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per altri. E più teatrale: ho molte associazioni<br />
visive legate a questo album».<br />
Pecknold e soci hanno cercato di registrare<br />
l’album nel 2013, salvo poi rinunciare e lasciare<br />
in stand-by il tutto. Cosa ha dato la<br />
convinzione per terminarlo, questa volta?<br />
«L’università: i mesi passati a studiare e a<br />
scrivere mi hanno dato finalmente un’etica<br />
del lavoro. Prima ero sempre stato pigro:<br />
dopo qualche giorno di fatica dicevo: “Dio,<br />
come sono stanco”, e mi mettevo sul divano<br />
a guardare la tv. Invece adesso ho scoperto<br />
un’energia nuova: registrare canzoni per tutto<br />
il giorno mi sembra una cosa divertente. Devi<br />
metterti giù e sgobbare, se vuoi fare bene. In<br />
qualsiasi campo. Non si scappa».<br />
Sbaglia il sottoscritto a vedere un’interessante<br />
corrispondenza tra il ritorno dei Fleet Foxes e<br />
la consacrazione di Father John Misty? Due<br />
personaggi, Pecknold e Tillmann, che non<br />
potrebbero essere più diversi: il primo è serio,<br />
introverso e non vede<br />
l’ora di uscire dai riflettori<br />
per nascondersi<br />
dentro le proprie canzoni.<br />
Il secondo è ironico,<br />
melodrammatico e non<br />
ha paura di sfruttare il<br />
proprio personaggio<br />
IL PRIMO DISCO<br />
ERA IDEALISTICO.<br />
IL SECONDO<br />
ARRABBIATO.<br />
‘CRACK-UP’ È SIA<br />
REALISTICO CHE<br />
FANTASTICO<br />
pubblico. Di recente, in un’intervista su questo<br />
giornale, Tillman ha definito una conversazione<br />
tra Pecknold e David Longstreth,<br />
frontman dei Dirty Projectors – tema: lo stato<br />
dell’indie rock – “inutile, pretenziosa e ipercerebrale,<br />
tra due persone che hanno perso<br />
il contatto con la realtà”. Chiedo: è in buoni<br />
rapporti con Tillman? «Non siamo in cattivi<br />
rapporti. Semplicemente non ci parliamo.<br />
Non abbiamo un rapporto», spiega. A me<br />
Father John Misty sembra una versione cinica<br />
e un po’ figlia di puttana (in senso buono) dei<br />
Fleet Foxes – Pecknold non commenta, però<br />
scoppia a ridere. Insisto: ha mai rimpianto anche<br />
solo per un momento di non avere più un<br />
talento come Tillman dentro la band? «No»,<br />
risponde laconico. «Per niente», aggiunge, già<br />
più sulla difensiva.<br />
Ma gli opposti, è noto, non possono fare a<br />
meno di attrarsi a vicenda. E forse in futuro<br />
Pecknold e Tillman, queste due stelle lontane<br />
del pop contemporaneo, decideranno di tornare<br />
a parlarsi e fare musica insieme. Noi non<br />
ci stupiremmo troppo.<br />
LA PLAYLIST DI ROBIN PECKNOLD<br />
Dirty Projectors: I See You; Nina Simone: Do What<br />
You Gotta Do; Alexander “Skip” Spence: Little Hands;<br />
Amen Dunes: Love.<br />
Il baronetto del reggae<br />
ECCO COME UN 67ENNE BIANCO È DIVENTATO IL PADRINO<br />
DELLA CULTURA GIAMAICANA E IL MAESTRO DEI CLASH EUROPEI<br />
David Rodigan era un ragazzino come<br />
tanti altri, nato nel ’51, cresciuto<br />
nella campagne dell’Oxfordshire.<br />
Poi, grazie a una canzone, si è innamorato<br />
della cultura giamaicana e ne è diventato<br />
l’inaspettato padrino inglese e il re incontrastato<br />
dei clash, nati in Giamaica e diventati<br />
fenomeno mondiale grazie a Red Bull e<br />
ai suoi Culture Clash. Alla vigilia dell’arrivo<br />
dell’evento a Milano (il 10 giugno) l’abbiamo<br />
raggiunto per farci raccontare com’è nata<br />
la sua passione e come si affronta la sfida.<br />
RS Ti sei innamorato del reggae grazie a<br />
My Boy Lollipop nel ’64. È stato un colpo<br />
di fulmine?<br />
RODIGAN Non avevo idea di niente, di<br />
questa musica e sicuramente non avevo in<br />
programma di innamorarmene. Ero solo<br />
un ragazzo delle campagne inglesi, avevo<br />
14 anni, giocavo a calcio... Qualche anno<br />
dopo, il mondo dello ska mi ha sommerso:<br />
My Boy Lollipop era già parte di quella<br />
cultura, l’aveva anticipata. Tanti amici non<br />
capivano l’importanza di questo pezzo, per<br />
me era semplicemente bello.<br />
RS E 50 anni dopo la dancehall è ovunque,<br />
da Ed Sheeran a Drake...<br />
RODIGAN Artisti come Drake e Rihanna<br />
amano questa musica, è parte della cultura<br />
di Matteo Zampollo<br />
KING DEL CLASH<br />
David Rodigan<br />
è nato nel 1951. Ha<br />
vinto il Red Bull<br />
Culture Clash<br />
del 2014 a Londra.<br />
black che ha influenzato tanti altri generi.<br />
La conoscono da sempre e hanno deciso di<br />
incorporarla nei loro pezzi, portando un<br />
contributo incredibile. Guarda quello che<br />
ha dato Sean Paul a questa cultura... L’ha<br />
fatta crescere tantissimo.<br />
RS Un altro aspetto di questa cultura sono<br />
i clash. Come li hai conosciuti e come sono<br />
cambiati?<br />
RODIGAN Negli anni ’60 c’erano queste<br />
rivalità tra i soundsystem giamaicani. Era<br />
semplice: il mio suono è più bello del tuo,<br />
le feste che faccio sono più belle delle<br />
tue... Dopo, sono diventate vere battaglie.<br />
Adesso si è trasformato, quello che Red<br />
Bull ha fatto è stato prendere il clash ed esportarlo.<br />
E, come prima, ha aiutato molto<br />
questa cultura. Quello che fanno loro è<br />
un vero Culture Clash, uno scontro tra<br />
diverse culture, oltre i generi musicali. E<br />
sta a te scegliere quale abbracciare.<br />
RS Sei il re dei clash, soprattutto per la<br />
quantità e il gusto che hai nello scegliere i<br />
dubplate. Qual è il tuo segreto?<br />
RODIGAN Non portarne troppi! Non li<br />
suonerai mai tutti: anzi, scegli solo quelli<br />
che il pubblico apprezzerà. Saranno quelli<br />
che ti faranno guadagnare il rispetto dagli<br />
avversari e ti porteranno alla vittoria.<br />
ROLLING STONE_GIUGNO <strong>2017</strong> 39