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N°29 - MAGGIO/GIUGNO 2015<br />
€ 3,50<br />
NUTRIRE<br />
LA VITA<br />
ENERGIA PER IL PIANETA<br />
N.29 - maggio/giugno 2015 - POSTE ITALIANE SPED.IN A.P. - D.L. 353/2003 CONV. L.46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - MILANO<br />
Le proposte<br />
STILI DI VITA<br />
Cosmetica bio e naturale<br />
ALIMENTAZIONE ECOABITARE AMBIENTE E TERRITORIO<br />
La terra, il cibo e la salute. Respirare meglio senza impianti Energia da marea e onda marina
Periodico culturale di informazione<br />
sullo sviluppo sostenibile<br />
OLTRE ALL’ENERGIA PULITA TRACCIATA,<br />
SERVIZI ESCLUSIVI DI GREEN MARKETING<br />
SOMMARIO<br />
Editoriale<br />
Sostenibilmente<br />
Giorgio Nebbia<br />
STILI DI VITA<br />
Vivir bien o vivir mejor? - Dario Sonetti<br />
Consapevolezza e responsabilità del progettare e del produrre - Rodrigo Rodriquez<br />
L’estetica è la madre dell’etica - Franco Cirone<br />
Cosmetica bio e naturale:<br />
senza inganni e per tutte le tasche - A. Spadoni e R.Anouchinsky<br />
Idea Benessere - rubrica di Daniela Milano<br />
2<br />
3<br />
4<br />
pag. 8<br />
6<br />
7<br />
8<br />
12<br />
47<br />
pag. 18<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
Le valli del Delta del Po: linee orizzontali, luci,<br />
profumi e sapori dal dolce al salato - Mario Allodi e Andrea Marziani<br />
Le tre “v” per l’ambiente - Andrea Alessandro Muntoni<br />
Energia da marea e onda marina - Vincenzo Lo Scalzo<br />
Agricoltura, paesaggio, ambiente: destino comune - Paola Santeramo<br />
16<br />
18<br />
20<br />
24<br />
ECOABITARE<br />
Respirare meglio senza impianti - Marco Cagelli<br />
Rinnovabili ed efficienza energetica, accoppiata sostenibile - Silvano Benitti<br />
26<br />
29<br />
Strumenti per comunicare la scelta “Green”<br />
ALIMENTAZIONE<br />
La scelta dei prodotti in chiave sostenibile - Fabrizio Piva<br />
EXPO 2015: impegno per un cibo sostenibile o green washing? - Nicola Saluzzi<br />
La terra, il cibo e la salute.<br />
L’orto famigliare emblema di un paradigma moderno. - Gianni Cavinato<br />
Nutrire il pianeta? ”io qui mangio veganfriendly!” - Edgar Meyer<br />
La scommessa dei biodistretti - Dario Sonetti<br />
32<br />
34<br />
38<br />
40<br />
42<br />
pag. 29<br />
è 100% digitale<br />
amico dell’ambiente<br />
LA LEGGE A 4 ZAMPE<br />
La detenzione del cane al guinzaglio: quando e perchè? - Claudia Taccani 46<br />
Le nostre convenzioni<br />
Ecologia in vetrina<br />
Econews<br />
Biblioteca della sostenibilità<br />
48<br />
50<br />
51<br />
52<br />
pag. 34<br />
per la comunicazione ecofriendly e fa evitare:<br />
»<br />
» emissioni di CO2 per la realizzazione dei materiali cartacei;<br />
»<br />
»<br />
a disposizione dei clienti<br />
Rinenergy ® Associazione no profit per lo Sviluppo Sostenibile costituita il<br />
5.12.2007 con sede in Milano via Sardegna 57 - www.rinenergy.it<br />
Presidente: Nicoletta Cova<br />
È attiva nei seguenti settori: agricoltura biologica, salvaguardia delle riserve<br />
energetiche, economia del recupero, progettazione ecologica dei prodotti,<br />
nuove tecnologie, utilizzo di nuovi materiali, nuove professioni, benessere.<br />
Rinenergy ® comunica i propri valori attraverso i propri mezzi periodici e<br />
siti internet. Nella ricerca di un nuovo valore sociale una particolare attenzione<br />
è dedicata agli animali d’affezione ed alla loro convivenza con l’uomo nel<br />
contesto urbano.<br />
Scelte e progetti sono avallati dal Comitato Scientifico composto da:<br />
Ing. Silvano Benitti | fonti rinnovabili – efficienza energetica<br />
Prof. Stefano Bocchi | cropping systems Università degli Studi di Milano<br />
Dr. Gianni Cavinato | tecnologia alimentare<br />
Dr. Franco Cirone | medico chirurgo ricercatore<br />
Prof. Marco Dezzi Bardeschi | urbanistica<br />
Ing. Andrea Alessandro Muntoni | ingegneria ambientale<br />
Prof. Giorgio Nebbia | ecologia<br />
Ing. Alberto Pianta | mobilità<br />
Dr. Fabrizio Piva | certificazione<br />
Dr. Rodrigo Rodriquez | imprenditore (Material Connexion Italia)<br />
Dr.ssa Paola Santeramo | agricoltura periurbana<br />
Dr. Dario Sonetti | biodiversità<br />
Dr. Alessandro Spadoni | chimica cosmetologica<br />
Prof. Roberto Spigarolo | UNIMI Facoltà di Agraria<br />
<strong>Ecoideare</strong><br />
Periodico culturale di informazione sullo sviluppo sostenibile<br />
Direzione, Amministrazione, Redazione<br />
Via Sardegna, 57 20146 Milano - tel. 02 36642800<br />
fax 02 36642803 - info@ecoideare.it - www.ecoideare.it<br />
Direttore editoriale: Nicoletta Cova (n.cova@rinenergy.it)<br />
Direttore responsabile: Edgar Meyer (direzione@ecoideare.it)<br />
Art Direction e impaginazione: Clara Falchi<br />
Foto di copertina: Clara Falchi<br />
Redazione: Daniela Milano (redazione@ecoideare.it)<br />
Marketing e Sviluppo: Nicola Saluzzi (ecoideare@mediasecweb.it)<br />
Pubblicità e iniziative speciali 02 36642800 – 348 7638654<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Mario Allodi, R.Anouchisky, Silvano Benitti, Marco Cagelli, Gianni Cavinato,<br />
Franco Cirone, Vincenzo Lo Scalzo, Andrea Marziani, Andrea Alessandro Muntoni,<br />
Giorgio Nebbia, Fabrizio Piva, Rodrigo Rodriquez, Nicola Saluzzi, Serenella Sala,<br />
Paola Santeramo, Dario Sonetti, Alessandro Spadoni, Claudia Taccani.<br />
<strong>Ecoideare</strong> è realizzata in collaborazione con Gaia Animali e Ambiente Onlus<br />
Testata registrata al Tribunale di Milano.<br />
Registro Stampa Periodica n. 60 - 13/02/2009.<br />
Stampa: Verde Smeraldo di Stefano Molinai – Via Fogazzaro,14<br />
21020 Varano Borghi (VA)<br />
Per abbonarsi e per informazioni sul proprio abbonamento:<br />
tel. 02 36642800 - segreteria@ecoideare.it<br />
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€ 40,00 privati<br />
€ 60,00 professionisti e associazioni<br />
€ 150,00 aziende<br />
kitgreen www.kitgreenmultiutility.it è un servizio di<br />
seguici su<br />
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ECOIDEARE È AMICA DELL’AMBIENTE. QUESTA TESTATA È STAMPATA CON IL 100% DI ENERGIA PULITA SU CARTA CERTIFICATA FSC<br />
PROVENIENTE DA FORESTE DOVE SONO RISPETTATI DEI RIGOROSI STANDARD AMBIENTALI, SOCIALI ED ECONOMICI.<br />
3
Nutrire la vita.<br />
Ecco alcune proposte (su carta e a convegno)<br />
Editoriale<br />
Sostenibilmente<br />
a cura del Gruppo di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile (GRISS) dell’Università degli Studi di Milano Bicocca<br />
Come i lettori più attenti avranno<br />
intuito, negli ultimi numeri di <strong>Ecoideare</strong><br />
abbiamo deciso di affrontare<br />
il tema proposto da Expo 2015 a<br />
modo nostro, invertendo i termini:<br />
“Nutrire la vita. Energia per il pianeta”.<br />
Abbiamo cioè deciso di vedere<br />
le cose così: solo un “uomo nuovo”<br />
può salvare il pianeta (o, meglio, la<br />
nostra casa: il pianeta infatti continuerà<br />
a vivere tranquillamente<br />
anche dopo l’eventuale estinzione<br />
umana).<br />
Dopo aver indicato i punti di partenza,<br />
ci siamo soffermati sull’importanza<br />
della consapevolezza. Ora<br />
lanciamo delle proposte: abbiamo<br />
chiesto agli esperti che ci accompagnano<br />
di “aprire” ai nostri lettori<br />
delle finestre su come potrebbe essere<br />
il mondo in cui viviamo se a governarci<br />
ci fossero creatività, intelligenza<br />
e sapienza. Abbiamo chiesto<br />
il loro punto di vista sulle azioni da<br />
intraprendere per accelerare il cambiamento,<br />
per rendere più sostenibile<br />
la nostra permanenza su questa<br />
terra e non continuare a devastarla.<br />
I risultati ci paiono interessanti.<br />
Marco Cagelli, nella sua proposta<br />
“Respirare meglio senza impianti”,<br />
ci indica 3 piante per rendere salubre<br />
l’aria nelle abitazioni. Gianni<br />
Cavinato, illustrandoci la proposta<br />
sul “mangiare sano”, ci ricorda la<br />
funzione dell’orto familiare come<br />
emblema delle nostre radici alla Terra.<br />
Rodrigo Rodriguez, nel rispondere<br />
al quesito su quale sarà l’uomo<br />
nuovo che può salvare il pianeta, ci<br />
racconta il bell’aneddoto dei 617<br />
studenti in Tanzania che giurano il<br />
loro impegno ecologico. Dario Sonetti,<br />
intervistando il presidente del<br />
biodistretto Vallecamonica, ci parla<br />
de “La scommessa dei Biodistretti”.<br />
A proposito di Sonetti: nel bellissimo<br />
pezzo “Vivir bien o vivir mejor”<br />
risponde da biologo alla domanda<br />
«Dobbiamo trovare<br />
le idee e i mezzi per riuscire a creare<br />
un equilibrio sostenibile tra le dimensioni<br />
demografiche economiche globali e la concreta<br />
possibilità che la terra riesca a reggerle.»<br />
(A. Peccei)<br />
che tutti ci poniamo: perché una<br />
specie autocosciente, forse l’unica<br />
sul nostro pianeta, non è in grado<br />
prevedere e agire conseguentemente<br />
per evitare alcuni esiti nefasti delle<br />
sue azioni?<br />
Non ci fermiamo qui. Le proposte<br />
che leggete su questo numero sono<br />
la partenza per una discussione e<br />
“chiacchierata” che faremo a breve.<br />
Alla Libreria Popolare di Via Tadino<br />
a Milano, il 27 maggio, dalle<br />
18.45 alle 21 ci “accapiglieremo”<br />
sulle “Proposte fuori Expo per Nutrire<br />
la vita”. L’invito è aperto a tutti<br />
coloro che hanno voglia di contribuire<br />
e/o ascoltare: per raccogliere<br />
e scambiarci pareri sui temi della<br />
biodiversità, della consapevolezza,<br />
dell’alimentazione, del territorio,<br />
dell’utilizzo delle rinnovabili.<br />
Stiamo lavorando per crescere. Siamo<br />
soddisfatti perché, anche se non<br />
a frotte, gli abbonati di <strong>Ecoideare</strong><br />
aumentano. E questo è un buon segno.<br />
Grazie!<br />
Buona lettura!<br />
Edgar Meyer<br />
opera di Renato Giananti<br />
Serenella Sala<br />
Dottore di ricerca in ecologia<br />
applicata, è ricercatore<br />
nell’ambito della scienza della<br />
sostenibilità.<br />
LE ESPOSIZIONI UNIVERSALI E LA<br />
SOSTENIBILITÀ<br />
Il 1 maggio ha finalmente aperto l’esposizione<br />
universale 2015, con sede a<br />
Milano. Come tutti sappiamo, il tema di<br />
EXPO 2015 è Nutrire il pianeta, energia<br />
per la vita.<br />
La scelta di questo tema ha dato impulso<br />
all’avvio di numerose iniziative correlate<br />
alle grandi sfide del nostro millennio, già<br />
evidenziate ampiamente dalle Nazioni<br />
Unite tramite la definizione dei Millennium<br />
Development Goals (www.un.org/<br />
millenniumgoals/), ovvero gli obiettivi di<br />
sviluppo per il nostro millennio: la lotta<br />
alla povertà, la garanzia di accesso al cibo<br />
e all’acqua per tutta la popolazione mondiale,<br />
la tutela degli ecosistemi e della loro<br />
funzionalità, ecc.<br />
La sostenibilità, in tutti i suoi aspetti, sarà<br />
quindi il fil rouge di tutti i padiglioni, delle<br />
installazioni e degli eventi che avranno<br />
luogo durante i sei mesi dell’esposizione.<br />
L’impatto dell’uomo sull’ambiente, e la<br />
necessità di ottimizzare l’uso delle risorse<br />
è stato introdotto per la prima volta<br />
nell’esposizione universale di Montreal<br />
del 1967, dedicata a “L’uomo e il suo<br />
mondo”.<br />
In occasione di EXPO 1967 R. Buckminster<br />
Fuller realizzò per il padiglione<br />
americano una cupola geodetica, ovvero<br />
una struttura in grado di ottimizzare l’uso<br />
degli spazi mettendo a disposizione il<br />
massimo volume possibile con la minima<br />
superficie.<br />
Analogamente, il nuovo quartiere di Montreal,<br />
Habitat 67, costruito in occasione<br />
dell’esposizione e ancora oggi abitato, costituiva<br />
un progetto architettonico innovativo,<br />
ideato dall’architetto Moshe Safdie,<br />
finalizzato alla ricerca di nuove prospettive<br />
di occupazione dello spazio urbano e<br />
di creazione di un ambiente abitativo più<br />
sostenibile.<br />
Anche per l’esposizione di Hannover del<br />
2000 fu scelto un tema che metteva in relazione<br />
uomo e ambiente: “Umanità, Natura,<br />
Tecnologia”.<br />
A partire da questa edizione dell’esposizione<br />
universale, è stata posta sempre<br />
maggiore attenzione non più solo ai progressi<br />
tecnologici, ma più in generale allo<br />
sviluppo futuro della società.<br />
EXPO 2015 si inserisce dunque in questo<br />
contesto, partendo da un tema che è alla<br />
base di qualsiasi discussione sulla sostenibilità.<br />
Per questo motivo, è stata più volte<br />
sottolineata la necessità di garantire la sostenibilità<br />
anche nell’organizzazione della<br />
manifestazione stessa, dalla pianificazione,<br />
alla realizzazione (i sei mesi di apertura)<br />
alla gestione della fase post-evento.<br />
In merito a questo aspetto sono state mosse<br />
numerose critiche, ad esempio per quanto<br />
riguarda la costruzione delle infrastrutture<br />
Dottore di ricerca in scienze<br />
ambientali, è ricercatore<br />
nell’ambito della scienza della<br />
sostenibilità.<br />
e del sito espositivo, che ha comportato<br />
la conversione di un’area semi-rurale in<br />
un’area urbanizzata, con l’impermeabilizzazione<br />
del suolo in tutta l’area espositiva,<br />
che difficilmente potrà essere riconvertita<br />
in area non urbanizzata alla fine dell’evento.<br />
D’altra parte, per la prima volta<br />
sono stati inseriti criteri di sostenibilità<br />
nelle gare per la progettazione degli spazi<br />
espositivi direttamente gestiti dalla società<br />
Expo 2015 S.p.A, responsabile della gestione<br />
dell’evento.<br />
Inoltre, EXPO 2015 sarà la prima esposizione<br />
universale (ed il secondo evento<br />
mondiale, oltre alle Olimpiadi di Londra<br />
2012) ad ottenere la certificazione del proprio<br />
Sistema di Gestione Ambientale secondo<br />
la norma ISO 20121.<br />
Il quesito rimane dunque aperto, soprattutto<br />
perché non è ancora stato definito nei<br />
dettagli il piano di riconversione del sito<br />
espositivo e la destinazione dell’area alla<br />
fine della manifestazione.<br />
In attesa di una risposta, auguriamoci di<br />
poter trarre dall’esposizione e da tutti gli<br />
eventi correlati, tutti gli spunti possibili<br />
per costruire una società più sostenibile! ■<br />
Serenella Sala e<br />
Valentina Castellani<br />
Valentina Castellani<br />
5
Giorgio Nebbia<br />
Prosegue la collaborazione con l’associazione Gaia Italia e Giorgio Nebbia,<br />
uno dei padri nobili del movimento ambientalista italiano e internazionale.<br />
Giorgio Nebbia è stato -ed è ancora- uno dei protagonisti di assoluto rilievo<br />
nello studio della questione ambientale, affrontata nell’ottica del chimico,<br />
dell’economista e del merceologo. nebbia@quipo.it<br />
"Con i perfezionamenti tecnici già disponibili<br />
e con quelli che possono essere sviluppati,<br />
la ginestra può avere un ruolo economico<br />
e merceologico importante, con prospettive<br />
di occupazione nel Mezzogiorno."<br />
IO AMO LA<br />
GINESTRA<br />
GIORGIO NEBBIA<br />
In questo gran parlare di energie e di materie prime rinnovabili<br />
forse qualche soluzione può essere cercata proprio sulla porta di<br />
casa: è il caso della ginestra che si trova, con i suoi arbusti spontanei<br />
perenni, nelle valli italiane e specialmente nel Mezzogiorno,<br />
nelle quali un mare di fiori gialli accoglie, da maggio a ottobre,<br />
i viaggiatori. Sembra che il Sole, dopo aver fatto crescere la pianta,<br />
abbia voluto, per sovrappiù aggiungere i carotinoidi per rendere<br />
ancora più belli e splendenti i suoi fiori, e un attraente profumo. Il<br />
principale genere di ginestra diffuso in Italia ha il nome botanico<br />
Spartium junceum. La ginestra è citata dal botanico greco Teofrasto<br />
(371-187 avanti Cristo) e dal naturalista romano Plinio (23-79<br />
dopo Cristo) il quale addirittura credeva che le ceneri della pianta<br />
contenessero oro, chi sa? forse ispirato dal colore oro dei fiori. La<br />
ginestra ha molte virtù ecologiche: è una leguminosa e come tale<br />
cresce fissando direttamente l’azoto atmosferico, senza bisogno di<br />
apporto di concimi azotati sintetici.<br />
La ginestra, con le sue radici, ha un effetto stabilizzante sulle<br />
scarpate e sui fianchi delle valle e fornisce un contributo diretto<br />
e gratuito alla difesa del suolo contro l’erosione che continua a<br />
distruggere ricchezza provocando frane e alluvioni. Almeno una<br />
parte dei costi e dei dolori provocati dalle frane e dalle alluvioni,<br />
specialmente nel Mezzogiorno, avrebbero potuto e potrebbero<br />
essere evitati se si ricoprissero i fianchi delle valli con le piante<br />
che trattengono il suolo, come appunto la ginestra o la robinia. La<br />
ginestra è una interessante fonte di fibre tessili naturali rinnovabili;<br />
i Fenici, i Cartaginesi, i Greci e i Romani avevano capito<br />
che in suoi steli potevano essere utilizzati per farne canestri e che<br />
potevano fornire una fibra tessile adatta per corde; negli scavi di<br />
Pompei sono state trovate degli stoppini per lucerne fatti di fibre<br />
di ginestra. L’utilizzazione degli steli delle ginestre a fini tessili è<br />
però rimasta limitata per molti secoli a livello artigianale e familiare,<br />
anche se fibre di ginestra sono state presentate nella Fiera<br />
Campionaria di Napoli del 1821, nelle Esposizioni di Firenze e di<br />
Napoli del 1850, 1857, 1864 e in quella di Parigi del 1878. L’interesse<br />
per le fibre di ginestra è aumentato nel periodo dell’autarchia<br />
fascista in quanto potevano sostituire, per la produzione di<br />
tele, corde e sacchi, le fibre di iuta che dovevano essere importate.<br />
Negli anni trenta del Novecento furono approfondite le conoscenze<br />
sulla coltivazione della ginestra e furono perfezionati i sistemi<br />
di produzione delle fibre. Nel 1940 funzionavano una sessantina<br />
di ginestrifici, soprattutto in Toscana, con una produzione di<br />
700.000 tonnellate all’anno.<br />
Dopo la Liberazione sono tornate disponibili le fibre di iuta di<br />
importazione e subito dopo c’è stato l’avvento delle fibre sintetiche<br />
che hanno oscurato l’interesse per le fibre di ginestra la cui<br />
produzione è sopravvissuta su piccola scala in poche comunità<br />
della Basilicata e della Calabria; musei della lavorazione della<br />
ginestra si possono visitare a Longobucco (Cosenza) e a San<br />
Paolo Albanese (Potenza), a testimonianza del lavoro di molte<br />
generazioni con queste fibre.<br />
La nuova attenzione “ecologica” per le fibre naturali rinnovabili<br />
ha spinto molti studiosi, anche in Italia, a riscoprire quanto<br />
era noto sulla produzione delle fibre di ginestra e sui suoi usi;<br />
un ulteriore spinta si è avuta con il lancio, all’inizio del 2009,<br />
dell’Anno mondiale delle fibre naturali da parte della FAO, l’organizzazione<br />
delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione.<br />
Le fibre di ginestra si ottengono dai rami nuovi, o al più<br />
di uno o due anni, detti verbene.<br />
Le verbene devono essere sottoposte ad un processo di macerazione<br />
che decompone le sostanze pectiche che tengono “incollate”<br />
fra loro le fibre che, dopo la macerazione, vengono staccate<br />
per trattamento meccanico. Si ottengono circa 5 chili di fibre da<br />
100 chili di verbene, la cui resa arriva a 10 tonnellate per ettaro;<br />
come sottoprodotto si ottiene un materiale adatto per la produzione<br />
della carta. Siamo quindi di fronte ad un sistema integrato<br />
che consente la difesa del suolo e la produzione di fibre tessile<br />
e carta. Le fibre di ginestra sono state utilizzate in molti campi<br />
industriali che vanno da pannelli isolanti, a componenti delle<br />
carrozzerie di automobili. E’ in corso una nuova attenzione della<br />
moda per oggetti “ecologici” a base di ginestra, come scarpe,<br />
borse, tessuti. Con i perfezionamenti tecnici già disponibili e con<br />
quelli che possono essere sviluppati, la ginestra può avere un<br />
ruolo economico e merceologico importante, con prospettive<br />
di occupazione nel Mezzogiorno.<br />
Non sono certo solo ad amare e ammirare la ginestra. Giacomo<br />
Leopardi (1798-1837) nel 1836 osservandola sulle falde del Vesuvio<br />
le ha dedicato una celebre poesia, ”ecologica” anch’essa:<br />
”Tu, lenta ginestra/che di selve odorate/ queste campagne dispogliate<br />
adorni”, riconoscendo la paziente resistenza della pianta<br />
nelle condizioni avverse di una arida natura, nel nome della forza<br />
della vita. E Gabriele d’Annunzio (1863-1938) nella poesia “La<br />
pioggia nel pineto” chiama le ginestre “fulgenti /di fiori accolti”.<br />
La ginestra deve essere stata amata anche da tutti gli abitanti<br />
delle valli italiane se se ne si trova così diffuso il nome in tanti<br />
paesi e villaggi. Un nome tristemente noto è quello di Portella<br />
della Ginestra in provincia di Palermo, l’altopiano in cui i<br />
banditi di Salvatore Giuliano tesero un agguato ai contadini che<br />
celebravano pacificamente e festosamente il primo maggio del<br />
1947, uccidendone undici, fra cui due bambini.<br />
Gli altri sono nomi gioiosi come quelli, per restare al Mezzogiorno,<br />
di due paesi in provincia di Benevento e di Potenza, di Ginestra<br />
degli Schiavoni anch’essa in provincia di Benevento, del<br />
torrente Ginestra nel bacino idrografico del Calore e tanti altri. ■<br />
6<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
7
VIVIR BIEN<br />
O VIVIR MEJOR?<br />
di Dario Sonetti<br />
Da quando il sistema nervoso si è evoluto nella nostra<br />
specie in un cervello che ha permesso di esprimere<br />
l’autocoscienza, la consapevolezza del primo uomo fu<br />
di essere parte di qualcosa molto più grande di lui. Da<br />
qui la meraviglia ma anche la paura che ha cercato di dominare<br />
con l’idea e la conseguente azione che tutto fosse sottomettibile<br />
a lui, compresi i suoi simili.<br />
Questa è la storia meravigliosa e tragica dell’uomo.<br />
Sicuramente non siamo un fine ma la conseguenza di una casualità<br />
e di una necessità che una visione biologica ha oggi ben chiara.<br />
Dall’epoca di Galileo la scienza ha ridimensionato la presenza<br />
ed il ruolo dell’uomo nell’universo ma ciò non è bastato a toglierci<br />
l’illusione di poter essere i padroni e dominatori, almeno<br />
sul nostro pianeta. Chi spadroneggia e domina lo può fare solo<br />
a detrimento di altri e l’uomo l’ha fatto nei confronti dei diversi<br />
esseri e del suo oikos, la casa comune.<br />
Perché una specie autocosciente, forse l’unica sul nostro pianeta,<br />
non è in grado prevedere e agire conseguentemente per evitare<br />
alcuni esiti nefasti delle sue azioni?<br />
Sembra che nel nostro cervello abbiano avuto successo evolutivo<br />
due tendenze, entrambe con un importante significato adattativo<br />
di sopravvivenza, ma purtroppo in contrasto tra di loro.<br />
La prima escogita il modo per far sopravvivere al meglio il<br />
singolo individuo, che per avere successo e quindi sopravvivere<br />
e procreare deve “egoisticamente” pensare a sé stesso in una<br />
visione temporale a breve termine.<br />
Questa tendenza dà sicuramente dei vantaggi immediati al singolo<br />
ma può penalizzare fortemente la sua stessa sopravvivenza<br />
e quella della sua specie nel lungo termine. Vi è poi la tendenza<br />
in contrasto alla precedente, presente anch’essa in tutti noi, perché<br />
adattativamente vantaggiosa, ma in altri termini, di essere<br />
individui che devono “condividere con altri”,e in senso lato,<br />
partecipare con tutto ciò che li circonda. Questo può essere non<br />
premiante in prima istanza, ma lo diventa sicuramente nel lungo<br />
termine garantendo l’esistenza nel futuro almeno della specie,<br />
ma con l’imprescindibile condizione di garantire la vita anche<br />
a tutti gli esseri viventi e all’ecosistema che li ospita. Se abbiamo<br />
sviluppato i sentimenti dell’amore, della compassione,<br />
dell’altruismo, del rispetto è perché, oltre a farci star bene, ci<br />
offrono un vantaggio di sopravvivenza. Ecco allora la dicotomia<br />
che “cova” in tutti noi: essere egoisti garantendoci il meglio per<br />
le nostre singole brevi vite o essere capaci di concretizzare nei<br />
fatti la tendenza spontanea che abbiamo a tener conto degli altri<br />
e delle risorse limitate del sistema chiuso in cui viviamo in modo<br />
che tutti ne possano trarre giovamento e stare bene, comprese le<br />
future generazioni? Questa due tendenze venivano già espresse<br />
in qualche forma nella filosofia greca come ricerca del benessere<br />
edonistico, legato al soddisfacimento dei piaceri principalmente<br />
materiali e come benessere “eudemonico” in cui lo star<br />
bene è la capacità di realizzare sé stessi tenendo conto degli altri<br />
e del mondo in cui si vive, producendo su questi effetti benefici.<br />
In altra forma questa bivalenza viene espressa nella cosmovisione<br />
indigena latinoamericana che contrappone un virtuoso “bien<br />
vivir” al più deleterio “vivir mejor” che loro additano a nostra<br />
scelta di uomini occidentali che ha portato il mondo sull’orlo di<br />
una possibile catastrofe.<br />
Dovremmo essere coscienti di questa convivenza difficile che<br />
battaglia con un carico diverso entro ciascuno di noi. La selezione<br />
naturale sicuramente premia alla fine ciò che garantisce un<br />
successo di sopravvivenza nel lungo termine e quindi potremmo<br />
ottimisticamente pensare che stiamo evolutivamente muovendoci<br />
verso l’”uomo nuovo” auspicato da tanti, ma la peculiarità del<br />
cervello umano ha introdotto una nuova variabile, la tecnologia,<br />
un potentissimo strumento per lo sviluppo della sua società ma<br />
che ha premiato nella realtà dei fatti, la parte egoistica dell’uomo<br />
e che ha tempi tanto rapidi da non permettere una corretta<br />
assimilazione e suo controllo dal nostro alter ego virtuoso. In<br />
altre parole, la fatidica pistola nelle mani di un bambino. Questa<br />
è la tremenda minaccia che pende su di noi a mò di spada di<br />
Damocle.<br />
Una scelta che vada in una direzione o un’altra possiamo attuarla<br />
concretamente ogni giorno della nostra vita introducendo la<br />
consapevolezza nel valore delle cose e dei sentimenti. Se più<br />
persone lo faranno, si potrebbe raggiungere la famosa “massa<br />
critica” che determinerà il cambiamento, auspicabilmente prima<br />
che sia troppo tardi. ■<br />
CONSAPEVOLEZZA E<br />
RESPONSABILITÀ DEL PROGETTARE<br />
E DEL PRODURRE<br />
di Rodrigo Rodriquez<br />
Si, come mi ha detto Nicoletta Cova,<br />
è l’uomo nuovo che può salvare il pianeta.<br />
Dunque, forse le prossime generazioni?<br />
Annoto qui un piacevole episodio che sembrerebbe confermarlo.<br />
Sabato 7 Dicembre, Campus della Facoltà di Ingegneria e Tecnologia<br />
della St. Joseph University, Dar es Salaam, Tanzania,<br />
Cerimonia della GRADUATION. Sono invitato come honour<br />
guest, in quanto presidente dell’Associazione Ruvuma Trust<br />
che ha realizzato un Ospedale in quel Paese.<br />
617 studenti (circa metà cattolici e metà musulmani) ricevono:<br />
● la Laurea, 4 anni di studio, 415 (341 ragazzi e 74 ragazze);<br />
● il Diploma, 2 anni di studio, 112 (95 ragazzi e 17 ragazze);<br />
● il Certificato, 1 anno di studio, 41 (31 ragazzi e 10 ragazze):<br />
Gli studenti sono chiamati uno per uno e, ordinatamente, si pongono<br />
in file, attentamente rispettando le crocette in gesso sul pavimento<br />
di asfalto. Ad alta voce - 617 voci giovani e forti danno<br />
luogo ad un armonioso boato - recitano il Giuramento di Fedeltà<br />
(Oath of Allegiance), articolato in tre capitoli: professione e Patria,<br />
ordine e sviluppo sociale, impegno ecologico;<br />
trascrivo questo:<br />
In quanto cittadini istruiti ci impegniamo a proteggere Madre<br />
Terra dal riscaldamento globale, dalla deforestazione, dalla<br />
contaminazione delle risorse naturali, e a mantenere questo<br />
mondo come un luogo abitabile per le generazioni future.<br />
Cito ora due fatti che mostrerebbero come si stia diffondendo<br />
(mi si lasci essere ottimista) la consapevolezza che chi ha la responsabilità<br />
del progettare – i designers - e del produrre – le<br />
aziende - devono darsi carico di proteggere la natura.<br />
I designers. La Dichiarazione degli Industrial Designers al Congresso<br />
ICSID, Seoul 2001 contiene questa solenne affermazione:<br />
Noi, in quanto industrial designers globali, cercheremo la<br />
via dello sviluppo sostenibile coordinando i diversi aspetti che<br />
influiscono sul suo conseguimento quali economia, cultura,<br />
tecnologia e ambiente.<br />
Le aziende. Nel Febbraio del 2013 la FLOS, produttrice dal 1991<br />
di un prodotto di successo, la lampada Miss Sissi disegnata da<br />
Philippe Starck, fino ad allora realizzata in policarbonato, plastica<br />
che in acqua marina impiega circa 400 anni per decomporsi, ha<br />
proposto al mercato in una co-produzione con la bio-on (azienda<br />
produttrice di polimeri PLA) la commercializzazione della stessa<br />
lampada realizzata in plastica biodegradabile in acqua, un biopolimero<br />
ricavato dagli scarti della barbabietola da zucchero, che ha<br />
il grande pregio di decomporsi in 10 giorni.<br />
Ai rapporti tra design e sviluppo sostenibile sono attento sin da<br />
quando, membro dell’Advisory Committee della piccola nobile<br />
Arango Design Foundation, avendo contribuito alla mostra Re(f)<br />
use lanciata a Miami, ne organizzai nel Novembre 1997, ospitata<br />
in la Triennale, di Milano, la versione mostra Ri-usi, Curatrice<br />
Tamara Molinari, progetto dell’allestimento Marco Ferreri,con il<br />
patrocinio del Ministero dell’Ambiente.<br />
Nell’introduzione scrivevo Ri-usi si propone di mostrare come<br />
il design – inteso come processo che dall’idea arriva al prodotto<br />
– sappia creare dal vecchio una generazione di nuovi beni di<br />
consumo durevoli, di stimolare il progetto della metamorfosi, di<br />
darsi carico della conservazione dell’energia, di assumere l’ecologia<br />
come variabile centrale del progettare. Ma, anche, Ri-usi<br />
”omaggio alla tradizione italiana, che dalla limitatezza delle risorse,<br />
quando non dalla povertà traeva stimolo per recuperare,<br />
per conservare ridando valore, grazie all’italico miscuglio tra<br />
opportunismo e genialità.”<br />
Sono ottimista, anche perchè i messaggi che leggo sulla rivista<br />
<strong>Ecoideare</strong> edita da Rinenergy, sono, oltre che pieni di energia,<br />
positivamente contagiosi. ■<br />
STILI DI VITA<br />
8<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
9
L’ ESTETICA<br />
E’ LA MADRE DELL’ETICA<br />
di Franco Cirone<br />
“Ogni nuova realtà estetica ridefinisce la realtà etica dell’uomo. Giacché l’estetica è la madre dell’etica. Le categorie di<br />
«buono» e «cattivo» sono, in primo luogo e soprattutto categorie estetiche che precedono le categorie del «bene» e del «male».<br />
In etica non «tutto è permesso» proprio perché non «tutto è permesso» in estetica, perché il numero dei colori nello spettro<br />
solare è limitato. Il bambinello che piange e respinge la persona estranea che, al contrario, cerca di accarezzarlo, agisce istintivamente<br />
e compie una scelta estetica, non morale.<br />
La scelta estetica è una faccenda strettamente individuale, e l’esperienza estetica è sempre un’esperienza privata. Ogni nuova<br />
realtà estetica rende ancora più privata l’esperienza individuale; e questo tipo di privatezza, che assume a volte la forma del<br />
gusto (letterario o d’altro genere), può già di per sé costituire se non una garanzia, almeno un mezzo di difesa contro l’asservimento.<br />
Infatti un uomo che ha gusto, e in particolare gusto letterario, è più refrattario ai ritornelli e agli incantesimi ritmici<br />
propri della demagogia politica in tutte le sue versioni. Il punto non è tanto che la virtù non costituisce una garanzia per la<br />
creazione di un capolavoro: è che il male,e specialmente il male politico, è sempre un cattivo stilista. Quanto più ricca è l’esperienza<br />
estetica di un individuo, quanto più sicuro è il suo gusto, tanto più netta sarà la sua scelta morale e tanto più libero<br />
- anche se non necessariamente più felice - sarà lui stesso. Proprio in questo senso- in senso applicato piuttosto che platonico-<br />
dobbiamo intendere l’osservazione di Dostoevskij secondo cui la bellezza salverà il mondo, o l’affermazione di Matthew<br />
Arnold che la poesia ci salverà. Probabilmente è troppo tardi per salvare il mondo, ma per l’individuo singolo rimane sempre<br />
una possibilità. Nell’uomo l’istinto estetico si sviluppa con una certa rapidità, poiché una persona, anche se non si rende ben<br />
conto di quello che è e di quello che le è davvero necessario, sa istintivamente quello che non le piace e quello che non le si<br />
addice. In senso antropologico, ripeto, l’essere umano è una creatura estetica prima che etica. L’arte perciò, e in particolare la<br />
letteratura, non è un sottoprodotto dell’evoluzione della nostra specie, bensì proprio il contrario. Se ciò che ci distingue dagli<br />
altri rappresentanti del regno animale è la parola, allora la letteratura - e in particolare la poesia, essendo questa la forma più<br />
alta dell’espressione letteraria - è, per dire le cose fino in fondo, la meta della nostra specie” (1)<br />
Il concetto di gusto estetico, di cui parla Brodskij richiama<br />
alla mente quello di sapere fare qualcosa mediante e a partire<br />
dalle percezioni sensibili, dalla nostra corporeità, dalle nostre<br />
esperienze e dai nostri retaggi. Quindi il gusto estetico,<br />
l’estetica come madre delle nostre decisioni etiche ci riguarda<br />
da vicino, in ogni momento. L’estetica trascendentale (oggetto<br />
sensibile della conoscenza) e i giudizi estetici (oggetto sensibile<br />
del gusto) si trovano qui riuniti e mescolati in richiami e racconti<br />
sempre autoconoscitivi.<br />
La percezione estetica è anche una buona metafora per dire del<br />
nostro modo di essere e di soggiornare nel mondo, la cui natura<br />
è essenzialmente di essere-avere una mente incorpata, di<br />
essere-avere un corpo-che-pensa, che insieme sentono e danno<br />
un senso, nell’incontro-col-mondo, a quello che incontrano. Per<br />
dare senso occorre essere nella sensibilità (e nella disposizione)<br />
di cogliere un mondo, che solo a partire dal sentirlo, prenderlo<br />
su di sé, intrattenersi con lui, lo si può incontrare. Incontrare<br />
un mondo è innanzitutto incontrare il mondo dell’altro, perlopiù<br />
sconosciuto, ma non così dissimile dal mio, da non poterlo<br />
comprendere e conoscere. Pretenderlo, invece (ingenuamente),<br />
di trovarlo come sovrapposto, quasi-identico al mio è non volere<br />
vedere il mondo, che nel linguaggio, che noi siamo e usiamo, da<br />
cui siamo costituiti, opera per differenza e nella differenza e costruisce,<br />
costituisce mondi. Non vivendo-abitando la differenza<br />
può sfumare l’opportuna distanza, necessaria, per la conoscenza,<br />
alimentando il desiderio (de-sidera) che ci fa raggiungere qualcosa<br />
un pò distante da noi, un po’ più in là per essere còlto,<br />
conosciuto, vissuto.<br />
Conoscere è sinonimo di sapere, di competenza, di pratica e di<br />
esperienza. Solo se desideriamo voler sapere, conoscere, avere<br />
esperienza della vita e del mondo, di noi e degli altri, possiamo<br />
dire di vivere e possiamo davvero fare esperienza, cioè sperimentare,<br />
praticare la vita. Incontrare esteticamente ed eticamente<br />
il mondo dell’altro è incontrare nel medesimo istante il mondo,<br />
anche e soprattutto, dell’altro da me, delle parti sconosciute di<br />
me, che non conosco, ma che mi determinano sempre e in modo<br />
decisivo. L’incontro con l’altro (con gli altri), è potere essere, e<br />
mettersi, nella possibilità di immedesimarsi con lui (con loro),<br />
sentire insieme (co-sentire) le emozioni che stiamo sentendo e<br />
vivendo. Siamo sempre in una certa tonalità emotiva e in una<br />
determinata disposizione, in una inclinazione percettiva particolare,<br />
dunque in uno stare e fare estetico, ineluttabilmente. La<br />
pratica del vedere le cose del mondo, come cose vive per noi, e<br />
di poterle incorpare, dentro la nostra corporeità sensibile, con un<br />
atto intenzionale di allargamento dei limiti imposti dai confini<br />
corporei, è fare dialogare, con la nostra individualità personale,<br />
un mondo, che raggiunto da noi emerge con noi nel-mondo-della-vita.<br />
Il mondo così costituito vive di cose in modo vivo, reso<br />
vivo dal nostro volontario ed inevitabile accoppiamento mimetico<br />
(e strutturale) con lui, carico di senso e di significato, rendendo<br />
l’atto percettivo e il contatto con le cose una faccenda<br />
estetica ed etica. Etica per l’abito di cui si riveste l’azione percettiva-sensibile,<br />
estetica, che vuole percepire nuovamente in altro<br />
modo, non anonimo, quello che incontra. Un costume visionario<br />
allora ricopre il corpo-pensante nell’esercizio dinamico di cogliere<br />
alcune particolari forme del mondo e accoppiarsi in modo<br />
privilegiato con loro. Forme che strutturano un contenuto denso<br />
e plastico, così tipicamente umano, da rendere le cose pulsanti<br />
nel intrecciarsi con noi in un rimando reticolare e circolare,<br />
che costituisce in ogni momento la nostra soggettività e la base<br />
dell’intersoggettività, nello stare con gli altri. Nella percezione<br />
estetica, nel costume estetico, nella pratica etica di sentire e percepire<br />
il mondo c’è il nucleo del nostro percepirci e del nostro<br />
esserci. Rimandati indietro dal mondo ritorniamo a noi ri-vestiti<br />
dell’abito etico dell’incontro estetico. Ecco, andare verso di noi,<br />
verso l’intimo di noi è una pratica estetica ed etica, che la nostra<br />
cultura e il nostro sapere, il nostro fare ed essere può accogliere,<br />
interiorizzare, non rimuovere.<br />
L’etica, informata e fondata dal sapere estetico diventa eminentemente<br />
una pratica di trasformazione interiore, una intima,<br />
decisiva, pratica trasformativa, una metànoia, un cambio radicale<br />
di atteggiamento verso noi-stessi, verso gli altri e verso le<br />
cose del mondo. Diventa filosofia pratica, teoresi e prassi insieme,<br />
cammino di conoscenza. Tra le cose del mondo, troviamo i<br />
presupposti non sempre visti, poiché intimi e vicini, i concetti<br />
consolidati, a volte scontati, su cui siamo invitati e chiamati a<br />
riflettere nuovamente e potere far calare, dentro la nostra vita,<br />
l’azione rivoluzionaria della pratica trasformativa etica, “la quale<br />
possa servire a porre radicalmente in dubbio ed eventualmente<br />
dissolvere, la convinzione ben radicata dell’esistenza di un<br />
mondo separato da noi”, dai nostri sguardi, dalle nostre teoresi<br />
e modi di pensare, dal nostro fare e aver fatto esperienze, pensandoci<br />
ancorati dentro una centralità dell’io.<br />
Fare è anche pensare, agire è anche riflettere. Osservare,<br />
guardare è creare e produrre. Chi contempla un tavolo lo fa, è un<br />
ebanista. Chi ammira un quadro è anche pittore. Sono partecipi<br />
dello stesso campo di possibilità, trascendentale, dell’esperienza<br />
estetica, dove teoria e pratica co-emergono nel mondo del significato<br />
e si appartengono. Le cose che incontriamo nel mondo<br />
emergono all’interno di condizioni di possibilità e necessità già<br />
date, per cui ci troviamo in una situazione e in una dimensione<br />
di prefigurazione a priori di quello che incontriamo nella nostra<br />
esperienza. Nell’incontrare le cose siamo in anticipo su di esse,<br />
sull’incontro che avverrà, come se avvenisse già un po’ prima<br />
di quando pensiamo che avvenga. L’incontro è un avvenimento<br />
preannunciato, precompresso e anticipato, un risultato dato<br />
in anticipo, secondo uno spettro e un campo di possibilità precostituite.<br />
La conoscenza è (anche) un riconoscere le cose che<br />
vediamo, che vengono alla luce, che si manifestano a noi come<br />
fenomeno, come apparizione di senso. Il fenomeno è quello che<br />
appare, che si rivela e manifesta alla luce dell’esperienza.<br />
Non c’è alcun fenomeno se non c’è qualcuno, cioè noi, che lo<br />
possa vedere, che abbia lo sguardo per cogliere e vedere il mondo<br />
delle cose che ci appaiono, il mondo dei fenomeni. Le cose<br />
che appaiono alla luce, che diventano visibili per noi sono le<br />
cose estetiche del mondo, sono gli oggetti della conoscenza,<br />
sono il soggetto che noi siamo. Possiamo vedere le cose e vederci<br />
solo se siamo vedenti. La visione è possibile a partire dal<br />
soggetto che vuole vedere, è solo per un soggetto che sa vedere,<br />
che quindi assiste alla visione di una cosa decisa e anticipata<br />
come visibile, all’interno del campo visionario e trascendentale<br />
dell’esperienza. Nel campo dell’esperienza, all’interno della forma<br />
e del contenuto in cui si rivela.<br />
L’etica della parola estetica e il corpo della mente<br />
L’educazione al gusto è un abito, un etica particolare e generale<br />
del fare. Coinvolge incessantemente la nostra possibilità di stare<br />
al mondo umanamente e consapevolmente. L’umanità dell’uomo<br />
è non solo avere umanità per gli altri, ma essere un’umanità<br />
che sa davvero che, essere-in-un-certo-modo, ne va del suo avere<br />
umanità. Possiamo essere umani, essere etici, cioè essere nei<br />
comportamenti, nelle azioni, nei pensieri, nella parola, capaci di<br />
abitare il mondo, di stare-al-mondo umanamente, essere persone<br />
sensibili (estetiche), solo quando la nostra sensibilità, la nostra<br />
aistesis (la nostra estetica) è coinvolta e messa in gioco ogni<br />
istante, nei giorni e negli anni, da noi stessi.<br />
Quando, cioè, siamo in grado di indagare i presupposti non visti,<br />
non facilmente visibili e anche inconsapevoli, che ci determi<br />
STILI DI VITA<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
11
nano. Parlare di etica e di estetica come madre dell’etica, è non<br />
avere cattivo gusto nell’incontro con noi, dove la conoscenza di<br />
sé è anche una questione di giudizio estetico, cioè etico. Siamo<br />
invece di cattivo gusto quando il nostro stare-al-mondo è male-educato<br />
(e lo siamo tutti spesso, innanzitutto con noi stessi),<br />
cioè incapace assiduamente di portare-fuori, rivelare, nel mondo<br />
(prima di tutto davanti, al cospetto del nostro mondo interno) la<br />
nostra vera natura, non conoscendo le caratteristiche della natura<br />
della mente, della nostra natura culturale, plasmabile ed influenzabile<br />
dalle nostre abitudini e dalle nostre conclusioni, di volta<br />
in volta, prodotte.<br />
Potremmo così ignorare (abbastanza puntualmente) gli assunti,<br />
le motivazioni, i movimenti che ci fanno essere nei vari modi,<br />
che ci fanno reagire, che ci fanno concludere e credere, agiti da<br />
emozioni che ci prendono e ci conducono da qualche parte, non<br />
troppo nelle vicinanze e nei dintorni della nostra consapevolezza<br />
(dove abita [éthos] lo stupore, la meraviglia, che ci fa assistere<br />
alla scoperta di noi stessi, mentre si realizza, mentre si incarna).<br />
Quanto più siamo inconsapevoli della distanza, tra ciò che facciamo,<br />
pratichiamo davvero e quello che diciamo di fare e praticare,<br />
tanto più tendiamo a voler aver ragione delle nostre ragioni,<br />
e a volerle imporre agli altri, assentandoci dalla presenza, dalla<br />
persona che crediamo di essere. Volere aver-ragione, identificati<br />
con le ragioni che ci fanno pensare e dire cose (anche condivisibili),<br />
diviene eticamente, una pratica e un costume che determina,<br />
ulteriormente, ciò che pensiamo, come agiamo e quello che<br />
siamo. Occuparci di etica, essere etici è interessarci a quello che<br />
facciamo quando mettiamo in opera il nostro modo di essere,<br />
il nostro fare, le nostre abitudini, le nostre conoscenze. “È alle<br />
pratiche che bisogna guardare, non alle semplici intenzioni dei<br />
soggetti, perché queste sono le ultime ad arrivare. Ognuno di<br />
noi è anzitutto soggetto “alle pratiche” che esercita ed è da esse<br />
che ricava le sue intenzioni, la sua visione delle cose i suoi valori.<br />
In generale siamo ipnotizzati dalle nostre pratiche, che ci<br />
limitiamo a esercitare senza mai suscitare su di esse un dubbio<br />
o una domanda o una semplice richiesta di chiarimento… L’atteggiamento<br />
etico consiste appunto nel rendersi il più possibile<br />
consapevoli di quanto la pratica che esercitiamo determini il nostro<br />
modo di essere, di agire e di pensare… Soggetti incapaci di<br />
vera riflessione etica non sono soggetti liberi: essi, ancor prima<br />
di essere in mano ad altri soggetti o interessi,sono anzitutto in<br />
mano alle loro cieche pratiche..” (2)<br />
Se non diventiamo “soggetti capaci di liberarci progressivamente…dalla<br />
sudditanza alla pratica che di continuo [ci] conforma..”<br />
[ibidem], se non impariamo a distanziarci quanto basta<br />
da ciò che facciamo, per vederci e conoscerci, non approderemo<br />
a soluzioni etiche, cioè reali.<br />
I materiali mentali, i contenuti mentali in che modo li abbiamo<br />
costruiti e come li stiamo costruendo, qual è la loro provenienza?<br />
Cosa ne facciamo ogni giorno delle nostre parole, cosa succede<br />
(se pensiamo che succeda qualcosa) con quello che ci diciamo? I<br />
vocaboli che usiamo, i discorsi che facciamo, quello che pensiamo<br />
sono frutto di esperienze, di incontri, di frequentazioni non<br />
solo con uomini e donne ma con quello che vediamo, con quello<br />
che leggiamo, con quello che sentiamo, con gli strumenti del<br />
nostro sapere ed essere, che ci permettiamo di sperimentare, che<br />
ci portiamo dentro casa, dentro il nostro abitare, nei nostri costumi<br />
etici. Non siamo più (ormai da tempo) uomini della oralità.<br />
Sapere essere uomini della scrittura è un compito storico, non<br />
possiamo ignorarlo. Mentre usiamo l’alfabeto siamo in un certo<br />
ordine mentale o dovremmo esserlo. Scriviamo l’alfabeto anche<br />
quando parliamo. Ma la parola è da tempo lontana da noi, non<br />
la abitiamo adeguatamente. Proprio perché è in nostro possesso<br />
e ne siamo costituiti, occorre educarla, educare il nostro essere-nella-parola<br />
e con-la-parola, sapendo di essere costantemente<br />
nella possibilità di perderla. È la nostra casa da abitare e da custodire,<br />
ma ne facciamo, spesso, un uso eminentemente pratico,<br />
tecnico, lasciando sullo sfondo, rimosso e lontano, il parlante,<br />
che non viene fatto emergere con la parola, tenuto lontano, come<br />
un intruso che potrebbe disturbare, escluso o non consentendosi<br />
di emergere, quasi a protezione automatica della propria (presunta)<br />
integrità personale.<br />
La parola che ha da dire qualcosa è la parola che rende evidente<br />
ciò che in ogni momento riveliamo, siamo, anche come ciò che<br />
ancora non si è manifestato in noi. Siamo parola, siamo significato,<br />
siamo senso, siamo contenuto, siamo parola-di-verità-di-noi,<br />
siamo in costante rivelazione. Tutto ciò non può essere tralasciato<br />
nell’atto del pronunciamento delle parole che diciamo, che<br />
dicono sempre, immancabilmente di noi, intrise di corporeità<br />
fungente, di corpo pensante ed emozionale, di memorie condivise.<br />
E le nostre parole, parole verbali e corporee, parlano sempre<br />
di noi e dicono a noi, agli altri, al mondo. Non sapere e vedere<br />
questo è mettersi nelle condizioni di venire ricacciati (anche non<br />
potendolo fare del tutto) verso un destino di de-alfabettizzazione,<br />
come un tentativo forzato, innaturale, in-culturale, involutivo<br />
che ci conduce lontano dalla nostra umanità.<br />
Lontani dalle nostre stesse parole che pronunciamo, perlomeno<br />
poco vicini a co-sentire-con-noi quello che siamo, mentre<br />
parliamo (anche con poche cose da dire), ci affanniamo a dire<br />
cose, credendo di dire qualcosa. In realtà diciamo qualcosa, anche<br />
non dicendo nulla. Qualcosa parla sempre di noi. Questo<br />
parlare-di-noi dice a volte davvero poco, anche quando parliamo<br />
tanto. Dice anche che, spesso, non ci siamo, non siamo-con-noi,<br />
col nostro esser-ci, ci stiamo allontanando verso una deriva, che<br />
è nella nostra possibilità di uomini, di non essere propriamente<br />
umani, etici e liberi. L’umanità dell’uomo può essere (è nella<br />
possibilità di essere) disumana. “Bene” e “male” è affare drammaticamente<br />
soltanto umano, riservato agli uomini, che hanno la<br />
possibilità di essere nella “banalità del male”(3)<br />
Siamo banalmente malati, sofferenti di mancanza di umanità, di<br />
sensibilità, di eticità in ogni istante (e lo siamo tutti, nessuno<br />
escluso), quando non vediamo l’altro, nei suoi bisogni fondamentali,<br />
quando stando con noi ci sentiamo abbandonati, quando<br />
ci sentiamo nella mancanza, soprattutto di comprensione e benevolenza,<br />
verso noi stessi o verso chi diciamo di capire e considerare.<br />
L’altro lo incontriamo perlopiù anche disumanamente, non<br />
rispettando la sua particolarità, la sua necessità di ascolto, anzitutto<br />
quando ha qualcosa da dire, per poi pentirci (quando siamo<br />
fortunati) o far finta di farlo o non facendolo affatto (quando siamo<br />
particolarmente nella sofferenza), attribuendo a lui (o a qualcosa<br />
fuori di noi) la causa del nostro comportarci e del nostro<br />
agire. Il tempo trascorre, gli anni si susseguono e la possibilità di<br />
essere coscienti si può dissolvere sotto i nostri occhi cerchiati, a<br />
volte stanchi di assistere e vedere questo peccato originale, che<br />
si compie incessante, questa offesa alla nostra umanità: non mettersi<br />
nella possibilità di vedere. Non riusciamo a vedere, a volte,<br />
ciò che importa, prima di altro, proprio perché immersi e iperstimolati<br />
di cose da vedere, non rendiamo giustizia alla facoltà<br />
conoscitiva e illuminante della visione. Accecati, spesso, da troppo<br />
vedere, non guardiamo, siamo guardati, non leggiamo, siamo<br />
letti, rischiando di perdere facoltà esplorative e di apprendimento,<br />
che ci possono dare nuove opportunità pratiche, cioè etiche.<br />
L’uomo primitivo, l’uomo antico, l’uomo medioevale, l’uomo<br />
dell’ottocento era impegnato in gran parte a sopravvivere. Era<br />
un uomo pre-farmacologizzato. Ora viviamo l’età della tecnica e<br />
della prescrizione farmacologica. Siamo nell’era dell’abbronzatura<br />
e della puntura, della non-lettura e dell’estetica.<br />
Ecco un dei paradossi, non paradossali, che ci contraddistingue.<br />
L’affannosa rincorsa ad una bellezza estetizzante (tipica di un sapere<br />
diffuso, specialistico e non, che rientra nel capitolo dell’estetica,<br />
di cui si occupano varia figure e varie competenze, dalle<br />
estetiste ai medici estetici) è spesso lontana da una vera cultura<br />
estetica, sensibile ed etica, che sappia valorizzare ed educare al<br />
gusto del bello, di ciò che è antico, che si è stratificato nel tempo<br />
e conserva, custodisce il passato. Custodire il passato vuol dire<br />
essere consapevoli della sua intrinseca fragilità, non solo in sé,<br />
come trascorrere del tempo che consuma, come materia che si<br />
degrada, corrodendo le cose, ma anche come possibilità di perdita<br />
dello sguardo prospettico e sensibile su un mondo che può<br />
svanire in un istante, può ritornare nell’oblio, riportando anche<br />
noi nell’oscurità e nell’assenza di mondo. Un mondo a cui apparteniamo<br />
e ci appartiene costituiti e costruiti intorno a significati<br />
condivisi, per cui si ha un mondo. Difficile saperlo cogliere<br />
‘bene’, vedere, leggere, interpretare, rispettare, di cui riuscire ad<br />
avere, in questa rischiosa deriva estetica, capacità, competenza,<br />
facoltà di comprendere, contenere e quindi accogliere dentro le<br />
nostre categorie percettive, in grado di salvaguardarlo. Non riuscendo<br />
a salvare il nostro passato, il nostro retaggio comune (di<br />
precari abitanti della terra) siamo esposti alla perdita della nostra<br />
identità più intima e potremmo non salvare la nostra integrità.<br />
Nel momento in cui non sappiamo guardare quello che sta intorno<br />
a noi, l’ambiente e il mondo svaniscono, evaporano. Non<br />
c’è più un mondo di significato possibile. Possiamo procedere a<br />
lungo, ma con quale metodo, cioè con quale cammino, quando<br />
il percorso si svuota di senso? Crediamo, forse, di averne qualcuno<br />
da esporre cambiando faccia, nella modificazione costante<br />
del nostro volto, che ormai mutato cerca riferimenti instabili e<br />
finti. Possiamo anche mutare fino a non riconoscere più la nostra<br />
maschera riflessa nello specchio, ma nella maschera interna le<br />
persistenti abitudini e la sofferenza possono continuare. Nella<br />
persona e nella mente va incontrata, rivelata e risolta la rimozione<br />
alla visione e la difesa di maschere imposte.<br />
Portata alle estreme conseguenze, la pratica, estetizzante, dei<br />
cambiamenti estetici del volto, per apparire diversi, credendo di<br />
allontanare i segni del tempo, non fa che riportarci ad una assenza<br />
di gusto, soggiogarci e asservirci “agli incantesimi ritmici<br />
propri della demagogia politica in tutte le sue versioni” (1)<br />
Sfiduciati e delusi da molti dei nostri comportamenti anti-etici,<br />
poiché anti-estetici, potremmo, allora, fermarci un po’ “nell’alto<br />
ozio dei campi” (Leopardi), a riflettere sulla nostra ignoranza,<br />
sulle nostre non comuni possibilità di essere altro e sull’impermanenza<br />
delle cose, sull’essenza mutabile delle cose. Rischieremmo<br />
di capire che il tempo che passa, invecchia e consuma<br />
le cose, i corpi e i volti è il nostro alleato più vicino, quando<br />
lo viviamo come tempo opportuno per fare e non come tempo<br />
cronologico per invecchiare (inutilmente). Questo mutamento<br />
di paradigma, questo ampiamento di prospettiva visionaria e<br />
pensante, teoretica e pratica, da intendere, percepire e ricordare<br />
(ogni giorno possibile), in cui immergersi (come in un fiume<br />
nuovamente), è ciò per cui il futuro imprevisto e incombente<br />
possa divenire, ora e qui, possibile e reale, anticipazione etica.<br />
Ci nutriamo e nutriamo la vita quando riusciamo ad essere degni<br />
di questa parola.<br />
“[...] il mondo e la vita sono tutt’uno” (L.Wittgenstein, Tractatus<br />
logico-philosophicus (1921) ■<br />
NOTE<br />
(1) Viene qui riportato integralmente il discorso di Josif A.Brodskij (1940-1996),<br />
pronunciato in occasione del conferimento del premio Nobel per la Letteratura<br />
l’8 novembre 1987. Dissidente del regime sovietico, bandito dal suo Paese, costretto<br />
a lasciare i cari genitori, che non rivedrà mai più.<br />
(2) C.Sini, stampa inedita – Milano, 1997<br />
(3) Hannah Arendt, “La banalità del male” – Feltrinelli, 1963<br />
STILI DI VITA<br />
12 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
13
COSMETICA BIO E NATURALE:<br />
SENZA INGANNI<br />
E PER TUTTE LE TASCHE<br />
di A. Spadoni e R.Anouchinsky<br />
rispettivamente responsabile sviluppo Eco Bio Cosmesi ICEA e BDIH - Milan Liaison Office<br />
L’evoluzione della Cosmesi naturale e biologica in Italia,<br />
come nel resto del mondo, non ha subito battute d’arresto<br />
nonostante la crisi e la conseguente brusca diminuzione<br />
dei consumi di massa, che pur non ha risparmiato la cosmetica.<br />
Il marketing strategico di praticamente tutte le aziende<br />
cosmetiche, dalle più grandi alle più piccole, dalla metà degli<br />
anni 2000 ha utilizzato in modo massiccio rivendicazioni legate<br />
alla naturalità, al biologico, al verde, all’ecologico, cercando di<br />
inseguire i consumatori di tutto il mondo che mostravano sempre<br />
più di voler utilizzare principi attivi e componenti realmente naturali<br />
nei loro shampoo, bagnoschiuma, creme e makeups. Prima<br />
consumatrice tra tutte le nazioni europee è la Germania, che<br />
guida il ranking di fatturato con 920m di EUR e una quota di<br />
mercato che si avvicina al 10% (2013), poi la Francia che segue<br />
con circa 400m di EUR e una quota di mercato pari al 3% - 4% e<br />
poi tutti gli altri stati che hanno un gran numero di consumatori<br />
affini alla cosmesi naturale: la Gran Bretagna, l’Italia, i Paesi<br />
Bassi, l’Austria, la Svizzera, la Scandinavia e oggi anche Russia,<br />
India e Cina.<br />
STILI DI VITA<br />
Il mondo della cosmetica se possibile è sempre più “natural<br />
inspired”, per usare una terminologia da addetti ai lavori e di<br />
facile traduzione, ma sprovvisto di regolamentazioni a livello<br />
internazionale che limitino l’uso indiscriminato di rivendicazioni<br />
assolutamente ingannevoli per il consumatore, dove vengono<br />
conclamati come naturali e biologici prodotti che non lo sono affatto.<br />
A questo proposito ricordiamoci sempre di leggere la lista<br />
INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)<br />
degli ingredienti, obbligatoriamente stampata sul packaging del<br />
prodotto che vorremmo acquistare. In questo elenco i nomi delle<br />
sostanze sono posizionati in ordine decrescente per peso, e se è<br />
ben vero che ci vuole un occhio esperto per decrittare una nomenclatura<br />
spesso molto “chimica”, è altrettanto vero che molta<br />
informazione è accessibile oggi nell’era di internet dove i consumatori<br />
di tutto il mondo sono sempre più preparati ed attenti.<br />
L’olio di argan era praticamente sconosciuto nel 2008 mentre<br />
oggi (vedi figura 1) è il più presente nei prodotti per capelli e<br />
non solo per le sue qualità riconosciute, ma certamente anche per<br />
un effetto di marketing molto spinto che si è propagato agli altri<br />
oli e burri naturali (basti pensare al karitè).<br />
La frase “non contiene parabeni”, nonostante questi discussi<br />
conservanti siano ancora oggi i più presenti nei cosmetici e il<br />
loro impiego sia giudicato sicuro dagli esperti della Comunità<br />
Europea (1), è diventata la rivendicazione più utilizzata nel<br />
packaging cosmetico a comprova dei “desiderata” dei consumatori,<br />
mentre al contrario conclamare un prodotto come “tutto<br />
naturale” non viene più creduto dai consumatori stessi (figura<br />
2), che si sono fatti più avveduti e ricercano una certificazione e<br />
un logo affidabile sulla confezione del prodotto che acquistano a<br />
comprova di un contenuto realmente bio e naturale.<br />
La prima motivazione che ha decretato la crescente confidenza<br />
mostrata per i cosmetici naturali e bio è certamente una maggiore<br />
attenzione per ciò che mettiamo sulla nostra pelle, e ancor di<br />
più su quella dei nostri bambini. In numero sempre più crescente<br />
i consumatori, divenuti anch’essi globali, si tengono alla larga<br />
dai prodotti che contengano conservanti quali i suddetti parabeni,<br />
il fenossietanolo o i tioazolinoni, o antiossidanti quali il<br />
BHA o il BHT, i glicoli, i filtri solari chimici o nanoparticellari, i<br />
siliconi, i complessanti ad alto impatto ambientale come l’Edta,<br />
le fragranze e i coloranti sintetici, le molecole di derivazione<br />
petrolchimica, solo per citare alcuni dei componenti spesso presenti<br />
nei cosmetici convenzionali e che dovrebbero essere assenti<br />
in quelli certificati. Secondo fattore alla base di una continua<br />
crescita nel mercato dei prodotti certificati è la loro crescente<br />
varietà e disponibilità, dovuta sia all’estensione della rete com<br />
merciale che dalle erboristerie inizia oramai ad arrivare anche in<br />
Italia alla grande distribuzione, sia al crescente numero di aziende<br />
cosmetiche che lanciano continuamente nuovi brands e linee<br />
di prodotti certificati per presentarsi in modo onesto e trasparente<br />
ai consumatori che vogliono il bio e il naturale.<br />
La cosmetica naturale e biologica è infine avvantaggiata da una<br />
naturale propensione ad apprezzare e ricercare componenti quali<br />
gli estratti di piante, i burri, gli oli, i preziosi oli essenziali, ottenuti<br />
perlopiù con semplici metodologie fisiche di estrazione<br />
e purificazione e con processi sostenibili che non facciano uso<br />
di solventi derivati dal petrolio. Gli impieghi cosmetici degli<br />
estratti naturali sono difatti radicati nella cultura e tradizione<br />
popolare di tutto il mondo, dove la biodiversità con cui si esprime<br />
il pianeta ha determinato lo sviluppo di ingredienti e prodotti<br />
unici e diversificati che, nel corso dei secoli, hanno riflesso le<br />
storie stesse e le differenze fra i popoli.<br />
E se l’olio di argan era come dicevamo sconosciuto prima del<br />
2008, in Marocco le sue virtù e le sue proprietà così indicate per<br />
la cura dei capelli erano cosa nota fin dai tempi più antichi; così<br />
come in Siberia e nelle terre altaiche è da sempre noto l’utilizzo<br />
degli estratti di rodiola rosea, radice dai grandi poteri energizzanti<br />
e tonificanti che i guerrieri di Tamerlano consumavano regolarmente,<br />
e che oggi ritroviamo in molti dei cosmetici che ci<br />
vengono proposti dalle varie case. In questo contesto di sviluppo<br />
del naturale e del bio, destinato a durare negli anni, sempre più<br />
assume importanza la certificazione cosmetica volontaria come<br />
unica forma di trasparenza e tutela dei produttori specializzati e<br />
dei consumatori.<br />
Per restare nel tema del numero della rivista, che vuole focalizzare<br />
proposte e idee per migliorare, alcuni spunti interessanti che<br />
nascono dall’esperienza di questi ultimi anni possono rivelarsi<br />
molto importanti:<br />
La compiuta armonizzazione dei processi di certificazione:<br />
il settore non è normato come dicevamo poc’anzi, e molte e<br />
diverse sono le certificazioni di prodotto su base volontaria in<br />
osservanza di uno dei tanti standard e disciplinari che affollano<br />
il mercato della cosmetica bio e naturale in tutto il mondo, contribuendo<br />
a creare enorme confusione fra i produttori e i consumatori.<br />
Il cosmetico è difatti un prodotto complesso, e definire<br />
bio una crema non è esattamente la stessa cosa che definire bio<br />
una pera presa direttamente da un albero.<br />
Nel cosmetico sono presenti diverse famiglie di ingredienti<br />
(l’acqua, le sostanze minerali e inorganiche che possono essere<br />
naturali o di sintesi, gli estratti e gli oli e gli altri ingredienti ottenuti<br />
con metodologie fisiche di estrazione, l’estesissima categoria<br />
degli ingredienti ottenuti per sintesi chimica, i conservanti), e<br />
regole condivise devono poter definire criteri credibili e rigorosi<br />
per tutte le tipologie possibili di materie prime e prodotti cosmetici.<br />
Non è certo un compito facile, ma il primo gennaio 2017 si<br />
avvicina a grandi passi quando si completerà il lavoro di armonizzazione<br />
che i principali attori del settore hanno intrapreso nel<br />
lontano 2003, e lo Standard COSMOS (2) sostituirà definitivamente<br />
i principali disciplinari cosmetici che oggi regolamentano<br />
il settore. Scompariranno gli standard ECOCERT francese e<br />
BDIH tedesco, i principali e più seguiti con oltre 1000 aziende<br />
14<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
15
che producono in modo certificato in tutto il mondo, scomparirà<br />
il disciplinare ICEA che in Italia è il più rinomato assieme<br />
a quello inglese della Soil Association, storica iniziatrice della<br />
stessa avventura della agricoltura biologica nei lontani anni ‘40.<br />
Assieme a loro si adegueranno allo standard COSMOS anche il<br />
disciplinare francese di Qualitè France - Bureau Veritas e quello<br />
australiano di Australian Certified Organic. Messi assieme i<br />
membri fondatori di Cosmos rappresentano oltre il 95% delle<br />
aziende cosmetiche certificate nel mondo.<br />
Cosmos prevede due livelli di certificazione e una firma comune<br />
apposta sotto il logo dei diversi certificatori, stampata sul packaging<br />
dei prodotti certificati: COSMOS NATURAL, per i prodotti<br />
con ingredienti naturali ma senza obbligo di utilizzarne di<br />
biologici, e COSMOS ORGANIC con criteri molto stringenti<br />
sull’utilizzo di materie prime biologiche e dove vige l’ obbligo<br />
di stampare sulla confezione la reale percentuale in peso di<br />
ingredienti biologici sul totale del prodotto, in modo immediatamente<br />
comprensibile al consumatore. COSMOS è uno standard<br />
assai avanzato e trasparente, che permette di appurare con<br />
strumenti tecnici efficaci e attraverso meccanismi di controllo<br />
incrociato fra i diversi certificatori che ne compongono la Commissione<br />
Tecnica le problematiche specificamente cosmetiche<br />
che non sempre sono evidenti ai consumatori. Basti pensare alla<br />
diffusa presenza di organismi geneticamente modificati nella<br />
filiera produttiva dei tanti attivi cosmetici che si oggi ottengono<br />
per fer L’evoluzione della Cosmesi naturale e biologica in Italia,<br />
come nel resto del mondo, non ha subito battute d’arresto nonostante<br />
la crisi e la conseguente brusca diminuzione dei consumi<br />
di massa, che pur non ha risparmiato la cosmetica. Il marketing<br />
strategico di praticamente tutte le aziende cosmetiche, dalle più<br />
grandi alle più piccole, dalla metà degli anni 2000 ha utilizzato<br />
in modo massiccio rivendicazioni legate alla naturalità, al biologico,<br />
al verde, all’ecologico, cercando di inseguire i consumatori<br />
di tutto il mondo che mostravano sempre più di voler utilizzare<br />
principi attivi e componenti realmente naturali nei loro shampoo,<br />
bagnoschiuma, creme e makeups. Prima consumatrice tra<br />
tutte le nazioni europee è la Germania, che guida il ranking di<br />
fatturato con 920m di EUR e una quota di mercato che si avvicina<br />
al 10% (2013), poi la Francia che segue con circa 400m di<br />
EUR e una quota di mercato pari al 3% - 4% e poi tutti gli altri<br />
stati che hanno un gran numero di consumatori affini alla cosmesi<br />
naturale: la Gran Bretagna, l’Italia, i Paesi Bassi, l’Austria, la<br />
Svizzera, la Scandinavia e oggi anche Russia, India e Cina.<br />
Il mondo della cosmetica se possibile è sempre più “natural<br />
inspired”, per usare una terminologia da addetti ai lavori e di<br />
facile traduzione, ma sprovvisto di regolamentazioni a livello<br />
internazionale che limitino l’uso indiscriminato di rivendicazioni<br />
assolutamente ingannevoli per il consumatore, dove vengono<br />
conclamati come naturali e biologici prodotti che non lo sono affatto.<br />
A questo proposito ricordiamoci sempre di leggere la lista<br />
INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)<br />
degli ingredienti, obbligatoriamente stampata sul packaging del<br />
prodotto che vorremmo acquistare. In questo elenco i nomi delle<br />
sostanze sono posizionati in ordine decrescente per peso, e se è<br />
ben vero che ci vuole un occhio esperto per decrittare una nomenclatura<br />
spesso molto “chimica”, è altrettanto vero che molta<br />
informazione è accessibile oggi nell’era di internet dove i consumatori<br />
di tutto il mondo sono sempre più preparati ed attenti.<br />
L’olio di argan era praticamente sconosciuto nel 2008 mentre<br />
oggi (vedi figura 1) è il più presente nei prodotti per capelli e<br />
non solo per le sue qualità riconosciute, ma certamente anche<br />
per un effetto di marketing molto spinto che si è propagato agli<br />
altri oli e burri naturali (basti pensare al karitè).<br />
La frase “non contiene parabeni”, nonostante questi discussi<br />
conservanti siano ancora oggi i più presenti nei cosmetici e il<br />
loro impiego sia giudicato sicuro dagli esperti della Comunità<br />
Europea (1), è diventata la rivendicazione più utilizzata nel<br />
packaging cosmetico a comprova dei “desiderata” dei consumatori,<br />
mentre al contrario conclamare un prodotto come “tutto<br />
naturale” non viene più creduto dai consumatori stessi (figura<br />
2), che si sono fatti più avveduti e ricercano una certificazione e<br />
un logo affidabile sulla confezione del prodotto che acquistano a<br />
comprova di un contenuto realmente bio e naturale.<br />
La prima motivazione che ha decretato la crescente confidenza<br />
mostrata per i cosmetici naturali e bio è certamente una maggiore<br />
attenzione per ciò che mettiamo sulla nostra pelle, e ancor di<br />
più su quella dei nostri bambini. In numero sempre più crescente<br />
i consumatori, divenuti anch’essi globali, si tengono alla larga<br />
dai prodotti che contengano conservanti quali i suddetti parabeni,<br />
il fenossietanolo o i tioazolinoni, o antiossidanti quali il<br />
BHA o il BHT, i glicoli, i filtri solari chimici o nanoparticellari, i<br />
siliconi, i complessanti ad alto impatto ambientale come l’Edta,<br />
le fragranze e i coloranti sintetici, le molecole di derivazione<br />
petrolchimica, solo per citare alcuni dei componenti spesso presenti<br />
nei cosmetici convenzionali e che dovrebbero essere assen-<br />
ti in quelli certificati. Secondo fattore alla base di una continua<br />
crescita nel mercato dei prodotti certificati è la loro crescente<br />
varietà e disponibilità, dovuta sia all’estensione della rete com<br />
mentazione (l’acido ialuronico, i glutammati, l’acido citrico, il<br />
sorbitolo per citarne solo alcuni assai diffusi): dalle piante come<br />
il mais o la soja OGM, che servono come fonte di carbonio e<br />
nutrienti per la fermentazione, ai batteri stessi utilizzati nella<br />
sintesi dei componenti attivi, tutto ciò non veniva assolutamente<br />
investigato in maniera credibile dai diversi disciplinari esistenti.<br />
I produttori delle materie prime da fermentazione sono ora obbligati<br />
da COSMOS, per potersi vedere approvati gli ingredienti nei<br />
prodotti certificati, a fornire informazioni dettagliate e complete su<br />
reazioni, solventi, additivi, modalità produttive e analisi effettuate<br />
(PCR- Polymerase Chain Reaction, l’analisi principe per determinare<br />
la presenza di materiale transgenico). Il sistema di acquisizione<br />
e valutazione dati in COSMOS è unificato e soggetto a parere<br />
della Commissione Tecnica, così anche la rivendicazione “no<br />
OGM” inizia ad acquisire un senso compiuto in cosmetica. Con lo<br />
standard Cosmos produttori e consumatori di bio e di naturale in<br />
tutto il mondo hanno finalmente la possibilità di avere un sistema<br />
di definizioni e di regole avanzate, trasparenti, comuni e condivise.<br />
Secondo fattore di crescita imprescindibile è il fattore prezzo:<br />
il biologico deve essere per tutte le tasche, a disposizione di tutti,<br />
e non deve costare più dei prodotti convenzionali. In cosmetica<br />
questo può non essere poi così difficile, dal momento che il costo<br />
della comunicazione, del packaging e del cosiddetto “branding”<br />
soverchia di gran lunga la spesa per ingredienti e certificazione.<br />
In modo però quasi paradossale le aziende, obbligate a spendere<br />
parecchio per affermare il proprio marchio, pensano che il<br />
risparmio sugli ingredienti sia una strada obbligatoria a discapito<br />
quindi della qualità del prodotto, tanto basterà inventarsi una<br />
qualche rivendicazione bio del tipo - contiene olio di mandorla<br />
e di argan biologici - per poi elencare gli stessi due ingredienti<br />
bio solo verso la fine della lista INCI, dove sono ammassate tutte<br />
le materie prime presenti al di sotto dell’1% in quel particolare<br />
prodotto. Consideriamo l’esempio di Natura Siberica, un importante<br />
gruppo cosmetico russo che si è affacciato sul mercato<br />
del bio e del naturale certificato nel 2009.<br />
La loro strategia vincente, tanto è vero che in termini di fatturato<br />
certificato sono oramai ai primi posti fra i produttori mondiali,<br />
Figura 1: Impiego di oli e burri nei trattamenti<br />
per capelli e negli shampoo – 2008-2014<br />
si è basata su:<br />
a) ingredienti di altissima qualità, biologici ove possibile,<br />
addirittura introducendo moltissimi estratti e oli siberiani da<br />
raccolta spontanea assolutamente nuovi in cosmetica, tutti certificati<br />
biologici;<br />
b) una istruzione e formazione molto approfondita del personale<br />
sul biologico, e una comunicazione capillare assai ricca<br />
e attenta a risultare gradevole con libri e reportage televisivi<br />
sulla realtà incontaminata della Siberia.<br />
Ma tutto ciò poteva non essere sufficiente, e determinare anche<br />
un flop rispetto ai grandi investimenti effettuati dal gruppo. Vero<br />
requisito alla base del successo planetario dell’azienda è stato il<br />
prezzo, assai contenuto in virtù di una realtà produttiva verticale<br />
(dall’estrazione dei principi attivi alla produzione del packaging)<br />
e di una precisa strategia aziendale. Così i prodotti certificati e<br />
assai ricchi di preziosi estratti naturali sono giudicati ottimi dal<br />
mercato e costano poco: una miscela a dir poco esplosiva.<br />
Sempre per stare sul prezzo, fondamentale in questi periodi di<br />
crisi profonda dei consumi, sarebbe assai importante poter sviluppare<br />
attività consortili fra i produttori dei paesi poveri che<br />
riforniscono di preziosi ingredienti naturali tutto il mondo della<br />
cosmetica. Se in Perù le produzioni di burro di cacao biologico,<br />
o in India di olio di cocco bio, o nel Ghana di burro di karitè<br />
biologico venissero in qualche modo centralizzate localmente,<br />
sviluppando una capacità di gestione internazionale diretta delle<br />
pratiche di esportazione che tenga conto dei diversi aspetti<br />
legali e burocratici esistenti a livello internazionale, le aziende<br />
consumatrici potrebbero rivolgersi direttamente ai consorzi di<br />
produttori anche per ordini di piccole quantità, come sono in<br />
genere le necessità nei lotti di produzione standard in cosmetica.<br />
In questo modo si potrebbe garantire una qualità ottimale e<br />
un prezzo assai favorevole ai clienti internazionali, e allo stesso<br />
tempo riconoscerne uno assai più elevato ai contadini rispetto a<br />
quello oggi imposto dai grandi distributori, che monopolizzano<br />
tali produzioni per poi rivenderle sui mercati avanzati a prezzi<br />
esorbitanti rispetto ai costi reali.<br />
Gli organismi di certificazione bio, presenti ovunque nel mondo<br />
e quindi anche nei paesi produttori, del terzo mondo, così come<br />
le principali Associazioni di Produttori Naturali e Bio, molto potrebbero<br />
fare in questa direzione. ■<br />
Riferimenti bibliografici:<br />
1)http://ec.europa.eu/health/scientific_committees/consumer_safety/docs/sccs_o_041.pdf<br />
2) www.cosmos-standard.org<br />
Figura 2: Rivendicazioni più utilizzate nei trattamenti<br />
per capelli e negli shampoo – 2008-2014<br />
Courtesy of Mintel Group Ltd - 11 Pilgrim Street, London, UK<br />
STILI DI VITA<br />
16<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
17
LE VALLI DEL DELTA DEL PO:<br />
LINEE ORIZZONTALI,<br />
LUCI, PROFUMI E<br />
SAPORI DAL DOLCE<br />
AL SALATO<br />
di Mario Allodi e Andrea Marziani<br />
che stupirà immediatamente per lo straordinario tunnel di platani<br />
che ci accompagna per chilometri in mezzo ad aree coltivate,<br />
sottratte attraverso le bonifiche alla palude dagli inizi dell’800.<br />
Uno degli abitati più singolari è Tresigallo, che diede i natali a<br />
Edmondo Rossoni, ministro dell’Agricoltura e Foreste durante<br />
il governo Mussolini. Il centro merita una visita, per rileggervi<br />
le circostanze che ne hanno avviato la costruzione e che hanno<br />
fatto di questo abitato una sorta di città “ideale” del ventennio,<br />
con architetture di regime ancora perfettamente intatte, quasi sospese<br />
nel tempo, nelle quali sembrano ricomporsi gli scenari dei<br />
fondali dei quadri di De Chirico. La pianura intorno colpisce<br />
per le centinaia di chilometri quadrati di pianura coltivata che<br />
senza le bonifiche sarebbe coperta dall’acqua; un territorio che<br />
stabilizza il suo andamento altimetrico tra i + 21 e -4 metri sul<br />
livello del mare. Un’area agricola che conta migliaia di imprese<br />
agricole, 180.000 ettari di superficie agraria, quarta provincia<br />
agraria italiana. Le linee del paesaggio sono di un’orizzontalità<br />
ostinata; a spezzarla, unici elementi verticali, sono gli alberi e i<br />
rari volumi edificati della case coloniche, di un materiale e di un<br />
colore che sembrano estratti dalla terra stessa. Il fiume e le condutture<br />
agrarie emergono di continuo, ricordandoci che la terra<br />
in questi luoghi è una patria che deve sempre essere difesa da<br />
insidie latenti: un minimo errore, piogge abbondanti, una lieve<br />
incuria possono generare disastri, come le piene raccontate da<br />
Bacchelli nel Mulino del Po.<br />
In questi luoghi non è poi così remota l’eco delle tribolate esistenze<br />
del popolo del fiume che abita quel monumentale romanzo;<br />
gente in bilico tra acqua e terra, alle prese con un orto e qualche<br />
bestia a terra, sempre spinta dall’ambizione di possedere un<br />
mulino per dedicarsi alla redditizia attività della molitura, con<br />
cui assicurare agio economico a sé e alla propria discendenza.<br />
Ambizione pagata il prezzo di enormi fatiche e costanti apprensioni<br />
sull’umore del grande fiume, che vale però il privilegio di<br />
poter governare la produzione di farine, fondamento del pane,<br />
cibo contadino verso il quale la tradizione porta un rispetto ancestrale.<br />
Riaffiora alla memoria, tra i protagonisti del capolavoro<br />
bacchelliano, il ricordo del mulino del “Pane perso”, monito<br />
che eleva il pane a simbolo di ciò che è costato così tanto lavoro<br />
e così tanto sudore che mai può degradarsi ad avanzo della tavola.<br />
Da qui gli innumerevoli richiami della cultura contadina<br />
al “pane perso”, il pane di ieri che verrà buono domani e che,<br />
acconciato con garbo, si rivelerà ingrediente prezioso di ricette<br />
particolarmente gustose. Preparati semplici di origine monastica,<br />
realizzati con le briciole raccolte e conservate con cura nel corso della<br />
settimana e a cui si aggiungono uova e farina per un piatto da consumare<br />
convivialmente. Pane perso che diventa pane guadagnato.<br />
Prima di raggiungere il mare, in direzione Codigoro si trova,<br />
un’oasi naturale, molto significativa per gli amanti dell’osservazione<br />
degli uccelli: l’oasi di Canneviè. Un’area salmastra, un<br />
relitto vallivo, di una sessantina di ettari nelle vicinanze dell’abbazia<br />
di Pomposa, con al suo interno alcuni “casoni” di valle.<br />
Affascinante dal punto di vista naturalistico; si può attraversare<br />
a piedi in strette lingue di terra circondata da flora sub acquatica<br />
fatta di giunchi e canneti. Da Codigoro si raggiunge velocemente<br />
Volano e la sua valle di Po. Lì hanno inizio i lidi ferraresi e di<br />
questi Volano è il più incontaminato ed il più a nord trovandosi<br />
quasi al confine col Veneto.<br />
Da Volano in bici è possibile costeggiando una pineta ed il mare<br />
giungere sino a Comacchio, suggestiva ed affascinante cittadina<br />
attraversata da canali che generano riflessi di luci ed architetture.<br />
Merita una visita il percorso dei Casoni; itinerario naturalistico<br />
culturale da effettuarsi per mezzo di una piccola barca. In questa<br />
zona i profumi dell’acqua di mare mista alla dolce generano<br />
sapori inconfondibili. Dai luoghi di cattura l’anguilla determina<br />
piatti dove si incrociano i profumi del mare col dolce sapore<br />
delle carni. La visita attraversa una significativa colonia di fenicotteri<br />
rosa, unica nel delta padano, e permette di capire come le<br />
attività di pesca avevano luogo, e dove le vite degli uomini si interrompevano<br />
per seguire le vite del fiume, della valle, quando le<br />
anguille, sentita la brezza marina volevano andare verso il mare<br />
per la riproduzione. Nell’antico paleo alveo del Po si possono<br />
visitare i casoni, i luoghi di pesca e di lavorazione dell’anguilla<br />
in un territorio di luci, luci riflesse dove non esiste la linea di<br />
congiunzione fra terra, mare e cielo. ■<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
Nella foto: Castello e fossato di Ferrara<br />
Questa volta il consueto muoversi per valli è da intendersi<br />
in senso puramente toponomastico: tale è infatti vergenza di opposti che ha generato un piatto dolce-salato, dagli<br />
nel dolce delle linee pianeggianti della campagna; singolare con-<br />
la denominazione dei luoghi incontrati, le valli del echi rinascimentali, come il cappellaccio di zucca. Contrasto che<br />
Po, miriade di percorsi d’acqua con scarso o nullo si ritrova nell’altro celebre piatto locale, la salama da sugo, insaccato<br />
dislivello che portano, appunto, il nome di “valli”.<br />
a base di carne di maiale arricchita da lingua e fegato,<br />
Il nostro nuovo itinerario parte da Ferrara, città che merita una profumata dall’essenza di spezie e aromi, pepe, noce moscata,<br />
visita. La città sorge sulle sponde del Po di Volano e ha un centro<br />
cannella, chiodi di garofano e vino rosso forte. Gusto deciso da<br />
storico particolarmente ricco grazie soprattutto alla famiglia assaporare caldo, ammorbidito da un purè di patate o, per chi<br />
degli Este. L’abitato si eleva pochi metri sul livello del mare, ha cerca pastosità più carezzevoli, di zucca.<br />
le sue radici nell’acqua salmastra e la parte superficiale ed aerea Uscendo da Ferrara si imbocchi la strada provinciale quindici<br />
18 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
Po di Volano 19
LE TRE “V” PER<br />
L’ AMBIENTE<br />
di Andrea Alessandro Muntoni<br />
ingegnere per l’ambiente e il territorio<br />
STILI DI VITA<br />
I<br />
professionisti (ingegneri, architetti, geologi, agronomi, geometri,<br />
periti) impegnati nella progettazione e realizzazione di<br />
opere di ingegneria civile – edile o architettonica o di difesa<br />
ambientale o nella pianificazione del territorio hanno il dovere<br />
morale di promuovere presso i committenti (pubblici e<br />
privati) una cultura ambientale che metta al centro delle scelte<br />
tecniche l’uomo e l’ambiente.<br />
Non sempre la difesa e la tutela dell’ambiente e del territorio,<br />
tuttavia, rappresentano nodi intorno ai quali l’attività progettuale<br />
e pianificatoria ruotano, poiché spesso il consumo di suolo,<br />
di risorse idriche e di energia unitamente alle emissioni sonore,<br />
alle emissioni in atmosfera e nei corpi idrici (fiumi, laghi, mari)<br />
vengono percepiti unicamente come impatti ambientali accettabili<br />
o comunque da accettarsi, perché inevitabili.<br />
Gli strumenti che il Legislatore comunitario ha programmato e<br />
imposto agli Stati membri – obbligati a recepire le relative direttive<br />
comunitarie trasponendole nel proprio ordinamento giuridico<br />
- consiste nella valutazione degli impatti sulle categorie<br />
ambientali e sull’uomo.<br />
L’anagramma «Nutrire il pianeta, energia per la vita», che richiama<br />
la centralità del pianeta (aria, acqua, suolo, sottosuolo,<br />
componenti biotiche e abiotiche), offre una chiave di lettura in<br />
cui l’uomo trae la propria energia e vitalità proprio dall’ambiente<br />
in cui vive: la Terra, da intendersi come un pianeta che per<br />
circostanze – più o meno fortuite – ruota alla “giusta” distanza<br />
dalla stella Sole ed è ricca, fra i tanti, di idrogeno e ossigeno<br />
che, nella combinazione H2O, garantisce lo sviluppo della vita<br />
sul pianeta.<br />
Proteggere e tutelare il Pianeta Terra è conditio sine qua non<br />
per garantire alla Specie umana e alle altre innumerevoli forme<br />
di vita un futuro. Opere e interventi dal forte impatto ambientale<br />
devono, ex lege, essere assoggettati alla procedura tecnico<br />
– amministrativa di valutazione di Impatto Ambientale (VIA);<br />
piani e programmi che possono avere impatti sul territorio devono,<br />
ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (Norme in materia ambientale),<br />
essere assoggettati alla procedura tecnico – amministrativa<br />
di Valutazione Ambientale Strategica; interventi pianificatori<br />
o opere ricadenti all’interno di habitat protetti o Siti di Interesse<br />
Comunitario (SIC) o Zone di Protezione Speciale (ZPS) per la<br />
tutela degli uccelli devono essere preventivamente assoggettati<br />
alla Valutazione di Incidenza Ecologica (VIE).<br />
Inutile dire che questi studi, spesso estremamente complessi e<br />
onerosi, oltre agli impatti (positivi e negativi) sulle categorie<br />
ambientali (aria, acqua, suolo, sottosuolo, flora, vegetazione,<br />
fauna) prevedono un’approfondita analisi sia sul contesto socio<br />
– economico, che sui beni storici e architettonici o culturali<br />
nonché sulla popolazione, intesa come vera e propria categoria<br />
ambientale.<br />
Popolazione, ovverosia uomo, al centro delle valutazioni di<br />
opere, impianti, piani e programmi; è questa la filosofia della<br />
valutazione di impatto, che rimette al centro dell’attenzione le<br />
persone, quali destinatari finali e soggetti non solo attivi ma<br />
anche passivi delle azioni di modificazione del territorio.<br />
Tutelare l’uomo significa - quasi sempre - avere anche cura<br />
delle specie animali e vegetali, che diventano indirettamente<br />
i destinatari finali delle azioni di mitigazione e compensazione<br />
degli impatti che VIA, VAS e VIE prevedono per rendere gli<br />
impatti negativi ancor meno negativi o più accettabili.<br />
Le emissioni in atmosfera possono essere ridotte adottando<br />
sofisticati e costosi impianti di trattamento degli effluenti inquinanti<br />
(cicloni, precipitatori elettrostatici, filtri a maniche,<br />
abbattitori ad umido, ecc.), a tutela della categoria ambientale<br />
atmosfera.<br />
Gli effluenti inquinanti possono essere trattati, prima di essere<br />
scaricati sui corpi idrici superficiali e sotterranei o sul suolo o<br />
nel sottosuolo, in appositi impianti di trattamento delle acque in<br />
sezioni biologiche o fisiche o chimico – fisiche (grigliatura, di-<br />
soleatura, sedimentazione primaria, fanghi attivi, biorulli, dischi<br />
biologici, sedimentatori secondari, disinfezione, ecc.), a tutela<br />
della categoria acqua.<br />
Suolo e sottosuolo possono essere risparmiati, evitando inutili,<br />
dannose e talora compromettenti e devastanti speculazioni<br />
edilizie, soprattutto in territori fragili, spesso soggetti a rischio<br />
idrogeologico, nonché limitando disboscamenti e deforestazioni,<br />
agricoltura e silvicoltura intensivi, con dannosi effetti a lungo<br />
termine sull’avifauna e la fauna selvatica, a tutela delle categorie<br />
ambientali suolo e sottosuolo, fauna e flora e vegetazione.<br />
Salvaguardare la memoria storica, il patrimonio archeologico,<br />
le tradizioni e la cultura del popolo che vive in un territorio è,<br />
ugualmente, uno strumento di tutela della vita e della categoria<br />
ambientale popolazione.<br />
Gli studi di impatto ambientale previsti dalla VIA, i rapporti<br />
ambientali previsti dalla VAS e le valutazioni di incidenza ecologica<br />
previsti dalla VIE hanno, dunque, lo scopo di analizzare<br />
gli effetti positivi e negativi che opere (strade, porti, aeroporti,<br />
attività minerarie, industrie, dighe, centrali per la produzione di<br />
energia) o programmi (piani urbanistici comunali (PUC), piani<br />
di utilizzo dei litorali (PUL), piani di forestazione, ecc.) possono<br />
avere sull’ambiente e sull’uomo che in tale ambiente vive,<br />
senza contare che molti impatti possono avere valenza transnazionale<br />
e dunque possono riguardare ambiti geografici su scala<br />
planetaria, come nel caso delle centrali nucleari (Fukushima,<br />
Chernobyl) o degli incidenti a petroliere o pozzi di estrazione in<br />
mare aperto. Si nutre il bambino che si vuole far crescere, cui si<br />
vuole bene, scegliendo il cibo migliore e più sano; con lo stesso<br />
spirito occorre nutrire il pianeta, fonte di vita per tutti gli uomini:<br />
quelli che inquinano e consumano indiscriminatamente le poche<br />
risorse (esauribili) del Pianeta Terra e quelli che si impegnano a<br />
risparmiare risorse naturali, proteggere gli habitat, non inquinare<br />
il suolo, il sottosuolo, le acque superficiali o di falda, a utilizzare<br />
fonti di energia rinnovabili, a produrre meno rifiuti, a riciclare e<br />
recuperare carta, plastica, vetro, metalli e la frazione organica,<br />
consumando prevalentemente o in via esclusiva vegetali (frutta,<br />
verdura, cereali, legumi) con spirito non violento e un forte senso<br />
etico, con la consapevolezza che l’agricoltura e l’allevamento<br />
intensivi hanno un forte impatto (diretto e indiretto) sull’ambiente<br />
e sulla popolazione. ■<br />
20 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
21
ENERGIA<br />
DA MAREA E<br />
ONDA MARINA<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
di Vincenzo Lo Scalzo<br />
È<br />
un peccato che dall’elenco dei protagonisti di Ites (Londra,<br />
24-26 novembre 2014), 5° convegno mondiale su<br />
una delle risorse rinnovabili d’energia più importanti<br />
del pianeta, a pochi mesi da un evento come Expo 2015<br />
dedicato al tema Cibo ed Energia per il pianeta Terra, non ci sia<br />
stato il verbo da ascoltare da viva voce della città ambrosiana, o<br />
della regione o nazione Italiana o almeno della società scientifica<br />
accademica nazionale. Il portale Expo si aprirà a Milano tra<br />
pochi mesi con il preciso (?) compito di comunicare al resto del<br />
mondo il “cuore” di scoperte, iniziative, speranze, piani d’accesso<br />
per “risorse” e per ogni paese (pertanto “sicurezza”) di “cibo”<br />
e “energia”. Il programma Ites è in essere da mesi e nell’attesa<br />
circolano le anticipazioni sui contenuti delle conferenze che gli<br />
attori internazionali saranno in grado di proporre a monologo ma<br />
anche a confronto, scambiare stati d’avanzamento, risultati operativi,<br />
stato dei finanziamenti e delle partecipazioni riguardanti<br />
iniziative che dilagano in tutto il pianeta: iniziative di piccolo<br />
cabotaggio da 50-200 kW (chilowatt) a > 4 MW (megawatt) per<br />
turbina di corrente d’acqua. Se New York prevede per la città un<br />
piano d’investimenti d’energia marina idrocinetica, Milano e<br />
l’Italia, con imprese primattrici mondiali dell’energia da dighe<br />
“stanno alla finestra, a guardare”. L’Italia è da oltre venti secoli<br />
placidamente in letargo lungo le migliaia di km di coste e distese<br />
marine nel Mediterraneo, pur dominato dalla nostra penisola. Si<br />
stacca dalle Alpi come un molo in una baia. Sarebbe ora che<br />
la comunità nazionale si risvegliasse dal torpore d’inattività dominante.<br />
Basta aria fritta, anche nello stretto di Messina! Oltre<br />
ai temi delle presentazioni, sono stati programmati per l’evento<br />
“riconoscimenti” speciali per i più apprezzati protagonisti del<br />
rapporto annuale da presentare ai governi che condividono l’intero<br />
progetto Ites. È mia cura citare in quest’occasione per ciascuno<br />
dei protagonisti le note e le riflessioni dedotte dalla lettura<br />
di parte di background information raccolte, per illustrare contenuti<br />
e valori del progetto complessivo.<br />
“L’industria cantieristica e<br />
la creatività italiana nella<br />
progettazione impiantistica<br />
sono ben note”<br />
La tecnologia italiana<br />
L’industria cantieristica e manifatturiera, oltre che la creatività<br />
italiana nella progettazione, impiantistica e di gestione di applicazioni<br />
energetiche in ambiente marino, è ben nota, quanto più<br />
per la familiarità con le dimensioni diffuse nel nostro paese e con<br />
quelle d’interesse internazionale.<br />
Sia natanti che macchine capaci di resistere alle condizioni marine<br />
estreme sono altrettanto storicamente e industrialmente familiari:<br />
eliche, propulsori e strutture, materiali compositi e metalli,<br />
cavi per l’energia, loro posa sottomarina e manutenzione,<br />
rendono Plast sede di riferimento interessata allo sviluppo della<br />
rilevante comunicazione tecnologica innovativa. Qualche lettore<br />
troverà in queste riflessioni uno stimolo all’approfondimento<br />
con le indicazioni di competenze protagoniste a livello mondiale.<br />
Dai lontani anni ’60 ad oggi, cinquant’anni di acque sono passati<br />
intatti nella loro potenzialità di offrire opportunità d’abbondanza<br />
d’energia, da onda, da marea, da corrente naturale. Stream da<br />
meno di 2 ad oltre 4 e più metri al secondo di velocità di flusso<br />
sono fluiti a favore o contro senso di rotte di navigazione, basta<br />
ricordare le omeriche sfide tra Scilla e Cariddi. Onde e correnti<br />
da decine di secoli, indotte da mostri mitologici, sono famose<br />
più per i danni che per l’apporto d’energia a sostegno alla vita<br />
di eroi e umani. Il vorticoso incontro sviluppò i primi segnali<br />
d’energia utile all’Enea nei primi anni ‘70.<br />
I materiali<br />
L’uomo comune pensava che il materiale più idoneo da impiegare<br />
in queste applicazioni fosse la gomma, elastica e deformabile,<br />
ma la scienza del tempo non era capace di rimuovere tabù,<br />
22 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
23
come spesso si rilevava nella storia d’uomo e uso di materiali al<br />
vantaggio della vita sociale: legno, metalli, leghe, fibre, gomme,<br />
polimeri e alla fine i materiali compositi. Oggi trionfano in mare,<br />
nelle acque correnti, su strade e ferrovie, nell’aria. Nella generazione<br />
sono fondamentali per l’energia da vento e abbiamo tanti<br />
altri esempi convincenti di resistenza e potenza per la nuova era<br />
d’energia dal mare. Sono un recente successo d’impiego nelle<br />
pale di turboreattori di gran potenza in aeronautica e con eccellente<br />
resistenza ambientale per strutture di scafi in ambiente<br />
marino e soprattutto sottomarino.<br />
Ocean Energy Systems (OES) stima che il potenziale mondiale<br />
d’energia da onda e da maree nel 2050 raggiungerà 337 GW per<br />
un mercato che potrebbe valere 10,1 miliardi di $ già nel 2020.<br />
L’Energy Association Ocean stima il potenziale europeo a 188<br />
GW entro il 2050, capace di soddisfare il 15% della domanda<br />
europea d’energia elettrica. Per raggiungere questi obiettivi, si<br />
ritiene che sia necessario sviluppare un approccio innovativo e<br />
di collaborazione che comprende obiettivi di squadra come:<br />
• Affidabilità e tecnologia di costruzione di componenti per<br />
ambiente sottomarino.<br />
• Sistemi cablati interconnessi (array) per trasferire energia<br />
dal sistema marino a terra<br />
• Miglioramento di tecnologie e opere di montaggio.<br />
• Strumenti per ridurre l’incertezza di previsioni di reddito<br />
dell’energia producibile.<br />
• Soluzioni per ridurre costi di progettazione e sviluppo per<br />
O&M.<br />
• Innovazione in progetti di matrici High Tech.<br />
• Solidità delle strutture di sostegno finanziario per garantire<br />
continuità di slancio ai progetti.<br />
All’Annual Energy Tidal Summit 2015 di Londra si è riflettuto<br />
su questi temi e sono stati analizzati gli ultimi “case studies” in<br />
attuazione di strategie ed esperienze innovative rivolte a ridurre<br />
costi e rischi di profitto dei progetti, in altre parole le ragioni di<br />
validità delle iniziative sviluppate e le potenziali correzioni in<br />
corso d’opera.<br />
Aggiornamento tecnologico del settore energia da vento offshore<br />
L’industria eolica offshore continua a raccogliere proposte di<br />
nuovi progetti per ampliare l’accesso alle condizioni di vento<br />
favorevoli per installazioni anche in acque profonde, cui competerà<br />
evoluzione di tecnologie, consentite dall’aumento di capacità<br />
di produzione per unità di turbine, tipo di fondazioni e<br />
tecniche d’installazione emanutenzione aggiornate.<br />
Previsioni recentemente fatte da organi indipendenti di capacità<br />
installata eolica offshore in tutta Europa entro il 2020 si spingono<br />
a 40 GW e a 150 GW entro il 2030.<br />
L’innovazione per turbine e fondazioni per la produzione di<br />
“energia marina idrocinetica” si allarga a capacità e prospettive<br />
di produzione ben oltre a quanto fosse pensato possibile,<br />
rivoluzionando l’intera supply chain: come abbiamo messo in<br />
evidenza per l’energia da marea e onda, l’offshore da vento non<br />
può essere trascurato tanto quanto le opportunità di sfruttamento<br />
di correnti da fiume e da diga.<br />
Il processo di progettazione integrata tra ideatori e produttori di<br />
nuove e antiche tecnologie è capace di portare il settore marino<br />
e quello di terra (energia da corrente fluviale) in grado di raggiungere<br />
l’obiettivo finale di ridurre il costo dell’energia prodotta.<br />
Offshore Wind Energy (14-15 aprile 2015, Londra) riunirà<br />
esperti di Statoil e Senvion, due leader chiave di generazione<br />
eolica offshore per riflessioni sullo sviluppo tecnologico, capaci<br />
di individuare le tecnologie chiave per il futuro anche in mare<br />
aperto.<br />
L’accesso a una ampia sere di pubblicazioni al 2014 su tutta l’energia<br />
rinnovabile off shore è al link: http://www. renewableuk.<br />
com/en/publications/index. cfm<br />
Opportunità e sviluppi<br />
Per misurare il polso del settore energetico industriale del pianeta<br />
e cogliere sfide e opportunità che s’intrecciano nella mente<br />
dei principali dirigenti e manager del settore, DNV GL (ex DNV<br />
Kema) ha intervistato nel 2014 oltre 200 professionisti dell’energia<br />
degli Stati Uniti (US). I risultati del sondaggio sono stati<br />
presentati a Washington all’incontro Utilities del Futuro (Leadership<br />
Forum - Grand Hyatt Washington, 2-4 giugno 2014), e<br />
oggi forniscono intuizioni chiave sui driver che influenzeranno<br />
lo scenario di servizi in competizione in un futuro che si avvicina<br />
a rapidi passi. DNV riunisce i punti di forza di DNV Kema, GL<br />
Garrad Hassan e di GL Renewables nella certificazione. Si tratta<br />
di 3.000 esperti nell’energia che sono a disposizione dei clienti<br />
in tutto il mondo nella realizzazione di un servizio sicuro, affidabile<br />
d’approvvigionamento energetico efficiente e sostenibile.<br />
Si tratta di un know how di certificazione e consulenza per tutta<br />
la filiera, incluse le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.<br />
L’esperienza industriale acquisita si estende pertanto da quella<br />
storica alla potenza onshore e offshore, eolica, solare, marina,<br />
di produzione convenzionale e rinnovabile per la scelta strategica<br />
d’operazioni competitive di trasferimento e distribuzione, di<br />
reti intelligenti e l’utilizzo di energie sostenibili, così come per i<br />
mercati e i regolamenti di scambio d’energia nelle aree geografiche<br />
del pianeta.<br />
Chiaramente critici appaiono fin d’ora i provvedimenti legislativi<br />
che ogni nazione metterà in campo per salvaguardare posizioni<br />
dominanti e proteggere ambizioni di dominio o difesa di<br />
posizioni acquisite a livello globale.<br />
Esempi di risultati conseguiti nei campi sperimentali<br />
Cerco di cogliere le ragioni della selezione di riconoscimenti attribuiti<br />
in occasione di Ites 2014.<br />
A - Valutazione di scenario nel Regno Unito riguardante il sistema<br />
energetico a causa della mutazione e indebolimento delle<br />
riserve di petrolio e gas nel Mare del Nord, dello sfruttamento<br />
di risorse energetiche rinnovabili e non rinnovabili nazionali, di<br />
perdita dell’autosufficienza energetica e aumento della necessità<br />
d’importazioni, d’implicazioni sui servizi per l’ecosistema in<br />
UK e globalmente di conflitti ma anche di potenziali sinergie.<br />
B - Tavola rotonda su potenziale d’energia marina idrocinetica<br />
in EC e al di fuori dell’area del Regno Unito, con Ocean<br />
Energy Association, Atlantis Resources Shottel, Alstom, Siemens,<br />
Andritz Hydro.<br />
C - La commercializzazione d’impianti per produrre da<br />
50- 200 kW fino a 2,5 MW è presentata da Schottel. Sono più<br />
competitive le macchine di grandi dimensioni? Fraenkel Wright<br />
Ltd ha modelli per marea e vento offshore proposti per dimensionamento<br />
dei rotori, per basse velocità (fino a 2 m/sec),<br />
per nuovi “array” da 4 MW e per favorire la rincorsa all’abbassamento<br />
dei costi di produzione. Alla tavola rotonda hanno<br />
partecipato Atlantis Resources, Mojo Maritime, Alstom Ocean<br />
Energy: Atlantis è “decision maker” a ITES detenendo l’86%<br />
di MeyGen Project in Halifax, Nova Scotia, il più importante<br />
progetto in Europa d’energia da marea. I centri operativi di Ocean<br />
Energy sono a Nantes e Bristol. Ha acquisito nel 2013 TGL<br />
(Tidal Generation Ltd.).<br />
www. emec. org. uk/about-us/our-tidal-clients/atlantis-resources-<br />
■<br />
Risorse per la produzione di energia da vento offshore in UK<br />
Progetti in esercizio o in fase di avanzamento n. 24<br />
Turbine in esercizio n. 1184<br />
Capacità di erogazione di energia eolica offshore GW 4<br />
Capacità di energia erogata in acque UK<br />
TWh8<br />
Capacità di alimentazione all’uso domestico n. case 20.000<br />
Capacità addizionale in costruzione o progettata GW 10<br />
Capacità di energia eolica offshore attesa entro il 2016 GW 6<br />
Capacità di energia eolica<br />
offshore da approvare a breve GW 7,6<br />
Capacità di energia eolica offshore totale entro il 2020 GW 20<br />
Domanda UK di energia totale stimata nel 2020 GW 160-200<br />
Risorse per la produzione di energia da marea e onda in UK<br />
Progetti in esercizio o in fase di avanzamento n.3<br />
Turbine in esercizio al 2020, a Pentland Firth, Orknay n. 6<br />
Turbine in esercizio 2° fase al 2030 n. 20-400<br />
Capacità di erogazione di energia marea e onda GW 10-20<br />
Capacità di alimentazione al consumo domestico n. case 40.000<br />
Capacità addizionale TIDAL e<br />
onda progettata entro 2020 GW 70<br />
Capacità di erogazione da vento e marina entro 2030 GW 30-80<br />
Domanda in UK di energia totale stimata nel 2020 GW 160-200<br />
Le Previsioni sulla capacità eolica offshore installata in Europa<br />
si spingono a 40 GW entro il 2020 e a 150 GW entro il 2030.<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
24 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
25
AGRICOLTURA, PAESAGGIO,<br />
AMBIENTE: DESTINO COMUNE.<br />
IL RUOLO STRATEGICO DELL’ AGRICOLTURA PERIURBANA<br />
di Paola Santeramo<br />
Presidente ISTVAP<br />
“Non c’è nulla di più fragile dell’equilibrio dei bei luoghi…<br />
Il minimo restauro imprudente inflitto alle pietre,una strada asfaltata<br />
che contamina un campo dove da secoli l’erba spuntava in pace creano l’irreparabile.<br />
La bellezza si allontana, l’autenticità pure”(Margherite Yourcenar).<br />
Queste parole riaffiorano nella memoria ogni qualvolta<br />
mi lascio alle spalle la città per inoltrarmi nella campagna.<br />
Si percorrono aree che sono prossime alla città ma che non sono<br />
ancora campagna aperta, in cui il territorio urbano e quello agricolo<br />
si compenetrano, e si uniscono in maniera non felice e non<br />
risolta. Occorre, invece, che si mantenga un tessuto consolidato<br />
di connessione tra la città e la campagna, attraverso il contributo<br />
di un’agricoltura sostenibile e fortemente relazionata con il<br />
territorio urbano, affinché si soddisfi un ‘bisogno’ in termini di<br />
qualità del vivere sotto forma di bellezza del paesaggio, qualità<br />
dell’aria e dell’alimentazione, prevenzione del dissesto idrogeologico,<br />
tutela della biodiversità, che per lo meno pari titolo rispetto<br />
ad altri bisogni come i trasporti, la casa… Esso può offrire<br />
opportunità importanti alle aziende agricole legate alla domanda<br />
di un potenziale mercato che richiede: qualità e sicurezza dei<br />
prodotti alimentari, fruizione del territorio e servizi di qualità<br />
ambientale. Altrettante opportunità possono essere offerte partendo<br />
dal concetto di città-parco, ossia un sistema periurbano<br />
costituito da aree urbanizzate, aree naturali, aree agricole, vie<br />
di comunicazione, con lo sviluppo di un bilancio di sostenibilità<br />
socio-ambientale applicato a questo sistema.<br />
L’idea di un modello di bilancio di sostenibilità per le aree periurbane<br />
a rilevante attività agricola, si inserisce nel percorso<br />
scientifico di valutazione dell’efficacia e dell’efficienza delle<br />
politiche di promozione dello sviluppo sostenibile attraverso<br />
metodi della contabilità ambientale e della rendicontazione sociale.<br />
E’ il passaggio dalla one bottom line alla triple bottom<br />
line, che considera e valuta contemporaneamente dimensione<br />
economica, sociale ed ambientale.<br />
Nel dibattito sulla metropoli le aree periurbane sono considerate<br />
della massima importanza per la sperimentazione di nuove forme<br />
di urbanità complessa. Se il territorio periurbano è stato<br />
considerato come prolungamento di servizio della città, in cui<br />
trasferire poli di attrazione e di incontro di grande dominanza,<br />
ospitando centri commerciali, aeroporti e nuovi insediamenti,<br />
oggi appare opportuno trovare un modello che consenta di valutare<br />
l’effetto complessivo di sistema degli insediamenti urbani<br />
e periubani, e di poter avviare una riflessione sul percorso di<br />
sviluppo di queste aree. Intorno alle parti più dense della città<br />
esistono zone di raccordo dove la città si destruttura, annettendo<br />
spazi agricoli sempre più ampi all’allontanarsi da essa, fino a<br />
che l’ambiente diventa proprio della campagna. Queste sono le<br />
zone in cui col tempo la campagna ha ceduto e cede spazio alla<br />
città, con un elevato impatto ambientale, culturale e produttivo<br />
diretto sui territori urbanizzati, e indiretto sui suoli rimasti<br />
agricoli ma ormai dispersi come residuo delle attività del passato.<br />
Il ruolo dell’agricoltura di prossimità delle aree urbane può<br />
essere assai rilevante e ancora di più potrebbe esserlo attraverso<br />
politiche mirate. I servizi e le funzioni che la caratterizzano e che<br />
possono contraddistinguerla riguardano la possibilità di offrire<br />
prodotti alimentari di qualità, l’agricoltura sociale, l’agrienergia,<br />
la creazioni e la fruizione di aree boschive, la conservazione<br />
del paesaggio, l’agriturismo, la gestione del verde pubblico. Si<br />
tratta quindi di un ruolo tutt’altro che caratterizzato da attività<br />
residuali in attesa di approfittare dell’espansione urbana, mentre<br />
oggi c’è il rischio che esso venga poco compreso a causa di un<br />
approccio parziale e spesso focalizzato solo sui problemi delle<br />
pressioni ambientali indotte e sulla discontinuità che i territori<br />
agricoli realizzano rispetto agli “abituali” luoghi dell’urbanizzato.<br />
E’ necessario aumentare la consapevolezza dei cittadini circa<br />
l’importanza dell’agricoltura sulla qualità della vita attraverso<br />
l’approviggionamento di prodotti alimentari freschi, la riduzione<br />
dell’inquinamento, il miglioramento del bilancio energetico e la<br />
preservazione dell’alternanza di spazi aperti e verdi tra i tessuti<br />
insediativi.<br />
Le politiche nazionali e regionali anche attraverso la pianificazione<br />
territoriale “ordinaria” possono integrare specificandole,<br />
le misure di politica agraria comunitaria promuovendo:<br />
● l ‘accorciamento della filiera delle intermediazioni tra produttori<br />
e consumatori<br />
● il sostegno di reti e distretti e di cicli produttivi tendenzialmente<br />
completi<br />
● la realizzazione di servizi e di attività industriali per la conservazione,<br />
trasformazione e la commercializzazione dei prodotti.<br />
La città-parco deve assumere il significato di un bene patrimoniale<br />
della città: un “giardino” dove possiamo accedere a prodotti<br />
freschi, come un tempo il giardino della cascina lombarda<br />
dove possiamo comunicare, contemplare, incontrare, ascoltare.<br />
Crediamo fortemente in una nuova ”missione” dell’agricoltura,<br />
cioè l’importanza dell’azione degli agricoltori non solo per creare<br />
ricchezza nella produzione di alimenti di qualità, ma anche<br />
di servizi ambientali, territoriali, culturali a beneficio di tutta<br />
la società. Si tratta di una differente visione dell’agricoltura e<br />
dell’imprenditore agricolo più adeguato alle trasformazioni della<br />
società e del sistema economico.<br />
L’attività agricola rappresenta nei territori rurali e non il nucleo<br />
attorno al quale si realizzano processi in grado di valorizzare<br />
numerose attività economiche: dal terziario all’industria, dall’agriturismo<br />
all’artigianato alimentare. Il segno più evidente di<br />
questo fenomeno e’ che il territorio rurale mantiene la sua identità<br />
fatta di tradizione, beni culturali, paesaggio e la trasforma in<br />
opportunità economiche ed in una forza antagonista ai processi<br />
di marginazione.<br />
Il tema di expo “nutrire il pianeta, energia per la vita” deve<br />
vedere protagonista l’agricoltura. Nutrire il pianeta significa<br />
anche nutrire città cambiate strutturalmente per la presenza<br />
di differenti etnie con tradizioni alimentari diverse da soddisfare.<br />
Alcuni produttori agricoli in Lombardia stanno sperimentando<br />
nuove colture tipiche dei paesi di origine dei nuovi cittadini,<br />
all’interno del progetto “Nutrire la Città che Cambia” realizzato<br />
da ASeS, CIA, e Fondazione Cariplo.<br />
In conclusione è necessario che gli orientamenti strategici pongano<br />
attenzione: alla biodiversità, alla preservazione dell’attività<br />
agricola e dei sistemi forestali ad elevata valenza naturale, al<br />
regime delle acque e al cambiamento climatico. La polifunzionalità<br />
dell’agricoltura ha tra le sue componenti anche la produzione<br />
di beni pubblici e cioè le esternalità positive multiple dei<br />
processi agricoli e zootecnici legati ad una diversa visione dei<br />
percorsi di creazione di benessere collettivo. Si tratta di mettere<br />
a punto modelli produttivi in cui la produzione di un alimento e<br />
la creazione di un servizio sociale sono un tutt’uno intendendo<br />
con ciò paesaggio, riduzione dell’inquinamento, conservazione<br />
delle risorse ambientali e e biodiversità, ma anche azioni terapeutiche,<br />
riabilitative, educative e di inserimento lavorativo tese<br />
a fornire servizi della vita quotidiana dedicate alle fasce della<br />
popolazione più esposte al rischio di emarginazione ed esclusione.<br />
Significa cioè recuperare una coscienza semplice ma fin<br />
ora perduta, e cioè che la terra e l’agricoltura sono da sempre il<br />
miglior modo che l’uomo si è dato per includere le persone.<br />
“La terra rimbomba sotto gli zoccoli, scricchiola sotto i cingoli<br />
dei carri armati, si affossa sotto i colpi delle bombe. Eppure<br />
genera, moltiplica le spighe, produce frutti. Le guerre passano<br />
e la linfa della terra continua a circolare. La terra accoglie la<br />
pioggia calda e il concime maleodorante, i friabili fosfati e il<br />
sangue secco. Accoglie tutto e restituisce sempre la stessa cosa<br />
il seme…” (Rjszard Kapuscinski) ■<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
26<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015
RESPIRARE<br />
MEGLIO<br />
ECOABITARE<br />
SENZA<br />
IMPIANTI<br />
di Marco Cagelli<br />
Sansevieria trifasciata<br />
Sostenibilità è una parola molto usata in questi anni. Ha<br />
sostituito altre parole, altre abitudini. Il costante cambio<br />
di parole per descrivere un modo di progettare o un<br />
comportamento, mi fa sempre pensare che in realtà si<br />
voglia evitare di comprendere il significato profondo di quella<br />
parola.<br />
Accade lo stesso con le molte case sostenibili, net zero energy<br />
building, case passive... che sembrano uscite da un film di fantascienza:<br />
impianti di ventilazione ovunque, descrizione di un<br />
comfort ideale, sottolineatura dell'avanzamento tecnologico.<br />
Hassan Fathy aveva ragione: gli architetti (e gli ingegneri dico io)<br />
sono come dei calciatori che per fare gol facilmente usano il cannone.<br />
Per usare un tormentone, vogliono vincere facile. Ma come<br />
il tormentone, tale atteggiamento sottolinea una dipendenza: gli<br />
impianti diventano centrali nel raggiungimento degli obiettivi di<br />
comfort ambientale, lasciando al professionista la libertà di fare<br />
quello che desidera, senza comprendere, capire, fare proprio il<br />
senso della parola sostenibilità. L'importante è realizzare un bel<br />
rendering, condividerlo in rete ed attendere che diventi un successo.<br />
Se questo è il messaggio dominante, fortunatamente nel<br />
mondo si stanno facendo progressi per dare una cornice scientifica<br />
a conoscenze storiche, entrate anche nella cultura popolare.<br />
E' il caso del lavoro svolto, fra gli altri, dal prof. Kamal Meattle.<br />
Già la NASA negli anni 80 aveva provveduto a ricercare le<br />
piante perfette per bonificare l'aria, nell'ottica di migliorare la<br />
presenza umana nello spazio senza ricorrere unicamente agli impianti.<br />
Ma il prof. Meattle ha spinto tale ricerca nella direzione di<br />
dimostrare come alcune tipologie di piante possano consentire di<br />
mantenere elevati standard di qualità dell'aria. Colpito da allergia<br />
agli inquinanti presenti nell'aria di New Dheli, ed informato<br />
della possibilità che tale fenomeno fosse per lui letale, si è dedicato<br />
ad individuare metodi naturali che risolvessero il problema.<br />
Dopo anni di prove e studi ha così individuato tre tipologie<br />
di piante che possono essere adottate nelle nostre abitazioni e<br />
dei nostri uffici per migliorare l'aria interna. Questa soluzione<br />
consente di ridurre i VOC e la concentrazione di CO2, con la<br />
possibilità di riduzione dei ricambi d'aria richiesti e conseguente<br />
riduzione dei consumi energetici. Non è cosa da poco!<br />
Si deve infatti considerare che le possibilità di realizzare involucri<br />
che non disperdono energia, ha portato gli scambi per<br />
ventilazione a divenire quota significativa degli ulteriori margini<br />
di miglioramento del bilancio energetico dell'edificio. Per tale<br />
ragione, in tutti i testi sugli edifici che tendono ad energia netta<br />
zero, si trovano indicazioni per la realizzazione di impianti meccanici<br />
di ventilazione.<br />
Ma se riuscissimo a garantire una qualità dell'aria adeguata senza<br />
tali impianti? Quali sarebbero i benefici?<br />
1) riduzione del costo di costruzione, in quanto avremmo<br />
meno impianti meccanici;<br />
2) riduzione del costo di gestione, in quanto gli impianti di<br />
ventilazione devono essere mantenuti efficienti e puliti per<br />
tutta la vita;<br />
3) maggiore possibilità di integrazione di altri sistemi passivi<br />
(serre bioclimatiche, muri di Trombe...), che consentono<br />
preriscaldamento dell'aria o riscaldamento passivo degli spazi<br />
abitativi;<br />
4) minore dipendenza energetica in quanto anche quella parte<br />
di energia per il funzionamento degli impianti verrebbe meno<br />
e la riduzione dei ricambi d'aria riduce i consumi energetici<br />
anche del 15%;<br />
5) maggiore varianza dei parametri termici, a parità di<br />
comfort, con indubbio vantaggio per la nostra salute.<br />
Certo un modo meno istantaneo di risolvere i progetti, ma che richiede<br />
l'impiego dell'unica vera fonte rinnovabile: il nostro cervello.<br />
28<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
29
Quali piante?<br />
Spiegato il metodo è necessario ora fornire indicazioni in merito<br />
alle piante da utilizzare:<br />
● chrysalidocarpus lutescens;<br />
● sansevieria trifasciata - lingua di suocera;<br />
● epipremnum aureum - scindapso.<br />
Ognuna di queste ha proprietà tali da essere impiegata in ambienti<br />
specifici:<br />
● la prima all'interno delle zone a giorno trasforma l'anidride<br />
carbonica in ossigeno e servono quattro di queste piante per<br />
ogni persona presente;<br />
● la seconda nelle camere da letto in quanto trasforma CO2 in<br />
ossigeno la notte e servono 6 piccole piante a persona, mentre<br />
la terza è una pianta ad attività specifica;<br />
● la terza rimuove formaldeide ed altri inquinanti dall'aria.<br />
La ricerca è stata condotta in un edificio per quindici anni in<br />
cui ci sono circa 300 occupanti con 1200 piante, con risultati<br />
sorprendenti: il 42% dei residenti ha visto aumentare la quantità<br />
di ossigeno nel sangue dell'uno per cento, risiedendo nell'edificio<br />
per 10 ore. L'edificio è il più salubre di tutta l'India, ha una<br />
minore incidenza delle seguenti patologie:<br />
● irritazione agli occhi – 52%;<br />
● problemi respiratori – 34%;<br />
● cefalea – 24%;<br />
● insufficienza polmonare – 12%;<br />
● asma – 9%.<br />
Ovvia conseguenza è che la produttività delle persone che lavorano<br />
nell'edificio è aumentata del 20%.<br />
Questa ricerca deve farci riflettere anche sui risvolti della vita<br />
quotidiana delle nostre case: quante ore trascorriamo? Quali sorgenti<br />
di inquinanti ci sono all'interno? E che tipo di aria mi entra<br />
dall'esterno? Che tipo di vita conduciamo?<br />
Se per gli uffici si può pensare di progettare attraverso dati statistici,<br />
nel caso di abitazioni è necessario un progetto che risponda<br />
perfettamente ed in modo flessibile alle esigenze dei residenti.<br />
Questo sforzo di confronto e di comprensione reciproca fra<br />
progettista e committente porta sempre a risultati di efficienza<br />
dell'involucro, di maggior comfort, di minori costi dell'edificio<br />
e della gestione dello stesso, ma soprattutto di migliore qualità<br />
della vita.<br />
Conclusioni<br />
Il 60% della popolazione mondiale trascorre il 90% del proprio<br />
tempo in ambienti chiusi in città con più di un milione di abitanti,<br />
spesso “obbligando” progettisti e costruttori all'impiego di<br />
impianti meccanici complessi ed energivori.<br />
L'impiego di sistemi naturali di purificazione dell'aria, consente<br />
di migliorare il rendimento delle soluzioni passive per riscaldare<br />
gli edifici, garantendo risultati di efficienza energetica maggiore<br />
ed un migliore comfort ambientale con una riduzione nel<br />
consumo di materiali da costruzione.<br />
E molte delle nuove generazioni trascorrerà ancora maggiore<br />
tempo all'interno degli edifici scolastici, che molti vorrebbero<br />
“impoverire” con impianti di condizionamento. Di fronte a questa<br />
crescente tendenza di uso degli impianti, dobbiamo contrapporre<br />
il desiderio di usare la conoscenza per risolvere i problemi<br />
del nostro abitare. Vi sono molte ricerche in questo ambito, pochi<br />
testi a carattere informativo e ancor meno leggi. Se comprensibile<br />
in territori con periodi freddi molto prolungati, non si<br />
comprende questo silenzio in Italia, dove applicando le tecnologie<br />
esistenti e le conoscenze storiche del costruito la stagione di<br />
riscaldamento potrebbe ridursi a soli tre mesi (contro gli attuali<br />
6 della pianura padana). ■<br />
RINNOVABILI<br />
ED EFFICIENZA ENERGETICA,<br />
ACCOPPIATA SOSTENIBILE<br />
di Silvano Benitti<br />
ECOABITARE<br />
Kamal Meattle<br />
Ingegnere ambientalista indiano, ricercatore, fondatore del<br />
Paharpur Business&Software Technology Park a New Dehli,<br />
ha iniziato nel 1992 le sue ricerche per non cedere all’alto<br />
inquinamento dell’aria della sua città che gli aveva ridotto del<br />
70% la capacità polmonare. Divese testate di settore e non si<br />
sono occupate delle sue ricerche, riscontrandone i risultati.<br />
Bibliografia<br />
J.M. Mauskar, Epidemiological Study on effect of air pollution<br />
on human health in Delhi, Parivesh Bhawan C.B.D.<br />
Dati inquinanti in Lombardia, Arpalombardia.it<br />
Hassan Fathy, Architecture for the poor, Univerity of Chicago Press.<br />
J. Girman, T. Phillips, H. Levin, Critical Review: How well<br />
do house plants perform as indoor Air Cleaners?<br />
AA.VV. Zero and Net-Zero Energy Buildings + Home<br />
K.Meattle, How to grow fresh air, ted.com<br />
Processo storico e filosofie di vita sostenibile<br />
Nel 1968 frequentavo il terzo anno del Politecnico di<br />
Torino: fuori le contestazioni studentesche, dentro la<br />
fatica di dover frequentare otto ore al giorno e di studiare<br />
nelle ore rimanenti e nel fine settimana. Conflitto tra il giusto<br />
(laurearsi in tempo per iniziare a lavorare, per la propria dignità<br />
e per aiutare la famiglia) e l’ideale (manifestare per le strade,<br />
sull’onda delle idee sul new age che si propagavano da fuori).<br />
Conflitto tra il modello fordista della FIAT (il controllo dei tempi<br />
all’interno della fabbrica era lo spirito imperante) e il modello<br />
di vita consumistico che era ormai entrato nello spirito di tutti e<br />
che faceva dimenticare le interminabili code nella città e l’aria<br />
resa irrespirabile dalle ciminiere e dai motori inquinanti. Si stava<br />
in quei tempi creando quasi inconsciamente il mondo di oggi:<br />
produrre-consumare-sprecare, senza limiti. Qualcuno tra noi,<br />
più intuitivo o più idealista, tracciava nuove strade che avrebbero<br />
portato da lì a poco al biologico ed alla bioarchitettura; ma<br />
molti di questi, finito il boom dell’idealismo, si ritrovano oggi a<br />
programmare con amici l’apericena di turno o la pizza di turno,<br />
senza preoccuparsi se il grano che mangia è OGM e se l’acqua<br />
che beve è “gestita” in bottiglie di plastica dalla stessa multinazionale<br />
che 30 anni prima era nel mirino della contestazione.<br />
Che cosa è rimasto del vecchio idealismo?<br />
Poco, molto poco. La parola comunista è abolita, il pensiero liberale<br />
è sostituito dal liberalismo sfrenato con la concentrazione<br />
del potere mondiale in poche mani di finanzieri spregiudicati, il<br />
pensiero religioso è inquinato da scandali materialistici.<br />
Eppure c’è un filo conduttore che non si è spento e che ha permesso<br />
di costruire qualcosa che avevamo in programma: l’utilizzo<br />
scientifico delle energie rinnovabili, l’applicazione di<br />
sistemi costruttivi orientati al risparmio energetico, le produzioni<br />
crescenti di cibi biologici. Il tutto in quantità ancora troppo<br />
ristrette rispetto ai bisogni della società e dell’ambiente. Ma<br />
la speranza di una crescita “giusta” della comunità mondiale è<br />
nell’aria, anche e persino nei corridoi del Parlamento.<br />
Crescita giusta: per me è ancora nel rinnovare e nell’estendere<br />
i princìpi della macrobiotica e dell’antroposofia (vorrei stimolare<br />
chi non sa ad approfondire i criteri e le qualità dell’agricoltura biodinamica)<br />
e nell’applicare uno stile di vita orientato alla “decrescita”<br />
inteso a considerare i beni comuni, il libero pensiero, la cultura<br />
come strumenti basilari su cui costruire la felicità ed i rapporti<br />
sociali. Non solo PIL dunque, non solo finanza o finanza creativa.<br />
Il 1968 rappresentò il culmine delle contestazioni sociali in<br />
Francia contro il consumismo ed il capitalismo, contestazioni<br />
iniziate negli USA all’inizio degli anni ’60. Fatti storici giudicati<br />
oggi con luci ed ombre secondo l’ottica e l’obiettivo di chi<br />
analizza, ma indubbiamente fatti che hanno creato i presupposti<br />
di un mondo migliore. I decenni successivi al ’68 furono caratterizzati<br />
da eventi mondiali con la partecipazione di Associazioni,<br />
Governi, tecnici e scienziati, organizzati nell’ambito dell’ONU<br />
con l’obiettivo di fissare principi legali per la protezione ambientale<br />
e per lo sviluppo sostenibile.<br />
Tappe significative:<br />
● Summit della Terra, con la Dichiarazione di RIO sullo sviluppo<br />
sostenibile (15 giugno 1992) e il Programma di Azioni per il<br />
21° secolo (Agenda 21)<br />
● Rapporto Brundtland sullo sviluppo sostenibile (4 agosto 1987)<br />
● Protocollo di Kyoto (16 marzo 1998)<br />
30 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
31
Il rapporto Brundtland, elaborato dalla Commissione mondiale<br />
sull’ambiente e lo sviluppo e conosciuto nel termine inglese come<br />
“Our Common Future”, così definisce lo sviluppo sostenibile:<br />
«lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni<br />
del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni<br />
future di soddisfare i propri bisogni».<br />
Tale definizione non era riferita al solo ambiente, ma in generale<br />
al benessere delle persone che si voleva individuare nell’applicazione<br />
di un principio etico basato sul concetto di RESPONSA-<br />
BILITA’. Responsabilità di ogni generazione nei confronti delle<br />
generazioni future per il mantenimento delle risorse e per l’equilibrio<br />
ambientale del pianeta. Interessante ed utile per le nostre<br />
considerazioni riportare tre spunti del rapporto ripresi dal sito del<br />
Ministero dell’Ambiente (URL di origine www.minambiente.it/<br />
pagina/il-percorso-dello-sviluppo-sostenibile-1987)<br />
Il Percorso dello Sviluppo Sostenibile dal 1987 - Rapporto<br />
Brundtland Il Nostro Futuro Comune<br />
I parte: preoccupazioni comuni<br />
“La sostenibilità richiede una considerazione dei bisogni e del<br />
benessere umani tale da comprendere variabili non economiche<br />
come l’istruzione e la salute, valide di per sé, l’acqua e l’aria<br />
pulite e la protezione delle bellezze naturali…”<br />
II parte: sfide collettive<br />
“… Nella pianificazione e nei processi decisionali di governi e<br />
industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse<br />
e ambiente, in modo da permettere una continua riduzione della<br />
parte che energie e risorse hanno nella crescita, incrementando<br />
l’efficienza nell’uso delle seconde, incoraggiandone la riduzione<br />
e il riciclaggio dei rifiuti …”<br />
III parte: sforzi comuni<br />
“… La protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile devono<br />
diventare parte integrante dei mandati di tutti gli enti governativi,<br />
organizzazioni internazionali e grandi istituzioni del settore<br />
privato; a essi va attribuita la responsabilità di garantire che<br />
le loro politiche, programmi e bilanci favoriscano e sostengano<br />
attività economicamente ed ecologicamente accettabili a breve<br />
e a lungo termine …”<br />
Siamo in linea come Paese, collettivamente, sui princìpi enunciati?<br />
Sì, ma non sempre con fermezza e linearità di comportamento.<br />
La politica negli ultimi dieci anni ha sì applicato le Direttive<br />
Europee sul clima, sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili,<br />
ma spesso con ritardi e su linee strategiche di breve respiro,<br />
quasi sempre condizionata da interessi contrapposti. Nella<br />
pratica operativa invece gli Italiani hanno reagito in modo vigoroso<br />
alle opportunità offerte dalla tecnologia nei settori delle<br />
energie rinnovabili e del risparmio energetico nelle costruzioni,<br />
a questo stimolati dagli incentivi fiscali ed economici.<br />
Rinnovabili e Risparmio Energetico: esistono e sono fattibili<br />
Nonostante rimangano sacche di ignoranza e di malafede distribuite<br />
nelle comunicazioni di massa e tese a dimostrare che in<br />
fondo il picco del petrolio non esiste e che il costo delle rinnovabili<br />
pesa troppo sulla bolletta degli utenti (!!), esiste ormai<br />
un mercato consolidato di applicazioni pratiche di impianti ed<br />
edilizia “sostenibili e virtuose”, passibili solo di sviluppo.<br />
Che cosa sono le rinnovabili<br />
Una fonte energetica è rinnovabile quando il suo sfruttamento<br />
avviene in un tempo confrontabile con quello necessario per la<br />
sua rigenerazione: il sole, il vento, l’energia idraulica, le risorse<br />
geotermiche, le maree ed il moto ondoso sono rinnovabili per<br />
eccellenza. Le biomasse (legna, cippato, pellet) lo sono se vengono<br />
gestite in modo appropriato, cioè facendo sì che il loro<br />
tempo di utilizzo sia compatibile con quello di ripristino. Nel<br />
loro insieme a livello mondiale le rinnovabili si sono sviluppate<br />
in modo consistente: nel 2013 la potenza installata ha addirittura<br />
superato quella basata sui combustibili fossili (143 GW contro<br />
141 GW) e si stima che essa nel 2050 potrà essere quattro volte<br />
tanto quella tradizionale. Ciò può essere la conseguenza della<br />
percezione del rischio di esaurimento del petrolio, dell’aumento<br />
dei consumi energetici da parte dei Paesi emergenti, ed anche<br />
dell’accresciuta sensibilità verso le tematiche ambientali.<br />
Il Solare nelle versioni fotovoltaica e termica, e l’eolico hanno<br />
contribuito maggiormente finora alla crescita del sistema. Solare<br />
fotovoltaico ed eolico per la produzione di energia elettrica, solare<br />
termico, biomassa e geotermia per la produzione di calore<br />
sono oggi tecnologie evolute ed affidabili dalla resa energetica ed<br />
economica predeterminabili. Anche in Italia abbiamo sviluppato<br />
molto a partire dal 2005, e moltissimo si potrà sviluppare in futuro<br />
puntando soprattutto sul risparmio energetico ottenibile con<br />
la ristrutturazione del parco immobiliare nazionale. L’immobile<br />
riqualificato energeticamente è l’opzione ottimale da integrare<br />
con l’installazione degli impianti di generazione elettrica e termica<br />
da fonte rinnovabile.<br />
Che cosa vuol dire efficienza energetica delle costruzioni<br />
Le costruzioni italiane consumano un terzo del fabbisogno di<br />
energia complessivo del paese. L’ immenso parco immobiliare,<br />
stimato in 14 milioni di edifici, può rappresentare un serbatoio di<br />
lavoro e di risparmio energetico per i prossimi decenni con beneficio<br />
per alcune generazioni. Direttive europee e normative nazionali<br />
danno l’indirizzo e stabiliscono gli obblighi da rispettare<br />
nei casi di ristrutturazioni globali e/o di nuove costruzioni. Con<br />
le riqualificazioni energetiche si possono risparmiare milioni di<br />
tonnellate di petrolio, molto di più di quanto si otterrebbe con<br />
l’espansione massiccia di nuovi impianti di produzione energetica<br />
da fonti rinnovabili. Ad esempio, un intervento di miglioramento<br />
energetico sulla propria abitazione che la faccia passare<br />
dalla Classe G (fabbisogno annuo di energia di 160 kWh/m2)<br />
alla classe B (fabbisogno annuo di 50 kWh/m2) corrisponde ad<br />
un risparmio di quasi il 70 % sul consumo iniziale!<br />
Questa è un’immensa ricchezza annidata nel nostro patrimonio<br />
immobiliare sotto forma di potenziale sviluppabile. Se questo è<br />
vero, se è vero che vogliamo continuare a praticare un modello<br />
di vita con le comodità di oggi (riscaldamento confortevole,<br />
raffrescamento estivo, acqua calda sanitaria), se è vero che rischiamo<br />
nel puntare ottimisticamente sulle risorse petrolifere,<br />
allora diamoci da fare nel “risistemare” energeticamente i nostri<br />
ambienti abitativi e di lavoro.<br />
Ritornando ai miei studi di ingegneria e di economia dei tempi<br />
giovanili, ricordo molto chiaramente il postulato trasmesso da<br />
onesti insegnanti: “l’edilizia muove tutta l’economia, in tutti i<br />
settori che la costituiscono”. Peccato che nei decenni passati tale<br />
principio sia stato applicato male, costruendo case nuove energeticamente<br />
scadenti e distruggendo il territorio. Riprendiamo<br />
questi concetti, stimoliamo i nostri referenti politici, documentiamo<br />
chi vive intorno a noi sulla necessità e sull’obbligo morale<br />
di risparmiare energia, di mangiare sano, di risanare l’ambiente.<br />
L’accoppiata rinnovabili-efficienza energetica è sostenibile,<br />
perchè:<br />
● in una costruzione che richiede poca energia per farmi vivere<br />
al caldo, perché già costruita o ristrutturata con criteri rigorosi di<br />
risparmio energetico, l’impianto di riscaldamento sarà di conseguenza<br />
più piccolo, di potenza minore, e molto risparmioso per<br />
gli anni futuri<br />
● produce lavoro e ricchezza per più generazioni<br />
● recupera risorse dall’interno, senza doverle a tutti i costi “pagare”<br />
all’esterno<br />
● ripristina la sanità dell’ambiente<br />
● rende più consapevole l’individuo sul valore inalienabile dei<br />
beni primari, acqua, aria, territorio, energie, cibo<br />
● l’installazione poi di impianti per la produzione di energia elettrica<br />
e termica utilizzanti le risorse rinnovabili portano ulteriori vantaggi<br />
al sistema casa-ambiente, e contribuiscono a pieno titolo alla<br />
realizzazione dei vecchi sogni di un mondo migliore e sostenibile.<br />
Sogni di una vecchia generazione che non deve scomparire lasciando<br />
solo distruzione e caos; sogno per i giovani di avere di<br />
fronte a sé opportunità immense nel ricostruire il degrado, con<br />
uno spirito nuovo che sappia sfruttare la bontà delle tecnologie<br />
disponibili con il rispetto per le relazioni sociali, la storia, la<br />
cultura e il territorio. ■<br />
ECOABITARE<br />
32<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
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LA SCELTA DEI PRODOTTI<br />
IN CHIAVE SOSTENIBILE<br />
di Fabrizio Piva<br />
Amministratore Delegato CCPB<br />
Siamo arrivati ad Expo. Nutrire il Pianeta energia per la<br />
Vita, un semplice slogan che racchiude il significato<br />
della sostenibilità, di quel percorso che dovrebbe portarci<br />
a produrre di più e meglio ovvero di più e con un<br />
minor ricorso e spreco di risorse naturali ed ambientali favorendo<br />
la loro rigenerazione attraverso una biodegradabilità che porti<br />
al loro riutilizzo e all’immissione “in circolo” di sostanze che<br />
possono ricreare l’energia per la vita.<br />
La vita è la vita del Pianeta, è la vita in cui tutti gli esseri viventi<br />
trovano spazio, senza il rispetto della vita nella sua più ampia accezione<br />
non vi può essere vita a lungo, ovvero sostenibile, solo<br />
per alcuni a scapito di altri.<br />
Occorre aumentare la consapevolezza che la nostra esistenza e<br />
l’esistenza di migliaia e milioni di specie animali e vegetali è<br />
strettamente interdipendente, la biodiversità, che ne è alla base,<br />
costituisce il paradigma della sostenibilità. L’equilibrio che si<br />
instaura fra le diverse forme di vita ed il rispetto che sottende<br />
all’equilibrio costituiscono la base dell’esistenza delle differenti<br />
forme di vita che fanno l’unicità e la bellezza di questo Pianeta.<br />
Se questo era facilmente raggiungibile in un’economia di sussistenza<br />
o di “baratto” o quando la popolazione mondiale era<br />
poco più di un miliardo di persone e la maggior parte dell’energia<br />
non proveniva dall’economia del petrolio, oggi il necessario<br />
equilibrio lo si può raggiungere solo grazie all’intelligenza ed<br />
all’aumento della conoscenza. Nove o più miliardi di persone al<br />
2050 impongono un profondo ripensamento dei cicli produttivi,<br />
dei prodotti, delle modalità di lavoro e di spostamento, garantire<br />
un livello produttivo elevato aumentando la produttività delle<br />
risorse naturali e, soprattutto, favorendo la loro perpetuazione<br />
nel tempo costituiscono le fondamenta della sostenibilità, accanto<br />
alla riduzione significativa di qualsiasi spreco sia in ambito<br />
produttivo che famigliare o casalingo.<br />
Attraverso l’analisi energetica e l’imputazione in termini di utilizzo<br />
di materie prime per unità funzionale di prodotti consente<br />
di conoscere l’impatto che un determinato processo produttivo<br />
ha in termini di consumo di risorse ambientali, l’adozione dello<br />
strumento dell’LCA (Life Cycle Assessment) porta a conoscere<br />
quante materie prime vengono utilizzate per produrre un Kg di<br />
grano o di acciaio. Conoscere per deliberare diceva Luigi Einaudi;<br />
anche in questo caso è necessario adottare strumenti di “contabilità”<br />
produttiva per poi ridisegnare, in una logica di “ecodesign”,<br />
i sistemi produttivi al fine di ridurre la quantità di materie<br />
prime e di risorse (acqua, suolo, energia, ecc) che contribuiscono<br />
a formare una determinata quota di prodotto. In questi ultimi<br />
anni sono stati fatti notevoli progressi per migliorare la produttività<br />
delle risorse naturali, così come si è progrediti nell’adottare<br />
processi produttivi che consentano di poter riutilizzare le risorse<br />
utilizzate in una logica di “riciclo” senza intaccare il capitale<br />
delle risorse naturali. Il tasso di risorse utilizzate nei percorsi<br />
produttivi dovrebbe collocarsi ad un livello tale da non superare<br />
il tasso di risorse naturali che il nostro Pianeta ci mette a<br />
disposizione, una riproducibilità di risorse tali da non intaccare<br />
le risorse naturali utilizzabli in futuro. Ciò implica l’adozione di<br />
concetti quali il riutilizzo, il riciclo, l’azzeramento dello spreco<br />
e l’adozione di processi che implichino un utilizzo minimo<br />
di energia.<br />
Nel settore agroalimentare la produzione biologica ed ecosostenibile,<br />
così come in altri settori l’attenzione alla sostenibilità<br />
ambientale, consentono, pur in una logica di miglioramento<br />
continuo, di raggiungere l’obiettivo di produrre ad un tasso di<br />
sostenibilità coerente con la riproducibilità delle risorse. Ovvio<br />
che in un’economia a “necessità crescente”, sia per questioni<br />
legate all’evoluzione demografica che per la presenza di paesi<br />
ad economia in fase di sviluppo crescente, la produzione globale<br />
deve crescere pur in una situazione in cui le risorse naturali non<br />
si riproducono a tassi così elevati. Giocoforza, è necessario che<br />
la produttività delle risorse naturali migliori e i processi produttivi<br />
siano sempre più sostenibili, così come sostenibili debbano<br />
essere i nostri comportamenti quotidiani che si traducono in capacità<br />
e modalità di movimento, scelte di consumo, risparmio,<br />
lotta allo spreco, riutilizzo, riciclo.<br />
ALIMENTAZIONE<br />
"...senza il rispetto della vita<br />
nella sua più ampia accezione<br />
non vi può essere vita a lungo,<br />
ovvero sostenibile, solo per alcuni<br />
a scapito di altri."<br />
Non si tratta tanto di una scelta pauperista o rinunciataria, ispirata<br />
al malthusianesimo, ma di una consapevolezza del nostro<br />
ruolo e della necessità di utilizzare le risorse pensando sia a noi<br />
che a quelli che verranno dopo di noi. Ecco perché educazione,<br />
conoscenza e scienza devono essere alla base del miglioramento<br />
dei sistemi produttivi e culturali per invertire il ciclo che ha portato<br />
al cambiamento climatico e mette a rischio la permanenza di<br />
forme di vita dignitose su questo Pianeta.<br />
Spesso, negli ambienti legati al “naturale” si assiste a forme<br />
di diffidenza nei confronti della scienza, della ricerca e della<br />
sperimentazione, certamente comprensibili visti molti risultati<br />
degli ultimi decenni e soprattutto di quelli a cavallo fra gli anni<br />
’60 ed ’80 del secolo scorso, ma oggi non più giustificati visto<br />
l’apporto della scienza in termini di aumento della sostenibilità.<br />
Occorre spingere per un maggior impegno del mondo della ricerca<br />
in questa direzione e per un impegno educativo, sia nella<br />
scuola e non solo, verso un maggior rispetto della natura e delle<br />
sue risorse. ■<br />
34<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
35
ALIMENTAZIONE<br />
Se avrà mantenuto le promesse fatte, lo potremo dire solo alla fine, ma un dato è<br />
certo: la ribalta è sua. Piacerà o no, Expo è l’Evento per eccellenza. Per l’interesse<br />
che suscita al livello mondo e per la massa di denaro che movimenta.<br />
EXPO 2015: IMPEGNO PER<br />
UN CIBO SOSTENIBILE O<br />
GREEN WASHING?<br />
di Nicola Saluzzi<br />
Ormai da mesi, tutte le istituzioni sono impegnate in<br />
una campagna mediatica che tende a radicare un’immagine<br />
positiva nell’opinione pubblica laddove, per<br />
rispondere alle numerose e impietose critiche che arrivano<br />
da tutti i settori della società, in primo piano c’è il messaggio<br />
della “irrinunciabile opportunità per l’Italia” che Expo<br />
rappresenta. Ma non è scontato che, per quanto possa essere<br />
condizionata, l’opinione pubblica “si beva” le dichiarazioni di<br />
ministri e commissari su un evento che mostra le sue criticità fin<br />
dalla nascita. Ecco alcuni fattori che fanno di Expo un evento<br />
insostenibile e certo non giovano all’immagine, sua e dell’Italia<br />
nel mondo:<br />
1) i lavori sono partiti con 3 anni di ritardo e, manco a dirlo, i<br />
costi sono lievitati in modo impressionante. Il solo Padiglione<br />
Italia, dal costo di circa 60 milioni è passato a oltre 90 milioni<br />
di euro;<br />
2) a parte l’area espositiva, intorno alla quale si sono praticati espropri<br />
che si potevano evitare, il territorio ha subìto l’ennesima aggressione<br />
con la costruzione di infrastrutture di dubbia utilità, abbruttendo un paesaggio<br />
già stressato e sottraendo all’agricoltura grandi estensioni di<br />
campi di ottima fertilità che non potranno ritornare ad essere coltivati;<br />
3) la costruzione di opere dalla funzione puramente simbolica i<br />
cui enormi costi incidono sul bilancio pubblico a dispetto della<br />
crisi e delle condizioni di nuova povertà;<br />
4) a manifestazione conclusa è prevista la demolizione dei padiglioni<br />
e bisognerà individuare un sito per la raccolta e lo smaltimento<br />
dei materiali con costi che non rientrano nel budget<br />
generale;<br />
5) la corruzione quotidianamente denunciata nell’assegnazione<br />
degli appalti.<br />
Nessun pregiudizio né catastrofismo, ma questo è il quadro sintetico<br />
dei motivi che gettano ombra sul bilancio complessivo<br />
della manifestazione. Ma per i più sensibili al tema “Nutrire il<br />
Pianeta, Energia per la Vita”, l’Expo milanese manifesta una<br />
grande incoerenza per l’ingombrante partecipazione di multinazionali<br />
dell’industria del settore alimentare e non solo. Le quali,<br />
legittimate dal ruolo di sponsor, si fregiano del titolo di aziende<br />
sostenibili.<br />
36<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
37
Ora, con tutta la flessibilità che si può applicare per arrivare a<br />
compromessi sulla loro presenza, il tema di Expo 2015, mette<br />
in evidenza quanto sia imbarazzante che main sponsor siano<br />
aziende abituate alla pratica di “green washing” perché poco o<br />
nulla hanno a che vedere con i contenuti che Expo dovrebbe<br />
esprimere: etica, sostenibilità.<br />
I grandi marchi che sostengono Expo 2015 appartengono ai<br />
colossi industriali che vogliono imporre gli OGM nella catena<br />
alimentare, o sono coinvolti negli scandali del latte in polvere ai<br />
neonati, per finire ai fast food. La carne dei fast food proviene<br />
da allevamenti estensivi ed intensivi di bovini. Una produzione<br />
incompatibile con i ritmi naturali, e ad impatto ambientale devastante.<br />
Intere regioni del Sud del mondo subìscono la deforestazione<br />
mettendo a rischio la sopravvivenza delle popolazioni.<br />
Ogni anno si distruggono migliaia di ettari di foresta pluviale<br />
per fare spazio a nuovi pascoli o a nuovi terreni da coltivare<br />
per gli animali, che in breve tempo si desertificano. Le mucche<br />
producono il 74% delle emissioni, il bestiame causa il 10%<br />
delle emissioni di gas serra globale (fonte: Università di Siena,<br />
Stanford University, Università della California). Questi allevamenti<br />
fanno uso indiscriminato della chimica, sono responsabili<br />
dell’inquinamento e del degrado del suolo con ripercussioni sul<br />
clima, consumano enormi quantità di energia e di acqua.<br />
L’acqua, ricchezza indivisibile, che simboleggia la vita in tutti<br />
i suoi aspetti biologici e spirituali, è il bene comune per eccellenza;<br />
la tendenza a privatizzarla è una minaccia che incombe su<br />
tutti, maggiormente sulle popolazioni che ne soffrono la scarsità,<br />
ridurre la potenza spirituale dell’acqua ad un valore puramente<br />
economico, assoggettarla alle leggi del mercato significa offendere<br />
gli esseri viventi e depredarli di un dono della Natura. Ma le<br />
leggi del mercato le fanno gli operatori finanziari che muovono<br />
i capitali, che insieme ai colossi industriali conducono una campagna<br />
di accaparramento delle fonti d’acqua nelle diverse zone<br />
del pianeta.<br />
La necessità di approvvigionarsi di acqua causerà scontri tra popolazioni<br />
e genererà guerre forse più aspre di quelle religiose.<br />
In Italia, nel 2011, al Referendum popolare, ha risposto un coro<br />
unanime contro la privatizzazione: l’acqua non si tocca! E pur<br />
tuttavia, ad oggi, il risultato della consultazione elettorale non ha<br />
trovato la strada per la sua applicazione.<br />
Basta questo esempio per comprendere il contesto politico e gli<br />
interessi economici degli attori che giocano la partita dell’energia<br />
e dell’agricoltura mondiali.<br />
L’impegno di Expo dovrebbe essere quello promuovere un vero<br />
confronto per la salvaguardia delle specie viventi e dell’ambiente,<br />
della biodiversità e delle colture locali, di politiche mondiali<br />
che concorrano alla ricerca per soluzioni realmente eco-sostenibili.<br />
Dunque, chi nella manifestazione vede un riscatto dell’Italia<br />
sul piano dell’immagine oltre che motore economico, deve<br />
riflettere sull’opportunità di Expo così concepita, che sta realizzando<br />
un’enorme e costosa vetrina commerciale (dove i paesi<br />
ospiti porteranno con orgoglio i prodotti più vendibili), ma che<br />
non attribuisce valore al tema a cui è ispirato.<br />
Introducevo col dire che, al netto dei dolorosi conflitti bellici.<br />
la ribalta internazionale è di Expo. Potrà sembrare una contraddizione,<br />
ma le riflessioni appena esposte non escludono l’attenzione<br />
su ciò che l’evento produce e che seguirò con il compito<br />
di individuare alcune iniziative culturali (e di degustazione), tra<br />
i molti appuntamenti che Milano la Lombardia organizzano per<br />
attrarre turisti. Di una grande manifestazione, anche dopo che<br />
saranno chiusi i battenti, non si finirà di parlare. Così, il neonato<br />
sito expoincittà, piattaforma della Camera di Commercio di<br />
Milano, resterà attivo per informare sulle iniziative anche non<br />
legate all’alimentazione, in tutta l’area della Città metropolitana.<br />
Expo offre l’occasione per aprirci e scoprire quanto c’è di innovativo<br />
sia sul piano culturale che delle tecnologie nel campo<br />
agroalimentare, per conoscere e valorizzare il cibo sotto ogni<br />
aspetto (nutrizionale, di qualità bio, di tendenza…) a partire dai<br />
nostri prodotti tipici e certificati DOP e IGP che sono l’orgoglio<br />
italiano, fino alle contaminazioni culturali della cucina multietnica,<br />
con la curiosità di scoprire le tradizioni degli altri paesi. A<br />
questo proposito voglio ricordare che Giorgio Nebbia nel numero<br />
24 di <strong>Ecoideare</strong> aveva indicato la manioca come prodotto che<br />
potrebbe sfamare le popolazioni, ancor più del grano e del riso.<br />
Dobbiamo augurarci che Expo svolga la sua missione e porti alla<br />
ribalta la cultura del cibo sano e disponibile per tutti. ■<br />
EVENTI SELEZIONATI FUORI EXPO<br />
26 marzo - 31 ottobre<br />
Palazzo Scintille, Pad.3<br />
Piazza 6 febbraio<br />
URBAN FARM<br />
Progetti idroponico<br />
14 aprile - 31 ottobre<br />
Acquario Civico<br />
LEONARDO E L’ACQUA<br />
Studio di Leonardo del<br />
comportamento e dei fenomeni<br />
dell’acqua, da diversi<br />
approcci<br />
1 maggio - 10 settembre<br />
Piazza Sant’ambrogio<br />
MILANO WINE GARDEN<br />
Eventi di cucina con<br />
abbinamento di vini<br />
1 aprile - 31 ottobre<br />
Darsena, Via Gorizia<br />
FOOD<br />
Navigli Golosi<br />
Mostra scientifica divulgativa<br />
PUBBLICITÀ<br />
31 marzo - 31 dicembre<br />
Museo della Scienza<br />
Via San Vittore<br />
SCIENZA E TECNOLOGIA<br />
DELL’ ALIMENTAZIONE<br />
Per sperimentare quanta<br />
scienza e tecnologia si<br />
nasconde dietro a ciò che<br />
consumiamo<br />
16 maggio - 31 ottobre<br />
Museo Botanico di Milano<br />
Via Ausonio Zubiani<br />
L’ORTO OMEODINAMICO<br />
curare cio’ che ci nutre per<br />
nutrire il pianeta<br />
Un’orto seguito secondo i<br />
principi dell’omeopatia<br />
30 aprile - 2 novembre<br />
Via Tortona, 22<br />
FUORI EXPO<br />
di Confartigianato<br />
Ristorazione tradizionale.<br />
Alimentari tipici. Street food,<br />
show cooking, laboratori del<br />
gusto<br />
21 aprile - 30 maggio<br />
Biblioteca Nazionale Braidense<br />
Via Brera, 28<br />
IL CIBO NELL’EX LIBRIS<br />
Esposizione di opere realizzate<br />
da incisori internazionali<br />
raffiguranti il cibo come<br />
esigenza, ambiente, prodotto,<br />
civiltà e cultura<br />
3 - 7 giugno<br />
Superstudio Più<br />
Via Tortona, 27<br />
TASTE OF MILAN<br />
20 ristoranti stellati da tutto<br />
il mondo. Corsi, laboratori e<br />
convivialità<br />
27 maggio<br />
Libreria Popolare di Via Tadino,<br />
Via Tadino, 18<br />
PROPOSTE FUORI EXPO<br />
PER NUTRIRE LA VITA<br />
Da esperti proposte concrete<br />
per meglio affrontare il futuro<br />
1 aprile - 31 ottobre<br />
Darsena, Via Gorizia<br />
IL SISTEMA DEI NAVIGLI<br />
Navigli Golosi<br />
Rassegna itinerante e interattiva,<br />
laboratori e lezioni sul gusto e sui<br />
sapori dell’agroalimentare italiano<br />
sul territorio del sistema dei Navigli<br />
28 maggio<br />
Cascina Cuccagna,<br />
Via Cuccagna, 2/4<br />
CONVERSAZIONI IN CASCINA<br />
Nuove alleanze fra città e<br />
campagna<br />
1 giugno - 25 ottobre<br />
ADI La casa del Design<br />
Via Bramante, 42<br />
FORMAT FOOD DESIGN<br />
Esperienze e nuovi format<br />
alimentari presentati con una<br />
installazione di “cucina multisensoriale”<br />
ALIMENTAZIONE<br />
38
LA TERRA, IL CIBO E LA SALUTE.<br />
L’ORTO FAMILIARE EMBLEMA<br />
DI UN PARADIGMA MODERNO.<br />
di Gianni Cavinato<br />
Tecnologo alimentare -Presidente dell’ACU-Associazione Consumatori Utenti<br />
Èinnegabile che l’orto lo vorrebbero in molti, forse la<br />
maggioraza degli abitanti delle città, anche coloro che<br />
non hanno mai trapiantato una piantina di basilico e non<br />
sanno nemmeno come si usa un piccolo attrezzo come<br />
una vanga! Il fenomeno è diffuso in tutti i Paesi occidentali e assume<br />
diversi significati culturali e simbolici. È abbastanza scontato<br />
affermare che l’orto permette un maggiore contatto con la<br />
natura e consente di assaporare, in tutta la loro freschezza, dei vegetali<br />
appena raccolti. Ma cerchiamo di entrare più in profondità.<br />
Innanzitutto che cos’è un orto, come può essere definito?<br />
Normalmente intendiamo l’orto come un piccolissimo appezzamento<br />
di terreno cintato e vicino alla propria abitazione, nel<br />
quale vengono coltivati ortaggi ed alberi da frutto per il consumo<br />
familiare. Anche nelle situazioni di guerra attuali, si aprono gli<br />
orti di guerra adibiti alla produzioni di ortaggi per le popolazioni<br />
delle città in carenza di approvvigionamenti alimentari continui<br />
e sicuri. L’orto come fonte di alimenti freschi per la sopravvivenza<br />
e per far fronte alle possibili carestie, non è solo un aiuto<br />
in tempi di guerra, ma in tutte quelle realtà contadine che hanno<br />
sempre caratterizzato la vita nelle campagne. La Poesia, la<br />
Letterattura e le Sacre scritture ci richiamano sovente il valore<br />
simbolico ed emotivo del vino, dell’olio, del pane, dell’agnello,<br />
della frutta e dei fiori. Più raramente un cespo di lattuga ha suscitato<br />
pensieri sublimi e facilitato le relazioni umane!<br />
Tuttavia il significato del termine ortus è anche quello di nascer,<br />
sorgere del Sole, della Luna o di un qualsiasi astro.<br />
Ovvero l’orto è l’emblema della vita, della speranza e del ciclo<br />
della vita. Se poi richiamiamo il significato di orto botanico, entriamo<br />
nella storia della ricerca genetica e della scoperta di principi<br />
attivi estratti da particolari piante per uso farmaceutico od<br />
erboristico. Quindi l’orto come fonte della cura delle malattie e<br />
quindi come sedimentazione di una memoria e riconocimento di<br />
un sapere fondamentale alla qualità della vita.<br />
La storia dell’orto è indubbiamente affascinante e pur non godendo<br />
dell’attrazione della bellezza del giardino, si può considerare<br />
come la naturale evoluzione culturale del giardino. Infatti,<br />
un orto ideale prevede la coltivazioni di ortaggi che hanno una<br />
vita molto breve di poche settimane come la lattuga o i piselli,<br />
ma anche ortaggi poliennali come i carciofi, gli asparagi e piante<br />
da frutto che possono vivere tranquillamente oltre i trent’anni<br />
come la vite o per l’intera durata della vita di più generazioni<br />
come l’ulivo. Nell’orto convivono piante aromatiche e piante<br />
officinali, così come le piante di fiori ed arbusti floreali. L’orto<br />
come emblema delle nostre radici alla Terra nell’epoca della<br />
globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni virtuali delle<br />
relazioni umane, rappresenta un paradigma della modernità urbana<br />
post-industriale.<br />
Non bisogna stupirsi se dopo qualche decennio di pet terapy si<br />
rivalutano anche le relazioni con le piante fino a riconoscerne in<br />
esse una specifica intelligenza. Le piante non hanno un cervello,<br />
ma imparano, ricordano e collaborano. Secondo alcuni scienziati<br />
le piante hanno molto da insegnare agli essere umani. Di<br />
certo moltissime piante hanno messo a punto dei sistemi naturali<br />
per affrontare, vincere o convivere con molte delle loro malattie.<br />
Le piante conoscono bene la loro consociazione tra varietà<br />
diverse, allo scopo di pervenire ad un reciproco rafforzamento<br />
verso i parassiti o gli eventi climatici sfavorevoli. I cereali in rotazione<br />
con le leguminose ci hanno insegnato che queste ultime<br />
arricchiscono il terreno di azoto, mentre i cereali lo consumano.<br />
E che dire allora che le proteine dei cereali associate a quelle delle<br />
leguminose permettono all’uomo un apporto proteico simile a<br />
quello derivante dalle proteine di origine animale!!<br />
Ci sono moltissime connessioni tra la salute dell’uomo e le piante<br />
officinali. Per migliaia di anni si è sviluppata una farmacopea<br />
naturale ha permesso all’umanità di arrivare ai giorni nostri,<br />
dove si continua a fare un grade uso di molecole naturali vegetali<br />
in tantissimi settori della nostra vita e delle nostre attività. La<br />
nostra vita migliora se abbiamo la possibilità di coltivare un orto,<br />
anche molto piccolo di 30-40 mq. Possiamo addirittura considerare<br />
l’orto come un mezzo terapeutico e di prevenzione delle<br />
condizioni psico-fisiche attribubili generalmenbte allo stress.<br />
Ma questo aspetto è solo quello più apparente e scontato. Gli<br />
effetti altamente positivi della vicinanza tra un uomo e le piante<br />
che devono essere seminate, trapiantate, che hanno bisogno<br />
di acqua per crescere... che vengono accarezzate dalle api, che<br />
seguono le stagioni, le fasi lunari, il giorno e la notte, il caldo<br />
e il freddo, la pioggia, il vento e il ghiaccio e che si offrono al<br />
nostro fabbisogno nutrizionale, ma anche al piacere di gustare la<br />
freschezza e la genuinità, assumano delle valenze che sono oggetto<br />
di riflessioni di molti studiosi. Naturalmente non si devono<br />
dimenticare anche gli aspetti economici dell’orto familiare, ovvero<br />
il risparmio sulla spesa settimanale.<br />
A titolo di esempio possiamo riportare le esperienze condotte<br />
dall’ACU-Associazione Consumatori Utenti in Lombardia. Con<br />
un orto di poco meno di 100 mq in pianura, si dimostra che una<br />
persona può disporre di propri ortaggi per tutti i giorni dell’anno<br />
solare. Una famiglia di quattro persone abbisogna di circa 300-<br />
350 mq. Questi risultati si raggiungono in non meno di tre anni,<br />
dall’inizio della coltivazione condotta secondo criteri innovativi<br />
biologico-sinergici. Accertati innanzitutto e preventivamente gli<br />
aspetti sulla sicurezza del terreno (assenza di contaminanti es.<br />
metalli pesanti) e ripristinata la fertilità e l’humus, si arriva<br />
ad avere fino a non meno di trenta e al massimo oltre settanta<br />
varietà di ortaggi diversi, con disponibilità anche nei mesi invernali<br />
più rigidi. Si ottiene così sia la quantità ma anche la varietà<br />
necessaria per una alimentazione tutt’altro che monotona, risparmiando<br />
migliaia di euro sulla spesa alimentare.<br />
Per dimostrarne le potenzialità si richiama l’attenzione su come<br />
nel mese di marzo di quest’anno si potevano annoverare diversi<br />
ortaggi freschi per la preparazione di minestre, minestroni e<br />
passati come le erbette, i porri e le carote e poi cavoli neri, cavoli<br />
verza, cavoli di Bruxelles, diverse varietà di radicchio per le<br />
insalate. E poi patate, cipolle e aglio raccolti l’anno precedente.<br />
Ed inoltre la disponibilità di piante aromatiche come rosmarino,<br />
salvia, alloro, maggiorana, timo. Contemporaneamente si rendevano<br />
disponibili le primizie primaverili come i rapanelli, gli<br />
spinaci, il lattughino da taglio, la rucola e la valeriana.<br />
Un ciclo continuo di semine e trapianti che lascia il terreno quasi<br />
sempre coltivato e pacciamato con paglia di frumento o riso<br />
e quindi sempre morbido e con una produzione limitatissima di<br />
erbe infestanti che vengono controllate anche con le più opportune<br />
consociazioni. Sono incalcolabili gli effetti positivi sulla propria<br />
condizione psico-fisica nel trovarsi un tutt’uno con quello<br />
che si mangia, ovvero con una componente importante del cibo<br />
che si mette sul piatto e che si è avuto modo di veder crescere,<br />
conoscerne i tempi di questa crescita, la sintonia con la stagione<br />
ed il clima, oltre naturalmente al sapore e all’apporto di nutrienti<br />
(vitamina C, oligoelementi, sali minerali, antiossidenti, fibra alimentare,<br />
flora batterica utile e naturale, ecc).<br />
Questa esperienza di ACU è diventata anche il contributo e la<br />
proposta per il tema dell’Expo nutrire il pianeta-energia per la<br />
vita. Infatti si parte dalla considerazione che è possibile ovunque<br />
coltivare nel mondo l’orto, ovvero mettere a disposizione per<br />
ogni nucleo familiare un appezzamento di terreno che consenta<br />
una autoproduzione minima di prodotti indispensabili alla vita e<br />
alla salute. Ritornare alla Terra è il paradigma moderno per affrontare<br />
la fame e ancora prima la sete e la disponibilità di acqua<br />
potabile in quantità sufficienti.<br />
ACU ha prodotto anche una mostra fotografica e un sito sull’argomento:<br />
www.mangiosano.org e i propri “ortolani” sono disponibili<br />
ad insegnare a tutti a coltivare l’orto partendo dai rudimenti<br />
più semplici. ■<br />
ALIMENTAZIONE<br />
40<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
41
NUTRIRE IL<br />
PIANETA?<br />
“IO QUI MANGIO<br />
VEGANFRIENDLY!“<br />
IL LOGO PER IDENTIFICARE E<br />
PROMUOVERE I MENÙ VEGETARIANI<br />
DURANTE (E DOPO) EXPO<br />
di Edgar Meyer<br />
Gaia, animali & ambiente Onlus<br />
C.so Garibaldi, 11 – 20121 Milano – Tel: 02.86463111<br />
segreteria.gaia@fastwebnet.it - www.gaiaitalia.it<br />
dona il tuo 5 x 1000 a Gaia – C.F.: 97160720153.<br />
È<br />
partito Expo 2015: “Nutrire il pianeta”. L’argomento sollecita<br />
la partecipazione di coloro che, ispirati da motivazioni<br />
sia salutiste sia umanitarie sia ecologiste sia animaliste o da<br />
tutte queste congiuntamente, individuano nelle scelte vegetariana<br />
e vegana una soluzione, eticamente ed economicamente<br />
sostenibile, per assicurare una nutrizione sufficiente a tutta la<br />
popolazione del mondo.<br />
L’associazione Gaia Animali & Ambiente Onlus si è fatta promotrice,<br />
in collaborazione con il Comune di Milano e Epam (associazione che<br />
riunisce i pubblici esercizi), di un’azione concreta mirata a sostenere<br />
le ragioni etiche e umanitarie del vegetarismo e del veganismo in<br />
occasione dell’Expo, dando il debito risalto a una visione del mondo<br />
che potrebbe rappresentare la salvezza del pianeta insieme a quella<br />
della specie umana stessa. Le ragioni della fame nel mondo, infatti,<br />
non sono solo di natura quantitativa, legate alla produzione e alla<br />
distribuzione dei prodotti agroalimentari, ma anche di natura qualitativa,<br />
fondate su scelte ispirate a una concezione errata del rapporto<br />
uomo-ambiente e del rapporto tra la specie umana e le altre specie.<br />
Da tempo scienziati e ricercatori (a partire dal celebre oncologo Umberto<br />
Veronesi) spiegano che l’eccessivo consumo di carne è dannoso<br />
per la salute umana, del pianeta, e produce diseguaglianze sociali<br />
creando povertà e fame. L’associazione Gaia già da mesi -vedi <strong>Ecoideare</strong><br />
nr. 23- ha stilato il decalogo delle 10 (più una) ragioni per dire<br />
no alla carne e agli allevamenti intensivi: l’ecatombe animale, l’aver<br />
trasformato gli allevamenti intensivi in veri e propri lager indegni<br />
della civiltà, l’uso e l’abuso di farmaci nella zootecnia, i rischi per la<br />
salute umana, l’essere la produzione della carne la seconda causa di<br />
emissioni di gas serra, l’insostenibilità ambientale (in termini di inquinamento<br />
e di spreco di combustibili fossili) dell’allevamento per<br />
produzione di carne, la distruzione delle foreste, la creazione di fame<br />
nel mondo attraverso la spoliazione delle risorse dei paesi più poveri,<br />
lo spreco di risorse e l’inefficienza energetica della produzione di<br />
carne, l’iniquità della filiera del sistema industriale della produzione<br />
di carne, lo spreco di soldi pubblici destinati al settore zootecnico.<br />
Promuovere la dieta vegetariana diventa allora prioritario per motivi<br />
etici, di salute, di sostenibilità ambientale e di equità dei rapporti<br />
Nord-Sud del mondo, restituendo equilibrio e permettendo di “nutrire<br />
il pianeta” sul serio e non solo attraverso vuoti slogan. Nel concreto,<br />
la proposta di Gaia ha previsto -oltre a una massiccia opera di promozione<br />
della necessità di evolvere verso la dieta alimentare vegetariana<br />
per tutti i motivi sopra elencati - di creare per i milioni di turisti che<br />
visiteranno Expo (e per i milanesi stessi) un logo/immagine che caratterizza<br />
l’offerta di cibo veg garantito, che compare ben in vista in<br />
corrispondenza dei locali o settori dei bar che propongono cibo veg.<br />
Gli obiettivi dell’iniziativa sono evidenti:<br />
● Promuovere l’alimentazione vegetariana<br />
● Semplificare l’individuazione di punti ristoro che presentano<br />
menù veg, attraverso un’immagine che li contraddistingue<br />
● Favorire la conoscenza dei cibi veg tra gli addetti alla ristorazione<br />
e tra i visitatori non vegetariani di expo<br />
● Stimolare la curiosità dei consumatori per uno stile alimentare<br />
sano e salutare e prodotti finora poco valorizzati in quanto considerati<br />
di nicchia<br />
● Radicare tra i ristoratori dell’uso di offerta di cibo veg anche<br />
fuori e dopo Expo<br />
Grazie alla collaborazione del Comune di Milano e dell’Epam-Associazione<br />
provinciale milanese pubblici esercizi (l’associazione, che<br />
fa parte di Confcommercio, riunisce i pubblici esercizi come ristoranti,<br />
bar, pub di Milano e della provincia) sono stati coinvolti e lo<br />
saranno sempre di più nelle prossime settimane tutti i gli associati,<br />
chiedendo agli interessati di aderire. Attenzione, dunque. Dove vedrete<br />
il logo Vegan Friendly, potete stare certi di trovare cibo vegetariano-vegano<br />
certificato. Per contribuire a nutrire se stessi con<br />
alimenti sani e per contribuire a nutrire il pianeta. ■<br />
STILI ALIMENTAZIONE<br />
DI VITA<br />
42<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
43
GIOVANNI TOSANA<br />
Presidente di ValcamonicaBio e del Biodistretto di Vallecamonica,<br />
insegna scienze motorie a Brescia in una scuola superiore,<br />
è apicoltore da 30 anni ed è proprietario della azienda<br />
“Apicoltura Lares” certificata biologica da 15, specializzata<br />
in mieli di montagna (rododendro e flora alpina).<br />
ALIMENTAZIONE<br />
LA SCOMMESSA DEI<br />
BIODISTRETTI<br />
Dario Sonetti intervista Giovanni Tosana<br />
Presidente del Biodistretto Vallecamonica<br />
PROTOCOLLO D’INTESA MINISTERO<br />
DELL’AMBIENTE E CITTÀ BIO NELL’AMBITO<br />
DELLA CONVENZIONE DELLE ALPI<br />
“Nell’assumere un cibo, noi assumiamo anche ciò<br />
che rappresenta, la sua origine, la terra da cui è<br />
stato originato, il lavoro che è stato necessario per<br />
produrlo, portarlo fino a noi, prepararlo…”<br />
Strumento innovativo per promuovere lo sviluppo sostenibile<br />
e l’economia verde, i Distretti Bio sono oggetto del protocollo<br />
d’intesa firmato il 10 febbraio 2015 dal Ministro dell’Ambiente<br />
Gian Luca Galletti e l’Associazione Città del Bio, che riunisce<br />
250 Comuni e realtà territoriali, per individuare le realtà su cui<br />
definire il modello più adeguato ai territori di montagna, capaci di<br />
innescare progetti di filiera che vanno dalla produzione agricola<br />
alla trasformazione dei prodotti, dal commercio specializzato alla<br />
ristorazione e all’ospitalità. Secondo l’ultimo censimento dell’Agricoltura,<br />
infatti, le aziende agricole biologiche sono localizzate<br />
per il 61% nei territori collinari e per il 21% nei territori montani.<br />
Obiettivo la valorizzazione del territorio montano italiano che rappresenta<br />
circa il 50% del Paese ed esprime una ricchezza unica al<br />
mondo in termini di diversità biologica, di qualità agro alimentare<br />
e di cultura del territorio.<br />
L’accordo prevede oltre alla nascita dei Distretti, la promozione<br />
del progetto “Adotta una Valle Bio” per favorire un’alleanza tra<br />
territori urbani e montani in un diverso rapporto tra produttori e<br />
consumatori.<br />
44<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
45
Non tutti sanno esattamente cosa è un Biodistretto, ma<br />
sicuramente questa proposta potrebbe costituire un volano<br />
importante per l’economia locale in un’epoca di<br />
revisione obbligata di metodi ed idee.<br />
1. Gianni Tosana, tu sei da poco Presidente di un<br />
Biodistretto, quello della Vallecamonica, in Provincia<br />
di Brescia, sei quindi la persona indicata per dirci<br />
cosa è un Biodistretto e che funzioni vuole assumere<br />
nel contesto attuale.<br />
Fondamentalmente un Bio-distretto è un patto che persone e realtà<br />
di un determinato territorio stringono per promuovere uno<br />
sviluppo sostenibile della comunità di cui sono parte. La radice<br />
dell’esperienza dei biodistretti risiede nell’agricoltura biologica,<br />
non a caso quello dei Bio-distretti è un marchio creato e registrato<br />
da AIAB, l’associazione italiana agricoltura biologica. Il<br />
nesso tra biologico e Bio-distretto è fondamentale, come testimonia<br />
quel “Bio” che precede la parola “distretto”. Si tratta di<br />
un rapporto di reciproca dipendenza. Il coinvolgere l’intera comunità,<br />
nei suoi diversi aspetti dall’agricolo, all’economico, al<br />
turistico, al culturale e al sociale, è una necessità imprescindibile<br />
se si intende davvero promuovere una diffusione del metodo di<br />
produzione biologico. Se si vuole che i prodotti biologici trovino<br />
apprezzamento al di fuori di ristrette elite di consumatori,<br />
è indispensabile fare cultura, è fondamentale creare intorno al<br />
lavoro dei produttori bio un ecosistema attento, consapevole e<br />
compartecipe. E’ proprio questo che intende fare un biodistretto.<br />
Sembra banale, ma molto spesso dimentichiamo che il fondamento<br />
della nostra sussistenza è il cibo. Si fa un gran parlare di<br />
finanza, digitale, manifattura, ma ciò che ci dà la vita è il cibo.<br />
Forse oggi è per noi talmente scontato avere di che mangiare, da<br />
aver dimenticato il senso di rispetto e di gratitudine dei nostri avi<br />
nei confronti del cibo, prova ne è l’immenso spreco di alimenti<br />
della nostra società.<br />
L’abbondanza ci ha fatto dimenticare che noi “siamo ciò che mangiamo”,<br />
e se è vero che oggi nelle società occidentali la certezza<br />
di un pasto è quasi sempre fuori discussione, tuttavia resta una verità<br />
fondamentale il nesso tra ciò che mangiamo e ciò che siamo.<br />
Non è solo una questione fisica, di molecole che assumiamo ed<br />
entrano nel nostro organismo, è anche una questione “spirituale”.<br />
Nell’assumere un cibo, noi assumiamo anche ciò che rappresenta,<br />
la sua origine, la terra da cui è stato originato, il lavoro che è stato<br />
necessario per produrlo, portarlo fino a noi, prepararlo…<br />
Il fatto che non siamo più abituati a riflettere su tutto questo, non<br />
vuol dire che non sia vero o che inconsciamente non ne siamo<br />
consapevoli. Il cibo ha un grandissimo significato nel definire<br />
chi siamo. Ecco spiegato il perché un Biodistretto non può che<br />
partire dall’agricoltura biologica: una comunità che si riconosce<br />
in un modello di vita più sano, umano e solidale non può che<br />
nutrirsi con un cibo prodotto secondo tali valori. In questo rapporto<br />
tra cibo e comunità si riassume l’idea di un progetto che<br />
partendo dall’agricoltura intende migliorare un intero territorio,<br />
promuovendone uno sviluppo anche turistico, culturale, sociale<br />
e perché no? Economico.<br />
Al di là dei soliti discorsi sulla crisi, è ormai chiaro a tutti che<br />
stiamo attraversando un passaggio epocale. Ciò che stiamo vivendo<br />
non è solo una contrazione di produzione e consumi, è<br />
soprattutto la crisi del modello culturale degli ultimi decenni<br />
(forse secoli) che indicava nella crescita esponenziale di beni,<br />
ricchezza, consumi la via della felicità e nel mercato l’unica forma<br />
di rapporto tra beni e tra persone. Tutto questo sta finalmente<br />
crollando, liberandoci di un’illusione che ha creato enormi danni<br />
ambientali ed anche umani. C’è però ancora tanto timore nel<br />
riconoscere questa crisi, probabilmente perché si fatica ancora<br />
a delineare quale modello possa sostituirsi a quello che sta andando<br />
in frantumi. Ecco il senso del Bio-distretto, così come della<br />
moltitudine di esperienze che in tutto il mondo stanno andando<br />
nella stessa direzione: esplorare una direzione nuova, provare ad<br />
immaginare e realizzare un modello di vita, di sviluppo alternativi.<br />
Sono esperienze di cui non si sente spesso parlare in TV, ma<br />
è davvero sorprendente scoprire quante persone nel mondo già<br />
oggi stanno facendo cose straordinarie. I grandi mezzi di comunicazione<br />
faticano a cogliere questo movimento, probabilmente<br />
perché non sono nati e concepiti per parlare questo linguaggio<br />
nuovo. Parlano la lingua del mondo che sta crollando, probabilmente<br />
per questo sono zeppi di negatività in questo momento.<br />
Guardando invece a quella parte di mondo che si sta muovendo<br />
verso il nuovo, l’altra cosa sorprendente è vedere come alcuni<br />
valori, desideri, obiettivi siano trasversali a tante esperienze. Persone<br />
e gruppi che si trovano agli antipodi del globo, pur senza<br />
comunicare tra loro, finiscono per parlare la stessa lingua, per<br />
marciare nella stessa direzione. Per me questo è un segno evidente<br />
che la loro è la direzione verso la quale si sta muovendo la Storia.<br />
2. Quali sono le peculiarità del Biodistretto<br />
Vallecamonica?<br />
La prima peculiarità è quella di essere insediato in un territorio<br />
montano. Questo vuol dire molto parlando di agricoltura. Se in<br />
pianura quella del biologico può essere una possibilità, a mio<br />
parere in montagna è ormai una necessità. È impensabile andare<br />
a competere con prodotti da coltivazioni/allevamenti intensivi<br />
originari di ogni parte del globo. Stare nei costi è praticamente<br />
impossibile. Restare agganciati ad una logica puramente commerciale<br />
di quantità-prezzo significa arrendersi in partenza. A<br />
nostro parere l’unico modo per riscoprire la vocazione agricola<br />
della nostra valle è quello di scomettere su un’agricoltura che<br />
punta sulla qualità, più che sulla quantità.<br />
Un’altra peculiarità è il fatto di essere in un territorio particolarmente<br />
fertile dal punto di vista sociale. Non è un caso se già 3<br />
anni fa era nata un’associazione di agricoltori biologici, o se ancora<br />
prima fossero stati costituiti sul territorio già 7 GAS (gruppi<br />
di acquisto solidale). Non è ancora un caso se ci sono Comuni<br />
che hanno aderito alla rete di comuni virtuosi, o se da anni vi<br />
sono sforzi da parte della Comunità Montana di promuovere uno<br />
sviluppo delle produzioni di qualità. Non è un caso infine, e questo<br />
ci rende particolarmente felici, se dopo soli 3 mesi dalla sua<br />
costituzione la nostra associazione conta ben 50 soci.<br />
3. Oltre a quelli relativi alla realtà produttiva<br />
alimentare, che altri compiti si potrebbe prendere a<br />
carico il Biodistretto Vallecamonica?<br />
L’aspetto agricolo non è che il primo degli aspetti che l’esperienza<br />
del Bio-distretto vorrebbe abbracciare. Nella nostra visione<br />
quella dell’agricoltura biologica è una sorgente da cui deve scaturire<br />
un’energia in grado di toccare ogni aspetto della vita della<br />
nostra comunità. Per questo ci siamo strutturati in diversi gruppi<br />
di lavoro, che tentano di tradurre l’idea di biodistretto in progetti<br />
concreti che tocchino l’ambiente, la cultura, la mobilità, il turismo,<br />
il sociale. Promuovere progetti di tutela e valorizzazione<br />
del territorio, forme di turismo consapevole e responsabile, iniziative<br />
di inclusione sociale, eventi culturali e di sensibilizzazione,<br />
modalità di aggregazione sane.<br />
4. Qual è la sfida per il futuro dei Biodistretti?<br />
La sfida, quella vera, è per noi dimostrare che tutto quello che ho<br />
detto si può realizzare. Un conto è difendere l’agricoltura sostenibile,<br />
diverso è dimostrare che di agricoltura biologica si può vivere<br />
dignitosamente, un conto è farsi portatori di una cultura nuova,<br />
altro conto è coinvolgere in questa idea un intero territorio. Tra<br />
ideale e reale il discrimine è la sostenibilità. Non parlo stavolta<br />
di sostenibilità ambientale, ma più prosaicamente di sostenibilità<br />
sociale, economica soprattutto. Dimostrare che un intero territorio<br />
possa fondare un proprio ripensamento e raggiungere un<br />
nuovo equilibrio su un’idea diversa di economia, di rapporti tra<br />
persone e con l’ambiente è una sfida per certi versi immane. Ma<br />
questa è la sfida che abbiamo voluto raccogliere.■<br />
ALIMENTAZIONE<br />
46<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
47
Claudia Taccani<br />
Avvocato e responsabile sportello legale OIPA si impegna per far conoscere<br />
a tutti le innumerevoli leggi che interessano gli animali d’affezione che,<br />
sempre più numerosi, vivono nel contesto urbano, affinchè i loro diritti siano<br />
rispettati. Partendo dal principio che anima la zooantropologia, che attribuisce<br />
ai cani un valore sociale e tende quindi a valutare diritti e doveri sia degli animali<br />
che dei padroni, abbiamo deciso di dedicare uno spazio ai temi legati ai<br />
nostri amici a quattro zampe.<br />
Daniela Milano<br />
Laureata in filosofia, specializzata<br />
in psicologia psicosomatica,<br />
junghiana, lavora a titolo di libera<br />
professionista come counselor<br />
per il benessere, la formazione,<br />
l’istruzione della persona<br />
ed è giornalista.<br />
IDEA BENESSERE<br />
COME AVVIENE UNA SEDUTA DI REIKI – I BENEFICI – DOVE VIENE PRATICATO<br />
di Claudia Taccani<br />
LA DETENZIONE<br />
DEL CANE AL GUINZAGLIO:<br />
QUANDO E PERCHÈ?<br />
La seduta di reiki (tecnica di origine giapponese che avviene<br />
attraverso l’utilizzo delle proprie mani e restituisce benessere<br />
psico fisico) inizia con la “centratura”, vale a dire l’acquisizione<br />
dello stato di quiete e di equilibrio da parte dell’operatore,<br />
una sorta di stato meditativo di “totale vigilanza, ma senza<br />
sforzo. Nel frattempo è utile che il paziente si metta in contatto<br />
con il proprio corpo attraverso una respirazione consapevole,<br />
eseguendo due o più respiri profondi.”<br />
Segue poi la parte di tocco “dolce” delle varie parti del corpo.<br />
Nel trattamento completo, le mani dell’operatore vengono<br />
delicatamente appoggiate, per una durata di 3-5 minuti, su varie<br />
zone del corpo del paziente, in corrispondenza dei “centri”<br />
energetici della medicina orientale, denominati chakra. La sequenza<br />
del trattamento avviene secondo un ordine e modalità<br />
standardizzate.<br />
A paziente supino: occhi, tempie, nuca, petto (cuore e polmoni),<br />
regione epigastrica (fegato, stomaco, milza), regione periombelicale<br />
(intestino), inguini (organi genitali, anche). Quindi a<br />
paziente prono: spalle, scapole (cuore, polmoni), regioni sottoscapolari<br />
(fegato, milza), lombi (reni, surreni), regione sacrale<br />
(retto, organi genitali), cavi poplitei, piante dei piedi. Nel caso<br />
vi sia una zona dolente ben determinata, si può intervenire con<br />
un trattamento localizzato alla sola area interessata. A trattamento<br />
terminato è importante che il paziente rimanga rilassato e in<br />
stato di quiete per alcuni minuti, al fine di prendere il tempo<br />
necessario per assimilare a fondo l’esperienza.<br />
La seduta dura in tutto dai 30 minuti (per un trattamento breve o<br />
localizzato), ai 45 minuti.<br />
I benefici del reiki sono oltre a quelli sopra indicati, specifici<br />
anche sul piano fisico:<br />
● sollecita il processo di eliminazione delle tossine accumulate<br />
nel corpo alleviando il dolore acuto e cronico;<br />
● modifica la struttura chimica delle cellule del corpo rigenerando<br />
gli organi e ricostruendo tessuti e ossa;<br />
● stimola attraverso il sistema linfatico ed endocrino a rafforzare<br />
i sistema immunitario con una migliore resistenza immunologica<br />
alle malattie;<br />
● favorisce il riequilibrio delle funzioni del ciclo sonno-veglia,<br />
interviene sull’auto regolazione dell’appetito;<br />
● allevia lo stato di stress, generando una distensione muscolare.<br />
Per questi effetti benefici il Reiki (praticato da operatori che si siano<br />
formati e abbiano ricevuto l’attestato dei III livelli necessari<br />
per operare a livello professionale) è oramai riconosciuto e praticato<br />
in molte strutture sanitarie anche in Italia, nello specifico:<br />
- a Milano, presso l’Ospedale San Carlo Borromeo (centro medicina<br />
psicosomatica III piano);<br />
- a Roma, presso l’Ospedale il Regina Elena;<br />
- a Torino, presso l’Ospedale san Giovanni Battista (reparto oncologia<br />
– ematologia e reparto neonatologia)<br />
- a Asti, presso l’Ospedale Cardinale Massaia;<br />
- a Vicenza, presso il servizio di tossicodipendenza e alcool dipendenza.<br />
■<br />
48<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
È<br />
corretto e doveroso portare a spasso il nostro cane legato?<br />
La risposta è si, la legge prevede infatti l’obbligo per il<br />
detentore di tenere il proprio cane al guinzaglio, anche<br />
“estensibile”, sulle strade e nei luoghi pubblici o aperti<br />
al pubblico.<br />
Se infatti pensiamo ai pericoli sulle strade, l’obbligo normativo<br />
pare spontaneo, in quanto per tutelare il nostro quattro zampe<br />
come le altre persone o animali, è corretto utilizzare il guinzaglio<br />
e liberare l’animale in un luogo sicuro. Un’ordinanza del<br />
Ministero della Salute impone l’utilizzo del guinzaglio di una<br />
lunghezza massima, in estensione, di un metro e mezzo, e di<br />
portare con sé museruola da utilizzare solo in caso di necessità<br />
oppure su ordine dell’autorità. Anche i Comuni, con propri regolamenti,<br />
impongono di tenere il cane legato per strada o in luogo<br />
pubblico, incappando in una multa in caso di trasgressione..<br />
La legge è quindi chiara sul punto, ma cosa succede in caso di<br />
trasgressione e, soprattutto, chi può contestare la violazione?<br />
Come indicato, portare a spasso un quattro zampe libero può farci<br />
incorrere nella violazione del regolamento comunale che comporta<br />
il pagamento di una multa, per esempio, il regolamento della<br />
città di Milano prevede l’applicazione di una sanzione pecuniaria.<br />
Ma attenzione, un comportamento di questo tipo potrebbe arrecare<br />
qualche guaio anche in campo di responsabilità come<br />
detentore “canino”.<br />
Se per esempio il nostro peloso, tenuto libero, arreca un danno<br />
ad altro animale o a persona, saremo passibili di multa e, inoltre,<br />
dovremo risarcire il danneggiato. L’autorità competente a contestare<br />
l’infrazione, è la polizia municipale come pure le guardie<br />
eco-zoofile. Tale prescrizione, infatti, tutela non soltanto le persone<br />
ma anche gli animali, basta pensare alla possibile zuffa tra<br />
cani per strada ovvero alla circolazione di veicoli con pericolo<br />
per lo stesso quattro zampe.<br />
Per fortuna esistono aree dedicate allo “sgambamento” degli animali,<br />
la così detta area cani, all’interno delle quali è possibile tenere<br />
i quattro zampe liberi, sempre prestando la dovuta attenzione.<br />
E la museruola? Nessun obbligo per strada ma, come prevede<br />
l’Ordinanza ministeriale, meglio averla con sé da utilizzare<br />
solo in caso di necessità o quando la situazione lo impone: se<br />
per esempio siamo a Milano e vogliamo prendere il tram o la<br />
metropolitana, come prescritto dal regolamento ATM, dobbiamo<br />
tenere Fido al guinzaglio e avere con noi la museruola.<br />
Questi sono piccoli consigli per garantire una pacifica convivenza<br />
tra uomo e animali in città, nonché per tutelare la sicurezza ed<br />
il benessere del nostro migliore amico. ■<br />
Qualora abbiate voglia di<br />
fare osservazioni su quanto<br />
ho scritto o sollevare nuovi<br />
quesiti potete scrivermi a:<br />
redazione_ecoideare@libero.it<br />
> Opera di Renato Giananti<br />
49
LE NOSTRE CONVENZIONI<br />
Per essere sempre più vicini ai nostri associati, Rinenergy ha stretto una serie di accordi per proporre sconti<br />
e convenzioni a chi presenterà la tessera, nei seguenti esercizi commerciali o aziende.<br />
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Tel. 02 28381873<br />
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Verde Saporito<br />
Via Vittorio Sereni, 27<br />
21016 Luino (VA)<br />
Tel. 0332 1951305<br />
aryma.1snc@gmail.com<br />
Ecopsiché<br />
Scuola di<br />
Ecopsicologia<br />
23875 Osnago (Lc)<br />
Cell. 335 6052912<br />
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Via Guani,12<br />
25050 Saviore dell’Adamello (Bs)<br />
Tel. 0364 634664<br />
www.amicidellanaturasavioro.org<br />
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della migliore tradizione emiliana: gnocco fritto con salumi, tortelli<br />
ripieni di verdure. Ampia scelta di vini biologici e di altissima<br />
qualità. SCONTO 10% su pranzi o cene.<br />
Apicoltura Lares<br />
Via Plizze, 51<br />
25048 Edolo (BS)<br />
Tel. 335 5871623<br />
tosanag0@gmail.com.<br />
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e estate) miele di rododendro, flora alpina, tarassaco di montagna,<br />
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Cortaccia Biocucina<br />
Piazza Corte dei Sogliari, 6<br />
Zona Portici Corso Umberto<br />
46100 Mantova<br />
Tel. 0376 368760<br />
www.cortaccia.com<br />
Nel centro storico di Mantova, cucina biologica di qualità e della<br />
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speciali, anche per vegani e celiaci. SCONTO 10% su pranzi o cene.<br />
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20083 Vigano di Gaggiano (MI)<br />
Tel. 02 9086659<br />
Fax: 02 91390495<br />
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prima notte trascorsa nel Bed & Breakfast.<br />
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Tel. 347 3676621<br />
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Si è formata presso la Accademia Carrara a Bergamo e ha lavorato<br />
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C/da Zabbra - SP 130 al km 4.00<br />
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Tel. 0921 910083<br />
Cell. 339 6328555<br />
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06084 Bettona (PG)<br />
Tel. 347 5028485<br />
www.facebook.com/lapila.bettonaassisi<br />
Un luogo per organizzare ritiri di crescita personale e apprendere<br />
antichi/nuovi saperi sul valore dell'ambiente, delle arti e del<br />
patrimonio culturale. Partecipazione gratuita ad una conferenza tematica.<br />
NaturaBio<br />
Via Cavour, 22<br />
20090 Sesto San Giovanni<br />
Tel. 02 24416432<br />
biobim@libero.it<br />
Nel cuore di Sesto San Giovanni (MM1 Rondò) una realtà nata per la<br />
passione del cibo sano e biologico, attenta al rispetto dell’ambiente.<br />
SCONTO 10% su prodotti Fitoterapici, integratori e linee profumate.<br />
Moda Ismeralda<br />
Showroom - Olbia (OT)<br />
Tel. 07 891969765<br />
labottegadisilvia@virgilio.it<br />
www.modaismeralda.it<br />
Una famiglia che da tre generazioni porta avanti la bellezza del<br />
Storico punto di riferimento da oltre 50 anni,<br />
made in Italy. I capi sono stati disegnati e realizzati ispirandosi prima<br />
produce pane a lievitazione naturale e realizza<br />
alla tradizione positanese e successivamente alla raffinatezza della<br />
dolci artistici per ogni occasione.<br />
Costa Smeralda. La famiglia da sempre collabora con piccole sartorie<br />
artigiane.<br />
50 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
51
Ecologia in vetrina<br />
EcoNews<br />
SBUFFO PER FORMABILIO<br />
Formabilio è un brand italiano di arredi e complementi ecosostenibili<br />
pensati da designer provenienti da tutto il mondo attraveso<br />
concorsi on line, scelti da una community e trasformati da piccole<br />
aziende artigianali italiane con legno di prossimità, tessuti<br />
riciclati o rigenerati, finiture con oli o vernici ad acqua. Sbuffo è<br />
una lampada sospensione, e anche a stelo, d’effetto, progettata da<br />
Freemind. La struttura è in acciaio verniciato con vernice ad acqua<br />
e il paralume, appena imbottito, è in tessuto ecologico.<br />
www.formabilio.com<br />
DOGGY BAG CONTRO<br />
LO SPRECO ALIMENTARE<br />
Comieco e Slow Food Italia sono i fautori del simpatico progetto<br />
“Doggy Bag-se avanza mangiatemi” per diffondere anche in Italia<br />
l’abitudine di portare a cas, dal ristorante, quanto si è avanzato.Un<br />
gruppo di designer e illustratori hanno ideato una serie di contenitori<br />
per gli avanzi, veri e propri progetti d’autore, che vengono distribuiti<br />
nei ristoranti che aderiscono all’iniziativa, 75 solo in Lombardia.<br />
www.doggy-bag.it<br />
MINI CITY SURFER<br />
Una soluzione sostenibile e divertente per la mobilità individuale locale,<br />
in grado di garantire spostamenti in città ad un costo pari quasi a zero.<br />
Mini City Surfer è uno scooter elettrico, compatto e leggero, pesa solo<br />
18 Kg., di minimo ingombro, pieghevole si può riporre nel bagagliaio.<br />
E’ alimentato da batteria agli ioni di litio e si ricarica sia durante la guida,<br />
sia con una semplice presa di corrente.Maneggevole e sicuro nell’utilizzo,<br />
sii accende con il pollice si spegne attivando il pedale del freno.<br />
www.newstreet.it/foto/mini-citysurfer-concept<br />
LA RICERCA CONFERMA IL RISCHIO DELLE<br />
MALATTIE DA ABITUDINI ALIMENTARI<br />
Secondo un recente studio realizzato dal Medical Research Council Epidemiology<br />
Unit - Università di Cambridge, basato sull’analisi delle abitudini alimentari<br />
del 90% della popolazione mondiale adulta di 187 Paesi, se è vero che negli ultimi<br />
20 anni in molti Paesi è aumentato modestamente il consumo di frutta, verdura<br />
e cibi sani, è anche vero che questo andamento è stato messo in ombra da un maggiore<br />
consumo di cibi malsani come bevande zuccherate e cibi trasformati a base<br />
di carne. Entro il 2020, le proiezioni indicano che le malattie non trasmissibili<br />
(problemi cardiovascolari, diabete e tumori legati all’alimentazione) rappresenteranno<br />
il 75% di tutti i decessi. Migliorare la dieta ha un ruolo cruciale da svolgere<br />
nella riduzione di questa percentuale. www.mrc-epid.cam.ac.uk<br />
ISOLE ECOLOGICHE PER<br />
PICCOLI RIFIUTI ELETTRONICI<br />
MADUP L’OCCHIALE CREATIVO<br />
Stravaganza, tecnologia, funzionalità per la collezione di occhiali<br />
Mad-in-Italy proposto da un’azienda italiana la Vista Eyewear che<br />
progetta e produce in Italia. Effetti specchianti e multicolor nel<br />
design danno luminosità al viso grazie ai materiali in cui sono stati<br />
realizzati: nylon e titanio. Frontale in nylon, materiale flessibile<br />
ma resistente, aste e nasello in titanio, leggero e robusto, cerniere<br />
senza viti e occhiale senza saldature e completamente senza<br />
nichel. 8 grammi di leggerezza in 19 varianti di colore, in varie<br />
forme. www.mad-in-italy.it/ita/index.html<br />
Sono già 27 i RAEEshop posizionati nelle aree commerciali dell’Emilia<br />
Romagna dal Consorzio Ecolight e il Gruppo Hera nell’ambito del<br />
progetto Identis WEEE confinanziato dall’Unione Europea. Sono degli<br />
innovativi cassonetti progettati per raccogliere i rifiuti elettronici<br />
di piccole dimensioni come cellulari, piccoli elettrodomestici, lampadine<br />
a risparmio energetico, piccoli componenti dei pc ecc. Non<br />
necessitano di operatori, l’accesso è semplice, basta identificarsi con<br />
la tessera sanitaria e, indicando il prodotto da smaltire, il cassonetto<br />
apre uno sportello dove mettere il rifiuto. Quando i contenitori interni<br />
sono pieni è la macchina ad avvisare con un sms i tecnici per lo<br />
svuotamento. In sette mesi sono stati raccolti oltre 12 tonnellate di<br />
piccoli rifiuti elettronici. www.ecolight.it<br />
PHONEWELL BIOLOGICO E RESISTENTE<br />
Phonewell è un pannello isolante con una struttura in cartone a tre strati<br />
incrociati e incollati riempita da pura sabbia di quarzo bruciata. E’ biologico,<br />
biodegradabile e atossico in grado di favorire un elevato comfort<br />
abitativo garantendo un buon isolamento acustico e termico. Può essere<br />
installato su tetti, pavimenti, pareti e soffitti. Veloce e facile da applicare<br />
non necessita di strisce di isolamento sui bordi. E’ adatto per chi ha problemi<br />
di allergie, è inodore e non utilizza alcuna sostanza nociva.<br />
www.harobau.it<br />
12 - 14 GIUGNO 2015 FESTA DELLA<br />
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE<br />
E' arrivata alla nona edizione la Festa delle associazioni modenesi di Cooperazione<br />
Internazionale, che quest'anno avrà lo stesso tema dell'Expo, la<br />
nutrizione, al fine di poter condividere a livello locale i temi e le prospettive<br />
aperte dalla manifestazione Universale di Milano. Sono previsti momenti<br />
seminariali, attività ludiche per i bambini, spettacoli, animazioni, sfilate di<br />
abiti riciclati e cibo dal mondo con le comunità dei migranti. L'appuntamento<br />
annuale è l'occasione di condivisione della Rete formata da oltre 150 associazioni<br />
di volontariato e dalle comunità dei migranti, oltre che di confronto sui<br />
risultati raggiunti e sui programmi futuri con cittadini, istituzioni e sostenitori.<br />
Modena - Piazza Matteotti. www.comune.modena.it/modenacooperazione<br />
52 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
53
Biblioteca della sostenibilità<br />
OLISMO<br />
LA SCIENZA DEL FUTURO<br />
Verso una civiltà ecologica, pacifica e consapevole<br />
Di Enrico Cheli<br />
Xenia Edizioni<br />
Pag. 252 - € 16,00<br />
IL CONFLITTO GENERATIVO<br />
La responsabilità del dialogo contro<br />
la globalizzazione dell’indifferenza<br />
Di Ugo Morelli<br />
Città Nuova Editore<br />
Pag. 304 - € 19,00<br />
O SOLE NOSTRO<br />
Dai pionieri dell’energia solare<br />
ai giorni nostri<br />
Di Vincenzo Stella<br />
Editore Stampa Alternativa<br />
Pag. 304 - € 15,00<br />
Il libro risponde in modo chiaro e documentato<br />
alla differenza tra approccio olistico e approccio<br />
tradizionale. L’autore mette a fuoco le<br />
radici scientifiche culturali e psico neurologiche<br />
del paradigma olistico emergente, ponendolo<br />
a confronto con il paradigma meccanistico-riduzionistico,<br />
fin’ora dominante, ritenuto<br />
da molti responsabile di gravi ripercussioni<br />
sulla natura, sulle società e sugli individui: dal<br />
degrado ambientale al mutamento climatico,<br />
dall’esacerbarsi dei conflitti al disagio esistenziale<br />
degli individui. Un libro per tutti coloro<br />
che vogliono approfondire questo poco conosciuto<br />
campo del sapere umano.<br />
L’Autore propone una lettura interessante dei<br />
meccanismi che, nonostante la situazione in cui<br />
versa il pianeta, continuano a frenare un effettivo<br />
cambiamento, spiegando in modo accessibile<br />
e documentato, le principali riflessioni che<br />
possono aiutare a comprendere che il conflitto<br />
non è la guerra e indicando le vie del dialogo e<br />
del confronto generativi. Molto spazio è dato ai<br />
suggerimenti operativi per una pratica efficace<br />
e evolutiva del conflitto nella vita, nel lavoro,<br />
nella nostra esperienza sociale e nel cercare di<br />
cambiare idea e comportamenti, in ogni campo<br />
e, in particolare, nel divenire parte del tutto nei<br />
sistemi viventi a cui, di fatto, apparteniamo.<br />
Viene dai Sumeri, dai Greci e dai Romani,<br />
dagli studi di Archimede, di Leonardo e di<br />
tanti altri ricercatori e pionieri ciò che ci è stato<br />
consegnato: il sogno di rendere il futuro, anche<br />
immediato, libero da monopoli energetici e<br />
dal rischio di catastrofi ambientali. Per questo<br />
occorre recuperare e condividere informazioni<br />
che si trovano a fatica e sono sistematicamente<br />
ignorate dai mass-media. Il libro è rivolto<br />
a giovani, studenti, imprenditori, a chi ama<br />
l’autocostruzione, a chi non cessa di essere<br />
curioso e di cercare la verità, a chi vuole rendersi<br />
libero, a chi crede che le idee semplici, geniali<br />
e secondo Natura possano cambiare il mondo.<br />
CERTIFICHIAMO IN ARMONIA CON LA NATURA<br />
CCPB CERTIFICA PRODOTTI BIOLOGICI ED ECOSOSTENIBILI<br />
DEL SETTORE AGROALIMENTARE E NO FOOD<br />
L’agroalimentare<br />
biologico<br />
Il biologico<br />
non food<br />
I prodotti<br />
eco-sostenibili<br />
FILOSOFIA DEL CIBO<br />
di Franco Riva<br />
Editore Castelvecchi<br />
Pag. 234 - € 19,50<br />
UNA RIVOLUZIONE CI SALVERA’<br />
di Naomi Klein<br />
Rizzoli Editore<br />
Pag. 734 - € 22,00<br />
IL PIACERE DELL’ORTO<br />
Manuale Slow<br />
Editore Slow Food<br />
Pag. 272 - € 14,90<br />
CCPB ha gli accreditamenti e le autorizzazioni<br />
per l’attività di controllo e certificazione dei<br />
prodotti biologici, in Europa e nel mondo.<br />
CCPB opera nel settore della cosmesi,<br />
nel tessile e nelle aree verdi coltivate<br />
con metodo bio, secondo gli standard<br />
internazionali Natrue, GOTS, OE, Bio<br />
Habitat e i nostri standard privati.<br />
CCPB certifica i prodotti agroalimentari e non,<br />
in base a standard nazionali e internazionali<br />
quali la produzione integrata, la detergenza,<br />
la rintracciabilità di filiera, GLOBALGAP, QS, la<br />
certificazione di prodotto e quella di sostenibilità.<br />
L’autore, convinto che il problema del mangiare<br />
sia all’origine della riflessione sull’uomo<br />
e che il nostro rapporto con il mondo sia<br />
mediato dal cibo prima che dalla tecnica, affronta<br />
il tema con questo saggio articolato in<br />
tre sezioni in cui si concentra sui paradossi<br />
del cibo, sulle incomprensioni alimentari e<br />
sulle nuove prigioni del corpo che resiste alle<br />
manipolazioni delle ideologie e del mercato.<br />
Un libro agile ma denso.<br />
Dice l’autrice: la crescita ad ogni costo sta<br />
uccidendo il Pianeta. La rivoluzione non è più<br />
una questione ideologica. E’ una questione di<br />
sopravvivenza e dimostra la relazione tra crisi<br />
ambientale e riscaldamento globale e il capitalismo<br />
passando in rassegna casi riconosciuti di incoerenza<br />
a livello governativo, sociale ed economico. Questo<br />
volume ha il merito di fornire un’informazione<br />
consapevole alla questione ambientale posta come<br />
un tema di interesse globale da non rimandare più.<br />
Uno, anzi tanti orti raccontati da Slow Food:<br />
l’orto classico per l’autoconsumo, l’orto<br />
giardino a scopi estetici, l’orto urbano utile<br />
per evadere, l’orto sociale come possibilità<br />
di educazione e integrazione. Un invito a<br />
coltivare in contesti diversi: in piena terra, in<br />
vaso, sul balcone, in giardino, in campagna<br />
e in città e ad approfondire temi quali la<br />
biodiversità, il rispetto dell’amiente, la<br />
salvaguardia dei prodotti tradizionali.<br />
Controllo<br />
e Certificazione<br />
CCPB srl<br />
Viale Masini, 36<br />
40126 Bologna, Italy<br />
Tel +39 051 6089811<br />
Fax +39 051 254842<br />
ccpb@ccpb.it<br />
www.ccpb.it<br />
54<br />
ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015
«Dobbiamo trovare<br />
le idee e i mezzi per riuscire a creare<br />
un equilibrio sostenibile tra le dimensioni<br />
demografiche economiche globali e la concreta<br />
possibilità che la terra riesca a reggerle.»<br />
A. Peccei<br />
O<br />
PROPOSTE FU RI EXPO PE<br />
PO PER NUTRIRE LA VITA<br />
L’importanza della consapevolezza<br />
27 maggio 2015<br />
Libreria Popolare<br />
di Via Tadino<br />
Via Tadino 18 Milano - ore 18:45<br />
Intervengono<br />
Silvano Benitti<br />
ingegnere, progettista nelle energie rinnovabili<br />
Gianni Cavinato<br />
agronomo e tecnologo alimentare<br />
Franco Cirone<br />
medico chirurgo e psicoterapeuta<br />
Rodrigo Rodriquez<br />
presidente Material Connextion e Consorzio<br />
Sostenibilità e Innovazione per Expo 2015<br />
Paola Santeramo<br />
direttore Cia di Milano e presidente Istvap<br />
Dario Sonetti<br />
biologo, esperto in biologia del benessere<br />
opera di Renato Giananti<br />
segreteria@rinenergy.it - www. rinenergy.it<br />
Evento Certificato con