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Stranieri barbari migranti Storia

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ie, alla tratta in schiavitù di uomini, donne, bambini nelle opposte<br />

sponde del Mediterraneo dell’età moderna e alla relazione esistente<br />

tra corsa–schiavitù–apostasia. Giulio-Assan era dunque, per ben due<br />

volte, un rinnegato, come venivano con disprezzo chiamati quanti<br />

abbandonavano la fede cristiana per farsi musulmani.<br />

Gli atti inquisitoriali parlano di una loro diffusa presenza in città e<br />

attestano il loro inserimento nel tessuto lavorativo urbano, dove figurano<br />

come marinai, carpentieri all’arsenale, gondolieri, barbieri, facchini,<br />

calzolai, esercitanti le professioni. Non si tratta pertanto di soggetti<br />

ai margini del sistema, in condizione di sradicamento e di estraneità,<br />

ma di individui integrati nel contesto sociale.<br />

Dalle dichiarazioni di chi si presentò all’Inquisizione veneziana<br />

affiora la percezione di un mondo ottomano migliore e più prodigo<br />

di opportunità rispetto all’Occidente europeo. Per tutta l’età moderna<br />

l’impero ottomano e le reggenze del nord Africa offrirono infatti<br />

a uomini di umili natali una straordinaria occasione di promozione<br />

sociale, impossibile nell’Europa di antico regime, dove erano i privilegi<br />

di sangue a prestabilire l’intero arco dell’esistenza umana, condannando<br />

i più deboli alla miseria e all’asservimento.<br />

Le carte del Sant’Ufficio veneziano restituiscono frammenti di<br />

storie individuali profondamente segnate dalla contaminazione, dalla<br />

curiosità di conoscere l’Altro, da ragionamenti sulle religioni. Lo vediamo<br />

nella denuncia inoltrata l’8 ottobre 1616 contro il patrizio Cristoforo<br />

da Canal, accusato di aver affermato durante un viaggio in nave<br />

da Costantinopoli a Venezia, «con molto scandalo di quelli marinari<br />

che s’otturavano l’orecchie», che vorrebbe essere turco «dicendo che<br />

ognuno sta bene nella sua legge».<br />

Troviamo espressioni di un relativismo religioso che attribuiva<br />

valore salvifico anche all’islam e una percezione dell’alterità complessa<br />

e sfaccettata. E ci troviamo anche di fronte a espressioni rivelatrici di<br />

una cultura popolare ben lontana dalla turcofobia e dall’odio religioso<br />

alimentato dalla predicazione controriformistica: «tanto li faceva vivere<br />

sotto la legge di Macometo quanto sotto qualsivoglia altra legge», oppu-<br />

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