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National Geographic

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se ne contano circa 480. Un incremento che rappresenta<br />

una manna in termini di diversità genetica.<br />

Per anni i ricercatori avevano documentato<br />

evidenze di endogamia nella popolazione come<br />

palatoschisi o mani e piedi palmati.<br />

Ma l’aumento della popolazione ha anche risvolti<br />

negativi. «I gruppi sono diventati più grandi»,<br />

spiega Vecellio. Nel 2006 il Gruppo Pablo comprendeva<br />

65 individui; oggi è sceso a circa 25, ma<br />

resta comunque grande quasi il triplo rispetto a un<br />

gruppo medio di gorilla dei Monti Virunga dell’Uganda<br />

e della Repubblica Democratica del Congo.<br />

«E in certe aree è aumentata anche la densità dei<br />

gruppi», aggiunge la ricercatrice.<br />

Gli scontri fra gruppi, che possono sfociare nel<br />

ferimento di gorilla o in infanticidi per eliminare<br />

i geni di un maschio rivale, sono sei volte più frequenti<br />

rispetto a dieci anni fa. «Abbiamo notato<br />

anche un aumento dei livelli di stress», dice Vecellio,<br />

ed è possibile che con esso aumenti anche l’esposizione<br />

a malattie legate allo stress.<br />

Questi problemi non sarebbero così gravi se i gorilla<br />

avessero a disposizione spazi sterminati. Ma il<br />

Parco nazionale dei Vulcani sorge su un’area di appena<br />

160 chilometri quadrati, lambita da un mare<br />

crescente di umanità in cerca di pascoli e terreni<br />

agricoli. In barba al regolamento del Parco, la gente<br />

dei villaggi sconina abitualmente nell’area protetta<br />

per fare legna, andare a caccia, raccogliere<br />

miele e, nella stagione secca, fare scorta d’acqua.<br />

76 national geographic • SetteMBre 2017

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