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InBici settembre-ottobre

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pagnatori. Ma devono svolgersi in territori,<br />

contesti o aree che abbiano qualche cosa di<br />

esclusivo e unico da offrire».<br />

In fondo, anche eventi come la Nove<br />

Colli o la Maratona delle Dolomiti propongono<br />

un formato che si ripete da<br />

anni tale e quale. Non dovrebbero rinnovare<br />

qualcosa?<br />

«Parliamo di due eventi che hanno fatto<br />

scuola, che sono straordinari modelli vincenti<br />

ed ai quali ho avuto il piacere di partecipare<br />

molte volte. Ed a maggior ragione<br />

mai mi permetterei di dare loro consigli,<br />

semmai mi piacerebbe riceverne.<br />

Penso che entrambi siano eventi che si stanno<br />

sempre più professionalizzando come è<br />

giusto che sia e noto in specie da parte della<br />

Nove Colli, una serie di modifiche del modello<br />

che a mio parere vanno nel senso corretto:<br />

l’implementazione del turismo in bici<br />

nel loro territorio e l’internazionalizzazione.<br />

Se posso approfitto per dare un suggerimento<br />

a tutti gli organizzatori però. Andate<br />

a vedere che cosa fanno all’estero. Il mondo<br />

amatoriale italiano dovrebbe analizzare con<br />

attenzione ed umiltà cosa sta succedendo<br />

fuori dai nostri territori. E questo, non a<br />

caso, vale anche nel mondo del professionismo,<br />

come dimostra il fatto che l’Italia, da<br />

un’assoluta e totale predominanza e anche<br />

di guida di tutto ciò che ruotava attorno al<br />

ciclismo, oggi rischia di diventare marginale.<br />

Se il movimento professionistico italiano<br />

in pochi anni passa da 12 squadre a zero,<br />

se una giovane manifestazione sportiva di<br />

massa a Londra, in cinque anni diventa leader<br />

mondiale, se da noi il ciclismo amatoriale<br />

è solo quello di chi ha le gambe depilate<br />

e di chi fa almeno trentacinque all’ora<br />

di media, beh se il ciclismo è tutto questo<br />

forse è il caso di farsi qualche domanda…e<br />

nessuno penso possa avere la certezza che<br />

se le cose sono andate sempre bene, così<br />

sarà per sempre».<br />

«Inoltre, si deve interloquire con le Regioni<br />

e gli Enti competenti per far sistemare strade<br />

oggi ridotte a un colabrodo in tutta Italia<br />

pretendendo di far chiudere interamente<br />

il percorso al traffico, spiegando le enormi<br />

opportunità della bike-economy e del cicloturismo.<br />

Ci si deve sforzare di fare in modo<br />

che l’onda dell’evento duri tutto l’anno, non<br />

soltanto il giorno o i giorni della gara. Torno<br />

alla Maratona dles Dolomites perché è stata<br />

di esempio. Ha fatto capire a chi gestisce il<br />

suo meraviglioso territorio il business del<br />

cicloturismo.<br />

Resta che invece molte granfondo sono<br />

autoreferenziali, fine a sé stesse e probabilmente<br />

destinate a funzionare sì, ma a rimanere<br />

così non si sa per quanto ancora.<br />

E parlando dei modelli esteri mi viene in<br />

mente una manifestazione come l’Etape<br />

du Tour, che di partenti ne fa quindicimila,<br />

nella quale sul Col Du Var e sul Col d’Izoard<br />

la metà dei partecipanti la salita la faceva<br />

piedi. Qui da noi, se un fondista sul Passo<br />

Manghen o sul Giau scende dalla bici e va a<br />

piedi viene considerato come un incapace,<br />

gli si dice “che sei venuto a fare qui?”.<br />

Io, invece, credo che noi in Italia dobbiamo<br />

fare in modo che il mondo del granfondismo<br />

torni quello che era virando decisamente<br />

verso il ciclismo per tutti.<br />

Per i contesti davvero agonistici penso alle<br />

gare a circuito, ma non a quelle non fatte<br />

attorno al bar del paese spesso senza neanche<br />

le autorizzazioni; no, penso alle gare a<br />

circuito con elevatissimi criteri di sicurezza<br />

e anche di spettacolarità. L’agonismo vero<br />

riportiamolo lì, sulle gare corte a circuito,<br />

dove c’è gente che sa andare meglio in bici,<br />

dove ci sono medie più alte e dove in un’area<br />

più circoscritta è più facile garantire la<br />

sicurezza. Le granfondo devono sposare la<br />

formula del ciclismo per tutti, perché oggi<br />

moltissimi che vorrebbero partecipare se<br />

ne tengono alla larga perché le considerano<br />

eventi pericolosi».<br />

Cosa, se lo è, è cambiato nel mondo<br />

amatoriale in Italia negli ultimi dieci<br />

anni?<br />

«Poco, ma qualcosa è cambiato: sto notando<br />

che c’è da parte di vari organizzatori la<br />

consapevolezza di dover modificare modelli<br />

non più adeguati. Noi della Granfondo<br />

Campagnolo Roma badiamo molto ai<br />

feedback del mondo social, ai risultati dei<br />

questionari che annualmente rivolgiamo<br />

ai partecipanti. Tutto questo ci da un polso<br />

abbastanza attendibile della situazione e<br />

stiamo verificando un certo apprezzamento<br />

ai cambiamenti che la nostra granfondo<br />

ha apportato negli ultimi anni, primi tra tutti<br />

la formula delle cronoscalate e la premiazione<br />

delle sole classifiche sulle stesse. Non a<br />

caso allo stesso formato quest’anno sono<br />

arrivate anche la Granfondo del Prosecco e

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