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Stranieri barbari migranti Storia

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È un piccolo elegante codice contenente gli Statuti di Scutari,<br />

risalenti ai primi decenni del Trecento, ricopiati nei primi anni del<br />

Cinquecento, a circa vent’anni dalla cessione della città ai Turchi, a<br />

opera della comunità albanese presente a Venezia: con la trascrizione<br />

del testo statutario essa volle celebrare il passato glorioso della Scutari<br />

nel tempo in cui, rendendosi autonoma dal regno di Stefan Dušan,<br />

organizzava una struttura comunale, consimile alle tante altre che in<br />

Italia e in Europa si erano formate e andavano formandosi.<br />

È un testo straordinario, un vero monumento dell’Albania medievale;<br />

in esso sono fissate le norme di diritto civile e penale, con<br />

minute prescrizioni per la vita cittadina, per il lavoro agricolo, per il<br />

rapporto città e campagna, per l’attività dei vari settori artigianali, per<br />

le trasgressioni alle leggi di tutti i tipi, fino a quelle più gravi relative<br />

agli omicidi. Le valenze sono interdisciplinari e vanno al di là della<br />

specifica area della storia giuridica di Albania.<br />

Dalle carte dell’Archivio di Stato sono emerse pagine importantissime<br />

di storia medievale e post medievale; fondamentali quelle che<br />

registrano i flussi migratori nelle terre della Serenissima, specie nel secondo<br />

Quattrocento, dopo la morte di Scanderbeg, Miles Christi come<br />

fu appellato da vari Papi. Si sono così aperti scenari nuovi, totalmente<br />

diversi da quelli delle migrazioni arbëreshë nel sud Italia.<br />

Quei flussi vennero soprattutto dall’Albania del centro nord e si<br />

trattò nella quasi totalità di popolazione di religione cattolica che,<br />

proprio per tale motivo, potè essere inserita nelle strutture sociali e<br />

politiche di Venezia, città in cui aveva potuto aprire fin dal 1448 una<br />

propria Scuola.<br />

In una metropoli aperta al mondo mediterraneo ed europeo, gli<br />

albanesi che vi si trasferivano erano inseriti in una realtà completamente<br />

diversa da quella che portò alla formazione di “isole” chiuse<br />

nel meridione d’Italia: regioni aperte ai commerci e ai traffici avevano<br />

cementato i rapporti tra le due sponde, a partire da fine Trecento con<br />

il protettorato chiesto a Venezia su Durazzo e Scutari.<br />

Gli albanesi velocemente metabolizzarono la loro vita lavorativa in<br />

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