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COSMETICA BIO E NATURALE:<br />
SENZA INGANNI<br />
E PER TUTTE LE TASCHE<br />
di A. Spadoni e R.Anouchinsky<br />
rispettivamente responsabile sviluppo Eco Bio Cosmesi ICEA e BDIH - Milan Liaison Office<br />
L’evoluzione della Cosmesi naturale e biologica in Italia,<br />
come nel resto del mondo, non ha subito battute d’arresto<br />
nonostante la crisi e la conseguente brusca diminuzione<br />
dei consumi di massa, che pur non ha risparmiato la cosmetica.<br />
Il marketing strategico di praticamente tutte le aziende<br />
cosmetiche, dalle più grandi alle più piccole, dalla metà degli<br />
anni 2000 ha utilizzato in modo massiccio rivendicazioni legate<br />
alla naturalità, al biologico, al verde, all’ecologico, cercando di<br />
inseguire i consumatori di tutto il mondo che mostravano sempre<br />
più di voler utilizzare principi attivi e componenti realmente naturali<br />
nei loro shampoo, bagnoschiuma, creme e makeups. Prima<br />
consumatrice tra tutte le nazioni europee è la Germania, che<br />
guida il ranking di fatturato con 920m di EUR e una quota di<br />
mercato che si avvicina al 10% (2013), poi la Francia che segue<br />
con circa 400m di EUR e una quota di mercato pari al 3% - 4% e<br />
poi tutti gli altri stati che hanno un gran numero di consumatori<br />
affini alla cosmesi naturale: la Gran Bretagna, l’Italia, i Paesi<br />
Bassi, l’Austria, la Svizzera, la Scandinavia e oggi anche Russia,<br />
India e Cina.<br />
STILI DI VITA<br />
Il mondo della cosmetica se possibile è sempre più “natural<br />
inspired”, per usare una terminologia da addetti ai lavori e di<br />
facile traduzione, ma sprovvisto di regolamentazioni a livello<br />
internazionale che limitino l’uso indiscriminato di rivendicazioni<br />
assolutamente ingannevoli per il consumatore, dove vengono<br />
conclamati come naturali e biologici prodotti che non lo sono affatto.<br />
A questo proposito ricordiamoci sempre di leggere la lista<br />
INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)<br />
degli ingredienti, obbligatoriamente stampata sul packaging del<br />
prodotto che vorremmo acquistare. In questo elenco i nomi delle<br />
sostanze sono posizionati in ordine decrescente per peso, e se è<br />
ben vero che ci vuole un occhio esperto per decrittare una nomenclatura<br />
spesso molto “chimica”, è altrettanto vero che molta<br />
informazione è accessibile oggi nell’era di internet dove i consumatori<br />
di tutto il mondo sono sempre più preparati ed attenti.<br />
L’olio di argan era praticamente sconosciuto nel 2008 mentre<br />
oggi (vedi figura 1) è il più presente nei prodotti per capelli e<br />
non solo per le sue qualità riconosciute, ma certamente anche per<br />
un effetto di marketing molto spinto che si è propagato agli altri<br />
oli e burri naturali (basti pensare al karitè).<br />
La frase “non contiene parabeni”, nonostante questi discussi<br />
conservanti siano ancora oggi i più presenti nei cosmetici e il<br />
loro impiego sia giudicato sicuro dagli esperti della Comunità<br />
Europea (1), è diventata la rivendicazione più utilizzata nel<br />
packaging cosmetico a comprova dei “desiderata” dei consumatori,<br />
mentre al contrario conclamare un prodotto come “tutto<br />
naturale” non viene più creduto dai consumatori stessi (figura<br />
2), che si sono fatti più avveduti e ricercano una certificazione e<br />
un logo affidabile sulla confezione del prodotto che acquistano a<br />
comprova di un contenuto realmente bio e naturale.<br />
La prima motivazione che ha decretato la crescente confidenza<br />
mostrata per i cosmetici naturali e bio è certamente una maggiore<br />
attenzione per ciò che mettiamo sulla nostra pelle, e ancor di<br />
più su quella dei nostri bambini. In numero sempre più crescente<br />
i consumatori, divenuti anch’essi globali, si tengono alla larga<br />
dai prodotti che contengano conservanti quali i suddetti parabeni,<br />
il fenossietanolo o i tioazolinoni, o antiossidanti quali il<br />
BHA o il BHT, i glicoli, i filtri solari chimici o nanoparticellari, i<br />
siliconi, i complessanti ad alto impatto ambientale come l’Edta,<br />
le fragranze e i coloranti sintetici, le molecole di derivazione<br />
petrolchimica, solo per citare alcuni dei componenti spesso presenti<br />
nei cosmetici convenzionali e che dovrebbero essere assenti<br />
in quelli certificati. Secondo fattore alla base di una continua<br />
crescita nel mercato dei prodotti certificati è la loro crescente<br />
varietà e disponibilità, dovuta sia all’estensione della rete com<br />
merciale che dalle erboristerie inizia oramai ad arrivare anche in<br />
Italia alla grande distribuzione, sia al crescente numero di aziende<br />
cosmetiche che lanciano continuamente nuovi brands e linee<br />
di prodotti certificati per presentarsi in modo onesto e trasparente<br />
ai consumatori che vogliono il bio e il naturale.<br />
La cosmetica naturale e biologica è infine avvantaggiata da una<br />
naturale propensione ad apprezzare e ricercare componenti quali<br />
gli estratti di piante, i burri, gli oli, i preziosi oli essenziali, ottenuti<br />
perlopiù con semplici metodologie fisiche di estrazione<br />
e purificazione e con processi sostenibili che non facciano uso<br />
di solventi derivati dal petrolio. Gli impieghi cosmetici degli<br />
estratti naturali sono difatti radicati nella cultura e tradizione<br />
popolare di tutto il mondo, dove la biodiversità con cui si esprime<br />
il pianeta ha determinato lo sviluppo di ingredienti e prodotti<br />
unici e diversificati che, nel corso dei secoli, hanno riflesso le<br />
storie stesse e le differenze fra i popoli.<br />
E se l’olio di argan era come dicevamo sconosciuto prima del<br />
2008, in Marocco le sue virtù e le sue proprietà così indicate per<br />
la cura dei capelli erano cosa nota fin dai tempi più antichi; così<br />
come in Siberia e nelle terre altaiche è da sempre noto l’utilizzo<br />
degli estratti di rodiola rosea, radice dai grandi poteri energizzanti<br />
e tonificanti che i guerrieri di Tamerlano consumavano regolarmente,<br />
e che oggi ritroviamo in molti dei cosmetici che ci<br />
vengono proposti dalle varie case. In questo contesto di sviluppo<br />
del naturale e del bio, destinato a durare negli anni, sempre più<br />
assume importanza la certificazione cosmetica volontaria come<br />
unica forma di trasparenza e tutela dei produttori specializzati e<br />
dei consumatori.<br />
Per restare nel tema del numero della rivista, che vuole focalizzare<br />
proposte e idee per migliorare, alcuni spunti interessanti che<br />
nascono dall’esperienza di questi ultimi anni possono rivelarsi<br />
molto importanti:<br />
La compiuta armonizzazione dei processi di certificazione:<br />
il settore non è normato come dicevamo poc’anzi, e molte e<br />
diverse sono le certificazioni di prodotto su base volontaria in<br />
osservanza di uno dei tanti standard e disciplinari che affollano<br />
il mercato della cosmetica bio e naturale in tutto il mondo, contribuendo<br />
a creare enorme confusione fra i produttori e i consumatori.<br />
Il cosmetico è difatti un prodotto complesso, e definire<br />
bio una crema non è esattamente la stessa cosa che definire bio<br />
una pera presa direttamente da un albero.<br />
Nel cosmetico sono presenti diverse famiglie di ingredienti<br />
(l’acqua, le sostanze minerali e inorganiche che possono essere<br />
naturali o di sintesi, gli estratti e gli oli e gli altri ingredienti ottenuti<br />
con metodologie fisiche di estrazione, l’estesissima categoria<br />
degli ingredienti ottenuti per sintesi chimica, i conservanti), e<br />
regole condivise devono poter definire criteri credibili e rigorosi<br />
per tutte le tipologie possibili di materie prime e prodotti cosmetici.<br />
Non è certo un compito facile, ma il primo gennaio 2017 si<br />
avvicina a grandi passi quando si completerà il lavoro di armonizzazione<br />
che i principali attori del settore hanno intrapreso nel<br />
lontano 2003, e lo Standard COSMOS (2) sostituirà definitivamente<br />
i principali disciplinari cosmetici che oggi regolamentano<br />
il settore. Scompariranno gli standard ECOCERT francese e<br />
BDIH tedesco, i principali e più seguiti con oltre 1000 aziende<br />
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ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />
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