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Musica
8 dischi
8 successi
➔ 1999
…Squérez?
➔ 2002
Bagus
➔ 2005
Maggese
➔ 2006
1+8+24
➔ 2008
Il primo bacio
sulla Luna
➔ 2010
1999-2010
The Greatest Hits
➔ 2012
La teoria dei colori
➔ 2014
Logico
una volta in cui da Roma viaggiavo
verso la Sicilia. Guardavo fuori dal finestrino
pensando: è questa la vita che
volevo. Ero molto giovane per pensarlo
perché la vita è molto di più di un
tour o di un disco. Ma la felicità non
la puoi definire. Conta quello che hai
dentro. Non ho ricordi brutti, a dire il
vero. Ho vissuto con la quinta marcia
inserita, anzi la sesta, per quattro anni
filati. Quando mi sono svegliato ero
un’altra persona. Spero migliore».
Quando sarò milionario parla del
rapporto con suo padre e della ricchezza
spirituale, culturale contrapposta
a tutto ciò che è materiale.
Condivide con lui questa filosofia?
«Mio padre è un medico e la cosa più
importante che mi ha insegnato è il valore
di offrire per ricevere. Quando i
Beatles cantavano “Alla fine l’amore
che ricevi è l’amore che dai” il messaggio
era questo. Ho avuto modo nella
mia piccola esperienza di confermare
questa regola. La canzone parla del valore
vero della vita. Del vero tesoro.
Della fatica per trovarlo. La mappa è la
voce di un padre. Chiunque esso sia».
Cos’hai nella testa è la traccia conclusiva
dell’album: voglia di creatività, di
non assomigliare mai al se stesso di prima,
sparigliare le carte. Sting in un’ intervista
diceva che è il segreto per
reinventarsi e non annoiare mai se stessi.
È possibile nonostante le pressioni
e gli impegni? E, in fondo, anche la
paura di perdere una parte di fan se si
svolta troppo?
«Io non ho paura di perdere i fan.
Sanno che faccio quello che voglio.
Perché la musica è prima di ogni altra
cosa un modo per vestirsi nuovamente.
Succede a chi si sveglia con la luna
storta e grazie a una canzone ritrova lo
spirito giusto. Succede a chi quella musica
la fa. La luce che gli artisti hanno
negli occhi quando creano qualcosa di
buono l’ho vista negli occhi degli sportivi
dopo una vittoria».
Il suo approccio per la promozione
del disco è diametralmente opposto
a molti artisti: poche apparizioni in
video, nessuna clip per il singolo.
Unico mezzo sembra essere la radio.
«Scelgo serenamente di fare del bene a
me e alla mia musica. Di televisione ne
ho fatta tantissima e ne farò ancora
tantissima. Ma converrà con me che il
livello generale negli ultimi anni è
sceso moltissimo. Aspetto solo il contesto
adeguato a restituire valore e dignità
alle canzoni».
John Wayne parla di fiction e cinema.
Il ruolo da protagonista nel
film di Pupi Avati Il cuore grande
delle donne cosa le ha insegnato? Le
piacerebbe scrivere una sceneggiatura
o essere il regista di un suo film?
«Mi piacerebbe, certo. Ma ho tutta la
vita davanti per farlo! Ora la musica, i
tour, sono tutto quello a cui penso e
tutto ciò che voglio. Il cinema mi piace
tanto e amo rinchiudermi in una sala
cinematografica per evadere dalla realtà.
Come attore voglio tornare sul
grande schermo ma come sempre a
una condizione: nutrirmi della mente
e delle visioni di un regista. Di un essere
umano con cui stringere un patto
di fratellanza mettendomi a disposizione
totalmente. Così è stato il mio
rapporto con Pupi Avati».
Se c’era una volta l’amore è focalizzata
sulla separazione dei suoi genitori.
Recentemente un noto filosofo
teorizzava la fine precoce del matrimonio
ipotizzando tra pochi anni
una “multi coppia”, un concetto ancora
più esteso della famiglia allargata.
Cosa ne pensa?