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Ecoideare Maggio Giugno N29

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N°29 - MAGGIO/GIUGNO 2015<br />

€ 3,50<br />

NUTRIRE<br />

LA VITA<br />

ENERGIA PER IL PIANETA<br />

N.29 - maggio/giugno 2015 - POSTE ITALIANE SPED.IN A.P. - D.L. 353/2003 CONV. L.46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - MILANO<br />

Le proposte<br />

STILI DI VITA<br />

Cosmetica bio e naturale<br />

ALIMENTAZIONE ECOABITARE AMBIENTE E TERRITORIO<br />

La terra, il cibo e la salute. Respirare meglio senza impianti Energia da marea e onda marina


Periodico culturale di informazione<br />

sullo sviluppo sostenibile<br />

OLTRE ALL’ENERGIA PULITA TRACCIATA,<br />

SERVIZI ESCLUSIVI DI GREEN MARKETING<br />

SOMMARIO<br />

Editoriale<br />

Sostenibilmente<br />

Giorgio Nebbia<br />

STILI DI VITA<br />

Vivir bien o vivir mejor? - Dario Sonetti<br />

Consapevolezza e responsabilità del progettare e del produrre - Rodrigo Rodriquez<br />

L’estetica è la madre dell’etica - Franco Cirone<br />

Cosmetica bio e naturale:<br />

senza inganni e per tutte le tasche - A. Spadoni e R.Anouchinsky<br />

Idea Benessere - rubrica di Daniela Milano<br />

2<br />

3<br />

4<br />

pag. 8<br />

6<br />

7<br />

8<br />

12<br />

47<br />

pag. 18<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

Le valli del Delta del Po: linee orizzontali, luci,<br />

profumi e sapori dal dolce al salato - Mario Allodi e Andrea Marziani<br />

Le tre “v” per l’ambiente - Andrea Alessandro Muntoni<br />

Energia da marea e onda marina - Vincenzo Lo Scalzo<br />

Agricoltura, paesaggio, ambiente: destino comune - Paola Santeramo<br />

16<br />

18<br />

20<br />

24<br />

ECOABITARE<br />

Respirare meglio senza impianti - Marco Cagelli<br />

Rinnovabili ed efficienza energetica, accoppiata sostenibile - Silvano Benitti<br />

26<br />

29<br />

Strumenti per comunicare la scelta “Green”<br />

ALIMENTAZIONE<br />

La scelta dei prodotti in chiave sostenibile - Fabrizio Piva<br />

EXPO 2015: impegno per un cibo sostenibile o green washing? - Nicola Saluzzi<br />

La terra, il cibo e la salute.<br />

L’orto famigliare emblema di un paradigma moderno. - Gianni Cavinato<br />

Nutrire il pianeta? ”io qui mangio veganfriendly!” - Edgar Meyer<br />

La scommessa dei biodistretti - Dario Sonetti<br />

32<br />

34<br />

38<br />

40<br />

42<br />

pag. 29<br />

è 100% digitale<br />

amico dell’ambiente<br />

LA LEGGE A 4 ZAMPE<br />

La detenzione del cane al guinzaglio: quando e perchè? - Claudia Taccani 46<br />

Le nostre convenzioni<br />

Ecologia in vetrina<br />

Econews<br />

Biblioteca della sostenibilità<br />

48<br />

50<br />

51<br />

52<br />

pag. 34<br />

per la comunicazione ecofriendly e fa evitare:<br />

»<br />

» emissioni di CO2 per la realizzazione dei materiali cartacei;<br />

»<br />

»<br />

a disposizione dei clienti<br />

Rinenergy ® Associazione no profit per lo Sviluppo Sostenibile costituita il<br />

5.12.2007 con sede in Milano via Sardegna 57 - www.rinenergy.it<br />

Presidente: Nicoletta Cova<br />

È attiva nei seguenti settori: agricoltura biologica, salvaguardia delle riserve<br />

energetiche, economia del recupero, progettazione ecologica dei prodotti,<br />

nuove tecnologie, utilizzo di nuovi materiali, nuove professioni, benessere.<br />

Rinenergy ® comunica i propri valori attraverso i propri mezzi periodici e<br />

siti internet. Nella ricerca di un nuovo valore sociale una particolare attenzione<br />

è dedicata agli animali d’affezione ed alla loro convivenza con l’uomo nel<br />

contesto urbano.<br />

Scelte e progetti sono avallati dal Comitato Scientifico composto da:<br />

Ing. Silvano Benitti | fonti rinnovabili – efficienza energetica<br />

Prof. Stefano Bocchi | cropping systems Università degli Studi di Milano<br />

Dr. Gianni Cavinato | tecnologia alimentare<br />

Dr. Franco Cirone | medico chirurgo ricercatore<br />

Prof. Marco Dezzi Bardeschi | urbanistica<br />

Ing. Andrea Alessandro Muntoni | ingegneria ambientale<br />

Prof. Giorgio Nebbia | ecologia<br />

Ing. Alberto Pianta | mobilità<br />

Dr. Fabrizio Piva | certificazione<br />

Dr. Rodrigo Rodriquez | imprenditore (Material Connexion Italia)<br />

Dr.ssa Paola Santeramo | agricoltura periurbana<br />

Dr. Dario Sonetti | biodiversità<br />

Dr. Alessandro Spadoni | chimica cosmetologica<br />

Prof. Roberto Spigarolo | UNIMI Facoltà di Agraria<br />

<strong>Ecoideare</strong><br />

Periodico culturale di informazione sullo sviluppo sostenibile<br />

Direzione, Amministrazione, Redazione<br />

Via Sardegna, 57 20146 Milano - tel. 02 36642800<br />

fax 02 36642803 - info@ecoideare.it - www.ecoideare.it<br />

Direttore editoriale: Nicoletta Cova (n.cova@rinenergy.it)<br />

Direttore responsabile: Edgar Meyer (direzione@ecoideare.it)<br />

Art Direction e impaginazione: Clara Falchi<br />

Foto di copertina: Clara Falchi<br />

Redazione: Daniela Milano (redazione@ecoideare.it)<br />

Marketing e Sviluppo: Nicola Saluzzi (ecoideare@mediasecweb.it)<br />

Pubblicità e iniziative speciali 02 36642800 – 348 7638654<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Mario Allodi, R.Anouchisky, Silvano Benitti, Marco Cagelli, Gianni Cavinato,<br />

Franco Cirone, Vincenzo Lo Scalzo, Andrea Marziani, Andrea Alessandro Muntoni,<br />

Giorgio Nebbia, Fabrizio Piva, Rodrigo Rodriquez, Nicola Saluzzi, Serenella Sala,<br />

Paola Santeramo, Dario Sonetti, Alessandro Spadoni, Claudia Taccani.<br />

<strong>Ecoideare</strong> è realizzata in collaborazione con Gaia Animali e Ambiente Onlus<br />

Testata registrata al Tribunale di Milano.<br />

Registro Stampa Periodica n. 60 - 13/02/2009.<br />

Stampa: Verde Smeraldo di Stefano Molinai – Via Fogazzaro,14<br />

21020 Varano Borghi (VA)<br />

Per abbonarsi e per informazioni sul proprio abbonamento:<br />

tel. 02 36642800 - segreteria@ecoideare.it<br />

ABBONAMENTO A SEI NUMERI € 21,00 + SP<br />

ABBONAMENTO A SEI NUMERI + TESSERA SOCIO RINENERGY<br />

€ 40,00 privati<br />

€ 60,00 professionisti e associazioni<br />

€ 150,00 aziende<br />

kitgreen www.kitgreenmultiutility.it è un servizio di<br />

seguici su<br />

www.rinenergy.it/soci/servizi<br />

ECOIDEARE È AMICA DELL’AMBIENTE. QUESTA TESTATA È STAMPATA CON IL 100% DI ENERGIA PULITA SU CARTA CERTIFICATA FSC<br />

PROVENIENTE DA FORESTE DOVE SONO RISPETTATI DEI RIGOROSI STANDARD AMBIENTALI, SOCIALI ED ECONOMICI.<br />

3


Nutrire la vita.<br />

Ecco alcune proposte (su carta e a convegno)<br />

Editoriale<br />

Sostenibilmente<br />

a cura del Gruppo di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile (GRISS) dell’Università degli Studi di Milano Bicocca<br />

Come i lettori più attenti avranno<br />

intuito, negli ultimi numeri di <strong>Ecoideare</strong><br />

abbiamo deciso di affrontare<br />

il tema proposto da Expo 2015 a<br />

modo nostro, invertendo i termini:<br />

“Nutrire la vita. Energia per il pianeta”.<br />

Abbiamo cioè deciso di vedere<br />

le cose così: solo un “uomo nuovo”<br />

può salvare il pianeta (o, meglio, la<br />

nostra casa: il pianeta infatti continuerà<br />

a vivere tranquillamente<br />

anche dopo l’eventuale estinzione<br />

umana).<br />

Dopo aver indicato i punti di partenza,<br />

ci siamo soffermati sull’importanza<br />

della consapevolezza. Ora<br />

lanciamo delle proposte: abbiamo<br />

chiesto agli esperti che ci accompagnano<br />

di “aprire” ai nostri lettori<br />

delle finestre su come potrebbe essere<br />

il mondo in cui viviamo se a governarci<br />

ci fossero creatività, intelligenza<br />

e sapienza. Abbiamo chiesto<br />

il loro punto di vista sulle azioni da<br />

intraprendere per accelerare il cambiamento,<br />

per rendere più sostenibile<br />

la nostra permanenza su questa<br />

terra e non continuare a devastarla.<br />

I risultati ci paiono interessanti.<br />

Marco Cagelli, nella sua proposta<br />

“Respirare meglio senza impianti”,<br />

ci indica 3 piante per rendere salubre<br />

l’aria nelle abitazioni. Gianni<br />

Cavinato, illustrandoci la proposta<br />

sul “mangiare sano”, ci ricorda la<br />

funzione dell’orto familiare come<br />

emblema delle nostre radici alla Terra.<br />

Rodrigo Rodriguez, nel rispondere<br />

al quesito su quale sarà l’uomo<br />

nuovo che può salvare il pianeta, ci<br />

racconta il bell’aneddoto dei 617<br />

studenti in Tanzania che giurano il<br />

loro impegno ecologico. Dario Sonetti,<br />

intervistando il presidente del<br />

biodistretto Vallecamonica, ci parla<br />

de “La scommessa dei Biodistretti”.<br />

A proposito di Sonetti: nel bellissimo<br />

pezzo “Vivir bien o vivir mejor”<br />

risponde da biologo alla domanda<br />

«Dobbiamo trovare<br />

le idee e i mezzi per riuscire a creare<br />

un equilibrio sostenibile tra le dimensioni<br />

demografiche economiche globali e la concreta<br />

possibilità che la terra riesca a reggerle.»<br />

(A. Peccei)<br />

che tutti ci poniamo: perché una<br />

specie autocosciente, forse l’unica<br />

sul nostro pianeta, non è in grado<br />

prevedere e agire conseguentemente<br />

per evitare alcuni esiti nefasti delle<br />

sue azioni?<br />

Non ci fermiamo qui. Le proposte<br />

che leggete su questo numero sono<br />

la partenza per una discussione e<br />

“chiacchierata” che faremo a breve.<br />

Alla Libreria Popolare di Via Tadino<br />

a Milano, il 27 maggio, dalle<br />

18.45 alle 21 ci “accapiglieremo”<br />

sulle “Proposte fuori Expo per Nutrire<br />

la vita”. L’invito è aperto a tutti<br />

coloro che hanno voglia di contribuire<br />

e/o ascoltare: per raccogliere<br />

e scambiarci pareri sui temi della<br />

biodiversità, della consapevolezza,<br />

dell’alimentazione, del territorio,<br />

dell’utilizzo delle rinnovabili.<br />

Stiamo lavorando per crescere. Siamo<br />

soddisfatti perché, anche se non<br />

a frotte, gli abbonati di <strong>Ecoideare</strong><br />

aumentano. E questo è un buon segno.<br />

Grazie!<br />

Buona lettura!<br />

Edgar Meyer<br />

opera di Renato Giananti<br />

Serenella Sala<br />

Dottore di ricerca in ecologia<br />

applicata, è ricercatore<br />

nell’ambito della scienza della<br />

sostenibilità.<br />

LE ESPOSIZIONI UNIVERSALI E LA<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

Il 1 maggio ha finalmente aperto l’esposizione<br />

universale 2015, con sede a<br />

Milano. Come tutti sappiamo, il tema di<br />

EXPO 2015 è Nutrire il pianeta, energia<br />

per la vita.<br />

La scelta di questo tema ha dato impulso<br />

all’avvio di numerose iniziative correlate<br />

alle grandi sfide del nostro millennio, già<br />

evidenziate ampiamente dalle Nazioni<br />

Unite tramite la definizione dei Millennium<br />

Development Goals (www.un.org/<br />

millenniumgoals/), ovvero gli obiettivi di<br />

sviluppo per il nostro millennio: la lotta<br />

alla povertà, la garanzia di accesso al cibo<br />

e all’acqua per tutta la popolazione mondiale,<br />

la tutela degli ecosistemi e della loro<br />

funzionalità, ecc.<br />

La sostenibilità, in tutti i suoi aspetti, sarà<br />

quindi il fil rouge di tutti i padiglioni, delle<br />

installazioni e degli eventi che avranno<br />

luogo durante i sei mesi dell’esposizione.<br />

L’impatto dell’uomo sull’ambiente, e la<br />

necessità di ottimizzare l’uso delle risorse<br />

è stato introdotto per la prima volta<br />

nell’esposizione universale di Montreal<br />

del 1967, dedicata a “L’uomo e il suo<br />

mondo”.<br />

In occasione di EXPO 1967 R. Buckminster<br />

Fuller realizzò per il padiglione<br />

americano una cupola geodetica, ovvero<br />

una struttura in grado di ottimizzare l’uso<br />

degli spazi mettendo a disposizione il<br />

massimo volume possibile con la minima<br />

superficie.<br />

Analogamente, il nuovo quartiere di Montreal,<br />

Habitat 67, costruito in occasione<br />

dell’esposizione e ancora oggi abitato, costituiva<br />

un progetto architettonico innovativo,<br />

ideato dall’architetto Moshe Safdie,<br />

finalizzato alla ricerca di nuove prospettive<br />

di occupazione dello spazio urbano e<br />

di creazione di un ambiente abitativo più<br />

sostenibile.<br />

Anche per l’esposizione di Hannover del<br />

2000 fu scelto un tema che metteva in relazione<br />

uomo e ambiente: “Umanità, Natura,<br />

Tecnologia”.<br />

A partire da questa edizione dell’esposizione<br />

universale, è stata posta sempre<br />

maggiore attenzione non più solo ai progressi<br />

tecnologici, ma più in generale allo<br />

sviluppo futuro della società.<br />

EXPO 2015 si inserisce dunque in questo<br />

contesto, partendo da un tema che è alla<br />

base di qualsiasi discussione sulla sostenibilità.<br />

Per questo motivo, è stata più volte<br />

sottolineata la necessità di garantire la sostenibilità<br />

anche nell’organizzazione della<br />

manifestazione stessa, dalla pianificazione,<br />

alla realizzazione (i sei mesi di apertura)<br />

alla gestione della fase post-evento.<br />

In merito a questo aspetto sono state mosse<br />

numerose critiche, ad esempio per quanto<br />

riguarda la costruzione delle infrastrutture<br />

Dottore di ricerca in scienze<br />

ambientali, è ricercatore<br />

nell’ambito della scienza della<br />

sostenibilità.<br />

e del sito espositivo, che ha comportato<br />

la conversione di un’area semi-rurale in<br />

un’area urbanizzata, con l’impermeabilizzazione<br />

del suolo in tutta l’area espositiva,<br />

che difficilmente potrà essere riconvertita<br />

in area non urbanizzata alla fine dell’evento.<br />

D’altra parte, per la prima volta<br />

sono stati inseriti criteri di sostenibilità<br />

nelle gare per la progettazione degli spazi<br />

espositivi direttamente gestiti dalla società<br />

Expo 2015 S.p.A, responsabile della gestione<br />

dell’evento.<br />

Inoltre, EXPO 2015 sarà la prima esposizione<br />

universale (ed il secondo evento<br />

mondiale, oltre alle Olimpiadi di Londra<br />

2012) ad ottenere la certificazione del proprio<br />

Sistema di Gestione Ambientale secondo<br />

la norma ISO 20121.<br />

Il quesito rimane dunque aperto, soprattutto<br />

perché non è ancora stato definito nei<br />

dettagli il piano di riconversione del sito<br />

espositivo e la destinazione dell’area alla<br />

fine della manifestazione.<br />

In attesa di una risposta, auguriamoci di<br />

poter trarre dall’esposizione e da tutti gli<br />

eventi correlati, tutti gli spunti possibili<br />

per costruire una società più sostenibile! ■<br />

Serenella Sala e<br />

Valentina Castellani<br />

Valentina Castellani<br />

5


Giorgio Nebbia<br />

Prosegue la collaborazione con l’associazione Gaia Italia e Giorgio Nebbia,<br />

uno dei padri nobili del movimento ambientalista italiano e internazionale.<br />

Giorgio Nebbia è stato -ed è ancora- uno dei protagonisti di assoluto rilievo<br />

nello studio della questione ambientale, affrontata nell’ottica del chimico,<br />

dell’economista e del merceologo. nebbia@quipo.it<br />

"Con i perfezionamenti tecnici già disponibili<br />

e con quelli che possono essere sviluppati,<br />

la ginestra può avere un ruolo economico<br />

e merceologico importante, con prospettive<br />

di occupazione nel Mezzogiorno."<br />

IO AMO LA<br />

GINESTRA<br />

GIORGIO NEBBIA<br />

In questo gran parlare di energie e di materie prime rinnovabili<br />

forse qualche soluzione può essere cercata proprio sulla porta di<br />

casa: è il caso della ginestra che si trova, con i suoi arbusti spontanei<br />

perenni, nelle valli italiane e specialmente nel Mezzogiorno,<br />

nelle quali un mare di fiori gialli accoglie, da maggio a ottobre,<br />

i viaggiatori. Sembra che il Sole, dopo aver fatto crescere la pianta,<br />

abbia voluto, per sovrappiù aggiungere i carotinoidi per rendere<br />

ancora più belli e splendenti i suoi fiori, e un attraente profumo. Il<br />

principale genere di ginestra diffuso in Italia ha il nome botanico<br />

Spartium junceum. La ginestra è citata dal botanico greco Teofrasto<br />

(371-187 avanti Cristo) e dal naturalista romano Plinio (23-79<br />

dopo Cristo) il quale addirittura credeva che le ceneri della pianta<br />

contenessero oro, chi sa? forse ispirato dal colore oro dei fiori. La<br />

ginestra ha molte virtù ecologiche: è una leguminosa e come tale<br />

cresce fissando direttamente l’azoto atmosferico, senza bisogno di<br />

apporto di concimi azotati sintetici.<br />

La ginestra, con le sue radici, ha un effetto stabilizzante sulle<br />

scarpate e sui fianchi delle valle e fornisce un contributo diretto<br />

e gratuito alla difesa del suolo contro l’erosione che continua a<br />

distruggere ricchezza provocando frane e alluvioni. Almeno una<br />

parte dei costi e dei dolori provocati dalle frane e dalle alluvioni,<br />

specialmente nel Mezzogiorno, avrebbero potuto e potrebbero<br />

essere evitati se si ricoprissero i fianchi delle valli con le piante<br />

che trattengono il suolo, come appunto la ginestra o la robinia. La<br />

ginestra è una interessante fonte di fibre tessili naturali rinnovabili;<br />

i Fenici, i Cartaginesi, i Greci e i Romani avevano capito<br />

che in suoi steli potevano essere utilizzati per farne canestri e che<br />

potevano fornire una fibra tessile adatta per corde; negli scavi di<br />

Pompei sono state trovate degli stoppini per lucerne fatti di fibre<br />

di ginestra. L’utilizzazione degli steli delle ginestre a fini tessili è<br />

però rimasta limitata per molti secoli a livello artigianale e familiare,<br />

anche se fibre di ginestra sono state presentate nella Fiera<br />

Campionaria di Napoli del 1821, nelle Esposizioni di Firenze e di<br />

Napoli del 1850, 1857, 1864 e in quella di Parigi del 1878. L’interesse<br />

per le fibre di ginestra è aumentato nel periodo dell’autarchia<br />

fascista in quanto potevano sostituire, per la produzione di<br />

tele, corde e sacchi, le fibre di iuta che dovevano essere importate.<br />

Negli anni trenta del Novecento furono approfondite le conoscenze<br />

sulla coltivazione della ginestra e furono perfezionati i sistemi<br />

di produzione delle fibre. Nel 1940 funzionavano una sessantina<br />

di ginestrifici, soprattutto in Toscana, con una produzione di<br />

700.000 tonnellate all’anno.<br />

Dopo la Liberazione sono tornate disponibili le fibre di iuta di<br />

importazione e subito dopo c’è stato l’avvento delle fibre sintetiche<br />

che hanno oscurato l’interesse per le fibre di ginestra la cui<br />

produzione è sopravvissuta su piccola scala in poche comunità<br />

della Basilicata e della Calabria; musei della lavorazione della<br />

ginestra si possono visitare a Longobucco (Cosenza) e a San<br />

Paolo Albanese (Potenza), a testimonianza del lavoro di molte<br />

generazioni con queste fibre.<br />

La nuova attenzione “ecologica” per le fibre naturali rinnovabili<br />

ha spinto molti studiosi, anche in Italia, a riscoprire quanto<br />

era noto sulla produzione delle fibre di ginestra e sui suoi usi;<br />

un ulteriore spinta si è avuta con il lancio, all’inizio del 2009,<br />

dell’Anno mondiale delle fibre naturali da parte della FAO, l’organizzazione<br />

delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione.<br />

Le fibre di ginestra si ottengono dai rami nuovi, o al più<br />

di uno o due anni, detti verbene.<br />

Le verbene devono essere sottoposte ad un processo di macerazione<br />

che decompone le sostanze pectiche che tengono “incollate”<br />

fra loro le fibre che, dopo la macerazione, vengono staccate<br />

per trattamento meccanico. Si ottengono circa 5 chili di fibre da<br />

100 chili di verbene, la cui resa arriva a 10 tonnellate per ettaro;<br />

come sottoprodotto si ottiene un materiale adatto per la produzione<br />

della carta. Siamo quindi di fronte ad un sistema integrato<br />

che consente la difesa del suolo e la produzione di fibre tessile<br />

e carta. Le fibre di ginestra sono state utilizzate in molti campi<br />

industriali che vanno da pannelli isolanti, a componenti delle<br />

carrozzerie di automobili. E’ in corso una nuova attenzione della<br />

moda per oggetti “ecologici” a base di ginestra, come scarpe,<br />

borse, tessuti. Con i perfezionamenti tecnici già disponibili e con<br />

quelli che possono essere sviluppati, la ginestra può avere un<br />

ruolo economico e merceologico importante, con prospettive<br />

di occupazione nel Mezzogiorno.<br />

Non sono certo solo ad amare e ammirare la ginestra. Giacomo<br />

Leopardi (1798-1837) nel 1836 osservandola sulle falde del Vesuvio<br />

le ha dedicato una celebre poesia, ”ecologica” anch’essa:<br />

”Tu, lenta ginestra/che di selve odorate/ queste campagne dispogliate<br />

adorni”, riconoscendo la paziente resistenza della pianta<br />

nelle condizioni avverse di una arida natura, nel nome della forza<br />

della vita. E Gabriele d’Annunzio (1863-1938) nella poesia “La<br />

pioggia nel pineto” chiama le ginestre “fulgenti /di fiori accolti”.<br />

La ginestra deve essere stata amata anche da tutti gli abitanti<br />

delle valli italiane se se ne si trova così diffuso il nome in tanti<br />

paesi e villaggi. Un nome tristemente noto è quello di Portella<br />

della Ginestra in provincia di Palermo, l’altopiano in cui i<br />

banditi di Salvatore Giuliano tesero un agguato ai contadini che<br />

celebravano pacificamente e festosamente il primo maggio del<br />

1947, uccidendone undici, fra cui due bambini.<br />

Gli altri sono nomi gioiosi come quelli, per restare al Mezzogiorno,<br />

di due paesi in provincia di Benevento e di Potenza, di Ginestra<br />

degli Schiavoni anch’essa in provincia di Benevento, del<br />

torrente Ginestra nel bacino idrografico del Calore e tanti altri. ■<br />

6<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

7


VIVIR BIEN<br />

O VIVIR MEJOR?<br />

di Dario Sonetti<br />

Da quando il sistema nervoso si è evoluto nella nostra<br />

specie in un cervello che ha permesso di esprimere<br />

l’autocoscienza, la consapevolezza del primo uomo fu<br />

di essere parte di qualcosa molto più grande di lui. Da<br />

qui la meraviglia ma anche la paura che ha cercato di dominare<br />

con l’idea e la conseguente azione che tutto fosse sottomettibile<br />

a lui, compresi i suoi simili.<br />

Questa è la storia meravigliosa e tragica dell’uomo.<br />

Sicuramente non siamo un fine ma la conseguenza di una casualità<br />

e di una necessità che una visione biologica ha oggi ben chiara.<br />

Dall’epoca di Galileo la scienza ha ridimensionato la presenza<br />

ed il ruolo dell’uomo nell’universo ma ciò non è bastato a toglierci<br />

l’illusione di poter essere i padroni e dominatori, almeno<br />

sul nostro pianeta. Chi spadroneggia e domina lo può fare solo<br />

a detrimento di altri e l’uomo l’ha fatto nei confronti dei diversi<br />

esseri e del suo oikos, la casa comune.<br />

Perché una specie autocosciente, forse l’unica sul nostro pianeta,<br />

non è in grado prevedere e agire conseguentemente per evitare<br />

alcuni esiti nefasti delle sue azioni?<br />

Sembra che nel nostro cervello abbiano avuto successo evolutivo<br />

due tendenze, entrambe con un importante significato adattativo<br />

di sopravvivenza, ma purtroppo in contrasto tra di loro.<br />

La prima escogita il modo per far sopravvivere al meglio il<br />

singolo individuo, che per avere successo e quindi sopravvivere<br />

e procreare deve “egoisticamente” pensare a sé stesso in una<br />

visione temporale a breve termine.<br />

Questa tendenza dà sicuramente dei vantaggi immediati al singolo<br />

ma può penalizzare fortemente la sua stessa sopravvivenza<br />

e quella della sua specie nel lungo termine. Vi è poi la tendenza<br />

in contrasto alla precedente, presente anch’essa in tutti noi, perché<br />

adattativamente vantaggiosa, ma in altri termini, di essere<br />

individui che devono “condividere con altri”,e in senso lato,<br />

partecipare con tutto ciò che li circonda. Questo può essere non<br />

premiante in prima istanza, ma lo diventa sicuramente nel lungo<br />

termine garantendo l’esistenza nel futuro almeno della specie,<br />

ma con l’imprescindibile condizione di garantire la vita anche<br />

a tutti gli esseri viventi e all’ecosistema che li ospita. Se abbiamo<br />

sviluppato i sentimenti dell’amore, della compassione,<br />

dell’altruismo, del rispetto è perché, oltre a farci star bene, ci<br />

offrono un vantaggio di sopravvivenza. Ecco allora la dicotomia<br />

che “cova” in tutti noi: essere egoisti garantendoci il meglio per<br />

le nostre singole brevi vite o essere capaci di concretizzare nei<br />

fatti la tendenza spontanea che abbiamo a tener conto degli altri<br />

e delle risorse limitate del sistema chiuso in cui viviamo in modo<br />

che tutti ne possano trarre giovamento e stare bene, comprese le<br />

future generazioni? Questa due tendenze venivano già espresse<br />

in qualche forma nella filosofia greca come ricerca del benessere<br />

edonistico, legato al soddisfacimento dei piaceri principalmente<br />

materiali e come benessere “eudemonico” in cui lo star<br />

bene è la capacità di realizzare sé stessi tenendo conto degli altri<br />

e del mondo in cui si vive, producendo su questi effetti benefici.<br />

In altra forma questa bivalenza viene espressa nella cosmovisione<br />

indigena latinoamericana che contrappone un virtuoso “bien<br />

vivir” al più deleterio “vivir mejor” che loro additano a nostra<br />

scelta di uomini occidentali che ha portato il mondo sull’orlo di<br />

una possibile catastrofe.<br />

Dovremmo essere coscienti di questa convivenza difficile che<br />

battaglia con un carico diverso entro ciascuno di noi. La selezione<br />

naturale sicuramente premia alla fine ciò che garantisce un<br />

successo di sopravvivenza nel lungo termine e quindi potremmo<br />

ottimisticamente pensare che stiamo evolutivamente muovendoci<br />

verso l’”uomo nuovo” auspicato da tanti, ma la peculiarità del<br />

cervello umano ha introdotto una nuova variabile, la tecnologia,<br />

un potentissimo strumento per lo sviluppo della sua società ma<br />

che ha premiato nella realtà dei fatti, la parte egoistica dell’uomo<br />

e che ha tempi tanto rapidi da non permettere una corretta<br />

assimilazione e suo controllo dal nostro alter ego virtuoso. In<br />

altre parole, la fatidica pistola nelle mani di un bambino. Questa<br />

è la tremenda minaccia che pende su di noi a mò di spada di<br />

Damocle.<br />

Una scelta che vada in una direzione o un’altra possiamo attuarla<br />

concretamente ogni giorno della nostra vita introducendo la<br />

consapevolezza nel valore delle cose e dei sentimenti. Se più<br />

persone lo faranno, si potrebbe raggiungere la famosa “massa<br />

critica” che determinerà il cambiamento, auspicabilmente prima<br />

che sia troppo tardi. ■<br />

CONSAPEVOLEZZA E<br />

RESPONSABILITÀ DEL PROGETTARE<br />

E DEL PRODURRE<br />

di Rodrigo Rodriquez<br />

Si, come mi ha detto Nicoletta Cova,<br />

è l’uomo nuovo che può salvare il pianeta.<br />

Dunque, forse le prossime generazioni?<br />

Annoto qui un piacevole episodio che sembrerebbe confermarlo.<br />

Sabato 7 Dicembre, Campus della Facoltà di Ingegneria e Tecnologia<br />

della St. Joseph University, Dar es Salaam, Tanzania,<br />

Cerimonia della GRADUATION. Sono invitato come honour<br />

guest, in quanto presidente dell’Associazione Ruvuma Trust<br />

che ha realizzato un Ospedale in quel Paese.<br />

617 studenti (circa metà cattolici e metà musulmani) ricevono:<br />

● la Laurea, 4 anni di studio, 415 (341 ragazzi e 74 ragazze);<br />

● il Diploma, 2 anni di studio, 112 (95 ragazzi e 17 ragazze);<br />

● il Certificato, 1 anno di studio, 41 (31 ragazzi e 10 ragazze):<br />

Gli studenti sono chiamati uno per uno e, ordinatamente, si pongono<br />

in file, attentamente rispettando le crocette in gesso sul pavimento<br />

di asfalto. Ad alta voce - 617 voci giovani e forti danno<br />

luogo ad un armonioso boato - recitano il Giuramento di Fedeltà<br />

(Oath of Allegiance), articolato in tre capitoli: professione e Patria,<br />

ordine e sviluppo sociale, impegno ecologico;<br />

trascrivo questo:<br />

In quanto cittadini istruiti ci impegniamo a proteggere Madre<br />

Terra dal riscaldamento globale, dalla deforestazione, dalla<br />

contaminazione delle risorse naturali, e a mantenere questo<br />

mondo come un luogo abitabile per le generazioni future.<br />

Cito ora due fatti che mostrerebbero come si stia diffondendo<br />

(mi si lasci essere ottimista) la consapevolezza che chi ha la responsabilità<br />

del progettare – i designers - e del produrre – le<br />

aziende - devono darsi carico di proteggere la natura.<br />

I designers. La Dichiarazione degli Industrial Designers al Congresso<br />

ICSID, Seoul 2001 contiene questa solenne affermazione:<br />

Noi, in quanto industrial designers globali, cercheremo la<br />

via dello sviluppo sostenibile coordinando i diversi aspetti che<br />

influiscono sul suo conseguimento quali economia, cultura,<br />

tecnologia e ambiente.<br />

Le aziende. Nel Febbraio del 2013 la FLOS, produttrice dal 1991<br />

di un prodotto di successo, la lampada Miss Sissi disegnata da<br />

Philippe Starck, fino ad allora realizzata in policarbonato, plastica<br />

che in acqua marina impiega circa 400 anni per decomporsi, ha<br />

proposto al mercato in una co-produzione con la bio-on (azienda<br />

produttrice di polimeri PLA) la commercializzazione della stessa<br />

lampada realizzata in plastica biodegradabile in acqua, un biopolimero<br />

ricavato dagli scarti della barbabietola da zucchero, che ha<br />

il grande pregio di decomporsi in 10 giorni.<br />

Ai rapporti tra design e sviluppo sostenibile sono attento sin da<br />

quando, membro dell’Advisory Committee della piccola nobile<br />

Arango Design Foundation, avendo contribuito alla mostra Re(f)<br />

use lanciata a Miami, ne organizzai nel Novembre 1997, ospitata<br />

in la Triennale, di Milano, la versione mostra Ri-usi, Curatrice<br />

Tamara Molinari, progetto dell’allestimento Marco Ferreri,con il<br />

patrocinio del Ministero dell’Ambiente.<br />

Nell’introduzione scrivevo Ri-usi si propone di mostrare come<br />

il design – inteso come processo che dall’idea arriva al prodotto<br />

– sappia creare dal vecchio una generazione di nuovi beni di<br />

consumo durevoli, di stimolare il progetto della metamorfosi, di<br />

darsi carico della conservazione dell’energia, di assumere l’ecologia<br />

come variabile centrale del progettare. Ma, anche, Ri-usi<br />

”omaggio alla tradizione italiana, che dalla limitatezza delle risorse,<br />

quando non dalla povertà traeva stimolo per recuperare,<br />

per conservare ridando valore, grazie all’italico miscuglio tra<br />

opportunismo e genialità.”<br />

Sono ottimista, anche perchè i messaggi che leggo sulla rivista<br />

<strong>Ecoideare</strong> edita da Rinenergy, sono, oltre che pieni di energia,<br />

positivamente contagiosi. ■<br />

STILI DI VITA<br />

8<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

9


L’ ESTETICA<br />

E’ LA MADRE DELL’ETICA<br />

di Franco Cirone<br />

“Ogni nuova realtà estetica ridefinisce la realtà etica dell’uomo. Giacché l’estetica è la madre dell’etica. Le categorie di<br />

«buono» e «cattivo» sono, in primo luogo e soprattutto categorie estetiche che precedono le categorie del «bene» e del «male».<br />

In etica non «tutto è permesso» proprio perché non «tutto è permesso» in estetica, perché il numero dei colori nello spettro<br />

solare è limitato. Il bambinello che piange e respinge la persona estranea che, al contrario, cerca di accarezzarlo, agisce istintivamente<br />

e compie una scelta estetica, non morale.<br />

La scelta estetica è una faccenda strettamente individuale, e l’esperienza estetica è sempre un’esperienza privata. Ogni nuova<br />

realtà estetica rende ancora più privata l’esperienza individuale; e questo tipo di privatezza, che assume a volte la forma del<br />

gusto (letterario o d’altro genere), può già di per sé costituire se non una garanzia, almeno un mezzo di difesa contro l’asservimento.<br />

Infatti un uomo che ha gusto, e in particolare gusto letterario, è più refrattario ai ritornelli e agli incantesimi ritmici<br />

propri della demagogia politica in tutte le sue versioni. Il punto non è tanto che la virtù non costituisce una garanzia per la<br />

creazione di un capolavoro: è che il male,e specialmente il male politico, è sempre un cattivo stilista. Quanto più ricca è l’esperienza<br />

estetica di un individuo, quanto più sicuro è il suo gusto, tanto più netta sarà la sua scelta morale e tanto più libero<br />

- anche se non necessariamente più felice - sarà lui stesso. Proprio in questo senso- in senso applicato piuttosto che platonico-<br />

dobbiamo intendere l’osservazione di Dostoevskij secondo cui la bellezza salverà il mondo, o l’affermazione di Matthew<br />

Arnold che la poesia ci salverà. Probabilmente è troppo tardi per salvare il mondo, ma per l’individuo singolo rimane sempre<br />

una possibilità. Nell’uomo l’istinto estetico si sviluppa con una certa rapidità, poiché una persona, anche se non si rende ben<br />

conto di quello che è e di quello che le è davvero necessario, sa istintivamente quello che non le piace e quello che non le si<br />

addice. In senso antropologico, ripeto, l’essere umano è una creatura estetica prima che etica. L’arte perciò, e in particolare la<br />

letteratura, non è un sottoprodotto dell’evoluzione della nostra specie, bensì proprio il contrario. Se ciò che ci distingue dagli<br />

altri rappresentanti del regno animale è la parola, allora la letteratura - e in particolare la poesia, essendo questa la forma più<br />

alta dell’espressione letteraria - è, per dire le cose fino in fondo, la meta della nostra specie” (1)<br />

Il concetto di gusto estetico, di cui parla Brodskij richiama<br />

alla mente quello di sapere fare qualcosa mediante e a partire<br />

dalle percezioni sensibili, dalla nostra corporeità, dalle nostre<br />

esperienze e dai nostri retaggi. Quindi il gusto estetico,<br />

l’estetica come madre delle nostre decisioni etiche ci riguarda<br />

da vicino, in ogni momento. L’estetica trascendentale (oggetto<br />

sensibile della conoscenza) e i giudizi estetici (oggetto sensibile<br />

del gusto) si trovano qui riuniti e mescolati in richiami e racconti<br />

sempre autoconoscitivi.<br />

La percezione estetica è anche una buona metafora per dire del<br />

nostro modo di essere e di soggiornare nel mondo, la cui natura<br />

è essenzialmente di essere-avere una mente incorpata, di<br />

essere-avere un corpo-che-pensa, che insieme sentono e danno<br />

un senso, nell’incontro-col-mondo, a quello che incontrano. Per<br />

dare senso occorre essere nella sensibilità (e nella disposizione)<br />

di cogliere un mondo, che solo a partire dal sentirlo, prenderlo<br />

su di sé, intrattenersi con lui, lo si può incontrare. Incontrare<br />

un mondo è innanzitutto incontrare il mondo dell’altro, perlopiù<br />

sconosciuto, ma non così dissimile dal mio, da non poterlo<br />

comprendere e conoscere. Pretenderlo, invece (ingenuamente),<br />

di trovarlo come sovrapposto, quasi-identico al mio è non volere<br />

vedere il mondo, che nel linguaggio, che noi siamo e usiamo, da<br />

cui siamo costituiti, opera per differenza e nella differenza e costruisce,<br />

costituisce mondi. Non vivendo-abitando la differenza<br />

può sfumare l’opportuna distanza, necessaria, per la conoscenza,<br />

alimentando il desiderio (de-sidera) che ci fa raggiungere qualcosa<br />

un pò distante da noi, un po’ più in là per essere còlto,<br />

conosciuto, vissuto.<br />

Conoscere è sinonimo di sapere, di competenza, di pratica e di<br />

esperienza. Solo se desideriamo voler sapere, conoscere, avere<br />

esperienza della vita e del mondo, di noi e degli altri, possiamo<br />

dire di vivere e possiamo davvero fare esperienza, cioè sperimentare,<br />

praticare la vita. Incontrare esteticamente ed eticamente<br />

il mondo dell’altro è incontrare nel medesimo istante il mondo,<br />

anche e soprattutto, dell’altro da me, delle parti sconosciute di<br />

me, che non conosco, ma che mi determinano sempre e in modo<br />

decisivo. L’incontro con l’altro (con gli altri), è potere essere, e<br />

mettersi, nella possibilità di immedesimarsi con lui (con loro),<br />

sentire insieme (co-sentire) le emozioni che stiamo sentendo e<br />

vivendo. Siamo sempre in una certa tonalità emotiva e in una<br />

determinata disposizione, in una inclinazione percettiva particolare,<br />

dunque in uno stare e fare estetico, ineluttabilmente. La<br />

pratica del vedere le cose del mondo, come cose vive per noi, e<br />

di poterle incorpare, dentro la nostra corporeità sensibile, con un<br />

atto intenzionale di allargamento dei limiti imposti dai confini<br />

corporei, è fare dialogare, con la nostra individualità personale,<br />

un mondo, che raggiunto da noi emerge con noi nel-mondo-della-vita.<br />

Il mondo così costituito vive di cose in modo vivo, reso<br />

vivo dal nostro volontario ed inevitabile accoppiamento mimetico<br />

(e strutturale) con lui, carico di senso e di significato, rendendo<br />

l’atto percettivo e il contatto con le cose una faccenda<br />

estetica ed etica. Etica per l’abito di cui si riveste l’azione percettiva-sensibile,<br />

estetica, che vuole percepire nuovamente in altro<br />

modo, non anonimo, quello che incontra. Un costume visionario<br />

allora ricopre il corpo-pensante nell’esercizio dinamico di cogliere<br />

alcune particolari forme del mondo e accoppiarsi in modo<br />

privilegiato con loro. Forme che strutturano un contenuto denso<br />

e plastico, così tipicamente umano, da rendere le cose pulsanti<br />

nel intrecciarsi con noi in un rimando reticolare e circolare,<br />

che costituisce in ogni momento la nostra soggettività e la base<br />

dell’intersoggettività, nello stare con gli altri. Nella percezione<br />

estetica, nel costume estetico, nella pratica etica di sentire e percepire<br />

il mondo c’è il nucleo del nostro percepirci e del nostro<br />

esserci. Rimandati indietro dal mondo ritorniamo a noi ri-vestiti<br />

dell’abito etico dell’incontro estetico. Ecco, andare verso di noi,<br />

verso l’intimo di noi è una pratica estetica ed etica, che la nostra<br />

cultura e il nostro sapere, il nostro fare ed essere può accogliere,<br />

interiorizzare, non rimuovere.<br />

L’etica, informata e fondata dal sapere estetico diventa eminentemente<br />

una pratica di trasformazione interiore, una intima,<br />

decisiva, pratica trasformativa, una metànoia, un cambio radicale<br />

di atteggiamento verso noi-stessi, verso gli altri e verso le<br />

cose del mondo. Diventa filosofia pratica, teoresi e prassi insieme,<br />

cammino di conoscenza. Tra le cose del mondo, troviamo i<br />

presupposti non sempre visti, poiché intimi e vicini, i concetti<br />

consolidati, a volte scontati, su cui siamo invitati e chiamati a<br />

riflettere nuovamente e potere far calare, dentro la nostra vita,<br />

l’azione rivoluzionaria della pratica trasformativa etica, “la quale<br />

possa servire a porre radicalmente in dubbio ed eventualmente<br />

dissolvere, la convinzione ben radicata dell’esistenza di un<br />

mondo separato da noi”, dai nostri sguardi, dalle nostre teoresi<br />

e modi di pensare, dal nostro fare e aver fatto esperienze, pensandoci<br />

ancorati dentro una centralità dell’io.<br />

Fare è anche pensare, agire è anche riflettere. Osservare,<br />

guardare è creare e produrre. Chi contempla un tavolo lo fa, è un<br />

ebanista. Chi ammira un quadro è anche pittore. Sono partecipi<br />

dello stesso campo di possibilità, trascendentale, dell’esperienza<br />

estetica, dove teoria e pratica co-emergono nel mondo del significato<br />

e si appartengono. Le cose che incontriamo nel mondo<br />

emergono all’interno di condizioni di possibilità e necessità già<br />

date, per cui ci troviamo in una situazione e in una dimensione<br />

di prefigurazione a priori di quello che incontriamo nella nostra<br />

esperienza. Nell’incontrare le cose siamo in anticipo su di esse,<br />

sull’incontro che avverrà, come se avvenisse già un po’ prima<br />

di quando pensiamo che avvenga. L’incontro è un avvenimento<br />

preannunciato, precompresso e anticipato, un risultato dato<br />

in anticipo, secondo uno spettro e un campo di possibilità precostituite.<br />

La conoscenza è (anche) un riconoscere le cose che<br />

vediamo, che vengono alla luce, che si manifestano a noi come<br />

fenomeno, come apparizione di senso. Il fenomeno è quello che<br />

appare, che si rivela e manifesta alla luce dell’esperienza.<br />

Non c’è alcun fenomeno se non c’è qualcuno, cioè noi, che lo<br />

possa vedere, che abbia lo sguardo per cogliere e vedere il mondo<br />

delle cose che ci appaiono, il mondo dei fenomeni. Le cose<br />

che appaiono alla luce, che diventano visibili per noi sono le<br />

cose estetiche del mondo, sono gli oggetti della conoscenza,<br />

sono il soggetto che noi siamo. Possiamo vedere le cose e vederci<br />

solo se siamo vedenti. La visione è possibile a partire dal<br />

soggetto che vuole vedere, è solo per un soggetto che sa vedere,<br />

che quindi assiste alla visione di una cosa decisa e anticipata<br />

come visibile, all’interno del campo visionario e trascendentale<br />

dell’esperienza. Nel campo dell’esperienza, all’interno della forma<br />

e del contenuto in cui si rivela.<br />

L’etica della parola estetica e il corpo della mente<br />

L’educazione al gusto è un abito, un etica particolare e generale<br />

del fare. Coinvolge incessantemente la nostra possibilità di stare<br />

al mondo umanamente e consapevolmente. L’umanità dell’uomo<br />

è non solo avere umanità per gli altri, ma essere un’umanità<br />

che sa davvero che, essere-in-un-certo-modo, ne va del suo avere<br />

umanità. Possiamo essere umani, essere etici, cioè essere nei<br />

comportamenti, nelle azioni, nei pensieri, nella parola, capaci di<br />

abitare il mondo, di stare-al-mondo umanamente, essere persone<br />

sensibili (estetiche), solo quando la nostra sensibilità, la nostra<br />

aistesis (la nostra estetica) è coinvolta e messa in gioco ogni<br />

istante, nei giorni e negli anni, da noi stessi.<br />

Quando, cioè, siamo in grado di indagare i presupposti non visti,<br />

non facilmente visibili e anche inconsapevoli, che ci determi<br />

STILI DI VITA<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

11


nano. Parlare di etica e di estetica come madre dell’etica, è non<br />

avere cattivo gusto nell’incontro con noi, dove la conoscenza di<br />

sé è anche una questione di giudizio estetico, cioè etico. Siamo<br />

invece di cattivo gusto quando il nostro stare-al-mondo è male-educato<br />

(e lo siamo tutti spesso, innanzitutto con noi stessi),<br />

cioè incapace assiduamente di portare-fuori, rivelare, nel mondo<br />

(prima di tutto davanti, al cospetto del nostro mondo interno) la<br />

nostra vera natura, non conoscendo le caratteristiche della natura<br />

della mente, della nostra natura culturale, plasmabile ed influenzabile<br />

dalle nostre abitudini e dalle nostre conclusioni, di volta<br />

in volta, prodotte.<br />

Potremmo così ignorare (abbastanza puntualmente) gli assunti,<br />

le motivazioni, i movimenti che ci fanno essere nei vari modi,<br />

che ci fanno reagire, che ci fanno concludere e credere, agiti da<br />

emozioni che ci prendono e ci conducono da qualche parte, non<br />

troppo nelle vicinanze e nei dintorni della nostra consapevolezza<br />

(dove abita [éthos] lo stupore, la meraviglia, che ci fa assistere<br />

alla scoperta di noi stessi, mentre si realizza, mentre si incarna).<br />

Quanto più siamo inconsapevoli della distanza, tra ciò che facciamo,<br />

pratichiamo davvero e quello che diciamo di fare e praticare,<br />

tanto più tendiamo a voler aver ragione delle nostre ragioni,<br />

e a volerle imporre agli altri, assentandoci dalla presenza, dalla<br />

persona che crediamo di essere. Volere aver-ragione, identificati<br />

con le ragioni che ci fanno pensare e dire cose (anche condivisibili),<br />

diviene eticamente, una pratica e un costume che determina,<br />

ulteriormente, ciò che pensiamo, come agiamo e quello che<br />

siamo. Occuparci di etica, essere etici è interessarci a quello che<br />

facciamo quando mettiamo in opera il nostro modo di essere,<br />

il nostro fare, le nostre abitudini, le nostre conoscenze. “È alle<br />

pratiche che bisogna guardare, non alle semplici intenzioni dei<br />

soggetti, perché queste sono le ultime ad arrivare. Ognuno di<br />

noi è anzitutto soggetto “alle pratiche” che esercita ed è da esse<br />

che ricava le sue intenzioni, la sua visione delle cose i suoi valori.<br />

In generale siamo ipnotizzati dalle nostre pratiche, che ci<br />

limitiamo a esercitare senza mai suscitare su di esse un dubbio<br />

o una domanda o una semplice richiesta di chiarimento… L’atteggiamento<br />

etico consiste appunto nel rendersi il più possibile<br />

consapevoli di quanto la pratica che esercitiamo determini il nostro<br />

modo di essere, di agire e di pensare… Soggetti incapaci di<br />

vera riflessione etica non sono soggetti liberi: essi, ancor prima<br />

di essere in mano ad altri soggetti o interessi,sono anzitutto in<br />

mano alle loro cieche pratiche..” (2)<br />

Se non diventiamo “soggetti capaci di liberarci progressivamente…dalla<br />

sudditanza alla pratica che di continuo [ci] conforma..”<br />

[ibidem], se non impariamo a distanziarci quanto basta<br />

da ciò che facciamo, per vederci e conoscerci, non approderemo<br />

a soluzioni etiche, cioè reali.<br />

I materiali mentali, i contenuti mentali in che modo li abbiamo<br />

costruiti e come li stiamo costruendo, qual è la loro provenienza?<br />

Cosa ne facciamo ogni giorno delle nostre parole, cosa succede<br />

(se pensiamo che succeda qualcosa) con quello che ci diciamo? I<br />

vocaboli che usiamo, i discorsi che facciamo, quello che pensiamo<br />

sono frutto di esperienze, di incontri, di frequentazioni non<br />

solo con uomini e donne ma con quello che vediamo, con quello<br />

che leggiamo, con quello che sentiamo, con gli strumenti del<br />

nostro sapere ed essere, che ci permettiamo di sperimentare, che<br />

ci portiamo dentro casa, dentro il nostro abitare, nei nostri costumi<br />

etici. Non siamo più (ormai da tempo) uomini della oralità.<br />

Sapere essere uomini della scrittura è un compito storico, non<br />

possiamo ignorarlo. Mentre usiamo l’alfabeto siamo in un certo<br />

ordine mentale o dovremmo esserlo. Scriviamo l’alfabeto anche<br />

quando parliamo. Ma la parola è da tempo lontana da noi, non<br />

la abitiamo adeguatamente. Proprio perché è in nostro possesso<br />

e ne siamo costituiti, occorre educarla, educare il nostro essere-nella-parola<br />

e con-la-parola, sapendo di essere costantemente<br />

nella possibilità di perderla. È la nostra casa da abitare e da custodire,<br />

ma ne facciamo, spesso, un uso eminentemente pratico,<br />

tecnico, lasciando sullo sfondo, rimosso e lontano, il parlante,<br />

che non viene fatto emergere con la parola, tenuto lontano, come<br />

un intruso che potrebbe disturbare, escluso o non consentendosi<br />

di emergere, quasi a protezione automatica della propria (presunta)<br />

integrità personale.<br />

La parola che ha da dire qualcosa è la parola che rende evidente<br />

ciò che in ogni momento riveliamo, siamo, anche come ciò che<br />

ancora non si è manifestato in noi. Siamo parola, siamo significato,<br />

siamo senso, siamo contenuto, siamo parola-di-verità-di-noi,<br />

siamo in costante rivelazione. Tutto ciò non può essere tralasciato<br />

nell’atto del pronunciamento delle parole che diciamo, che<br />

dicono sempre, immancabilmente di noi, intrise di corporeità<br />

fungente, di corpo pensante ed emozionale, di memorie condivise.<br />

E le nostre parole, parole verbali e corporee, parlano sempre<br />

di noi e dicono a noi, agli altri, al mondo. Non sapere e vedere<br />

questo è mettersi nelle condizioni di venire ricacciati (anche non<br />

potendolo fare del tutto) verso un destino di de-alfabettizzazione,<br />

come un tentativo forzato, innaturale, in-culturale, involutivo<br />

che ci conduce lontano dalla nostra umanità.<br />

Lontani dalle nostre stesse parole che pronunciamo, perlomeno<br />

poco vicini a co-sentire-con-noi quello che siamo, mentre<br />

parliamo (anche con poche cose da dire), ci affanniamo a dire<br />

cose, credendo di dire qualcosa. In realtà diciamo qualcosa, anche<br />

non dicendo nulla. Qualcosa parla sempre di noi. Questo<br />

parlare-di-noi dice a volte davvero poco, anche quando parliamo<br />

tanto. Dice anche che, spesso, non ci siamo, non siamo-con-noi,<br />

col nostro esser-ci, ci stiamo allontanando verso una deriva, che<br />

è nella nostra possibilità di uomini, di non essere propriamente<br />

umani, etici e liberi. L’umanità dell’uomo può essere (è nella<br />

possibilità di essere) disumana. “Bene” e “male” è affare drammaticamente<br />

soltanto umano, riservato agli uomini, che hanno la<br />

possibilità di essere nella “banalità del male”(3)<br />

Siamo banalmente malati, sofferenti di mancanza di umanità, di<br />

sensibilità, di eticità in ogni istante (e lo siamo tutti, nessuno<br />

escluso), quando non vediamo l’altro, nei suoi bisogni fondamentali,<br />

quando stando con noi ci sentiamo abbandonati, quando<br />

ci sentiamo nella mancanza, soprattutto di comprensione e benevolenza,<br />

verso noi stessi o verso chi diciamo di capire e considerare.<br />

L’altro lo incontriamo perlopiù anche disumanamente, non<br />

rispettando la sua particolarità, la sua necessità di ascolto, anzitutto<br />

quando ha qualcosa da dire, per poi pentirci (quando siamo<br />

fortunati) o far finta di farlo o non facendolo affatto (quando siamo<br />

particolarmente nella sofferenza), attribuendo a lui (o a qualcosa<br />

fuori di noi) la causa del nostro comportarci e del nostro<br />

agire. Il tempo trascorre, gli anni si susseguono e la possibilità di<br />

essere coscienti si può dissolvere sotto i nostri occhi cerchiati, a<br />

volte stanchi di assistere e vedere questo peccato originale, che<br />

si compie incessante, questa offesa alla nostra umanità: non mettersi<br />

nella possibilità di vedere. Non riusciamo a vedere, a volte,<br />

ciò che importa, prima di altro, proprio perché immersi e iperstimolati<br />

di cose da vedere, non rendiamo giustizia alla facoltà<br />

conoscitiva e illuminante della visione. Accecati, spesso, da troppo<br />

vedere, non guardiamo, siamo guardati, non leggiamo, siamo<br />

letti, rischiando di perdere facoltà esplorative e di apprendimento,<br />

che ci possono dare nuove opportunità pratiche, cioè etiche.<br />

L’uomo primitivo, l’uomo antico, l’uomo medioevale, l’uomo<br />

dell’ottocento era impegnato in gran parte a sopravvivere. Era<br />

un uomo pre-farmacologizzato. Ora viviamo l’età della tecnica e<br />

della prescrizione farmacologica. Siamo nell’era dell’abbronzatura<br />

e della puntura, della non-lettura e dell’estetica.<br />

Ecco un dei paradossi, non paradossali, che ci contraddistingue.<br />

L’affannosa rincorsa ad una bellezza estetizzante (tipica di un sapere<br />

diffuso, specialistico e non, che rientra nel capitolo dell’estetica,<br />

di cui si occupano varia figure e varie competenze, dalle<br />

estetiste ai medici estetici) è spesso lontana da una vera cultura<br />

estetica, sensibile ed etica, che sappia valorizzare ed educare al<br />

gusto del bello, di ciò che è antico, che si è stratificato nel tempo<br />

e conserva, custodisce il passato. Custodire il passato vuol dire<br />

essere consapevoli della sua intrinseca fragilità, non solo in sé,<br />

come trascorrere del tempo che consuma, come materia che si<br />

degrada, corrodendo le cose, ma anche come possibilità di perdita<br />

dello sguardo prospettico e sensibile su un mondo che può<br />

svanire in un istante, può ritornare nell’oblio, riportando anche<br />

noi nell’oscurità e nell’assenza di mondo. Un mondo a cui apparteniamo<br />

e ci appartiene costituiti e costruiti intorno a significati<br />

condivisi, per cui si ha un mondo. Difficile saperlo cogliere<br />

‘bene’, vedere, leggere, interpretare, rispettare, di cui riuscire ad<br />

avere, in questa rischiosa deriva estetica, capacità, competenza,<br />

facoltà di comprendere, contenere e quindi accogliere dentro le<br />

nostre categorie percettive, in grado di salvaguardarlo. Non riuscendo<br />

a salvare il nostro passato, il nostro retaggio comune (di<br />

precari abitanti della terra) siamo esposti alla perdita della nostra<br />

identità più intima e potremmo non salvare la nostra integrità.<br />

Nel momento in cui non sappiamo guardare quello che sta intorno<br />

a noi, l’ambiente e il mondo svaniscono, evaporano. Non<br />

c’è più un mondo di significato possibile. Possiamo procedere a<br />

lungo, ma con quale metodo, cioè con quale cammino, quando<br />

il percorso si svuota di senso? Crediamo, forse, di averne qualcuno<br />

da esporre cambiando faccia, nella modificazione costante<br />

del nostro volto, che ormai mutato cerca riferimenti instabili e<br />

finti. Possiamo anche mutare fino a non riconoscere più la nostra<br />

maschera riflessa nello specchio, ma nella maschera interna le<br />

persistenti abitudini e la sofferenza possono continuare. Nella<br />

persona e nella mente va incontrata, rivelata e risolta la rimozione<br />

alla visione e la difesa di maschere imposte.<br />

Portata alle estreme conseguenze, la pratica, estetizzante, dei<br />

cambiamenti estetici del volto, per apparire diversi, credendo di<br />

allontanare i segni del tempo, non fa che riportarci ad una assenza<br />

di gusto, soggiogarci e asservirci “agli incantesimi ritmici<br />

propri della demagogia politica in tutte le sue versioni” (1)<br />

Sfiduciati e delusi da molti dei nostri comportamenti anti-etici,<br />

poiché anti-estetici, potremmo, allora, fermarci un po’ “nell’alto<br />

ozio dei campi” (Leopardi), a riflettere sulla nostra ignoranza,<br />

sulle nostre non comuni possibilità di essere altro e sull’impermanenza<br />

delle cose, sull’essenza mutabile delle cose. Rischieremmo<br />

di capire che il tempo che passa, invecchia e consuma<br />

le cose, i corpi e i volti è il nostro alleato più vicino, quando<br />

lo viviamo come tempo opportuno per fare e non come tempo<br />

cronologico per invecchiare (inutilmente). Questo mutamento<br />

di paradigma, questo ampiamento di prospettiva visionaria e<br />

pensante, teoretica e pratica, da intendere, percepire e ricordare<br />

(ogni giorno possibile), in cui immergersi (come in un fiume<br />

nuovamente), è ciò per cui il futuro imprevisto e incombente<br />

possa divenire, ora e qui, possibile e reale, anticipazione etica.<br />

Ci nutriamo e nutriamo la vita quando riusciamo ad essere degni<br />

di questa parola.<br />

“[...] il mondo e la vita sono tutt’uno” (L.Wittgenstein, Tractatus<br />

logico-philosophicus (1921) ■<br />

NOTE<br />

(1) Viene qui riportato integralmente il discorso di Josif A.Brodskij (1940-1996),<br />

pronunciato in occasione del conferimento del premio Nobel per la Letteratura<br />

l’8 novembre 1987. Dissidente del regime sovietico, bandito dal suo Paese, costretto<br />

a lasciare i cari genitori, che non rivedrà mai più.<br />

(2) C.Sini, stampa inedita – Milano, 1997<br />

(3) Hannah Arendt, “La banalità del male” – Feltrinelli, 1963<br />

STILI DI VITA<br />

12 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

13


COSMETICA BIO E NATURALE:<br />

SENZA INGANNI<br />

E PER TUTTE LE TASCHE<br />

di A. Spadoni e R.Anouchinsky<br />

rispettivamente responsabile sviluppo Eco Bio Cosmesi ICEA e BDIH - Milan Liaison Office<br />

L’evoluzione della Cosmesi naturale e biologica in Italia,<br />

come nel resto del mondo, non ha subito battute d’arresto<br />

nonostante la crisi e la conseguente brusca diminuzione<br />

dei consumi di massa, che pur non ha risparmiato la cosmetica.<br />

Il marketing strategico di praticamente tutte le aziende<br />

cosmetiche, dalle più grandi alle più piccole, dalla metà degli<br />

anni 2000 ha utilizzato in modo massiccio rivendicazioni legate<br />

alla naturalità, al biologico, al verde, all’ecologico, cercando di<br />

inseguire i consumatori di tutto il mondo che mostravano sempre<br />

più di voler utilizzare principi attivi e componenti realmente naturali<br />

nei loro shampoo, bagnoschiuma, creme e makeups. Prima<br />

consumatrice tra tutte le nazioni europee è la Germania, che<br />

guida il ranking di fatturato con 920m di EUR e una quota di<br />

mercato che si avvicina al 10% (2013), poi la Francia che segue<br />

con circa 400m di EUR e una quota di mercato pari al 3% - 4% e<br />

poi tutti gli altri stati che hanno un gran numero di consumatori<br />

affini alla cosmesi naturale: la Gran Bretagna, l’Italia, i Paesi<br />

Bassi, l’Austria, la Svizzera, la Scandinavia e oggi anche Russia,<br />

India e Cina.<br />

STILI DI VITA<br />

Il mondo della cosmetica se possibile è sempre più “natural<br />

inspired”, per usare una terminologia da addetti ai lavori e di<br />

facile traduzione, ma sprovvisto di regolamentazioni a livello<br />

internazionale che limitino l’uso indiscriminato di rivendicazioni<br />

assolutamente ingannevoli per il consumatore, dove vengono<br />

conclamati come naturali e biologici prodotti che non lo sono affatto.<br />

A questo proposito ricordiamoci sempre di leggere la lista<br />

INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)<br />

degli ingredienti, obbligatoriamente stampata sul packaging del<br />

prodotto che vorremmo acquistare. In questo elenco i nomi delle<br />

sostanze sono posizionati in ordine decrescente per peso, e se è<br />

ben vero che ci vuole un occhio esperto per decrittare una nomenclatura<br />

spesso molto “chimica”, è altrettanto vero che molta<br />

informazione è accessibile oggi nell’era di internet dove i consumatori<br />

di tutto il mondo sono sempre più preparati ed attenti.<br />

L’olio di argan era praticamente sconosciuto nel 2008 mentre<br />

oggi (vedi figura 1) è il più presente nei prodotti per capelli e<br />

non solo per le sue qualità riconosciute, ma certamente anche per<br />

un effetto di marketing molto spinto che si è propagato agli altri<br />

oli e burri naturali (basti pensare al karitè).<br />

La frase “non contiene parabeni”, nonostante questi discussi<br />

conservanti siano ancora oggi i più presenti nei cosmetici e il<br />

loro impiego sia giudicato sicuro dagli esperti della Comunità<br />

Europea (1), è diventata la rivendicazione più utilizzata nel<br />

packaging cosmetico a comprova dei “desiderata” dei consumatori,<br />

mentre al contrario conclamare un prodotto come “tutto<br />

naturale” non viene più creduto dai consumatori stessi (figura<br />

2), che si sono fatti più avveduti e ricercano una certificazione e<br />

un logo affidabile sulla confezione del prodotto che acquistano a<br />

comprova di un contenuto realmente bio e naturale.<br />

La prima motivazione che ha decretato la crescente confidenza<br />

mostrata per i cosmetici naturali e bio è certamente una maggiore<br />

attenzione per ciò che mettiamo sulla nostra pelle, e ancor di<br />

più su quella dei nostri bambini. In numero sempre più crescente<br />

i consumatori, divenuti anch’essi globali, si tengono alla larga<br />

dai prodotti che contengano conservanti quali i suddetti parabeni,<br />

il fenossietanolo o i tioazolinoni, o antiossidanti quali il<br />

BHA o il BHT, i glicoli, i filtri solari chimici o nanoparticellari, i<br />

siliconi, i complessanti ad alto impatto ambientale come l’Edta,<br />

le fragranze e i coloranti sintetici, le molecole di derivazione<br />

petrolchimica, solo per citare alcuni dei componenti spesso presenti<br />

nei cosmetici convenzionali e che dovrebbero essere assenti<br />

in quelli certificati. Secondo fattore alla base di una continua<br />

crescita nel mercato dei prodotti certificati è la loro crescente<br />

varietà e disponibilità, dovuta sia all’estensione della rete com<br />

merciale che dalle erboristerie inizia oramai ad arrivare anche in<br />

Italia alla grande distribuzione, sia al crescente numero di aziende<br />

cosmetiche che lanciano continuamente nuovi brands e linee<br />

di prodotti certificati per presentarsi in modo onesto e trasparente<br />

ai consumatori che vogliono il bio e il naturale.<br />

La cosmetica naturale e biologica è infine avvantaggiata da una<br />

naturale propensione ad apprezzare e ricercare componenti quali<br />

gli estratti di piante, i burri, gli oli, i preziosi oli essenziali, ottenuti<br />

perlopiù con semplici metodologie fisiche di estrazione<br />

e purificazione e con processi sostenibili che non facciano uso<br />

di solventi derivati dal petrolio. Gli impieghi cosmetici degli<br />

estratti naturali sono difatti radicati nella cultura e tradizione<br />

popolare di tutto il mondo, dove la biodiversità con cui si esprime<br />

il pianeta ha determinato lo sviluppo di ingredienti e prodotti<br />

unici e diversificati che, nel corso dei secoli, hanno riflesso le<br />

storie stesse e le differenze fra i popoli.<br />

E se l’olio di argan era come dicevamo sconosciuto prima del<br />

2008, in Marocco le sue virtù e le sue proprietà così indicate per<br />

la cura dei capelli erano cosa nota fin dai tempi più antichi; così<br />

come in Siberia e nelle terre altaiche è da sempre noto l’utilizzo<br />

degli estratti di rodiola rosea, radice dai grandi poteri energizzanti<br />

e tonificanti che i guerrieri di Tamerlano consumavano regolarmente,<br />

e che oggi ritroviamo in molti dei cosmetici che ci<br />

vengono proposti dalle varie case. In questo contesto di sviluppo<br />

del naturale e del bio, destinato a durare negli anni, sempre più<br />

assume importanza la certificazione cosmetica volontaria come<br />

unica forma di trasparenza e tutela dei produttori specializzati e<br />

dei consumatori.<br />

Per restare nel tema del numero della rivista, che vuole focalizzare<br />

proposte e idee per migliorare, alcuni spunti interessanti che<br />

nascono dall’esperienza di questi ultimi anni possono rivelarsi<br />

molto importanti:<br />

La compiuta armonizzazione dei processi di certificazione:<br />

il settore non è normato come dicevamo poc’anzi, e molte e<br />

diverse sono le certificazioni di prodotto su base volontaria in<br />

osservanza di uno dei tanti standard e disciplinari che affollano<br />

il mercato della cosmetica bio e naturale in tutto il mondo, contribuendo<br />

a creare enorme confusione fra i produttori e i consumatori.<br />

Il cosmetico è difatti un prodotto complesso, e definire<br />

bio una crema non è esattamente la stessa cosa che definire bio<br />

una pera presa direttamente da un albero.<br />

Nel cosmetico sono presenti diverse famiglie di ingredienti<br />

(l’acqua, le sostanze minerali e inorganiche che possono essere<br />

naturali o di sintesi, gli estratti e gli oli e gli altri ingredienti ottenuti<br />

con metodologie fisiche di estrazione, l’estesissima categoria<br />

degli ingredienti ottenuti per sintesi chimica, i conservanti), e<br />

regole condivise devono poter definire criteri credibili e rigorosi<br />

per tutte le tipologie possibili di materie prime e prodotti cosmetici.<br />

Non è certo un compito facile, ma il primo gennaio 2017 si<br />

avvicina a grandi passi quando si completerà il lavoro di armonizzazione<br />

che i principali attori del settore hanno intrapreso nel<br />

lontano 2003, e lo Standard COSMOS (2) sostituirà definitivamente<br />

i principali disciplinari cosmetici che oggi regolamentano<br />

il settore. Scompariranno gli standard ECOCERT francese e<br />

BDIH tedesco, i principali e più seguiti con oltre 1000 aziende<br />

14<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

15


che producono in modo certificato in tutto il mondo, scomparirà<br />

il disciplinare ICEA che in Italia è il più rinomato assieme<br />

a quello inglese della Soil Association, storica iniziatrice della<br />

stessa avventura della agricoltura biologica nei lontani anni ‘40.<br />

Assieme a loro si adegueranno allo standard COSMOS anche il<br />

disciplinare francese di Qualitè France - Bureau Veritas e quello<br />

australiano di Australian Certified Organic. Messi assieme i<br />

membri fondatori di Cosmos rappresentano oltre il 95% delle<br />

aziende cosmetiche certificate nel mondo.<br />

Cosmos prevede due livelli di certificazione e una firma comune<br />

apposta sotto il logo dei diversi certificatori, stampata sul packaging<br />

dei prodotti certificati: COSMOS NATURAL, per i prodotti<br />

con ingredienti naturali ma senza obbligo di utilizzarne di<br />

biologici, e COSMOS ORGANIC con criteri molto stringenti<br />

sull’utilizzo di materie prime biologiche e dove vige l’ obbligo<br />

di stampare sulla confezione la reale percentuale in peso di<br />

ingredienti biologici sul totale del prodotto, in modo immediatamente<br />

comprensibile al consumatore. COSMOS è uno standard<br />

assai avanzato e trasparente, che permette di appurare con<br />

strumenti tecnici efficaci e attraverso meccanismi di controllo<br />

incrociato fra i diversi certificatori che ne compongono la Commissione<br />

Tecnica le problematiche specificamente cosmetiche<br />

che non sempre sono evidenti ai consumatori. Basti pensare alla<br />

diffusa presenza di organismi geneticamente modificati nella<br />

filiera produttiva dei tanti attivi cosmetici che si oggi ottengono<br />

per fer L’evoluzione della Cosmesi naturale e biologica in Italia,<br />

come nel resto del mondo, non ha subito battute d’arresto nonostante<br />

la crisi e la conseguente brusca diminuzione dei consumi<br />

di massa, che pur non ha risparmiato la cosmetica. Il marketing<br />

strategico di praticamente tutte le aziende cosmetiche, dalle più<br />

grandi alle più piccole, dalla metà degli anni 2000 ha utilizzato<br />

in modo massiccio rivendicazioni legate alla naturalità, al biologico,<br />

al verde, all’ecologico, cercando di inseguire i consumatori<br />

di tutto il mondo che mostravano sempre più di voler utilizzare<br />

principi attivi e componenti realmente naturali nei loro shampoo,<br />

bagnoschiuma, creme e makeups. Prima consumatrice tra<br />

tutte le nazioni europee è la Germania, che guida il ranking di<br />

fatturato con 920m di EUR e una quota di mercato che si avvicina<br />

al 10% (2013), poi la Francia che segue con circa 400m di<br />

EUR e una quota di mercato pari al 3% - 4% e poi tutti gli altri<br />

stati che hanno un gran numero di consumatori affini alla cosmesi<br />

naturale: la Gran Bretagna, l’Italia, i Paesi Bassi, l’Austria, la<br />

Svizzera, la Scandinavia e oggi anche Russia, India e Cina.<br />

Il mondo della cosmetica se possibile è sempre più “natural<br />

inspired”, per usare una terminologia da addetti ai lavori e di<br />

facile traduzione, ma sprovvisto di regolamentazioni a livello<br />

internazionale che limitino l’uso indiscriminato di rivendicazioni<br />

assolutamente ingannevoli per il consumatore, dove vengono<br />

conclamati come naturali e biologici prodotti che non lo sono affatto.<br />

A questo proposito ricordiamoci sempre di leggere la lista<br />

INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)<br />

degli ingredienti, obbligatoriamente stampata sul packaging del<br />

prodotto che vorremmo acquistare. In questo elenco i nomi delle<br />

sostanze sono posizionati in ordine decrescente per peso, e se è<br />

ben vero che ci vuole un occhio esperto per decrittare una nomenclatura<br />

spesso molto “chimica”, è altrettanto vero che molta<br />

informazione è accessibile oggi nell’era di internet dove i consumatori<br />

di tutto il mondo sono sempre più preparati ed attenti.<br />

L’olio di argan era praticamente sconosciuto nel 2008 mentre<br />

oggi (vedi figura 1) è il più presente nei prodotti per capelli e<br />

non solo per le sue qualità riconosciute, ma certamente anche<br />

per un effetto di marketing molto spinto che si è propagato agli<br />

altri oli e burri naturali (basti pensare al karitè).<br />

La frase “non contiene parabeni”, nonostante questi discussi<br />

conservanti siano ancora oggi i più presenti nei cosmetici e il<br />

loro impiego sia giudicato sicuro dagli esperti della Comunità<br />

Europea (1), è diventata la rivendicazione più utilizzata nel<br />

packaging cosmetico a comprova dei “desiderata” dei consumatori,<br />

mentre al contrario conclamare un prodotto come “tutto<br />

naturale” non viene più creduto dai consumatori stessi (figura<br />

2), che si sono fatti più avveduti e ricercano una certificazione e<br />

un logo affidabile sulla confezione del prodotto che acquistano a<br />

comprova di un contenuto realmente bio e naturale.<br />

La prima motivazione che ha decretato la crescente confidenza<br />

mostrata per i cosmetici naturali e bio è certamente una maggiore<br />

attenzione per ciò che mettiamo sulla nostra pelle, e ancor di<br />

più su quella dei nostri bambini. In numero sempre più crescente<br />

i consumatori, divenuti anch’essi globali, si tengono alla larga<br />

dai prodotti che contengano conservanti quali i suddetti parabeni,<br />

il fenossietanolo o i tioazolinoni, o antiossidanti quali il<br />

BHA o il BHT, i glicoli, i filtri solari chimici o nanoparticellari, i<br />

siliconi, i complessanti ad alto impatto ambientale come l’Edta,<br />

le fragranze e i coloranti sintetici, le molecole di derivazione<br />

petrolchimica, solo per citare alcuni dei componenti spesso presenti<br />

nei cosmetici convenzionali e che dovrebbero essere assen-<br />

ti in quelli certificati. Secondo fattore alla base di una continua<br />

crescita nel mercato dei prodotti certificati è la loro crescente<br />

varietà e disponibilità, dovuta sia all’estensione della rete com<br />

mentazione (l’acido ialuronico, i glutammati, l’acido citrico, il<br />

sorbitolo per citarne solo alcuni assai diffusi): dalle piante come<br />

il mais o la soja OGM, che servono come fonte di carbonio e<br />

nutrienti per la fermentazione, ai batteri stessi utilizzati nella<br />

sintesi dei componenti attivi, tutto ciò non veniva assolutamente<br />

investigato in maniera credibile dai diversi disciplinari esistenti.<br />

I produttori delle materie prime da fermentazione sono ora obbligati<br />

da COSMOS, per potersi vedere approvati gli ingredienti nei<br />

prodotti certificati, a fornire informazioni dettagliate e complete su<br />

reazioni, solventi, additivi, modalità produttive e analisi effettuate<br />

(PCR- Polymerase Chain Reaction, l’analisi principe per determinare<br />

la presenza di materiale transgenico). Il sistema di acquisizione<br />

e valutazione dati in COSMOS è unificato e soggetto a parere<br />

della Commissione Tecnica, così anche la rivendicazione “no<br />

OGM” inizia ad acquisire un senso compiuto in cosmetica. Con lo<br />

standard Cosmos produttori e consumatori di bio e di naturale in<br />

tutto il mondo hanno finalmente la possibilità di avere un sistema<br />

di definizioni e di regole avanzate, trasparenti, comuni e condivise.<br />

Secondo fattore di crescita imprescindibile è il fattore prezzo:<br />

il biologico deve essere per tutte le tasche, a disposizione di tutti,<br />

e non deve costare più dei prodotti convenzionali. In cosmetica<br />

questo può non essere poi così difficile, dal momento che il costo<br />

della comunicazione, del packaging e del cosiddetto “branding”<br />

soverchia di gran lunga la spesa per ingredienti e certificazione.<br />

In modo però quasi paradossale le aziende, obbligate a spendere<br />

parecchio per affermare il proprio marchio, pensano che il<br />

risparmio sugli ingredienti sia una strada obbligatoria a discapito<br />

quindi della qualità del prodotto, tanto basterà inventarsi una<br />

qualche rivendicazione bio del tipo - contiene olio di mandorla<br />

e di argan biologici - per poi elencare gli stessi due ingredienti<br />

bio solo verso la fine della lista INCI, dove sono ammassate tutte<br />

le materie prime presenti al di sotto dell’1% in quel particolare<br />

prodotto. Consideriamo l’esempio di Natura Siberica, un importante<br />

gruppo cosmetico russo che si è affacciato sul mercato<br />

del bio e del naturale certificato nel 2009.<br />

La loro strategia vincente, tanto è vero che in termini di fatturato<br />

certificato sono oramai ai primi posti fra i produttori mondiali,<br />

Figura 1: Impiego di oli e burri nei trattamenti<br />

per capelli e negli shampoo – 2008-2014<br />

si è basata su:<br />

a) ingredienti di altissima qualità, biologici ove possibile,<br />

addirittura introducendo moltissimi estratti e oli siberiani da<br />

raccolta spontanea assolutamente nuovi in cosmetica, tutti certificati<br />

biologici;<br />

b) una istruzione e formazione molto approfondita del personale<br />

sul biologico, e una comunicazione capillare assai ricca<br />

e attenta a risultare gradevole con libri e reportage televisivi<br />

sulla realtà incontaminata della Siberia.<br />

Ma tutto ciò poteva non essere sufficiente, e determinare anche<br />

un flop rispetto ai grandi investimenti effettuati dal gruppo. Vero<br />

requisito alla base del successo planetario dell’azienda è stato il<br />

prezzo, assai contenuto in virtù di una realtà produttiva verticale<br />

(dall’estrazione dei principi attivi alla produzione del packaging)<br />

e di una precisa strategia aziendale. Così i prodotti certificati e<br />

assai ricchi di preziosi estratti naturali sono giudicati ottimi dal<br />

mercato e costano poco: una miscela a dir poco esplosiva.<br />

Sempre per stare sul prezzo, fondamentale in questi periodi di<br />

crisi profonda dei consumi, sarebbe assai importante poter sviluppare<br />

attività consortili fra i produttori dei paesi poveri che<br />

riforniscono di preziosi ingredienti naturali tutto il mondo della<br />

cosmetica. Se in Perù le produzioni di burro di cacao biologico,<br />

o in India di olio di cocco bio, o nel Ghana di burro di karitè<br />

biologico venissero in qualche modo centralizzate localmente,<br />

sviluppando una capacità di gestione internazionale diretta delle<br />

pratiche di esportazione che tenga conto dei diversi aspetti<br />

legali e burocratici esistenti a livello internazionale, le aziende<br />

consumatrici potrebbero rivolgersi direttamente ai consorzi di<br />

produttori anche per ordini di piccole quantità, come sono in<br />

genere le necessità nei lotti di produzione standard in cosmetica.<br />

In questo modo si potrebbe garantire una qualità ottimale e<br />

un prezzo assai favorevole ai clienti internazionali, e allo stesso<br />

tempo riconoscerne uno assai più elevato ai contadini rispetto a<br />

quello oggi imposto dai grandi distributori, che monopolizzano<br />

tali produzioni per poi rivenderle sui mercati avanzati a prezzi<br />

esorbitanti rispetto ai costi reali.<br />

Gli organismi di certificazione bio, presenti ovunque nel mondo<br />

e quindi anche nei paesi produttori, del terzo mondo, così come<br />

le principali Associazioni di Produttori Naturali e Bio, molto potrebbero<br />

fare in questa direzione. ■<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

1)http://ec.europa.eu/health/scientific_committees/consumer_safety/docs/sccs_o_041.pdf<br />

2) www.cosmos-standard.org<br />

Figura 2: Rivendicazioni più utilizzate nei trattamenti<br />

per capelli e negli shampoo – 2008-2014<br />

Courtesy of Mintel Group Ltd - 11 Pilgrim Street, London, UK<br />

STILI DI VITA<br />

16<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

17


LE VALLI DEL DELTA DEL PO:<br />

LINEE ORIZZONTALI,<br />

LUCI, PROFUMI E<br />

SAPORI DAL DOLCE<br />

AL SALATO<br />

di Mario Allodi e Andrea Marziani<br />

che stupirà immediatamente per lo straordinario tunnel di platani<br />

che ci accompagna per chilometri in mezzo ad aree coltivate,<br />

sottratte attraverso le bonifiche alla palude dagli inizi dell’800.<br />

Uno degli abitati più singolari è Tresigallo, che diede i natali a<br />

Edmondo Rossoni, ministro dell’Agricoltura e Foreste durante<br />

il governo Mussolini. Il centro merita una visita, per rileggervi<br />

le circostanze che ne hanno avviato la costruzione e che hanno<br />

fatto di questo abitato una sorta di città “ideale” del ventennio,<br />

con architetture di regime ancora perfettamente intatte, quasi sospese<br />

nel tempo, nelle quali sembrano ricomporsi gli scenari dei<br />

fondali dei quadri di De Chirico. La pianura intorno colpisce<br />

per le centinaia di chilometri quadrati di pianura coltivata che<br />

senza le bonifiche sarebbe coperta dall’acqua; un territorio che<br />

stabilizza il suo andamento altimetrico tra i + 21 e -4 metri sul<br />

livello del mare. Un’area agricola che conta migliaia di imprese<br />

agricole, 180.000 ettari di superficie agraria, quarta provincia<br />

agraria italiana. Le linee del paesaggio sono di un’orizzontalità<br />

ostinata; a spezzarla, unici elementi verticali, sono gli alberi e i<br />

rari volumi edificati della case coloniche, di un materiale e di un<br />

colore che sembrano estratti dalla terra stessa. Il fiume e le condutture<br />

agrarie emergono di continuo, ricordandoci che la terra<br />

in questi luoghi è una patria che deve sempre essere difesa da<br />

insidie latenti: un minimo errore, piogge abbondanti, una lieve<br />

incuria possono generare disastri, come le piene raccontate da<br />

Bacchelli nel Mulino del Po.<br />

In questi luoghi non è poi così remota l’eco delle tribolate esistenze<br />

del popolo del fiume che abita quel monumentale romanzo;<br />

gente in bilico tra acqua e terra, alle prese con un orto e qualche<br />

bestia a terra, sempre spinta dall’ambizione di possedere un<br />

mulino per dedicarsi alla redditizia attività della molitura, con<br />

cui assicurare agio economico a sé e alla propria discendenza.<br />

Ambizione pagata il prezzo di enormi fatiche e costanti apprensioni<br />

sull’umore del grande fiume, che vale però il privilegio di<br />

poter governare la produzione di farine, fondamento del pane,<br />

cibo contadino verso il quale la tradizione porta un rispetto ancestrale.<br />

Riaffiora alla memoria, tra i protagonisti del capolavoro<br />

bacchelliano, il ricordo del mulino del “Pane perso”, monito<br />

che eleva il pane a simbolo di ciò che è costato così tanto lavoro<br />

e così tanto sudore che mai può degradarsi ad avanzo della tavola.<br />

Da qui gli innumerevoli richiami della cultura contadina<br />

al “pane perso”, il pane di ieri che verrà buono domani e che,<br />

acconciato con garbo, si rivelerà ingrediente prezioso di ricette<br />

particolarmente gustose. Preparati semplici di origine monastica,<br />

realizzati con le briciole raccolte e conservate con cura nel corso della<br />

settimana e a cui si aggiungono uova e farina per un piatto da consumare<br />

convivialmente. Pane perso che diventa pane guadagnato.<br />

Prima di raggiungere il mare, in direzione Codigoro si trova,<br />

un’oasi naturale, molto significativa per gli amanti dell’osservazione<br />

degli uccelli: l’oasi di Canneviè. Un’area salmastra, un<br />

relitto vallivo, di una sessantina di ettari nelle vicinanze dell’abbazia<br />

di Pomposa, con al suo interno alcuni “casoni” di valle.<br />

Affascinante dal punto di vista naturalistico; si può attraversare<br />

a piedi in strette lingue di terra circondata da flora sub acquatica<br />

fatta di giunchi e canneti. Da Codigoro si raggiunge velocemente<br />

Volano e la sua valle di Po. Lì hanno inizio i lidi ferraresi e di<br />

questi Volano è il più incontaminato ed il più a nord trovandosi<br />

quasi al confine col Veneto.<br />

Da Volano in bici è possibile costeggiando una pineta ed il mare<br />

giungere sino a Comacchio, suggestiva ed affascinante cittadina<br />

attraversata da canali che generano riflessi di luci ed architetture.<br />

Merita una visita il percorso dei Casoni; itinerario naturalistico<br />

culturale da effettuarsi per mezzo di una piccola barca. In questa<br />

zona i profumi dell’acqua di mare mista alla dolce generano<br />

sapori inconfondibili. Dai luoghi di cattura l’anguilla determina<br />

piatti dove si incrociano i profumi del mare col dolce sapore<br />

delle carni. La visita attraversa una significativa colonia di fenicotteri<br />

rosa, unica nel delta padano, e permette di capire come le<br />

attività di pesca avevano luogo, e dove le vite degli uomini si interrompevano<br />

per seguire le vite del fiume, della valle, quando le<br />

anguille, sentita la brezza marina volevano andare verso il mare<br />

per la riproduzione. Nell’antico paleo alveo del Po si possono<br />

visitare i casoni, i luoghi di pesca e di lavorazione dell’anguilla<br />

in un territorio di luci, luci riflesse dove non esiste la linea di<br />

congiunzione fra terra, mare e cielo. ■<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

Nella foto: Castello e fossato di Ferrara<br />

Questa volta il consueto muoversi per valli è da intendersi<br />

in senso puramente toponomastico: tale è infatti vergenza di opposti che ha generato un piatto dolce-salato, dagli<br />

nel dolce delle linee pianeggianti della campagna; singolare con-<br />

la denominazione dei luoghi incontrati, le valli del echi rinascimentali, come il cappellaccio di zucca. Contrasto che<br />

Po, miriade di percorsi d’acqua con scarso o nullo si ritrova nell’altro celebre piatto locale, la salama da sugo, insaccato<br />

dislivello che portano, appunto, il nome di “valli”.<br />

a base di carne di maiale arricchita da lingua e fegato,<br />

Il nostro nuovo itinerario parte da Ferrara, città che merita una profumata dall’essenza di spezie e aromi, pepe, noce moscata,<br />

visita. La città sorge sulle sponde del Po di Volano e ha un centro<br />

cannella, chiodi di garofano e vino rosso forte. Gusto deciso da<br />

storico particolarmente ricco grazie soprattutto alla famiglia assaporare caldo, ammorbidito da un purè di patate o, per chi<br />

degli Este. L’abitato si eleva pochi metri sul livello del mare, ha cerca pastosità più carezzevoli, di zucca.<br />

le sue radici nell’acqua salmastra e la parte superficiale ed aerea Uscendo da Ferrara si imbocchi la strada provinciale quindici<br />

18 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

Po di Volano 19


LE TRE “V” PER<br />

L’ AMBIENTE<br />

di Andrea Alessandro Muntoni<br />

ingegnere per l’ambiente e il territorio<br />

STILI DI VITA<br />

I<br />

professionisti (ingegneri, architetti, geologi, agronomi, geometri,<br />

periti) impegnati nella progettazione e realizzazione di<br />

opere di ingegneria civile – edile o architettonica o di difesa<br />

ambientale o nella pianificazione del territorio hanno il dovere<br />

morale di promuovere presso i committenti (pubblici e<br />

privati) una cultura ambientale che metta al centro delle scelte<br />

tecniche l’uomo e l’ambiente.<br />

Non sempre la difesa e la tutela dell’ambiente e del territorio,<br />

tuttavia, rappresentano nodi intorno ai quali l’attività progettuale<br />

e pianificatoria ruotano, poiché spesso il consumo di suolo,<br />

di risorse idriche e di energia unitamente alle emissioni sonore,<br />

alle emissioni in atmosfera e nei corpi idrici (fiumi, laghi, mari)<br />

vengono percepiti unicamente come impatti ambientali accettabili<br />

o comunque da accettarsi, perché inevitabili.<br />

Gli strumenti che il Legislatore comunitario ha programmato e<br />

imposto agli Stati membri – obbligati a recepire le relative direttive<br />

comunitarie trasponendole nel proprio ordinamento giuridico<br />

- consiste nella valutazione degli impatti sulle categorie<br />

ambientali e sull’uomo.<br />

L’anagramma «Nutrire il pianeta, energia per la vita», che richiama<br />

la centralità del pianeta (aria, acqua, suolo, sottosuolo,<br />

componenti biotiche e abiotiche), offre una chiave di lettura in<br />

cui l’uomo trae la propria energia e vitalità proprio dall’ambiente<br />

in cui vive: la Terra, da intendersi come un pianeta che per<br />

circostanze – più o meno fortuite – ruota alla “giusta” distanza<br />

dalla stella Sole ed è ricca, fra i tanti, di idrogeno e ossigeno<br />

che, nella combinazione H2O, garantisce lo sviluppo della vita<br />

sul pianeta.<br />

Proteggere e tutelare il Pianeta Terra è conditio sine qua non<br />

per garantire alla Specie umana e alle altre innumerevoli forme<br />

di vita un futuro. Opere e interventi dal forte impatto ambientale<br />

devono, ex lege, essere assoggettati alla procedura tecnico<br />

– amministrativa di valutazione di Impatto Ambientale (VIA);<br />

piani e programmi che possono avere impatti sul territorio devono,<br />

ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (Norme in materia ambientale),<br />

essere assoggettati alla procedura tecnico – amministrativa<br />

di Valutazione Ambientale Strategica; interventi pianificatori<br />

o opere ricadenti all’interno di habitat protetti o Siti di Interesse<br />

Comunitario (SIC) o Zone di Protezione Speciale (ZPS) per la<br />

tutela degli uccelli devono essere preventivamente assoggettati<br />

alla Valutazione di Incidenza Ecologica (VIE).<br />

Inutile dire che questi studi, spesso estremamente complessi e<br />

onerosi, oltre agli impatti (positivi e negativi) sulle categorie<br />

ambientali (aria, acqua, suolo, sottosuolo, flora, vegetazione,<br />

fauna) prevedono un’approfondita analisi sia sul contesto socio<br />

– economico, che sui beni storici e architettonici o culturali<br />

nonché sulla popolazione, intesa come vera e propria categoria<br />

ambientale.<br />

Popolazione, ovverosia uomo, al centro delle valutazioni di<br />

opere, impianti, piani e programmi; è questa la filosofia della<br />

valutazione di impatto, che rimette al centro dell’attenzione le<br />

persone, quali destinatari finali e soggetti non solo attivi ma<br />

anche passivi delle azioni di modificazione del territorio.<br />

Tutelare l’uomo significa - quasi sempre - avere anche cura<br />

delle specie animali e vegetali, che diventano indirettamente<br />

i destinatari finali delle azioni di mitigazione e compensazione<br />

degli impatti che VIA, VAS e VIE prevedono per rendere gli<br />

impatti negativi ancor meno negativi o più accettabili.<br />

Le emissioni in atmosfera possono essere ridotte adottando<br />

sofisticati e costosi impianti di trattamento degli effluenti inquinanti<br />

(cicloni, precipitatori elettrostatici, filtri a maniche,<br />

abbattitori ad umido, ecc.), a tutela della categoria ambientale<br />

atmosfera.<br />

Gli effluenti inquinanti possono essere trattati, prima di essere<br />

scaricati sui corpi idrici superficiali e sotterranei o sul suolo o<br />

nel sottosuolo, in appositi impianti di trattamento delle acque in<br />

sezioni biologiche o fisiche o chimico – fisiche (grigliatura, di-<br />

soleatura, sedimentazione primaria, fanghi attivi, biorulli, dischi<br />

biologici, sedimentatori secondari, disinfezione, ecc.), a tutela<br />

della categoria acqua.<br />

Suolo e sottosuolo possono essere risparmiati, evitando inutili,<br />

dannose e talora compromettenti e devastanti speculazioni<br />

edilizie, soprattutto in territori fragili, spesso soggetti a rischio<br />

idrogeologico, nonché limitando disboscamenti e deforestazioni,<br />

agricoltura e silvicoltura intensivi, con dannosi effetti a lungo<br />

termine sull’avifauna e la fauna selvatica, a tutela delle categorie<br />

ambientali suolo e sottosuolo, fauna e flora e vegetazione.<br />

Salvaguardare la memoria storica, il patrimonio archeologico,<br />

le tradizioni e la cultura del popolo che vive in un territorio è,<br />

ugualmente, uno strumento di tutela della vita e della categoria<br />

ambientale popolazione.<br />

Gli studi di impatto ambientale previsti dalla VIA, i rapporti<br />

ambientali previsti dalla VAS e le valutazioni di incidenza ecologica<br />

previsti dalla VIE hanno, dunque, lo scopo di analizzare<br />

gli effetti positivi e negativi che opere (strade, porti, aeroporti,<br />

attività minerarie, industrie, dighe, centrali per la produzione di<br />

energia) o programmi (piani urbanistici comunali (PUC), piani<br />

di utilizzo dei litorali (PUL), piani di forestazione, ecc.) possono<br />

avere sull’ambiente e sull’uomo che in tale ambiente vive,<br />

senza contare che molti impatti possono avere valenza transnazionale<br />

e dunque possono riguardare ambiti geografici su scala<br />

planetaria, come nel caso delle centrali nucleari (Fukushima,<br />

Chernobyl) o degli incidenti a petroliere o pozzi di estrazione in<br />

mare aperto. Si nutre il bambino che si vuole far crescere, cui si<br />

vuole bene, scegliendo il cibo migliore e più sano; con lo stesso<br />

spirito occorre nutrire il pianeta, fonte di vita per tutti gli uomini:<br />

quelli che inquinano e consumano indiscriminatamente le poche<br />

risorse (esauribili) del Pianeta Terra e quelli che si impegnano a<br />

risparmiare risorse naturali, proteggere gli habitat, non inquinare<br />

il suolo, il sottosuolo, le acque superficiali o di falda, a utilizzare<br />

fonti di energia rinnovabili, a produrre meno rifiuti, a riciclare e<br />

recuperare carta, plastica, vetro, metalli e la frazione organica,<br />

consumando prevalentemente o in via esclusiva vegetali (frutta,<br />

verdura, cereali, legumi) con spirito non violento e un forte senso<br />

etico, con la consapevolezza che l’agricoltura e l’allevamento<br />

intensivi hanno un forte impatto (diretto e indiretto) sull’ambiente<br />

e sulla popolazione. ■<br />

20 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

21


ENERGIA<br />

DA MAREA E<br />

ONDA MARINA<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

di Vincenzo Lo Scalzo<br />

È<br />

un peccato che dall’elenco dei protagonisti di Ites (Londra,<br />

24-26 novembre 2014), 5° convegno mondiale su<br />

una delle risorse rinnovabili d’energia più importanti<br />

del pianeta, a pochi mesi da un evento come Expo 2015<br />

dedicato al tema Cibo ed Energia per il pianeta Terra, non ci sia<br />

stato il verbo da ascoltare da viva voce della città ambrosiana, o<br />

della regione o nazione Italiana o almeno della società scientifica<br />

accademica nazionale. Il portale Expo si aprirà a Milano tra<br />

pochi mesi con il preciso (?) compito di comunicare al resto del<br />

mondo il “cuore” di scoperte, iniziative, speranze, piani d’accesso<br />

per “risorse” e per ogni paese (pertanto “sicurezza”) di “cibo”<br />

e “energia”. Il programma Ites è in essere da mesi e nell’attesa<br />

circolano le anticipazioni sui contenuti delle conferenze che gli<br />

attori internazionali saranno in grado di proporre a monologo ma<br />

anche a confronto, scambiare stati d’avanzamento, risultati operativi,<br />

stato dei finanziamenti e delle partecipazioni riguardanti<br />

iniziative che dilagano in tutto il pianeta: iniziative di piccolo<br />

cabotaggio da 50-200 kW (chilowatt) a > 4 MW (megawatt) per<br />

turbina di corrente d’acqua. Se New York prevede per la città un<br />

piano d’investimenti d’energia marina idrocinetica, Milano e<br />

l’Italia, con imprese primattrici mondiali dell’energia da dighe<br />

“stanno alla finestra, a guardare”. L’Italia è da oltre venti secoli<br />

placidamente in letargo lungo le migliaia di km di coste e distese<br />

marine nel Mediterraneo, pur dominato dalla nostra penisola. Si<br />

stacca dalle Alpi come un molo in una baia. Sarebbe ora che<br />

la comunità nazionale si risvegliasse dal torpore d’inattività dominante.<br />

Basta aria fritta, anche nello stretto di Messina! Oltre<br />

ai temi delle presentazioni, sono stati programmati per l’evento<br />

“riconoscimenti” speciali per i più apprezzati protagonisti del<br />

rapporto annuale da presentare ai governi che condividono l’intero<br />

progetto Ites. È mia cura citare in quest’occasione per ciascuno<br />

dei protagonisti le note e le riflessioni dedotte dalla lettura<br />

di parte di background information raccolte, per illustrare contenuti<br />

e valori del progetto complessivo.<br />

“L’industria cantieristica e<br />

la creatività italiana nella<br />

progettazione impiantistica<br />

sono ben note”<br />

La tecnologia italiana<br />

L’industria cantieristica e manifatturiera, oltre che la creatività<br />

italiana nella progettazione, impiantistica e di gestione di applicazioni<br />

energetiche in ambiente marino, è ben nota, quanto più<br />

per la familiarità con le dimensioni diffuse nel nostro paese e con<br />

quelle d’interesse internazionale.<br />

Sia natanti che macchine capaci di resistere alle condizioni marine<br />

estreme sono altrettanto storicamente e industrialmente familiari:<br />

eliche, propulsori e strutture, materiali compositi e metalli,<br />

cavi per l’energia, loro posa sottomarina e manutenzione,<br />

rendono Plast sede di riferimento interessata allo sviluppo della<br />

rilevante comunicazione tecnologica innovativa. Qualche lettore<br />

troverà in queste riflessioni uno stimolo all’approfondimento<br />

con le indicazioni di competenze protagoniste a livello mondiale.<br />

Dai lontani anni ’60 ad oggi, cinquant’anni di acque sono passati<br />

intatti nella loro potenzialità di offrire opportunità d’abbondanza<br />

d’energia, da onda, da marea, da corrente naturale. Stream da<br />

meno di 2 ad oltre 4 e più metri al secondo di velocità di flusso<br />

sono fluiti a favore o contro senso di rotte di navigazione, basta<br />

ricordare le omeriche sfide tra Scilla e Cariddi. Onde e correnti<br />

da decine di secoli, indotte da mostri mitologici, sono famose<br />

più per i danni che per l’apporto d’energia a sostegno alla vita<br />

di eroi e umani. Il vorticoso incontro sviluppò i primi segnali<br />

d’energia utile all’Enea nei primi anni ‘70.<br />

I materiali<br />

L’uomo comune pensava che il materiale più idoneo da impiegare<br />

in queste applicazioni fosse la gomma, elastica e deformabile,<br />

ma la scienza del tempo non era capace di rimuovere tabù,<br />

22 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

23


come spesso si rilevava nella storia d’uomo e uso di materiali al<br />

vantaggio della vita sociale: legno, metalli, leghe, fibre, gomme,<br />

polimeri e alla fine i materiali compositi. Oggi trionfano in mare,<br />

nelle acque correnti, su strade e ferrovie, nell’aria. Nella generazione<br />

sono fondamentali per l’energia da vento e abbiamo tanti<br />

altri esempi convincenti di resistenza e potenza per la nuova era<br />

d’energia dal mare. Sono un recente successo d’impiego nelle<br />

pale di turboreattori di gran potenza in aeronautica e con eccellente<br />

resistenza ambientale per strutture di scafi in ambiente<br />

marino e soprattutto sottomarino.<br />

Ocean Energy Systems (OES) stima che il potenziale mondiale<br />

d’energia da onda e da maree nel 2050 raggiungerà 337 GW per<br />

un mercato che potrebbe valere 10,1 miliardi di $ già nel 2020.<br />

L’Energy Association Ocean stima il potenziale europeo a 188<br />

GW entro il 2050, capace di soddisfare il 15% della domanda<br />

europea d’energia elettrica. Per raggiungere questi obiettivi, si<br />

ritiene che sia necessario sviluppare un approccio innovativo e<br />

di collaborazione che comprende obiettivi di squadra come:<br />

• Affidabilità e tecnologia di costruzione di componenti per<br />

ambiente sottomarino.<br />

• Sistemi cablati interconnessi (array) per trasferire energia<br />

dal sistema marino a terra<br />

• Miglioramento di tecnologie e opere di montaggio.<br />

• Strumenti per ridurre l’incertezza di previsioni di reddito<br />

dell’energia producibile.<br />

• Soluzioni per ridurre costi di progettazione e sviluppo per<br />

O&M.<br />

• Innovazione in progetti di matrici High Tech.<br />

• Solidità delle strutture di sostegno finanziario per garantire<br />

continuità di slancio ai progetti.<br />

All’Annual Energy Tidal Summit 2015 di Londra si è riflettuto<br />

su questi temi e sono stati analizzati gli ultimi “case studies” in<br />

attuazione di strategie ed esperienze innovative rivolte a ridurre<br />

costi e rischi di profitto dei progetti, in altre parole le ragioni di<br />

validità delle iniziative sviluppate e le potenziali correzioni in<br />

corso d’opera.<br />

Aggiornamento tecnologico del settore energia da vento offshore<br />

L’industria eolica offshore continua a raccogliere proposte di<br />

nuovi progetti per ampliare l’accesso alle condizioni di vento<br />

favorevoli per installazioni anche in acque profonde, cui competerà<br />

evoluzione di tecnologie, consentite dall’aumento di capacità<br />

di produzione per unità di turbine, tipo di fondazioni e<br />

tecniche d’installazione emanutenzione aggiornate.<br />

Previsioni recentemente fatte da organi indipendenti di capacità<br />

installata eolica offshore in tutta Europa entro il 2020 si spingono<br />

a 40 GW e a 150 GW entro il 2030.<br />

L’innovazione per turbine e fondazioni per la produzione di<br />

“energia marina idrocinetica” si allarga a capacità e prospettive<br />

di produzione ben oltre a quanto fosse pensato possibile,<br />

rivoluzionando l’intera supply chain: come abbiamo messo in<br />

evidenza per l’energia da marea e onda, l’offshore da vento non<br />

può essere trascurato tanto quanto le opportunità di sfruttamento<br />

di correnti da fiume e da diga.<br />

Il processo di progettazione integrata tra ideatori e produttori di<br />

nuove e antiche tecnologie è capace di portare il settore marino<br />

e quello di terra (energia da corrente fluviale) in grado di raggiungere<br />

l’obiettivo finale di ridurre il costo dell’energia prodotta.<br />

Offshore Wind Energy (14-15 aprile 2015, Londra) riunirà<br />

esperti di Statoil e Senvion, due leader chiave di generazione<br />

eolica offshore per riflessioni sullo sviluppo tecnologico, capaci<br />

di individuare le tecnologie chiave per il futuro anche in mare<br />

aperto.<br />

L’accesso a una ampia sere di pubblicazioni al 2014 su tutta l’energia<br />

rinnovabile off shore è al link: http://www. renewableuk.<br />

com/en/publications/index. cfm<br />

Opportunità e sviluppi<br />

Per misurare il polso del settore energetico industriale del pianeta<br />

e cogliere sfide e opportunità che s’intrecciano nella mente<br />

dei principali dirigenti e manager del settore, DNV GL (ex DNV<br />

Kema) ha intervistato nel 2014 oltre 200 professionisti dell’energia<br />

degli Stati Uniti (US). I risultati del sondaggio sono stati<br />

presentati a Washington all’incontro Utilities del Futuro (Leadership<br />

Forum - Grand Hyatt Washington, 2-4 giugno 2014), e<br />

oggi forniscono intuizioni chiave sui driver che influenzeranno<br />

lo scenario di servizi in competizione in un futuro che si avvicina<br />

a rapidi passi. DNV riunisce i punti di forza di DNV Kema, GL<br />

Garrad Hassan e di GL Renewables nella certificazione. Si tratta<br />

di 3.000 esperti nell’energia che sono a disposizione dei clienti<br />

in tutto il mondo nella realizzazione di un servizio sicuro, affidabile<br />

d’approvvigionamento energetico efficiente e sostenibile.<br />

Si tratta di un know how di certificazione e consulenza per tutta<br />

la filiera, incluse le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.<br />

L’esperienza industriale acquisita si estende pertanto da quella<br />

storica alla potenza onshore e offshore, eolica, solare, marina,<br />

di produzione convenzionale e rinnovabile per la scelta strategica<br />

d’operazioni competitive di trasferimento e distribuzione, di<br />

reti intelligenti e l’utilizzo di energie sostenibili, così come per i<br />

mercati e i regolamenti di scambio d’energia nelle aree geografiche<br />

del pianeta.<br />

Chiaramente critici appaiono fin d’ora i provvedimenti legislativi<br />

che ogni nazione metterà in campo per salvaguardare posizioni<br />

dominanti e proteggere ambizioni di dominio o difesa di<br />

posizioni acquisite a livello globale.<br />

Esempi di risultati conseguiti nei campi sperimentali<br />

Cerco di cogliere le ragioni della selezione di riconoscimenti attribuiti<br />

in occasione di Ites 2014.<br />

A - Valutazione di scenario nel Regno Unito riguardante il sistema<br />

energetico a causa della mutazione e indebolimento delle<br />

riserve di petrolio e gas nel Mare del Nord, dello sfruttamento<br />

di risorse energetiche rinnovabili e non rinnovabili nazionali, di<br />

perdita dell’autosufficienza energetica e aumento della necessità<br />

d’importazioni, d’implicazioni sui servizi per l’ecosistema in<br />

UK e globalmente di conflitti ma anche di potenziali sinergie.<br />

B - Tavola rotonda su potenziale d’energia marina idrocinetica<br />

in EC e al di fuori dell’area del Regno Unito, con Ocean<br />

Energy Association, Atlantis Resources Shottel, Alstom, Siemens,<br />

Andritz Hydro.<br />

C - La commercializzazione d’impianti per produrre da<br />

50- 200 kW fino a 2,5 MW è presentata da Schottel. Sono più<br />

competitive le macchine di grandi dimensioni? Fraenkel Wright<br />

Ltd ha modelli per marea e vento offshore proposti per dimensionamento<br />

dei rotori, per basse velocità (fino a 2 m/sec),<br />

per nuovi “array” da 4 MW e per favorire la rincorsa all’abbassamento<br />

dei costi di produzione. Alla tavola rotonda hanno<br />

partecipato Atlantis Resources, Mojo Maritime, Alstom Ocean<br />

Energy: Atlantis è “decision maker” a ITES detenendo l’86%<br />

di MeyGen Project in Halifax, Nova Scotia, il più importante<br />

progetto in Europa d’energia da marea. I centri operativi di Ocean<br />

Energy sono a Nantes e Bristol. Ha acquisito nel 2013 TGL<br />

(Tidal Generation Ltd.).<br />

www. emec. org. uk/about-us/our-tidal-clients/atlantis-resources-<br />

■<br />

Risorse per la produzione di energia da vento offshore in UK<br />

Progetti in esercizio o in fase di avanzamento n. 24<br />

Turbine in esercizio n. 1184<br />

Capacità di erogazione di energia eolica offshore GW 4<br />

Capacità di energia erogata in acque UK<br />

TWh8<br />

Capacità di alimentazione all’uso domestico n. case 20.000<br />

Capacità addizionale in costruzione o progettata GW 10<br />

Capacità di energia eolica offshore attesa entro il 2016 GW 6<br />

Capacità di energia eolica<br />

offshore da approvare a breve GW 7,6<br />

Capacità di energia eolica offshore totale entro il 2020 GW 20<br />

Domanda UK di energia totale stimata nel 2020 GW 160-200<br />

Risorse per la produzione di energia da marea e onda in UK<br />

Progetti in esercizio o in fase di avanzamento n.3<br />

Turbine in esercizio al 2020, a Pentland Firth, Orknay n. 6<br />

Turbine in esercizio 2° fase al 2030 n. 20-400<br />

Capacità di erogazione di energia marea e onda GW 10-20<br />

Capacità di alimentazione al consumo domestico n. case 40.000<br />

Capacità addizionale TIDAL e<br />

onda progettata entro 2020 GW 70<br />

Capacità di erogazione da vento e marina entro 2030 GW 30-80<br />

Domanda in UK di energia totale stimata nel 2020 GW 160-200<br />

Le Previsioni sulla capacità eolica offshore installata in Europa<br />

si spingono a 40 GW entro il 2020 e a 150 GW entro il 2030.<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

24 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

25


AGRICOLTURA, PAESAGGIO,<br />

AMBIENTE: DESTINO COMUNE.<br />

IL RUOLO STRATEGICO DELL’ AGRICOLTURA PERIURBANA<br />

di Paola Santeramo<br />

Presidente ISTVAP<br />

“Non c’è nulla di più fragile dell’equilibrio dei bei luoghi…<br />

Il minimo restauro imprudente inflitto alle pietre,una strada asfaltata<br />

che contamina un campo dove da secoli l’erba spuntava in pace creano l’irreparabile.<br />

La bellezza si allontana, l’autenticità pure”(Margherite Yourcenar).<br />

Queste parole riaffiorano nella memoria ogni qualvolta<br />

mi lascio alle spalle la città per inoltrarmi nella campagna.<br />

Si percorrono aree che sono prossime alla città ma che non sono<br />

ancora campagna aperta, in cui il territorio urbano e quello agricolo<br />

si compenetrano, e si uniscono in maniera non felice e non<br />

risolta. Occorre, invece, che si mantenga un tessuto consolidato<br />

di connessione tra la città e la campagna, attraverso il contributo<br />

di un’agricoltura sostenibile e fortemente relazionata con il<br />

territorio urbano, affinché si soddisfi un ‘bisogno’ in termini di<br />

qualità del vivere sotto forma di bellezza del paesaggio, qualità<br />

dell’aria e dell’alimentazione, prevenzione del dissesto idrogeologico,<br />

tutela della biodiversità, che per lo meno pari titolo rispetto<br />

ad altri bisogni come i trasporti, la casa… Esso può offrire<br />

opportunità importanti alle aziende agricole legate alla domanda<br />

di un potenziale mercato che richiede: qualità e sicurezza dei<br />

prodotti alimentari, fruizione del territorio e servizi di qualità<br />

ambientale. Altrettante opportunità possono essere offerte partendo<br />

dal concetto di città-parco, ossia un sistema periurbano<br />

costituito da aree urbanizzate, aree naturali, aree agricole, vie<br />

di comunicazione, con lo sviluppo di un bilancio di sostenibilità<br />

socio-ambientale applicato a questo sistema.<br />

L’idea di un modello di bilancio di sostenibilità per le aree periurbane<br />

a rilevante attività agricola, si inserisce nel percorso<br />

scientifico di valutazione dell’efficacia e dell’efficienza delle<br />

politiche di promozione dello sviluppo sostenibile attraverso<br />

metodi della contabilità ambientale e della rendicontazione sociale.<br />

E’ il passaggio dalla one bottom line alla triple bottom<br />

line, che considera e valuta contemporaneamente dimensione<br />

economica, sociale ed ambientale.<br />

Nel dibattito sulla metropoli le aree periurbane sono considerate<br />

della massima importanza per la sperimentazione di nuove forme<br />

di urbanità complessa. Se il territorio periurbano è stato<br />

considerato come prolungamento di servizio della città, in cui<br />

trasferire poli di attrazione e di incontro di grande dominanza,<br />

ospitando centri commerciali, aeroporti e nuovi insediamenti,<br />

oggi appare opportuno trovare un modello che consenta di valutare<br />

l’effetto complessivo di sistema degli insediamenti urbani<br />

e periubani, e di poter avviare una riflessione sul percorso di<br />

sviluppo di queste aree. Intorno alle parti più dense della città<br />

esistono zone di raccordo dove la città si destruttura, annettendo<br />

spazi agricoli sempre più ampi all’allontanarsi da essa, fino a<br />

che l’ambiente diventa proprio della campagna. Queste sono le<br />

zone in cui col tempo la campagna ha ceduto e cede spazio alla<br />

città, con un elevato impatto ambientale, culturale e produttivo<br />

diretto sui territori urbanizzati, e indiretto sui suoli rimasti<br />

agricoli ma ormai dispersi come residuo delle attività del passato.<br />

Il ruolo dell’agricoltura di prossimità delle aree urbane può<br />

essere assai rilevante e ancora di più potrebbe esserlo attraverso<br />

politiche mirate. I servizi e le funzioni che la caratterizzano e che<br />

possono contraddistinguerla riguardano la possibilità di offrire<br />

prodotti alimentari di qualità, l’agricoltura sociale, l’agrienergia,<br />

la creazioni e la fruizione di aree boschive, la conservazione<br />

del paesaggio, l’agriturismo, la gestione del verde pubblico. Si<br />

tratta quindi di un ruolo tutt’altro che caratterizzato da attività<br />

residuali in attesa di approfittare dell’espansione urbana, mentre<br />

oggi c’è il rischio che esso venga poco compreso a causa di un<br />

approccio parziale e spesso focalizzato solo sui problemi delle<br />

pressioni ambientali indotte e sulla discontinuità che i territori<br />

agricoli realizzano rispetto agli “abituali” luoghi dell’urbanizzato.<br />

E’ necessario aumentare la consapevolezza dei cittadini circa<br />

l’importanza dell’agricoltura sulla qualità della vita attraverso<br />

l’approviggionamento di prodotti alimentari freschi, la riduzione<br />

dell’inquinamento, il miglioramento del bilancio energetico e la<br />

preservazione dell’alternanza di spazi aperti e verdi tra i tessuti<br />

insediativi.<br />

Le politiche nazionali e regionali anche attraverso la pianificazione<br />

territoriale “ordinaria” possono integrare specificandole,<br />

le misure di politica agraria comunitaria promuovendo:<br />

● l ‘accorciamento della filiera delle intermediazioni tra produttori<br />

e consumatori<br />

● il sostegno di reti e distretti e di cicli produttivi tendenzialmente<br />

completi<br />

● la realizzazione di servizi e di attività industriali per la conservazione,<br />

trasformazione e la commercializzazione dei prodotti.<br />

La città-parco deve assumere il significato di un bene patrimoniale<br />

della città: un “giardino” dove possiamo accedere a prodotti<br />

freschi, come un tempo il giardino della cascina lombarda<br />

dove possiamo comunicare, contemplare, incontrare, ascoltare.<br />

Crediamo fortemente in una nuova ”missione” dell’agricoltura,<br />

cioè l’importanza dell’azione degli agricoltori non solo per creare<br />

ricchezza nella produzione di alimenti di qualità, ma anche<br />

di servizi ambientali, territoriali, culturali a beneficio di tutta<br />

la società. Si tratta di una differente visione dell’agricoltura e<br />

dell’imprenditore agricolo più adeguato alle trasformazioni della<br />

società e del sistema economico.<br />

L’attività agricola rappresenta nei territori rurali e non il nucleo<br />

attorno al quale si realizzano processi in grado di valorizzare<br />

numerose attività economiche: dal terziario all’industria, dall’agriturismo<br />

all’artigianato alimentare. Il segno più evidente di<br />

questo fenomeno e’ che il territorio rurale mantiene la sua identità<br />

fatta di tradizione, beni culturali, paesaggio e la trasforma in<br />

opportunità economiche ed in una forza antagonista ai processi<br />

di marginazione.<br />

Il tema di expo “nutrire il pianeta, energia per la vita” deve<br />

vedere protagonista l’agricoltura. Nutrire il pianeta significa<br />

anche nutrire città cambiate strutturalmente per la presenza<br />

di differenti etnie con tradizioni alimentari diverse da soddisfare.<br />

Alcuni produttori agricoli in Lombardia stanno sperimentando<br />

nuove colture tipiche dei paesi di origine dei nuovi cittadini,<br />

all’interno del progetto “Nutrire la Città che Cambia” realizzato<br />

da ASeS, CIA, e Fondazione Cariplo.<br />

In conclusione è necessario che gli orientamenti strategici pongano<br />

attenzione: alla biodiversità, alla preservazione dell’attività<br />

agricola e dei sistemi forestali ad elevata valenza naturale, al<br />

regime delle acque e al cambiamento climatico. La polifunzionalità<br />

dell’agricoltura ha tra le sue componenti anche la produzione<br />

di beni pubblici e cioè le esternalità positive multiple dei<br />

processi agricoli e zootecnici legati ad una diversa visione dei<br />

percorsi di creazione di benessere collettivo. Si tratta di mettere<br />

a punto modelli produttivi in cui la produzione di un alimento e<br />

la creazione di un servizio sociale sono un tutt’uno intendendo<br />

con ciò paesaggio, riduzione dell’inquinamento, conservazione<br />

delle risorse ambientali e e biodiversità, ma anche azioni terapeutiche,<br />

riabilitative, educative e di inserimento lavorativo tese<br />

a fornire servizi della vita quotidiana dedicate alle fasce della<br />

popolazione più esposte al rischio di emarginazione ed esclusione.<br />

Significa cioè recuperare una coscienza semplice ma fin<br />

ora perduta, e cioè che la terra e l’agricoltura sono da sempre il<br />

miglior modo che l’uomo si è dato per includere le persone.<br />

“La terra rimbomba sotto gli zoccoli, scricchiola sotto i cingoli<br />

dei carri armati, si affossa sotto i colpi delle bombe. Eppure<br />

genera, moltiplica le spighe, produce frutti. Le guerre passano<br />

e la linfa della terra continua a circolare. La terra accoglie la<br />

pioggia calda e il concime maleodorante, i friabili fosfati e il<br />

sangue secco. Accoglie tutto e restituisce sempre la stessa cosa<br />

il seme…” (Rjszard Kapuscinski) ■<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

26<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015


RESPIRARE<br />

MEGLIO<br />

ECOABITARE<br />

SENZA<br />

IMPIANTI<br />

di Marco Cagelli<br />

Sansevieria trifasciata<br />

Sostenibilità è una parola molto usata in questi anni. Ha<br />

sostituito altre parole, altre abitudini. Il costante cambio<br />

di parole per descrivere un modo di progettare o un<br />

comportamento, mi fa sempre pensare che in realtà si<br />

voglia evitare di comprendere il significato profondo di quella<br />

parola.<br />

Accade lo stesso con le molte case sostenibili, net zero energy<br />

building, case passive... che sembrano uscite da un film di fantascienza:<br />

impianti di ventilazione ovunque, descrizione di un<br />

comfort ideale, sottolineatura dell'avanzamento tecnologico.<br />

Hassan Fathy aveva ragione: gli architetti (e gli ingegneri dico io)<br />

sono come dei calciatori che per fare gol facilmente usano il cannone.<br />

Per usare un tormentone, vogliono vincere facile. Ma come<br />

il tormentone, tale atteggiamento sottolinea una dipendenza: gli<br />

impianti diventano centrali nel raggiungimento degli obiettivi di<br />

comfort ambientale, lasciando al professionista la libertà di fare<br />

quello che desidera, senza comprendere, capire, fare proprio il<br />

senso della parola sostenibilità. L'importante è realizzare un bel<br />

rendering, condividerlo in rete ed attendere che diventi un successo.<br />

Se questo è il messaggio dominante, fortunatamente nel<br />

mondo si stanno facendo progressi per dare una cornice scientifica<br />

a conoscenze storiche, entrate anche nella cultura popolare.<br />

E' il caso del lavoro svolto, fra gli altri, dal prof. Kamal Meattle.<br />

Già la NASA negli anni 80 aveva provveduto a ricercare le<br />

piante perfette per bonificare l'aria, nell'ottica di migliorare la<br />

presenza umana nello spazio senza ricorrere unicamente agli impianti.<br />

Ma il prof. Meattle ha spinto tale ricerca nella direzione di<br />

dimostrare come alcune tipologie di piante possano consentire di<br />

mantenere elevati standard di qualità dell'aria. Colpito da allergia<br />

agli inquinanti presenti nell'aria di New Dheli, ed informato<br />

della possibilità che tale fenomeno fosse per lui letale, si è dedicato<br />

ad individuare metodi naturali che risolvessero il problema.<br />

Dopo anni di prove e studi ha così individuato tre tipologie<br />

di piante che possono essere adottate nelle nostre abitazioni e<br />

dei nostri uffici per migliorare l'aria interna. Questa soluzione<br />

consente di ridurre i VOC e la concentrazione di CO2, con la<br />

possibilità di riduzione dei ricambi d'aria richiesti e conseguente<br />

riduzione dei consumi energetici. Non è cosa da poco!<br />

Si deve infatti considerare che le possibilità di realizzare involucri<br />

che non disperdono energia, ha portato gli scambi per<br />

ventilazione a divenire quota significativa degli ulteriori margini<br />

di miglioramento del bilancio energetico dell'edificio. Per tale<br />

ragione, in tutti i testi sugli edifici che tendono ad energia netta<br />

zero, si trovano indicazioni per la realizzazione di impianti meccanici<br />

di ventilazione.<br />

Ma se riuscissimo a garantire una qualità dell'aria adeguata senza<br />

tali impianti? Quali sarebbero i benefici?<br />

1) riduzione del costo di costruzione, in quanto avremmo<br />

meno impianti meccanici;<br />

2) riduzione del costo di gestione, in quanto gli impianti di<br />

ventilazione devono essere mantenuti efficienti e puliti per<br />

tutta la vita;<br />

3) maggiore possibilità di integrazione di altri sistemi passivi<br />

(serre bioclimatiche, muri di Trombe...), che consentono<br />

preriscaldamento dell'aria o riscaldamento passivo degli spazi<br />

abitativi;<br />

4) minore dipendenza energetica in quanto anche quella parte<br />

di energia per il funzionamento degli impianti verrebbe meno<br />

e la riduzione dei ricambi d'aria riduce i consumi energetici<br />

anche del 15%;<br />

5) maggiore varianza dei parametri termici, a parità di<br />

comfort, con indubbio vantaggio per la nostra salute.<br />

Certo un modo meno istantaneo di risolvere i progetti, ma che richiede<br />

l'impiego dell'unica vera fonte rinnovabile: il nostro cervello.<br />

28<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

29


Quali piante?<br />

Spiegato il metodo è necessario ora fornire indicazioni in merito<br />

alle piante da utilizzare:<br />

● chrysalidocarpus lutescens;<br />

● sansevieria trifasciata - lingua di suocera;<br />

● epipremnum aureum - scindapso.<br />

Ognuna di queste ha proprietà tali da essere impiegata in ambienti<br />

specifici:<br />

● la prima all'interno delle zone a giorno trasforma l'anidride<br />

carbonica in ossigeno e servono quattro di queste piante per<br />

ogni persona presente;<br />

● la seconda nelle camere da letto in quanto trasforma CO2 in<br />

ossigeno la notte e servono 6 piccole piante a persona, mentre<br />

la terza è una pianta ad attività specifica;<br />

● la terza rimuove formaldeide ed altri inquinanti dall'aria.<br />

La ricerca è stata condotta in un edificio per quindici anni in<br />

cui ci sono circa 300 occupanti con 1200 piante, con risultati<br />

sorprendenti: il 42% dei residenti ha visto aumentare la quantità<br />

di ossigeno nel sangue dell'uno per cento, risiedendo nell'edificio<br />

per 10 ore. L'edificio è il più salubre di tutta l'India, ha una<br />

minore incidenza delle seguenti patologie:<br />

● irritazione agli occhi – 52%;<br />

● problemi respiratori – 34%;<br />

● cefalea – 24%;<br />

● insufficienza polmonare – 12%;<br />

● asma – 9%.<br />

Ovvia conseguenza è che la produttività delle persone che lavorano<br />

nell'edificio è aumentata del 20%.<br />

Questa ricerca deve farci riflettere anche sui risvolti della vita<br />

quotidiana delle nostre case: quante ore trascorriamo? Quali sorgenti<br />

di inquinanti ci sono all'interno? E che tipo di aria mi entra<br />

dall'esterno? Che tipo di vita conduciamo?<br />

Se per gli uffici si può pensare di progettare attraverso dati statistici,<br />

nel caso di abitazioni è necessario un progetto che risponda<br />

perfettamente ed in modo flessibile alle esigenze dei residenti.<br />

Questo sforzo di confronto e di comprensione reciproca fra<br />

progettista e committente porta sempre a risultati di efficienza<br />

dell'involucro, di maggior comfort, di minori costi dell'edificio<br />

e della gestione dello stesso, ma soprattutto di migliore qualità<br />

della vita.<br />

Conclusioni<br />

Il 60% della popolazione mondiale trascorre il 90% del proprio<br />

tempo in ambienti chiusi in città con più di un milione di abitanti,<br />

spesso “obbligando” progettisti e costruttori all'impiego di<br />

impianti meccanici complessi ed energivori.<br />

L'impiego di sistemi naturali di purificazione dell'aria, consente<br />

di migliorare il rendimento delle soluzioni passive per riscaldare<br />

gli edifici, garantendo risultati di efficienza energetica maggiore<br />

ed un migliore comfort ambientale con una riduzione nel<br />

consumo di materiali da costruzione.<br />

E molte delle nuove generazioni trascorrerà ancora maggiore<br />

tempo all'interno degli edifici scolastici, che molti vorrebbero<br />

“impoverire” con impianti di condizionamento. Di fronte a questa<br />

crescente tendenza di uso degli impianti, dobbiamo contrapporre<br />

il desiderio di usare la conoscenza per risolvere i problemi<br />

del nostro abitare. Vi sono molte ricerche in questo ambito, pochi<br />

testi a carattere informativo e ancor meno leggi. Se comprensibile<br />

in territori con periodi freddi molto prolungati, non si<br />

comprende questo silenzio in Italia, dove applicando le tecnologie<br />

esistenti e le conoscenze storiche del costruito la stagione di<br />

riscaldamento potrebbe ridursi a soli tre mesi (contro gli attuali<br />

6 della pianura padana). ■<br />

RINNOVABILI<br />

ED EFFICIENZA ENERGETICA,<br />

ACCOPPIATA SOSTENIBILE<br />

di Silvano Benitti<br />

ECOABITARE<br />

Kamal Meattle<br />

Ingegnere ambientalista indiano, ricercatore, fondatore del<br />

Paharpur Business&Software Technology Park a New Dehli,<br />

ha iniziato nel 1992 le sue ricerche per non cedere all’alto<br />

inquinamento dell’aria della sua città che gli aveva ridotto del<br />

70% la capacità polmonare. Divese testate di settore e non si<br />

sono occupate delle sue ricerche, riscontrandone i risultati.<br />

Bibliografia<br />

J.M. Mauskar, Epidemiological Study on effect of air pollution<br />

on human health in Delhi, Parivesh Bhawan C.B.D.<br />

Dati inquinanti in Lombardia, Arpalombardia.it<br />

Hassan Fathy, Architecture for the poor, Univerity of Chicago Press.<br />

J. Girman, T. Phillips, H. Levin, Critical Review: How well<br />

do house plants perform as indoor Air Cleaners?<br />

AA.VV. Zero and Net-Zero Energy Buildings + Home<br />

K.Meattle, How to grow fresh air, ted.com<br />

Processo storico e filosofie di vita sostenibile<br />

Nel 1968 frequentavo il terzo anno del Politecnico di<br />

Torino: fuori le contestazioni studentesche, dentro la<br />

fatica di dover frequentare otto ore al giorno e di studiare<br />

nelle ore rimanenti e nel fine settimana. Conflitto tra il giusto<br />

(laurearsi in tempo per iniziare a lavorare, per la propria dignità<br />

e per aiutare la famiglia) e l’ideale (manifestare per le strade,<br />

sull’onda delle idee sul new age che si propagavano da fuori).<br />

Conflitto tra il modello fordista della FIAT (il controllo dei tempi<br />

all’interno della fabbrica era lo spirito imperante) e il modello<br />

di vita consumistico che era ormai entrato nello spirito di tutti e<br />

che faceva dimenticare le interminabili code nella città e l’aria<br />

resa irrespirabile dalle ciminiere e dai motori inquinanti. Si stava<br />

in quei tempi creando quasi inconsciamente il mondo di oggi:<br />

produrre-consumare-sprecare, senza limiti. Qualcuno tra noi,<br />

più intuitivo o più idealista, tracciava nuove strade che avrebbero<br />

portato da lì a poco al biologico ed alla bioarchitettura; ma<br />

molti di questi, finito il boom dell’idealismo, si ritrovano oggi a<br />

programmare con amici l’apericena di turno o la pizza di turno,<br />

senza preoccuparsi se il grano che mangia è OGM e se l’acqua<br />

che beve è “gestita” in bottiglie di plastica dalla stessa multinazionale<br />

che 30 anni prima era nel mirino della contestazione.<br />

Che cosa è rimasto del vecchio idealismo?<br />

Poco, molto poco. La parola comunista è abolita, il pensiero liberale<br />

è sostituito dal liberalismo sfrenato con la concentrazione<br />

del potere mondiale in poche mani di finanzieri spregiudicati, il<br />

pensiero religioso è inquinato da scandali materialistici.<br />

Eppure c’è un filo conduttore che non si è spento e che ha permesso<br />

di costruire qualcosa che avevamo in programma: l’utilizzo<br />

scientifico delle energie rinnovabili, l’applicazione di<br />

sistemi costruttivi orientati al risparmio energetico, le produzioni<br />

crescenti di cibi biologici. Il tutto in quantità ancora troppo<br />

ristrette rispetto ai bisogni della società e dell’ambiente. Ma<br />

la speranza di una crescita “giusta” della comunità mondiale è<br />

nell’aria, anche e persino nei corridoi del Parlamento.<br />

Crescita giusta: per me è ancora nel rinnovare e nell’estendere<br />

i princìpi della macrobiotica e dell’antroposofia (vorrei stimolare<br />

chi non sa ad approfondire i criteri e le qualità dell’agricoltura biodinamica)<br />

e nell’applicare uno stile di vita orientato alla “decrescita”<br />

inteso a considerare i beni comuni, il libero pensiero, la cultura<br />

come strumenti basilari su cui costruire la felicità ed i rapporti<br />

sociali. Non solo PIL dunque, non solo finanza o finanza creativa.<br />

Il 1968 rappresentò il culmine delle contestazioni sociali in<br />

Francia contro il consumismo ed il capitalismo, contestazioni<br />

iniziate negli USA all’inizio degli anni ’60. Fatti storici giudicati<br />

oggi con luci ed ombre secondo l’ottica e l’obiettivo di chi<br />

analizza, ma indubbiamente fatti che hanno creato i presupposti<br />

di un mondo migliore. I decenni successivi al ’68 furono caratterizzati<br />

da eventi mondiali con la partecipazione di Associazioni,<br />

Governi, tecnici e scienziati, organizzati nell’ambito dell’ONU<br />

con l’obiettivo di fissare principi legali per la protezione ambientale<br />

e per lo sviluppo sostenibile.<br />

Tappe significative:<br />

● Summit della Terra, con la Dichiarazione di RIO sullo sviluppo<br />

sostenibile (15 giugno 1992) e il Programma di Azioni per il<br />

21° secolo (Agenda 21)<br />

● Rapporto Brundtland sullo sviluppo sostenibile (4 agosto 1987)<br />

● Protocollo di Kyoto (16 marzo 1998)<br />

30 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

31


Il rapporto Brundtland, elaborato dalla Commissione mondiale<br />

sull’ambiente e lo sviluppo e conosciuto nel termine inglese come<br />

“Our Common Future”, così definisce lo sviluppo sostenibile:<br />

«lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni<br />

del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni<br />

future di soddisfare i propri bisogni».<br />

Tale definizione non era riferita al solo ambiente, ma in generale<br />

al benessere delle persone che si voleva individuare nell’applicazione<br />

di un principio etico basato sul concetto di RESPONSA-<br />

BILITA’. Responsabilità di ogni generazione nei confronti delle<br />

generazioni future per il mantenimento delle risorse e per l’equilibrio<br />

ambientale del pianeta. Interessante ed utile per le nostre<br />

considerazioni riportare tre spunti del rapporto ripresi dal sito del<br />

Ministero dell’Ambiente (URL di origine www.minambiente.it/<br />

pagina/il-percorso-dello-sviluppo-sostenibile-1987)<br />

Il Percorso dello Sviluppo Sostenibile dal 1987 - Rapporto<br />

Brundtland Il Nostro Futuro Comune<br />

I parte: preoccupazioni comuni<br />

“La sostenibilità richiede una considerazione dei bisogni e del<br />

benessere umani tale da comprendere variabili non economiche<br />

come l’istruzione e la salute, valide di per sé, l’acqua e l’aria<br />

pulite e la protezione delle bellezze naturali…”<br />

II parte: sfide collettive<br />

“… Nella pianificazione e nei processi decisionali di governi e<br />

industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse<br />

e ambiente, in modo da permettere una continua riduzione della<br />

parte che energie e risorse hanno nella crescita, incrementando<br />

l’efficienza nell’uso delle seconde, incoraggiandone la riduzione<br />

e il riciclaggio dei rifiuti …”<br />

III parte: sforzi comuni<br />

“… La protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile devono<br />

diventare parte integrante dei mandati di tutti gli enti governativi,<br />

organizzazioni internazionali e grandi istituzioni del settore<br />

privato; a essi va attribuita la responsabilità di garantire che<br />

le loro politiche, programmi e bilanci favoriscano e sostengano<br />

attività economicamente ed ecologicamente accettabili a breve<br />

e a lungo termine …”<br />

Siamo in linea come Paese, collettivamente, sui princìpi enunciati?<br />

Sì, ma non sempre con fermezza e linearità di comportamento.<br />

La politica negli ultimi dieci anni ha sì applicato le Direttive<br />

Europee sul clima, sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili,<br />

ma spesso con ritardi e su linee strategiche di breve respiro,<br />

quasi sempre condizionata da interessi contrapposti. Nella<br />

pratica operativa invece gli Italiani hanno reagito in modo vigoroso<br />

alle opportunità offerte dalla tecnologia nei settori delle<br />

energie rinnovabili e del risparmio energetico nelle costruzioni,<br />

a questo stimolati dagli incentivi fiscali ed economici.<br />

Rinnovabili e Risparmio Energetico: esistono e sono fattibili<br />

Nonostante rimangano sacche di ignoranza e di malafede distribuite<br />

nelle comunicazioni di massa e tese a dimostrare che in<br />

fondo il picco del petrolio non esiste e che il costo delle rinnovabili<br />

pesa troppo sulla bolletta degli utenti (!!), esiste ormai<br />

un mercato consolidato di applicazioni pratiche di impianti ed<br />

edilizia “sostenibili e virtuose”, passibili solo di sviluppo.<br />

Che cosa sono le rinnovabili<br />

Una fonte energetica è rinnovabile quando il suo sfruttamento<br />

avviene in un tempo confrontabile con quello necessario per la<br />

sua rigenerazione: il sole, il vento, l’energia idraulica, le risorse<br />

geotermiche, le maree ed il moto ondoso sono rinnovabili per<br />

eccellenza. Le biomasse (legna, cippato, pellet) lo sono se vengono<br />

gestite in modo appropriato, cioè facendo sì che il loro<br />

tempo di utilizzo sia compatibile con quello di ripristino. Nel<br />

loro insieme a livello mondiale le rinnovabili si sono sviluppate<br />

in modo consistente: nel 2013 la potenza installata ha addirittura<br />

superato quella basata sui combustibili fossili (143 GW contro<br />

141 GW) e si stima che essa nel 2050 potrà essere quattro volte<br />

tanto quella tradizionale. Ciò può essere la conseguenza della<br />

percezione del rischio di esaurimento del petrolio, dell’aumento<br />

dei consumi energetici da parte dei Paesi emergenti, ed anche<br />

dell’accresciuta sensibilità verso le tematiche ambientali.<br />

Il Solare nelle versioni fotovoltaica e termica, e l’eolico hanno<br />

contribuito maggiormente finora alla crescita del sistema. Solare<br />

fotovoltaico ed eolico per la produzione di energia elettrica, solare<br />

termico, biomassa e geotermia per la produzione di calore<br />

sono oggi tecnologie evolute ed affidabili dalla resa energetica ed<br />

economica predeterminabili. Anche in Italia abbiamo sviluppato<br />

molto a partire dal 2005, e moltissimo si potrà sviluppare in futuro<br />

puntando soprattutto sul risparmio energetico ottenibile con<br />

la ristrutturazione del parco immobiliare nazionale. L’immobile<br />

riqualificato energeticamente è l’opzione ottimale da integrare<br />

con l’installazione degli impianti di generazione elettrica e termica<br />

da fonte rinnovabile.<br />

Che cosa vuol dire efficienza energetica delle costruzioni<br />

Le costruzioni italiane consumano un terzo del fabbisogno di<br />

energia complessivo del paese. L’ immenso parco immobiliare,<br />

stimato in 14 milioni di edifici, può rappresentare un serbatoio di<br />

lavoro e di risparmio energetico per i prossimi decenni con beneficio<br />

per alcune generazioni. Direttive europee e normative nazionali<br />

danno l’indirizzo e stabiliscono gli obblighi da rispettare<br />

nei casi di ristrutturazioni globali e/o di nuove costruzioni. Con<br />

le riqualificazioni energetiche si possono risparmiare milioni di<br />

tonnellate di petrolio, molto di più di quanto si otterrebbe con<br />

l’espansione massiccia di nuovi impianti di produzione energetica<br />

da fonti rinnovabili. Ad esempio, un intervento di miglioramento<br />

energetico sulla propria abitazione che la faccia passare<br />

dalla Classe G (fabbisogno annuo di energia di 160 kWh/m2)<br />

alla classe B (fabbisogno annuo di 50 kWh/m2) corrisponde ad<br />

un risparmio di quasi il 70 % sul consumo iniziale!<br />

Questa è un’immensa ricchezza annidata nel nostro patrimonio<br />

immobiliare sotto forma di potenziale sviluppabile. Se questo è<br />

vero, se è vero che vogliamo continuare a praticare un modello<br />

di vita con le comodità di oggi (riscaldamento confortevole,<br />

raffrescamento estivo, acqua calda sanitaria), se è vero che rischiamo<br />

nel puntare ottimisticamente sulle risorse petrolifere,<br />

allora diamoci da fare nel “risistemare” energeticamente i nostri<br />

ambienti abitativi e di lavoro.<br />

Ritornando ai miei studi di ingegneria e di economia dei tempi<br />

giovanili, ricordo molto chiaramente il postulato trasmesso da<br />

onesti insegnanti: “l’edilizia muove tutta l’economia, in tutti i<br />

settori che la costituiscono”. Peccato che nei decenni passati tale<br />

principio sia stato applicato male, costruendo case nuove energeticamente<br />

scadenti e distruggendo il territorio. Riprendiamo<br />

questi concetti, stimoliamo i nostri referenti politici, documentiamo<br />

chi vive intorno a noi sulla necessità e sull’obbligo morale<br />

di risparmiare energia, di mangiare sano, di risanare l’ambiente.<br />

L’accoppiata rinnovabili-efficienza energetica è sostenibile,<br />

perchè:<br />

● in una costruzione che richiede poca energia per farmi vivere<br />

al caldo, perché già costruita o ristrutturata con criteri rigorosi di<br />

risparmio energetico, l’impianto di riscaldamento sarà di conseguenza<br />

più piccolo, di potenza minore, e molto risparmioso per<br />

gli anni futuri<br />

● produce lavoro e ricchezza per più generazioni<br />

● recupera risorse dall’interno, senza doverle a tutti i costi “pagare”<br />

all’esterno<br />

● ripristina la sanità dell’ambiente<br />

● rende più consapevole l’individuo sul valore inalienabile dei<br />

beni primari, acqua, aria, territorio, energie, cibo<br />

● l’installazione poi di impianti per la produzione di energia elettrica<br />

e termica utilizzanti le risorse rinnovabili portano ulteriori vantaggi<br />

al sistema casa-ambiente, e contribuiscono a pieno titolo alla<br />

realizzazione dei vecchi sogni di un mondo migliore e sostenibile.<br />

Sogni di una vecchia generazione che non deve scomparire lasciando<br />

solo distruzione e caos; sogno per i giovani di avere di<br />

fronte a sé opportunità immense nel ricostruire il degrado, con<br />

uno spirito nuovo che sappia sfruttare la bontà delle tecnologie<br />

disponibili con il rispetto per le relazioni sociali, la storia, la<br />

cultura e il territorio. ■<br />

ECOABITARE<br />

32<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

33


LA SCELTA DEI PRODOTTI<br />

IN CHIAVE SOSTENIBILE<br />

di Fabrizio Piva<br />

Amministratore Delegato CCPB<br />

Siamo arrivati ad Expo. Nutrire il Pianeta energia per la<br />

Vita, un semplice slogan che racchiude il significato<br />

della sostenibilità, di quel percorso che dovrebbe portarci<br />

a produrre di più e meglio ovvero di più e con un<br />

minor ricorso e spreco di risorse naturali ed ambientali favorendo<br />

la loro rigenerazione attraverso una biodegradabilità che porti<br />

al loro riutilizzo e all’immissione “in circolo” di sostanze che<br />

possono ricreare l’energia per la vita.<br />

La vita è la vita del Pianeta, è la vita in cui tutti gli esseri viventi<br />

trovano spazio, senza il rispetto della vita nella sua più ampia accezione<br />

non vi può essere vita a lungo, ovvero sostenibile, solo<br />

per alcuni a scapito di altri.<br />

Occorre aumentare la consapevolezza che la nostra esistenza e<br />

l’esistenza di migliaia e milioni di specie animali e vegetali è<br />

strettamente interdipendente, la biodiversità, che ne è alla base,<br />

costituisce il paradigma della sostenibilità. L’equilibrio che si<br />

instaura fra le diverse forme di vita ed il rispetto che sottende<br />

all’equilibrio costituiscono la base dell’esistenza delle differenti<br />

forme di vita che fanno l’unicità e la bellezza di questo Pianeta.<br />

Se questo era facilmente raggiungibile in un’economia di sussistenza<br />

o di “baratto” o quando la popolazione mondiale era<br />

poco più di un miliardo di persone e la maggior parte dell’energia<br />

non proveniva dall’economia del petrolio, oggi il necessario<br />

equilibrio lo si può raggiungere solo grazie all’intelligenza ed<br />

all’aumento della conoscenza. Nove o più miliardi di persone al<br />

2050 impongono un profondo ripensamento dei cicli produttivi,<br />

dei prodotti, delle modalità di lavoro e di spostamento, garantire<br />

un livello produttivo elevato aumentando la produttività delle<br />

risorse naturali e, soprattutto, favorendo la loro perpetuazione<br />

nel tempo costituiscono le fondamenta della sostenibilità, accanto<br />

alla riduzione significativa di qualsiasi spreco sia in ambito<br />

produttivo che famigliare o casalingo.<br />

Attraverso l’analisi energetica e l’imputazione in termini di utilizzo<br />

di materie prime per unità funzionale di prodotti consente<br />

di conoscere l’impatto che un determinato processo produttivo<br />

ha in termini di consumo di risorse ambientali, l’adozione dello<br />

strumento dell’LCA (Life Cycle Assessment) porta a conoscere<br />

quante materie prime vengono utilizzate per produrre un Kg di<br />

grano o di acciaio. Conoscere per deliberare diceva Luigi Einaudi;<br />

anche in questo caso è necessario adottare strumenti di “contabilità”<br />

produttiva per poi ridisegnare, in una logica di “ecodesign”,<br />

i sistemi produttivi al fine di ridurre la quantità di materie<br />

prime e di risorse (acqua, suolo, energia, ecc) che contribuiscono<br />

a formare una determinata quota di prodotto. In questi ultimi<br />

anni sono stati fatti notevoli progressi per migliorare la produttività<br />

delle risorse naturali, così come si è progrediti nell’adottare<br />

processi produttivi che consentano di poter riutilizzare le risorse<br />

utilizzate in una logica di “riciclo” senza intaccare il capitale<br />

delle risorse naturali. Il tasso di risorse utilizzate nei percorsi<br />

produttivi dovrebbe collocarsi ad un livello tale da non superare<br />

il tasso di risorse naturali che il nostro Pianeta ci mette a<br />

disposizione, una riproducibilità di risorse tali da non intaccare<br />

le risorse naturali utilizzabli in futuro. Ciò implica l’adozione di<br />

concetti quali il riutilizzo, il riciclo, l’azzeramento dello spreco<br />

e l’adozione di processi che implichino un utilizzo minimo<br />

di energia.<br />

Nel settore agroalimentare la produzione biologica ed ecosostenibile,<br />

così come in altri settori l’attenzione alla sostenibilità<br />

ambientale, consentono, pur in una logica di miglioramento<br />

continuo, di raggiungere l’obiettivo di produrre ad un tasso di<br />

sostenibilità coerente con la riproducibilità delle risorse. Ovvio<br />

che in un’economia a “necessità crescente”, sia per questioni<br />

legate all’evoluzione demografica che per la presenza di paesi<br />

ad economia in fase di sviluppo crescente, la produzione globale<br />

deve crescere pur in una situazione in cui le risorse naturali non<br />

si riproducono a tassi così elevati. Giocoforza, è necessario che<br />

la produttività delle risorse naturali migliori e i processi produttivi<br />

siano sempre più sostenibili, così come sostenibili debbano<br />

essere i nostri comportamenti quotidiani che si traducono in capacità<br />

e modalità di movimento, scelte di consumo, risparmio,<br />

lotta allo spreco, riutilizzo, riciclo.<br />

ALIMENTAZIONE<br />

"...senza il rispetto della vita<br />

nella sua più ampia accezione<br />

non vi può essere vita a lungo,<br />

ovvero sostenibile, solo per alcuni<br />

a scapito di altri."<br />

Non si tratta tanto di una scelta pauperista o rinunciataria, ispirata<br />

al malthusianesimo, ma di una consapevolezza del nostro<br />

ruolo e della necessità di utilizzare le risorse pensando sia a noi<br />

che a quelli che verranno dopo di noi. Ecco perché educazione,<br />

conoscenza e scienza devono essere alla base del miglioramento<br />

dei sistemi produttivi e culturali per invertire il ciclo che ha portato<br />

al cambiamento climatico e mette a rischio la permanenza di<br />

forme di vita dignitose su questo Pianeta.<br />

Spesso, negli ambienti legati al “naturale” si assiste a forme<br />

di diffidenza nei confronti della scienza, della ricerca e della<br />

sperimentazione, certamente comprensibili visti molti risultati<br />

degli ultimi decenni e soprattutto di quelli a cavallo fra gli anni<br />

’60 ed ’80 del secolo scorso, ma oggi non più giustificati visto<br />

l’apporto della scienza in termini di aumento della sostenibilità.<br />

Occorre spingere per un maggior impegno del mondo della ricerca<br />

in questa direzione e per un impegno educativo, sia nella<br />

scuola e non solo, verso un maggior rispetto della natura e delle<br />

sue risorse. ■<br />

34<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

35


ALIMENTAZIONE<br />

Se avrà mantenuto le promesse fatte, lo potremo dire solo alla fine, ma un dato è<br />

certo: la ribalta è sua. Piacerà o no, Expo è l’Evento per eccellenza. Per l’interesse<br />

che suscita al livello mondo e per la massa di denaro che movimenta.<br />

EXPO 2015: IMPEGNO PER<br />

UN CIBO SOSTENIBILE O<br />

GREEN WASHING?<br />

di Nicola Saluzzi<br />

Ormai da mesi, tutte le istituzioni sono impegnate in<br />

una campagna mediatica che tende a radicare un’immagine<br />

positiva nell’opinione pubblica laddove, per<br />

rispondere alle numerose e impietose critiche che arrivano<br />

da tutti i settori della società, in primo piano c’è il messaggio<br />

della “irrinunciabile opportunità per l’Italia” che Expo<br />

rappresenta. Ma non è scontato che, per quanto possa essere<br />

condizionata, l’opinione pubblica “si beva” le dichiarazioni di<br />

ministri e commissari su un evento che mostra le sue criticità fin<br />

dalla nascita. Ecco alcuni fattori che fanno di Expo un evento<br />

insostenibile e certo non giovano all’immagine, sua e dell’Italia<br />

nel mondo:<br />

1) i lavori sono partiti con 3 anni di ritardo e, manco a dirlo, i<br />

costi sono lievitati in modo impressionante. Il solo Padiglione<br />

Italia, dal costo di circa 60 milioni è passato a oltre 90 milioni<br />

di euro;<br />

2) a parte l’area espositiva, intorno alla quale si sono praticati espropri<br />

che si potevano evitare, il territorio ha subìto l’ennesima aggressione<br />

con la costruzione di infrastrutture di dubbia utilità, abbruttendo un paesaggio<br />

già stressato e sottraendo all’agricoltura grandi estensioni di<br />

campi di ottima fertilità che non potranno ritornare ad essere coltivati;<br />

3) la costruzione di opere dalla funzione puramente simbolica i<br />

cui enormi costi incidono sul bilancio pubblico a dispetto della<br />

crisi e delle condizioni di nuova povertà;<br />

4) a manifestazione conclusa è prevista la demolizione dei padiglioni<br />

e bisognerà individuare un sito per la raccolta e lo smaltimento<br />

dei materiali con costi che non rientrano nel budget<br />

generale;<br />

5) la corruzione quotidianamente denunciata nell’assegnazione<br />

degli appalti.<br />

Nessun pregiudizio né catastrofismo, ma questo è il quadro sintetico<br />

dei motivi che gettano ombra sul bilancio complessivo<br />

della manifestazione. Ma per i più sensibili al tema “Nutrire il<br />

Pianeta, Energia per la Vita”, l’Expo milanese manifesta una<br />

grande incoerenza per l’ingombrante partecipazione di multinazionali<br />

dell’industria del settore alimentare e non solo. Le quali,<br />

legittimate dal ruolo di sponsor, si fregiano del titolo di aziende<br />

sostenibili.<br />

36<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

37


Ora, con tutta la flessibilità che si può applicare per arrivare a<br />

compromessi sulla loro presenza, il tema di Expo 2015, mette<br />

in evidenza quanto sia imbarazzante che main sponsor siano<br />

aziende abituate alla pratica di “green washing” perché poco o<br />

nulla hanno a che vedere con i contenuti che Expo dovrebbe<br />

esprimere: etica, sostenibilità.<br />

I grandi marchi che sostengono Expo 2015 appartengono ai<br />

colossi industriali che vogliono imporre gli OGM nella catena<br />

alimentare, o sono coinvolti negli scandali del latte in polvere ai<br />

neonati, per finire ai fast food. La carne dei fast food proviene<br />

da allevamenti estensivi ed intensivi di bovini. Una produzione<br />

incompatibile con i ritmi naturali, e ad impatto ambientale devastante.<br />

Intere regioni del Sud del mondo subìscono la deforestazione<br />

mettendo a rischio la sopravvivenza delle popolazioni.<br />

Ogni anno si distruggono migliaia di ettari di foresta pluviale<br />

per fare spazio a nuovi pascoli o a nuovi terreni da coltivare<br />

per gli animali, che in breve tempo si desertificano. Le mucche<br />

producono il 74% delle emissioni, il bestiame causa il 10%<br />

delle emissioni di gas serra globale (fonte: Università di Siena,<br />

Stanford University, Università della California). Questi allevamenti<br />

fanno uso indiscriminato della chimica, sono responsabili<br />

dell’inquinamento e del degrado del suolo con ripercussioni sul<br />

clima, consumano enormi quantità di energia e di acqua.<br />

L’acqua, ricchezza indivisibile, che simboleggia la vita in tutti<br />

i suoi aspetti biologici e spirituali, è il bene comune per eccellenza;<br />

la tendenza a privatizzarla è una minaccia che incombe su<br />

tutti, maggiormente sulle popolazioni che ne soffrono la scarsità,<br />

ridurre la potenza spirituale dell’acqua ad un valore puramente<br />

economico, assoggettarla alle leggi del mercato significa offendere<br />

gli esseri viventi e depredarli di un dono della Natura. Ma le<br />

leggi del mercato le fanno gli operatori finanziari che muovono<br />

i capitali, che insieme ai colossi industriali conducono una campagna<br />

di accaparramento delle fonti d’acqua nelle diverse zone<br />

del pianeta.<br />

La necessità di approvvigionarsi di acqua causerà scontri tra popolazioni<br />

e genererà guerre forse più aspre di quelle religiose.<br />

In Italia, nel 2011, al Referendum popolare, ha risposto un coro<br />

unanime contro la privatizzazione: l’acqua non si tocca! E pur<br />

tuttavia, ad oggi, il risultato della consultazione elettorale non ha<br />

trovato la strada per la sua applicazione.<br />

Basta questo esempio per comprendere il contesto politico e gli<br />

interessi economici degli attori che giocano la partita dell’energia<br />

e dell’agricoltura mondiali.<br />

L’impegno di Expo dovrebbe essere quello promuovere un vero<br />

confronto per la salvaguardia delle specie viventi e dell’ambiente,<br />

della biodiversità e delle colture locali, di politiche mondiali<br />

che concorrano alla ricerca per soluzioni realmente eco-sostenibili.<br />

Dunque, chi nella manifestazione vede un riscatto dell’Italia<br />

sul piano dell’immagine oltre che motore economico, deve<br />

riflettere sull’opportunità di Expo così concepita, che sta realizzando<br />

un’enorme e costosa vetrina commerciale (dove i paesi<br />

ospiti porteranno con orgoglio i prodotti più vendibili), ma che<br />

non attribuisce valore al tema a cui è ispirato.<br />

Introducevo col dire che, al netto dei dolorosi conflitti bellici.<br />

la ribalta internazionale è di Expo. Potrà sembrare una contraddizione,<br />

ma le riflessioni appena esposte non escludono l’attenzione<br />

su ciò che l’evento produce e che seguirò con il compito<br />

di individuare alcune iniziative culturali (e di degustazione), tra<br />

i molti appuntamenti che Milano la Lombardia organizzano per<br />

attrarre turisti. Di una grande manifestazione, anche dopo che<br />

saranno chiusi i battenti, non si finirà di parlare. Così, il neonato<br />

sito expoincittà, piattaforma della Camera di Commercio di<br />

Milano, resterà attivo per informare sulle iniziative anche non<br />

legate all’alimentazione, in tutta l’area della Città metropolitana.<br />

Expo offre l’occasione per aprirci e scoprire quanto c’è di innovativo<br />

sia sul piano culturale che delle tecnologie nel campo<br />

agroalimentare, per conoscere e valorizzare il cibo sotto ogni<br />

aspetto (nutrizionale, di qualità bio, di tendenza…) a partire dai<br />

nostri prodotti tipici e certificati DOP e IGP che sono l’orgoglio<br />

italiano, fino alle contaminazioni culturali della cucina multietnica,<br />

con la curiosità di scoprire le tradizioni degli altri paesi. A<br />

questo proposito voglio ricordare che Giorgio Nebbia nel numero<br />

24 di <strong>Ecoideare</strong> aveva indicato la manioca come prodotto che<br />

potrebbe sfamare le popolazioni, ancor più del grano e del riso.<br />

Dobbiamo augurarci che Expo svolga la sua missione e porti alla<br />

ribalta la cultura del cibo sano e disponibile per tutti. ■<br />

EVENTI SELEZIONATI FUORI EXPO<br />

26 marzo - 31 ottobre<br />

Palazzo Scintille, Pad.3<br />

Piazza 6 febbraio<br />

URBAN FARM<br />

Progetti idroponico<br />

14 aprile - 31 ottobre<br />

Acquario Civico<br />

LEONARDO E L’ACQUA<br />

Studio di Leonardo del<br />

comportamento e dei fenomeni<br />

dell’acqua, da diversi<br />

approcci<br />

1 maggio - 10 settembre<br />

Piazza Sant’ambrogio<br />

MILANO WINE GARDEN<br />

Eventi di cucina con<br />

abbinamento di vini<br />

1 aprile - 31 ottobre<br />

Darsena, Via Gorizia<br />

FOOD<br />

Navigli Golosi<br />

Mostra scientifica divulgativa<br />

PUBBLICITÀ<br />

31 marzo - 31 dicembre<br />

Museo della Scienza<br />

Via San Vittore<br />

SCIENZA E TECNOLOGIA<br />

DELL’ ALIMENTAZIONE<br />

Per sperimentare quanta<br />

scienza e tecnologia si<br />

nasconde dietro a ciò che<br />

consumiamo<br />

16 maggio - 31 ottobre<br />

Museo Botanico di Milano<br />

Via Ausonio Zubiani<br />

L’ORTO OMEODINAMICO<br />

curare cio’ che ci nutre per<br />

nutrire il pianeta<br />

Un’orto seguito secondo i<br />

principi dell’omeopatia<br />

30 aprile - 2 novembre<br />

Via Tortona, 22<br />

FUORI EXPO<br />

di Confartigianato<br />

Ristorazione tradizionale.<br />

Alimentari tipici. Street food,<br />

show cooking, laboratori del<br />

gusto<br />

21 aprile - 30 maggio<br />

Biblioteca Nazionale Braidense<br />

Via Brera, 28<br />

IL CIBO NELL’EX LIBRIS<br />

Esposizione di opere realizzate<br />

da incisori internazionali<br />

raffiguranti il cibo come<br />

esigenza, ambiente, prodotto,<br />

civiltà e cultura<br />

3 - 7 giugno<br />

Superstudio Più<br />

Via Tortona, 27<br />

TASTE OF MILAN<br />

20 ristoranti stellati da tutto<br />

il mondo. Corsi, laboratori e<br />

convivialità<br />

27 maggio<br />

Libreria Popolare di Via Tadino,<br />

Via Tadino, 18<br />

PROPOSTE FUORI EXPO<br />

PER NUTRIRE LA VITA<br />

Da esperti proposte concrete<br />

per meglio affrontare il futuro<br />

1 aprile - 31 ottobre<br />

Darsena, Via Gorizia<br />

IL SISTEMA DEI NAVIGLI<br />

Navigli Golosi<br />

Rassegna itinerante e interattiva,<br />

laboratori e lezioni sul gusto e sui<br />

sapori dell’agroalimentare italiano<br />

sul territorio del sistema dei Navigli<br />

28 maggio<br />

Cascina Cuccagna,<br />

Via Cuccagna, 2/4<br />

CONVERSAZIONI IN CASCINA<br />

Nuove alleanze fra città e<br />

campagna<br />

1 giugno - 25 ottobre<br />

ADI La casa del Design<br />

Via Bramante, 42<br />

FORMAT FOOD DESIGN<br />

Esperienze e nuovi format<br />

alimentari presentati con una<br />

installazione di “cucina multisensoriale”<br />

ALIMENTAZIONE<br />

38


LA TERRA, IL CIBO E LA SALUTE.<br />

L’ORTO FAMILIARE EMBLEMA<br />

DI UN PARADIGMA MODERNO.<br />

di Gianni Cavinato<br />

Tecnologo alimentare -Presidente dell’ACU-Associazione Consumatori Utenti<br />

Èinnegabile che l’orto lo vorrebbero in molti, forse la<br />

maggioraza degli abitanti delle città, anche coloro che<br />

non hanno mai trapiantato una piantina di basilico e non<br />

sanno nemmeno come si usa un piccolo attrezzo come<br />

una vanga! Il fenomeno è diffuso in tutti i Paesi occidentali e assume<br />

diversi significati culturali e simbolici. È abbastanza scontato<br />

affermare che l’orto permette un maggiore contatto con la<br />

natura e consente di assaporare, in tutta la loro freschezza, dei vegetali<br />

appena raccolti. Ma cerchiamo di entrare più in profondità.<br />

Innanzitutto che cos’è un orto, come può essere definito?<br />

Normalmente intendiamo l’orto come un piccolissimo appezzamento<br />

di terreno cintato e vicino alla propria abitazione, nel<br />

quale vengono coltivati ortaggi ed alberi da frutto per il consumo<br />

familiare. Anche nelle situazioni di guerra attuali, si aprono gli<br />

orti di guerra adibiti alla produzioni di ortaggi per le popolazioni<br />

delle città in carenza di approvvigionamenti alimentari continui<br />

e sicuri. L’orto come fonte di alimenti freschi per la sopravvivenza<br />

e per far fronte alle possibili carestie, non è solo un aiuto<br />

in tempi di guerra, ma in tutte quelle realtà contadine che hanno<br />

sempre caratterizzato la vita nelle campagne. La Poesia, la<br />

Letterattura e le Sacre scritture ci richiamano sovente il valore<br />

simbolico ed emotivo del vino, dell’olio, del pane, dell’agnello,<br />

della frutta e dei fiori. Più raramente un cespo di lattuga ha suscitato<br />

pensieri sublimi e facilitato le relazioni umane!<br />

Tuttavia il significato del termine ortus è anche quello di nascer,<br />

sorgere del Sole, della Luna o di un qualsiasi astro.<br />

Ovvero l’orto è l’emblema della vita, della speranza e del ciclo<br />

della vita. Se poi richiamiamo il significato di orto botanico, entriamo<br />

nella storia della ricerca genetica e della scoperta di principi<br />

attivi estratti da particolari piante per uso farmaceutico od<br />

erboristico. Quindi l’orto come fonte della cura delle malattie e<br />

quindi come sedimentazione di una memoria e riconocimento di<br />

un sapere fondamentale alla qualità della vita.<br />

La storia dell’orto è indubbiamente affascinante e pur non godendo<br />

dell’attrazione della bellezza del giardino, si può considerare<br />

come la naturale evoluzione culturale del giardino. Infatti,<br />

un orto ideale prevede la coltivazioni di ortaggi che hanno una<br />

vita molto breve di poche settimane come la lattuga o i piselli,<br />

ma anche ortaggi poliennali come i carciofi, gli asparagi e piante<br />

da frutto che possono vivere tranquillamente oltre i trent’anni<br />

come la vite o per l’intera durata della vita di più generazioni<br />

come l’ulivo. Nell’orto convivono piante aromatiche e piante<br />

officinali, così come le piante di fiori ed arbusti floreali. L’orto<br />

come emblema delle nostre radici alla Terra nell’epoca della<br />

globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni virtuali delle<br />

relazioni umane, rappresenta un paradigma della modernità urbana<br />

post-industriale.<br />

Non bisogna stupirsi se dopo qualche decennio di pet terapy si<br />

rivalutano anche le relazioni con le piante fino a riconoscerne in<br />

esse una specifica intelligenza. Le piante non hanno un cervello,<br />

ma imparano, ricordano e collaborano. Secondo alcuni scienziati<br />

le piante hanno molto da insegnare agli essere umani. Di<br />

certo moltissime piante hanno messo a punto dei sistemi naturali<br />

per affrontare, vincere o convivere con molte delle loro malattie.<br />

Le piante conoscono bene la loro consociazione tra varietà<br />

diverse, allo scopo di pervenire ad un reciproco rafforzamento<br />

verso i parassiti o gli eventi climatici sfavorevoli. I cereali in rotazione<br />

con le leguminose ci hanno insegnato che queste ultime<br />

arricchiscono il terreno di azoto, mentre i cereali lo consumano.<br />

E che dire allora che le proteine dei cereali associate a quelle delle<br />

leguminose permettono all’uomo un apporto proteico simile a<br />

quello derivante dalle proteine di origine animale!!<br />

Ci sono moltissime connessioni tra la salute dell’uomo e le piante<br />

officinali. Per migliaia di anni si è sviluppata una farmacopea<br />

naturale ha permesso all’umanità di arrivare ai giorni nostri,<br />

dove si continua a fare un grade uso di molecole naturali vegetali<br />

in tantissimi settori della nostra vita e delle nostre attività. La<br />

nostra vita migliora se abbiamo la possibilità di coltivare un orto,<br />

anche molto piccolo di 30-40 mq. Possiamo addirittura considerare<br />

l’orto come un mezzo terapeutico e di prevenzione delle<br />

condizioni psico-fisiche attribubili generalmenbte allo stress.<br />

Ma questo aspetto è solo quello più apparente e scontato. Gli<br />

effetti altamente positivi della vicinanza tra un uomo e le piante<br />

che devono essere seminate, trapiantate, che hanno bisogno<br />

di acqua per crescere... che vengono accarezzate dalle api, che<br />

seguono le stagioni, le fasi lunari, il giorno e la notte, il caldo<br />

e il freddo, la pioggia, il vento e il ghiaccio e che si offrono al<br />

nostro fabbisogno nutrizionale, ma anche al piacere di gustare la<br />

freschezza e la genuinità, assumano delle valenze che sono oggetto<br />

di riflessioni di molti studiosi. Naturalmente non si devono<br />

dimenticare anche gli aspetti economici dell’orto familiare, ovvero<br />

il risparmio sulla spesa settimanale.<br />

A titolo di esempio possiamo riportare le esperienze condotte<br />

dall’ACU-Associazione Consumatori Utenti in Lombardia. Con<br />

un orto di poco meno di 100 mq in pianura, si dimostra che una<br />

persona può disporre di propri ortaggi per tutti i giorni dell’anno<br />

solare. Una famiglia di quattro persone abbisogna di circa 300-<br />

350 mq. Questi risultati si raggiungono in non meno di tre anni,<br />

dall’inizio della coltivazione condotta secondo criteri innovativi<br />

biologico-sinergici. Accertati innanzitutto e preventivamente gli<br />

aspetti sulla sicurezza del terreno (assenza di contaminanti es.<br />

metalli pesanti) e ripristinata la fertilità e l’humus, si arriva<br />

ad avere fino a non meno di trenta e al massimo oltre settanta<br />

varietà di ortaggi diversi, con disponibilità anche nei mesi invernali<br />

più rigidi. Si ottiene così sia la quantità ma anche la varietà<br />

necessaria per una alimentazione tutt’altro che monotona, risparmiando<br />

migliaia di euro sulla spesa alimentare.<br />

Per dimostrarne le potenzialità si richiama l’attenzione su come<br />

nel mese di marzo di quest’anno si potevano annoverare diversi<br />

ortaggi freschi per la preparazione di minestre, minestroni e<br />

passati come le erbette, i porri e le carote e poi cavoli neri, cavoli<br />

verza, cavoli di Bruxelles, diverse varietà di radicchio per le<br />

insalate. E poi patate, cipolle e aglio raccolti l’anno precedente.<br />

Ed inoltre la disponibilità di piante aromatiche come rosmarino,<br />

salvia, alloro, maggiorana, timo. Contemporaneamente si rendevano<br />

disponibili le primizie primaverili come i rapanelli, gli<br />

spinaci, il lattughino da taglio, la rucola e la valeriana.<br />

Un ciclo continuo di semine e trapianti che lascia il terreno quasi<br />

sempre coltivato e pacciamato con paglia di frumento o riso<br />

e quindi sempre morbido e con una produzione limitatissima di<br />

erbe infestanti che vengono controllate anche con le più opportune<br />

consociazioni. Sono incalcolabili gli effetti positivi sulla propria<br />

condizione psico-fisica nel trovarsi un tutt’uno con quello<br />

che si mangia, ovvero con una componente importante del cibo<br />

che si mette sul piatto e che si è avuto modo di veder crescere,<br />

conoscerne i tempi di questa crescita, la sintonia con la stagione<br />

ed il clima, oltre naturalmente al sapore e all’apporto di nutrienti<br />

(vitamina C, oligoelementi, sali minerali, antiossidenti, fibra alimentare,<br />

flora batterica utile e naturale, ecc).<br />

Questa esperienza di ACU è diventata anche il contributo e la<br />

proposta per il tema dell’Expo nutrire il pianeta-energia per la<br />

vita. Infatti si parte dalla considerazione che è possibile ovunque<br />

coltivare nel mondo l’orto, ovvero mettere a disposizione per<br />

ogni nucleo familiare un appezzamento di terreno che consenta<br />

una autoproduzione minima di prodotti indispensabili alla vita e<br />

alla salute. Ritornare alla Terra è il paradigma moderno per affrontare<br />

la fame e ancora prima la sete e la disponibilità di acqua<br />

potabile in quantità sufficienti.<br />

ACU ha prodotto anche una mostra fotografica e un sito sull’argomento:<br />

www.mangiosano.org e i propri “ortolani” sono disponibili<br />

ad insegnare a tutti a coltivare l’orto partendo dai rudimenti<br />

più semplici. ■<br />

ALIMENTAZIONE<br />

40<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

41


NUTRIRE IL<br />

PIANETA?<br />

“IO QUI MANGIO<br />

VEGANFRIENDLY!“<br />

IL LOGO PER IDENTIFICARE E<br />

PROMUOVERE I MENÙ VEGETARIANI<br />

DURANTE (E DOPO) EXPO<br />

di Edgar Meyer<br />

Gaia, animali & ambiente Onlus<br />

C.so Garibaldi, 11 – 20121 Milano – Tel: 02.86463111<br />

segreteria.gaia@fastwebnet.it - www.gaiaitalia.it<br />

dona il tuo 5 x 1000 a Gaia – C.F.: 97160720153.<br />

È<br />

partito Expo 2015: “Nutrire il pianeta”. L’argomento sollecita<br />

la partecipazione di coloro che, ispirati da motivazioni<br />

sia salutiste sia umanitarie sia ecologiste sia animaliste o da<br />

tutte queste congiuntamente, individuano nelle scelte vegetariana<br />

e vegana una soluzione, eticamente ed economicamente<br />

sostenibile, per assicurare una nutrizione sufficiente a tutta la<br />

popolazione del mondo.<br />

L’associazione Gaia Animali & Ambiente Onlus si è fatta promotrice,<br />

in collaborazione con il Comune di Milano e Epam (associazione che<br />

riunisce i pubblici esercizi), di un’azione concreta mirata a sostenere<br />

le ragioni etiche e umanitarie del vegetarismo e del veganismo in<br />

occasione dell’Expo, dando il debito risalto a una visione del mondo<br />

che potrebbe rappresentare la salvezza del pianeta insieme a quella<br />

della specie umana stessa. Le ragioni della fame nel mondo, infatti,<br />

non sono solo di natura quantitativa, legate alla produzione e alla<br />

distribuzione dei prodotti agroalimentari, ma anche di natura qualitativa,<br />

fondate su scelte ispirate a una concezione errata del rapporto<br />

uomo-ambiente e del rapporto tra la specie umana e le altre specie.<br />

Da tempo scienziati e ricercatori (a partire dal celebre oncologo Umberto<br />

Veronesi) spiegano che l’eccessivo consumo di carne è dannoso<br />

per la salute umana, del pianeta, e produce diseguaglianze sociali<br />

creando povertà e fame. L’associazione Gaia già da mesi -vedi <strong>Ecoideare</strong><br />

nr. 23- ha stilato il decalogo delle 10 (più una) ragioni per dire<br />

no alla carne e agli allevamenti intensivi: l’ecatombe animale, l’aver<br />

trasformato gli allevamenti intensivi in veri e propri lager indegni<br />

della civiltà, l’uso e l’abuso di farmaci nella zootecnia, i rischi per la<br />

salute umana, l’essere la produzione della carne la seconda causa di<br />

emissioni di gas serra, l’insostenibilità ambientale (in termini di inquinamento<br />

e di spreco di combustibili fossili) dell’allevamento per<br />

produzione di carne, la distruzione delle foreste, la creazione di fame<br />

nel mondo attraverso la spoliazione delle risorse dei paesi più poveri,<br />

lo spreco di risorse e l’inefficienza energetica della produzione di<br />

carne, l’iniquità della filiera del sistema industriale della produzione<br />

di carne, lo spreco di soldi pubblici destinati al settore zootecnico.<br />

Promuovere la dieta vegetariana diventa allora prioritario per motivi<br />

etici, di salute, di sostenibilità ambientale e di equità dei rapporti<br />

Nord-Sud del mondo, restituendo equilibrio e permettendo di “nutrire<br />

il pianeta” sul serio e non solo attraverso vuoti slogan. Nel concreto,<br />

la proposta di Gaia ha previsto -oltre a una massiccia opera di promozione<br />

della necessità di evolvere verso la dieta alimentare vegetariana<br />

per tutti i motivi sopra elencati - di creare per i milioni di turisti che<br />

visiteranno Expo (e per i milanesi stessi) un logo/immagine che caratterizza<br />

l’offerta di cibo veg garantito, che compare ben in vista in<br />

corrispondenza dei locali o settori dei bar che propongono cibo veg.<br />

Gli obiettivi dell’iniziativa sono evidenti:<br />

● Promuovere l’alimentazione vegetariana<br />

● Semplificare l’individuazione di punti ristoro che presentano<br />

menù veg, attraverso un’immagine che li contraddistingue<br />

● Favorire la conoscenza dei cibi veg tra gli addetti alla ristorazione<br />

e tra i visitatori non vegetariani di expo<br />

● Stimolare la curiosità dei consumatori per uno stile alimentare<br />

sano e salutare e prodotti finora poco valorizzati in quanto considerati<br />

di nicchia<br />

● Radicare tra i ristoratori dell’uso di offerta di cibo veg anche<br />

fuori e dopo Expo<br />

Grazie alla collaborazione del Comune di Milano e dell’Epam-Associazione<br />

provinciale milanese pubblici esercizi (l’associazione, che<br />

fa parte di Confcommercio, riunisce i pubblici esercizi come ristoranti,<br />

bar, pub di Milano e della provincia) sono stati coinvolti e lo<br />

saranno sempre di più nelle prossime settimane tutti i gli associati,<br />

chiedendo agli interessati di aderire. Attenzione, dunque. Dove vedrete<br />

il logo Vegan Friendly, potete stare certi di trovare cibo vegetariano-vegano<br />

certificato. Per contribuire a nutrire se stessi con<br />

alimenti sani e per contribuire a nutrire il pianeta. ■<br />

STILI ALIMENTAZIONE<br />

DI VITA<br />

42<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

43


GIOVANNI TOSANA<br />

Presidente di ValcamonicaBio e del Biodistretto di Vallecamonica,<br />

insegna scienze motorie a Brescia in una scuola superiore,<br />

è apicoltore da 30 anni ed è proprietario della azienda<br />

“Apicoltura Lares” certificata biologica da 15, specializzata<br />

in mieli di montagna (rododendro e flora alpina).<br />

ALIMENTAZIONE<br />

LA SCOMMESSA DEI<br />

BIODISTRETTI<br />

Dario Sonetti intervista Giovanni Tosana<br />

Presidente del Biodistretto Vallecamonica<br />

PROTOCOLLO D’INTESA MINISTERO<br />

DELL’AMBIENTE E CITTÀ BIO NELL’AMBITO<br />

DELLA CONVENZIONE DELLE ALPI<br />

“Nell’assumere un cibo, noi assumiamo anche ciò<br />

che rappresenta, la sua origine, la terra da cui è<br />

stato originato, il lavoro che è stato necessario per<br />

produrlo, portarlo fino a noi, prepararlo…”<br />

Strumento innovativo per promuovere lo sviluppo sostenibile<br />

e l’economia verde, i Distretti Bio sono oggetto del protocollo<br />

d’intesa firmato il 10 febbraio 2015 dal Ministro dell’Ambiente<br />

Gian Luca Galletti e l’Associazione Città del Bio, che riunisce<br />

250 Comuni e realtà territoriali, per individuare le realtà su cui<br />

definire il modello più adeguato ai territori di montagna, capaci di<br />

innescare progetti di filiera che vanno dalla produzione agricola<br />

alla trasformazione dei prodotti, dal commercio specializzato alla<br />

ristorazione e all’ospitalità. Secondo l’ultimo censimento dell’Agricoltura,<br />

infatti, le aziende agricole biologiche sono localizzate<br />

per il 61% nei territori collinari e per il 21% nei territori montani.<br />

Obiettivo la valorizzazione del territorio montano italiano che rappresenta<br />

circa il 50% del Paese ed esprime una ricchezza unica al<br />

mondo in termini di diversità biologica, di qualità agro alimentare<br />

e di cultura del territorio.<br />

L’accordo prevede oltre alla nascita dei Distretti, la promozione<br />

del progetto “Adotta una Valle Bio” per favorire un’alleanza tra<br />

territori urbani e montani in un diverso rapporto tra produttori e<br />

consumatori.<br />

44<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

45


Non tutti sanno esattamente cosa è un Biodistretto, ma<br />

sicuramente questa proposta potrebbe costituire un volano<br />

importante per l’economia locale in un’epoca di<br />

revisione obbligata di metodi ed idee.<br />

1. Gianni Tosana, tu sei da poco Presidente di un<br />

Biodistretto, quello della Vallecamonica, in Provincia<br />

di Brescia, sei quindi la persona indicata per dirci<br />

cosa è un Biodistretto e che funzioni vuole assumere<br />

nel contesto attuale.<br />

Fondamentalmente un Bio-distretto è un patto che persone e realtà<br />

di un determinato territorio stringono per promuovere uno<br />

sviluppo sostenibile della comunità di cui sono parte. La radice<br />

dell’esperienza dei biodistretti risiede nell’agricoltura biologica,<br />

non a caso quello dei Bio-distretti è un marchio creato e registrato<br />

da AIAB, l’associazione italiana agricoltura biologica. Il<br />

nesso tra biologico e Bio-distretto è fondamentale, come testimonia<br />

quel “Bio” che precede la parola “distretto”. Si tratta di<br />

un rapporto di reciproca dipendenza. Il coinvolgere l’intera comunità,<br />

nei suoi diversi aspetti dall’agricolo, all’economico, al<br />

turistico, al culturale e al sociale, è una necessità imprescindibile<br />

se si intende davvero promuovere una diffusione del metodo di<br />

produzione biologico. Se si vuole che i prodotti biologici trovino<br />

apprezzamento al di fuori di ristrette elite di consumatori,<br />

è indispensabile fare cultura, è fondamentale creare intorno al<br />

lavoro dei produttori bio un ecosistema attento, consapevole e<br />

compartecipe. E’ proprio questo che intende fare un biodistretto.<br />

Sembra banale, ma molto spesso dimentichiamo che il fondamento<br />

della nostra sussistenza è il cibo. Si fa un gran parlare di<br />

finanza, digitale, manifattura, ma ciò che ci dà la vita è il cibo.<br />

Forse oggi è per noi talmente scontato avere di che mangiare, da<br />

aver dimenticato il senso di rispetto e di gratitudine dei nostri avi<br />

nei confronti del cibo, prova ne è l’immenso spreco di alimenti<br />

della nostra società.<br />

L’abbondanza ci ha fatto dimenticare che noi “siamo ciò che mangiamo”,<br />

e se è vero che oggi nelle società occidentali la certezza<br />

di un pasto è quasi sempre fuori discussione, tuttavia resta una verità<br />

fondamentale il nesso tra ciò che mangiamo e ciò che siamo.<br />

Non è solo una questione fisica, di molecole che assumiamo ed<br />

entrano nel nostro organismo, è anche una questione “spirituale”.<br />

Nell’assumere un cibo, noi assumiamo anche ciò che rappresenta,<br />

la sua origine, la terra da cui è stato originato, il lavoro che è stato<br />

necessario per produrlo, portarlo fino a noi, prepararlo…<br />

Il fatto che non siamo più abituati a riflettere su tutto questo, non<br />

vuol dire che non sia vero o che inconsciamente non ne siamo<br />

consapevoli. Il cibo ha un grandissimo significato nel definire<br />

chi siamo. Ecco spiegato il perché un Biodistretto non può che<br />

partire dall’agricoltura biologica: una comunità che si riconosce<br />

in un modello di vita più sano, umano e solidale non può che<br />

nutrirsi con un cibo prodotto secondo tali valori. In questo rapporto<br />

tra cibo e comunità si riassume l’idea di un progetto che<br />

partendo dall’agricoltura intende migliorare un intero territorio,<br />

promuovendone uno sviluppo anche turistico, culturale, sociale<br />

e perché no? Economico.<br />

Al di là dei soliti discorsi sulla crisi, è ormai chiaro a tutti che<br />

stiamo attraversando un passaggio epocale. Ciò che stiamo vivendo<br />

non è solo una contrazione di produzione e consumi, è<br />

soprattutto la crisi del modello culturale degli ultimi decenni<br />

(forse secoli) che indicava nella crescita esponenziale di beni,<br />

ricchezza, consumi la via della felicità e nel mercato l’unica forma<br />

di rapporto tra beni e tra persone. Tutto questo sta finalmente<br />

crollando, liberandoci di un’illusione che ha creato enormi danni<br />

ambientali ed anche umani. C’è però ancora tanto timore nel<br />

riconoscere questa crisi, probabilmente perché si fatica ancora<br />

a delineare quale modello possa sostituirsi a quello che sta andando<br />

in frantumi. Ecco il senso del Bio-distretto, così come della<br />

moltitudine di esperienze che in tutto il mondo stanno andando<br />

nella stessa direzione: esplorare una direzione nuova, provare ad<br />

immaginare e realizzare un modello di vita, di sviluppo alternativi.<br />

Sono esperienze di cui non si sente spesso parlare in TV, ma<br />

è davvero sorprendente scoprire quante persone nel mondo già<br />

oggi stanno facendo cose straordinarie. I grandi mezzi di comunicazione<br />

faticano a cogliere questo movimento, probabilmente<br />

perché non sono nati e concepiti per parlare questo linguaggio<br />

nuovo. Parlano la lingua del mondo che sta crollando, probabilmente<br />

per questo sono zeppi di negatività in questo momento.<br />

Guardando invece a quella parte di mondo che si sta muovendo<br />

verso il nuovo, l’altra cosa sorprendente è vedere come alcuni<br />

valori, desideri, obiettivi siano trasversali a tante esperienze. Persone<br />

e gruppi che si trovano agli antipodi del globo, pur senza<br />

comunicare tra loro, finiscono per parlare la stessa lingua, per<br />

marciare nella stessa direzione. Per me questo è un segno evidente<br />

che la loro è la direzione verso la quale si sta muovendo la Storia.<br />

2. Quali sono le peculiarità del Biodistretto<br />

Vallecamonica?<br />

La prima peculiarità è quella di essere insediato in un territorio<br />

montano. Questo vuol dire molto parlando di agricoltura. Se in<br />

pianura quella del biologico può essere una possibilità, a mio<br />

parere in montagna è ormai una necessità. È impensabile andare<br />

a competere con prodotti da coltivazioni/allevamenti intensivi<br />

originari di ogni parte del globo. Stare nei costi è praticamente<br />

impossibile. Restare agganciati ad una logica puramente commerciale<br />

di quantità-prezzo significa arrendersi in partenza. A<br />

nostro parere l’unico modo per riscoprire la vocazione agricola<br />

della nostra valle è quello di scomettere su un’agricoltura che<br />

punta sulla qualità, più che sulla quantità.<br />

Un’altra peculiarità è il fatto di essere in un territorio particolarmente<br />

fertile dal punto di vista sociale. Non è un caso se già 3<br />

anni fa era nata un’associazione di agricoltori biologici, o se ancora<br />

prima fossero stati costituiti sul territorio già 7 GAS (gruppi<br />

di acquisto solidale). Non è ancora un caso se ci sono Comuni<br />

che hanno aderito alla rete di comuni virtuosi, o se da anni vi<br />

sono sforzi da parte della Comunità Montana di promuovere uno<br />

sviluppo delle produzioni di qualità. Non è un caso infine, e questo<br />

ci rende particolarmente felici, se dopo soli 3 mesi dalla sua<br />

costituzione la nostra associazione conta ben 50 soci.<br />

3. Oltre a quelli relativi alla realtà produttiva<br />

alimentare, che altri compiti si potrebbe prendere a<br />

carico il Biodistretto Vallecamonica?<br />

L’aspetto agricolo non è che il primo degli aspetti che l’esperienza<br />

del Bio-distretto vorrebbe abbracciare. Nella nostra visione<br />

quella dell’agricoltura biologica è una sorgente da cui deve scaturire<br />

un’energia in grado di toccare ogni aspetto della vita della<br />

nostra comunità. Per questo ci siamo strutturati in diversi gruppi<br />

di lavoro, che tentano di tradurre l’idea di biodistretto in progetti<br />

concreti che tocchino l’ambiente, la cultura, la mobilità, il turismo,<br />

il sociale. Promuovere progetti di tutela e valorizzazione<br />

del territorio, forme di turismo consapevole e responsabile, iniziative<br />

di inclusione sociale, eventi culturali e di sensibilizzazione,<br />

modalità di aggregazione sane.<br />

4. Qual è la sfida per il futuro dei Biodistretti?<br />

La sfida, quella vera, è per noi dimostrare che tutto quello che ho<br />

detto si può realizzare. Un conto è difendere l’agricoltura sostenibile,<br />

diverso è dimostrare che di agricoltura biologica si può vivere<br />

dignitosamente, un conto è farsi portatori di una cultura nuova,<br />

altro conto è coinvolgere in questa idea un intero territorio. Tra<br />

ideale e reale il discrimine è la sostenibilità. Non parlo stavolta<br />

di sostenibilità ambientale, ma più prosaicamente di sostenibilità<br />

sociale, economica soprattutto. Dimostrare che un intero territorio<br />

possa fondare un proprio ripensamento e raggiungere un<br />

nuovo equilibrio su un’idea diversa di economia, di rapporti tra<br />

persone e con l’ambiente è una sfida per certi versi immane. Ma<br />

questa è la sfida che abbiamo voluto raccogliere.■<br />

ALIMENTAZIONE<br />

46<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

47


Claudia Taccani<br />

Avvocato e responsabile sportello legale OIPA si impegna per far conoscere<br />

a tutti le innumerevoli leggi che interessano gli animali d’affezione che,<br />

sempre più numerosi, vivono nel contesto urbano, affinchè i loro diritti siano<br />

rispettati. Partendo dal principio che anima la zooantropologia, che attribuisce<br />

ai cani un valore sociale e tende quindi a valutare diritti e doveri sia degli animali<br />

che dei padroni, abbiamo deciso di dedicare uno spazio ai temi legati ai<br />

nostri amici a quattro zampe.<br />

Daniela Milano<br />

Laureata in filosofia, specializzata<br />

in psicologia psicosomatica,<br />

junghiana, lavora a titolo di libera<br />

professionista come counselor<br />

per il benessere, la formazione,<br />

l’istruzione della persona<br />

ed è giornalista.<br />

IDEA BENESSERE<br />

COME AVVIENE UNA SEDUTA DI REIKI – I BENEFICI – DOVE VIENE PRATICATO<br />

di Claudia Taccani<br />

LA DETENZIONE<br />

DEL CANE AL GUINZAGLIO:<br />

QUANDO E PERCHÈ?<br />

La seduta di reiki (tecnica di origine giapponese che avviene<br />

attraverso l’utilizzo delle proprie mani e restituisce benessere<br />

psico fisico) inizia con la “centratura”, vale a dire l’acquisizione<br />

dello stato di quiete e di equilibrio da parte dell’operatore,<br />

una sorta di stato meditativo di “totale vigilanza, ma senza<br />

sforzo. Nel frattempo è utile che il paziente si metta in contatto<br />

con il proprio corpo attraverso una respirazione consapevole,<br />

eseguendo due o più respiri profondi.”<br />

Segue poi la parte di tocco “dolce” delle varie parti del corpo.<br />

Nel trattamento completo, le mani dell’operatore vengono<br />

delicatamente appoggiate, per una durata di 3-5 minuti, su varie<br />

zone del corpo del paziente, in corrispondenza dei “centri”<br />

energetici della medicina orientale, denominati chakra. La sequenza<br />

del trattamento avviene secondo un ordine e modalità<br />

standardizzate.<br />

A paziente supino: occhi, tempie, nuca, petto (cuore e polmoni),<br />

regione epigastrica (fegato, stomaco, milza), regione periombelicale<br />

(intestino), inguini (organi genitali, anche). Quindi a<br />

paziente prono: spalle, scapole (cuore, polmoni), regioni sottoscapolari<br />

(fegato, milza), lombi (reni, surreni), regione sacrale<br />

(retto, organi genitali), cavi poplitei, piante dei piedi. Nel caso<br />

vi sia una zona dolente ben determinata, si può intervenire con<br />

un trattamento localizzato alla sola area interessata. A trattamento<br />

terminato è importante che il paziente rimanga rilassato e in<br />

stato di quiete per alcuni minuti, al fine di prendere il tempo<br />

necessario per assimilare a fondo l’esperienza.<br />

La seduta dura in tutto dai 30 minuti (per un trattamento breve o<br />

localizzato), ai 45 minuti.<br />

I benefici del reiki sono oltre a quelli sopra indicati, specifici<br />

anche sul piano fisico:<br />

● sollecita il processo di eliminazione delle tossine accumulate<br />

nel corpo alleviando il dolore acuto e cronico;<br />

● modifica la struttura chimica delle cellule del corpo rigenerando<br />

gli organi e ricostruendo tessuti e ossa;<br />

● stimola attraverso il sistema linfatico ed endocrino a rafforzare<br />

i sistema immunitario con una migliore resistenza immunologica<br />

alle malattie;<br />

● favorisce il riequilibrio delle funzioni del ciclo sonno-veglia,<br />

interviene sull’auto regolazione dell’appetito;<br />

● allevia lo stato di stress, generando una distensione muscolare.<br />

Per questi effetti benefici il Reiki (praticato da operatori che si siano<br />

formati e abbiano ricevuto l’attestato dei III livelli necessari<br />

per operare a livello professionale) è oramai riconosciuto e praticato<br />

in molte strutture sanitarie anche in Italia, nello specifico:<br />

- a Milano, presso l’Ospedale San Carlo Borromeo (centro medicina<br />

psicosomatica III piano);<br />

- a Roma, presso l’Ospedale il Regina Elena;<br />

- a Torino, presso l’Ospedale san Giovanni Battista (reparto oncologia<br />

– ematologia e reparto neonatologia)<br />

- a Asti, presso l’Ospedale Cardinale Massaia;<br />

- a Vicenza, presso il servizio di tossicodipendenza e alcool dipendenza.<br />

■<br />

48<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

È<br />

corretto e doveroso portare a spasso il nostro cane legato?<br />

La risposta è si, la legge prevede infatti l’obbligo per il<br />

detentore di tenere il proprio cane al guinzaglio, anche<br />

“estensibile”, sulle strade e nei luoghi pubblici o aperti<br />

al pubblico.<br />

Se infatti pensiamo ai pericoli sulle strade, l’obbligo normativo<br />

pare spontaneo, in quanto per tutelare il nostro quattro zampe<br />

come le altre persone o animali, è corretto utilizzare il guinzaglio<br />

e liberare l’animale in un luogo sicuro. Un’ordinanza del<br />

Ministero della Salute impone l’utilizzo del guinzaglio di una<br />

lunghezza massima, in estensione, di un metro e mezzo, e di<br />

portare con sé museruola da utilizzare solo in caso di necessità<br />

oppure su ordine dell’autorità. Anche i Comuni, con propri regolamenti,<br />

impongono di tenere il cane legato per strada o in luogo<br />

pubblico, incappando in una multa in caso di trasgressione..<br />

La legge è quindi chiara sul punto, ma cosa succede in caso di<br />

trasgressione e, soprattutto, chi può contestare la violazione?<br />

Come indicato, portare a spasso un quattro zampe libero può farci<br />

incorrere nella violazione del regolamento comunale che comporta<br />

il pagamento di una multa, per esempio, il regolamento della<br />

città di Milano prevede l’applicazione di una sanzione pecuniaria.<br />

Ma attenzione, un comportamento di questo tipo potrebbe arrecare<br />

qualche guaio anche in campo di responsabilità come<br />

detentore “canino”.<br />

Se per esempio il nostro peloso, tenuto libero, arreca un danno<br />

ad altro animale o a persona, saremo passibili di multa e, inoltre,<br />

dovremo risarcire il danneggiato. L’autorità competente a contestare<br />

l’infrazione, è la polizia municipale come pure le guardie<br />

eco-zoofile. Tale prescrizione, infatti, tutela non soltanto le persone<br />

ma anche gli animali, basta pensare alla possibile zuffa tra<br />

cani per strada ovvero alla circolazione di veicoli con pericolo<br />

per lo stesso quattro zampe.<br />

Per fortuna esistono aree dedicate allo “sgambamento” degli animali,<br />

la così detta area cani, all’interno delle quali è possibile tenere<br />

i quattro zampe liberi, sempre prestando la dovuta attenzione.<br />

E la museruola? Nessun obbligo per strada ma, come prevede<br />

l’Ordinanza ministeriale, meglio averla con sé da utilizzare<br />

solo in caso di necessità o quando la situazione lo impone: se<br />

per esempio siamo a Milano e vogliamo prendere il tram o la<br />

metropolitana, come prescritto dal regolamento ATM, dobbiamo<br />

tenere Fido al guinzaglio e avere con noi la museruola.<br />

Questi sono piccoli consigli per garantire una pacifica convivenza<br />

tra uomo e animali in città, nonché per tutelare la sicurezza ed<br />

il benessere del nostro migliore amico. ■<br />

Qualora abbiate voglia di<br />

fare osservazioni su quanto<br />

ho scritto o sollevare nuovi<br />

quesiti potete scrivermi a:<br />

redazione_ecoideare@libero.it<br />

> Opera di Renato Giananti<br />

49


LE NOSTRE CONVENZIONI<br />

Per essere sempre più vicini ai nostri associati, Rinenergy ha stretto una serie di accordi per proporre sconti<br />

e convenzioni a chi presenterà la tessera, nei seguenti esercizi commerciali o aziende.<br />

Ristorante Biologico<br />

Corte Regina<br />

Viale Monza, 16 Milano<br />

Tel. 02 28381873<br />

www.cortereginabio.it<br />

Verde Saporito<br />

Via Vittorio Sereni, 27<br />

21016 Luino (VA)<br />

Tel. 0332 1951305<br />

aryma.1snc@gmail.com<br />

Ecopsiché<br />

Scuola di<br />

Ecopsicologia<br />

23875 Osnago (Lc)<br />

Cell. 335 6052912<br />

www.ecopsicologia.it<br />

G.I.A.N. Gruppo Italiano<br />

Amici della Natura<br />

Via Guani,12<br />

25050 Saviore dell’Adamello (Bs)<br />

Tel. 0364 634664<br />

www.amicidellanaturasavioro.org<br />

Aperto mezzogiorno e sera, il Ristorante propone specialità<br />

della migliore tradizione emiliana: gnocco fritto con salumi, tortelli<br />

ripieni di verdure. Ampia scelta di vini biologici e di altissima<br />

qualità. SCONTO 10% su pranzi o cene.<br />

Apicoltura Lares<br />

Via Plizze, 51<br />

25048 Edolo (BS)<br />

Tel. 335 5871623<br />

tosanag0@gmail.com.<br />

Azienda certificata – biologica. Produce stagionalmente (primavera<br />

e estate) miele di rododendro, flora alpina, tarassaco di montagna,<br />

melata, acacia e castagno. SCONTO di 1 euro per ogni kg.<br />

Ristorante<br />

Cortaccia Biocucina<br />

Piazza Corte dei Sogliari, 6<br />

Zona Portici Corso Umberto<br />

46100 Mantova<br />

Tel. 0376 368760<br />

www.cortaccia.com<br />

Nel centro storico di Mantova, cucina biologica di qualità e della<br />

tradizione. Menù personalizzati su prenotazione per occasioni<br />

speciali, anche per vegani e celiaci. SCONTO 10% su pranzi o cene.<br />

Cascina Guzzafame<br />

20083 Vigano di Gaggiano (MI)<br />

Tel. 02 9086659<br />

Fax: 02 91390495<br />

www.cascinaguzzafame.it<br />

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prima notte trascorsa nel Bed & Breakfast.<br />

L’ Accento sul Gusto<br />

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Mimma Maspoli<br />

Via F. Corridoni, 13<br />

24124 Bergamo<br />

Tel. 347 3676621<br />

www.maspoli.it<br />

Si è formata presso la Accademia Carrara a Bergamo e ha lavorato<br />

presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Le sue creazioni sono<br />

realizzate con vari materili (legno, carta, pietr). Ha partecipato a<br />

numerose mostre e progetti culturali in Italia e all’estero. SCONTO<br />

del 5% delle sue opere.<br />

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bio e naturalmente consapevoli (con distributori per lo<br />

sfuso di legumi e cereali) che si propone come riferimento culturale.<br />

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Bioandfood<br />

Via Puricelli Guerra, 80<br />

(MM1 Sesto FS 1° <strong>Maggio</strong>)<br />

20090 Sesto San Giovanni<br />

Tel. 02 26220023<br />

www.bioandfood.com<br />

Laboratorio e vendita di paste fresche, ripiene e secche, tradizionali<br />

e naturalmente senza glutine (amaranto, quinoa, grano saraceno,<br />

lupini). SCONTO 10% su tutta la spesa con la parola d’ordine <strong>Ecoideare</strong>.<br />

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La Manna di Zabbra<br />

C/da Zabbra - SP 130 al km 4.00<br />

90010 Pollina (PA)<br />

Tel. 0921 910083<br />

Cell. 339 6328555<br />

www.lamannadizabbra.com<br />

Produzione biologica di Manna delle Madonie. Presidio Slow<br />

Food (vendita diretta). Visite ai frassineti della Manna ristorante<br />

bio con orto a km zero. SCONTO 10% allogio, ristoranti e prodotti.<br />

Multiutility S.p.a.<br />

Gruppo Dolomiti Energia<br />

Palazzo Fermi, Via Enrico Fermi, 4<br />

37135 Verona<br />

Tel. 045 8262011<br />

www.multiutility.it<br />

Servizi e soluzioni integrate a PMI e enti per energia elettrica<br />

e gas naturali. Riduzione dell’1% sulle tariffe offerte.<br />

Erboristeria Planerbe<br />

Corso di Porta Romana 123 Milano<br />

Tel. 02 54071428<br />

www.planerbe.it<br />

Produzione e punto vendita di prodotti erboristici e alimentari<br />

bio. Spazio di eventi culturali con musica dal vivo.SCONTO 20%<br />

per prodotti a marchio Planerbe e tisane personalizzate. SCONTO 10%<br />

per prodotti cosmetici, fitoterapici, alimentari.<br />

La Pica Giardino Botanico<br />

Via imperiale<br />

41038 San Felice sul Panaro (MO)<br />

Tel. 349 8868512<br />

www.giardinolapica.it<br />

L’ associazione nasce nel 2007, in seguito al terremoto, con<br />

l’obiettivo di tutelare e valorizzare la natura e l’ambiente della<br />

pianura modenese. Oggi il giardino vanta una collezione di<br />

700 specie di piante. Offriamo visite accesso e guidate gratuite su<br />

prenotazione<br />

Aggiornamento professionale e Specializzazione in EcoCounseling.<br />

SCONTO del 10% su percorso formativo Eco Tuning di 260 ore con<br />

riconoscimento EES (European Ecopsychology Society) e AssoCounseling.<br />

Az. Agr. FortunatoErrera<br />

Tel. 338 3521837<br />

www.fortunatoerrera.it<br />

Prodotti tipici di Pantelleria: capperi, olio, origano, passito, spumante,<br />

miele d’uva, confetture extra di zibibbo, di gelsi, arance, limoni,<br />

caponata e pesto “panteschi”. Spese trasporto gratis in tutte le regioni.<br />

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A.s.d Ytaca<br />

Via Pascoli, 4<br />

58024 Massa Marittima, (Gr)<br />

Tel 349 2877032<br />

www.facebook.com/YtacaAsd<br />

Associazione sportiva dilettantistica di benessere e cultura affiliata<br />

ACSI (Associazione di sport, cultura e tempo libero) riconosciuta<br />

CONI. Partecipazione gratuita ad una lezione tematica.<br />

Gelati Graziosi<br />

Via Don Giovanni Minzoni<br />

20090 Segrate (MI)<br />

Tel. 338 3363238<br />

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Bio Villa Padura<br />

Via Matteotti,1<br />

90020 Castellana Sicula (Pa)<br />

Tel. 0921 562180<br />

www.agriturismovillapadura.it<br />

Azienda biologica con piscina a copertura telescopica, ampio<br />

parco, sei camere. SCONTO 10% per soggiorni da aprile a novembre,<br />

gratis per bambini fino a 5 anni, 50% per bambini dai 6 anni.<br />

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Via Broggi, 13 (MM Lima) Milano<br />

Tel. 02 29407378<br />

www.semprebio.net<br />

Prodotti biologici e locali di qualità. Bio-bar gastronomico.<br />

Consegna a domicilio. SCONTO 10% sulla spesa.<br />

Panificio Cattaneo<br />

Piazza Wagner, 13 Milano<br />

Tel. 02 462384<br />

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attività tradizionali. Partecipazione gratuita a escursioni alla ricerca di erbe<br />

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Via 5 Cerri, 91<br />

06084 Bettona (PG)<br />

Tel. 347 5028485<br />

www.facebook.com/lapila.bettonaassisi<br />

Un luogo per organizzare ritiri di crescita personale e apprendere<br />

antichi/nuovi saperi sul valore dell'ambiente, delle arti e del<br />

patrimonio culturale. Partecipazione gratuita ad una conferenza tematica.<br />

NaturaBio<br />

Via Cavour, 22<br />

20090 Sesto San Giovanni<br />

Tel. 02 24416432<br />

biobim@libero.it<br />

Nel cuore di Sesto San Giovanni (MM1 Rondò) una realtà nata per la<br />

passione del cibo sano e biologico, attenta al rispetto dell’ambiente.<br />

SCONTO 10% su prodotti Fitoterapici, integratori e linee profumate.<br />

Moda Ismeralda<br />

Showroom - Olbia (OT)<br />

Tel. 07 891969765<br />

labottegadisilvia@virgilio.it<br />

www.modaismeralda.it<br />

Una famiglia che da tre generazioni porta avanti la bellezza del<br />

Storico punto di riferimento da oltre 50 anni,<br />

made in Italy. I capi sono stati disegnati e realizzati ispirandosi prima<br />

produce pane a lievitazione naturale e realizza<br />

alla tradizione positanese e successivamente alla raffinatezza della<br />

dolci artistici per ogni occasione.<br />

Costa Smeralda. La famiglia da sempre collabora con piccole sartorie<br />

artigiane.<br />

50 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

51


Ecologia in vetrina<br />

EcoNews<br />

SBUFFO PER FORMABILIO<br />

Formabilio è un brand italiano di arredi e complementi ecosostenibili<br />

pensati da designer provenienti da tutto il mondo attraveso<br />

concorsi on line, scelti da una community e trasformati da piccole<br />

aziende artigianali italiane con legno di prossimità, tessuti<br />

riciclati o rigenerati, finiture con oli o vernici ad acqua. Sbuffo è<br />

una lampada sospensione, e anche a stelo, d’effetto, progettata da<br />

Freemind. La struttura è in acciaio verniciato con vernice ad acqua<br />

e il paralume, appena imbottito, è in tessuto ecologico.<br />

www.formabilio.com<br />

DOGGY BAG CONTRO<br />

LO SPRECO ALIMENTARE<br />

Comieco e Slow Food Italia sono i fautori del simpatico progetto<br />

“Doggy Bag-se avanza mangiatemi” per diffondere anche in Italia<br />

l’abitudine di portare a cas, dal ristorante, quanto si è avanzato.Un<br />

gruppo di designer e illustratori hanno ideato una serie di contenitori<br />

per gli avanzi, veri e propri progetti d’autore, che vengono distribuiti<br />

nei ristoranti che aderiscono all’iniziativa, 75 solo in Lombardia.<br />

www.doggy-bag.it<br />

MINI CITY SURFER<br />

Una soluzione sostenibile e divertente per la mobilità individuale locale,<br />

in grado di garantire spostamenti in città ad un costo pari quasi a zero.<br />

Mini City Surfer è uno scooter elettrico, compatto e leggero, pesa solo<br />

18 Kg., di minimo ingombro, pieghevole si può riporre nel bagagliaio.<br />

E’ alimentato da batteria agli ioni di litio e si ricarica sia durante la guida,<br />

sia con una semplice presa di corrente.Maneggevole e sicuro nell’utilizzo,<br />

sii accende con il pollice si spegne attivando il pedale del freno.<br />

www.newstreet.it/foto/mini-citysurfer-concept<br />

LA RICERCA CONFERMA IL RISCHIO DELLE<br />

MALATTIE DA ABITUDINI ALIMENTARI<br />

Secondo un recente studio realizzato dal Medical Research Council Epidemiology<br />

Unit - Università di Cambridge, basato sull’analisi delle abitudini alimentari<br />

del 90% della popolazione mondiale adulta di 187 Paesi, se è vero che negli ultimi<br />

20 anni in molti Paesi è aumentato modestamente il consumo di frutta, verdura<br />

e cibi sani, è anche vero che questo andamento è stato messo in ombra da un maggiore<br />

consumo di cibi malsani come bevande zuccherate e cibi trasformati a base<br />

di carne. Entro il 2020, le proiezioni indicano che le malattie non trasmissibili<br />

(problemi cardiovascolari, diabete e tumori legati all’alimentazione) rappresenteranno<br />

il 75% di tutti i decessi. Migliorare la dieta ha un ruolo cruciale da svolgere<br />

nella riduzione di questa percentuale. www.mrc-epid.cam.ac.uk<br />

ISOLE ECOLOGICHE PER<br />

PICCOLI RIFIUTI ELETTRONICI<br />

MADUP L’OCCHIALE CREATIVO<br />

Stravaganza, tecnologia, funzionalità per la collezione di occhiali<br />

Mad-in-Italy proposto da un’azienda italiana la Vista Eyewear che<br />

progetta e produce in Italia. Effetti specchianti e multicolor nel<br />

design danno luminosità al viso grazie ai materiali in cui sono stati<br />

realizzati: nylon e titanio. Frontale in nylon, materiale flessibile<br />

ma resistente, aste e nasello in titanio, leggero e robusto, cerniere<br />

senza viti e occhiale senza saldature e completamente senza<br />

nichel. 8 grammi di leggerezza in 19 varianti di colore, in varie<br />

forme. www.mad-in-italy.it/ita/index.html<br />

Sono già 27 i RAEEshop posizionati nelle aree commerciali dell’Emilia<br />

Romagna dal Consorzio Ecolight e il Gruppo Hera nell’ambito del<br />

progetto Identis WEEE confinanziato dall’Unione Europea. Sono degli<br />

innovativi cassonetti progettati per raccogliere i rifiuti elettronici<br />

di piccole dimensioni come cellulari, piccoli elettrodomestici, lampadine<br />

a risparmio energetico, piccoli componenti dei pc ecc. Non<br />

necessitano di operatori, l’accesso è semplice, basta identificarsi con<br />

la tessera sanitaria e, indicando il prodotto da smaltire, il cassonetto<br />

apre uno sportello dove mettere il rifiuto. Quando i contenitori interni<br />

sono pieni è la macchina ad avvisare con un sms i tecnici per lo<br />

svuotamento. In sette mesi sono stati raccolti oltre 12 tonnellate di<br />

piccoli rifiuti elettronici. www.ecolight.it<br />

PHONEWELL BIOLOGICO E RESISTENTE<br />

Phonewell è un pannello isolante con una struttura in cartone a tre strati<br />

incrociati e incollati riempita da pura sabbia di quarzo bruciata. E’ biologico,<br />

biodegradabile e atossico in grado di favorire un elevato comfort<br />

abitativo garantendo un buon isolamento acustico e termico. Può essere<br />

installato su tetti, pavimenti, pareti e soffitti. Veloce e facile da applicare<br />

non necessita di strisce di isolamento sui bordi. E’ adatto per chi ha problemi<br />

di allergie, è inodore e non utilizza alcuna sostanza nociva.<br />

www.harobau.it<br />

12 - 14 GIUGNO 2015 FESTA DELLA<br />

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE<br />

E' arrivata alla nona edizione la Festa delle associazioni modenesi di Cooperazione<br />

Internazionale, che quest'anno avrà lo stesso tema dell'Expo, la<br />

nutrizione, al fine di poter condividere a livello locale i temi e le prospettive<br />

aperte dalla manifestazione Universale di Milano. Sono previsti momenti<br />

seminariali, attività ludiche per i bambini, spettacoli, animazioni, sfilate di<br />

abiti riciclati e cibo dal mondo con le comunità dei migranti. L'appuntamento<br />

annuale è l'occasione di condivisione della Rete formata da oltre 150 associazioni<br />

di volontariato e dalle comunità dei migranti, oltre che di confronto sui<br />

risultati raggiunti e sui programmi futuri con cittadini, istituzioni e sostenitori.<br />

Modena - Piazza Matteotti. www.comune.modena.it/modenacooperazione<br />

52 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

53


Biblioteca della sostenibilità<br />

OLISMO<br />

LA SCIENZA DEL FUTURO<br />

Verso una civiltà ecologica, pacifica e consapevole<br />

Di Enrico Cheli<br />

Xenia Edizioni<br />

Pag. 252 - € 16,00<br />

IL CONFLITTO GENERATIVO<br />

La responsabilità del dialogo contro<br />

la globalizzazione dell’indifferenza<br />

Di Ugo Morelli<br />

Città Nuova Editore<br />

Pag. 304 - € 19,00<br />

O SOLE NOSTRO<br />

Dai pionieri dell’energia solare<br />

ai giorni nostri<br />

Di Vincenzo Stella<br />

Editore Stampa Alternativa<br />

Pag. 304 - € 15,00<br />

Il libro risponde in modo chiaro e documentato<br />

alla differenza tra approccio olistico e approccio<br />

tradizionale. L’autore mette a fuoco le<br />

radici scientifiche culturali e psico neurologiche<br />

del paradigma olistico emergente, ponendolo<br />

a confronto con il paradigma meccanistico-riduzionistico,<br />

fin’ora dominante, ritenuto<br />

da molti responsabile di gravi ripercussioni<br />

sulla natura, sulle società e sugli individui: dal<br />

degrado ambientale al mutamento climatico,<br />

dall’esacerbarsi dei conflitti al disagio esistenziale<br />

degli individui. Un libro per tutti coloro<br />

che vogliono approfondire questo poco conosciuto<br />

campo del sapere umano.<br />

L’Autore propone una lettura interessante dei<br />

meccanismi che, nonostante la situazione in cui<br />

versa il pianeta, continuano a frenare un effettivo<br />

cambiamento, spiegando in modo accessibile<br />

e documentato, le principali riflessioni che<br />

possono aiutare a comprendere che il conflitto<br />

non è la guerra e indicando le vie del dialogo e<br />

del confronto generativi. Molto spazio è dato ai<br />

suggerimenti operativi per una pratica efficace<br />

e evolutiva del conflitto nella vita, nel lavoro,<br />

nella nostra esperienza sociale e nel cercare di<br />

cambiare idea e comportamenti, in ogni campo<br />

e, in particolare, nel divenire parte del tutto nei<br />

sistemi viventi a cui, di fatto, apparteniamo.<br />

Viene dai Sumeri, dai Greci e dai Romani,<br />

dagli studi di Archimede, di Leonardo e di<br />

tanti altri ricercatori e pionieri ciò che ci è stato<br />

consegnato: il sogno di rendere il futuro, anche<br />

immediato, libero da monopoli energetici e<br />

dal rischio di catastrofi ambientali. Per questo<br />

occorre recuperare e condividere informazioni<br />

che si trovano a fatica e sono sistematicamente<br />

ignorate dai mass-media. Il libro è rivolto<br />

a giovani, studenti, imprenditori, a chi ama<br />

l’autocostruzione, a chi non cessa di essere<br />

curioso e di cercare la verità, a chi vuole rendersi<br />

libero, a chi crede che le idee semplici, geniali<br />

e secondo Natura possano cambiare il mondo.<br />

CERTIFICHIAMO IN ARMONIA CON LA NATURA<br />

CCPB CERTIFICA PRODOTTI BIOLOGICI ED ECOSOSTENIBILI<br />

DEL SETTORE AGROALIMENTARE E NO FOOD<br />

L’agroalimentare<br />

biologico<br />

Il biologico<br />

non food<br />

I prodotti<br />

eco-sostenibili<br />

FILOSOFIA DEL CIBO<br />

di Franco Riva<br />

Editore Castelvecchi<br />

Pag. 234 - € 19,50<br />

UNA RIVOLUZIONE CI SALVERA’<br />

di Naomi Klein<br />

Rizzoli Editore<br />

Pag. 734 - € 22,00<br />

IL PIACERE DELL’ORTO<br />

Manuale Slow<br />

Editore Slow Food<br />

Pag. 272 - € 14,90<br />

CCPB ha gli accreditamenti e le autorizzazioni<br />

per l’attività di controllo e certificazione dei<br />

prodotti biologici, in Europa e nel mondo.<br />

CCPB opera nel settore della cosmesi,<br />

nel tessile e nelle aree verdi coltivate<br />

con metodo bio, secondo gli standard<br />

internazionali Natrue, GOTS, OE, Bio<br />

Habitat e i nostri standard privati.<br />

CCPB certifica i prodotti agroalimentari e non,<br />

in base a standard nazionali e internazionali<br />

quali la produzione integrata, la detergenza,<br />

la rintracciabilità di filiera, GLOBALGAP, QS, la<br />

certificazione di prodotto e quella di sostenibilità.<br />

L’autore, convinto che il problema del mangiare<br />

sia all’origine della riflessione sull’uomo<br />

e che il nostro rapporto con il mondo sia<br />

mediato dal cibo prima che dalla tecnica, affronta<br />

il tema con questo saggio articolato in<br />

tre sezioni in cui si concentra sui paradossi<br />

del cibo, sulle incomprensioni alimentari e<br />

sulle nuove prigioni del corpo che resiste alle<br />

manipolazioni delle ideologie e del mercato.<br />

Un libro agile ma denso.<br />

Dice l’autrice: la crescita ad ogni costo sta<br />

uccidendo il Pianeta. La rivoluzione non è più<br />

una questione ideologica. E’ una questione di<br />

sopravvivenza e dimostra la relazione tra crisi<br />

ambientale e riscaldamento globale e il capitalismo<br />

passando in rassegna casi riconosciuti di incoerenza<br />

a livello governativo, sociale ed economico. Questo<br />

volume ha il merito di fornire un’informazione<br />

consapevole alla questione ambientale posta come<br />

un tema di interesse globale da non rimandare più.<br />

Uno, anzi tanti orti raccontati da Slow Food:<br />

l’orto classico per l’autoconsumo, l’orto<br />

giardino a scopi estetici, l’orto urbano utile<br />

per evadere, l’orto sociale come possibilità<br />

di educazione e integrazione. Un invito a<br />

coltivare in contesti diversi: in piena terra, in<br />

vaso, sul balcone, in giardino, in campagna<br />

e in città e ad approfondire temi quali la<br />

biodiversità, il rispetto dell’amiente, la<br />

salvaguardia dei prodotti tradizionali.<br />

Controllo<br />

e Certificazione<br />

CCPB srl<br />

Viale Masini, 36<br />

40126 Bologna, Italy<br />

Tel +39 051 6089811<br />

Fax +39 051 254842<br />

ccpb@ccpb.it<br />

www.ccpb.it<br />

54<br />

ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015


«Dobbiamo trovare<br />

le idee e i mezzi per riuscire a creare<br />

un equilibrio sostenibile tra le dimensioni<br />

demografiche economiche globali e la concreta<br />

possibilità che la terra riesca a reggerle.»<br />

A. Peccei<br />

O<br />

PROPOSTE FU RI EXPO PE<br />

PO PER NUTRIRE LA VITA<br />

L’importanza della consapevolezza<br />

27 maggio 2015<br />

Libreria Popolare<br />

di Via Tadino<br />

Via Tadino 18 Milano - ore 18:45<br />

Intervengono<br />

Silvano Benitti<br />

ingegnere, progettista nelle energie rinnovabili<br />

Gianni Cavinato<br />

agronomo e tecnologo alimentare<br />

Franco Cirone<br />

medico chirurgo e psicoterapeuta<br />

Rodrigo Rodriquez<br />

presidente Material Connextion e Consorzio<br />

Sostenibilità e Innovazione per Expo 2015<br />

Paola Santeramo<br />

direttore Cia di Milano e presidente Istvap<br />

Dario Sonetti<br />

biologo, esperto in biologia del benessere<br />

opera di Renato Giananti<br />

segreteria@rinenergy.it - www. rinenergy.it<br />

Evento Certificato con

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