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Stranieri barbari migranti Storia

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Su tali presupposti non sorprende allora l’atteggiamento di sostanziale<br />

favore – seppur sempre molto accorto e pragmatico – riservato<br />

dallo ‘stato’ veneziano alle scuole nazionali e agli istituti simili;<br />

non fosse altro per la loro capacità di sostenerlo nella gestione degli<br />

stranieri, sgravando in parte gli organi di governo da responsabilità di<br />

direzione e controllo in caso contrario assai più costose e impegnative.<br />

L’integrazione passava, in sostanza, per alcune tappe obbligate:<br />

una sistemazione abitativa, un lavoro, la formazione di una famiglia.<br />

In particolare il matrimonio misto, sia interetnico che interconfessionale,<br />

aveva rappresentato in città uno dei fattori più rilevanti di<br />

incorporazione e radicamento dei nuovi arrivati, favorendo gli spazi di<br />

interazione tra i gruppi e di incontro fra modelli culturali e normativi<br />

differenti, con inevitabili conseguenze non solo sul piano sociale, ma<br />

anche giuridico e culturale. L’eterogamia realizzava, inoltre, un allargamento<br />

del mercato matrimoniale, indispensabile nel caso di migrazioni<br />

fatte per lo più di individui singoli, maschi e in maggioranza celibi<br />

al momento del trasferimento.<br />

Non a caso, il tasso di esogamia rimane, ancora oggi, uno degli indicatori<br />

privilegiati per cogliere il grado di integrazione raggiunto dalle<br />

popolazioni <strong>migranti</strong> e la qualità del loro inserimento. Ebbene, alcuni<br />

dati in nostro possesso, tratti per lo più da una fonte oggetto negli<br />

ultimi anni di un interesse e una attenzione crescenti, quali i processi<br />

matrimoniali conservati negli archivi di curia, sono in tal senso del<br />

tutto eloquenti: sino al concilio di Trento (1563), le unioni aventi per<br />

soggetto stranieri erano state di natura esogamica nel 74% dei casi.<br />

Tali cifre danno immediatamente conto del livello di interazione<br />

raggiunto delle minoranze – per il 9% albanesi, 10% greci, 37% slavi,<br />

8% tedeschi – con la società ospite e del loro grado di confidenza con<br />

la città.<br />

Il dato appare ancora più significativo in quanto, piuttosto che il<br />

matrimonio pubblico e codificato, era stata la vasta gamma delle unioni<br />

informali, private, verosimili e fattuali, quelle descritte nei processi,<br />

a sostenere (e favorire) le dinamiche di integrazione delle categorie più<br />

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