br />
femminismo e aveva composto con Lucio “Io ti venderei”: aveva paura<br />
della loro reazione. Invece Nanni Ricordi era convinto che si trattasse<br />
di un brano molto personale e propose di farla cantare anche a<br />
una donna, e da lì a poco la eseguì anche Patty Pravo. Battisti era molto<br />
simpatico, completamente risucchiato dalla musica. Un giorno, in<br />
studio di registrazione l’ho offeso: io ero un ragazzino molto presuntuoso,<br />
dico sempre una battuta che quando vedevo uno specchio mi<br />
chiedevo un autografo. Vidi Lucio con il mio disco in mano e mi gasavo<br />
– anche se sapevo che in realtà era per il batterista -, ci trovammo
vicini ad ascoltare in studio “Io ti venderei” e il resto dell’album, con i<br />
primi arrangiamenti di discomusic e a un certo punto Battisti mi disse:<br />
“Cosa ne pensi Ivan?”. E io, sdraiato sul divano davanti alle casse,<br />
con i miei capelli rossi risposi: “Mah, mi pare un Barry White dei poveri”<br />
(ride, ndr). Lui se la prese un po’e aggiunse: “mettiti davanti alle<br />
casse, devi sentire la batteria e il basso, questo disco si chiama proprio<br />
così. Senti come ti arriva il basso allo stomaco” e mi sferrò un pugno!<br />
Decisamente meritato il pugno non trova?<br />
Ero troppo presuntuoso. Il disco era meraviglioso, aveva fatto una<br />
vera svolta. Oggi non lo farei mai. Comunque io ero così anche se stiamo<br />
parlando del pleistocene (ride, ndr). Dopo il primo album ho conosciuto<br />
Roberto Colombo e cambiò completamente il mio modo di<br />
cantare. Mi disse che dovevo trasformare le mie cose in una canzone<br />
e quindi mi ha rovinato (scoppia a ridere, ndr). In realtà eravamo amici,<br />
abitavamo insieme e mi è piaciuto molto. Abbiamo fatto il secondo<br />
album nel quale ci sono alcune cose che Battiato ha poi copiato, come<br />
mi ha detto lui stesso: ci incontrammo una notte su un tram della<br />
circonvallazione di Milano e chiacchierammo; non fu difficile perché<br />
non eravamo nessuno! Poi con il terzo album è subentrata la Pfm: anche<br />
qui il gancio per un grande Tour è stato mio. Grazie al mio disco<br />
De André e la Pfm fecero un Tour bellissimo insieme.<br />
Questa si che è una notizia: Ivan Cattaneo crocevia del cantautorato<br />
italiano.<br />
È incredibile ma vero. E dopo il mio album la Pfm ne ha fatto un altro<br />
con Alberto Fortis. Ricordo che Nanni Ricordi mi disse che la prima<br />
volta che lo conobbe nei suoi uffici gli disse: “Non posso farti incidere<br />
un disco. Abbiamo già uno come te si chiama Ivan Cattaneo”.<br />
Anche a Camerini fu detta la stessa cosa: “Abbiamo bisogno di idraulici<br />
e postini non di un cantante”. Comunque se non li prendeva Nanni<br />
Ricordi lo faceva Sassi: oggi abito – per puro caso -, nel monferrato<br />
proprio a pochi chilometri dalla moglie di Gianni Sassi che è diventata<br />
poi la moglie di Nanni Ricordi. È la prima persona che vedo ogni<br />
mattina e ci scambiamo le uova etc. Uno dei ricordi più belli è quando<br />
dovevano ascoltare in Rca (etichetta discografica, ndr) il mio nuovo<br />
album in questo dislocamento in campagna pieno di artisti: c’era<br />
Baglioni che giocava a carte con Morandi, già allora! Poi firmai un<br />
contratto con un’altra etichetta, la Cgd con Caterina Caselli e cambiai<br />
completamente stile, rock e moderno, con il brano “Polisex”.<br />
È il suo brano preferito ad oggi?<br />
In realtà preferisco un album intero fatto con i Datura: Il cuore<br />
nudo… e i pesci cantano, ma non ha avuto un grande successo.<br />
“Polisex” è un brano culto ancora oggi.<br />
Ma difficilissimo da fare dal vivo, era una traccia da studio con un<br />
sacco di sovraincisioni. Nello stesso periodo c’erano i giochi di manomissione<br />
di Mina con Singolare, plurale. Io amo tutto quello che ho<br />
fatto: la mia grande amarezza è di essere diventato famoso con canzoni<br />
nelle quali nemmeno io ci credevo. Il lato cantautore vero è passato<br />
quasi inosservato. Debbo ringraziare coloro che hanno partecipato al<br />
mio album tributo pubblicato l’anno scorso perché hanno scelto e riproposto<br />
brani davvero nascosti anziché le hit, come spesso succede.<br />
È il lato oscuro di Ivan Cattaneo. Invece sono diventato famoso con<br />
“Una zebra a Pois”.<br />
Italian Graffiati è stato un successo enorme.<br />
Caterina Caselli la chiamava archeologia moderna: all’epoca nessuno<br />
faceva revival.<br />
ITA EVENTI 61
62 ITA EVENTI<br />
Oggi le cover le fanno anche i ragazzini di XFactor. Nel 1980 era una<br />
novità: i pezzi vecchi erano sepolti, non li faceva nessuno. È stata quasi<br />
un’operazione di avanguardia. (Quasi 500.000 copie vendute, ndr).<br />
L’idea l’ho avuta io: una notte di capodanno a Parigi in una discoteca<br />
underground c’erano dei ragazzi vestiti come il primo Elvis Presley.<br />
Non c’era la moda del vintage. Mi hanno affascinato. Non sentivo<br />
che gli anni cinquanta mi appartenessero in qualche modo e puntai<br />
sui sessanta. Ovviamente la Caselli entusiasta: “Mi canti Nessuno mi<br />
può giudicare vero?”.<br />
È stato amico di Maurizio Arcieri dei Krisma, recentemente<br />
scomparso?<br />
Li frequentavo molto, erano surreali. Abbiamo passato un mese insieme<br />
a New York: una sera ci siamo trovati al Danceteria io, i Krisma<br />
e Daniela Scaramuzza. Abbiamo assistito a una ragazzina giovanissima<br />
che si stava esibendo sul palco ballando. Cantava una canzone che<br />
si chiamava “Everybody”, era Madonna. E io dissi la seguente frase:<br />
“Questa non arriverà mai da nessuna parte” (ride, ndr).<br />
Krisma, Camerini, Garbo, Diana Est, un periodo scoppiettante…<br />
Diana Est è stata una mia ballerina, nipote di Mario Lavezzi. L’ho<br />
conosciuta per fare Mr. Fantasy, il programma di Paolo Giaccio sulla<br />
Rai, una delle più belle esperienze in tv.<br />
È stato il programma cult per antonomasia, molto prima dell’avvento<br />
di Mtv.<br />
Una cosa incredibile. Pensa che Giaccio non vuole nemmeno che<br />
spezzoni di Mr. Fantasy vengano trasmessi di notte in qualche contenitore,<br />
dice che deve restare un programma cult.<br />
Dopo Italian Graffiati è stata dura tornare sui suoi passi?<br />
La Caselli diceva che le mie cose cantautoriali, abbinate a un personaggio<br />
così strano erano un po’ difficili per il pubblico. E così mi propose<br />
Bandiera gialla, anche se capivo che era una ripetizione. C’era un<br />
attrito tra me e la casa discografica: volevo fare le mie cose, volevo rispetto.<br />
Ma quando vendi un sacco di dischi non te lo perdonano più<br />
e non ti permettono di fare le cose underground. Mi proposero anche<br />
un provino cantato da Celentano ma oggi posso dire serenamente che<br />
era più bello cantato da lui. Alla fine chiesi alla Caselli di lasciarmi libero<br />
e mi dedicai a una mostra di miei quadri itinerante e da quel momento<br />
sono tornato nel mio mondo. Ogni tanto capita che qualcosa<br />
ancora succeda con altri artisti: recentemente Renato Zero ha sentito<br />
un mio provino e l’ha fatto ascoltare ad Al Bano che ha deciso di inciderlo.<br />
Ultima domanda: sta preparando qualcosa di nuovo nella musica?<br />
Oltre a continuare a cantare dal vivo presto uscirà un nuovo album.<br />
Farò finalmente il cantante-pittore. Video-racconti, quadri, video-arte,<br />
musica: sarà un Dvd e uscirà nell’ottobre dell’anno prossimo. Sarà<br />
qualcosa di molto coraggioso e musicalmente avrà una novità: cinquanta<br />
pezzi dalla durata di un minuto e mezzo ciascuno. Saranno<br />
poesie e non spot pubblicitari. Ho già il titolo: si chiamerà Scruto lo<br />
scroto. Non è una battuta, ma un gioco di un sessantenne che sono<br />
io, sull’evolversi della sua sessualità: al calo del desiderio – come dice<br />
Busi non è più una priorità anche se per me non lo era neppure prima<br />
-, subentra la meditazione. Scrutare lo scroto quindi diventa un’attività<br />
meditativa.
itratti<br />
CONTE GALÈ,<br />
LO SCENOGRAFO<br />
DELLA RADIO<br />
Il più longevo conduttore delle radio private italiane racconta<br />
ad Itaeventi la sua formazione di ballerino, attore, coreografo;<br />
dal teatro a Rtl 102.5 con Miseria e nobiltà, un personaggio<br />
autoironico e innovativo. di Guido Biondi<br />
Gabriele Galeotti in arte<br />
Conte Galè è il più longevo<br />
conduttore di Rtl<br />
102.5, attualmente in onda con<br />
Amadeus e Paolo cavallone in<br />
Miseria e nobiltà, dal lunedì al<br />
venerdì dalle 13 alle 15. “Sono<br />
fiorentino” racconta il Conte<br />
Galè, “in realtà sono nato in<br />
Emilia sull’appennino, una realtà<br />
di campagna. Ma fin da bambino<br />
sono stato mandato a Firenze<br />
a studiare”.<br />
Ci racconta la sua formazione?<br />
Ho fatto il liceo artistico e l’Accademia<br />
delle Belle Arti, dovrei<br />
essere scenografo, ho un dottorato:<br />
l’ho fatto per poco tempo<br />
insieme a danza classica, corsi di<br />
teatro, dizione e recitazione. Ne<br />
ho fatto tesoro quando ho iniziato<br />
a lavorare in radio, è stato propedeutico.<br />
Poi sono andato a Bologna<br />
a fare la scuola di teatro A.<br />
Galante Garrone.<br />
Ha capito subito in che direzione<br />
andare?<br />
Ho fatto danza in piazza della<br />
Signoria a Firenze: era quella<br />
la mia passione. Pero’ non<br />
sono mai stato convinto di fare<br />
il ballerino, io volevo studiare: la<br />
maggior parte dei ballerini non<br />
sono molto eruditi… Sono alla<br />
sbarra sin da piccoli e non hanno<br />
molto tempo per studiare. Dove<br />
andavo io alla scuola non c’erano<br />
pregiudizi sessuali alla Billy Elliot,<br />
ovvero chi danza deve per<br />
forza essere gay; ho avuto un sacco<br />
di colleghi assolutamente eterosessuali.<br />
Poi ho iniziato la carriera<br />
in teatro, facevo parte del<br />
Maggio musicale e nel frattempo<br />
facevo mille cose, quello che<br />
capitava. Un periodo disordinato<br />
anche se credo di essere una persona<br />
molto ordinata: non sono<br />
mai stato un buon manager di<br />
me stesso, ho solo cercato di seminare<br />
bene, di lavorare correttamente<br />
ed in fondo è questa la<br />
mia filosofia di vita, sono anche<br />
buddhista. Credo che le scuole<br />
all’estero aiutino di più a scegliere<br />
una direzione; in Italia sei un<br />
po’ affidato a te stesso. Ammetto<br />
che stare dietro alle quinte mi<br />
stava stretto sentendomi io molto<br />
“personaggio”: oltre a non bastare<br />
a me era un po’ l’opinione<br />
di chi mi stava vicino, cercavano<br />
di spingermi a fare il protagonista.<br />
L’ultimo lavoro che ho fatto<br />
prima della radio, nel 2000,<br />
è stato durante la ricorrenza del<br />
quattrocentenario dell’opera lirica:<br />
la prima opera fu rappresentata<br />
a Firenze nel ‘600 a Palazzo<br />
Pitti alla Corte dei Medici;<br />
lo scenografo era il Buontalenti.<br />
Alla mostra alla Biblioteca nazionale<br />
di Firenze furono esposte le<br />
tavole luminose dei disegni del<br />
Buontalenti e ricreai i costumi<br />
di quattro disegni originali facendoli<br />
ricamare in modo corrispondente.<br />
64 ITA EVENTI
Ed è approdato in radio.<br />
Dopo vent’anni di teatro come<br />
ballerino, costumista e scenografo<br />
mi ritrovai in una radio<br />
con Alessandro Masti e Lorenzo<br />
Suraci – il patron di Rtl 102.5<br />
– volle conoscermi. Mi convocarono<br />
e nell’estate 2001 - complice<br />
una piccola rivoluzione nei<br />
palinsesti -, iniziai una trasmissione<br />
proprio con Masti, nella<br />
sede di Roma, come stagista<br />
in prova. Questo gioco di una<br />
coppia di toscani, uno più stravagante<br />
e l’altro più aristocratico,<br />
molto autoironici come molti<br />
dei fiorentini, funzionò bene.<br />
Il 3 settembre 2011 iniziai ufficialmente<br />
come conduttore e<br />
da allora sono rimasto costantemente<br />
a Rtl 102.5. A quel punto<br />
ho dato un taglio netto a tutte<br />
le altre attività. Mi permetto<br />
anche di dire che, arrivato<br />
alla soglia dei quarant’anni<br />
e avendo fatto del mio corpo<br />
il mio strumento di lavoro,<br />
mi rendevo conto<br />
che – come ogni ballerino<br />
che si rispetti – era<br />
tempo di cambiare e<br />
Rtl è entrata nella mia<br />
vita al momento giusto.<br />
Lavoro da quattordici<br />
anni a Rtl 102.5,<br />
dal 2001. E ho quasi<br />
sempre fatto la stessa fascia<br />
oraria: 12-15. Attraverso<br />
questo mezzo sono entrato inconsapevolmente<br />
nelle case degli<br />
italiani e ancora non mi rendo<br />
conto di quante persone ci seguono<br />
in una radio così importante<br />
ed è un bene non rendersene<br />
conto così sto con i piedi ben<br />
ancorati a terra. Sono il primo a<br />
stupirmi della mia carriera: non<br />
l’avevo prevista e forse la mia vita<br />
si è sviluppata nel posto giusto al<br />
momento giusto.<br />
Si sente una “colonna” della<br />
radio?<br />
No. Siamo in tre nel programma<br />
anzi un trio. Prima ho sempre<br />
fatto parte di un duo. Faccio<br />
coppia con Amadeus da cinque<br />
anni. I primi anni la trasmissione<br />
si chiamava Attenti a quei due<br />
con Alessandro Masti: lui in seguito<br />
andò in un’altra radio e da<br />
allora ho cambiato alcuni partner,<br />
coloro che Suraci riteneva<br />
adatti a “giocare” con me. Masti<br />
è stata la persona che mi ha<br />
introdotto in radio. Per adesso<br />
l’unica donna è stata Paoletta.<br />
I miei collaboratori furono<br />
per circa sei mesi Savino Zaba e<br />
poi Alan Palmieri, attuale direttore<br />
di Radionorba. Io li chiamavo<br />
il mio secondo e terzo marito<br />
(ride, ndr). Avevamo già un<br />
buon ascolto poi sviluppato nel<br />
tempo, soprattutto attraverso la<br />
radiovisione con il canale video:<br />
abbiamo avuto contro nella nostra<br />
fascia oraria Lo Zoo di 105,<br />
Viva Radio 2 con Fiorello & Baldini<br />
ai tempi d’oro e su Radio<br />
Deejay Ciao belli. Ovviamente<br />
un pubblico diverso dal nostro,<br />
soprattutto per chi ama le volgarità<br />
dello Zoo di 105: i grezzi vogliono<br />
sentire questo anche se io<br />
i grezzi li rispetto.
Come paragonare Uomini e donne a Piero Angela.<br />
Esatto. Ci siamo sempre difesi bene con l’audience<br />
altrimenti non saremmo ancora in attività. Devo<br />
anche dire che in radio si sono sempre dati un gran<br />
da fare per mettere insieme il compagno giusto nella<br />
trasmissione. Io sono sempre rimasto me stesso<br />
con la stessa personalità, ho solo acquisito lo stile di<br />
Rtl: sono cresciuto con la mia radio. Ho imparato<br />
il mestiere sul campo cercando di diventare sempre<br />
più radiofonico. Con Amadeus e Paolo Cavallone<br />
il rapporto è ottimo, nella trasmissione spesso<br />
loro due si coalizzano contro di me ed è molto divertente.<br />
Lo stile di Rtl 102.5 è non avere eccessivi personalismi.<br />
È essenzialmente il marchio: tutto ruota intorno a<br />
questo. È una politica ben precisa del nostro capo,<br />
Lorenzo Suraci. Siamo tutti utili e nessuno indispensabile,<br />
me compreso; la macchina da guerra di<br />
Rtl andrebbe avanti lo stesso. Un tempo la radio si<br />
basava molto di più sul personaggio: a R101 l’ultimo<br />
è stato Federico l’olandese volante, adesso lavora<br />
a Radionorba dopo essere stato allontanato. A R101<br />
non c’è più identità, la radio non si sa più cosa sia<br />
mentre l’identità di Rtl 102.5 è ben definita, soprattutto<br />
dal marchio riconosciuto e dalla radiovisione.<br />
Siamo stati tra i primi ad andare in radiovisione in<br />
diretta: alcuni speaker all’inizio non ne volevano<br />
sapere di passare in diretta anche in video, avevano<br />
il terrore. Per me nessun problema, io avevo sempre<br />
lavorato con l’immagine e con il teatro. Ricordo<br />
di una collega che all’inizio voleva sempre farsi<br />
riprendere dalle telecamere da dietro, le dicevo:<br />
“guarda che penseranno che sei un mostro! Non<br />
sei così male tesoro!”. La radiovisione ci ha permesso,<br />
a noi con una fascia oraria definita di passaggio<br />
tra pause pranzo e accesi sporadici, di essere conosciuti<br />
in alcune aree italiane nelle quali Rtl non era<br />
fortissima. La radiovisione ci ha messo al posto di<br />
quei locali che avevano la tv sintonizzata su Videomusic<br />
o Mtv.<br />
Del suo mondo, delle sue esperienze, cosa ha<br />
portato nella trasmissione?<br />
Tanto, tantissimo. Ho portato tutto ciò che avevo<br />
fatto prima, tutto quello che avevo sviluppato, anche<br />
umanamente.<br />
L’estate siete in giro per l’Italia.<br />
Andiamo sempre in trasferta: per cinque anni abbiamo<br />
fatto la diretta dal lungomare calabrese con<br />
ospiti, palchi e megaschermi: io, ovviamente, da ex<br />
ballerino, ballavo.<br />
66 ITA EVENTI
Non le manca mai qualcosa della sua vita precedente?<br />
Il teatro, il teatro musicale. Se ne parlava anche con<br />
Amadeus qualche tempo fa, anche lui ne aveva voglia,<br />
ricordo che ha fatto Grease con la Cuccarini.<br />
Ma fare teatro se hai la diretta radiofonica ogni giorno<br />
è praticamente impossibile: potresti fare le repliche<br />
solo a Milano e Roma. Continuo a rimandare<br />
l’idea di lavorare in tv, a parte la radiovisione quotidiana:<br />
a differenza della mia immagine che s’impone<br />
molto sono un tipo piuttosto riservato. Esserci<br />
a tutti i costi non m’interessa: ho anche un’età nella<br />
quale viene meno lo scalpitare (ride, ndr).<br />
Ha uno “zoccolo duro” di ascoltatori fedeli.<br />
Esatto, è importante. Soprattutto in questo periodo<br />
di caos nel quale la tv sta perdendo colpi rispetto<br />
– per assurdo -, alla radio che è il mezzo più antico<br />
ed invece è considerato il più moderno, futuristico<br />
e legato ai social. Inoltre essendo in diretta hai un<br />
contatto con il pubblico reale: sms, mail, facebook,<br />
twitter; c’è un flusso continuo di interazione, un interscambio<br />
che nella scatola della tv non potrà mai<br />
esserci.<br />
A Rtl 102.5 è da poco arrivato Mauro Coruzzi<br />
in arte Platinette: un bel duello in vista?<br />
Credo che stia attraversando un periodo particolare<br />
perché – come tutti sanno -, ha avuto un’operazione<br />
e quindi credo che sia un po’ più fragile del solito.<br />
Noi rispetto a Linus, Cruciani e lo stesso Platinette<br />
siamo personaggi più di nicchia, molto meno conosciuti<br />
dalla massa. Ci aiuta la radiovisione con il canale<br />
tv di Rtl 102.5.<br />
Tra le varie attività pubblica una serie di cd di<br />
chill-out.<br />
Mi hanno chiesto di collaborare per selezionare le<br />
tracce di dischi di musica lounge, ne sono già usciti<br />
tre e si chiamano Miseria e nobiltà. Ascolto anche<br />
musica classica e ambient ma più di tutto la mia radio<br />
e, per lavoro, anche le altre.<br />
Ha ancora un sogno nel cassetto?<br />
Mi piacerebbe rifare un’esperienza di cinema, ho<br />
fatto tante piccole parti in alcuni film, tra questi<br />
Caino e Caino di Alessandro Benvenuti e Il colore<br />
del silenzio e Monsieur di Raffaele Piscitelli. Ma sarei<br />
disposto anche a fare la parte della nonna o del<br />
nonno (ride, ndr).<br />
ITA EVENTI 67
libri<br />
FENOMENOLOGIA DEL TALENTO<br />
Luca Tommassini non è soltanto il coreografo di X Factor: da Micheal Jackson<br />
a Madonna ha lavorato con le più grandi star dello spettacolo. Nel suo libro racconta<br />
i momenti più intensi e le fragilità della sua carriera. di Andrea Thomas<br />
È<br />
da poco uscito Fattore T, l’inafferrabile scintilla<br />
del talento (edito da Mondadori), scritto<br />
da Luca Tommassini, coreografo del più<br />
spettacolare tra i programmi televisivi oggi, X Factor.<br />
Libro autentico, molto crudo e, in definitiva,<br />
sincero. Concetti poco espressi nel mondo dello<br />
spettacolo: Tommassini non ha paura di mettersi<br />
a nudo raccontando con estrema passione non solo<br />
le dinamiche del suo lavoro e delle relazioni cruciali<br />
per la sua carriera ma, soprattutto, le fragilità e le<br />
“cose non dette” dietro le quinte di ogni successo.<br />
Sensazioni difficili da spiegare, eppure il merito<br />
di questo libro è proprio di riuscire a comunicare<br />
stati d’animo e emozioni. Con una serie di interventi<br />
di tantissimi artisti e personalità del mondo<br />
dello spettacolo: “Io mi sono buttato a occhi chiusi<br />
in questa scrittura del libro e dal riscontro che sto<br />
ricevendo sembra sia molto piaciuto” racconta il<br />
coreografo a Itaeventi, “il talento è il filo rosso di<br />
tutto il libro”.<br />
Tutto sembra avere inizio con Enzo Paolo Turchi<br />
e il suo incoraggiamento all’inizio della carriera…<br />
I suoi insegnamenti, le cose che mi suggeriva sono<br />
enormi rispetto magari a coreografi famosi nel<br />
mondo. Alcune cose che lui mi ha trasmesso sono<br />
addirittura più importanti di quelle arrivate dalla<br />
mia famiglia. Una forza talmente grande in grado<br />
di cambiare il tuo futuro: ho imparato moltissimo<br />
in quella scuola di ballo.<br />
Provino con Madonna: incuriosirla, sfidarla,<br />
lasciare un segno, essere anche sfacciato ma<br />
non passare inosservato.<br />
Quando ho fatto il provino per diventare ballerino<br />
nel Tour con Madonna mi facevo forte delle mie<br />
fragilità. Nel momento in cui io ho risposto seccato<br />
all’artista “non mi piacciono le barzellette” Madonna<br />
era all’apice della sua carriera. È stata una<br />
grandissima provocazione da parte mia. Di questa<br />
cosa ne han parlato per anni nell’ambiente degli<br />
addetti ai lavori. È stato un modo per incuriosirla:<br />
sapevo che lei sceglieva i ballerini anche in base<br />
alla loro personalità. Anche perché sapeva benissimo<br />
che con ognuno di noi ci doveva convivere per<br />
tutto il Tour. Riconosco di essermi inventato un<br />
coraggio necessario per spingere avanti la parte talentuosa<br />
di me. Non so se rendo l’idea: io non sono<br />
di natura coraggioso, al contrario ho mille paure;<br />
in quel contesto me lo sono davvero inventato il coraggio.<br />
Cercavo di capire come aiutarmi, in questo<br />
sono stato audace. Questa cosa è stata utile anche<br />
perché è diventata una strategia da applicare sugli<br />
altri, vado sempre a supplire dove c’è una mancanza.<br />
Dove qualcuno sta per cadere mi metto sotto io<br />
e spingo su.<br />
Racconta che Madonna con i ballerini quasi ci<br />
convive, li porta a casa per conoscerli al 100%.<br />
La stessa cosa l’ha adattata lei per i personaggi<br />
di X Factor.<br />
Assolutamente si. Ho imparato negli anni che se le<br />
cose vengono realizzate solo a livello tecnico e, di<br />
conseguenza, si ragiona solo per numeri per la costruzione<br />
di qualcosa di artistico, come fosse matematica,<br />
allora non funziona. Nello spettacolo non<br />
sempre 2+2 fa 4: è molto meglio alimentare l’anima<br />
e così ho iniziato a mettermi in gioco per conoscere<br />
a fondo le persone e vedo che questo porta dei risultati<br />
in scena.<br />
“I migliori artisti sono quelli che non si circondano<br />
di yesman ma cercano spunti e talvolta<br />
contrasti”<br />
Le persone più affascinanti e i risultati più grandi<br />
li ho trovati quando questi artisti si facevano riflettere<br />
come uno specchio. Lo specchio in qualche<br />
68 ITA EVENTI
modo regala la realtà all’artista: il più grande critico<br />
è quello che ti vuole più bene perché ti dice la verità.<br />
E solo sulla verità si può costruire un futuro.<br />
Nel libro, parlando di Michael Jackson, emerge<br />
non solo il coraggio e l’audacia ma una rara<br />
forma di empatia con l’artista con il quale si relaziona.<br />
È vero, credo che questo dipenda dal fatto che ho<br />
iniziato a undici anni ad essere coinvolto in progetti<br />
importantissimi, crescendo quindi di fianco<br />
a personaggi con grande personalità. Ho vissuto,<br />
pertanto, con un’attenzione speciale, come se fossi<br />
sempre in prima fila, osservando da bambino.<br />
Nel caso di Michael Jackson tutti pensano sia stato<br />
un personaggio impalpabile, in realtà ti invitava a<br />
cena. Madonna ti invitava a fare le vacanze insieme<br />
a lei. Una volta che entri nella loro sfera fai parte di<br />
un nucleo bollente che nemmeno l’intimità della<br />
tua famiglia ti ha mai regalato.<br />
Uno dei capitoli più intensi racconta la collaborazione<br />
con Whitney Houston: dai successi alla<br />
dipendenza della droga. Quando ha deciso di<br />
staccarsi da quell’ambiente scrive che nessuno<br />
l’ha più chiamata.<br />
Sono uscito da quella fase perché ho capito che stavo<br />
perdendo – come molti vicino a me – l’identità<br />
e la mia forza, la possibilità di essere qualcuno, di<br />
fare qualcosa di interessante. Una delle strategie per<br />
chiudere con la droga è allontanare da te le persone<br />
con le quali hai usato sostanze. Allontanandoti da<br />
quei momenti di condivisione quelle persone poi ti<br />
respingono perché hai iniziato a mettere uno specchio<br />
davanti. Io ne sono uscito e quindi lo racconto,<br />
chi non ci è riuscito non lo può raccontare. Io<br />
dico che si può, poi sta a te.<br />
“Il talento è una cosa da curare, fragile” e, aggiunge,<br />
“bisogna ritrovare la povertà”.<br />
Io sono molto condizionato dalle situazioni, dalle<br />
atmosfere che si creano; per poter essere creativo<br />
devo immergermi nella disperazione in cui ho vissuto<br />
nel periodo di cui stavamo parlando. Perché<br />
nella disperazione c’è il momento della rinascita. E<br />
così spesso mi ritrovo nelle varie parti del mondo<br />
a cercare la “zona scomoda”: mi piace stare con la<br />
gente vera, essere creativo con una e non cento candele;<br />
cerco solo quella che mi scalda il cuore.<br />
ITA EVENTI 69
Lei è l’anima del programma televisivo X Factor,<br />
la parte più spettacolare.<br />
Ho lottato molto, anche con me stesso per il programma.<br />
Ho deciso da qualche anno che un’idea<br />
deve conquistare il cuore del pubblico e delle persone<br />
per cui lavoro. Quindi ho pensato sempre più<br />
intensamente alla cosa più bella che potevo fare.<br />
Ho mandato avanti la mia parte artistica creativa e<br />
questa sta vincendo su tutto, profondamente legata<br />
al mio stato emozionale.<br />
Le interessa diventare regista?<br />
Mi interessa tantissimo! Sto facendo gavetta teatrale<br />
come regista e ho già fatto quella di regista<br />
pubblicitario e di videoclip. Mi manca solo quella<br />
del cinema. Ho già fatto gavetta come attore, ballerino<br />
e coreografo. Ho fatto recentemente la regia<br />
del Tour di Eros Ramazzotti che attualmente è in<br />
giro per il mondo: è stata la più grande soddisfazione<br />
come regista perché ho visto sul viso di Eros<br />
una tale contentezza! Si è sentito protetto, aiutato,<br />
sostenuto dallo spettacolo ed è una sensazione che<br />
poi mi ha realmente raccontato. L’equilibrio che bisogna<br />
cercare è come una nuvola che si trasforma<br />
di continuo: mille fotografie al secondo tutte differenti.<br />
Come se la immaginerebbe oggi una serata unica<br />
dal vivo di Mina?<br />
Quanto tempo ho? (ride, ndr). È uno dei desideri<br />
della mia vita! Cambierei idea ogni secondo: Mina<br />
è tante cose…<br />
Crede che l’immaginario pop attuale sia troppo<br />
ricco di sfumature dark rispetto agli scorsi decenni?<br />
Dai cartoni animati, ai film, alla musica<br />
tutto sembra molto scuro, velocissimo e “dopato”.<br />
Controcorrente al mainstream abbiamo i<br />
colori del nuovo album dei Coldplay.<br />
Il mio camerino è tutto colorato. Sono amante del<br />
bianco e nero: ho passato anni a litigare con tutti<br />
perché volevo fare tutto X Factor in bianco e nero.<br />
Quest’anno invece desideravo tutto colorato: se<br />
vedi spesso la trasmissione ci sono quattro arcobaleni<br />
che si incrociano in altrettanto performance<br />
diverse. È l’anno in cui noi che comunichiamo,<br />
che facciamo spettacolo, dobbiamo prenderci la responsabilità<br />
di regalare il colore. Così come hanno<br />
fatto i Coldplay, è un momento nel quale bisogna<br />
dare qualcosa: attraverso il colore si regalano anche<br />
i sorrisi. Detto questo a me non piacciono le regole<br />
e non mi piace chiudere un discorso, preferisco<br />
quando i discorsi si aprono. Preferirei che il cuore<br />
prendesse sopravvento su tutti quei progetti fatti<br />
solo di tecnica e di numeri. A me interessa soprattutto<br />
cavalcare le emozioni.<br />
70 ITA EVENTI
notes<br />
AZIONE ANTI-MALWARE<br />
ESET ha preso parte all’operazione su scala mondiale per debellare Dorkbot, la botnet che<br />
ha colpito più di un milione di computer. Dorkbot si era impossessata di server di comando<br />
e controllo in Europa, Asia e Nord America.<br />
L’<br />
operazione delle forze<br />
dell’ordine di tutto il<br />
mondo guidate dall’F-<br />
BI, Interpol e Europol ha smantellato<br />
l’infrastruttura dei server<br />
di comando e controllo manipolati<br />
da Win32/Dorkbot, un<br />
malware che si diffonde attraverso<br />
diversi canali come i social<br />
network, spam, dispositivi rimovibili<br />
ed exploit kit. Dorkbot ha<br />
colpito finora più di un milione<br />
di computer attraverso server di<br />
comando e controllo in Europa,<br />
Asia e Nord America. All’interno<br />
dell’operazione per debellare<br />
Dorkbot, ESET ha condiviso le<br />
analisi tecniche e le informazioni<br />
statistiche sul malware e ha inoltre<br />
fornito i domini e gli indirizzi<br />
Internet dei server di comando<br />
e controllo della botnet. Una<br />
volta installato sulla macchina,<br />
Win32/Dorkbot tenta di interrompere<br />
le normali attività del<br />
software di sicurezza bloccandone<br />
l’accesso ai relativi server di<br />
aggiornamento, connettendosi<br />
a un server IRC per ricevere ulteriori<br />
comandi. Oltre a sottrarre<br />
le password di servizi famosi<br />
come Facebook e Twitter, Dorkbot<br />
installa un codice pericoloso<br />
appartenente a una delle numerose<br />
famiglie di malware esistenti,<br />
così da ottenere il pieno controllo<br />
di un dato sistema. Spesso<br />
Dorkbot rilascia nei sistemi corrotti<br />
delle varianti di Win32/<br />
Kasidet, un malware utilizzato<br />
per sferrare attacchi DDoS meglio<br />
conosciuto come Neutrino<br />
e di Win32/Lethic, una famosa<br />
spambot. I prodotti ESET attualmente<br />
proteggono gli utenti<br />
da migliaia di varianti di Dorkbot<br />
e dai moltissimi malware distribuiti<br />
attraverso le botnet di<br />
Dorkbot. Gli internauti che sospettano<br />
di essere stati infettati<br />
da Dorkbot possono usare<br />
lo strumento gratuito di ESET<br />
per effettuare una scansione approfondita.<br />
ESET, fondata nel<br />
1992, è uno dei fornitori globali<br />
di software per la sicurezza informatica<br />
di pubbliche amministrazioni,<br />
aziende e utenti privati.<br />
Il software ESET NOD32 Antivirus<br />
fornisce una protezione<br />
in tempo reale da virus, worm,<br />
spyware e altri pericoli, conosciuti<br />
e non, offrendo il più elevato<br />
livello di protezione disponibile<br />
alla massima velocità e con<br />
il minimo impiego di risorse di<br />
sistema. NOD32 è l’antivirus<br />
che ha vinto il maggior numero<br />
di certificazioni Virus Bulletin<br />
100% e dal 1998 non ha mai<br />
mancato l’individuazione di un<br />
virus ItW (in fase di diffusione).<br />
ESET NOD32 Antivirus, ESET<br />
Smart Security e ESET Cybersecurity<br />
per Mac rappresentano<br />
le soluzioni per la sicurezza informatica<br />
più raccomandate a livello<br />
mondiale, avendo ottenuto<br />
la fiducia di oltre 100 milioni<br />
di utenti. L’azienda, presente in<br />
180 Paesi, ha il suo quartier generale<br />
a Bratislava e uffici e centri<br />
di ricerca a San Diego, Buenos<br />
Aires, Singapore, Praga,<br />
Cracovia, Montreal, Mosca. Per<br />
quattro anni di seguito ESET è<br />
stata inclusa fra le aziende Technology<br />
Fast 500 EMEA da Deloitte<br />
e per dieci anni consecutivi<br />
fra le aziende Technology Fast<br />
50 Central Europe. FUTURE<br />
TIME è il distributore esclusivo<br />
dei prodotti ESET per l’Italia,<br />
nonché suo partner tecnologico.<br />
Fondata a Roma nel 2001, Future<br />
Time nasce dalla sinergia di<br />
due preesistenti aziende attive da<br />
anni nel campo della sicurezza<br />
informatica. Future Time, con<br />
Paolo Monti e Luca Sambucci, fa<br />
parte della WildList Organization<br />
Internationa l, ente no profit<br />
a livello mondiale composto<br />
da esperti e aziende antivirus che<br />
hanno il compito di riportare<br />
mensilmente tipologia e numero<br />
dei virus diffusi in ogni Paese.<br />
Per maggiori informazioni<br />
www.eset.it<br />
ITA EVENTI 71
libri<br />
Antonio Pennacchi torna a narrare<br />
le gesta dei Peruzzi, famiglia<br />
numerosa e ramificata di pionieri<br />
bonificatori, grandi lavoratori,<br />
eroici spiantati, meravigliosi<br />
gaglioffi, e donne generose e<br />
umorali. E se nel primo volume di<br />
Canale Mussolini ci aveva fatto riscoprire<br />
un capitolo della nostra<br />
storia per molti versi dimenticato,<br />
in questa seconda parte si dedica<br />
a mantenere viva la memoria<br />
del difficile processo di costruzione<br />
della nostra Italia democratica<br />
e repubblicana. Il 25 maggio<br />
del 1944 – ultimo giorno di guerra<br />
a Littoria – nel breve intervallo<br />
tra la partenza dei tedeschi e l’arrivo<br />
in città degli angloamericani,<br />
Diomede Peruzzi entra nella Banca<br />
d’Italia devastata e ne svaligia<br />
il tesoro. È qui che hanno inizio -<br />
diranno - la sua folgorante carriera<br />
imprenditoriale e lo sviluppo<br />
stesso di Latina tutta. Ma sarà<br />
vero? Il Canale Mussolini intanto –<br />
dopo essere stato per mesi la dura<br />
linea del fronte di Anzio e Nettuno<br />
– può tornare a essere quello<br />
che era, il perno della bonifica<br />
pontina. In un nuovo grande esodo,<br />
che ricorda quello epico colonizzatore<br />
di dodici anni prima, gli<br />
sfollati lasciano i rifugi sui monti<br />
e tornano a popolare la città e<br />
le campagne circostanti. I poderi<br />
sono distrutti, ogni edificio porta<br />
i segni dei bombardamenti. Ma<br />
il clima adesso è diverso, inizia<br />
la ricostruzione. Nel resto d’Italia<br />
però la guerra continua e si sposta<br />
man mano verso il nord, mentre<br />
gli alleati - col decisivo ausilio<br />
delle brigate partigiane e del ricostituito<br />
esercito italiano - costringono<br />
alla ritirata i tedeschi e le<br />
milizie fasciste. È una guerra di liberazione,<br />
ma anche una guerra<br />
civile crudele e fratricida. E la famiglia<br />
Peruzzi, protagonista memorabile<br />
della saga narrata in<br />
queste pagine, è schierata su tutti<br />
i fronti di questo conflitto. Canale<br />
Mussolini - Parte seconda è un<br />
grandioso romanzo corale e polifonico,<br />
un’opera letteraria di smagliante<br />
bellezza che, alternando i<br />
toni dell’epica a quelli dell’elegia,<br />
ci dà lucidamente conto di ciò che<br />
siamo, in forza di ciò che nel bene<br />
e nel male siamo stati.<br />
Chissà se in quei primi mesi del<br />
1995, lavorando alla fondazione<br />
di Esterni (all’epoca Associazione<br />
culturale Aprile), qualcuno immaginava<br />
già quello che sarebbe<br />
poi successo. Immaginarsi che<br />
dopo le prime riunioni, pur entusiasmanti,<br />
si sarebbero davvero<br />
incontrati, in decine, centinaia,<br />
migliaia, chi ogni tanto, chi tutti<br />
i giorni, per creare e vivere nuovi<br />
spazi pubblici. I primi vent’anni<br />
di pratica utopica e rivoluzionaria<br />
di Esterni sono raccontati in questo<br />
speciale libro: 440 pagine, più<br />
di 850 fotografie per raccontare<br />
luoghi, persone e trasformazioni<br />
urbane che hanno segnato la storia<br />
degli spazi pubblici della città<br />
di Milano (e non solo), nell’ultimo<br />
ventennio. È il racconto della<br />
città che Esterni si è immaginata<br />
e che ha messo in scena. Le mille<br />
cose fatte, non quelle pensate,<br />
nel libro sono suddivise in 23 capitoli<br />
tematici e all’interno dei capitoli<br />
in schede, alcune con un approfondimento.<br />
A questi capitoli<br />
se ne aggiungono tre in conclusione:<br />
il racconto dell’esperienza<br />
politica di Esterni con la lista civica.<br />
Questa è una città; Esterni vista<br />
attraverso le parole di chi l’ha<br />
conosciuta e frequentata; e con gli<br />
autori, ossia come Esterni lavora,<br />
come ha imparato a stare insieme,<br />
come è cresciuta. Una guida<br />
per immaginare ancora oggi, città<br />
diverse, fatte di spazi pubblici e<br />
interessi comuni. Pezzi di un’unica<br />
città, una qualunque immaginata<br />
e fortemente voluta.<br />
Oltre nelle librerie è in vendita sul<br />
sito www.esterni.org<br />
72 ITA EVENTI
notes<br />
FORMAZIENDA,<br />
VEICOLO PER INNOVARSI<br />
E RINNOVARSI<br />
COME IMPRESE<br />
Il direttore Rossella Spada: “A fianco dell’impresa per finanziare<br />
piani formativi che le consentano di crescere”<br />
È<br />
stata presentata lo scorso<br />
ottobre, durante la terza<br />
edizione di Maker Fair<br />
Roma, la prima indagine Isfol sui<br />
maker – termine con cui si designano<br />
ingegneri, inventori, artigiani<br />
2.0 e tutti coloro che sfruttano<br />
tecnologia e innovazione<br />
nel proprio lavoro. Aldilà della<br />
specificità dell’argomento, l’indagine<br />
rileva due elementi interessanti:<br />
i maker trovano resistenza<br />
da parte delle imprese;<br />
i maker necessitano di una formazione<br />
diversa da quella tradizionale.<br />
Di sicuro, l’analisi condotta<br />
dà l’abbrivio a un dibattito<br />
sull’importanza di far emergere<br />
i fabbisogni sociali di istruzione,<br />
di formazione e di lavoro.<br />
Di questo, con particolare attenzione<br />
all’elemento formazione, ci<br />
parla Rossella Spada, direttore<br />
del Fondo Formazienda.<br />
Il focus del dibattito riguarda<br />
domanda e offerta della formazione.<br />
Ma in quale modo i<br />
fondi interprofessionali possono<br />
rappresentare uno strumento<br />
utile alle imprese che<br />
mirano a innovarsi?<br />
La dinamica fra domanda e offerta<br />
di formazione porta alla<br />
luce un aspetto delicato: la domanda,<br />
soprattutto nelle micro e<br />
piccole imprese del nostro paese,<br />
che rappresentano oltre il 90%<br />
Rossella Spada<br />
Direttore del<br />
Fondo Formazienda<br />
Per maggiori informazioni<br />
FORMAZIENDA<br />
via Olivetti 17<br />
26013 Crema (CR)<br />
tel: 0373 472168<br />
fax: 0373 472163<br />
formazienda.com<br />
del totale, è spesso latente e fatica<br />
a emergere. Anche per questa<br />
ragione, da noi, molto spesso<br />
è l’offerta a dirigere la domanda<br />
e non il contrario. Così, l’offerta,<br />
per quanto di buon livello,<br />
corre il rischio di rimanere scollata<br />
dai reali fabbisogni di territori,<br />
organizzazioni, micro e<br />
piccole imprese e rispettivo capitale<br />
umano. In questo contesto,<br />
i fondi interprofessionali possono<br />
risultare di particolare interesse<br />
e avere una funzione fondamentale.<br />
In che senso? Quali sono le<br />
vostre scelte concrete che favoriscono<br />
l’incontro tra domanda<br />
e offerta di formazione?<br />
I fondi interprofessionali – che,<br />
come ormai tutti sanno, hanno<br />
lo scopo di promuovere e finanziare<br />
piani formativi – sono<br />
uno dei principali strumenti a<br />
disposizione delle imprese per<br />
programmare percorsi formativi<br />
volti ad aggiornare, riqualificare<br />
e riconvertire le competenze<br />
professionali dei lavoratori che<br />
operano in azienda. Partendo<br />
da questa premessa, Formazienda<br />
ha deciso di promuovere strumenti<br />
“particolarmente aperti”<br />
di accesso ai finanziamenti, attraverso<br />
i quali le aziende riescono<br />
a manifestare qualsiasi fabbisogno<br />
formativo.<br />
74 ITA EVENTI
I piani formativi presentati al<br />
Fondo possono, infatti, riguardare<br />
qualsiasi tematica, dall’innovazione<br />
all’internazionalizzazione,<br />
dalle abilità personali alla<br />
sicurezza nei luoghi di lavoro. I<br />
piani, inoltre, possono essere finanziati<br />
individuando la modalità<br />
di erogazione della formazione<br />
ritenuta più confacente sia<br />
alle necessità aziendali sia alla tipologia<br />
di fabbisogni formativi<br />
individuati – lezioni frontali,<br />
aula virtuale, on the job, coaching<br />
–, lasciando così ampia scelta<br />
all’azienda nel definire i percorsi<br />
formativi più adatti a colmare<br />
eventuali gap. Se necessario, l’azienda<br />
può essere supportata anche<br />
da un ente di formazione.<br />
Le nostre parti sociali ritengono<br />
che la formazione rivesta un<br />
ruolo assolutamente strategico<br />
e che debba servire da impulso<br />
per creare un nuovo e migliore<br />
modo di lavorare e di produrre,<br />
anche per adeguarsi alle nuove<br />
richieste del mercato.<br />
Cos’è il fondo Formazienda<br />
Formazienda è uno dei 19 fondi<br />
paritetici interprofessionali<br />
nazionali per la formazione<br />
continua. Il Fondo Formazienda<br />
è stato autorizzato ad operare<br />
con decreto del Ministero<br />
del Lavoro e delle Politiche<br />
Sociali del 31 ottobre 2008. Il<br />
Fondo Formazienda promuove<br />
e finanzia piani formativi<br />
aziendali, territoriali, settoriali<br />
e individuali concordati tra le<br />
parti sociali – la confederazione<br />
generale dei sindacati autonomi<br />
dei lavoratori (Confsal)<br />
e la confederazione autonoma<br />
italiana del commercio, del<br />
turismo, dei servizi, delle professioni<br />
e delle PMI (Sistema<br />
Commercio e Impresa) - nonché<br />
eventuali ulteriori iniziative<br />
propedeutiche e comunque<br />
direttamente connesse a detti<br />
piani concordate tra le parti.<br />
Il Fondo è l’unico ad aver sede<br />
nel nord Italia, in Lombardia, a<br />
Crema (CR).<br />
Cosa finanzia<br />
Il Fondo Formazienda promuove<br />
e finanzia piani formativi<br />
aziendali, territoriali, settoriali<br />
e individuali concordati tra le<br />
parti sociali.<br />
I destinatari<br />
L’obiettivo principale di Formazienda<br />
è rendere semplice ed<br />
accessibile alle aziende (anche<br />
quelle di piccolissime dimensioni)<br />
l’utilizzo della formazione<br />
come leva strategica per favorire<br />
l’innovazione e lo sviluppo.<br />
Sono destinatari della formazione<br />
finanziata: apprendisti,<br />
operai, impiegati, quadri, dirigenti,<br />
collaboratori.<br />
Accesso ai finanziamenti<br />
Le aziende che hanno aderito<br />
a Formazienda possono accedere<br />
ai finanziamenti partecipando<br />
agli Avvisi che il Fondo<br />
emanerà durante l’anno o presentando<br />
piani formativi a valere<br />
sui propri Conto Formazione<br />
Impresa o Conto Formazione<br />
di Rete.<br />
Perché l’azienda dovrebbe<br />
aderire al Fondo Formazienda?<br />
Per diversi motivi che sintetizzo<br />
di seguito. Anzitutto, l’impresa<br />
che ambisca alla crescita sia della<br />
propria competitività aziendale<br />
sia del proprio personale può<br />
vedersi finanziati dei percorsi<br />
formativi pertinenti e su misura.<br />
Preciso, a questo proposito,<br />
che qualsiasi impresa, dalla<br />
micro alla grande, dal consorzio<br />
d’impresa alla holding, può candidare<br />
il proprio piano formativo.<br />
Ancora, il Fondo Formazienda<br />
persegue costantemente<br />
il miglioramento organizzativo<br />
dell’azienda e realizza un preciso<br />
monitoraggio qualitativo degli<br />
interventi formativi finanziati,<br />
anche proponendo strumenti<br />
di accesso ai finanziamenti particolarmente<br />
snelli ed efficienti,<br />
come per esempio l’avviso a<br />
sportello.<br />
Come può aderire al vostro<br />
fondo l’impresa non ancora<br />
iscritta?<br />
Aderire a Formazienda è semplice<br />
e non comporta alcun costo<br />
per l’impresa. È sufficiente<br />
inserire il codice FORM nella<br />
denuncia contributiva e retributiva<br />
mensile (modello UNIE-<br />
MENS). L’adesione, ricordo,<br />
può essere espressa anche da parte<br />
delle aziende agricole (modello<br />
DMAG). Il fondo Formazienda<br />
accoglie il contributo versato<br />
dalle imprese per le figure dirigenziali.<br />
Per ulteriori informazioni<br />
circa le modalità di adesione<br />
si può visitare il nostro sito<br />
internet e prendere contatti con i<br />
nostri uffici.<br />
ITA EVENTI 75
enessere<br />
Il chirurgo Antonio Di Stefano spiega alle lettrici e ai lettori come e quando<br />
scegliere di fare un lifting cercando di preservare la naturalezza del viso.<br />
E quali eccessi evitare e come riconoscere chi ha le competenze necessarie.<br />
Una delle più grandi difficoltà che le donne<br />
italiane hanno è quella di trovare il coraggio<br />
non tanto legato alla tecnicità di sottoporsi<br />
all’intervento chirurgico ma per superare l’enigma<br />
del risultato dell’operazione. Questo enigma è stato<br />
condizionato dalla visione in tv o sui giornali di<br />
personaggi prevalentemente di spettacolo, cultura<br />
e sport con volti visibilmente artefatti, quindi con<br />
un’alterazione dei lineamenti originali e la mancata<br />
riconoscibilità dell’attore o del personaggio Vip del<br />
momento. Tutto dipende principalmente da due<br />
fattori: quando un viso invecchia abbiamo una discesa<br />
muscolare; la pelle invecchia a causa del muscolo<br />
sottostante che tira verso di sé la pelle. Il muscolo<br />
è il primo reale fattore dell’invecchiamento<br />
del nostro viso: traina, trascina la pelle sottostante.<br />
Di conseguenza si cerca di ringiovanire il viso:<br />
è consigliabile non iniettare prodotti dall’esterno<br />
per mascherare la discesa dei muscoli nella speranza<br />
che questi, contraffatti, risalgano un po’. La donna<br />
in causa si gonfia e diventa voluminosa perdendo<br />
le sue fattezze originarie; da qui la perdita della<br />
freschezza e della naturalezza dei lineamenti. Dalla<br />
scuola americana e, successivamente, quella spagnola<br />
– che insieme alla sudamericana ha ripreso le<br />
tecniche del lifting americane -, si preferisce adattarle<br />
al gusto europeo più naturale. Ci sono inoltre<br />
dei lifting che risultano responsabili dell’alterazione<br />
del lineamento perché molto spesso si tende a tirare<br />
tanta pelle e poco muscolo: in questo caso il muscolo<br />
resta nella sua sede e vi è una discrepanza tra<br />
la pelle tirata e muscolo poco risalito. La scuola che<br />
ho frequentato – riprendendo canoni americani e<br />
sudamericani -, prevede uno studio del viso secondo<br />
la forma dello stesso e secondo l’escursione verso<br />
il basso della muscolatura e del collo attraverso l’analisi<br />
vettoriale: ogni punto del nostro viso ha una<br />
linea di discesa che può essere obliqua o totalmente<br />
verticale. Si elaborano quindi delle tecniche “ad<br />
personam” che mirano a riportare più in alto la muscolatura<br />
che è scesa secondo dei vettori ovvero delle<br />
linee di trazione uguali ma opposte. Se un viso<br />
ad esempio è sceso di tre linee oblique lo si tirerà su<br />
con linee oblique opposte alla discesa; se sono soltanto<br />
linee verticali si useranno solo linee verticali.<br />
In questo modo il viso non perde la propria linearità<br />
primitiva, diventa più fresco e giovane di circa<br />
dieci anni e, soprattutto, risulta più bello. Con<br />
le tecniche di lifting muscolare quei visi che sono<br />
invecchiati e che proprio per lo scivolamento del<br />
muscolo sulle ossa hanno determinato uno scavamento,<br />
tendendo di nuovo la muscolatura, avranno<br />
un effetto riempitivo soprattutto sulle guance.<br />
Avremo un volto più risollevato, pieno e tonico: si<br />
parla di tessuti autologhi cioè nostri, self, che fanno<br />
da auto-riempitivo oltre alla risalita muscolare.<br />
Con le tecniche vettoriali è impossibile alterare il lineamento<br />
del viso. Dopo questa operazione si riacquistano<br />
dieci anni in maniera naturale mentre<br />
la scuola americana tende a mistificare vent’anni di<br />
meno. Dal momento in cui i chirurghi finiscono di<br />
operare, il viso dal giorno dopo ricomincia a invecchiare.<br />
L’effetto di un buon lifting fascio-muscolare<br />
di viso e, soprattutto, del collo – che è la parte più<br />
difficile da correggere -, se correttamente seguito e<br />
se la paziente non fuma e non beve alcool dura dai<br />
dieci ai dodici anni. Di solito si fa un lifting durante<br />
la propria vita: se la paziente desidera farne un altro<br />
tra i sessanta e settant’anni si potrà fare, è meno<br />
impegnativo del primo e dura anch’esso altri die-<br />
76 ITA EVENTI
SMAS<br />
Sistema Muscolo<br />
Aponeurotico<br />
Superficiale<br />
viso e collo<br />
ci- dodici anni; in genere si esegue il primo lifting<br />
verso i cinquant’anni. Sono contrario a riprendere il<br />
minimo di discesa ogni cinque-sei anni, su richiesta<br />
delle pazienti, dopo l’intervento primario. In<br />
molte pazienti subentra un effetto talmente amplificante<br />
per l’autostima, per la propria vita di relazione<br />
che diventa una mania e qui bisogna frenarle.<br />
Fare un lifting ogni cinque anni non ha senso, diventa<br />
stressante anche per l’operatore e, soprattutto,<br />
tecnicamente è difficile fare quattro-cinque volte<br />
un lifting: il viso meno lo si tocca è meglio. Io<br />
dico sempre che nella propria vita non consiglio di<br />
fare oltre a due lifting, a distanza di quindici anni<br />
ciascuno. Il viso è più facile operarlo perché le suture<br />
e le cicatrici non si vedono – dietro alle orecchie<br />
e in mezzo ai capelli -, mentre sul corpo risultano<br />
occultabili ma sono più estese. Se vogliamo parlare<br />
di un grembiule addominale abbondante questo si<br />
può nascondere benissimo sotto il segno dello slip<br />
come fosse un cesareo allargato; se parliamo delle<br />
cosce si può nascondere il segno all’interno dello<br />
slip, se parliamo delle braccia purtroppo i segni<br />
sono evidenti e, in questo caso, sconsiglio di fare un<br />
lifting a meno che non ci sia tanta pelle in eccesso<br />
e il range dell’età va dai sessant’anni in poi. La chirurgia<br />
del lifting del viso è una chirurgia definita<br />
maggiore: consiglierei a tutte le pazienti che vogliono<br />
fare quest’intervento di scegliere chi come me ha<br />
fatto un training specifico al viso preferenzialmente<br />
all’estero, perché l’Italia non è una scuola di lifting<br />
del viso e del collo. Si tratta di un’intervento particolare,<br />
non può essere eseguito da chi non ha una<br />
conoscenza perfetta dell’anatomia del viso e da chi<br />
non ha una padronanza tecnica che è tale solo se è<br />
stato fatto un training all’estero.<br />
Elevazione<br />
e trazione<br />
dello SMAS<br />
Correzione finale dell’invecchiamento viso e collo<br />
secondo linee di tensione oblique e verticali<br />
ITA EVENTI 77
enessere<br />
LA SALUTE SECONDO<br />
HENRY CHENOT<br />
Medicina cinese, psicologia, bioenergetica e naturopatia:<br />
all’Hotel Palace di Merano si riacquista vitalità ed energia grazie alle<br />
tecniche di uno dei più importanti maestri del benessere. di Bruno Quiriconi<br />
La brillante carriera di Henry<br />
Chenot è visibile non appena<br />
varcata la soglia del<br />
Palace Hotel di Merano: la sua<br />
organizzazione, la sua clientela<br />
e il suo autorevole insegnamento<br />
scientifico (e ricco di umanità)<br />
l’hanno reso tra i più importanti<br />
personaggi nel mondo per la ricerca<br />
medica e biologica. L’Espace<br />
di Merano è un luogo frequentato<br />
da oltre vent’anni da politici,<br />
artisti, sportivi, gente comune<br />
che cerca benessere, da ogni parte<br />
del mondo. Chenot – tra le altre<br />
cose - ha fondato l’Accademia<br />
della Biontologia ed è studioso di<br />
medicina cinese, psicologia bioenergetica<br />
e naturopatia. Ma è l’animo<br />
umano il fine ultimo delle<br />
sue ricerche: nessuno come lui<br />
riesce ad individuare in pochissimo<br />
tempo la sorgente dei nostri<br />
problemi di carattere psicofisico.<br />
Ha all’attivo anche tre libri con<br />
l’editore Sperling & Kupfer, l’ultimo<br />
si chiama Detox. L’abbiamo<br />
incontrato per capire come<br />
si svolgono le settimane di cura<br />
e capire quali sono le dinamiche<br />
del suo successo.<br />
Ci descrive la persona che viene<br />
a cercare la sua competenza,<br />
la sua organizzazione e le<br />
sue tecniche?<br />
Noi ci occupiamo di salute preventiva:<br />
devi tenere conto della<br />
genetica di ogni persona. Il primo<br />
punto è capire qual è la sorgente<br />
dei problemi di ogni persona.<br />
Abbiamo una clientela<br />
internazionale: Arabia saudita,<br />
Qatar, Russia, Cina, ogni parte<br />
del mondo. C’è una omologazione<br />
dei problemi di salute: l’imprenditore<br />
cinese e quello italiano<br />
si ritrovano con lo stesso<br />
elenco di problematiche a livello<br />
emotivo, fisico e psicologico.<br />
La prima richiesta che ricevo è<br />
di ritrovare la vitalità. Poi c’è un<br />
cambiamento radicale del concetto<br />
di lavoro: anni fa le persone<br />
non vedevano l’ora di smettere<br />
di lavorare; oggi – a un certo<br />
livello – abbiamo persone che<br />
non vogliono mai smettere! Io ho<br />
71 anni ma non parlartemi di lasciare<br />
il mio lavoro, non sopravviverei<br />
due minuti dopo.<br />
78 ITA EVENTI
Quindi soprattutto Manager<br />
troppo connessi al lavoro…<br />
Nel mondo della comunicazione<br />
c’è troppa velocità e ne risente<br />
il livello emotivo e la capacità<br />
di comprensione. La gente si angoscia:<br />
molti camminano con il<br />
cellulare in mano mentre mangiano,<br />
bevono e quasi non vedono<br />
la strada. L’uso anzi l’abuso<br />
di questi device porta a delle<br />
alterazioni emotive, psicologiche<br />
e organiche. Dieci anni fa tra<br />
la mia clientela non c’erano tipo<br />
di problemi. Non c’è più neppure<br />
il tempo di identificare il cibo<br />
a livello digestivo; aumentano la<br />
fermentazione e la putrefazione<br />
mangiando senza la necessaria<br />
concentrazione. Quando viene<br />
da noi un cliente facciamo subito<br />
un check globale; chi soffre delle<br />
malattie più frequenti già dopo<br />
tre giorni beneficia di una regolamentazione<br />
del suo fisico. In una<br />
settimana riacquista una grande<br />
vitalità. Molti si vergognano<br />
a dire che non vogliono invecchiare:<br />
il cuore, l’intestino corrispondono<br />
all’età anagrafica ma<br />
se vogliamo mantenerci giovani<br />
dobbiamo cercare di cambiare il<br />
nostro approccio durante la giornata.<br />
I giocatori di calcio quando<br />
vanno a fare l’allenamento<br />
pre-campionato sono forzati tatticamente<br />
e fisicamente. Quelli<br />
più intelligenti hanno capito che<br />
per affrontare questo stress devono<br />
arrivare all’allenamento già<br />
disintossicati e “puliti” nel fisico.<br />
Tanti club dopo quattro partite<br />
hanno dei calciatori che accusano<br />
stiramenti e altri problemi: è<br />
soprattutto perché il loro fisico è<br />
intossicato. Vale anche per i dirigenti<br />
e per tutte le categorie con<br />
un forte carico di lavoro. E anche<br />
per un vecchietto come me<br />
di settant’anni che vuole ritrovare<br />
la sua forma e il suo benessere:<br />
alla mia età pretendo di avere<br />
rapporti sessuali, di camminare<br />
veloce, di fare golf. Bene, se voglio<br />
fare tutto questo devo seguire<br />
delle regole precise.<br />
Il suo focus non è solo fisico<br />
ma – in qualche modo – riguarda<br />
anche il lato spirituale<br />
e psicologico non è vero?<br />
ITA EVENTI 79
Il cervello è fatto in due parti:<br />
quella razionale, utilizzata per<br />
imparare la matematica, la fisica<br />
etc e la parte emotiva ed intuitiva.<br />
Le persone si spaventano<br />
di avere intuizioni e quindi le<br />
nascondono oppure nel caso degli<br />
artisti, scrittori e dei veri creativi<br />
le manifestano. Solo questa è<br />
la vera parte di noi stessi. In questo<br />
momento, purtroppo, la nostra<br />
società compie un grave errore:<br />
mandano in pensione delle<br />
persone dopo sessant’anni di lavoro,<br />
individui che hanno acquisito<br />
informazione ed esperienza<br />
con una capacità di sintesi estremamente<br />
superiore rispetto a un<br />
giovane di vent’anni. Il ragazzo<br />
può imparare la chimica, la matematica<br />
etc, e ha a disposizione<br />
la tecnologia, la razionalità ma<br />
non ha questa capacità – preziosa<br />
- di sintesi. Senza di essa l’umanità<br />
può fare anche catastrofi.<br />
Il suo metodo potrebbe anche<br />
approdare su internet per essere<br />
divulgato a più persone?<br />
Sto organizzando con i miei figli<br />
(curatori del brand Chenot)<br />
la comunicazione su internet. È<br />
una grande opportunità perché<br />
non tutti possono venire da noi:<br />
penso a chi non può pagare per<br />
stare nel centro e mi dispiace.<br />
Attraverso internet si può divulgare<br />
un lavoro fatto di tanti anni<br />
di ricerca, di studio e di esperienza<br />
e tutti potrebbero usufruirne.<br />
80 ITA EVENTI
itratti<br />
GIOIELLI INDOSSATI<br />
DA PERSONE FELICI<br />
Una conversazione con Andrea & Piero Gregori, uno dei due fratelli rappresentanti<br />
la quarta generazione in attività, in attesa di vedere se arriverà la quinta.<br />
Una lunga storia di passione culminata con un’espansione internazionale.<br />
Con l’unico obiettivo di unire creatività e professionalità al desiderio di chi vuole<br />
trasmettere emozioni. di Bruno Quiriconi<br />
ITA EVENTI 81
Le origini<br />
“Tutto è partito a fine ‘800: due fratelli, Giovanni<br />
e Giuseppe – uno orafo e l’altro sarto – hanno iniziato<br />
a creare gioielli. Questo connubio tra moda e<br />
gioielli oggi sembra assolutamente normale e consolidato<br />
ma bisogna contestualizzare le due figure<br />
all’inizio del secolo scorso per capire il loro estro e<br />
la giusta intuizione; insieme hanno sviluppato l’estetica<br />
dei gioielli I Gregori. Hanno aperto il primo<br />
punto vendita – ancora oggi esistente – in zona<br />
nord Milano (Piazza Dergano) utilizzandolo anche<br />
come laboratorio. In seguito i loro figli Luigi<br />
ed Andrea, hanno continuato l’operato sino agli<br />
anni ’50 passando a loro volta il testimone alla terza<br />
generazione ovvero i nostri genitori fino alla fine<br />
degli anni novanta. Oggi la quarta generazione è<br />
composta da noi due e operiamo principalmente<br />
nel flagship store di via Marghera a Milano”.<br />
La realizzazione dei gioielli<br />
Andrea e Piero oggi sono gli ideatori dei gioielli I<br />
Gregori: ne seguono tutta la filiera, dalla preparazione,<br />
al disegno, alla produzione, alla commercializzazione<br />
e i rapporti con l’estero. L’ispirazione è<br />
sempre la donna; una donna che anela ad un anello<br />
regalato da un uomo, pegno tangibile del desiderio.<br />
Del resto cambiano i tempi ma per la persona amata<br />
si pensa ad un gioiello di valore quale miglior<br />
forma di slancio per testimoniare il proprio impeto.<br />
“È l’uomo il protagonista assoluto del regalo pensato<br />
e selezionato con cura. Non per niente le nostre<br />
ultime collezioni si chiamano Abbracci e Glamour,<br />
proprio perché sono pensate e ideate per rendere felice<br />
una donna, per farla sentire desiderata e amata.<br />
Nature e Flowers sono, invece, ispirate alla natura”.<br />
Esclusi i diamanti quali altre pietre preziose sono<br />
di maggiore interesse? “Rubino, smeraldo e zaffiro<br />
sono allo stesso livello, sempre dopo il diamante,<br />
spesso abbinati insieme”.<br />
Diamonds are the girl best friend<br />
“Oggi come ieri è ancora il diamante l’oggetto del<br />
desiderio più ambito. Sin dalla storia più remota<br />
ogni guerriero portava alla sua donna un diamante,<br />
simbolo dell’invincibilità. È un richiamo atavico. E<br />
82 ITA EVENTI
la sua bellezza, come pietra è indiscutibile. Più che<br />
il diamante solitario, i gioielli con diamanti sono la<br />
nostra cifra stilistica. Ed è - in assoluto – la richiesta<br />
costante dei nostri clienti. Anelli, bracciali, orecchini<br />
in oro bianco, oro rosa, con fantasie e diamanti”.<br />
La fantasia in contrapposizione al gusto classico,<br />
un mix di innovazione e tradizione; ma quale delle<br />
due declinazioni è predominante? “A livello nazionale<br />
e cittadino la nostra è un’immagine classica; la<br />
nostra comunicazione a livello internazionale tende<br />
ad evidenziare il gioiello ricercato ed elaborato”.<br />
Made in italy<br />
“Una decina di anni fa abbiamo iniziato un processo<br />
di internalizzazione con esposizione in fiere<br />
in tutto il mondo: da Honk Kong a Tokyo sino a<br />
Las Vegas e Basilea. Un approccio trasversale che<br />
consente al cliente internazionale di trovare i nostri<br />
gioielli presso i concessionari del globo intero”.<br />
Esclusa l’Italia qual è il mercato più importante per<br />
I Gregori? “Posto che tutto cambia molto velocemente,<br />
in questo momento senza dubbio il mondo<br />
asiatico. Vendere gioielli al mondo asiatico potrebbe<br />
apparire come uno che vende ghiaccio agli<br />
eschimesi poiché loro sono grandi produttori. Abbiamo<br />
chiuso all’inizio dell’anno un accordo con<br />
una azienda distributrice cinese e questo significa<br />
che siamo presenti anche sul loro mercato”. Il<br />
Made in Italy ha ancora il suo appeal? “Assolutamente<br />
si. Soprattutto oggi dopo aver passato qualche<br />
anno in sofferenza a causa della globalizzazione<br />
e dell’impatto dei nuovi mercati, diciamo dal 2008<br />
al 2010. Dalla fine dell’anno scorso c’è un inversione<br />
di tendenza, il consumatore orientale ha necessità<br />
di qualcosa di diverso: un po’ come noi italiani<br />
negli anni sessanta, tutti un po’ esterofili. Questo<br />
fenomeno di crescita sta iniziando anche dall’altra<br />
parte del mondo; aiutati dal cambio euro-dollaro<br />
favorevole, dai costi di produzione in salita da<br />
loro e in leggera discesa da noi”. Viene percepito<br />
all’estero il blasone della continuità della dinastia?<br />
“Si, è un valore aggiunto. Molti produttori di questi<br />
paesi vengono proprio da noi per avere qualcosa<br />
di distintivo. Il Made in Italy è ancora oggi – a<br />
mio parere – il brand più famoso nel mondo: i nostri<br />
gioielli sono certificati con questo brand. Sicuramente<br />
è un plus”.<br />
Gioielli indossati da persone felici<br />
Aneddoti? Un cliente facoltoso che ha volutamente<br />
esagerato nel comprare un set completo di gioielli<br />
e accessori? “Il cliente per antonomasia è l’uomo<br />
che vuole trasmettere il proprio amore alla sua donna;<br />
capita spesso di vedere acquistare un anello e<br />
qualche giorno dopo gli orecchini e magari ancora<br />
qualcosa da abbinare la settimana successiva. Non<br />
è mai un iperbole comunque: noi proponiamo gioielli<br />
in oro e diamanti, hanno un loro significato<br />
intrinseco, sono quasi sempre la conseguenza di un<br />
pensiero che si legherà nel tempo a un momento<br />
importante della vita. Dico spesso che i nostri gioielli<br />
sono indossati da persone felici, vengono abbinati<br />
a un momento di gioia: può essere una nascita,<br />
l’innamoramento, una data da ricordare, un anniversario.<br />
Quindi è felice chi lo indossa e chi lo regala”.<br />
Intanto è già stato spezzato un classico tabù: la<br />
terza è generalmente il capolinea delle generazioni<br />
continuative in una azienda. A questo punto sorge<br />
spontanea l’ultima domanda: la vostra “dinastia”<br />
andrà avanti? “Pensiamo e ci auguriamo di si; abbiamo<br />
dei figli e notiamo che ci sono dei piccoli segnali<br />
in questo senso nonostante la loro età ancora<br />
acerba; cerchiamo di trasmettere loro - senza mai<br />
esagerare – la nostra passione”.<br />
ITA EVENTI 83
sapori<br />
LA CUCINA È ARTE E FANTASIA:<br />
UN CONNUBIO PERFETTO<br />
di Mirella Codeghini<br />
Da sempre ho una predilezione<br />
per la creatività e le attività manuali,<br />
che mi entusiasmano e<br />
mi rilassano: cucinare è in cima a tutte.<br />
La mia fonte d’ispirazione sono le nonne<br />
e la mamma, accompagnata dalla<br />
voglia di sperimentare perché si sa, anche<br />
la cucina si evolve e, mentre<br />
le generazioni precedenti<br />
realizzavano piatti unicamente<br />
con materie<br />
prime del loro ristretto<br />
territorio ora, grazie<br />
agli scambi culturali,<br />
anche questo settore<br />
si è evoluto. La voglia<br />
di arricchire ulteriormente<br />
la mia cultura culinaria mi<br />
ha portata a documentarmi<br />
sempre di più attraverso<br />
riviste di settore,<br />
corsi di cucina, innumerevoli<br />
libri e a far<br />
tesoro di esperienze<br />
durante i miei viaggi o, molto più semplicemente,<br />
quando vado a cena fuori.<br />
L’idea di aprire un blog di cucina si<br />
è rivelata la soluzione migliore per gestire,<br />
classificare e, soprattutto, ritrovare<br />
le mie prelibatezze. Inoltre, poiché<br />
la tavola è anche un momento di convivialità,<br />
mi sembrava giusto condividere<br />
il mio estro creativo con tutti<br />
coloro che amano la buona<br />
cucina e che sono legati<br />
alla tradizione italiana,<br />
ma non solo.<br />
Ciò che vedrete<br />
quindi in queste<br />
pagine sono tutti<br />
piatti sperimentati,<br />
alcuni semplici<br />
e “per tutti<br />
i giorni”, altri più<br />
elaborati o, addirittura,<br />
per<br />
le occasioni<br />
speciali.<br />
Per informazioni<br />
cucinaesvago.<br />
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facebook.com/<br />
cucinaesvago/<br />
84 ITA EVENTI
Lasagne con calamari e cavolfiore<br />
INGREDIENTI (per 6 persone)<br />
250 gr. di pasta fresca sfoglia sottile<br />
PER IL RIPIENO 300 gr. di cavolfiore crudo, 1 carota<br />
piccola, 1 costa di sedano piccola, 1 kg. di calamari,<br />
1 cucchiaio di aceto balsamico, 1 scalogno, 2 cucchiai<br />
di prezzemolo tritato, olio extravergine d’oliva,<br />
sale fino<br />
PER LA BESCIAMELLA 100 gr. di burro,<br />
100 gr. di farina, 1 litro di latte, 1 pizzico di sale<br />
PER DECORARE cavolfiore lessato, uova di lompo,<br />
paprika dolce, 6/7 steli di erba cipollina<br />
PREPARAZIONE<br />
PER IL RIPIENO Dividere il cavolfiore in cimette e lavarlo<br />
con acqua e aceto. Metterlo in una pentola con<br />
acqua fredda salata, la carota ed il sedano a pezzetti.<br />
Portare a cottura (deve essere morbido) e scolarlo.<br />
Frullare il tutto e tenere da parte. Pulire i calamari<br />
staccando loro la testa e togliendo occhi e bocca.<br />
Eliminare anche le interiora e la penna trasparente<br />
che si trovano all’interno. Togliere la pelle esterna<br />
e lavare bene sotto l’acqua corrente. Asciugarli con<br />
carta assorbente e tagliarli a pezzetti piccoli.<br />
Tritare lo scalogno, metterlo in una padella con un<br />
po’ di olio d’oliva e far rosolare dolcemente. Unire i<br />
calamari, regolare di sale. Spruzzare con l’aceto balsamico,<br />
far evaporare e cuocere a fuoco dolce per<br />
10 minuti. Aggiungere il prezzemolo.<br />
PER LA BESCIAMELLA Far sciogliere il burro a fuoco<br />
dolce, unire la farina e farla dorare. Togliere dal<br />
fuoco ed unire in una sola volta il latte freddo amalgamando<br />
bene. Rimettere sul fuoco, unire un pizzico<br />
di sale e far cuocere a fuoco basso fino a quando<br />
non si addensa.<br />
Spegnere il fuoco e mescolare di tanto in tanto per<br />
evitare che si formi la pellicola in superficie. Cospargere<br />
una teglia di dimensione 37 cm. x 26 cm. con<br />
un po’ di besciamella. Disporre le sfoglie di pasta<br />
senza sovrapporle e salarle leggermente.<br />
Mettere su ogni strato un po’ di calamari, besciamella,<br />
crema di cavolfiore e spalmare delicatamente.<br />
Infornare in forno caldo a 200 gradi per 25 minuti.<br />
Impiattare mettendo in ogni piatto una porzione di<br />
lasagna ed in cima le uova di lompo. Cospargere di<br />
paprika ed erba cipollina tagliata a pezzetti e cimette<br />
di cavolfiore con uova di lompo.<br />
86 ITA EVENTI
INGREDIENTI<br />
Torta margherita con crema<br />
al cioccolato bianco e frutta fresca<br />
PER LA BASE DELLA TORTA<br />
3 etti di farina, 2 uova intere + 1 tuorlo, 2 etti di<br />
zucchero, ½ bicchiere d’olio di mais + 1 cucchiaio<br />
d’olio per ungere lo stampo, 1 bicchiere di latte scarso,<br />
1 bicchierino di rhum o altro liquore (facoltativo),<br />
1 bustina di lievito per dolci, 1 pizzico di sale<br />
PER LA CREMA AL CIOCCOLATO BIANCO<br />
100 gr. di cioccolato bianco, 250 ml. di panna fresca,<br />
100 gr. di zucchero, 2 tuorli, 20 gr. di burro, 20<br />
gr. di amido di mais, 1 pizzico di sale fino<br />
Frutta fresca a piacere (fragole, mirtilli e lamponi)<br />
PREPARAZIONE<br />
PER LA BASE DELLA TORTA<br />
Mescolare le uova con lo zucchero ed il pizzico di<br />
sale con delle fruste elettriche finché il composto<br />
non diventa spumoso. Aggiungere l’olio ed il latte e<br />
mescolare nuovamente. Unire poi il liquore e mescolare<br />
bene. Versare la farina, dopo avervi aggiunto il<br />
lievito e mescolare molto bene. Ungere con l’olio una<br />
tortiera in silicone.<br />
Versare il composto nello stampo, posizionarlo<br />
nella parte bassa del forno pre-riscaldato a 180° e<br />
cuocere per cica 35-40 minuti. Lasciar raffreddare<br />
prima di sformare.<br />
PER LA CREMA AL CIOCCOLATO BIANCO<br />
In un pentolino a fondo spesso mescolare i tuorli<br />
con lo zucchero fino a farli diventare spumosi.<br />
Aggiungere l’amido di mais. Unire la panna<br />
lentamente e far bollire a fuoco molto basso<br />
continuando a mescolare. Aggiungere il burro e<br />
farlo sciogliere completamente. Quando la panna<br />
sta per arrivare al bollore, spostare il pentolino dal<br />
fuoco ed unire il cioccolato bianco spezzettato.<br />
Mescolare fino a completo scioglimento. Trasferire<br />
la crema in una ciotola di vetro e coprirla con una<br />
pellicola (a contatto con la crema stessa). Mettere<br />
la ciotola a bagnomaria in acqua e ghiaccio per<br />
farla raffreddare rapidamente. Riempire gli alloggiamenti<br />
della torta con la crema al cioccolato<br />
bianco e decorare a piacere con frutta fresca.<br />
Servire subito.
sapori<br />
APPUNTAMENTO<br />
ALL’HARRY’S BAR<br />
L’esasperazione della forma<br />
sta rovinando la nostra cucina<br />
(e il mondo intero). Arrigo<br />
Cipriani, il patron dello storico<br />
Harry’s Bar di Venezia (e<br />
altri 21 ristoranti in tutti i<br />
continenti) racconta qual è il<br />
segreto per ricevere i clienti<br />
come… Hemingway.<br />
di Bruno Quiriconi<br />
Dopo tanti anni è ancora<br />
appassionato del suo lavoro:<br />
intrattiene i clienti<br />
– qualunque tipologia di cliente<br />
– dell’Harry’s Bar di Venezia presentandosi<br />
ad ogni tavolo (il ristorante<br />
è sempre pieno), con una<br />
umiltà e una maestria oggi quasi<br />
introvabili. La semplicità d’animo<br />
è la cifra stilistica di Arrigo<br />
Cipriani, nonostante un impero<br />
di 21 ristoranti sparsi per tutto il<br />
globo: New York, Ibiza, Montecarlo,<br />
Los Angeles, Honk Kong,<br />
Dubai, Mosca, Abu Dhabi, Miami,<br />
Porto Cervo, Istanbul, Bo-<br />
drum, Messico. Tutti coordinati<br />
dal figlio (il padre di Arrigo ha<br />
iniziato nel 1931, Arrigo c’è da<br />
oltre sessant’anni). Arrigo si diletta<br />
anche a scrivere: ha pubblicato<br />
tre libri per Feltrinelli: Prigioniero<br />
di una stanza a Venezia<br />
(2009), Non vorrei far male a<br />
nessuno (2011) e il nuovissimo<br />
Stupdt ovvero l’arte di rialzarsi<br />
da terra, tutti ricchi di aneddoti<br />
e particolari della sua vita intensa.<br />
Il nuovo libro è un vero e proprio<br />
divertissment contro luoghi<br />
comuni e pregiudizi; l’incipit è<br />
l’invito a sorridere di ogni cosa,<br />
compresi se stessi: “Lusso sono<br />
i miei cinquantacinque anni di<br />
matrimonio con una donna fantastica.<br />
Anche se ci vediamo pochissimo,<br />
tanto è vero che qualche volta<br />
non ricordo il suo nome e la chiamo<br />
tesoro”. Alla fine della lettura<br />
si resta con una preziosa leggerezza<br />
frutto di anni di esperienza<br />
e di humour. La storia dell’Harry’s<br />
Bar è affascinante e ricorda<br />
una fiaba: il padre di Arrigo,<br />
Giuseppe Cipriani, lavorava in<br />
un hotel di Venezia e conobbe<br />
un’anziana signora americana;<br />
un giorno lei partì all’improvviso<br />
lasciando il nipote Harry Pickering<br />
senza un soldo. Giuseppe<br />
prestò al nipote della signora<br />
10.000 lire per garantirgli il rientro<br />
nel suo paese; qualche anno<br />
dopo Harry tornò a Venezia e restituì<br />
il prestito a Cipriani con<br />
l’aggiunta di altri soldi per ringraziarlo<br />
del generoso gesto. Con<br />
questo capitale Giuseppe decise<br />
di aprire l’Harry’s bar, in onore<br />
del suo amico. Un’altra grande<br />
intuizione del padre di Arrigo<br />
fu il Bellini, così chiamato per il<br />
colore del cocktail ispirato alla<br />
toga di un santo nel dipinto del<br />
pittore Giovanni Bellini. E ancora<br />
un’altra grande invenzione, il<br />
carpaccio: questa volta – sempre<br />
per il colore della carne – dedicato<br />
al pittore Vittore Carpaccio.<br />
Dal 2001 l’Harry’s Bar è patrimonio<br />
nazionale del ministero<br />
dei Beni Culturali. “Il segreto è<br />
la totale mancanza di qualsiasi<br />
forma di imposizione” racconta<br />
il patron dell’Harry’s Bar, “il mio<br />
locale è semplice, chi lo vede ne<br />
88 ITA EVENTI
In origine il locale si trovava<br />
in una strada senza uscita.<br />
Cipriani ne era felice perché<br />
in questo modo ogni suo cliente<br />
non arrivava casualmente ma<br />
per scelta.<br />
converrà; l’arredamento è composto<br />
con materiale che si può<br />
trovare dappertutto: c’è il legno,<br />
ci sono le poltrone, le<br />
sedie e così via. Poi c’è uno<br />
studio profondissimo su tutti<br />
i piccoli particolari che io<br />
amo definire la “semplicità<br />
complessa”: un numero infinito<br />
di piccoli particolari<br />
che aggregati tra loro diventano<br />
lussuosi. E non intendo<br />
il lusso associato al denaro,<br />
ma la sensazione finale<br />
che si prova ad essere circondati<br />
da questo feeling: io trovo<br />
che un oggetto per essere<br />
lussuoso deve avere un’anima.<br />
Quindi un locale deve essere<br />
curato nelle proporzioni tra i<br />
tavoli e le sedie, le luci, le tovaglie<br />
di lino, il servizio fatto in<br />
un certo modo – mai impositivo<br />
ma naturale – per lasciar<br />
trasparire una civiltà, uno stile<br />
dato dalla nostra cultura. E,<br />
ovviamente, il cibo che trae origine<br />
dalla nostra tradizione culinaria<br />
e le posate, che da noi sono<br />
piccole perché devono essere<br />
equilibrate, non devono togliere<br />
l’attenzione del cliente dal resto.<br />
Quando tutto questa architettura<br />
è in armonia il cliente si<br />
sente libero e si diffonde ciò che<br />
io chiamo l’atmosfera; in questo<br />
contesto io trovo naturale<br />
intrattenere e conversare con i<br />
clienti. Il focus finale del mio<br />
lavoro è creare questa sensazione<br />
di libertà. Un cliente può<br />
venire da me e prendere un’insalata<br />
e andare via e noi siamo<br />
contenti: significa che ha preso<br />
quello che voleva. Da noi<br />
non c’è questa orrenda imposizione<br />
di questi chef capitanati<br />
dai francesi che le offrono<br />
i menù di degustazione solo<br />
per dimostrare di essere bravi”.<br />
Quindi non vedrete mai<br />
Cipriani a Masterchef: “Per<br />
carità! Stanno rovinando la<br />
cucina italiana anche se alla fine<br />
non credo ci riusciranno davvero<br />
(ride, ndr). Non si inventa<br />
90 ITA EVENTI
niente, bisogna continuare a far<br />
bene le cose se si può. È sempre<br />
più difficile trovare gli ingredienti<br />
perché da quando sono entrati<br />
questi guru dello slow food e<br />
del chilometro zero non si trova<br />
più un pollo buono o una carne<br />
buona; ci sono tute queste fobie<br />
che non hanno ragione di esistere:<br />
sono solo modi di fare soldi e<br />
basta”. Caustico e tradizionalista<br />
ma anche cosmopolita: in quali<br />
locali nel mondo è facile incontrare<br />
Arrigo? “La mia passione<br />
è sempre stata New York, mi è<br />
sempre piaciuto e mi piace ancora<br />
oggi il locale in quella città; il<br />
patrimonio più grande, per me,<br />
sono sempre i clienti. L’abbiamo<br />
aperto nel 1985 e sono passati<br />
tanti anni. Poi Ibiza, Montecarlo<br />
e Londra: è una città bellissima”.<br />
I nomi dei clienti famosi<br />
dell’Harry’s Bar sono tantissimi:<br />
Arturo Toscanini, Truman Capote,<br />
Charlie Chaplin, Woody<br />
Allen, Frank Sinatra, Liz Taylor;<br />
è stato citato nelle canzoni di De<br />
Andrè e Paolo Conte. Vale la<br />
pena di concentrarsi su un personaggio<br />
in particolare poiché<br />
è circondato da una leggenda:<br />
“Come tutte le persone che nella<br />
vita hanno ottenuto tutto quello<br />
che volevano anche Hemingway<br />
se ne fregava se c’era un tavolo<br />
e spesso stava al bar a bere.<br />
Si è creata questa leggenda di un<br />
tavolo all’angolo del locale dove<br />
qualche volta si è senz’altro seduto.<br />
Ci sono turisti che vengono<br />
da ogni parte del mondo e sono<br />
felici di poter presenziare allo<br />
stesso tavolo ma in realtà il suo<br />
posto fisso era il bar”. Lo scrittore<br />
ha composto Di là dal fiume<br />
e tra gli alberi proprio all’interno<br />
del locale, citandolo più volte.<br />
“Avevo un cliente negli anni<br />
sessanta che mi diceva sempre<br />
che si sono due forze che muovono<br />
il mondo: il lusso e lo snobismo.<br />
Lo snobismo è la forma delle<br />
cose, il lusso il suo contenuto.<br />
La perfezione per me è quando si<br />
hanno insieme forma e contenuto:<br />
il problema di oggi è che tutto<br />
il mondo sta correndo verso la<br />
forma e i contenuti sono dimenticati”.<br />
ITA EVENTI 91
zapping
IL CUPIDO<br />
ARRIVA<br />
IN ITALIA<br />
Un nuovo format d’importazione<br />
arriva anche in Italia su Real<br />
Time; Take me out - Esci con me<br />
ha come canovaccio un uomo single<br />
che cercherà di fare colpo su 30 donne<br />
presenti in studio con una serie di prove<br />
e, ovviamente, turni di eliminazione.<br />
Il cupido d’eccezione sarò Gabriele<br />
Corsi del Trio Medusa, la trasmissione<br />
andrà in onda dal 6 gennaio alle 20,10<br />
su Real Time.<br />
Quali sono le caratteristiche dell’edizione<br />
italiana rispetto a quella internazionale<br />
e quali saranno le parti<br />
più divertenti e intriganti del<br />
programma?<br />
Il programma è già molto divertente<br />
di suo. Nel nostro caso, ovviamente,<br />
vince l’aspetto più divertente. Altrimenti<br />
non avrebbero chiamato un<br />
cupido come me! Ci siamo divertiti<br />
davvero tanto. Anche merito delle ragazze,<br />
che rappresentano un campione<br />
davvero vario. Ciascuna con la sua ironia,<br />
ciascuna con la propria esperienza.<br />
In alcuni casi abbiamo dovuto sospendere<br />
le riprese perché ridevamo<br />
tutti così tanto da non poter continuare.<br />
È il primo programma in cui gli<br />
operatori mi hanno confessato: “Gabriele,<br />
se vedi che le immagini sono<br />
mosse è colpa tua: non riuscivo ad avere<br />
un’inquadratura ferma per quanto<br />
ho riso!”.<br />
Si chiama Esci con me (Take Me<br />
Out) il nuovo format importato<br />
dall’Australia, con un successo in<br />
28 paesi del mondo. Conduttore<br />
d’eccezione Gabriele Corsi del<br />
Trio Medusa. di Andrea Thomas<br />
È la sua prima conduzione “solista”;<br />
cosa porterà con sé dell’esperienza<br />
con il Trio medusa e quali<br />
aspettative ha dal programma?<br />
La spontaneità. È un programma che<br />
vive di grandi momenti di improvvisazione.<br />
La radio su questo è stata fondamentale.<br />
Non mi aspetto nulla. Spero<br />
solo che la gente si diverta e passi un’ora<br />
in allegria.<br />
Nel programma è prevista la possibilità<br />
che l’uomo single resti a bocca<br />
asciutta, scartato da tutte le pretendenti.<br />
In questo caso cosa succederà?<br />
Sì. Tecnicamente è quello che abbiamo<br />
chiamato “black out”. Se tutte le<br />
ragazze si spengono il nostro single dovrà<br />
cercare una dolce metà fuori dal<br />
programma...<br />
Parliamo della sua collaborazione<br />
con il Trio Medusa: cosa state combinando<br />
e cosa vi fa più divertire<br />
dei vostri impegni professionali?<br />
Ovviamente la radio. Sul resto: massimo<br />
riserbo! Posso solo dirvi che ci<br />
sono parecchie cose in cantiere e che<br />
abbiamo ancora tanta voglia di divertirci<br />
insieme!<br />
Sulla sua presentazione c’è un aneddoto<br />
interessante: “vince il Concorso<br />
d’arte drammatica Silvio D’Ami-<br />
ITA EVENTI 95
co da dove pero’ sarà espulso<br />
perché “inadatto alla struttura<br />
accademica”. Cos’è successo realmente?<br />
Esattamente questo! Sono stato<br />
espulso. Ed avevano assolutamente<br />
ragione: non sono adatto a una<br />
struttura accademica. Sono un<br />
po’ allergico alle regole. Soprattutto<br />
quelle che mi sembrano solo<br />
di maniera.<br />
Oltre alla trasmissione in Radio<br />
ha anche un blog sul Fatto<br />
quotidiano. Si sente - in parte -<br />
anche giornalista?<br />
No... Sarebbe davvero presuntuoso<br />
da parte mia.<br />
Quali progetti le piacerebbe<br />
sviluppare in futuro? Cinema,<br />
Teatro, Tv, Radio, altro?<br />
Mi piacerebbe tantissimo fare un<br />
film. In realtà a gennaio esce anche<br />
Romanzo Criminale su Canale<br />
5, dove sarò accanto a Fabrizio<br />
Bentivoglio e Clauda Pandolfi.<br />
Tra Take Me Out, film e radio direi<br />
che l’unico proposito per il futuro<br />
è stare più a casa in famiglia!<br />
96 ITA EVENTI