13.09.2017 Views

National Geographic

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

| L’OROLOGIAIO MIOPE<br />

UN RAGNO AL DI<br />

SOPRA DI TUTTO<br />

di Lisa Signorile<br />

Euophrys omnisuperstes è un ragnetto<br />

piccolissimo, appena 3-5 mm, ma con un<br />

grande record: con i suoi otto occhietti<br />

ci guarda tutti dall’alto in basso, perché<br />

è l’animale che vive stabilmente alla<br />

maggiore altitudine, fino a 6.700 metri<br />

sulle pendici dell’Everest. A quell’altitudine<br />

non ci sono altre forme di vita animali<br />

o vegetali e per sopravvivere questo<br />

ragno, il cui nome significa “che sta sopra<br />

tutte le cose”, si è adattato a nutrirsi<br />

dell’occasionale piccolo artropode che<br />

viene spinto verso l’alto dai venti, soprattutto<br />

mosche e collemboli. Appartiene<br />

alla famiglia dei salticidi, che conta ben<br />

5.600 specie (più di tutti i mammiferi<br />

messi insieme) e, come dice il nome, salta<br />

addosso alle prede tendendo loro imboscate<br />

anziché fare la tela, che non resisterebbe<br />

ai venti di quelle altitudini.<br />

La cima dell’Everest è uno dei luoghi<br />

più inospitali della Terra, e sono necessari<br />

molti adattamenti - come le piccole dimensioni<br />

e un metabolismo lento - per<br />

sopravvivervi con meno cibo e meno<br />

ossigeno, nonché la capacità di resistere<br />

alla disidratazione infilandosi in fessure<br />

con un microhabitat tollerabile. Questi<br />

ragni sono color bianco panna con screziature<br />

grigie o marroni e sono ricoperti<br />

da una folta peluria, come degli Yeti in<br />

miniatura. Riuscire a sopravvivere in un<br />

ambiente così estremo ha però anche<br />

indubbi vantaggi, come la mancanza di<br />

predatori e la competizione bassissima<br />

con i conspecifici.<br />

Sfortunatamente è molto difficile studiare<br />

questa specie, e quasi nulla si sa<br />

della sua biologia. Alcuni esemplari furono<br />

raccolti nel 1924 dagli alpinisti della<br />

seconda spedizione inglese sull’Everest<br />

e consegnati al naturalista e medico del<br />

campo, Richard Hingston (Hillary, che<br />

finalmente arrivò alla cima nel 1953, faceva<br />

parte della nona spedizione). Purtroppo<br />

i campioni erano rovinati e si<br />

dovette attendere altri ritrovamenti da<br />

parte di Lawrence Swan nel 1954, e poi<br />

ancora altro tempo prima che Fred Wanless,<br />

allora curatore del British Museum,<br />

li classificasse nel 1975.<br />

Di recente questa specie, che a rigor<br />

di logica dovrebbe essere troppo ben<br />

adattata al freddo per scendere a valle, è<br />

stata trovata in India, in foreste dal clima<br />

decisamente più mite. Questa è una<br />

buona notizia, perché fa sperare che la<br />

specie possa sopravvivere allo scioglimento<br />

dei ghiacciai dovuto al riscaldamento<br />

globale.<br />

ILLUSTRAZIONE: MICHELANGELO PACE

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!