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InBici settembre-ottobre

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70<br />

LA MOSERISSIMA<br />

PACE FATTA.<br />

O NO?<br />

La stretta di mano fra Giuseppe Saronni e Francesco Moser, con un testimone d’eccellenza il campione Gianni Motta - Photo by Newspower.it<br />

A cura di Mario Pugliese<br />

A “La Moserissima” lo storico incontro fra Francesco Moser e Giuseppe Saronni.<br />

Tra battute e sorrisi di circostanza, tanta nostalgia ed una certezza: rispetto sì, ma amici mai<br />

Nel 1956, Marino Basso - campione<br />

del mondo nel 1972 -<br />

era poco più di un bambino.<br />

Eppure, benché vissuta con<br />

gli occhi ed il cuore acerbo di un undicenne,<br />

Sulla loro rivalità epocale - seconda in<br />

Italia solo a quella fra Coppi e Bartali - si<br />

erano scritti romanzi e best-seller. Da una<br />

parte la tenacia di uno “Sceriffo” dal volto<br />

spigoloso, dall’altra la faccia d’angelo di un<br />

finisseur elegante ma spietato. Quarant’anni<br />

dopo ci voleva “La Moserissima” perché<br />

il calumet della pace venisse condiviso fra<br />

Francesco Moser e Giuseppe Saronni. Una<br />

rivalità “leggendaria” che, oggi come ieri,<br />

ha segnato in calce il weekend di grande<br />

ciclismo messo in piedi in Trentino dall’organizzazione<br />

dell’APT Trento, Monte Bondone,<br />

Valle dei Laghi ed ASD Charly Gaul<br />

Internazionale. Oltre ai due eterni sfidanti<br />

(qualche frecciatina non è mancata nemmeno<br />

questa volta) e alla famiglia Moser al<br />

gran completo, all’appuntamento del Giro<br />

d’Italia d’Epoca erano presenti tanti volti<br />

noti che, per tante ragioni, hanno fatto la<br />

storia del ciclismo nostrano, quali Renato<br />

Laghi, Simone Fraccaro, Palmiro Masciarelli,<br />

Filippo Pozzato, Imerio Lucchini, Imerio<br />

Massignan, Roberto Poggiali, Claudio Torelli,<br />

Luciano Armani, Stefano Giuliani ed<br />

un Marino Basso come sempre in splendida<br />

forma sulla sua Bianchi degli anni ’70.<br />

Malgrado i rigori dell’anagrafe, in tanti si<br />

sono cimentati con il percorso “lungo” di<br />

94 km e 943 metri di dislivello con partenza<br />

ed arrivo in Piazza Duomo a Trento, con<br />

qualcuno dubbioso, visto il gran caldo, se<br />

svoltare per il “corto” di 57 km e 590 metri<br />

di dislivello. Dalla mano tesa di Francesco<br />

Moser ad inizio gara: “le gare sono finite,<br />

non ci sono più frizioni”, alle simpatiche<br />

provocazioni di Beppe Saronni: “allora,<br />

quando si comincia a far sul serio?”, è andata<br />

in scena una giornata consacrata al<br />

ciclismo vintage, quello che gli appassionati<br />

ricordano con maggior affetto. E non<br />

sono mancati, nella pancia del gruppo, gli<br />

immancabili aneddoti regalati da qualche<br />

atleta “minore” che - a suo dire - vantava<br />

incredibili duelli spalla a spalla con Gimondi<br />

o “cuore matto” Bitossi, per non parlare<br />

di un corridore vicentino vestito con un<br />

improbabile maglione a maniche lunghe<br />

decisamente più adatto alla Siberia che<br />

all’afa estiva di quei giorni in Trentino. Comunque,<br />

al di là dei gradevoli momenti di<br />

folklore, è stato rispettato con il consueto<br />

rigore il canovaccio della manifestazione<br />

che prevede il rispetto delle caratteristiche<br />

principali del ciclismo d’epoca, quindi maglie<br />

di lana, caschi in cuoio, puntapiedi e<br />

cinghiette, pantaloncini d’un tempo, e biciclette<br />

fabbricate rigorosamente prima del<br />

1987, per un affresco che, ciclisticamente<br />

parlando, sembrava aver fermato il tempo.<br />

Un’atmosfera gioviale ha regnato, dal primo<br />

all’ultimo chilometro, fra i concorrenti,<br />

“aiutati” anche dai ristori alle cantine trentine<br />

lungo i percorsi. Ma sul fatto che l’ascia<br />

di guerra fra “lo sceriffo” ed “il bimbo” sia<br />

stata sotterrata del tutto non metteremmo<br />

l’ultima parola… Il galateo di facciata ha<br />

soppiantato ogni ruggine tra i due, ma quei<br />

sorrisi di circostanza non hanno cancellato<br />

decenni di sfide roventi. Perché i due non<br />

si sono mai amati e, anche 40 anni dopo, ci<br />

piace ricordarli così. Rivali (forse) non più,<br />

ma amici mai.

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