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n.<strong>14</strong><br />

80 anni di Istituto Marangoni<br />

Oliviero Toscani Ivan Cattaneo Branko Conte Galé Luca Tommassini


sommario<br />

in questo numero<br />

10.<br />

16.<br />

22.<br />

30.<br />

38.<br />

46.<br />

51.<br />

54.<br />

56.<br />

58.<br />

59.<br />

64.<br />

68.<br />

72.<br />

76 .<br />

81 .<br />

84.<br />

94.<br />

L’oroscopo del 2016 di Branko<br />

Anticipazioni Pitti Immagine Uomo<br />

Fashion culture<br />

Il vocabolario della moda italiana<br />

Arte/Oliviero Toscani<br />

Arte/Rossella Roli<br />

Arte/Il ritmo dell’immagine<br />

Al cinema<br />

Nel paese dei Coppoloni<br />

Concerti<br />

Ivan Cattaneo<br />

Conte Galè<br />

Luca Tommassini<br />

Libri<br />

Benessere<br />

Ritratti<br />

Sapori<br />

Zapping<br />

n.<strong>14</strong><br />

Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale<br />

di Milano al numero 335 del 25/10/2013<br />

www.itaeventi.it<br />

www.facebook.com/itaeventi<br />

twitter.com/itaeventi<br />

Direttore responsabile<br />

Guido Biondi<br />

Grafiche e impaginazione<br />

Massimiliano Pallai<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Bruno Quiriconi, LAmanu, Andrea Thomas,<br />

Mirella Codeghini, Antonio Di Stefano<br />

Editore - Concessionaria di Pubblicità<br />

MediaAdv s.r.l.<br />

Via A. Panizzi, 6 - 20<strong>14</strong>6 Milano<br />

Tel. +39 02 43986531<br />

info@mediaadv.it<br />

www.mediaadv.it<br />

Stampa<br />

Mediaprint s.r.l.<br />

Via Brenta, 7<br />

37047 San Giovanni Lupatoto (VR)<br />

finito di stampare dicembre 2015


editoriale<br />

Questo numero di Itaeventi esce in<br />

contemporanea con la manifestazione<br />

del Pitti a Firenze. Moda (e design)<br />

hanno ispirato i principali articoli, a<br />

partire dagli 80 anni dell’Istituto Marangoni<br />

festeggiati con un libro importante del<br />

quale mostriamo alcune fotografie per descrivere<br />

lo spirito della scuola più famosa in Italia per<br />

aspiranti futuri addetti ai lavori del settore. Inoltre<br />

l’imperdibile mostra Il nuovo vocabolario della<br />

moda italiana alla Triennale di Milano dedicata<br />

a Elio Fiorucci. E ancora, chi meglio del maestro<br />

Oliviero Toscani si è avvicinato all’universo del<br />

design e della moda, immortalando visioni oblique<br />

con la sua grande forza comunicativa? Anche<br />

i protagonisti dello spettacolo hanno la caratteristica<br />

di essere visionari, innovativi, grandi comunicatori<br />

e artisti a tutto tondo: Luca Tommasini,<br />

anima di X Factor e Ivan Cattaneo, artista-cult<br />

e cantante, con il merito di intuire per primo l’unione<br />

tra immagine e musica. E ancora, uno dei<br />

protagonisti di Rtl 102.5, il Conte Galè, capace di<br />

inventarsi un personaggio unico nel panorama<br />

radiofonico italiano. Immagine, arte, moda, design,<br />

comunicazione si legano ad un filo rosso<br />

come un vero canovaccio, buona lettura. (G.B.)


itratti<br />

IL 2016 DI BRANKO<br />

Nel suo ultimo libro tutti i segreti dei segni zodiacali mese per mese. E, in questa intervista, ci<br />

svela come andrà l’economia in Italia. di Guido Biondi<br />

Branko si definisce soprattutto un artista,<br />

come dargli torto? Nell’intervista ad Itaeventi,<br />

racconta la sua storia: dall’esperienza<br />

del teatro sino alla prima collaborazione con Radio<br />

Capodistria; una vita dedicata all’astrologia<br />

con grandi letture e un formidabile intuito. Un gigante<br />

nella sua professione con un grande segreto:<br />

una profonda umanità. Branko ci tiene a far sapere<br />

che si muove con i mezzi pubblici: non un vezzo<br />

ma un segno di essere una persona con i piedi per<br />

terra. Ha appena pubblicato il ventesimo capitolo<br />

del suo celebre libro Calendario astrologico, con le<br />

previsioni per il 2016, edito da Mondadori. Ma che<br />

segno sarà l’uomo più letto e ascoltato sulle previsioni<br />

per il giorno dopo? “Scorpione”,<br />

risponde senza esitare Branko.<br />

Il primo argomento è quello<br />

che meno ti aspetti: “Ad un certo<br />

punto ho avuto una crisi estetica<br />

andando in tv spesso; improvvisamente<br />

mi sono visto vecchio e<br />

brutto, pensavo di non farmi più<br />

vedere da nessuna parte”.<br />

Fondamentalmente lei è una<br />

voce (Rds) e un testo (Il Messaggero),<br />

non è essenziale la tv,<br />

lei è più una presenza spirituale<br />

ed invisibile rispetto a un personaggio<br />

televisivo.<br />

Sono completamente convinto di<br />

questo, il problema è la promozione<br />

per i libri… Io sono nato per la radio: sono 34<br />

anni che sono lì. Sono prima di tutto un artista che<br />

da tanti anni segue l’astrologia. A Radio Dimensione<br />

Suono lavoro dal febbraio 1982 e da allora – è<br />

importante sottolinearlo perché sono l’unico esempio<br />

esistente -, tutti i giorni stessa rete stesso orario<br />

senza mai cambiare.<br />

Ma la prima radio con cui ha collaborato è stata<br />

Radio Capodistria, giusto?<br />

Vero, in effetti sono nato a Capodistria. Dopo l’Accademia<br />

ho fatto molto teatro con diverse compagnie<br />

italiane, facevo l’assistente alla regia e ho collaborato<br />

con i più grandi nomi esistenti. Poi i miei<br />

genitori si sono entrambi ammalati e sono dovuto<br />

rientrare a Capodistria e in quel periodo ho iniziato<br />

a lavorare a Radio Capodistria che è stata una<br />

grande radio, molto prima dell’avvento delle radio<br />

private. Avevamo un pubblico eccezionale sino alle<br />

porte di Milano e dell’Emilia Romagna.<br />

Insieme alla Radiotv Svizzera italiana e Tele-<br />

MonteCarlo è stata la prima emittente straniera<br />

ad essere ascoltata in Italia.<br />

Ricordo che a Ravenna avevamo un seguito incredibile.<br />

È stata una scuola formativa con un grande<br />

successo. Presentavo ogni giorno da mezzogiorno<br />

sino alle <strong>14</strong>,30 il programma Musica per voi, con<br />

dediche e messaggi augurali, con<br />

oltre trecento lettere degli ascoltatori<br />

aperte ogni giorno. Quando i<br />

miei genitori sono entrambi scomparsi<br />

ho deciso che non potevo più<br />

rimanere per il senso di angoscia e<br />

così sono andato a Roma ma i contatti<br />

con il mondo del teatro ormai<br />

erano persi. Ricordo che mentre<br />

cercavo di capire cosa fare ascoltavo<br />

le prime radio private e quella<br />

che mi colpì maggiormente per le<br />

voci e per la musica fu Rds. Chiamai<br />

semplicemente e chiesi un appuntamento<br />

con il proprietario<br />

(Eduardo Montefusco, ndr) e lui<br />

appena sentì la mia voce mi disse<br />

di andare a trovarlo. Scoprii che<br />

gli piaceva la mia voce. Il giorno successivo lo conobbi<br />

e mi disse che aveva bisogno di questa bella<br />

voce per un programma alla mattina; oggi è impensabile<br />

ma il giorno dopo stavo già lavorando per<br />

Rds e senza raccomandazioni! Due persone che si<br />

sono capite all’istante: io avevo capito lui e lui me.<br />

Gli dissi che mi piaceva molto l’astrologia e che volevo<br />

fare una rubrica ma diversa da quello che c’era<br />

in giro.<br />

Quindi aveva già la sua passione per l’astrologia?<br />

Sicuramente, una passione innata; ho iniziato a occuparmi<br />

di oroscopi con l’intento di aiutare gli altri<br />

10 ITA EVENTI


ITA EVENTI 11


e capire me stesso. Oggi che sono più vecchio mi faccio i complimenti<br />

da solo: avevo intuito come l’astrologia potesse diventare<br />

qualcosa di importante, la ricerca di se stessi, fino a arrivare<br />

a fare questo professionalmente. Non ho mai invitato il pubblico<br />

a scrivermi e non ho mai venduto nulla. Ecco perché il mio<br />

pubblico mi ama: mi sono sempre denudato davanti al pubblico<br />

senza chiedere nulla.<br />

Da qualche parte ho letto che molti politici seguirebbero<br />

oroscopi personalizzati e, uno in particolare, non esce di<br />

casa senza consultare il suo oroscopo su un noto quotidiano.<br />

Molti la seguono come fosse un oracolo…<br />

Ho avuto molte richieste ma non ho mai fatto oroscopi personalizzati.<br />

È vero, invece, che molti mi seguono quotidianamente.<br />

Aggiungerei: non molti, tutti! Lo dico con cognizione<br />

di causa avendo ascoltato nei corridoi di Unomattina in Tv per<br />

quasi quindici anni le cose dette dagli ospiti di turno.<br />

Ma come si fa materialmente a preparare l’oroscopo del<br />

giorno? Oltre alla preparazione scientifica cosa occorre? E<br />

come si fa a dare a questi dati un tocco umano?<br />

Bella domanda… In primo luogo bisogna avere la base teorica,<br />

l’astrologia. I pianeti sono corpi che hanno vita, energia: dobbiamo<br />

sapere come girano intorno al sole insieme a noi, perché<br />

noi facciamo parte di un pianeta. Siamo nati tutti da un<br />

minuscolo granello di qualche cosa che è esploso. Sin dall’antichità,<br />

prima dei Greci, dei babilonesi, dei sumeri, bisognava<br />

capire il significato di queste luci nel cielo viste di notte. Una<br />

volta che abbiamo appreso le cognizioni elementari iniziamo a<br />

distinguere ad esempio Mercurio, il pianeta più vicino al sole,<br />

il pianeta dei viaggi, della parola scritta e parlata, dei nostri soldi,<br />

il pianeta che governa la gola, i bronchi… Insomma, devi<br />

avere una grande fiducia per credere in tutto questo! Poi contano<br />

gli aspetti che si incrociano tra i pianeti, qualche volta positivi<br />

e talvolta negativi e valutare gli effetti su di noi. Ma la parte<br />

teorica non basta: io già prima di fare l’Accademia studiavo e,<br />

soprattutto, leggevo gli astrologi francesi e americani, i primi a<br />

dare una connotazione moderna all’astrologia. E poi c’è il mio<br />

intuito: c’è qualcosa che scatta dentro, la decisione di scrivere<br />

una certa cosa su un segno anziché un altro. In più bisogna che<br />

la previsione debba valere per tante persone: è impossibile arrivare<br />

a tutti e non è neppure la mia intenzione. Se mi leggi o mi<br />

ascolti dal lunedì al venerdì in radio, prima o poi sono arrivato<br />

anche a te con qualcosa di negativo o positivo che ti riguarda<br />

e che per te è importante. Volendo o non volendo signori miei,<br />

siamo tutti sotto la stessa stella. Ma non basta ancora: per fare<br />

una previsione ed essere diverso dagli altri astrologhi ed avere<br />

un pubblico più sensibile, devi aver studiato almeno i classici<br />

greci, Dostoevskij, Tolstoj, i grandi russi. E devi aver letto assolutamente<br />

(quasi grida, ndr) Shakespeare, come l’ho studiato<br />

io per tre anni all’Accademia! Ogni singola parola! E lì capisci<br />

che c’è tutto: dall’ariete ai pesci. Vuoi conoscere i gemelli? Leggi<br />

Così è (se vi pare) di Pirandello. Vuoi conoscere il segno del<br />

cancro? C’è il monumento: Alla ricerca del tempo perduto di<br />

Proust; il cancro è solo il ricordo, che ritorna, che vive nel passa-<br />

12 ITA EVENTI


to. Le faccio un esempio di un oroscopo appena fatto per questo<br />

segno: scrivo che Arthur Miller sosteneva che “quando uno<br />

non ha moglie può sognare”. Anche i nativi maschi del segno,<br />

sposati, non hanno vissuto un periodo spensierato e romantico;<br />

Venere e Marte sono i responsabili. Quindi come vede inizio<br />

con il passato, con qualcosa successo di recente e poi continuo:<br />

da domani mattina Venere risplende in Scorpione, il punto più<br />

alto del loro cielo, in contatto con Giove, riuscirà a propiziare<br />

nuovi incontri. Nettuno favorisce una nuova ricarica, di poesia<br />

e romanticismo. Il cancro non può essere completamente felice<br />

se non sogna. Dove lo trova un astrologo che inizia l’oroscopo<br />

citando Arthur Miller? Le sembra un oroscopo da Novella<br />

2000? (ride, ndr)<br />

Quindi oltre alla teoria e all’esperienza, c’è una grande conoscenza<br />

letteraria portata al servizio dell’uomo.<br />

E, aggiungo, la conoscenza dell’attualità. Mi vengono i brividi<br />

quando vedo altri che non tengono conto dell’attualità. Non<br />

puoi scrivere che un segno farà un sacco di soldi quando nel<br />

paese, nel mondo intero c’è una crisi economica spaventosa in<br />

atto.<br />

Devi tenere conto della vita politica, economica, l’evoluzione<br />

sociale del mondo.<br />

In genere quando compila l’oroscopo quotidiano?<br />

La mattina alle sei in punto; non sono capace di scrivere nel pomeriggio.<br />

Sono un artista, invento le cose. Sono un personaggio<br />

dello spettacolo non sono un giornalista. Ma ho fatto venti<br />

libri di astrologia.<br />

È uscito proprio in questi giorni il suo ventesimo libro dedicato<br />

all’oroscopo del 2016 edito da Mondadori.<br />

Questo libro penso sia bello e raffinato. L’ho scritto in piena<br />

estate quindi ho dimenticato tutto quello che ho scritto perché<br />

sono sempre avanti! Adesso sono già all’anno venturo, anzi, al 1<br />

gennaio 2025. Scriva che non ricordo più niente della mia vita<br />

ma dei segni tutto: evidentemente la mia mente si è concentrata<br />

sui segni. Quando ho ricevuto la prima copia sono rimasto<br />

sorpreso di avere scritto un libro come questo: non mi rendevo<br />

conto di essere così in sintonia con le cose e le persone. Ho citato<br />

nell’apertura del volume una frase per amare la nostra lingua<br />

perché penso sia necessario, nel 2016, amare la nostra patria.<br />

Preservarla dal pericolo.<br />

Usare l’intuito, la vena artistica è di fatto avere una visione?<br />

Ho una tale energia nelle dita che mando in tilt alcuni apparecchi<br />

elettronici. Non posso usare lo smartphone con il sistema<br />

touch perché altrimenti lo mando in blocco; devo usare la<br />

macchina da scrivere... Ho alcune amiche da tanti anni che mi<br />

aiutano trascrivendo i miei appunti sul pc. Non riesco a capire<br />

da dove arrivino le cose che poi scrivo. Ad esempio, riallacciandomi<br />

all’oroscopo di prima: perché ho scritto proprio di Arthur<br />

Miller? Oppure mi capita di vedere un’immagine di Marilyn<br />

Monroe e – con in testa un vuoto -, ho ricordato una sua inter-<br />

ITA EVENTI 13


vista nella quale, in maniera spiritosa, diceva una frase che ho<br />

collegato a un segno. Succedono cose così.<br />

Crede di essere un sensitivo?<br />

Non lo posso dire io ma credo di si: certe cose non me le so<br />

spiegare e di altre non mi rendo conto… Ho iniziato io in Italia<br />

a inserire delle citazioni colte negli oroscopi: non le prendo<br />

dal “libro delle citazioni” ma faccio una incessante ricerca. Se<br />

scrivo dell’Ariete citando Hermann Hesse è perché voglio dare<br />

a quelli del segno l’idea che avranno un anno di fuoco, pieno<br />

di colori esotici. A quelli del Toro scrivo che avranno un anno<br />

di grandi numeri citando Le Corbusier; per i Gemelli Flaubert:<br />

“siamo fatti per addormentarci sulla schiena guardando le stelle”.<br />

Tra qualche anno l’umanità, per lo sviluppo della locomozione,<br />

tornerà allo stato brado. Se penso al segno del Cancro<br />

penso a ciò che succede in Medio-oriente, citando il piccolo libro<br />

di Mariella Agnelli, dai ricordi della sua infanzia: quando<br />

l’ho letto quest’estate durante i tragitti in metropolitana, ho fatto<br />

una piccola piega sulla pagina per poterlo poi utilizzare per il<br />

mio oroscopo, quando parla dell’elemento del mare e i muri di<br />

Bisanzio. Istanbul è del segno del Cancro, la mezzaluna è il loro<br />

simbolo. Il leone guadagnerà un sacco di soldi, penso a Colazione<br />

da Tiffany di Truman Capote: “non voglio dire che non mi<br />

interessa diventare ricca ma, se dovesse succedere…” esclama<br />

Audrey Hepburn. Per i nati sotto il segno della Vergine penso<br />

a Carlo Rovelli, un grande fisico; per la Bilancia sono andato<br />

a trovare una scrittrice russa, “luminoso e lieto domani sarà<br />

il mattino” per descrivere un anno romantico. Per lo Scorpione<br />

cito il film Casablanca, con tre righe tratte da una sua canzone<br />

stupenda che ho trovato sul web, grazie ad una amica; per il<br />

Sagittario sarà l’anno più importante di tutti i segni grazie alla<br />

congiunzione dei pianeti e l’ho voluto sottolineare grazie a un<br />

detto degli indiani d’America: “devi diventare un albero alto,<br />

molto alto; la sua cima deve toccare il cielo e i suoi rami devono<br />

proteggere la casa e tutto quello che ami”. Qualche sera fa guardavo<br />

la Gazzetta Tv e c’era la biografia di un indiano d’America<br />

che alcuni anni fa vinse una medaglia d’oro a Tokyo: raccontava<br />

che subito dopo tornò nella sua riserva indiana e il capo gli<br />

disse “sei il nostro albero che cresce”.<br />

Più che la compilazione di un oroscopo sembra una poesia<br />

in continua evoluzione, ricca di attualità e cultura. L’ultima<br />

domanda riguarda la situazione nel nostro paese nel<br />

nuovo anno.<br />

Dal punto di vista economico ci saranno ulteriori progressi.<br />

Già l’anno scorso avevo previsto un lieve miglioramento. Il pianeta<br />

che maggiormente influenza il mercato e il lavoro, Mercurio,<br />

quest’anno predilige i segni di terra. Solidità, concretezza,<br />

soprattutto, finanziaria. Quindi è l’anno del Capricorno. Poi<br />

avremo due mesi e mezzo in primavera con Mercurio in Toro<br />

– il segno del lavoro per antonomasia -, con grandi eventi negli<br />

Istituti bancari: ci sarà una quasi-rivoluzione, alla fine per noi<br />

positiva. Poi avremo altri due mesi in Vergine – segno del lavoro<br />

soprattutto dipendente -, con problemi sociali: sul piano del lavoro<br />

ci sono tante cose da fare…<br />

<strong>14</strong> ITA EVENTI


concept: LAmanu<br />

Spirito cosmopolita e tessuti ultra-naturali<br />

per uno stile chic understated<br />

American Vintage si presenta all'appuntamento<br />

di Pitti Uomo con la sua Fall Winter 2016<br />

caratterizzata da filosofia interseason e spirito<br />

cosmopolita e da una sensibilità selfcare, forme<br />

loose e lineari. Sono questi i caratteri individuati<br />

come costitutivi di uno stile chic understated. A<br />

fare la differenza sono precise scelte stilistiche e di<br />

tessuto, come l'utilizzo di fibre nobili ad esempio<br />

il modal (estratto dalla cellulosa), che ha il pregio<br />

di essere una materia prima naturale, setosa e<br />

flessibile, in grado di garantire un grande confort.<br />

Maglia girocollo<br />

micro jacquard<br />

in lana e alpaca<br />

Maglie in light<br />

supergeelong cashmere touch,<br />

lavorate a trecce e punti<br />

Scarponcino basso personalizzato<br />

Yong Bae Seok: scarpa stile<br />

montagna con tomaia in pelle<br />

scamosciata e nylon; occhielli<br />

metallici snodati. Linguetta cucita<br />

a soffietto nella tomaia. Fodera in<br />

cotone e suola in gomma stampata.<br />

Pulse con Connequ<br />

la linea di accessori<br />

che si connette<br />

allo smartphone


1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

1. Armatura effetto maglia in cashmere/seta dal<br />

raffinato disegno optical. Calda e avvolgente,<br />

la giacca, decostruita e ultralight, gioca con le<br />

tonalità naturali del cammello.<br />

2. Abito in pura lana follata con gessatura frisé<br />

dall’effetto leggermente mosso<br />

3. Smoking realizzato in tessuto foulé dall’insolito<br />

color grigio chiaro con rever e bottoni a<br />

contrasto ricoperti in raso color nero.<br />

4. Giacca microeffetto jacquard in pura lana,<br />

charcoal grey con rever a scialle in raso nero<br />

Tintoria Mattei, il brand di camiceria del gruppo<br />

bresciano Giemme Brandscorporate, presenta a<br />

Pitti Immagine Uomo le proprie novità Autunno-<br />

Inverno 2016, in occasione della 89esima<br />

edizione al via il 12 gennaio 2016:<br />

ALBIATE 1830 MILANO<br />

Pantalone della<br />

collezione PT01 Fall<br />

Winter 16-17 realizzato<br />

in flanella semi<br />

cardata micro pied<br />

ITA EVENTI 17


Trench con cappuccio<br />

in gabardina di cotone<br />

accoppiata con membrana<br />

tecnica, antipioggia e<br />

antivento, e con cuciture<br />

termonastrate<br />

Aviator racket, color testa di moro, con collo in<br />

maglia bouclé, effetto montone e bottoni di corno.<br />

Giubbotto in pelle<br />

scamosciata accoppiata<br />

a un tessuto di lana<br />

Slipper doppia fibbia in lana con<br />

fantasia scacchi. Con fodera in pelle di<br />

vitello e suola in gomma ultra leggera.<br />

18 ITA EVENTI


sapori<br />

Combinare le sensazioni visive con il cibo<br />

raffinato, le emozioni e il piacere di una<br />

ritrovata convivialità: questo è LOCALE∞.<br />

Nato dalla mente di Giacomo Corti - già<br />

proprietario del Cestello RistoClub e del<br />

Convivium -, Locale∞ è situato nel centro<br />

storico della città, tra il Duomo, Palazzo Vecchio<br />

e Santa Croce, in via delle Seggiole. In un palazzo<br />

che porta i segni della magia di un passato mitico<br />

in cui si fondono le età d’oro di Firenze, un seducente<br />

jardin d’hiver accoglie gli ospiti con un impatto<br />

emotivo di grande effetto. Un posto di una<br />

sofisticata segretezza in cui trascorrere momenti<br />

all’insegna del relax. La lounge del ristorante è<br />

contraddistinta da un bancone che mixa work station<br />

da disco club con il piano di zinco tipico dei<br />

bistrot parigini, con pareti incorniciate da un bouquet<br />

di etichette delle più pregiate cantine. La filosofia<br />

di accoglienza e di sublimazione delle eccellenze<br />

e delle tradizioni locali trova la sua summa<br />

nella cucina di Fabio Silla, chef di Locale∞, che ha<br />

voluto riunire e fondere tutti questi elementi per<br />

mettere a disposizione degli ospiti la migliore e più<br />

autentica esperienza culinaria a contatto con i gusti<br />

e i piaceri delle Toscana. Lo chef rivisita ricette<br />

centenarie, in primis di carne, e le re-inventa in<br />

tagli e preparazioni mutuati dalle influenze contemporanee<br />

senza dimenticare la tradizione della<br />

cucina italiana in cui tutte le pietanze vengono<br />

realizzate con materie prime scelte ogni giorno e a<br />

km zero, e la ricerca e la scoperta dei prodotti e delle<br />

unicità della regione è continua. Prezzi a partire<br />

da 25 euro a persona per spuntini veloci e da 50<br />

euro a persona al tavolo; aperto tutti i giorni dalle<br />

19.30 alle 2.00.<br />

LOCALE∞ via delle Seggiole 12, Firenze<br />

www.localefirenze.it<br />

20 ITA EVENTI


cover<br />

Marta Mukenge<br />

Il 2015 segna un traguardo speciale per<br />

Istituto Marangoni, l’anno in cui la scuola,<br />

con le sue cinque sedi nel mondo, celebra 80<br />

anni di successi nella formazione dei migliori<br />

professionisti del fashion e design system.<br />

Per festeggiare gli 80 anni di storia della<br />

scuola di eccellenza Italiana nella formazione<br />

dei migliori professionisti della Moda<br />

e del Design, l’Istituto Marangoni ha scelto di<br />

raccontare la propria storia in un libro intitolato<br />

Fashion Culture, Istituto Marangoni: icona<br />

di moda e design, volto a promuovere la<br />

propria vocazione internazionale, nonché<br />

la forte identità italiana, sempre presente<br />

all’interno delle scuole, nei programmi<br />

didattici, così come nella volontà di sviluppare<br />

la creatività dei propri studenti,<br />

partendo dal concetto di “made<br />

in Italy” e dall’eredità dell’artigianato<br />

italiano, permeato di riferimenti<br />

estetici forti sia nei confronti della<br />

storia dell’arte che della moda e del<br />

design italiano. Tra le pagine del volume,<br />

edito da Rizzoli Libri, si susseguono<br />

infatti le parole dei docenti e<br />

i visi cosmopoliti di studenti, docenti<br />

e alumni. Sessantacinque ritratti<br />

realizzati dal maestro della fotografia<br />

Aldo Fallai, espressioni<br />

istintive e profili autentici grazie<br />

ad un setting semplice e una<br />

grande attenzione per i dettagli<br />

che caratterizzano da<br />

sempre gli scatti del celebre<br />

fotografo fiorentino. Inoltre,<br />

una selezione esclusiva<br />

di fotografie di sfilata che<br />

ben descrivono l’esplosione<br />

creativa di fine corso, bozzetti<br />

testimoni della lunga<br />

gestazione che precede ogni<br />

modello e immagini dei momenti<br />

più rappresentativi della scuola.


Adriana<br />

Perelli<br />

Gonzales<br />

ITA EVENTI 23


Studenti nella design computer room<br />

Gioia Zloczower<br />

Allegra Tirotti Romanoff<br />

24 ITA EVENTI


Paris pattern cutting room<br />

Julie de Libran<br />

Giovanna Tabucchi Milano Fashion<br />

ITA EVENTI 25


Giulio Cappellini<br />

Matteo Lamandini<br />

Roberto Riccio<br />

Alessandro Sartori<br />

26 ITA EVENTI


AR Olafsdottir


Alfonso di Casola


ISTITUTO MARANGONI nasce nel 1935 a Milano come Istituto<br />

Artistico dell’Abbigliamento Marangoni. Oggi, Istituto Marangoni<br />

è lieto di celebrare il suo 80° anniversario con iniziative<br />

speciali ed esclusive partnership che rinnovano il prestigio e lo<br />

slancio pionieristico della scuola nel mondo della moda e del<br />

design. Istituto Marangoni ha al suo attivo un bilancio formativo<br />

di quattro generazioni di studenti dai 5 continenti ed è stato il<br />

trampolino di lancio per oltre 40.000 professionisti della moda<br />

e del lusso, tra i quali citiamo Domenico Dolce (Dolce & Gabbana)<br />

e Franco Moschino. Istituto Marangoni conta oggi ogni<br />

anno oltre 3.500 studenti provenienti da 106 differenti nazioni,<br />

nei cinque campus di Milano, Parigi, Londra e Shanghai, le capitali<br />

internazionali della moda e del lusso. L’offerta formativa,<br />

ampia e articolata, propone corsi undergraduate (preparatori,<br />

intensivi annuali, triennali), postgraduate (preparatori e master<br />

annuali) e corsi brevi. Da gennaio 20<strong>14</strong> la School of Design<br />

di Istituto Marangoni di Via Cerva, a Milano, si aggiunge alle<br />

attuali location della moda. istitutomarangoni.com<br />

Raffaella Zanettou<br />

Con la prefazione a cura di Cristina<br />

Morozzi, Educational Director della<br />

School of Design di Istituto Marangoni<br />

a Milano e l’introduzione firmata<br />

da Franca Sozzani, direttore di Vogue<br />

Italia, il libro racchiude una selezione<br />

di voci raccolte in appunti, interviste e<br />

memorie che si susseguono in una narrazione<br />

sincera che racconta l’universo<br />

creativo di Istituto Marangoni. “Questo<br />

libro vuole essere il racconto di una<br />

fucina di creatività che accoglie aspiranti<br />

designer dai quattro angoli del mondo,<br />

per trasformarli in professionisti di successo,<br />

in grado di diffondere ideali fondati<br />

sull’italianità: sapere, senso del bello<br />

e eccellenza del fare” - racconta Roberto<br />

Riccio, Group Managing Director<br />

di Istituto Marangoni – “Oggi la scuola<br />

è un affermato e riconosciuto laboratorio<br />

di estetica globale, un luogo in cui<br />

la moda diventa cultura e per questo in<br />

grado di formare le future icone del fashion<br />

system. Quelle capaci di diventare<br />

cult e di far parte della ristrettissima élite<br />

“Fashion Culture” da cui prende il titolo<br />

il volume”. È stata appena inaugurata<br />

a Firenze la nuova School of Fashion,<br />

Art and Design che, riunendo in un’unica<br />

sede le discipline insegnate da Istituto<br />

Marangoni, svilupperà numerosi<br />

percorsi didattici nell’ambito dell’arte,<br />

inclusa la storia dell’arte, il “management”<br />

e la visual multimedia art.<br />

ITA EVENTI 29


arte<br />

La Triennale di Milano presenta<br />

una mostra unica nel suo genere,<br />

nata dall’esigenza di riconoscere<br />

e celebrare l’Italia<br />

della moda contemporanea<br />

e i suoi protagonisti.<br />

Negli ultimi 20 anni i brand della<br />

moda hanno rinnovato e recuperato<br />

il DNA culturale,<br />

tecnico e tecnologico della tradizione,<br />

riscrivendolo in un linguaggio del tutto<br />

originale. Il Nuovo Vocabolario della<br />

Moda Italiana analizza questo linguaggio<br />

e la nuova natura della moda italiana<br />

attraverso il lavoro dei suoi protagonisti<br />

e le loro molteplici espressioni.<br />

Dal prêt-à-porter allo streetwear, dalle<br />

calzature agli occhiali, dai bijoux ai<br />

cappelli: un inedito vocabolario di stile<br />

e produttività. La mostra è un’accurata<br />

messa in scena del tratto di storia<br />

recente del made in Italy, a partire dal<br />

1998, anno che segna il concreto passaggio<br />

a un mondo interconnesso dal<br />

web, alle nuove forme della comunicazione;<br />

dieci anni prima della grande<br />

crisi globale del 2008, che investe<br />

le economie occidentali e mette in crisi<br />

i paradigmi economici, sociali e culturali<br />

della post-modernità. Il 1998 è<br />

l’anno spartiacque tra un “prima” e un<br />

“dopo”; tra chi ha attraversato la crisi<br />

rigenerandosi e chi ne ha tratto la spinta<br />

per intraprendere un percorso autonomo.<br />

Oltre cento realtà tra le più<br />

importanti del panorama contemporaneo<br />

partecipano alla mostra con i propri<br />

prodotti e progetti. Sono stilisti e<br />

marchi, selezionati con l’approccio didattico-scientifico<br />

di un sistema a fasi<br />

successive dai curatori Paola Bertola e<br />

Vittorio Linfante insieme con il Comitato<br />

scientifico della mostra (presieduto<br />

da Eleonora Fiorani e composto da Silvana<br />

Annicchiarico, Gian Luca Bauzano,<br />

Patrizia Calefato, Enrica Morini,<br />

Domenico Quaranta e Salvo Testa),<br />

e avvalendosi di un nutrito gruppo di<br />

advisor esperti del mondo della moda<br />

(comunicatori, stilisti, giornalisti, produttori,<br />

distributori). Perché “vocabolario”?<br />

Per sintetizzare, illustrare, definire<br />

le caratteristiche fondanti del<br />

made in Italy contemporaneo, oggi ancora<br />

in fase di scrittura e di evoluzio-<br />

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ne. “Se da una parte il “ fatto in Italia”<br />

è riconosciuto nel mondo come eccellenza,<br />

dall’altra è tipicamente rappresentato<br />

da marchi e stilisti affermatisi sino agli<br />

anni Novanta, negando in un certo senso<br />

la sua capacità di rigenerazione. Eppure,<br />

confermando la storica attitudine all’auto-organizzazione<br />

italiana, una nuova<br />

generazione sta scrivendo da tempo un<br />

linguaggio riconfigurato della moda italiana.<br />

Questo grazie alla valorizzazione<br />

di risorse accessibili in Italia e scomparse<br />

altrove: l’attitudine progettuale diffusa,<br />

i patrimoni di cultura materiale, le<br />

piccole reti di laboratori, le manifatture<br />

periferiche”, spiegano i curatori Bertola<br />

e Linfante. “Vocabolario”, dunque,<br />

nel suo significato di repertorio di<br />

termini e locuzioni è il mezzo per definire<br />

e cristallizzare il nuovo linguaggio<br />

del made in Italy. Per valorizzare<br />

il contenuto progettuale dei capi, degli<br />

accessori e per esprimere con forza<br />

il concetto di “vocabolario”, la mostra<br />

è strutturata in un percorso composto<br />

da lemmi che sintetizzano ognuno un<br />

concetto tipico e rinnovato del made<br />

in Italy: Archetipo, Costruzione, Dettaglio,<br />

Laboratorio, Materia, Ornamento,<br />

Superficie, Uniforme, ognuno caratterizzato<br />

da istallazioni che illustrano il<br />

prodotto e il relativo processo creativo,<br />

dal cartamodello, agli accessori, dalle<br />

prove di lavorazione alle componenti.<br />

Il percorso espositivo è curato dall’architetto<br />

milanese Martino Berghinz,<br />

la comunicazione visiva è affidata allo<br />

studio Zetalab. La mostra è dedicata a<br />

Elio Fiorucci.<br />

IL NUOVO VOCABOLARIO<br />

DELLA MODA ITALIANA<br />

fino al 6 marzo 2016<br />

Triennale di Milano<br />

Viale Alemagna 6, Milano<br />

info: 02 724341<br />

www.triennale.org<br />

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arte<br />

I “MAGNIFICI<br />

FALLIMENTI”<br />

DI OLIVIERO<br />

TOSCANI<br />

Un volume dedicato al maestro della<br />

fotografia, reporter, creativo a 360 gradi,<br />

battitore libero. “Essere creativi vuol dire<br />

non aver certezze, vuol dire fare il contrario<br />

di ciò che ogni sistema prestabilito pretende.<br />

La ricerca ossessiva del consenso e la paura<br />

dell’insuccesso portano direttamente alla<br />

mediocrità”. di Guido Biondi<br />

Appena uscito nelle librerie Più di 50 anni<br />

di magnifici fallimenti (Electa Mondadori),<br />

una retrospettiva dei principali lavori<br />

di Oliviero Toscani. Il grande fotografo, celebre in<br />

tutto il mondo per essere la forza creativa dietro ad<br />

alcuni brand (Benetton, Esprit, Chanel, Fiorucci<br />

etc) e collaboratore dei principali magazine (Gq,<br />

Vogue, Elle, Herper’s Bazar, Esquire, Stern, Libèration)<br />

nel 1991 ha ideato Colors, la prima <strong>rivista</strong><br />

globale; nel 1993 ha fondato Fabrica - di cui è anche<br />

direttore -, centro internazionale per le arti e la<br />

ricerca sulla comunicazione moderna.<br />

È uscito questo nuovo libro anche se chiamarlo<br />

così è riduttivo: è un manifesto di vita e intenzioni.<br />

Mi hanno chiesto di fare un libro con insistenza e<br />

ho deciso di pubblicare i miei lavori, i ricordi del<br />

passato, “i magnifici fallimenti”…<br />

Perché ha scelto questo titolo?<br />

Perché lo sono, sono tutti lavori che potevano essere<br />

fatti in un modo migliore, non a caso seguito<br />

a lavorare.<br />

Quindi il senso è che ogni lavoro svolto anche<br />

se considerato eccellente è sempre passibile di<br />

miglioramento?<br />

Infatti ho scritto magnifici, mica li rinnego…<br />

È stato divertente porre lo sguardo indietro?<br />

Certamente, anche se ogni tanto viene fuori un<br />

po’ di rabbia… Un po’ per il passare del tempo,<br />

inoltre perché mettere le mani nel mio archivio<br />

disorganizzato non è facile: molte foto le ho perse,<br />

di alcune ho messo un ritaglio di giornale che le<br />

racchiudeva perché non avevo altra fonte. Uno si<br />

rende conto che avrebbe dovuto avere più cura del<br />

proprio lavoro.<br />

Guardare i primi lavori svolti può portare a<br />

pensare che vi erano delle ingenuità?<br />

Io cerco di non essere mai nostalgico; sono momenti<br />

di vita ma non dirò mai “una volta era tutto<br />

migliore”. Avrei solo voluto avere a vent’anni la testa<br />

che ho adesso con il corpo di allora.<br />

Tra tutti i suoi lavori inseriti nel libro c’è qualcosa<br />

di cui è particolarmente orgoglioso?<br />

Devo dire che l’insieme delle cose sono interessanti.<br />

Non sono un pubblicitario: ho fatto tantissimi<br />

redazionali, still life, il reporter… Sono un fotografo,<br />

non sono un esperto di moda o di pubblicità;<br />

non ho mai lavorato per le agenzie di pubblicità,<br />

le odio. Essere definito un pubblicitario è un’offesa<br />

per me. Io uso la fotografia perché ho qualcosa<br />

da dire, non perché mi compiaccio della tecnologia<br />

o della tecnica fotografica. Come quelli che fanno<br />

jogging ma non vanno da nessuna parte: io lo faccio<br />

e so dove vado.<br />

Lei ha dichiarato “la cosa migliore nella vita è<br />

quando mi incateno al lavoro”. È ancora così?<br />

Certamente. Ci si esprime lavorando. Anche Leo-<br />

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Forse dipende da genitori troppo permissivi?<br />

Sono vissuti in un certo benessere, anche se falso.<br />

Tutti con questa mania di dire “aiutiamo i giovani”.<br />

Che cazzo aiutiamo i giovani? Io sto aspettando<br />

di essere aiutato dai giovani. Avrei bisogno di<br />

essere aiutato dalla loro creatività, invece sono tutti<br />

presi dai loro telefonini e dai loro computer. Soprattutto<br />

le ragazze hanno il telefonino nella mano<br />

destra e la sigaretta in quella sinistra. Sono pochi i<br />

veri creativi: dovrebbero fare gruppo, sistema; tutti<br />

comodi, i giovani sono pigri! Hanno ragione ad<br />

esserlo, ormai hanno tutto: la mamma, il papà, la<br />

scuola, il computer, le vacanze, l’aperitivo, si vestono<br />

tutti uguali, con lo stesso orecchino, i capelli rasati<br />

allo stesso modo, i piercing; tutti conformisti.<br />

nardo Da Vinci quando se ne stava a casa poteva<br />

fare lo scemo come tutti. Ma quando si va a vedere<br />

il suo museo si guardano i lavori, non le sue vacanze.<br />

Il lavoro ci libera dai complessi della nostra mediocrità,<br />

abbiamo tutti dei limiti. Quindi lavorando<br />

ti rendi conto di quanto mediocre sei, di quanto<br />

talento hai. Ti liberi dal complesso di avere difetti,<br />

anzi, di avere limiti: incatenandomi al lavoro con<br />

un progetto difficile mi rendo conto dei miei limiti.<br />

Sul retro di copertina del libro c’è una bellissima<br />

foto della sua famiglia: un nucleo composito,<br />

frizzante, vissuto. Lo stesso discorso è valido<br />

anche per la vita privata?<br />

Ma è logico, non c’è differenza. Tutta la tua vita<br />

deve essere un’azione artistica, devi saperla gestire.<br />

Il successo deve funzionare sulle 24 ore, non solamente<br />

sulle 8 ore del lavoro e poi essere miserabili a<br />

casa: nessuno ti prende in considerazione e nessuno<br />

ti rispetta. Sarebbe tremendo avere solo il successo<br />

professionale e poi umanamente essere uno stronzo.<br />

Magari per tanta gente lo sono ma non mi interessa<br />

quello che pensano, so benissimo che non<br />

è così.<br />

Oggi è più facile o complicato lavorare rispetto<br />

a quando aveva vent’anni?<br />

Adesso ci sono molte più possibilità, molti più<br />

giornali, il web. Il problema è che siamo diventati<br />

molto più pigri. La pigrizia è aumentata, non comunichiamo<br />

più. Siamo tutti connessi senza comunicare<br />

niente. E non ci interessa neppure comunicare<br />

perché abbiamo paura della comunicazione.<br />

I giovani oggi sono troppo quieti, sono docili, non<br />

conoscono la sovversione, la rivoluzione. Miti, intelligenti,<br />

comprensivi: dovrebbero essere più cattivi.<br />

In che senso “hanno paura della comunicazione”?<br />

Non si ha più paura della realtà perché la realtà è<br />

diventata la comunicazione, il messaggino, l’immagine,<br />

Facebook, Twitter, tutte queste cagate.<br />

Quella è umana realtà: vivi in rapporto a quello.<br />

Più del 95% di quello che si conosce è attraverso<br />

le immagini. Stiamo facendo anche delle battaglie<br />

di retroguardia: la discriminazione, il non accettare<br />

il diverso; abbiamo paura di perdere quel piccolo<br />

benessere che è stato costruito che ci ha creato più<br />

problemi che felicità. Io non so neanche come si<br />

entra in Twitter e Facebook: sono profili finti, non<br />

sono miei.<br />

La sua opinione su questi punti è spesso ribadita<br />

nelle sue interviste.<br />

Ho un paio di querele con Matteo Salvini e sono<br />

orgoglioso di averle e spero di essere condannato<br />

perché così un giorno i miei nipotini diranno: mio<br />

nonno aveva ragione. Perché tra un paio di decenni<br />

tutti lo avranno capito. Come oggi tutti lo dicono<br />

di Mussolini: chi fu condannato allora per averne<br />

parlato male conservi la sentenza. E così per tutti<br />

quelli che mi stanno sulle palle.<br />

C’è ancora qualcosa che le fa venire voglia di<br />

mettersi in gioco?<br />

Un’azione di sovversione, di totale sovversione.<br />

Attraverso l’immagine?<br />

Con l’immagine, con quello che è possibile fare.<br />

Bisogna mettersi in discussione sempre, non cercare<br />

il consenso.<br />

Lo scrive anche a caratteri cubitali nel libro: chi<br />

cerca il consenso va incontro alla mediocrità.<br />

È più facile essere mediocri, sembrare qualcun altro<br />

invece di essere se stessi.<br />

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“Elle”, Francia, numero per il 60° anniversario 2005<br />

“Elle” Francia Famiglie alternative, 2006<br />

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Pagina sinistra<br />

sopra: “Libération”<br />

Francia, Gruppo Teatrale<br />

Aix-en-Provence, 2005;<br />

sotto: United Colors<br />

of Benetton, 1996<br />

Pagina destra<br />

sopra: Campagna<br />

anti-pelliccia, 2005;<br />

sotto: Esposizione<br />

“Osteoporosi”<br />

Copenaghen<br />

Danimarca, 2009<br />

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44 ITA EVENTI<br />

Toyota,<br />

Campagna<br />

pubblicitaria<br />

Prius, 2005


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arte<br />

UNO SGUARDO PROFONDO<br />

L’artista Rossella Roli presenta allo spazio MUVI le sue opere: valigie cariche di racconti<br />

e simboli e disegni ispirati dall’inconscio. di Andrea Thomas<br />

Rossella Roli, vive e lavora a Milano.<br />

Nel 2001 si specializza in<br />

web design presso la Domus<br />

Academy di Milano e, successivamente,<br />

si diploma all’Accademia di Belle<br />

Arti di Brera presso il dipartimento<br />

di Arti Visive. Dal 2006 le sue opere<br />

sono state ospitate al Fruttiere di Palazzo<br />

Te di Mantova, al Museo Malandra<br />

di Vespolate, al Complesso Monumentale<br />

di Sant’Agostino, Mondolfo, al<br />

Centro per le Arti Contemporanee del<br />

Broletto a Pavia, al Palazzo Tornielli<br />

di Ameno, alla Casa Testori di Novate<br />

milanese e al Museo Nazionale della<br />

Scienza e della Tecnologia a Milano.<br />

Tra le altre mostre si segnala Another<br />

break in the wall presso la Wannabee<br />

Gallery di Milano, in occasione<br />

del ventesimo anniversario della caduta<br />

del muro di Berlino, la VI Biennale<br />

del Libro d’Artista Città di Cassino,<br />

la terza rassegna internazionale di arte<br />

contemporanea Human Rights?, patrocinata<br />

da Amnesty International e dal<br />

Consiglio d’Europa, presso la Fondazione<br />

Opera Campana di Rovereto e<br />

sopra: Rossella Roli al lavoro;<br />

a sinistra: Con il chirurgo plastico<br />

Dr. Antonio Di Stefano e Gabriella<br />

Magnoni Dompè; a destra: Con la<br />

filosofa Luisa Muraro.<br />

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Trame di guerra presso il Castello Visconteo<br />

di Pavia in occasione del centenario<br />

della Prima Guerra Mondiale.<br />

Mostre personali alla Galleria Blanchaert<br />

con Porzione di mare che sale e<br />

di cielo che sale che sale che sale, alla Galleria<br />

Obraz con Survivals e a Palazzo<br />

Stella con Inneschi. Quella che vi proponiamo<br />

è una personale ospitata presso<br />

Artestetica di Milano, che sarà riproposta<br />

allo spazio Muvi insieme ad<br />

altri lavori dell’artista. “Sono quasi tutte<br />

opere autobiografiche, tranne alcune”,<br />

racconta l’artista.<br />

Rivolgimenti n. 11<br />

Com’è nata l’idea delle valigie e, in<br />

generale, delle sue opere?<br />

Ho fatto l’Accademia di Brera, dipartimento<br />

arti visive; mi hanno influenzato<br />

artisti quali Louise Bourgeois, Joseph<br />

Cornell, Yves Klein, Lucy Orta e<br />

altri. Ho iniziato creando sculture statiche<br />

in vetro soffiato: la prima produzione<br />

importante è stata Porzione di<br />

mare che sale e di cielo che sale che sale<br />

che sale in un momento in cui volevo<br />

fare un lavoro ascensionale, sollevarmi<br />

da terra da una realtà opprimente.<br />

Da quest’opera è nata l’idea di fare le<br />

valigie: per una persona che vuole volare,<br />

con un kit di sopravvivenza con<br />

tutti i pezzi smontabili. La valigetta<br />

doveva servire a far compiere un percorso<br />

iniziatico, anelando a due luoghi<br />

quali l’Himalaya e il Nepal, con all’interno<br />

una mappa descrittiva, l’altimetro,<br />

il monocolo e strumentazioni varie.<br />

I miei lavori sono complessi perché<br />

per arrivare a seimila metri e ascendere<br />

con questi strumenti verso il cielo<br />

devi tenere conto dell’altra strumentazione<br />

presente, ad esempio le bombole<br />

di ossigeno. Le valigie nascono per<br />

portare con sé le narrazioni e i racconti,<br />

senza lasciarli a casa. Per me era l’idea,<br />

soprattutto, di cambiare luogo,<br />

viaggiare.<br />

Utopia ma con un messaggio chiaro.<br />

Si ogni valigia è un racconto. Sono<br />

spesso alla ricerca di un oggetto di<br />

amore ma in realtà non si trova mai.<br />

Ad esempio una valigia con dardi in legno<br />

e in vetro soffiato conteneva il bersaglio<br />

fatto con perle di vetro rosse, il<br />

messaggio d’amore. Nell’assalto i dardi<br />

di vetro verso l’obbiettivo si rompono:<br />

metaforicamente quell’oggetto d’amore<br />

non si riesce a catturare.<br />

ITA EVENTI 47


Creare questo tipo di opere è liberatorio?<br />

Per alcuni versi si: ci sono dei momenti<br />

nei quali sento di riuscire a tirare fuori<br />

qualcosa ma questo non è mai terapeutico.<br />

Ad esempio la produzione di<br />

molti dei disegni è nata da una situazione<br />

di sofferenza: un anno di alti e<br />

bassi, l’analisi, farmaci… Un anno travagliato<br />

nel quale ho molto lavorato<br />

sull’inconscio. Mentre fai una vita che<br />

ti sembra abbastanza equilibrata, magari<br />

un po’ nevrotica arriva l’inconscio<br />

che preme e si fa sentire: porta alla luce<br />

dei traumi della tua infanzia che pensavi<br />

di aver superato e rimosso ed invece<br />

sei ancora a farci i conti. In quel<br />

contesto ho chiamato Rivolgimenti<br />

questi lavori; alcuni si intitolano Incontri<br />

altri Intervalli. Può essere stato liberatorio<br />

al momento della creazione ma<br />

subito dopo torni a misurarti con questi<br />

fantasmi. Con le valigie mi libero di<br />

tutto? No, non è così semplice. È utile<br />

in certi momenti e sembra un dono<br />

avere uno spazio per esprimere arti che<br />

altrimenti resterebbero sconosciute o<br />

racconti attraverso metafore e simboli.<br />

C’è una creazione alla quale è particolarmente<br />

legata?<br />

Una in particolare e non è neanche in<br />

vendita perché è l’unica che voglio tenermi.<br />

È una valigetta molto piccola<br />

nella quale ci sono dei proiettili e una<br />

pistola: rappresenta il dialogo tra me<br />

e mia madre. Un rapporto molto difficile,<br />

complicato, travagliato, post-abbandonico<br />

ma in fondo con un grande<br />

amore, sicuramente idealizzato da parte<br />

mia ma nei fatti mai arrivato. La realizzazione<br />

è nata da questa metafora:<br />

io ti faccio fuori perché non ci sei mai<br />

stata ma nello stesso tempo non posso<br />

ucciderti perché sarebbe anche al mia<br />

fine.<br />

Dove sarà la sua prossima esposizione?<br />

Allo spazio Muvi a Milano dal 22 gennaio.<br />

www.rossellaroli.com<br />

rossella.roli@gmail.com<br />

Rossella Roli espone allo spazio MUVI<br />

via Ampère 27, Milano<br />

www.museovitaloni.it<br />

dal 22 al 31 gennaio 2016.<br />

Inaugurazione 22/1/16 alle ore 18.<br />

da lunedì a venerdì <strong>14</strong>.00/19.00,<br />

sabato e domenica 10.00/20.00<br />

Info: info@museovitaloni.it<br />

48 ITA EVENTI


1: Mother’s Gas Mask, 2009 - Tecnica: assemblage.<br />

Materiali: valigia con maschera antigas in vetro,<br />

maschere antigas originali, filtri, tubi in gomma,<br />

fotografie.<br />

2: Beauty Train Case. Centomila baci, 2008<br />

Tecnica: assemblage. Materiali: valigia con<br />

proiettili e cartucce in vetro soffiato e pigmento,<br />

rossetto, portarossetto, fotografie, disegni esplosi,<br />

pistola in metallo e vetro, guanti.<br />

3: In forma, 2009 - Tecnica: assemblage.<br />

Materiali: valigia con forme per scarpe in legno<br />

e vetro soffiato, perle in vetro, accessori.<br />

4: A Maria Brunello, 20<strong>14</strong> - Tecnica: assemblage.<br />

Materiali: valigia con oggetti da scavo in trincea,<br />

fotografie, contenitori in vetro, aghi di pino, filo<br />

spinato, soldatini, lente, medaglia di bronzo,<br />

quotidiano, maschera antigas.<br />

ITA EVENTI 49


arte<br />

“Ci sono parole che si sono come perse nel linguaggio contemporaneo, bellezza, grazia,<br />

nobiltà. Rappresentano ciò che io per tutta la vita ho cercato di trasfondere nella mia musica.<br />

Questo, la musica può donare agli esseri umani. Tutti quelli che fanno musica dovrebbero<br />

ricordarlo alla loro coscienza” (Gerry Mulligan). di Andrea Thomas<br />

in alto: 1979, Foto di Franca R.<br />

Mulligan; 1: 1980 c.a., Penne<br />

colorate su carta, 15,7 x 10,16 cm;<br />

2: 1980 c.a., Penne colorate su<br />

carta, 21,59 x 16,35 cm<br />

La Galleria Milano ha presentato<br />

- per la prima volta<br />

in Italia - un numero<br />

considerevole di lavori su carta<br />

di Gerry Mulligan (New York,<br />

1927 – Darien 1996), noto a livello<br />

internazionale come musicista,<br />

compositore jazz e sinfonico<br />

e sassofonista. L’ampio<br />

catalogo, pubblicato per l’occasione,<br />

includeva i testi di Alfonso<br />

Alberti, David Amram e<br />

Daniel Salvatore Schiffer. Nei<br />

disegni c’è una forte musicalità:<br />

è riscontrabile infatti un diretto<br />

richiamo alla logica formale<br />

che l’artista segue nella sua musica.<br />

Una materia nervosa, articolata<br />

in gesti rapidi in uno spazio<br />

aperto, che viene strutturata<br />

attraverso il colore. È quest’ultimo<br />

a scandire il ritmo del foglio,<br />

a conferire agli spazi bianchi, ai<br />

vuoti, l’aspetto tipico della pausa<br />

musicale: un’interruzione che<br />

non è cioè puro silenzio, ma spazio<br />

poetico nel quale respira e<br />

trova il suo senso il pieno del segno<br />

espressivo. “I suoi disegni,<br />

appena accennati nondimeno intensi,<br />

sono come altrettanti contrappunti<br />

alle note delle sue partiture,<br />

hanno anch’essi un ritmo:<br />

il ritmo dell’immagine” (Daniel<br />

Salvatore Schiffer). Durante<br />

il periodo espositivo il sassofonista<br />

Mario Marzi ha suonato<br />

le musiche di Mulligan in galleria<br />

mentre presso il Conservatorio<br />

Giuseppe Verdi di Milano, si<br />

è tenuto un concerto in omaggio<br />

al compositore jazz, con i saxofonisti<br />

Mario Marzi e Achille Succi,<br />

accompagnati dall’Orchestra<br />

Sinfonica del Conservatorio. La<br />

mostra è stata organizzata in collaborazione<br />

con la Gerry & Franca<br />

Mulligan Foundation.<br />

50 ITA EVENTI


arte<br />

GAUGUIN.<br />

RACCONTI DAL PARADISO<br />

Tra le settanta opere esposte al Museo della Cultura Mudec di Milano<br />

l’Autoritratto con Cristo Giallo e Mahana no atua (Giorno di Dio).<br />

di Andrea Thomas<br />

Il Museo delle Culture di Milano<br />

ospita la mostra Gauguin - Racconti<br />

dal paradiso, prodotta da 24<br />

Ore Cultura in collaborazione con Ny<br />

Carlsberg Glyptotek, curata da Line<br />

Clausen Pedersen e Flemming Friborg,<br />

rispettivamente curatrice del Dipartimento<br />

di Arte Francese e Direttore<br />

della Ny Carlsberg Glyptotek di<br />

Copenhagen e realizzata anche grazie<br />

al sostegno di M&G Investments, società<br />

internazionale di gestione di fondi,<br />

main sponsor dell’esposizione. La<br />

Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen<br />

ospita una delle collezioni più<br />

complete al mondo di opere di Paul<br />

Gauguin, e questa mostra include non<br />

meno di 35 lavori provenienti dal museo<br />

danese – insieme a opere significative<br />

di Cézanne, Pissarro e Van Gogh.<br />

È la prima volta che una sezione così<br />

ampia della raccolta dei lavori di Gauguin<br />

viene esposta al di fuori del museo.<br />

Tra i capolavori c’è Vahine no te<br />

Tiare (Donna con fiore), uno dei primi<br />

dipinti che l’artista inviò in Francia da<br />

Tahiti nel 1891, come opera ambasciatrice<br />

di una nuova arte radicale “made<br />

52 ITA EVENTI


in Polinesia”. La mostra, che presenta<br />

circa 70 opere, può contare su alcuni<br />

prestiti eccezionali, per la prima volta<br />

in Italia: Autoritratto con Cristo Giallo<br />

del Musèe d’Orsay di Parigi che testimonia<br />

la fascinazione di Paul Gauguin<br />

per l’arte “primitiva” e si mostra<br />

come manifesto della sofferenza e della<br />

lotta dell’artista per l’affermazione della<br />

propria visione artistica e Mahana no<br />

atua (Giorno di Dio) dell’Art Institute<br />

of Chicago che fu dipinto a Parigi<br />

nell’intervallo tra i soggiorni di Gauguin<br />

a Tahiti, dimostra che l’influenza<br />

di immagini e ricordi di un mondo<br />

primordiale e più autentico così come<br />

la commistione di fonti iconografiche<br />

diverse fosse elemento imprescindibile<br />

della sua produzione.<br />

sopra: Paul Gauguin,<br />

Autoritratto con Cristo giallo,<br />

1890‐91 Olio su tela, cm 38 °-46<br />

© RMN‐Grand Palais (musée<br />

d’Orsay)/René‐Gabriel Ojéda‐<br />

Réunion des Musées Nationaux/<br />

distr. Alinari<br />

sotto: Paul Gauguin, Mahana<br />

no Atua (Giorno di Dio), 1894<br />

Olio su tela, cm 68,3 °-91,5<br />

© The Art Institute of Chicago;<br />

MUDEC - Museo delle Culture<br />

via Tortona 56, Milano<br />

fino al 21 febbraio 2016<br />

info: 02 54917 - mudec.it<br />

ITA EVENTI 53


cinema<br />

a cura di Andrea Thomas<br />

LA GRANDE SCOMMESSA<br />

Drammatico, 2015, U.S.A., dal 7/1<br />

Regia di Adam McKay<br />

Con Brad Pitt, Ryan Gosling, Christian Bale<br />

Un gruppo di speculatori riesce nell’impresa di guadagnare nel bel mezzo<br />

della crisi del mercato mondiale avvenuta nel 2008. Visionari o gente senza<br />

scrupoli? Nella storia i riflettori vengono puntati su una coppia di ragazzi con<br />

un budget di centomila dollari, un medico “investitore” per caso, un finanziere<br />

antipatico ed arrogante. Chi sarà il vincitore?<br />

SHERLOCK - L’ABOMINEVOLE SPOSA<br />

Thriller, 2015, Gran Bretagna, dal 12/1<br />

Regia di Douglas Mackinnon<br />

Con Benedict Cumberbatch, Martin Freeman<br />

Holmes & Watson è l’inedito episodio speciale in abiti vittoriani della serie<br />

investigativa più popolare nel mondo. Il film narra dello stupore di Thomas<br />

Ricoletti nel rivedere la moglie con un abito da sposa in circostanze degne<br />

di un fantasma. Il caso è ghiotto per la coppia Holmes & Watson, in cerca<br />

di dipanare le nebbie di questo strano mistero dettato da una sete di vendetta.<br />

VINICIO CAPOSSELA - NEL PAESE DEI COPPOLONI<br />

Documentario, 2015, Italia, solo il 19 e 20/1<br />

Regia di Stefano Obino<br />

Con Vinicio Capossela<br />

Il documentario si svolge nell’alta irpinia tra trivelle petrolifere e case<br />

abbandonate, pale eoliche e vecchie ferrovie, boschi e animali selvatici.<br />

Sono i luoghi dai quali l’artista trae ispirazione per le sue canzoni, un ritratto<br />

di un Paese forse perduto e dimenticato. Con tutto il mondo che si cela<br />

dentro: sposalizi, chiacchiere dal barbiere, passeggiate sui sentieri dei muli<br />

e paesaggi incontaminati.<br />

STEVE JOBS<br />

Biografico, 2015, U.S.A., dal 21/1<br />

Regia di Danny Boyle<br />

Con Seth Rogen, Michael Fassbender, Kate Winslet<br />

La storia del creatore della Apple parte dal 1984, poco prima del lancio<br />

del Macintosh. La regia di Boyle scruta Jobs in compagnia della sua fedele<br />

collaboratrice Joanna Hoffman, tra impegni di lavoro e di famiglia, il partner<br />

Wozniak e pone l’attenzione sui momenti di difficoltà nell’affrontare i problemi<br />

di tutti i giorni.<br />

54 ITA EVENTI


EFFICIENZA, CELERITÀ e FLESSIBILITÀ<br />

a servizio del cliente<br />

La Sorrento Logistica S.r.l. dal 2008<br />

si occupa di trasporto merci conto<br />

terzi. Il nostro parco veicolare è<br />

composto da 11 mezzi di nuova fabbricazione<br />

tra i quali 8 bilici, 1 autotreno<br />

e 2 motrici.


cinema<br />

VINICIO CAPOSSELA.<br />

NEL PAESE DEI COPPOLONI<br />

Dopo il successo del suo ultimo libro arriva il nuovo atteso progetto di Vinicio Capossela.<br />

In occasione dei 25 anni di carriera, l’artista approda sul grande schermo solo il 19 e il 20<br />

gennaio con un viaggio onirico e imprevedibile alla ricerca di personaggi, canti e sensi perduti.<br />

Credito foto: Valerio Spada<br />

Dopo il successo del suo ultimo<br />

libro, Vinicio Capossela.<br />

Nel paese dei Coppoloni<br />

arriva al cinema il 19 e 20<br />

gennaio con un’opera originale e<br />

inedita che accompagna lo spettatore<br />

proprio in quel “paese dei<br />

coppoloni” che aveva ammaliato<br />

tutti i suoi lettori. Nel film anche<br />

le musiche inedite tratte dal prossimo<br />

album Canzoni della Cupa.<br />

Vinicio Capossela. Nel paese dei<br />

Coppoloni è un viaggio cinematografico<br />

- geografico, musicale<br />

e fantastico - narrato, cantato e<br />

vissuto in prima persona dall’artista,<br />

in quel territorio giacimento<br />

di culture, racconti e canti che<br />

hanno ispirato l’ultimo romanzo<br />

dell’artista e da cui trae linfa<br />

il materiale del suo prossimo disco<br />

di inediti. Diretto da Stefano<br />

Obino, Vinicio Capossela. Nel paese<br />

dei Coppoloni si svolge in Alta<br />

Irpinia, in “quelle terre dell’osso”<br />

in cui “un paese ci dice di tutti i<br />

paesi del mondo”, tra trivelle petrolifere<br />

e case abbandonate, pale<br />

eoliche e vecchie ferrovie, boschi,<br />

animali selvatici e paesaggi incontaminati.<br />

Sono questi i luoghi<br />

in cui l’ispirazione letteraria<br />

e musicale di Vinicio Capossela è<br />

diventata realtà, restituendo il ritratto<br />

di un’Italia forse perduta e<br />

dimenticata, ma che ancora oggi<br />

vuole raccontare la sua storia e la<br />

sua energia: le voci, i volti, i personaggi,<br />

le tradizioni popolari,<br />

gli sposalizi, le musiche che percorrono<br />

le vene dei sentieri della<br />

Cupa, le litanie delle mammenonne,<br />

le cumversazioni in piazza,<br />

le chiacchiere dal barbiere, le<br />

passeggiate sui sentieri dei muli,<br />

la Natura selvaggia e resistente.<br />

Vinicio Capossela. Nel paese dei<br />

coppoloni è prodotto da laeffe,<br />

PMG e LaCupa e distribuito nei<br />

cinema italiani da Nexo Digital<br />

in collaborazione con i media<br />

partner Radio Deejay e MYmovies.it.<br />

Regia di Stefano Obino.<br />

Testi, parole e musica di Vinicio<br />

Capossela. Produttori: Riccardo<br />

Chiattelli per laeffe – Gruppo<br />

Feltrinelli, Roberto Ruini per<br />

PMG – Pulsemedia Group, Luca<br />

Bernini per La Cupa, in collaborazione<br />

con il Medimex.<br />

56 ITA EVENTI


musica<br />

15 gennaio<br />

H2No Pistoia<br />

16 gennaio<br />

Magazzini del cotone<br />

Genova<br />

18-19-20 gennaio<br />

Santeria social club<br />

Milano<br />

20 gennaio, Auditorium<br />

Conciliazione Roma<br />

30 gennaio<br />

Teatro Verdi, Firenze<br />

GUÈ<br />

PEQUENO<br />

28-29 gennaio<br />

Alcatraz, Milano<br />

4 febbraio<br />

Afterlife, Perugia<br />

5 febbraio<br />

La casa della<br />

musica, Napoli<br />

MAX GAZZÈ<br />

30 gennaio, Palasport<br />

Giovanni Paolo II, Pescara<br />

11 febbraio<br />

Teatro La Concordia<br />

La Venaria Reale (TO)<br />

SUBSONICA<br />

15-16 gennaio<br />

Estragon<br />

Bologna<br />

21 gennaio<br />

Afterlife<br />

Perugia<br />

22 gennaio<br />

Commonground<br />

Napoli<br />

4-5 febbraio<br />

Spazio 900<br />

Roma<br />

NOMADI<br />

29 gennaio<br />

Auditorium Teatro<br />

Manzoni, Bologna<br />

30 gennaio<br />

Teatro Verdi<br />

Montecatini (PT)<br />

58 ITA EVENTI


musica<br />

IVAN<br />

CATTANEO,<br />

PURA<br />

AVANGUARDIA<br />

In attesa dell’uscita del suo nuovo progetto previsto<br />

nel corso dell’anno, l’artista di Italian Graffiati<br />

racconta i suoi esordi, la sua evoluzione e il suo<br />

“strano” incontro con Lucio Battisti. di Guido Biondi<br />

“Io nasco in un paesino molto piccolo, in provincia di Bergamo”, racconta<br />

Ivan Cattaneo, “con l’handicap che ci poteva essere allora di essere omosessuale.<br />

Non era come oggi con tutti i punti di riferimento odierni, non<br />

c’era niente. Dentro di me c’era il sotto e il sopra: mi sentivo contemporaneamente<br />

un genio e un mostro. Sapevo che c’era qualcosa di strano in<br />

me, non solo a livello sessuale ma nel modo in cui interpretavo il mondo:<br />

ho realizzato tutto questo dopo aver fatto il liceo artistico e sono andato a<br />

Londra per la prima volta; è stato uno squarciamento. Anche se non c’era<br />

la globalizzazione Londra era molto avanti; Milano non era Londra,<br />

oggi lo è. Potrebbe essere Tokyo. Non noti più una grande differenza. Sarà<br />

che sono anche più maturo e disincantato. Comunque all’epoca andare a<br />

Londra – negli anni settanta, nell’era post-Beatles, circa 1971 -, era uno<br />

schock. Arrivavano i Roxy Music, David Bowie, si stava alzati fino alle sei<br />

del mattino, la differenza con l’Italia era enorme”.<br />

È andato a Londra all’alba del glamour-rock…<br />

Esatto e quando sono tornato nel 1977 stava nascendo il punk: ho<br />

cercato poi in Italia di trasferire la mia immagine punk ad Anna Oxa<br />

che si presentò a San Remo con una canzone intitolata “Un’emozione<br />

da poco”. Non ho mai copiato – interamente - una moda o un fenomeno<br />

come poteva essere il punk: nel trucco c’era anche un omaggio<br />

alla Callas e l’abito era ispirato da un lavoratore para-statale con la<br />

sua ventiquattr’ore in mano. La canzone era molto bella ma non c’entrava<br />

nulla con il punk. Ma tornando al primo periodo della mia permanenza<br />

londinese, in quegli anni ho conosciuto Cat Stevens e, poco<br />

dopo, Francis Bacon: un pazzo scatenato, lo incontravo nel suo pub;<br />

mi ha influenzato moltissimo, perlomeno nell’arte della pittura. Anche<br />

se non tutti lo sanno è una mia grande passione. Dopo un po’<br />

sono venuto a Milano con il mio produttore Mark Edwards: lui aveva<br />

lavorato con Bowie, Curved Air, Jethro Tull; un giorno in cucina canticchiavo<br />

una canzone e gli ho chiesto “Mark cosa ne pensi di me?”. e<br />

lui rispose: “Vuoi un altro po’ di tea?”.<br />

ITA EVENTI 59


60 ITA EVENTI<br />

Probabilmente non voleva che io cantassi (ride, ndr). Invece ho fatto<br />

poi il Festival di Re Nudo, mi volevano a tutti i costi, e poco dopo in<br />

una chiesa sconsacrata a Milano mi sono ritrovato in una performance<br />

sul palco con gli Area: tra il pubblico c’era Nanni Ricordi, il discografico<br />

che mi propose di fare dei dischi per la sua etichetta Ultima<br />

spiaggia. Ci pensai un po’: l’idea di lasciare Londra – anche se lavoravo<br />

come sguattero - e di tornare al paesello non mi entusiasmava, inoltre<br />

avevo meno di vent’anni ed ero totalmente hippie. Ma alla fine accettai<br />

anche perché mi avrebbero arrestato perché dovevo fare il servizio<br />

militare. Andai in caserma e alla fine fui esonerato: mi presentai con<br />

una pelliccia lunghissima e le unghie dipinte di verde, truccatissimo e<br />

con una lettera della sorella di Mario Mieli (uno dei fondatori del movimento<br />

omosessuale italiano, ndr). Nella lettera c’era scritto che avevo<br />

una personalità incompatibile con il servizio militare italiano. Ricordo<br />

che c’era un Colonnello che mi chiese per quale motivo mi ero vestito<br />

in quel modo e io risposi che venivo da Londra (ride, ndr). Dissi che<br />

non potevo restare in una caserma piena di commilitoni, sarebbe stato<br />

troppo pericoloso e lui rispose: “è lei pericoloso! Cosa vuol fare, l’Entreneuse?<br />

Se ne vada!”. Un altro Colonnello disse: “Gli tagliamo i capelli,<br />

smacchiamo le unghie e via”. E si sentì rispondere: “Ma no! Questo<br />

ce l’ha dentro!”. Non si capiva il doppio senso (ride di gusto, ndr).<br />

E qui inizia la sua carriera discografica.<br />

Nanni Ricordi litigava con il produttore degli Area Gianni Sassi per<br />

avermi in scuderia! Se ci penso oggi che non mi cerca più nessuno!<br />

Anche perché di discografici non ce ne sono più…<br />

Infatti. Loro vedevano in me qualcosa nel futuro. Non ero un cantante,<br />

avevo un concetto estetico che partiva dai miei quadri: con Nanni<br />

abbiamo creato Tuog art (Tatto, udito, olfatto, gusto) il mio primo<br />

progetto dell’arte a cinque sensi. Nanni aveva lanciato in Italia i cantautori,<br />

da Bindi a Jannacci e anche Gino Paoli: lui era nato con il termine<br />

di cantapittore ma poi ha prevalso la musica perché in fondo la<br />

pittura è un gradino più in alto della musica leggera ed è difficile farlo<br />

accettare al pubblico. Lo stesso è successo a me. Mi sono ritrovato<br />

con un disco molto sperimentale di vocalizzi e un linguaggio inventato:<br />

con me c’era un musicista bravissimo, Walter Calloni, un batterista<br />

poi diventato vicinissimo a Battisti. Per la prima volta il batterista<br />

seguiva me nei vocalizzi e con la chitarra e non viceversa; questa cosa<br />

fece impazzire Lucio Battisti. Lo incontrati nel 1977 e mi disse “Ho<br />

preso il tuo disco ma non t’illudere”, lui era molto spiritoso, mi disse<br />

che non l’aveva comprato per ascoltare me ma il mio batterista, anche<br />

se ammetteva che il disco gli piaceva un casino. Lo chiamò per incidere<br />

La batteria, il contrabbasso, eccetera e poco dopo anche la Pfm (Premiata<br />

Forneria Marconi, ndr) rimase folgorata.<br />

Non capita a tutti ricevere i complimenti da Lucio Battisti…<br />

Nel 1977, in una delle prime radio libere, Mogol chiamò Nanni Ricordi.<br />

Mogol era molto politicizzato all’epoca, eravamo nel pieno del<br />

femminismo e aveva composto con Lucio “Io ti venderei”: aveva paura<br />

della loro reazione. Invece Nanni Ricordi era convinto che si trattasse<br />

di un brano molto personale e propose di farla cantare anche a<br />

una donna, e da lì a poco la eseguì anche Patty Pravo. Battisti era molto<br />

simpatico, completamente risucchiato dalla musica. Un giorno, in<br />

studio di registrazione l’ho offeso: io ero un ragazzino molto presuntuoso,<br />

dico sempre una battuta che quando vedevo uno specchio mi<br />

chiedevo un autografo. Vidi Lucio con il mio disco in mano e mi gasavo<br />

– anche se sapevo che in realtà era per il batterista -, ci trovammo


vicini ad ascoltare in studio “Io ti venderei” e il resto dell’album, con i<br />

primi arrangiamenti di discomusic e a un certo punto Battisti mi disse:<br />

“Cosa ne pensi Ivan?”. E io, sdraiato sul divano davanti alle casse,<br />

con i miei capelli rossi risposi: “Mah, mi pare un Barry White dei poveri”<br />

(ride, ndr). Lui se la prese un po’e aggiunse: “mettiti davanti alle<br />

casse, devi sentire la batteria e il basso, questo disco si chiama proprio<br />

così. Senti come ti arriva il basso allo stomaco” e mi sferrò un pugno!<br />

Decisamente meritato il pugno non trova?<br />

Ero troppo presuntuoso. Il disco era meraviglioso, aveva fatto una<br />

vera svolta. Oggi non lo farei mai. Comunque io ero così anche se stiamo<br />

parlando del pleistocene (ride, ndr). Dopo il primo album ho conosciuto<br />

Roberto Colombo e cambiò completamente il mio modo di<br />

cantare. Mi disse che dovevo trasformare le mie cose in una canzone<br />

e quindi mi ha rovinato (scoppia a ridere, ndr). In realtà eravamo amici,<br />

abitavamo insieme e mi è piaciuto molto. Abbiamo fatto il secondo<br />

album nel quale ci sono alcune cose che Battiato ha poi copiato, come<br />

mi ha detto lui stesso: ci incontrammo una notte su un tram della<br />

circonvallazione di Milano e chiacchierammo; non fu difficile perché<br />

non eravamo nessuno! Poi con il terzo album è subentrata la Pfm: anche<br />

qui il gancio per un grande Tour è stato mio. Grazie al mio disco<br />

De André e la Pfm fecero un Tour bellissimo insieme.<br />

Questa si che è una notizia: Ivan Cattaneo crocevia del cantautorato<br />

italiano.<br />

È incredibile ma vero. E dopo il mio album la Pfm ne ha fatto un altro<br />

con Alberto Fortis. Ricordo che Nanni Ricordi mi disse che la prima<br />

volta che lo conobbe nei suoi uffici gli disse: “Non posso farti incidere<br />

un disco. Abbiamo già uno come te si chiama Ivan Cattaneo”.<br />

Anche a Camerini fu detta la stessa cosa: “Abbiamo bisogno di idraulici<br />

e postini non di un cantante”. Comunque se non li prendeva Nanni<br />

Ricordi lo faceva Sassi: oggi abito – per puro caso -, nel monferrato<br />

proprio a pochi chilometri dalla moglie di Gianni Sassi che è diventata<br />

poi la moglie di Nanni Ricordi. È la prima persona che vedo ogni<br />

mattina e ci scambiamo le uova etc. Uno dei ricordi più belli è quando<br />

dovevano ascoltare in Rca (etichetta discografica, ndr) il mio nuovo<br />

album in questo dislocamento in campagna pieno di artisti: c’era<br />

Baglioni che giocava a carte con Morandi, già allora! Poi firmai un<br />

contratto con un’altra etichetta, la Cgd con Caterina Caselli e cambiai<br />

completamente stile, rock e moderno, con il brano “Polisex”.<br />

È il suo brano preferito ad oggi?<br />

In realtà preferisco un album intero fatto con i Datura: Il cuore<br />

nudo… e i pesci cantano, ma non ha avuto un grande successo.<br />

“Polisex” è un brano culto ancora oggi.<br />

Ma difficilissimo da fare dal vivo, era una traccia da studio con un<br />

sacco di sovraincisioni. Nello stesso periodo c’erano i giochi di manomissione<br />

di Mina con Singolare, plurale. Io amo tutto quello che ho<br />

fatto: la mia grande amarezza è di essere diventato famoso con canzoni<br />

nelle quali nemmeno io ci credevo. Il lato cantautore vero è passato<br />

quasi inosservato. Debbo ringraziare coloro che hanno partecipato al<br />

mio album tributo pubblicato l’anno scorso perché hanno scelto e riproposto<br />

brani davvero nascosti anziché le hit, come spesso succede.<br />

È il lato oscuro di Ivan Cattaneo. Invece sono diventato famoso con<br />

“Una zebra a Pois”.<br />

Italian Graffiati è stato un successo enorme.<br />

Caterina Caselli la chiamava archeologia moderna: all’epoca nessuno<br />

faceva revival.<br />

ITA EVENTI 61


62 ITA EVENTI<br />

Oggi le cover le fanno anche i ragazzini di XFactor. Nel 1980 era una<br />

novità: i pezzi vecchi erano sepolti, non li faceva nessuno. È stata quasi<br />

un’operazione di avanguardia. (Quasi 500.000 copie vendute, ndr).<br />

L’idea l’ho avuta io: una notte di capodanno a Parigi in una discoteca<br />

underground c’erano dei ragazzi vestiti come il primo Elvis Presley.<br />

Non c’era la moda del vintage. Mi hanno affascinato. Non sentivo<br />

che gli anni cinquanta mi appartenessero in qualche modo e puntai<br />

sui sessanta. Ovviamente la Caselli entusiasta: “Mi canti Nessuno mi<br />

può giudicare vero?”.<br />

È stato amico di Maurizio Arcieri dei Krisma, recentemente<br />

scomparso?<br />

Li frequentavo molto, erano surreali. Abbiamo passato un mese insieme<br />

a New York: una sera ci siamo trovati al Danceteria io, i Krisma<br />

e Daniela Scaramuzza. Abbiamo assistito a una ragazzina giovanissima<br />

che si stava esibendo sul palco ballando. Cantava una canzone che<br />

si chiamava “Everybody”, era Madonna. E io dissi la seguente frase:<br />

“Questa non arriverà mai da nessuna parte” (ride, ndr).<br />

Krisma, Camerini, Garbo, Diana Est, un periodo scoppiettante…<br />

Diana Est è stata una mia ballerina, nipote di Mario Lavezzi. L’ho<br />

conosciuta per fare Mr. Fantasy, il programma di Paolo Giaccio sulla<br />

Rai, una delle più belle esperienze in tv.<br />

È stato il programma cult per antonomasia, molto prima dell’avvento<br />

di Mtv.<br />

Una cosa incredibile. Pensa che Giaccio non vuole nemmeno che<br />

spezzoni di Mr. Fantasy vengano trasmessi di notte in qualche contenitore,<br />

dice che deve restare un programma cult.<br />

Dopo Italian Graffiati è stata dura tornare sui suoi passi?<br />

La Caselli diceva che le mie cose cantautoriali, abbinate a un personaggio<br />

così strano erano un po’ difficili per il pubblico. E così mi propose<br />

Bandiera gialla, anche se capivo che era una ripetizione. C’era un<br />

attrito tra me e la casa discografica: volevo fare le mie cose, volevo rispetto.<br />

Ma quando vendi un sacco di dischi non te lo perdonano più<br />

e non ti permettono di fare le cose underground. Mi proposero anche<br />

un provino cantato da Celentano ma oggi posso dire serenamente che<br />

era più bello cantato da lui. Alla fine chiesi alla Caselli di lasciarmi libero<br />

e mi dedicai a una mostra di miei quadri itinerante e da quel momento<br />

sono tornato nel mio mondo. Ogni tanto capita che qualcosa<br />

ancora succeda con altri artisti: recentemente Renato Zero ha sentito<br />

un mio provino e l’ha fatto ascoltare ad Al Bano che ha deciso di inciderlo.<br />

Ultima domanda: sta preparando qualcosa di nuovo nella musica?<br />

Oltre a continuare a cantare dal vivo presto uscirà un nuovo album.<br />

Farò finalmente il cantante-pittore. Video-racconti, quadri, video-arte,<br />

musica: sarà un Dvd e uscirà nell’ottobre dell’anno prossimo. Sarà<br />

qualcosa di molto coraggioso e musicalmente avrà una novità: cinquanta<br />

pezzi dalla durata di un minuto e mezzo ciascuno. Saranno<br />

poesie e non spot pubblicitari. Ho già il titolo: si chiamerà Scruto lo<br />

scroto. Non è una battuta, ma un gioco di un sessantenne che sono<br />

io, sull’evolversi della sua sessualità: al calo del desiderio – come dice<br />

Busi non è più una priorità anche se per me non lo era neppure prima<br />

-, subentra la meditazione. Scrutare lo scroto quindi diventa un’attività<br />

meditativa.


itratti<br />

CONTE GALÈ,<br />

LO SCENOGRAFO<br />

DELLA RADIO<br />

Il più longevo conduttore delle radio private italiane racconta<br />

ad Itaeventi la sua formazione di ballerino, attore, coreografo;<br />

dal teatro a Rtl 102.5 con Miseria e nobiltà, un personaggio<br />

autoironico e innovativo. di Guido Biondi<br />

Gabriele Galeotti in arte<br />

Conte Galè è il più longevo<br />

conduttore di Rtl<br />

102.5, attualmente in onda con<br />

Amadeus e Paolo cavallone in<br />

Miseria e nobiltà, dal lunedì al<br />

venerdì dalle 13 alle 15. “Sono<br />

fiorentino” racconta il Conte<br />

Galè, “in realtà sono nato in<br />

Emilia sull’appennino, una realtà<br />

di campagna. Ma fin da bambino<br />

sono stato mandato a Firenze<br />

a studiare”.<br />

Ci racconta la sua formazione?<br />

Ho fatto il liceo artistico e l’Accademia<br />

delle Belle Arti, dovrei<br />

essere scenografo, ho un dottorato:<br />

l’ho fatto per poco tempo<br />

insieme a danza classica, corsi di<br />

teatro, dizione e recitazione. Ne<br />

ho fatto tesoro quando ho iniziato<br />

a lavorare in radio, è stato propedeutico.<br />

Poi sono andato a Bologna<br />

a fare la scuola di teatro A.<br />

Galante Garrone.<br />

Ha capito subito in che direzione<br />

andare?<br />

Ho fatto danza in piazza della<br />

Signoria a Firenze: era quella<br />

la mia passione. Pero’ non<br />

sono mai stato convinto di fare<br />

il ballerino, io volevo studiare: la<br />

maggior parte dei ballerini non<br />

sono molto eruditi… Sono alla<br />

sbarra sin da piccoli e non hanno<br />

molto tempo per studiare. Dove<br />

andavo io alla scuola non c’erano<br />

pregiudizi sessuali alla Billy Elliot,<br />

ovvero chi danza deve per<br />

forza essere gay; ho avuto un sacco<br />

di colleghi assolutamente eterosessuali.<br />

Poi ho iniziato la carriera<br />

in teatro, facevo parte del<br />

Maggio musicale e nel frattempo<br />

facevo mille cose, quello che<br />

capitava. Un periodo disordinato<br />

anche se credo di essere una persona<br />

molto ordinata: non sono<br />

mai stato un buon manager di<br />

me stesso, ho solo cercato di seminare<br />

bene, di lavorare correttamente<br />

ed in fondo è questa la<br />

mia filosofia di vita, sono anche<br />

buddhista. Credo che le scuole<br />

all’estero aiutino di più a scegliere<br />

una direzione; in Italia sei un<br />

po’ affidato a te stesso. Ammetto<br />

che stare dietro alle quinte mi<br />

stava stretto sentendomi io molto<br />

“personaggio”: oltre a non bastare<br />

a me era un po’ l’opinione<br />

di chi mi stava vicino, cercavano<br />

di spingermi a fare il protagonista.<br />

L’ultimo lavoro che ho fatto<br />

prima della radio, nel 2000,<br />

è stato durante la ricorrenza del<br />

quattrocentenario dell’opera lirica:<br />

la prima opera fu rappresentata<br />

a Firenze nel ‘600 a Palazzo<br />

Pitti alla Corte dei Medici;<br />

lo scenografo era il Buontalenti.<br />

Alla mostra alla Biblioteca nazionale<br />

di Firenze furono esposte le<br />

tavole luminose dei disegni del<br />

Buontalenti e ricreai i costumi<br />

di quattro disegni originali facendoli<br />

ricamare in modo corrispondente.<br />

64 ITA EVENTI


Ed è approdato in radio.<br />

Dopo vent’anni di teatro come<br />

ballerino, costumista e scenografo<br />

mi ritrovai in una radio<br />

con Alessandro Masti e Lorenzo<br />

Suraci – il patron di Rtl 102.5<br />

– volle conoscermi. Mi convocarono<br />

e nell’estate 2001 - complice<br />

una piccola rivoluzione nei<br />

palinsesti -, iniziai una trasmissione<br />

proprio con Masti, nella<br />

sede di Roma, come stagista<br />

in prova. Questo gioco di una<br />

coppia di toscani, uno più stravagante<br />

e l’altro più aristocratico,<br />

molto autoironici come molti<br />

dei fiorentini, funzionò bene.<br />

Il 3 settembre 2011 iniziai ufficialmente<br />

come conduttore e<br />

da allora sono rimasto costantemente<br />

a Rtl 102.5. A quel punto<br />

ho dato un taglio netto a tutte<br />

le altre attività. Mi permetto<br />

anche di dire che, arrivato<br />

alla soglia dei quarant’anni<br />

e avendo fatto del mio corpo<br />

il mio strumento di lavoro,<br />

mi rendevo conto<br />

che – come ogni ballerino<br />

che si rispetti – era<br />

tempo di cambiare e<br />

Rtl è entrata nella mia<br />

vita al momento giusto.<br />

Lavoro da quattordici<br />

anni a Rtl 102.5,<br />

dal 2001. E ho quasi<br />

sempre fatto la stessa fascia<br />

oraria: 12-15. Attraverso<br />

questo mezzo sono entrato inconsapevolmente<br />

nelle case degli<br />

italiani e ancora non mi rendo<br />

conto di quante persone ci seguono<br />

in una radio così importante<br />

ed è un bene non rendersene<br />

conto così sto con i piedi ben<br />

ancorati a terra. Sono il primo a<br />

stupirmi della mia carriera: non<br />

l’avevo prevista e forse la mia vita<br />

si è sviluppata nel posto giusto al<br />

momento giusto.<br />

Si sente una “colonna” della<br />

radio?<br />

No. Siamo in tre nel programma<br />

anzi un trio. Prima ho sempre<br />

fatto parte di un duo. Faccio<br />

coppia con Amadeus da cinque<br />

anni. I primi anni la trasmissione<br />

si chiamava Attenti a quei due<br />

con Alessandro Masti: lui in seguito<br />

andò in un’altra radio e da<br />

allora ho cambiato alcuni partner,<br />

coloro che Suraci riteneva<br />

adatti a “giocare” con me. Masti<br />

è stata la persona che mi ha<br />

introdotto in radio. Per adesso<br />

l’unica donna è stata Paoletta.<br />

I miei collaboratori furono<br />

per circa sei mesi Savino Zaba e<br />

poi Alan Palmieri, attuale direttore<br />

di Radionorba. Io li chiamavo<br />

il mio secondo e terzo marito<br />

(ride, ndr). Avevamo già un<br />

buon ascolto poi sviluppato nel<br />

tempo, soprattutto attraverso la<br />

radiovisione con il canale video:<br />

abbiamo avuto contro nella nostra<br />

fascia oraria Lo Zoo di 105,<br />

Viva Radio 2 con Fiorello & Baldini<br />

ai tempi d’oro e su Radio<br />

Deejay Ciao belli. Ovviamente<br />

un pubblico diverso dal nostro,<br />

soprattutto per chi ama le volgarità<br />

dello Zoo di 105: i grezzi vogliono<br />

sentire questo anche se io<br />

i grezzi li rispetto.


Come paragonare Uomini e donne a Piero Angela.<br />

Esatto. Ci siamo sempre difesi bene con l’audience<br />

altrimenti non saremmo ancora in attività. Devo<br />

anche dire che in radio si sono sempre dati un gran<br />

da fare per mettere insieme il compagno giusto nella<br />

trasmissione. Io sono sempre rimasto me stesso<br />

con la stessa personalità, ho solo acquisito lo stile di<br />

Rtl: sono cresciuto con la mia radio. Ho imparato<br />

il mestiere sul campo cercando di diventare sempre<br />

più radiofonico. Con Amadeus e Paolo Cavallone<br />

il rapporto è ottimo, nella trasmissione spesso<br />

loro due si coalizzano contro di me ed è molto divertente.<br />

Lo stile di Rtl 102.5 è non avere eccessivi personalismi.<br />

È essenzialmente il marchio: tutto ruota intorno a<br />

questo. È una politica ben precisa del nostro capo,<br />

Lorenzo Suraci. Siamo tutti utili e nessuno indispensabile,<br />

me compreso; la macchina da guerra di<br />

Rtl andrebbe avanti lo stesso. Un tempo la radio si<br />

basava molto di più sul personaggio: a R101 l’ultimo<br />

è stato Federico l’olandese volante, adesso lavora<br />

a Radionorba dopo essere stato allontanato. A R101<br />

non c’è più identità, la radio non si sa più cosa sia<br />

mentre l’identità di Rtl 102.5 è ben definita, soprattutto<br />

dal marchio riconosciuto e dalla radiovisione.<br />

Siamo stati tra i primi ad andare in radiovisione in<br />

diretta: alcuni speaker all’inizio non ne volevano<br />

sapere di passare in diretta anche in video, avevano<br />

il terrore. Per me nessun problema, io avevo sempre<br />

lavorato con l’immagine e con il teatro. Ricordo<br />

di una collega che all’inizio voleva sempre farsi<br />

riprendere dalle telecamere da dietro, le dicevo:<br />

“guarda che penseranno che sei un mostro! Non<br />

sei così male tesoro!”. La radiovisione ci ha permesso,<br />

a noi con una fascia oraria definita di passaggio<br />

tra pause pranzo e accesi sporadici, di essere conosciuti<br />

in alcune aree italiane nelle quali Rtl non era<br />

fortissima. La radiovisione ci ha messo al posto di<br />

quei locali che avevano la tv sintonizzata su Videomusic<br />

o Mtv.<br />

Del suo mondo, delle sue esperienze, cosa ha<br />

portato nella trasmissione?<br />

Tanto, tantissimo. Ho portato tutto ciò che avevo<br />

fatto prima, tutto quello che avevo sviluppato, anche<br />

umanamente.<br />

L’estate siete in giro per l’Italia.<br />

Andiamo sempre in trasferta: per cinque anni abbiamo<br />

fatto la diretta dal lungomare calabrese con<br />

ospiti, palchi e megaschermi: io, ovviamente, da ex<br />

ballerino, ballavo.<br />

66 ITA EVENTI


Non le manca mai qualcosa della sua vita precedente?<br />

Il teatro, il teatro musicale. Se ne parlava anche con<br />

Amadeus qualche tempo fa, anche lui ne aveva voglia,<br />

ricordo che ha fatto Grease con la Cuccarini.<br />

Ma fare teatro se hai la diretta radiofonica ogni giorno<br />

è praticamente impossibile: potresti fare le repliche<br />

solo a Milano e Roma. Continuo a rimandare<br />

l’idea di lavorare in tv, a parte la radiovisione quotidiana:<br />

a differenza della mia immagine che s’impone<br />

molto sono un tipo piuttosto riservato. Esserci<br />

a tutti i costi non m’interessa: ho anche un’età nella<br />

quale viene meno lo scalpitare (ride, ndr).<br />

Ha uno “zoccolo duro” di ascoltatori fedeli.<br />

Esatto, è importante. Soprattutto in questo periodo<br />

di caos nel quale la tv sta perdendo colpi rispetto<br />

– per assurdo -, alla radio che è il mezzo più antico<br />

ed invece è considerato il più moderno, futuristico<br />

e legato ai social. Inoltre essendo in diretta hai un<br />

contatto con il pubblico reale: sms, mail, facebook,<br />

twitter; c’è un flusso continuo di interazione, un interscambio<br />

che nella scatola della tv non potrà mai<br />

esserci.<br />

A Rtl 102.5 è da poco arrivato Mauro Coruzzi<br />

in arte Platinette: un bel duello in vista?<br />

Credo che stia attraversando un periodo particolare<br />

perché – come tutti sanno -, ha avuto un’operazione<br />

e quindi credo che sia un po’ più fragile del solito.<br />

Noi rispetto a Linus, Cruciani e lo stesso Platinette<br />

siamo personaggi più di nicchia, molto meno conosciuti<br />

dalla massa. Ci aiuta la radiovisione con il canale<br />

tv di Rtl 102.5.<br />

Tra le varie attività pubblica una serie di cd di<br />

chill-out.<br />

Mi hanno chiesto di collaborare per selezionare le<br />

tracce di dischi di musica lounge, ne sono già usciti<br />

tre e si chiamano Miseria e nobiltà. Ascolto anche<br />

musica classica e ambient ma più di tutto la mia radio<br />

e, per lavoro, anche le altre.<br />

Ha ancora un sogno nel cassetto?<br />

Mi piacerebbe rifare un’esperienza di cinema, ho<br />

fatto tante piccole parti in alcuni film, tra questi<br />

Caino e Caino di Alessandro Benvenuti e Il colore<br />

del silenzio e Monsieur di Raffaele Piscitelli. Ma sarei<br />

disposto anche a fare la parte della nonna o del<br />

nonno (ride, ndr).<br />

ITA EVENTI 67


libri<br />

FENOMENOLOGIA DEL TALENTO<br />

Luca Tommassini non è soltanto il coreografo di X Factor: da Micheal Jackson<br />

a Madonna ha lavorato con le più grandi star dello spettacolo. Nel suo libro racconta<br />

i momenti più intensi e le fragilità della sua carriera. di Andrea Thomas<br />

È<br />

da poco uscito Fattore T, l’inafferrabile scintilla<br />

del talento (edito da Mondadori), scritto<br />

da Luca Tommassini, coreografo del più<br />

spettacolare tra i programmi televisivi oggi, X Factor.<br />

Libro autentico, molto crudo e, in definitiva,<br />

sincero. Concetti poco espressi nel mondo dello<br />

spettacolo: Tommassini non ha paura di mettersi<br />

a nudo raccontando con estrema passione non solo<br />

le dinamiche del suo lavoro e delle relazioni cruciali<br />

per la sua carriera ma, soprattutto, le fragilità e le<br />

“cose non dette” dietro le quinte di ogni successo.<br />

Sensazioni difficili da spiegare, eppure il merito<br />

di questo libro è proprio di riuscire a comunicare<br />

stati d’animo e emozioni. Con una serie di interventi<br />

di tantissimi artisti e personalità del mondo<br />

dello spettacolo: “Io mi sono buttato a occhi chiusi<br />

in questa scrittura del libro e dal riscontro che sto<br />

ricevendo sembra sia molto piaciuto” racconta il<br />

coreografo a Itaeventi, “il talento è il filo rosso di<br />

tutto il libro”.<br />

Tutto sembra avere inizio con Enzo Paolo Turchi<br />

e il suo incoraggiamento all’inizio della carriera…<br />

I suoi insegnamenti, le cose che mi suggeriva sono<br />

enormi rispetto magari a coreografi famosi nel<br />

mondo. Alcune cose che lui mi ha trasmesso sono<br />

addirittura più importanti di quelle arrivate dalla<br />

mia famiglia. Una forza talmente grande in grado<br />

di cambiare il tuo futuro: ho imparato moltissimo<br />

in quella scuola di ballo.<br />

Provino con Madonna: incuriosirla, sfidarla,<br />

lasciare un segno, essere anche sfacciato ma<br />

non passare inosservato.<br />

Quando ho fatto il provino per diventare ballerino<br />

nel Tour con Madonna mi facevo forte delle mie<br />

fragilità. Nel momento in cui io ho risposto seccato<br />

all’artista “non mi piacciono le barzellette” Madonna<br />

era all’apice della sua carriera. È stata una<br />

grandissima provocazione da parte mia. Di questa<br />

cosa ne han parlato per anni nell’ambiente degli<br />

addetti ai lavori. È stato un modo per incuriosirla:<br />

sapevo che lei sceglieva i ballerini anche in base<br />

alla loro personalità. Anche perché sapeva benissimo<br />

che con ognuno di noi ci doveva convivere per<br />

tutto il Tour. Riconosco di essermi inventato un<br />

coraggio necessario per spingere avanti la parte talentuosa<br />

di me. Non so se rendo l’idea: io non sono<br />

di natura coraggioso, al contrario ho mille paure;<br />

in quel contesto me lo sono davvero inventato il coraggio.<br />

Cercavo di capire come aiutarmi, in questo<br />

sono stato audace. Questa cosa è stata utile anche<br />

perché è diventata una strategia da applicare sugli<br />

altri, vado sempre a supplire dove c’è una mancanza.<br />

Dove qualcuno sta per cadere mi metto sotto io<br />

e spingo su.<br />

Racconta che Madonna con i ballerini quasi ci<br />

convive, li porta a casa per conoscerli al 100%.<br />

La stessa cosa l’ha adattata lei per i personaggi<br />

di X Factor.<br />

Assolutamente si. Ho imparato negli anni che se le<br />

cose vengono realizzate solo a livello tecnico e, di<br />

conseguenza, si ragiona solo per numeri per la costruzione<br />

di qualcosa di artistico, come fosse matematica,<br />

allora non funziona. Nello spettacolo non<br />

sempre 2+2 fa 4: è molto meglio alimentare l’anima<br />

e così ho iniziato a mettermi in gioco per conoscere<br />

a fondo le persone e vedo che questo porta dei risultati<br />

in scena.<br />

“I migliori artisti sono quelli che non si circondano<br />

di yesman ma cercano spunti e talvolta<br />

contrasti”<br />

Le persone più affascinanti e i risultati più grandi<br />

li ho trovati quando questi artisti si facevano riflettere<br />

come uno specchio. Lo specchio in qualche<br />

68 ITA EVENTI


modo regala la realtà all’artista: il più grande critico<br />

è quello che ti vuole più bene perché ti dice la verità.<br />

E solo sulla verità si può costruire un futuro.<br />

Nel libro, parlando di Michael Jackson, emerge<br />

non solo il coraggio e l’audacia ma una rara<br />

forma di empatia con l’artista con il quale si relaziona.<br />

È vero, credo che questo dipenda dal fatto che ho<br />

iniziato a undici anni ad essere coinvolto in progetti<br />

importantissimi, crescendo quindi di fianco<br />

a personaggi con grande personalità. Ho vissuto,<br />

pertanto, con un’attenzione speciale, come se fossi<br />

sempre in prima fila, osservando da bambino.<br />

Nel caso di Michael Jackson tutti pensano sia stato<br />

un personaggio impalpabile, in realtà ti invitava a<br />

cena. Madonna ti invitava a fare le vacanze insieme<br />

a lei. Una volta che entri nella loro sfera fai parte di<br />

un nucleo bollente che nemmeno l’intimità della<br />

tua famiglia ti ha mai regalato.<br />

Uno dei capitoli più intensi racconta la collaborazione<br />

con Whitney Houston: dai successi alla<br />

dipendenza della droga. Quando ha deciso di<br />

staccarsi da quell’ambiente scrive che nessuno<br />

l’ha più chiamata.<br />

Sono uscito da quella fase perché ho capito che stavo<br />

perdendo – come molti vicino a me – l’identità<br />

e la mia forza, la possibilità di essere qualcuno, di<br />

fare qualcosa di interessante. Una delle strategie per<br />

chiudere con la droga è allontanare da te le persone<br />

con le quali hai usato sostanze. Allontanandoti da<br />

quei momenti di condivisione quelle persone poi ti<br />

respingono perché hai iniziato a mettere uno specchio<br />

davanti. Io ne sono uscito e quindi lo racconto,<br />

chi non ci è riuscito non lo può raccontare. Io<br />

dico che si può, poi sta a te.<br />

“Il talento è una cosa da curare, fragile” e, aggiunge,<br />

“bisogna ritrovare la povertà”.<br />

Io sono molto condizionato dalle situazioni, dalle<br />

atmosfere che si creano; per poter essere creativo<br />

devo immergermi nella disperazione in cui ho vissuto<br />

nel periodo di cui stavamo parlando. Perché<br />

nella disperazione c’è il momento della rinascita. E<br />

così spesso mi ritrovo nelle varie parti del mondo<br />

a cercare la “zona scomoda”: mi piace stare con la<br />

gente vera, essere creativo con una e non cento candele;<br />

cerco solo quella che mi scalda il cuore.<br />

ITA EVENTI 69


Lei è l’anima del programma televisivo X Factor,<br />

la parte più spettacolare.<br />

Ho lottato molto, anche con me stesso per il programma.<br />

Ho deciso da qualche anno che un’idea<br />

deve conquistare il cuore del pubblico e delle persone<br />

per cui lavoro. Quindi ho pensato sempre più<br />

intensamente alla cosa più bella che potevo fare.<br />

Ho mandato avanti la mia parte artistica creativa e<br />

questa sta vincendo su tutto, profondamente legata<br />

al mio stato emozionale.<br />

Le interessa diventare regista?<br />

Mi interessa tantissimo! Sto facendo gavetta teatrale<br />

come regista e ho già fatto quella di regista<br />

pubblicitario e di videoclip. Mi manca solo quella<br />

del cinema. Ho già fatto gavetta come attore, ballerino<br />

e coreografo. Ho fatto recentemente la regia<br />

del Tour di Eros Ramazzotti che attualmente è in<br />

giro per il mondo: è stata la più grande soddisfazione<br />

come regista perché ho visto sul viso di Eros<br />

una tale contentezza! Si è sentito protetto, aiutato,<br />

sostenuto dallo spettacolo ed è una sensazione che<br />

poi mi ha realmente raccontato. L’equilibrio che bisogna<br />

cercare è come una nuvola che si trasforma<br />

di continuo: mille fotografie al secondo tutte differenti.<br />

Come se la immaginerebbe oggi una serata unica<br />

dal vivo di Mina?<br />

Quanto tempo ho? (ride, ndr). È uno dei desideri<br />

della mia vita! Cambierei idea ogni secondo: Mina<br />

è tante cose…<br />

Crede che l’immaginario pop attuale sia troppo<br />

ricco di sfumature dark rispetto agli scorsi decenni?<br />

Dai cartoni animati, ai film, alla musica<br />

tutto sembra molto scuro, velocissimo e “dopato”.<br />

Controcorrente al mainstream abbiamo i<br />

colori del nuovo album dei Coldplay.<br />

Il mio camerino è tutto colorato. Sono amante del<br />

bianco e nero: ho passato anni a litigare con tutti<br />

perché volevo fare tutto X Factor in bianco e nero.<br />

Quest’anno invece desideravo tutto colorato: se<br />

vedi spesso la trasmissione ci sono quattro arcobaleni<br />

che si incrociano in altrettanto performance<br />

diverse. È l’anno in cui noi che comunichiamo,<br />

che facciamo spettacolo, dobbiamo prenderci la responsabilità<br />

di regalare il colore. Così come hanno<br />

fatto i Coldplay, è un momento nel quale bisogna<br />

dare qualcosa: attraverso il colore si regalano anche<br />

i sorrisi. Detto questo a me non piacciono le regole<br />

e non mi piace chiudere un discorso, preferisco<br />

quando i discorsi si aprono. Preferirei che il cuore<br />

prendesse sopravvento su tutti quei progetti fatti<br />

solo di tecnica e di numeri. A me interessa soprattutto<br />

cavalcare le emozioni.<br />

70 ITA EVENTI


notes<br />

AZIONE ANTI-MALWARE<br />

ESET ha preso parte all’operazione su scala mondiale per debellare Dorkbot, la botnet che<br />

ha colpito più di un milione di computer. Dorkbot si era impossessata di server di comando<br />

e controllo in Europa, Asia e Nord America.<br />

L’<br />

operazione delle forze<br />

dell’ordine di tutto il<br />

mondo guidate dall’F-<br />

BI, Interpol e Europol ha smantellato<br />

l’infrastruttura dei server<br />

di comando e controllo manipolati<br />

da Win32/Dorkbot, un<br />

malware che si diffonde attraverso<br />

diversi canali come i social<br />

network, spam, dispositivi rimovibili<br />

ed exploit kit. Dorkbot ha<br />

colpito finora più di un milione<br />

di computer attraverso server di<br />

comando e controllo in Europa,<br />

Asia e Nord America. All’interno<br />

dell’operazione per debellare<br />

Dorkbot, ESET ha condiviso le<br />

analisi tecniche e le informazioni<br />

statistiche sul malware e ha inoltre<br />

fornito i domini e gli indirizzi<br />

Internet dei server di comando<br />

e controllo della botnet. Una<br />

volta installato sulla macchina,<br />

Win32/Dorkbot tenta di interrompere<br />

le normali attività del<br />

software di sicurezza bloccandone<br />

l’accesso ai relativi server di<br />

aggiornamento, connettendosi<br />

a un server IRC per ricevere ulteriori<br />

comandi. Oltre a sottrarre<br />

le password di servizi famosi<br />

come Facebook e Twitter, Dorkbot<br />

installa un codice pericoloso<br />

appartenente a una delle numerose<br />

famiglie di malware esistenti,<br />

così da ottenere il pieno controllo<br />

di un dato sistema. Spesso<br />

Dorkbot rilascia nei sistemi corrotti<br />

delle varianti di Win32/<br />

Kasidet, un malware utilizzato<br />

per sferrare attacchi DDoS meglio<br />

conosciuto come Neutrino<br />

e di Win32/Lethic, una famosa<br />

spambot. I prodotti ESET attualmente<br />

proteggono gli utenti<br />

da migliaia di varianti di Dorkbot<br />

e dai moltissimi malware distribuiti<br />

attraverso le botnet di<br />

Dorkbot. Gli internauti che sospettano<br />

di essere stati infettati<br />

da Dorkbot possono usare<br />

lo strumento gratuito di ESET<br />

per effettuare una scansione approfondita.<br />

ESET, fondata nel<br />

1992, è uno dei fornitori globali<br />

di software per la sicurezza informatica<br />

di pubbliche amministrazioni,<br />

aziende e utenti privati.<br />

Il software ESET NOD32 Antivirus<br />

fornisce una protezione<br />

in tempo reale da virus, worm,<br />

spyware e altri pericoli, conosciuti<br />

e non, offrendo il più elevato<br />

livello di protezione disponibile<br />

alla massima velocità e con<br />

il minimo impiego di risorse di<br />

sistema. NOD32 è l’antivirus<br />

che ha vinto il maggior numero<br />

di certificazioni Virus Bulletin<br />

100% e dal 1998 non ha mai<br />

mancato l’individuazione di un<br />

virus ItW (in fase di diffusione).<br />

ESET NOD32 Antivirus, ESET<br />

Smart Security e ESET Cybersecurity<br />

per Mac rappresentano<br />

le soluzioni per la sicurezza informatica<br />

più raccomandate a livello<br />

mondiale, avendo ottenuto<br />

la fiducia di oltre 100 milioni<br />

di utenti. L’azienda, presente in<br />

180 Paesi, ha il suo quartier generale<br />

a Bratislava e uffici e centri<br />

di ricerca a San Diego, Buenos<br />

Aires, Singapore, Praga,<br />

Cracovia, Montreal, Mosca. Per<br />

quattro anni di seguito ESET è<br />

stata inclusa fra le aziende Technology<br />

Fast 500 EMEA da Deloitte<br />

e per dieci anni consecutivi<br />

fra le aziende Technology Fast<br />

50 Central Europe. FUTURE<br />

TIME è il distributore esclusivo<br />

dei prodotti ESET per l’Italia,<br />

nonché suo partner tecnologico.<br />

Fondata a Roma nel 2001, Future<br />

Time nasce dalla sinergia di<br />

due preesistenti aziende attive da<br />

anni nel campo della sicurezza<br />

informatica. Future Time, con<br />

Paolo Monti e Luca Sambucci, fa<br />

parte della WildList Organization<br />

Internationa l, ente no profit<br />

a livello mondiale composto<br />

da esperti e aziende antivirus che<br />

hanno il compito di riportare<br />

mensilmente tipologia e numero<br />

dei virus diffusi in ogni Paese.<br />

Per maggiori informazioni<br />

www.eset.it<br />

ITA EVENTI 71


libri<br />

Antonio Pennacchi torna a narrare<br />

le gesta dei Peruzzi, famiglia<br />

numerosa e ramificata di pionieri<br />

bonificatori, grandi lavoratori,<br />

eroici spiantati, meravigliosi<br />

gaglioffi, e donne generose e<br />

umorali. E se nel primo volume di<br />

Canale Mussolini ci aveva fatto riscoprire<br />

un capitolo della nostra<br />

storia per molti versi dimenticato,<br />

in questa seconda parte si dedica<br />

a mantenere viva la memoria<br />

del difficile processo di costruzione<br />

della nostra Italia democratica<br />

e repubblicana. Il 25 maggio<br />

del 1944 – ultimo giorno di guerra<br />

a Littoria – nel breve intervallo<br />

tra la partenza dei tedeschi e l’arrivo<br />

in città degli angloamericani,<br />

Diomede Peruzzi entra nella Banca<br />

d’Italia devastata e ne svaligia<br />

il tesoro. È qui che hanno inizio -<br />

diranno - la sua folgorante carriera<br />

imprenditoriale e lo sviluppo<br />

stesso di Latina tutta. Ma sarà<br />

vero? Il Canale Mussolini intanto –<br />

dopo essere stato per mesi la dura<br />

linea del fronte di Anzio e Nettuno<br />

– può tornare a essere quello<br />

che era, il perno della bonifica<br />

pontina. In un nuovo grande esodo,<br />

che ricorda quello epico colonizzatore<br />

di dodici anni prima, gli<br />

sfollati lasciano i rifugi sui monti<br />

e tornano a popolare la città e<br />

le campagne circostanti. I poderi<br />

sono distrutti, ogni edificio porta<br />

i segni dei bombardamenti. Ma<br />

il clima adesso è diverso, inizia<br />

la ricostruzione. Nel resto d’Italia<br />

però la guerra continua e si sposta<br />

man mano verso il nord, mentre<br />

gli alleati - col decisivo ausilio<br />

delle brigate partigiane e del ricostituito<br />

esercito italiano - costringono<br />

alla ritirata i tedeschi e le<br />

milizie fasciste. È una guerra di liberazione,<br />

ma anche una guerra<br />

civile crudele e fratricida. E la famiglia<br />

Peruzzi, protagonista memorabile<br />

della saga narrata in<br />

queste pagine, è schierata su tutti<br />

i fronti di questo conflitto. Canale<br />

Mussolini - Parte seconda è un<br />

grandioso romanzo corale e polifonico,<br />

un’opera letteraria di smagliante<br />

bellezza che, alternando i<br />

toni dell’epica a quelli dell’elegia,<br />

ci dà lucidamente conto di ciò che<br />

siamo, in forza di ciò che nel bene<br />

e nel male siamo stati.<br />

Chissà se in quei primi mesi del<br />

1995, lavorando alla fondazione<br />

di Esterni (all’epoca Associazione<br />

culturale Aprile), qualcuno immaginava<br />

già quello che sarebbe<br />

poi successo. Immaginarsi che<br />

dopo le prime riunioni, pur entusiasmanti,<br />

si sarebbero davvero<br />

incontrati, in decine, centinaia,<br />

migliaia, chi ogni tanto, chi tutti<br />

i giorni, per creare e vivere nuovi<br />

spazi pubblici. I primi vent’anni<br />

di pratica utopica e rivoluzionaria<br />

di Esterni sono raccontati in questo<br />

speciale libro: 440 pagine, più<br />

di 850 fotografie per raccontare<br />

luoghi, persone e trasformazioni<br />

urbane che hanno segnato la storia<br />

degli spazi pubblici della città<br />

di Milano (e non solo), nell’ultimo<br />

ventennio. È il racconto della<br />

città che Esterni si è immaginata<br />

e che ha messo in scena. Le mille<br />

cose fatte, non quelle pensate,<br />

nel libro sono suddivise in 23 capitoli<br />

tematici e all’interno dei capitoli<br />

in schede, alcune con un approfondimento.<br />

A questi capitoli<br />

se ne aggiungono tre in conclusione:<br />

il racconto dell’esperienza<br />

politica di Esterni con la lista civica.<br />

Questa è una città; Esterni vista<br />

attraverso le parole di chi l’ha<br />

conosciuta e frequentata; e con gli<br />

autori, ossia come Esterni lavora,<br />

come ha imparato a stare insieme,<br />

come è cresciuta. Una guida<br />

per immaginare ancora oggi, città<br />

diverse, fatte di spazi pubblici e<br />

interessi comuni. Pezzi di un’unica<br />

città, una qualunque immaginata<br />

e fortemente voluta.<br />

Oltre nelle librerie è in vendita sul<br />

sito www.esterni.org<br />

72 ITA EVENTI


notes<br />

FORMAZIENDA,<br />

VEICOLO PER INNOVARSI<br />

E RINNOVARSI<br />

COME IMPRESE<br />

Il direttore Rossella Spada: “A fianco dell’impresa per finanziare<br />

piani formativi che le consentano di crescere”<br />

È<br />

stata presentata lo scorso<br />

ottobre, durante la terza<br />

edizione di Maker Fair<br />

Roma, la prima indagine Isfol sui<br />

maker – termine con cui si designano<br />

ingegneri, inventori, artigiani<br />

2.0 e tutti coloro che sfruttano<br />

tecnologia e innovazione<br />

nel proprio lavoro. Aldilà della<br />

specificità dell’argomento, l’indagine<br />

rileva due elementi interessanti:<br />

i maker trovano resistenza<br />

da parte delle imprese;<br />

i maker necessitano di una formazione<br />

diversa da quella tradizionale.<br />

Di sicuro, l’analisi condotta<br />

dà l’abbrivio a un dibattito<br />

sull’importanza di far emergere<br />

i fabbisogni sociali di istruzione,<br />

di formazione e di lavoro.<br />

Di questo, con particolare attenzione<br />

all’elemento formazione, ci<br />

parla Rossella Spada, direttore<br />

del Fondo Formazienda.<br />

Il focus del dibattito riguarda<br />

domanda e offerta della formazione.<br />

Ma in quale modo i<br />

fondi interprofessionali possono<br />

rappresentare uno strumento<br />

utile alle imprese che<br />

mirano a innovarsi?<br />

La dinamica fra domanda e offerta<br />

di formazione porta alla<br />

luce un aspetto delicato: la domanda,<br />

soprattutto nelle micro e<br />

piccole imprese del nostro paese,<br />

che rappresentano oltre il 90%<br />

Rossella Spada<br />

Direttore del<br />

Fondo Formazienda<br />

Per maggiori informazioni<br />

FORMAZIENDA<br />

via Olivetti 17<br />

26013 Crema (CR)<br />

tel: 0373 472168<br />

fax: 0373 472163<br />

formazienda.com<br />

del totale, è spesso latente e fatica<br />

a emergere. Anche per questa<br />

ragione, da noi, molto spesso<br />

è l’offerta a dirigere la domanda<br />

e non il contrario. Così, l’offerta,<br />

per quanto di buon livello,<br />

corre il rischio di rimanere scollata<br />

dai reali fabbisogni di territori,<br />

organizzazioni, micro e<br />

piccole imprese e rispettivo capitale<br />

umano. In questo contesto,<br />

i fondi interprofessionali possono<br />

risultare di particolare interesse<br />

e avere una funzione fondamentale.<br />

In che senso? Quali sono le<br />

vostre scelte concrete che favoriscono<br />

l’incontro tra domanda<br />

e offerta di formazione?<br />

I fondi interprofessionali – che,<br />

come ormai tutti sanno, hanno<br />

lo scopo di promuovere e finanziare<br />

piani formativi – sono<br />

uno dei principali strumenti a<br />

disposizione delle imprese per<br />

programmare percorsi formativi<br />

volti ad aggiornare, riqualificare<br />

e riconvertire le competenze<br />

professionali dei lavoratori che<br />

operano in azienda. Partendo<br />

da questa premessa, Formazienda<br />

ha deciso di promuovere strumenti<br />

“particolarmente aperti”<br />

di accesso ai finanziamenti, attraverso<br />

i quali le aziende riescono<br />

a manifestare qualsiasi fabbisogno<br />

formativo.<br />

74 ITA EVENTI


I piani formativi presentati al<br />

Fondo possono, infatti, riguardare<br />

qualsiasi tematica, dall’innovazione<br />

all’internazionalizzazione,<br />

dalle abilità personali alla<br />

sicurezza nei luoghi di lavoro. I<br />

piani, inoltre, possono essere finanziati<br />

individuando la modalità<br />

di erogazione della formazione<br />

ritenuta più confacente sia<br />

alle necessità aziendali sia alla tipologia<br />

di fabbisogni formativi<br />

individuati – lezioni frontali,<br />

aula virtuale, on the job, coaching<br />

–, lasciando così ampia scelta<br />

all’azienda nel definire i percorsi<br />

formativi più adatti a colmare<br />

eventuali gap. Se necessario, l’azienda<br />

può essere supportata anche<br />

da un ente di formazione.<br />

Le nostre parti sociali ritengono<br />

che la formazione rivesta un<br />

ruolo assolutamente strategico<br />

e che debba servire da impulso<br />

per creare un nuovo e migliore<br />

modo di lavorare e di produrre,<br />

anche per adeguarsi alle nuove<br />

richieste del mercato.<br />

Cos’è il fondo Formazienda<br />

Formazienda è uno dei 19 fondi<br />

paritetici interprofessionali<br />

nazionali per la formazione<br />

continua. Il Fondo Formazienda<br />

è stato autorizzato ad operare<br />

con decreto del Ministero<br />

del Lavoro e delle Politiche<br />

Sociali del 31 ottobre 2008. Il<br />

Fondo Formazienda promuove<br />

e finanzia piani formativi<br />

aziendali, territoriali, settoriali<br />

e individuali concordati tra le<br />

parti sociali – la confederazione<br />

generale dei sindacati autonomi<br />

dei lavoratori (Confsal)<br />

e la confederazione autonoma<br />

italiana del commercio, del<br />

turismo, dei servizi, delle professioni<br />

e delle PMI (Sistema<br />

Commercio e Impresa) - nonché<br />

eventuali ulteriori iniziative<br />

propedeutiche e comunque<br />

direttamente connesse a detti<br />

piani concordate tra le parti.<br />

Il Fondo è l’unico ad aver sede<br />

nel nord Italia, in Lombardia, a<br />

Crema (CR).<br />

Cosa finanzia<br />

Il Fondo Formazienda promuove<br />

e finanzia piani formativi<br />

aziendali, territoriali, settoriali<br />

e individuali concordati tra le<br />

parti sociali.<br />

I destinatari<br />

L’obiettivo principale di Formazienda<br />

è rendere semplice ed<br />

accessibile alle aziende (anche<br />

quelle di piccolissime dimensioni)<br />

l’utilizzo della formazione<br />

come leva strategica per favorire<br />

l’innovazione e lo sviluppo.<br />

Sono destinatari della formazione<br />

finanziata: apprendisti,<br />

operai, impiegati, quadri, dirigenti,<br />

collaboratori.<br />

Accesso ai finanziamenti<br />

Le aziende che hanno aderito<br />

a Formazienda possono accedere<br />

ai finanziamenti partecipando<br />

agli Avvisi che il Fondo<br />

emanerà durante l’anno o presentando<br />

piani formativi a valere<br />

sui propri Conto Formazione<br />

Impresa o Conto Formazione<br />

di Rete.<br />

Perché l’azienda dovrebbe<br />

aderire al Fondo Formazienda?<br />

Per diversi motivi che sintetizzo<br />

di seguito. Anzitutto, l’impresa<br />

che ambisca alla crescita sia della<br />

propria competitività aziendale<br />

sia del proprio personale può<br />

vedersi finanziati dei percorsi<br />

formativi pertinenti e su misura.<br />

Preciso, a questo proposito,<br />

che qualsiasi impresa, dalla<br />

micro alla grande, dal consorzio<br />

d’impresa alla holding, può candidare<br />

il proprio piano formativo.<br />

Ancora, il Fondo Formazienda<br />

persegue costantemente<br />

il miglioramento organizzativo<br />

dell’azienda e realizza un preciso<br />

monitoraggio qualitativo degli<br />

interventi formativi finanziati,<br />

anche proponendo strumenti<br />

di accesso ai finanziamenti particolarmente<br />

snelli ed efficienti,<br />

come per esempio l’avviso a<br />

sportello.<br />

Come può aderire al vostro<br />

fondo l’impresa non ancora<br />

iscritta?<br />

Aderire a Formazienda è semplice<br />

e non comporta alcun costo<br />

per l’impresa. È sufficiente<br />

inserire il codice FORM nella<br />

denuncia contributiva e retributiva<br />

mensile (modello UNIE-<br />

MENS). L’adesione, ricordo,<br />

può essere espressa anche da parte<br />

delle aziende agricole (modello<br />

DMAG). Il fondo Formazienda<br />

accoglie il contributo versato<br />

dalle imprese per le figure dirigenziali.<br />

Per ulteriori informazioni<br />

circa le modalità di adesione<br />

si può visitare il nostro sito<br />

internet e prendere contatti con i<br />

nostri uffici.<br />

ITA EVENTI 75


enessere<br />

Il chirurgo Antonio Di Stefano spiega alle lettrici e ai lettori come e quando<br />

scegliere di fare un lifting cercando di preservare la naturalezza del viso.<br />

E quali eccessi evitare e come riconoscere chi ha le competenze necessarie.<br />

Una delle più grandi difficoltà che le donne<br />

italiane hanno è quella di trovare il coraggio<br />

non tanto legato alla tecnicità di sottoporsi<br />

all’intervento chirurgico ma per superare l’enigma<br />

del risultato dell’operazione. Questo enigma è stato<br />

condizionato dalla visione in tv o sui giornali di<br />

personaggi prevalentemente di spettacolo, cultura<br />

e sport con volti visibilmente artefatti, quindi con<br />

un’alterazione dei lineamenti originali e la mancata<br />

riconoscibilità dell’attore o del personaggio Vip del<br />

momento. Tutto dipende principalmente da due<br />

fattori: quando un viso invecchia abbiamo una discesa<br />

muscolare; la pelle invecchia a causa del muscolo<br />

sottostante che tira verso di sé la pelle. Il muscolo<br />

è il primo reale fattore dell’invecchiamento<br />

del nostro viso: traina, trascina la pelle sottostante.<br />

Di conseguenza si cerca di ringiovanire il viso:<br />

è consigliabile non iniettare prodotti dall’esterno<br />

per mascherare la discesa dei muscoli nella speranza<br />

che questi, contraffatti, risalgano un po’. La donna<br />

in causa si gonfia e diventa voluminosa perdendo<br />

le sue fattezze originarie; da qui la perdita della<br />

freschezza e della naturalezza dei lineamenti. Dalla<br />

scuola americana e, successivamente, quella spagnola<br />

– che insieme alla sudamericana ha ripreso le<br />

tecniche del lifting americane -, si preferisce adattarle<br />

al gusto europeo più naturale. Ci sono inoltre<br />

dei lifting che risultano responsabili dell’alterazione<br />

del lineamento perché molto spesso si tende a tirare<br />

tanta pelle e poco muscolo: in questo caso il muscolo<br />

resta nella sua sede e vi è una discrepanza tra<br />

la pelle tirata e muscolo poco risalito. La scuola che<br />

ho frequentato – riprendendo canoni americani e<br />

sudamericani -, prevede uno studio del viso secondo<br />

la forma dello stesso e secondo l’escursione verso<br />

il basso della muscolatura e del collo attraverso l’analisi<br />

vettoriale: ogni punto del nostro viso ha una<br />

linea di discesa che può essere obliqua o totalmente<br />

verticale. Si elaborano quindi delle tecniche “ad<br />

personam” che mirano a riportare più in alto la muscolatura<br />

che è scesa secondo dei vettori ovvero delle<br />

linee di trazione uguali ma opposte. Se un viso<br />

ad esempio è sceso di tre linee oblique lo si tirerà su<br />

con linee oblique opposte alla discesa; se sono soltanto<br />

linee verticali si useranno solo linee verticali.<br />

In questo modo il viso non perde la propria linearità<br />

primitiva, diventa più fresco e giovane di circa<br />

dieci anni e, soprattutto, risulta più bello. Con<br />

le tecniche di lifting muscolare quei visi che sono<br />

invecchiati e che proprio per lo scivolamento del<br />

muscolo sulle ossa hanno determinato uno scavamento,<br />

tendendo di nuovo la muscolatura, avranno<br />

un effetto riempitivo soprattutto sulle guance.<br />

Avremo un volto più risollevato, pieno e tonico: si<br />

parla di tessuti autologhi cioè nostri, self, che fanno<br />

da auto-riempitivo oltre alla risalita muscolare.<br />

Con le tecniche vettoriali è impossibile alterare il lineamento<br />

del viso. Dopo questa operazione si riacquistano<br />

dieci anni in maniera naturale mentre<br />

la scuola americana tende a mistificare vent’anni di<br />

meno. Dal momento in cui i chirurghi finiscono di<br />

operare, il viso dal giorno dopo ricomincia a invecchiare.<br />

L’effetto di un buon lifting fascio-muscolare<br />

di viso e, soprattutto, del collo – che è la parte più<br />

difficile da correggere -, se correttamente seguito e<br />

se la paziente non fuma e non beve alcool dura dai<br />

dieci ai dodici anni. Di solito si fa un lifting durante<br />

la propria vita: se la paziente desidera farne un altro<br />

tra i sessanta e settant’anni si potrà fare, è meno<br />

impegnativo del primo e dura anch’esso altri die-<br />

76 ITA EVENTI


SMAS<br />

Sistema Muscolo<br />

Aponeurotico<br />

Superficiale<br />

viso e collo<br />

ci- dodici anni; in genere si esegue il primo lifting<br />

verso i cinquant’anni. Sono contrario a riprendere il<br />

minimo di discesa ogni cinque-sei anni, su richiesta<br />

delle pazienti, dopo l’intervento primario. In<br />

molte pazienti subentra un effetto talmente amplificante<br />

per l’autostima, per la propria vita di relazione<br />

che diventa una mania e qui bisogna frenarle.<br />

Fare un lifting ogni cinque anni non ha senso, diventa<br />

stressante anche per l’operatore e, soprattutto,<br />

tecnicamente è difficile fare quattro-cinque volte<br />

un lifting: il viso meno lo si tocca è meglio. Io<br />

dico sempre che nella propria vita non consiglio di<br />

fare oltre a due lifting, a distanza di quindici anni<br />

ciascuno. Il viso è più facile operarlo perché le suture<br />

e le cicatrici non si vedono – dietro alle orecchie<br />

e in mezzo ai capelli -, mentre sul corpo risultano<br />

occultabili ma sono più estese. Se vogliamo parlare<br />

di un grembiule addominale abbondante questo si<br />

può nascondere benissimo sotto il segno dello slip<br />

come fosse un cesareo allargato; se parliamo delle<br />

cosce si può nascondere il segno all’interno dello<br />

slip, se parliamo delle braccia purtroppo i segni<br />

sono evidenti e, in questo caso, sconsiglio di fare un<br />

lifting a meno che non ci sia tanta pelle in eccesso<br />

e il range dell’età va dai sessant’anni in poi. La chirurgia<br />

del lifting del viso è una chirurgia definita<br />

maggiore: consiglierei a tutte le pazienti che vogliono<br />

fare quest’intervento di scegliere chi come me ha<br />

fatto un training specifico al viso preferenzialmente<br />

all’estero, perché l’Italia non è una scuola di lifting<br />

del viso e del collo. Si tratta di un’intervento particolare,<br />

non può essere eseguito da chi non ha una<br />

conoscenza perfetta dell’anatomia del viso e da chi<br />

non ha una padronanza tecnica che è tale solo se è<br />

stato fatto un training all’estero.<br />

Elevazione<br />

e trazione<br />

dello SMAS<br />

Correzione finale dell’invecchiamento viso e collo<br />

secondo linee di tensione oblique e verticali<br />

ITA EVENTI 77


enessere<br />

LA SALUTE SECONDO<br />

HENRY CHENOT<br />

Medicina cinese, psicologia, bioenergetica e naturopatia:<br />

all’Hotel Palace di Merano si riacquista vitalità ed energia grazie alle<br />

tecniche di uno dei più importanti maestri del benessere. di Bruno Quiriconi<br />

La brillante carriera di Henry<br />

Chenot è visibile non appena<br />

varcata la soglia del<br />

Palace Hotel di Merano: la sua<br />

organizzazione, la sua clientela<br />

e il suo autorevole insegnamento<br />

scientifico (e ricco di umanità)<br />

l’hanno reso tra i più importanti<br />

personaggi nel mondo per la ricerca<br />

medica e biologica. L’Espace<br />

di Merano è un luogo frequentato<br />

da oltre vent’anni da politici,<br />

artisti, sportivi, gente comune<br />

che cerca benessere, da ogni parte<br />

del mondo. Chenot – tra le altre<br />

cose - ha fondato l’Accademia<br />

della Biontologia ed è studioso di<br />

medicina cinese, psicologia bioenergetica<br />

e naturopatia. Ma è l’animo<br />

umano il fine ultimo delle<br />

sue ricerche: nessuno come lui<br />

riesce ad individuare in pochissimo<br />

tempo la sorgente dei nostri<br />

problemi di carattere psicofisico.<br />

Ha all’attivo anche tre libri con<br />

l’editore Sperling & Kupfer, l’ultimo<br />

si chiama Detox. L’abbiamo<br />

incontrato per capire come<br />

si svolgono le settimane di cura<br />

e capire quali sono le dinamiche<br />

del suo successo.<br />

Ci descrive la persona che viene<br />

a cercare la sua competenza,<br />

la sua organizzazione e le<br />

sue tecniche?<br />

Noi ci occupiamo di salute preventiva:<br />

devi tenere conto della<br />

genetica di ogni persona. Il primo<br />

punto è capire qual è la sorgente<br />

dei problemi di ogni persona.<br />

Abbiamo una clientela<br />

internazionale: Arabia saudita,<br />

Qatar, Russia, Cina, ogni parte<br />

del mondo. C’è una omologazione<br />

dei problemi di salute: l’imprenditore<br />

cinese e quello italiano<br />

si ritrovano con lo stesso<br />

elenco di problematiche a livello<br />

emotivo, fisico e psicologico.<br />

La prima richiesta che ricevo è<br />

di ritrovare la vitalità. Poi c’è un<br />

cambiamento radicale del concetto<br />

di lavoro: anni fa le persone<br />

non vedevano l’ora di smettere<br />

di lavorare; oggi – a un certo<br />

livello – abbiamo persone che<br />

non vogliono mai smettere! Io ho<br />

71 anni ma non parlartemi di lasciare<br />

il mio lavoro, non sopravviverei<br />

due minuti dopo.<br />

78 ITA EVENTI


Quindi soprattutto Manager<br />

troppo connessi al lavoro…<br />

Nel mondo della comunicazione<br />

c’è troppa velocità e ne risente<br />

il livello emotivo e la capacità<br />

di comprensione. La gente si angoscia:<br />

molti camminano con il<br />

cellulare in mano mentre mangiano,<br />

bevono e quasi non vedono<br />

la strada. L’uso anzi l’abuso<br />

di questi device porta a delle<br />

alterazioni emotive, psicologiche<br />

e organiche. Dieci anni fa tra<br />

la mia clientela non c’erano tipo<br />

di problemi. Non c’è più neppure<br />

il tempo di identificare il cibo<br />

a livello digestivo; aumentano la<br />

fermentazione e la putrefazione<br />

mangiando senza la necessaria<br />

concentrazione. Quando viene<br />

da noi un cliente facciamo subito<br />

un check globale; chi soffre delle<br />

malattie più frequenti già dopo<br />

tre giorni beneficia di una regolamentazione<br />

del suo fisico. In una<br />

settimana riacquista una grande<br />

vitalità. Molti si vergognano<br />

a dire che non vogliono invecchiare:<br />

il cuore, l’intestino corrispondono<br />

all’età anagrafica ma<br />

se vogliamo mantenerci giovani<br />

dobbiamo cercare di cambiare il<br />

nostro approccio durante la giornata.<br />

I giocatori di calcio quando<br />

vanno a fare l’allenamento<br />

pre-campionato sono forzati tatticamente<br />

e fisicamente. Quelli<br />

più intelligenti hanno capito che<br />

per affrontare questo stress devono<br />

arrivare all’allenamento già<br />

disintossicati e “puliti” nel fisico.<br />

Tanti club dopo quattro partite<br />

hanno dei calciatori che accusano<br />

stiramenti e altri problemi: è<br />

soprattutto perché il loro fisico è<br />

intossicato. Vale anche per i dirigenti<br />

e per tutte le categorie con<br />

un forte carico di lavoro. E anche<br />

per un vecchietto come me<br />

di settant’anni che vuole ritrovare<br />

la sua forma e il suo benessere:<br />

alla mia età pretendo di avere<br />

rapporti sessuali, di camminare<br />

veloce, di fare golf. Bene, se voglio<br />

fare tutto questo devo seguire<br />

delle regole precise.<br />

Il suo focus non è solo fisico<br />

ma – in qualche modo – riguarda<br />

anche il lato spirituale<br />

e psicologico non è vero?<br />

ITA EVENTI 79


Il cervello è fatto in due parti:<br />

quella razionale, utilizzata per<br />

imparare la matematica, la fisica<br />

etc e la parte emotiva ed intuitiva.<br />

Le persone si spaventano<br />

di avere intuizioni e quindi le<br />

nascondono oppure nel caso degli<br />

artisti, scrittori e dei veri creativi<br />

le manifestano. Solo questa è<br />

la vera parte di noi stessi. In questo<br />

momento, purtroppo, la nostra<br />

società compie un grave errore:<br />

mandano in pensione delle<br />

persone dopo sessant’anni di lavoro,<br />

individui che hanno acquisito<br />

informazione ed esperienza<br />

con una capacità di sintesi estremamente<br />

superiore rispetto a un<br />

giovane di vent’anni. Il ragazzo<br />

può imparare la chimica, la matematica<br />

etc, e ha a disposizione<br />

la tecnologia, la razionalità ma<br />

non ha questa capacità – preziosa<br />

- di sintesi. Senza di essa l’umanità<br />

può fare anche catastrofi.<br />

Il suo metodo potrebbe anche<br />

approdare su internet per essere<br />

divulgato a più persone?<br />

Sto organizzando con i miei figli<br />

(curatori del brand Chenot)<br />

la comunicazione su internet. È<br />

una grande opportunità perché<br />

non tutti possono venire da noi:<br />

penso a chi non può pagare per<br />

stare nel centro e mi dispiace.<br />

Attraverso internet si può divulgare<br />

un lavoro fatto di tanti anni<br />

di ricerca, di studio e di esperienza<br />

e tutti potrebbero usufruirne.<br />

80 ITA EVENTI


itratti<br />

GIOIELLI INDOSSATI<br />

DA PERSONE FELICI<br />

Una conversazione con Andrea & Piero Gregori, uno dei due fratelli rappresentanti<br />

la quarta generazione in attività, in attesa di vedere se arriverà la quinta.<br />

Una lunga storia di passione culminata con un’espansione internazionale.<br />

Con l’unico obiettivo di unire creatività e professionalità al desiderio di chi vuole<br />

trasmettere emozioni. di Bruno Quiriconi<br />

ITA EVENTI 81


Le origini<br />

“Tutto è partito a fine ‘800: due fratelli, Giovanni<br />

e Giuseppe – uno orafo e l’altro sarto – hanno iniziato<br />

a creare gioielli. Questo connubio tra moda e<br />

gioielli oggi sembra assolutamente normale e consolidato<br />

ma bisogna contestualizzare le due figure<br />

all’inizio del secolo scorso per capire il loro estro e<br />

la giusta intuizione; insieme hanno sviluppato l’estetica<br />

dei gioielli I Gregori. Hanno aperto il primo<br />

punto vendita – ancora oggi esistente – in zona<br />

nord Milano (Piazza Dergano) utilizzandolo anche<br />

come laboratorio. In seguito i loro figli Luigi<br />

ed Andrea, hanno continuato l’operato sino agli<br />

anni ’50 passando a loro volta il testimone alla terza<br />

generazione ovvero i nostri genitori fino alla fine<br />

degli anni novanta. Oggi la quarta generazione è<br />

composta da noi due e operiamo principalmente<br />

nel flagship store di via Marghera a Milano”.<br />

La realizzazione dei gioielli<br />

Andrea e Piero oggi sono gli ideatori dei gioielli I<br />

Gregori: ne seguono tutta la filiera, dalla preparazione,<br />

al disegno, alla produzione, alla commercializzazione<br />

e i rapporti con l’estero. L’ispirazione è<br />

sempre la donna; una donna che anela ad un anello<br />

regalato da un uomo, pegno tangibile del desiderio.<br />

Del resto cambiano i tempi ma per la persona amata<br />

si pensa ad un gioiello di valore quale miglior<br />

forma di slancio per testimoniare il proprio impeto.<br />

“È l’uomo il protagonista assoluto del regalo pensato<br />

e selezionato con cura. Non per niente le nostre<br />

ultime collezioni si chiamano Abbracci e Glamour,<br />

proprio perché sono pensate e ideate per rendere felice<br />

una donna, per farla sentire desiderata e amata.<br />

Nature e Flowers sono, invece, ispirate alla natura”.<br />

Esclusi i diamanti quali altre pietre preziose sono<br />

di maggiore interesse? “Rubino, smeraldo e zaffiro<br />

sono allo stesso livello, sempre dopo il diamante,<br />

spesso abbinati insieme”.<br />

Diamonds are the girl best friend<br />

“Oggi come ieri è ancora il diamante l’oggetto del<br />

desiderio più ambito. Sin dalla storia più remota<br />

ogni guerriero portava alla sua donna un diamante,<br />

simbolo dell’invincibilità. È un richiamo atavico. E<br />

82 ITA EVENTI


la sua bellezza, come pietra è indiscutibile. Più che<br />

il diamante solitario, i gioielli con diamanti sono la<br />

nostra cifra stilistica. Ed è - in assoluto – la richiesta<br />

costante dei nostri clienti. Anelli, bracciali, orecchini<br />

in oro bianco, oro rosa, con fantasie e diamanti”.<br />

La fantasia in contrapposizione al gusto classico,<br />

un mix di innovazione e tradizione; ma quale delle<br />

due declinazioni è predominante? “A livello nazionale<br />

e cittadino la nostra è un’immagine classica; la<br />

nostra comunicazione a livello internazionale tende<br />

ad evidenziare il gioiello ricercato ed elaborato”.<br />

Made in italy<br />

“Una decina di anni fa abbiamo iniziato un processo<br />

di internalizzazione con esposizione in fiere<br />

in tutto il mondo: da Honk Kong a Tokyo sino a<br />

Las Vegas e Basilea. Un approccio trasversale che<br />

consente al cliente internazionale di trovare i nostri<br />

gioielli presso i concessionari del globo intero”.<br />

Esclusa l’Italia qual è il mercato più importante per<br />

I Gregori? “Posto che tutto cambia molto velocemente,<br />

in questo momento senza dubbio il mondo<br />

asiatico. Vendere gioielli al mondo asiatico potrebbe<br />

apparire come uno che vende ghiaccio agli<br />

eschimesi poiché loro sono grandi produttori. Abbiamo<br />

chiuso all’inizio dell’anno un accordo con<br />

una azienda distributrice cinese e questo significa<br />

che siamo presenti anche sul loro mercato”. Il<br />

Made in Italy ha ancora il suo appeal? “Assolutamente<br />

si. Soprattutto oggi dopo aver passato qualche<br />

anno in sofferenza a causa della globalizzazione<br />

e dell’impatto dei nuovi mercati, diciamo dal 2008<br />

al 2010. Dalla fine dell’anno scorso c’è un inversione<br />

di tendenza, il consumatore orientale ha necessità<br />

di qualcosa di diverso: un po’ come noi italiani<br />

negli anni sessanta, tutti un po’ esterofili. Questo<br />

fenomeno di crescita sta iniziando anche dall’altra<br />

parte del mondo; aiutati dal cambio euro-dollaro<br />

favorevole, dai costi di produzione in salita da<br />

loro e in leggera discesa da noi”. Viene percepito<br />

all’estero il blasone della continuità della dinastia?<br />

“Si, è un valore aggiunto. Molti produttori di questi<br />

paesi vengono proprio da noi per avere qualcosa<br />

di distintivo. Il Made in Italy è ancora oggi – a<br />

mio parere – il brand più famoso nel mondo: i nostri<br />

gioielli sono certificati con questo brand. Sicuramente<br />

è un plus”.<br />

Gioielli indossati da persone felici<br />

Aneddoti? Un cliente facoltoso che ha volutamente<br />

esagerato nel comprare un set completo di gioielli<br />

e accessori? “Il cliente per antonomasia è l’uomo<br />

che vuole trasmettere il proprio amore alla sua donna;<br />

capita spesso di vedere acquistare un anello e<br />

qualche giorno dopo gli orecchini e magari ancora<br />

qualcosa da abbinare la settimana successiva. Non<br />

è mai un iperbole comunque: noi proponiamo gioielli<br />

in oro e diamanti, hanno un loro significato<br />

intrinseco, sono quasi sempre la conseguenza di un<br />

pensiero che si legherà nel tempo a un momento<br />

importante della vita. Dico spesso che i nostri gioielli<br />

sono indossati da persone felici, vengono abbinati<br />

a un momento di gioia: può essere una nascita,<br />

l’innamoramento, una data da ricordare, un anniversario.<br />

Quindi è felice chi lo indossa e chi lo regala”.<br />

Intanto è già stato spezzato un classico tabù: la<br />

terza è generalmente il capolinea delle generazioni<br />

continuative in una azienda. A questo punto sorge<br />

spontanea l’ultima domanda: la vostra “dinastia”<br />

andrà avanti? “Pensiamo e ci auguriamo di si; abbiamo<br />

dei figli e notiamo che ci sono dei piccoli segnali<br />

in questo senso nonostante la loro età ancora<br />

acerba; cerchiamo di trasmettere loro - senza mai<br />

esagerare – la nostra passione”.<br />

ITA EVENTI 83


sapori<br />

LA CUCINA È ARTE E FANTASIA:<br />

UN CONNUBIO PERFETTO<br />

di Mirella Codeghini<br />

Da sempre ho una predilezione<br />

per la creatività e le attività manuali,<br />

che mi entusiasmano e<br />

mi rilassano: cucinare è in cima a tutte.<br />

La mia fonte d’ispirazione sono le nonne<br />

e la mamma, accompagnata dalla<br />

voglia di sperimentare perché si sa, anche<br />

la cucina si evolve e, mentre<br />

le generazioni precedenti<br />

realizzavano piatti unicamente<br />

con materie<br />

prime del loro ristretto<br />

territorio ora, grazie<br />

agli scambi culturali,<br />

anche questo settore<br />

si è evoluto. La voglia<br />

di arricchire ulteriormente<br />

la mia cultura culinaria mi<br />

ha portata a documentarmi<br />

sempre di più attraverso<br />

riviste di settore,<br />

corsi di cucina, innumerevoli<br />

libri e a far<br />

tesoro di esperienze<br />

durante i miei viaggi o, molto più semplicemente,<br />

quando vado a cena fuori.<br />

L’idea di aprire un blog di cucina si<br />

è rivelata la soluzione migliore per gestire,<br />

classificare e, soprattutto, ritrovare<br />

le mie prelibatezze. Inoltre, poiché<br />

la tavola è anche un momento di convivialità,<br />

mi sembrava giusto condividere<br />

il mio estro creativo con tutti<br />

coloro che amano la buona<br />

cucina e che sono legati<br />

alla tradizione italiana,<br />

ma non solo.<br />

Ciò che vedrete<br />

quindi in queste<br />

pagine sono tutti<br />

piatti sperimentati,<br />

alcuni semplici<br />

e “per tutti<br />

i giorni”, altri più<br />

elaborati o, addirittura,<br />

per<br />

le occasioni<br />

speciali.<br />

Per informazioni<br />

cucinaesvago.<br />

blogspot.it<br />

facebook.com/<br />

cucinaesvago/<br />

84 ITA EVENTI


Lasagne con calamari e cavolfiore<br />

INGREDIENTI (per 6 persone)<br />

250 gr. di pasta fresca sfoglia sottile<br />

PER IL RIPIENO 300 gr. di cavolfiore crudo, 1 carota<br />

piccola, 1 costa di sedano piccola, 1 kg. di calamari,<br />

1 cucchiaio di aceto balsamico, 1 scalogno, 2 cucchiai<br />

di prezzemolo tritato, olio extravergine d’oliva,<br />

sale fino<br />

PER LA BESCIAMELLA 100 gr. di burro,<br />

100 gr. di farina, 1 litro di latte, 1 pizzico di sale<br />

PER DECORARE cavolfiore lessato, uova di lompo,<br />

paprika dolce, 6/7 steli di erba cipollina<br />

PREPARAZIONE<br />

PER IL RIPIENO Dividere il cavolfiore in cimette e lavarlo<br />

con acqua e aceto. Metterlo in una pentola con<br />

acqua fredda salata, la carota ed il sedano a pezzetti.<br />

Portare a cottura (deve essere morbido) e scolarlo.<br />

Frullare il tutto e tenere da parte. Pulire i calamari<br />

staccando loro la testa e togliendo occhi e bocca.<br />

Eliminare anche le interiora e la penna trasparente<br />

che si trovano all’interno. Togliere la pelle esterna<br />

e lavare bene sotto l’acqua corrente. Asciugarli con<br />

carta assorbente e tagliarli a pezzetti piccoli.<br />

Tritare lo scalogno, metterlo in una padella con un<br />

po’ di olio d’oliva e far rosolare dolcemente. Unire i<br />

calamari, regolare di sale. Spruzzare con l’aceto balsamico,<br />

far evaporare e cuocere a fuoco dolce per<br />

10 minuti. Aggiungere il prezzemolo.<br />

PER LA BESCIAMELLA Far sciogliere il burro a fuoco<br />

dolce, unire la farina e farla dorare. Togliere dal<br />

fuoco ed unire in una sola volta il latte freddo amalgamando<br />

bene. Rimettere sul fuoco, unire un pizzico<br />

di sale e far cuocere a fuoco basso fino a quando<br />

non si addensa.<br />

Spegnere il fuoco e mescolare di tanto in tanto per<br />

evitare che si formi la pellicola in superficie. Cospargere<br />

una teglia di dimensione 37 cm. x 26 cm. con<br />

un po’ di besciamella. Disporre le sfoglie di pasta<br />

senza sovrapporle e salarle leggermente.<br />

Mettere su ogni strato un po’ di calamari, besciamella,<br />

crema di cavolfiore e spalmare delicatamente.<br />

Infornare in forno caldo a 200 gradi per 25 minuti.<br />

Impiattare mettendo in ogni piatto una porzione di<br />

lasagna ed in cima le uova di lompo. Cospargere di<br />

paprika ed erba cipollina tagliata a pezzetti e cimette<br />

di cavolfiore con uova di lompo.<br />

86 ITA EVENTI


INGREDIENTI<br />

Torta margherita con crema<br />

al cioccolato bianco e frutta fresca<br />

PER LA BASE DELLA TORTA<br />

3 etti di farina, 2 uova intere + 1 tuorlo, 2 etti di<br />

zucchero, ½ bicchiere d’olio di mais + 1 cucchiaio<br />

d’olio per ungere lo stampo, 1 bicchiere di latte scarso,<br />

1 bicchierino di rhum o altro liquore (facoltativo),<br />

1 bustina di lievito per dolci, 1 pizzico di sale<br />

PER LA CREMA AL CIOCCOLATO BIANCO<br />

100 gr. di cioccolato bianco, 250 ml. di panna fresca,<br />

100 gr. di zucchero, 2 tuorli, 20 gr. di burro, 20<br />

gr. di amido di mais, 1 pizzico di sale fino<br />

Frutta fresca a piacere (fragole, mirtilli e lamponi)<br />

PREPARAZIONE<br />

PER LA BASE DELLA TORTA<br />

Mescolare le uova con lo zucchero ed il pizzico di<br />

sale con delle fruste elettriche finché il composto<br />

non diventa spumoso. Aggiungere l’olio ed il latte e<br />

mescolare nuovamente. Unire poi il liquore e mescolare<br />

bene. Versare la farina, dopo avervi aggiunto il<br />

lievito e mescolare molto bene. Ungere con l’olio una<br />

tortiera in silicone.<br />

Versare il composto nello stampo, posizionarlo<br />

nella parte bassa del forno pre-riscaldato a 180° e<br />

cuocere per cica 35-40 minuti. Lasciar raffreddare<br />

prima di sformare.<br />

PER LA CREMA AL CIOCCOLATO BIANCO<br />

In un pentolino a fondo spesso mescolare i tuorli<br />

con lo zucchero fino a farli diventare spumosi.<br />

Aggiungere l’amido di mais. Unire la panna<br />

lentamente e far bollire a fuoco molto basso<br />

continuando a mescolare. Aggiungere il burro e<br />

farlo sciogliere completamente. Quando la panna<br />

sta per arrivare al bollore, spostare il pentolino dal<br />

fuoco ed unire il cioccolato bianco spezzettato.<br />

Mescolare fino a completo scioglimento. Trasferire<br />

la crema in una ciotola di vetro e coprirla con una<br />

pellicola (a contatto con la crema stessa). Mettere<br />

la ciotola a bagnomaria in acqua e ghiaccio per<br />

farla raffreddare rapidamente. Riempire gli alloggiamenti<br />

della torta con la crema al cioccolato<br />

bianco e decorare a piacere con frutta fresca.<br />

Servire subito.


sapori<br />

APPUNTAMENTO<br />

ALL’HARRY’S BAR<br />

L’esasperazione della forma<br />

sta rovinando la nostra cucina<br />

(e il mondo intero). Arrigo<br />

Cipriani, il patron dello storico<br />

Harry’s Bar di Venezia (e<br />

altri 21 ristoranti in tutti i<br />

continenti) racconta qual è il<br />

segreto per ricevere i clienti<br />

come… Hemingway.<br />

di Bruno Quiriconi<br />

Dopo tanti anni è ancora<br />

appassionato del suo lavoro:<br />

intrattiene i clienti<br />

– qualunque tipologia di cliente<br />

– dell’Harry’s Bar di Venezia presentandosi<br />

ad ogni tavolo (il ristorante<br />

è sempre pieno), con una<br />

umiltà e una maestria oggi quasi<br />

introvabili. La semplicità d’animo<br />

è la cifra stilistica di Arrigo<br />

Cipriani, nonostante un impero<br />

di 21 ristoranti sparsi per tutto il<br />

globo: New York, Ibiza, Montecarlo,<br />

Los Angeles, Honk Kong,<br />

Dubai, Mosca, Abu Dhabi, Miami,<br />

Porto Cervo, Istanbul, Bo-<br />

drum, Messico. Tutti coordinati<br />

dal figlio (il padre di Arrigo ha<br />

iniziato nel 1931, Arrigo c’è da<br />

oltre sessant’anni). Arrigo si diletta<br />

anche a scrivere: ha pubblicato<br />

tre libri per Feltrinelli: Prigioniero<br />

di una stanza a Venezia<br />

(2009), Non vorrei far male a<br />

nessuno (2011) e il nuovissimo<br />

Stupdt ovvero l’arte di rialzarsi<br />

da terra, tutti ricchi di aneddoti<br />

e particolari della sua vita intensa.<br />

Il nuovo libro è un vero e proprio<br />

divertissment contro luoghi<br />

comuni e pregiudizi; l’incipit è<br />

l’invito a sorridere di ogni cosa,<br />

compresi se stessi: “Lusso sono<br />

i miei cinquantacinque anni di<br />

matrimonio con una donna fantastica.<br />

Anche se ci vediamo pochissimo,<br />

tanto è vero che qualche volta<br />

non ricordo il suo nome e la chiamo<br />

tesoro”. Alla fine della lettura<br />

si resta con una preziosa leggerezza<br />

frutto di anni di esperienza<br />

e di humour. La storia dell’Harry’s<br />

Bar è affascinante e ricorda<br />

una fiaba: il padre di Arrigo,<br />

Giuseppe Cipriani, lavorava in<br />

un hotel di Venezia e conobbe<br />

un’anziana signora americana;<br />

un giorno lei partì all’improvviso<br />

lasciando il nipote Harry Pickering<br />

senza un soldo. Giuseppe<br />

prestò al nipote della signora<br />

10.000 lire per garantirgli il rientro<br />

nel suo paese; qualche anno<br />

dopo Harry tornò a Venezia e restituì<br />

il prestito a Cipriani con<br />

l’aggiunta di altri soldi per ringraziarlo<br />

del generoso gesto. Con<br />

questo capitale Giuseppe decise<br />

di aprire l’Harry’s bar, in onore<br />

del suo amico. Un’altra grande<br />

intuizione del padre di Arrigo<br />

fu il Bellini, così chiamato per il<br />

colore del cocktail ispirato alla<br />

toga di un santo nel dipinto del<br />

pittore Giovanni Bellini. E ancora<br />

un’altra grande invenzione, il<br />

carpaccio: questa volta – sempre<br />

per il colore della carne – dedicato<br />

al pittore Vittore Carpaccio.<br />

Dal 2001 l’Harry’s Bar è patrimonio<br />

nazionale del ministero<br />

dei Beni Culturali. “Il segreto è<br />

la totale mancanza di qualsiasi<br />

forma di imposizione” racconta<br />

il patron dell’Harry’s Bar, “il mio<br />

locale è semplice, chi lo vede ne<br />

88 ITA EVENTI


In origine il locale si trovava<br />

in una strada senza uscita.<br />

Cipriani ne era felice perché<br />

in questo modo ogni suo cliente<br />

non arrivava casualmente ma<br />

per scelta.<br />

converrà; l’arredamento è composto<br />

con materiale che si può<br />

trovare dappertutto: c’è il legno,<br />

ci sono le poltrone, le<br />

sedie e così via. Poi c’è uno<br />

studio profondissimo su tutti<br />

i piccoli particolari che io<br />

amo definire la “semplicità<br />

complessa”: un numero infinito<br />

di piccoli particolari<br />

che aggregati tra loro diventano<br />

lussuosi. E non intendo<br />

il lusso associato al denaro,<br />

ma la sensazione finale<br />

che si prova ad essere circondati<br />

da questo feeling: io trovo<br />

che un oggetto per essere<br />

lussuoso deve avere un’anima.<br />

Quindi un locale deve essere<br />

curato nelle proporzioni tra i<br />

tavoli e le sedie, le luci, le tovaglie<br />

di lino, il servizio fatto in<br />

un certo modo – mai impositivo<br />

ma naturale – per lasciar<br />

trasparire una civiltà, uno stile<br />

dato dalla nostra cultura. E,<br />

ovviamente, il cibo che trae origine<br />

dalla nostra tradizione culinaria<br />

e le posate, che da noi sono<br />

piccole perché devono essere<br />

equilibrate, non devono togliere<br />

l’attenzione del cliente dal resto.<br />

Quando tutto questa architettura<br />

è in armonia il cliente si<br />

sente libero e si diffonde ciò che<br />

io chiamo l’atmosfera; in questo<br />

contesto io trovo naturale<br />

intrattenere e conversare con i<br />

clienti. Il focus finale del mio<br />

lavoro è creare questa sensazione<br />

di libertà. Un cliente può<br />

venire da me e prendere un’insalata<br />

e andare via e noi siamo<br />

contenti: significa che ha preso<br />

quello che voleva. Da noi<br />

non c’è questa orrenda imposizione<br />

di questi chef capitanati<br />

dai francesi che le offrono<br />

i menù di degustazione solo<br />

per dimostrare di essere bravi”.<br />

Quindi non vedrete mai<br />

Cipriani a Masterchef: “Per<br />

carità! Stanno rovinando la<br />

cucina italiana anche se alla fine<br />

non credo ci riusciranno davvero<br />

(ride, ndr). Non si inventa<br />

90 ITA EVENTI


niente, bisogna continuare a far<br />

bene le cose se si può. È sempre<br />

più difficile trovare gli ingredienti<br />

perché da quando sono entrati<br />

questi guru dello slow food e<br />

del chilometro zero non si trova<br />

più un pollo buono o una carne<br />

buona; ci sono tute queste fobie<br />

che non hanno ragione di esistere:<br />

sono solo modi di fare soldi e<br />

basta”. Caustico e tradizionalista<br />

ma anche cosmopolita: in quali<br />

locali nel mondo è facile incontrare<br />

Arrigo? “La mia passione<br />

è sempre stata New York, mi è<br />

sempre piaciuto e mi piace ancora<br />

oggi il locale in quella città; il<br />

patrimonio più grande, per me,<br />

sono sempre i clienti. L’abbiamo<br />

aperto nel 1985 e sono passati<br />

tanti anni. Poi Ibiza, Montecarlo<br />

e Londra: è una città bellissima”.<br />

I nomi dei clienti famosi<br />

dell’Harry’s Bar sono tantissimi:<br />

Arturo Toscanini, Truman Capote,<br />

Charlie Chaplin, Woody<br />

Allen, Frank Sinatra, Liz Taylor;<br />

è stato citato nelle canzoni di De<br />

Andrè e Paolo Conte. Vale la<br />

pena di concentrarsi su un personaggio<br />

in particolare poiché<br />

è circondato da una leggenda:<br />

“Come tutte le persone che nella<br />

vita hanno ottenuto tutto quello<br />

che volevano anche Hemingway<br />

se ne fregava se c’era un tavolo<br />

e spesso stava al bar a bere.<br />

Si è creata questa leggenda di un<br />

tavolo all’angolo del locale dove<br />

qualche volta si è senz’altro seduto.<br />

Ci sono turisti che vengono<br />

da ogni parte del mondo e sono<br />

felici di poter presenziare allo<br />

stesso tavolo ma in realtà il suo<br />

posto fisso era il bar”. Lo scrittore<br />

ha composto Di là dal fiume<br />

e tra gli alberi proprio all’interno<br />

del locale, citandolo più volte.<br />

“Avevo un cliente negli anni<br />

sessanta che mi diceva sempre<br />

che si sono due forze che muovono<br />

il mondo: il lusso e lo snobismo.<br />

Lo snobismo è la forma delle<br />

cose, il lusso il suo contenuto.<br />

La perfezione per me è quando si<br />

hanno insieme forma e contenuto:<br />

il problema di oggi è che tutto<br />

il mondo sta correndo verso la<br />

forma e i contenuti sono dimenticati”.<br />

ITA EVENTI 91


zapping


IL CUPIDO<br />

ARRIVA<br />

IN ITALIA<br />

Un nuovo format d’importazione<br />

arriva anche in Italia su Real<br />

Time; Take me out - Esci con me<br />

ha come canovaccio un uomo single<br />

che cercherà di fare colpo su 30 donne<br />

presenti in studio con una serie di prove<br />

e, ovviamente, turni di eliminazione.<br />

Il cupido d’eccezione sarò Gabriele<br />

Corsi del Trio Medusa, la trasmissione<br />

andrà in onda dal 6 gennaio alle 20,10<br />

su Real Time.<br />

Quali sono le caratteristiche dell’edizione<br />

italiana rispetto a quella internazionale<br />

e quali saranno le parti<br />

più divertenti e intriganti del<br />

programma?<br />

Il programma è già molto divertente<br />

di suo. Nel nostro caso, ovviamente,<br />

vince l’aspetto più divertente. Altrimenti<br />

non avrebbero chiamato un<br />

cupido come me! Ci siamo divertiti<br />

davvero tanto. Anche merito delle ragazze,<br />

che rappresentano un campione<br />

davvero vario. Ciascuna con la sua ironia,<br />

ciascuna con la propria esperienza.<br />

In alcuni casi abbiamo dovuto sospendere<br />

le riprese perché ridevamo<br />

tutti così tanto da non poter continuare.<br />

È il primo programma in cui gli<br />

operatori mi hanno confessato: “Gabriele,<br />

se vedi che le immagini sono<br />

mosse è colpa tua: non riuscivo ad avere<br />

un’inquadratura ferma per quanto<br />

ho riso!”.<br />

Si chiama Esci con me (Take Me<br />

Out) il nuovo format importato<br />

dall’Australia, con un successo in<br />

28 paesi del mondo. Conduttore<br />

d’eccezione Gabriele Corsi del<br />

Trio Medusa. di Andrea Thomas<br />

È la sua prima conduzione “solista”;<br />

cosa porterà con sé dell’esperienza<br />

con il Trio medusa e quali<br />

aspettative ha dal programma?<br />

La spontaneità. È un programma che<br />

vive di grandi momenti di improvvisazione.<br />

La radio su questo è stata fondamentale.<br />

Non mi aspetto nulla. Spero<br />

solo che la gente si diverta e passi un’ora<br />

in allegria.<br />

Nel programma è prevista la possibilità<br />

che l’uomo single resti a bocca<br />

asciutta, scartato da tutte le pretendenti.<br />

In questo caso cosa succederà?<br />

Sì. Tecnicamente è quello che abbiamo<br />

chiamato “black out”. Se tutte le<br />

ragazze si spengono il nostro single dovrà<br />

cercare una dolce metà fuori dal<br />

programma...<br />

Parliamo della sua collaborazione<br />

con il Trio Medusa: cosa state combinando<br />

e cosa vi fa più divertire<br />

dei vostri impegni professionali?<br />

Ovviamente la radio. Sul resto: massimo<br />

riserbo! Posso solo dirvi che ci<br />

sono parecchie cose in cantiere e che<br />

abbiamo ancora tanta voglia di divertirci<br />

insieme!<br />

Sulla sua presentazione c’è un aneddoto<br />

interessante: “vince il Concorso<br />

d’arte drammatica Silvio D’Ami-<br />

ITA EVENTI 95


co da dove pero’ sarà espulso<br />

perché “inadatto alla struttura<br />

accademica”. Cos’è successo realmente?<br />

Esattamente questo! Sono stato<br />

espulso. Ed avevano assolutamente<br />

ragione: non sono adatto a una<br />

struttura accademica. Sono un<br />

po’ allergico alle regole. Soprattutto<br />

quelle che mi sembrano solo<br />

di maniera.<br />

Oltre alla trasmissione in Radio<br />

ha anche un blog sul Fatto<br />

quotidiano. Si sente - in parte -<br />

anche giornalista?<br />

No... Sarebbe davvero presuntuoso<br />

da parte mia.<br />

Quali progetti le piacerebbe<br />

sviluppare in futuro? Cinema,<br />

Teatro, Tv, Radio, altro?<br />

Mi piacerebbe tantissimo fare un<br />

film. In realtà a gennaio esce anche<br />

Romanzo Criminale su Canale<br />

5, dove sarò accanto a Fabrizio<br />

Bentivoglio e Clauda Pandolfi.<br />

Tra Take Me Out, film e radio direi<br />

che l’unico proposito per il futuro<br />

è stare più a casa in famiglia!<br />

96 ITA EVENTI

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