RS Che cosa ballavi? OTTEN Ho cominciato con il Melbourne Shuffle, una street dance nata in Australia negli anni ’80. Poi ho aggiunto un po’ di Tecktonik (electro dance) e Rebolation, che si balla nei rave brasiliani. Alla fine sono arrivato al Charleston: mi piaceva quel suo essere rétro e la sua ironia. Mi sono accorto che proprio le parti ironiche erano quelle che mi mettevano più voglia di ballare. Se balli, è perché vuoi mostrare gioia e allegria. O, almeno, per me è così. RS La prima volta che hai ballato un pezzo intero? OTTEN Mi c’è voluto un anno per metterlo insieme, ed era un pezzo di cinque minuti. Quando era pronto, alla fine era Natale. Ho pensato di farlo vedere a mio padre: una specie di regalo. RS E gli è piaciuto? OTTEN Molto. Quella sera avevamo la cena di Natale dalla nonna, e lui mi ha detto: «Perché non lo fai vedere anche a lei?». Così l’ho caricato su YouTube, per farlo vedere alla nonna. Anzi, l’ha caricato mia sorella Virginia, che poi l’ha condiviso. Lo stesso hanno fatto i miei amici. Beh, tempo una settimana era arrivato a 100mila visualizzazioni. Pazzesco. Così ho pensato di farne un altro: la musica era All Night di Parov Stelar, e ha fatto 40 milioni di views. RS E hai pensato di darti alla pubblicità. OTTEN Ma figurati! (ride). Lì però ho cominciato a vedere una cosa. Arrivavo a 100mila visualizzazioni e mi dicevo: più in alto di così non potrò mai arrivare! Le visualizzazioni arrivavano a un milione e mi ripetevo la stessa cosa. Poi a 10 milioni... Da quel momento non ho più smesso di sorprendermi. E infatti un giorno mi è arrivata una mail. RS Dall’<strong>Italia</strong>? OTTEN No, da Los Angeles. Un produttore di Hollywood aveva visto il mio primo video e voleva farci uno spot. Mi chiede di raggiungerlo. RS E l’hai fatto? OTTEN Certo. Sull’aereo per gli Stati Uniti, però, continuavo a chiedermi se non fosse uno scherzo idiota messo su dai miei amici. E invece all’aeroporto c’era davvero un autista in livrea con in mano un cartello con il mio nome. Sono salito su una limousine e mi ha portato in un hotel pazzesco a Rodeo Drive. La sera ho cenato con un muffin, era l’unica cosa che potevo permettermi sul menu: costava 15 dollari e io ero uno studente universitario... Mi sono chiesto come avrei fatto a sopravvivere una settimana a Los Angeles. RS Ma non era tutto pagato? OTTEN L’ho scoperto solo la mattina dopo. E a quel punto ho ordinato una gigantesca insalata di pollo. Buonissima. RS E così sei entrato nel grande giro degli spot. OTTEN Ma no, stavo ancora studiando e quella per me era la cosa più importante, la computer science, il mio futuro. Ammetto di aver pensato: “Magari posso fare qualcosa di più con la musica e con YouTube”. Così ho pensato di fare un altro video: sono uno preciso, ho cominciato a chiedere i diritti per le musiche. E lì mi sono scontrato con le regole dello showbusiness. Jamie Barry è stato carinissimo, mi ha detto subito: “No problem”, anzi era felice che la sua musica finisse in un video. Altri sono stati meno carini. Così ho lasciato perdere. Anche perché, nel frattempo, avevo trovato lavoro come project manager in un’azienda di IT. Poi è arrivata una mail. RS Da Tim... OTTEN No, da una banca tedesca. E mi avevano scritto in inglese... RS La banca tedesca ti ha scritto in inglese? OTTEN Sì, perché nel frattempo su Internet era successo di tutto. Un mucchio di gente giurava di conoscere chi fosse veramente JustSome- Motion: una delle voci più accreditate era che fossi francese. C’era perfino chi aveva scritto che avevo avuto problemi, ma che sarei tornato presto... Tanti si erano preoccupati (ride). RS E come l’hai gestita con la banca? OTTEN Ho pensato che avevo bisogno di una manager: ha fatto tutto lei. L’accordo prevedeva che avrei mantenuto il mio lavoro, che la campagna pubblicitaria mi avrebbe impegnato solo nel tempo libero. Poi, invece, è successo di tutto: mi hanno invitato perfino nel più importante talk show televisivo tedesco, in prima serata. Non ce l’ho più fatta a gestire tutto. Anche perché un giorno è arrivata una mail. NON HA MAI MESSO PIEDE IN UNA SCUOLA DI BALLO «HO IMPARATO GUARDANDO SOLO I VIDEO TUTORIAL» ADESSO ARRIVA L’UOMO RAGNO Dall’11 giugno Sven Otten balla con L’Uomo Ragno nei nuovi spot Tim. A sinistra, total look EMPORIO ARMANI. A destra, camicia SISLEY; pantaloni WRANGLER. 12 ROLLING STONE_GIUGNO <strong>2017</strong>
ROLLING STONE_OTTOBRE 2015 13