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Rolling_Stone_Italia__Giugno_2017

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per altri. E più teatrale: ho molte associazioni<br />

visive legate a questo album».<br />

Pecknold e soci hanno cercato di registrare<br />

l’album nel 2013, salvo poi rinunciare e lasciare<br />

in stand-by il tutto. Cosa ha dato la<br />

convinzione per terminarlo, questa volta?<br />

«L’università: i mesi passati a studiare e a<br />

scrivere mi hanno dato finalmente un’etica<br />

del lavoro. Prima ero sempre stato pigro:<br />

dopo qualche giorno di fatica dicevo: “Dio,<br />

come sono stanco”, e mi mettevo sul divano<br />

a guardare la tv. Invece adesso ho scoperto<br />

un’energia nuova: registrare canzoni per tutto<br />

il giorno mi sembra una cosa divertente. Devi<br />

metterti giù e sgobbare, se vuoi fare bene. In<br />

qualsiasi campo. Non si scappa».<br />

Sbaglia il sottoscritto a vedere un’interessante<br />

corrispondenza tra il ritorno dei Fleet Foxes e<br />

la consacrazione di Father John Misty? Due<br />

personaggi, Pecknold e Tillmann, che non<br />

potrebbero essere più diversi: il primo è serio,<br />

introverso e non vede<br />

l’ora di uscire dai riflettori<br />

per nascondersi<br />

dentro le proprie canzoni.<br />

Il secondo è ironico,<br />

melodrammatico e non<br />

ha paura di sfruttare il<br />

proprio personaggio<br />

IL PRIMO DISCO<br />

ERA IDEALISTICO.<br />

IL SECONDO<br />

ARRABBIATO.<br />

‘CRACK-UP’ È SIA<br />

REALISTICO CHE<br />

FANTASTICO<br />

pubblico. Di recente, in un’intervista su questo<br />

giornale, Tillman ha definito una conversazione<br />

tra Pecknold e David Longstreth,<br />

frontman dei Dirty Projectors – tema: lo stato<br />

dell’indie rock – “inutile, pretenziosa e ipercerebrale,<br />

tra due persone che hanno perso<br />

il contatto con la realtà”. Chiedo: è in buoni<br />

rapporti con Tillman? «Non siamo in cattivi<br />

rapporti. Semplicemente non ci parliamo.<br />

Non abbiamo un rapporto», spiega. A me<br />

Father John Misty sembra una versione cinica<br />

e un po’ figlia di puttana (in senso buono) dei<br />

Fleet Foxes – Pecknold non commenta, però<br />

scoppia a ridere. Insisto: ha mai rimpianto anche<br />

solo per un momento di non avere più un<br />

talento come Tillman dentro la band? «No»,<br />

risponde laconico. «Per niente», aggiunge, già<br />

più sulla difensiva.<br />

Ma gli opposti, è noto, non possono fare a<br />

meno di attrarsi a vicenda. E forse in futuro<br />

Pecknold e Tillman, queste due stelle lontane<br />

del pop contemporaneo, decideranno di tornare<br />

a parlarsi e fare musica insieme. Noi non<br />

ci stupiremmo troppo.<br />

LA PLAYLIST DI ROBIN PECKNOLD<br />

Dirty Projectors: I See You; Nina Simone: Do What<br />

You Gotta Do; Alexander “Skip” Spence: Little Hands;<br />

Amen Dunes: Love.<br />

Il baronetto del reggae<br />

ECCO COME UN 67ENNE BIANCO È DIVENTATO IL PADRINO<br />

DELLA CULTURA GIAMAICANA E IL MAESTRO DEI CLASH EUROPEI<br />

David Rodigan era un ragazzino come<br />

tanti altri, nato nel ’51, cresciuto<br />

nella campagne dell’Oxfordshire.<br />

Poi, grazie a una canzone, si è innamorato<br />

della cultura giamaicana e ne è diventato<br />

l’inaspettato padrino inglese e il re incontrastato<br />

dei clash, nati in Giamaica e diventati<br />

fenomeno mondiale grazie a Red Bull e<br />

ai suoi Culture Clash. Alla vigilia dell’arrivo<br />

dell’evento a Milano (il 10 giugno) l’abbiamo<br />

raggiunto per farci raccontare com’è nata<br />

la sua passione e come si affronta la sfida.<br />

RS Ti sei innamorato del reggae grazie a<br />

My Boy Lollipop nel ’64. È stato un colpo<br />

di fulmine?<br />

RODIGAN Non avevo idea di niente, di<br />

questa musica e sicuramente non avevo in<br />

programma di innamorarmene. Ero solo<br />

un ragazzo delle campagne inglesi, avevo<br />

14 anni, giocavo a calcio... Qualche anno<br />

dopo, il mondo dello ska mi ha sommerso:<br />

My Boy Lollipop era già parte di quella<br />

cultura, l’aveva anticipata. Tanti amici non<br />

capivano l’importanza di questo pezzo, per<br />

me era semplicemente bello.<br />

RS E 50 anni dopo la dancehall è ovunque,<br />

da Ed Sheeran a Drake...<br />

RODIGAN Artisti come Drake e Rihanna<br />

amano questa musica, è parte della cultura<br />

di Matteo Zampollo<br />

KING DEL CLASH<br />

David Rodigan<br />

è nato nel 1951. Ha<br />

vinto il Red Bull<br />

Culture Clash<br />

del 2014 a Londra.<br />

black che ha influenzato tanti altri generi.<br />

La conoscono da sempre e hanno deciso di<br />

incorporarla nei loro pezzi, portando un<br />

contributo incredibile. Guarda quello che<br />

ha dato Sean Paul a questa cultura... L’ha<br />

fatta crescere tantissimo.<br />

RS Un altro aspetto di questa cultura sono<br />

i clash. Come li hai conosciuti e come sono<br />

cambiati?<br />

RODIGAN Negli anni ’60 c’erano queste<br />

rivalità tra i soundsystem giamaicani. Era<br />

semplice: il mio suono è più bello del tuo,<br />

le feste che faccio sono più belle delle<br />

tue... Dopo, sono diventate vere battaglie.<br />

Adesso si è trasformato, quello che Red<br />

Bull ha fatto è stato prendere il clash ed esportarlo.<br />

E, come prima, ha aiutato molto<br />

questa cultura. Quello che fanno loro è<br />

un vero Culture Clash, uno scontro tra<br />

diverse culture, oltre i generi musicali. E<br />

sta a te scegliere quale abbracciare.<br />

RS Sei il re dei clash, soprattutto per la<br />

quantità e il gusto che hai nello scegliere i<br />

dubplate. Qual è il tuo segreto?<br />

RODIGAN Non portarne troppi! Non li<br />

suonerai mai tutti: anzi, scegli solo quelli<br />

che il pubblico apprezzerà. Saranno quelli<br />

che ti faranno guadagnare il rispetto dagli<br />

avversari e ti porteranno alla vittoria.<br />

ROLLING STONE_GIUGNO <strong>2017</strong> 39

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