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Stranieri barbari migranti Storia

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monia la singolare vicenda del frate francescano Giorgio Loretich della<br />

diocesi di Macarska, accusato dai turchi di essere una spia e costretto<br />

a rin¬negare la fede sotto intimidazione di essere impalato o bruciato<br />

vivo.<br />

Una congiunta del frate era, infatti, moglie del governatore ottomano<br />

di Bosnia e tanto protestò presso il marito, minacciando che<br />

da se stessa si sarebbe «scannata, overo appiccata, o pur affogata in un<br />

fiume» se non fosse stato rimandato al suo convento, che il funzionario<br />

ottomano, vinto dalle sue preghiere, lo «sturcò» e diede ordine che<br />

il frate si spogliasse degli abiti orientali che portava e indossasse di<br />

nuovo il saio.<br />

Ma scopriamo anche spontanee conversioni di musulmani, individuali<br />

e collettive. Emerge così l’immagine di un mondo musulmano<br />

aperto al cambiamento di fede e mosso verso l’Occidente cristiano<br />

dalla povertà. È il rovescio della medaglia: al “sogno turco” di migliaia<br />

di europei si contrapponeva in qualche modo il “sogno cristiano” dei<br />

turchi, pronti a lasciare le proprie terre per cercare migliore fortuna tra<br />

gli “infedeli”, anche se, sull’esempio di quanti raggiungevano nell’impero<br />

ottomano i rinnegati, le loro aspettative restavano deluse.<br />

È un quadro dunque, di là dell’immaginario che scaturisce dal<br />

sistema difensivo delle fortezze, che ci obbliga a leggere in modo<br />

nuovo rispetto al passato la storia dei rapporti tra turchi e cristiani,<br />

ci suggerisce di abbandonare la storia del pregiudizio e il paradigma<br />

storiografico dell’incomunicabilità e della separatezza. Le fonti restituiscono<br />

storie individuali profondamente segnate dalla contaminazione,<br />

dalla curiosità di conoscere l’Altro, da ragionamenti sulle religioni, da<br />

apertura al confronto.<br />

Queste le parole pronunciate all’Inquisizione da un soldato della<br />

Serenissima:<br />

“Padre reverendissimo, io ho praticato nelle galere dove erano de<br />

turchi schiavi, dove gli vedevo far le loro oratione all’loro Iddio et speravano<br />

d’essere esauditi dall’loro Iddio et io dissi: «Pur quelli credano<br />

che sia vero il loro Iddio» et io dissi all’hora: «Loro credano nell’loro<br />

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