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Ecoideare Maggio Giugno N29

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che producono in modo certificato in tutto il mondo, scomparirà<br />

il disciplinare ICEA che in Italia è il più rinomato assieme<br />

a quello inglese della Soil Association, storica iniziatrice della<br />

stessa avventura della agricoltura biologica nei lontani anni ‘40.<br />

Assieme a loro si adegueranno allo standard COSMOS anche il<br />

disciplinare francese di Qualitè France - Bureau Veritas e quello<br />

australiano di Australian Certified Organic. Messi assieme i<br />

membri fondatori di Cosmos rappresentano oltre il 95% delle<br />

aziende cosmetiche certificate nel mondo.<br />

Cosmos prevede due livelli di certificazione e una firma comune<br />

apposta sotto il logo dei diversi certificatori, stampata sul packaging<br />

dei prodotti certificati: COSMOS NATURAL, per i prodotti<br />

con ingredienti naturali ma senza obbligo di utilizzarne di<br />

biologici, e COSMOS ORGANIC con criteri molto stringenti<br />

sull’utilizzo di materie prime biologiche e dove vige l’ obbligo<br />

di stampare sulla confezione la reale percentuale in peso di<br />

ingredienti biologici sul totale del prodotto, in modo immediatamente<br />

comprensibile al consumatore. COSMOS è uno standard<br />

assai avanzato e trasparente, che permette di appurare con<br />

strumenti tecnici efficaci e attraverso meccanismi di controllo<br />

incrociato fra i diversi certificatori che ne compongono la Commissione<br />

Tecnica le problematiche specificamente cosmetiche<br />

che non sempre sono evidenti ai consumatori. Basti pensare alla<br />

diffusa presenza di organismi geneticamente modificati nella<br />

filiera produttiva dei tanti attivi cosmetici che si oggi ottengono<br />

per fer L’evoluzione della Cosmesi naturale e biologica in Italia,<br />

come nel resto del mondo, non ha subito battute d’arresto nonostante<br />

la crisi e la conseguente brusca diminuzione dei consumi<br />

di massa, che pur non ha risparmiato la cosmetica. Il marketing<br />

strategico di praticamente tutte le aziende cosmetiche, dalle più<br />

grandi alle più piccole, dalla metà degli anni 2000 ha utilizzato<br />

in modo massiccio rivendicazioni legate alla naturalità, al biologico,<br />

al verde, all’ecologico, cercando di inseguire i consumatori<br />

di tutto il mondo che mostravano sempre più di voler utilizzare<br />

principi attivi e componenti realmente naturali nei loro shampoo,<br />

bagnoschiuma, creme e makeups. Prima consumatrice tra<br />

tutte le nazioni europee è la Germania, che guida il ranking di<br />

fatturato con 920m di EUR e una quota di mercato che si avvicina<br />

al 10% (2013), poi la Francia che segue con circa 400m di<br />

EUR e una quota di mercato pari al 3% - 4% e poi tutti gli altri<br />

stati che hanno un gran numero di consumatori affini alla cosmesi<br />

naturale: la Gran Bretagna, l’Italia, i Paesi Bassi, l’Austria, la<br />

Svizzera, la Scandinavia e oggi anche Russia, India e Cina.<br />

Il mondo della cosmetica se possibile è sempre più “natural<br />

inspired”, per usare una terminologia da addetti ai lavori e di<br />

facile traduzione, ma sprovvisto di regolamentazioni a livello<br />

internazionale che limitino l’uso indiscriminato di rivendicazioni<br />

assolutamente ingannevoli per il consumatore, dove vengono<br />

conclamati come naturali e biologici prodotti che non lo sono affatto.<br />

A questo proposito ricordiamoci sempre di leggere la lista<br />

INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)<br />

degli ingredienti, obbligatoriamente stampata sul packaging del<br />

prodotto che vorremmo acquistare. In questo elenco i nomi delle<br />

sostanze sono posizionati in ordine decrescente per peso, e se è<br />

ben vero che ci vuole un occhio esperto per decrittare una nomenclatura<br />

spesso molto “chimica”, è altrettanto vero che molta<br />

informazione è accessibile oggi nell’era di internet dove i consumatori<br />

di tutto il mondo sono sempre più preparati ed attenti.<br />

L’olio di argan era praticamente sconosciuto nel 2008 mentre<br />

oggi (vedi figura 1) è il più presente nei prodotti per capelli e<br />

non solo per le sue qualità riconosciute, ma certamente anche<br />

per un effetto di marketing molto spinto che si è propagato agli<br />

altri oli e burri naturali (basti pensare al karitè).<br />

La frase “non contiene parabeni”, nonostante questi discussi<br />

conservanti siano ancora oggi i più presenti nei cosmetici e il<br />

loro impiego sia giudicato sicuro dagli esperti della Comunità<br />

Europea (1), è diventata la rivendicazione più utilizzata nel<br />

packaging cosmetico a comprova dei “desiderata” dei consumatori,<br />

mentre al contrario conclamare un prodotto come “tutto<br />

naturale” non viene più creduto dai consumatori stessi (figura<br />

2), che si sono fatti più avveduti e ricercano una certificazione e<br />

un logo affidabile sulla confezione del prodotto che acquistano a<br />

comprova di un contenuto realmente bio e naturale.<br />

La prima motivazione che ha decretato la crescente confidenza<br />

mostrata per i cosmetici naturali e bio è certamente una maggiore<br />

attenzione per ciò che mettiamo sulla nostra pelle, e ancor di<br />

più su quella dei nostri bambini. In numero sempre più crescente<br />

i consumatori, divenuti anch’essi globali, si tengono alla larga<br />

dai prodotti che contengano conservanti quali i suddetti parabeni,<br />

il fenossietanolo o i tioazolinoni, o antiossidanti quali il<br />

BHA o il BHT, i glicoli, i filtri solari chimici o nanoparticellari, i<br />

siliconi, i complessanti ad alto impatto ambientale come l’Edta,<br />

le fragranze e i coloranti sintetici, le molecole di derivazione<br />

petrolchimica, solo per citare alcuni dei componenti spesso presenti<br />

nei cosmetici convenzionali e che dovrebbero essere assen-<br />

ti in quelli certificati. Secondo fattore alla base di una continua<br />

crescita nel mercato dei prodotti certificati è la loro crescente<br />

varietà e disponibilità, dovuta sia all’estensione della rete com<br />

mentazione (l’acido ialuronico, i glutammati, l’acido citrico, il<br />

sorbitolo per citarne solo alcuni assai diffusi): dalle piante come<br />

il mais o la soja OGM, che servono come fonte di carbonio e<br />

nutrienti per la fermentazione, ai batteri stessi utilizzati nella<br />

sintesi dei componenti attivi, tutto ciò non veniva assolutamente<br />

investigato in maniera credibile dai diversi disciplinari esistenti.<br />

I produttori delle materie prime da fermentazione sono ora obbligati<br />

da COSMOS, per potersi vedere approvati gli ingredienti nei<br />

prodotti certificati, a fornire informazioni dettagliate e complete su<br />

reazioni, solventi, additivi, modalità produttive e analisi effettuate<br />

(PCR- Polymerase Chain Reaction, l’analisi principe per determinare<br />

la presenza di materiale transgenico). Il sistema di acquisizione<br />

e valutazione dati in COSMOS è unificato e soggetto a parere<br />

della Commissione Tecnica, così anche la rivendicazione “no<br />

OGM” inizia ad acquisire un senso compiuto in cosmetica. Con lo<br />

standard Cosmos produttori e consumatori di bio e di naturale in<br />

tutto il mondo hanno finalmente la possibilità di avere un sistema<br />

di definizioni e di regole avanzate, trasparenti, comuni e condivise.<br />

Secondo fattore di crescita imprescindibile è il fattore prezzo:<br />

il biologico deve essere per tutte le tasche, a disposizione di tutti,<br />

e non deve costare più dei prodotti convenzionali. In cosmetica<br />

questo può non essere poi così difficile, dal momento che il costo<br />

della comunicazione, del packaging e del cosiddetto “branding”<br />

soverchia di gran lunga la spesa per ingredienti e certificazione.<br />

In modo però quasi paradossale le aziende, obbligate a spendere<br />

parecchio per affermare il proprio marchio, pensano che il<br />

risparmio sugli ingredienti sia una strada obbligatoria a discapito<br />

quindi della qualità del prodotto, tanto basterà inventarsi una<br />

qualche rivendicazione bio del tipo - contiene olio di mandorla<br />

e di argan biologici - per poi elencare gli stessi due ingredienti<br />

bio solo verso la fine della lista INCI, dove sono ammassate tutte<br />

le materie prime presenti al di sotto dell’1% in quel particolare<br />

prodotto. Consideriamo l’esempio di Natura Siberica, un importante<br />

gruppo cosmetico russo che si è affacciato sul mercato<br />

del bio e del naturale certificato nel 2009.<br />

La loro strategia vincente, tanto è vero che in termini di fatturato<br />

certificato sono oramai ai primi posti fra i produttori mondiali,<br />

Figura 1: Impiego di oli e burri nei trattamenti<br />

per capelli e negli shampoo – 2008-2014<br />

si è basata su:<br />

a) ingredienti di altissima qualità, biologici ove possibile,<br />

addirittura introducendo moltissimi estratti e oli siberiani da<br />

raccolta spontanea assolutamente nuovi in cosmetica, tutti certificati<br />

biologici;<br />

b) una istruzione e formazione molto approfondita del personale<br />

sul biologico, e una comunicazione capillare assai ricca<br />

e attenta a risultare gradevole con libri e reportage televisivi<br />

sulla realtà incontaminata della Siberia.<br />

Ma tutto ciò poteva non essere sufficiente, e determinare anche<br />

un flop rispetto ai grandi investimenti effettuati dal gruppo. Vero<br />

requisito alla base del successo planetario dell’azienda è stato il<br />

prezzo, assai contenuto in virtù di una realtà produttiva verticale<br />

(dall’estrazione dei principi attivi alla produzione del packaging)<br />

e di una precisa strategia aziendale. Così i prodotti certificati e<br />

assai ricchi di preziosi estratti naturali sono giudicati ottimi dal<br />

mercato e costano poco: una miscela a dir poco esplosiva.<br />

Sempre per stare sul prezzo, fondamentale in questi periodi di<br />

crisi profonda dei consumi, sarebbe assai importante poter sviluppare<br />

attività consortili fra i produttori dei paesi poveri che<br />

riforniscono di preziosi ingredienti naturali tutto il mondo della<br />

cosmetica. Se in Perù le produzioni di burro di cacao biologico,<br />

o in India di olio di cocco bio, o nel Ghana di burro di karitè<br />

biologico venissero in qualche modo centralizzate localmente,<br />

sviluppando una capacità di gestione internazionale diretta delle<br />

pratiche di esportazione che tenga conto dei diversi aspetti<br />

legali e burocratici esistenti a livello internazionale, le aziende<br />

consumatrici potrebbero rivolgersi direttamente ai consorzi di<br />

produttori anche per ordini di piccole quantità, come sono in<br />

genere le necessità nei lotti di produzione standard in cosmetica.<br />

In questo modo si potrebbe garantire una qualità ottimale e<br />

un prezzo assai favorevole ai clienti internazionali, e allo stesso<br />

tempo riconoscerne uno assai più elevato ai contadini rispetto a<br />

quello oggi imposto dai grandi distributori, che monopolizzano<br />

tali produzioni per poi rivenderle sui mercati avanzati a prezzi<br />

esorbitanti rispetto ai costi reali.<br />

Gli organismi di certificazione bio, presenti ovunque nel mondo<br />

e quindi anche nei paesi produttori, del terzo mondo, così come<br />

le principali Associazioni di Produttori Naturali e Bio, molto potrebbero<br />

fare in questa direzione. ■<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

1)http://ec.europa.eu/health/scientific_committees/consumer_safety/docs/sccs_o_041.pdf<br />

2) www.cosmos-standard.org<br />

Figura 2: Rivendicazioni più utilizzate nei trattamenti<br />

per capelli e negli shampoo – 2008-2014<br />

Courtesy of Mintel Group Ltd - 11 Pilgrim Street, London, UK<br />

STILI DI VITA<br />

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ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2015<br />

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