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La Toscana - Anno 5 - Numero 10- Novembre 2017- Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 23227. E 1. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/F
Sommario novembre 2017<br />
6 Luca Giannelli, un raffinato artigiano della cultura<br />
8 Monica Giarrè alla Mirabili con una mostra dedicata ai Medici<br />
10 La mostra di Ambrogio Lorenzetti a Santa Maria della Scala<br />
12 Ieri e oggi: Giuliana e Nicola Signorini al Gruppo Donatello<br />
14 I volti della Riforma in mostra alla Galleria degli Uffizi<br />
18 Il mondo raccontato da Geo Bruschi<br />
22 A Dicomano nello studio del pittore Carlo Ciucchi<br />
24 L’oro verde del Frantoio San Leolino di Londa<br />
25 Stefano Frassineti, pellegrino del gusto<br />
26 Il Pastificio La Fiorita, una tradizione di famiglia<br />
28 Claudio Falaschi, il Patch Adams dei cicciai<br />
30 Il Centro Ippico La Speranza di Rufina<br />
32 La mostra di Franco Carletti a Bruxelles<br />
34 MFVP Firenze, un brand giovane dal gusto classico<br />
36 L’Enoteca Marconcini premiata dal sindaco Nardella<br />
37 Il corpo anticancro: un libro per dare speranza<br />
38 Salvatore Sardisco: la pittura come percorso di conoscenza<br />
40 Le case del mondo nelle foto di Geo Bruschi<br />
42 Franco Giomini: fotografare la natura<br />
44 Dagli anni Settanta il GAT per divulgare l’audiovisivo<br />
45 Enrico Carletti: uno scatto per dare dignità agli oggetti semplici<br />
46 L’Acsit: il meglio della Sardegna a Firenze<br />
47 Lo spettacolo di Mario Tozzi e Enzo Favata<br />
48 L’arte del modellare la creta alla Casa di Dante<br />
49 WineArt: spirali di energia nel bicchiere<br />
50 Un museo per l’antico vino Falerno<br />
51 Il gastronomo Arkiwine racconta...<br />
Periodico di attualità, arte e cultura<br />
dell'Associazione Toscana Cultura<br />
Registrazione Tribunale di Firenze<br />
n. 5905 del 6 - 2 - 2013<br />
lscriz. Roc. 23227<br />
C.F. e P. IVA 06314920486<br />
Anno 5 - Numero 10<br />
Novembre 2017<br />
Poste Italiane SpA<br />
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D.L. 353/2003 (conv. in L 27/02/2004<br />
n, 46)<br />
art.1 comma 1 C1/FI<br />
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Maria Grazia Dainelli<br />
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La Toscana - Periodico di attualità, arte<br />
e cultura<br />
Testi:<br />
Giorgia Armellini<br />
Paolo Bini<br />
Fabrizio Borghini<br />
Enrico Carretti<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Alessandro Fiesoli<br />
Roberta Fiorini<br />
Amedeo Menci<br />
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Margherita Oggiana<br />
Paolo Pisani<br />
Daniela Pronestì<br />
Silvia Ranzi<br />
Lucia Raveggi<br />
Andrea Russo<br />
Barbara Santoro<br />
Michele Taccetti<br />
Anita Tosi Norcini<br />
Foto:<br />
Ansa<br />
Geo Bruschi<br />
Adriano Buccoliero<br />
Enrico Carretti<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Alessandro Alex Fibbi<br />
Franco Giomini<br />
Susanne John<br />
Maurizio Mattei<br />
Roberto Menci<br />
Elisabetta Mereu<br />
Elena Maria Petrini<br />
Michele Ricci<br />
Nicola Signorini<br />
In copertina:<br />
L’editore Luca Giannelli nella<br />
sede della Scramasax<br />
Foto di:<br />
Michele Ricci<br />
52 Un Uomo Vitruviano dall’anima green<br />
53 Firenze nascosta: il Palazzo dei Visacci<br />
55 Sfaccettature fiorentine: in memoria di un cavallo morto<br />
56 La prima edizione del premio Claudio Cavallini Kevo<br />
60 Per Pasqua con il popolo saharawi<br />
61 Il 55° Premio Cardo d’argento del Gadarte<br />
4
Maison<br />
Giulia Carla Cecchi<br />
Grande successo il 20 ottobre al galà di ANT nel salone de’ cinquecento di<br />
Palazzo Vecchio della performance delle ballerine del balletto di Toscana<br />
coreografate da Judith Vincent con i preziosi abiti da gran sera in nero, argento<br />
e oro reversibili in bianco realizzati da Pola Cecchi per la maison<br />
GIULIACAR<strong>LA</strong> CECCHI<br />
Giulia Carla Cecchi<br />
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Ritratti<br />
d’artista<br />
Luca Giannelli: un raffinato artigiano della cultura<br />
di Alessandro Fiesoli<br />
Si definisce, con una punta di orgoglio,<br />
un “artigiano della cultura”. Basta entrare,<br />
in effetti, nella sua bottega delle<br />
idee per averne una conferma. La sede<br />
della sua società, la Scramasax, in zona<br />
piazza delle Cure, è un appassionato bazar<br />
di fiorentinità. C’è un po’ di tutto: libri,<br />
quadri (e molti a sua firma) , foto, manifesti,<br />
dipinti, riproduzioni del Cupolone, un<br />
plastico del calcio in costume in Santa Croce,<br />
il profilo di Dante, una gigantografia di<br />
Antognoni, soprammobili, dischi, manufatti,<br />
piccoli oggetti, un “Made in Florence” a<br />
360 gradi che cattura lo sguardo e un po’<br />
anche l’anima. E allora, caro Luca Giannelli,<br />
poi raccontiamo subito chi è, cosa fa e come<br />
ci si sente, per una volta, a tratteggiare<br />
Via dei Bardi. La via della giovinezza di Luca<br />
Giannelli(anche bardi)<br />
la propria storia invece che quella degli altri.<br />
Intanto, però, partiamo da una domanda<br />
che ci tocca da vicino, a noi di Firenze.<br />
Che cos’è questa famosa, benedetta fiorentinità?<br />
Si riesce a darne una definizione?<br />
«La fiorentinità, secondo me, prima di tutto<br />
è il senso del bello. Siamo figli di Firenze,<br />
non si può non partire da questo rapporto<br />
quotidiano con l’arte, la cultura, che poi<br />
è l’aria che respiriamo. In secondo luogo,<br />
direi, il gusto della sfida, del confronto con<br />
gli altri. Il fiorentino pensa sempre di essere<br />
protagonista, perfino involontario, di qualcosa<br />
di unico. Il terzo aspetto è la passione<br />
Autoritratto di Michelangelo<br />
Sergio e Luigina, genitori di Luca Giannelli, in<br />
Por Santa Maria nel mesi successivi alle distruzioni<br />
del 1944<br />
per la polemica, intendo quella sana, intelligente,<br />
provocatoria. Quando degenera, può<br />
diventare un aspetto negativo del nostro carattere»,<br />
la sua risposta. Partiamo dalla sua<br />
nascita: «Sono nato il 30 ottobre 1960, lo<br />
stesso giorno di Maradona, ho anche scritto<br />
una lettera al grande Diego», ci tiene a far<br />
sapere. Era domenica e il campionato di calcio<br />
di serie A era fermo. Si giocava per la<br />
prima volta una sfida tra la nazionali di Lega,<br />
in questo caso Italia-Inghilterra a Milano.<br />
Gli azzurri vinsero per 4-2, una squadra da<br />
sogno, basterebbe citare l’attacco: Hamrin,<br />
Angelillo, Charles, Boniperti, Altafini. La domenica<br />
precedente, il 23 ottobre, la Fiorentina<br />
batté la Juve per 3-0: quale miglior inizio<br />
per una persona che vivrà il calcio con passione!<br />
Fiorentino di via de’ Bardi, scuole elementari<br />
dalle suore in piazzetta San Felice,<br />
le medie alla Machiavelli in piazza Pitti prima<br />
del liceo artistico, Giannelli è cresciuto e<br />
si è formato nel cuore di Firenze, comprese<br />
le prime partite di pallone in Boboli. «La<br />
fortuna di camminare tutti i giorni, da ragazzino,<br />
sui lungarni, fra il Ponte Vecchio e<br />
piazza Pitti, con il rumore dei piatti che arrivava<br />
dalle cucine delle case, dal canto dei<br />
4 Leoni nelle strette strade del centro», la<br />
sua educazione sentimentale dentro le mura.<br />
Un primo lavoro da cartografo, per poi<br />
decidere, nel 1989, di seguire la passionaccia<br />
per tutto quello che è Firenze con l’apertura<br />
della Scramasax. Da quasi trent’anni,<br />
Giannelli si occupa di ideazioni, progettazioni,<br />
eventi, mostre, progetti editoriali. Il primo<br />
volume autoprodotto nel ’94, dedicato<br />
ai cinquant’anni del passaggio della guerra<br />
in città. Da allora, Giannelli di libri ne ha sfornati,<br />
anche da scrittore, altri ottanta. Un’intera<br />
biblioteca su Firenze, qualcosa come<br />
diecimila pagine e seimila foto, dedicata alla<br />
storia, l’arte, le tradizioni popolari, lo sport<br />
con la Fiorentina in testa, gli antichi mestieri<br />
e le memorie della nostra città. Fra le sue ultime<br />
pubblicazioni, due importanti volumi di<br />
testimonianze sui cinquant’anni dell’alluvione<br />
a Firenze, il libro-agenda 2018 costruito<br />
con 53 storie sui fatti e i misfatti della famiglia<br />
Medici, un’originale storia di Firenze ripercorsa<br />
attraverso cento fermate del tram,<br />
un libro dedicato alla storia di Firenze e ai<br />
momenti irripetibili della sua cucina, un vo-<br />
6<br />
LUCA GIANNELLI
lume sui novant’anni della Fiorentina. Anche<br />
il GiraFirenze e il GiraViola, due giochi<br />
da tavolo di successo, fra le sue creazioni.<br />
Ha un debole per Antognoni (Il mio primo<br />
idolo viola) e per Spadaro a proposito del<br />
quale chiarisce:«Ha cantato, con signorilità,<br />
in modo mai becero, le emozioni di noi<br />
fiorentini». Facciamoci una passeggiata insieme<br />
nella storia, e nelle storie, di Firenze,<br />
chiamiamolo un modo serio di giocare. Ci<br />
dica la sua trinità fiorentina: «Michelangelo,<br />
secondo me il più grande, Dante, anche<br />
per la mia passione per la Firenze medievale,<br />
e Bargellini, grande storico di Firenze,<br />
non solo come sindaco dell’alluvione».<br />
Una sua ‘nazionale’ dei grandi di Firenze?<br />
«Arnolfo, Donatello, Masaccio, Cosimo I°,<br />
Giotto, Dante, Botticelli, Brunelleschi, Michelangelo,<br />
Leonardo, Lorenzo il Magnifico,<br />
allenatore Zeffirelli». Altre due sue squadre<br />
ideali, più leggere, quella della Fiorentina e<br />
dei campioni cittadini degli altri sport? «La<br />
mia Fiorentina più bella di sempre, dunque:<br />
Albertosi; Magnini, Cervato; Dunga, Passarella,<br />
Brizi; Hamrin, De Sisti, Batistuta, Antognoni,<br />
Baggio. Allenatore, Bernardini.<br />
Gli altri sport? Andrei (atletica), Clemente<br />
Biondetti (pilota), Pancani (pattinaggio),<br />
Campriani e Benelli (tiro), Mattioli (volley, la<br />
grande Ruini), Mazzinghi e D’Agata (pugilato),<br />
Bartali e Gastone Nencini (ciclismo), De<br />
Magistris il Pelé della pallanuoto, allenatore<br />
Lonzi». E come vede, Giannelli, la Firenze<br />
di oggi, dalla sua bottega? «E’ cambiata<br />
l’atmosfera, basta camminare in centro per<br />
capirlo, siamo diventati soprattutto una città<br />
di turisti, con un bicchiere di spuma anche<br />
a due euro, e di street food, e lo dico da<br />
appassionato di cucina». Dove ritrovare, allora,<br />
la magia della città? «In piazza Pitti e<br />
sul Ponte Vecchio a notte fonda, nell’odore<br />
dei tigli d’estate, nella luce del tramonto<br />
da Ponte Santa Trinita». E il suo amato calcio<br />
storico? «Faccio parte del corteo; in passato<br />
ci si picchiava in campo per poi andare<br />
insieme a mangiare il lesso al Mercato Centrale,<br />
ma ora è degenerato, troppa violenza».<br />
Tre cose che farebbe, da sindaco: «Tolleranza<br />
zero in zona pedonale, uno stop alle licenze<br />
sfrenate per trattorie e locali di ristorazione<br />
che hanno aggredito il centro storico, forti<br />
agevolazioni per gli affitti dei fondi commerciali<br />
a sostegno degli artigiani e del lavoro<br />
fiorentino con la riqualificazioni degli arredi<br />
urbani.<br />
Fatti e misfatti della famiglia Medici.<br />
libro-agenda 2018<br />
di Luca Giannelli<br />
L’epopea della celeberrima famiglia: 53<br />
storie per 53 settimane da Giovanni di<br />
Bicci, primo grande protagonista mediceo<br />
in città, all’Elettrice Palatina, che<br />
gestì il passaggio del granducato ai Lorena<br />
con il famoso “Patto di Famiglia”.<br />
Curiosità, intrighi, storie d’amore, di<br />
sangue, battaglie, personaggi, opere<br />
d’arte trasformazioni della città e la nascita<br />
della Toscana il tutto raccontato in<br />
maniera accattivante con un adeguato<br />
apparato iconografico.<br />
Una fermata tira l’altra una storia tira<br />
l’altra<br />
Luca Giannelli-Fabrizio Pettinelli<br />
Firenze narrata in modo tutto particolare:<br />
100 fermate cittadine del tram (scelte<br />
fra le tante) fanno da pretesto ad<br />
altrettante storie particolari della città:<br />
personaggi, bricciche talvolta mai raccontate<br />
tradizioni, eventi storici, e luoghi<br />
scomparsi legati a queste fermate<br />
permetteranno di approfondire la storia<br />
di Firenze in maniera giocosa e di conoscere<br />
sempre più le linee del tram distribuite<br />
sul territorio. Prologo alle 100<br />
fermate 10 storie per raccontare l’evoluzione<br />
dei mezzi di trasporto in città:<br />
dal primo omnibus alla rinata tramvia.<br />
La cucina fiorentina nei giorni della<br />
storia<br />
Luca Giannelli-Ruggero Larco<br />
Un viaggio insolito e affascinante nella<br />
storia di Firenze. 22 episodi storici<br />
raccontati in maniera appassionata accompagnati<br />
dal racconto degli usi e costumi<br />
legati alla cucina con particolare<br />
attenzione ai cibi e alle varie trasformazioni<br />
in cucina. Per ogni periodo il lettore<br />
troverà almeno due ricette che lo<br />
accompagneranno con dovizia di particolari<br />
nell’affascinante mondo della cucina<br />
fiorentina.<br />
LUCA GIANNELLI<br />
7
Anteprima<br />
Mostre<br />
Gente di casa: i Medici<br />
Dal 2 dicembre la galleria Mirabili ospita<br />
la mostra di Monica Giarrè dedicata ai<br />
personaggi della nobile famiglia fiorentina<br />
Monica Giarrè<br />
di Barbara Santoro / foto courtesy Mirabili<br />
Negli anni 90 quando per la prima<br />
volta ho sentito parlare di<br />
Monica Giarrè ed ho visto le<br />
sue prime tele, mai avrei pensato un<br />
giorno di scrivere qualcosa su di lei.<br />
Monica non finisce mai di stupirmi,<br />
declina in continuazione temi e stilemi<br />
molto vicini al mio gusto che trovano<br />
sempre una forma di coesione<br />
con quello che tratta. A maggior ragione<br />
in quest’occasione in cui ha<br />
scomodato la nobile famiglia dei Medici,<br />
tracciando un profilo dei personaggi<br />
che hanno reso noto un così<br />
grande casato. La Giarrè da fiorentina<br />
“doc” ha ritratto i vari personaggi<br />
tanto da riconoscerli al primo “colpo<br />
d’occhio”, ma ha fedelmente mantenuto<br />
saldi i suoi tagli geometrici, i<br />
suoi giochi di piani costruiti con colori<br />
vibranti e non banali, gli animali<br />
del mito, le sue “tarsie” pittoriche, il<br />
verticalismo delle sue figure, l’umanità<br />
dei ritratti che pur per astrazione<br />
rimangano sempre fedeli ed infine<br />
l’inserimento delle “dime” in omaggio<br />
al padre (noto mobiliere di Tosi)<br />
che sono le sue radici, gli affetti dai<br />
quali non si è mai allontanata. Sono<br />
rimasti inalterati anche i fondi neri su<br />
cui spiccano le sembianze di una famiglia<br />
forse non bella esteticamente<br />
ma che per quasi cinque secoli, dalla<br />
fine del Duecento fino al 1737, ha<br />
saputo imporsi fra i nobili e gli aristocratici<br />
di tutta Europa. Come ebbi<br />
a scrivere nella rubrica Case d’artista,<br />
la Giarrè ci incanta con le sue abilità<br />
cromatiche, con una spazialità costruita<br />
con colori squillanti, colpi di<br />
spatola e pennellate che sollevano<br />
le sue creature fino a farle volare e<br />
diventare pagine sognate ed inafferrabili.<br />
E là dove non esistono documenti<br />
fotografici a delineare i volti<br />
dei Medici, come nel caso di Piccarda<br />
Bueri, la moglie di Bicci, con uno<br />
svolazzo di fantasia Monica ha idea-<br />
Mai Luce (Lucrezia de’ Medici)<br />
olio su tela, 2017<br />
Nobil moglie (Eleonora di Toledo)<br />
olio su tela, 2017
lizzato il volto forse più noto del Rinascimento:<br />
quello della Dama del<br />
Pollaiolo, oggi al Museo Poldi Pezzoli<br />
di Milano. E con la stessa disinvoltura<br />
ha assegnato a Lucrezia Donati le fattezze<br />
della virtù della Fortezza di Botticelli,<br />
dimostrando ancora una volta<br />
un’autonomia degna di una grande<br />
artista. Così mentre ci inoltriamo lungo<br />
le sale dello splendido show-room<br />
Mirabili: Arte d’abitare, Cosimo il<br />
Vecchio (1389-1464) col fratello Lorenzo<br />
(1395-1440), Lorenzo Il Magnifico<br />
(1449-1492) con la romana<br />
Clarice Orsini (1453-1498), Cosimo<br />
I° (1519-1574) ed Eleonora di Toledo<br />
(1522-1562), Francesco I° (1541-<br />
1587) prima con Giovanna d’Austria<br />
(1547-1578) e poi con la veneziana<br />
Bianca Cappello (1548-1587) ci<br />
osservano attenti e quasi intimiditi.<br />
Incontriamo poi la regina Caterina<br />
(1519-1589) e Cosimo III° (1642-<br />
1723) con la sposa Margherita Luisa<br />
d’Orleans (1645-1721) cugina del<br />
re di Francia Luigi XIV°. A meglio significare<br />
il difficile rapporto fra i due,<br />
la Giarrè ha separato i due sposi che<br />
addirittura si guardano di spalle, quasi<br />
a sfidarsi tra di loro. Ed infine Anna<br />
Maria Luisa, meglio nota come l’Elettrice<br />
Palatina (1667-1743), in quanto<br />
consorte di Giovanni Guglielmo II°<br />
Elettore Palatino, che col Patto di Famiglia<br />
del 1737 conservò alla città di<br />
Firenze gallerie, quadri, statue, biblioteche,<br />
gioie e cose preziose, perchè<br />
continuassero ad essere di utilità<br />
pubblica, di ornamento per la città e<br />
di stimolo per la curiosità dei forestieri.<br />
Anche i titoli dei quadri scelti<br />
con estrema cura rivelano la grande<br />
attenzione e l’accurata documentazione<br />
dell’artista. In un mondo ovattato<br />
dove il design la fa da padrone,<br />
le opere della Giarrè dialogano soddisfatte<br />
con i tavoli e le poltrone di Mario<br />
Ceroli, i totem e i vasi di Ettore<br />
Sottsass, le sfere luminose di Gaetano<br />
Pesce sapientemente attaccate al<br />
muro ad illuminare le sale, lo scrittoio<br />
Amanuense e la consolle Manutengolo<br />
di Adolfo Natalini, il divano Consuetudine<br />
con le gambe strutturate<br />
ad omini di Roberto Barni, le lampade<br />
Afrodite in ferro e vetro di Murano<br />
dell’eclettico Roberto Fallani, le accoglienti<br />
sculture in velluto e seta colorate<br />
di Carla Tolomeo, le stravaganti<br />
“antisculture” in legno di Urano Palma,<br />
le magnifiche e raffinate poltrone<br />
Elica in pelle e bronzo, usabili in<br />
qualsiasi ambiente. Argomenti tutti di<br />
esuberante creatività, sempre in bilico<br />
tra l’arte e il sogno, tra la rivisitazione<br />
e la concretezza dell’oggetto<br />
d’uso, tra la materialità e l’effimero,<br />
spesso presenti in musei e collezioni<br />
private che ne documentano il grande<br />
pregio. Per questo sono convinta del<br />
successo di questa esposizione, che<br />
come Mirabili, luogo in cui la mostra<br />
verrà ufficialmente inaugurata il 2 dicembre,<br />
vuole stupire, sorprendere,<br />
meravigliare, accendere l’attenzione<br />
di un pubblico colto e raffinato che<br />
ama circondarsi solo di cose belle e<br />
di qualità. La Giarrè in questa mostra<br />
ha voluto mettere alla prova tutta se<br />
stessa uscendo dagli archetipi delle<br />
sue figure e nello stesso tempo mantenendone<br />
la fedeltà, rinnovando con<br />
garbo ed inserendo particolari a volta<br />
azzardati ma sempre rispondenti alla<br />
nobile famiglia fiorentina creando<br />
nell’osservatore una profonda emozione<br />
e un curioso interesse. Sarà un<br />
eccezionale trionfo al quale sono felice<br />
di aver in piccolissima parte contribuito.<br />
Uno scorcio della galleria Mirabili dove il 2 dicembre verrà inaugurata la mostra di Monica Giarrè dedicata ai Medici
Eventi in<br />
Toscana<br />
Ambrogio Lorenzetti e la grande<br />
mostra nel complesso museale<br />
di Santa Maria della Scala a Siena<br />
di Barbara Santoro / foto courtesy Finestre sull’Arte<br />
Con cinquanta opere prestate dai<br />
musei più importanti d’Italia e<br />
del mondo e affreschi restaurati,<br />
Siena celebra uno dei più grandi<br />
artisti del Trecento, Ambrogio Lorenzetti<br />
(1285-1348). La mostra, ospitata<br />
nel complesso museale di Santa Maria<br />
della Scala dal 22 ottobre al 21 gennaio<br />
2018, si avvale di prestiti provenienti<br />
dal Louvre, dalla National Gallery,<br />
dagli Uffizi, dai Musei Vaticani, dallo<br />
Städel Museum di Francoforte e dalla<br />
Yale University Art Gallery. L’intento<br />
è reintegrare pressoché interamente<br />
la vicenda artistica di Ambrogio Lorenzetti,<br />
facendo nuovamente convergere<br />
a Siena quei dipinti che in larghissima<br />
parte furono prodotti proprio per i cittadini<br />
senesi e per le chiese della città.<br />
Promossa e finanziata dal Comune di<br />
Siena, con l’Alto Patronato del Presidente<br />
della Repubblica, che ha presenziato<br />
alla cerimonia d’inaugurazione<br />
il 20 ottobre, e il patrocinio del Ministero<br />
dei Beni e delle Attività Culturali<br />
e del Turismo e della Regione Toscana,<br />
la mostra promette di essere uno<br />
degli eventi espositivi più importanti<br />
dell’anno non solo a Siena ma anche<br />
in Italia. Un progetto scandito in<br />
più tappe e oggi giunto al culmine dopo<br />
l’avvio nel 2015 con l’iniziativa Dentro<br />
il restauro mirata ad una profonda<br />
conoscenza dell’attività dell’artista, ad<br />
una migliore conservazione delle sue<br />
opere e a favorirne l’avvicinamento da<br />
parte del pubblico. Così grazie al contributo<br />
del MIBACT per Siena Capitale<br />
Italiana della Cultura 2015, sono state<br />
trasferite al Santa Maria della Scala<br />
alcune importanti opere dell’artista<br />
che necessitavano di indagini conoscitive,<br />
interventi conservativi o veri e<br />
propri restauri, come il ciclo di affreschi<br />
staccati della chiesa di San Galgano<br />
a Montesiepi, il polittico della<br />
chiesa di San Pietro in Castelvecchio a<br />
Siena (ricomposto e riunito con l’originaria<br />
cimasa raffigurante il Redentore<br />
benedicente), gli affreschi dell’antica<br />
sala capitolare e del chiostro della Basilica<br />
di San Francesco e il ciclo nella<br />
chiesa di Sant’Agostino, nel cui capitolo<br />
Ambrogio Lorenzetti dipinse le Storie<br />
di Santa Caterina e gli articoli del<br />
Credo. Nell’esposizione e nel catalogo<br />
torneranno così a vivere idealmente gli<br />
Ambrogio Lorenzetti<br />
22 ottobre 2017 - 21 gennaio 2018<br />
A cura di Alessandro Bagnoli,<br />
Roberto Bartalini, Max Seidel<br />
Complesso museale Santa<br />
Maria della Scala<br />
Piazza del Duomo, 1, Siena<br />
Per informazioni:<br />
www.santamariadellascala.com<br />
Uno scorcio della mostra con gli affreschi dell’eremo di Montesiepi<br />
10<br />
AMBROGIO LORENZETTI
La Maestà di Massa Marittima, dettaglio della<br />
figura della Carità, Museo Diocesano<br />
Crocifissione, quattro Santi, Natività e Annuncio<br />
ai pastori, tempera e oro su tavola, Francoforte,<br />
Städel Museum<br />
Madonna che allatta il Bambino, 1325, Museo<br />
Diocesano, Siena<br />
affreschi che tra l’altro contenevano la<br />
prima rappresentazione di una tempesta<br />
nella storia della pittura occidentale<br />
(nella quale spiccava la grandine folta<br />
in su e’ palvesi, come scrisse Lorenzo<br />
Ghiberti). Sarà possibile vedere in mostra<br />
una parte dei dipinti che formava<br />
un insieme davvero unico, privo di<br />
paralleli in tutta Europa: la serie delle<br />
pale d’altare dei santi patroni allestite<br />
nella cattedrale di Siena tra il 1330 e il<br />
1350 circa e commissionate a Simone<br />
Martini, a Bartolomeo Bulgarini, a Pietro<br />
e ad Ambrogio Lorenzetti. Quest’ultimo,<br />
nonostante sia considerato uno<br />
degli artisti più importanti dell’Europa<br />
trecentesca, è ancora poco conosciuto<br />
dal grande pubblico. Gli studi - spesso<br />
di livello altissimo - si sono concentrati,<br />
infatti, quasi esclusivamente sugli<br />
affreschi del Palazzo Pubblico di Siena,<br />
raffiguranti le allegorie e gli effetti<br />
del buono e del cattivo governo sulla<br />
città e il suo contado. Proprio la densità<br />
concettuale di questo ciclo di affreschi<br />
ha messo in ombra il resto delle<br />
sue opere pittoriche, tant’è che ancora<br />
oggi non esiste una moderna e affidabile<br />
monografia scientifica che ne<br />
ricostruisca interamente l’attività. Eppure<br />
è stato uno dei più grandi pittori<br />
del secolo XIV, uno straordinario narratore<br />
di storie sacre e un innovatore<br />
di molte tradizioni iconografiche e della<br />
concezione stessa dei dipinti d’altare,<br />
senza dimenticare il suo contributo<br />
alla reinvezione del paesaggio e della<br />
pittura d’ambiente. La mostra, preceduta<br />
da un’intensa attività di ricerca e<br />
da importanti campagne di restauro,<br />
rappresenta dunque l’occasione per<br />
fare luce sulla sua imponente attività.<br />
Il percorso espositivo sarà arricchito<br />
inoltre dalla presenza di un’audioguida<br />
in cinque lingue distribuita al pubblico<br />
e da alcuni interventi videofilmati sia di<br />
taglio informativo che di taglio suggestivo/narrativo.<br />
La mostra è curata da<br />
Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini<br />
e Max Seidel, autori anche del corposo<br />
volume che accompagna l’esposizione,<br />
mentre gli allestimenti sono stati realizzati<br />
dallo Studio Guicciardini&Magni<br />
che si è dimostrato di altissima qualità<br />
anche in altre realizzazioni come il rinnovato<br />
Museo dell’Opera del Duomo di<br />
Firenze.<br />
Un’altra sezione della mostra<br />
11
Firenze<br />
Mostre<br />
Ieri ed oggi<br />
A distanza di quasi un anno dalla prima mostra insieme, Giuliana e Nicola<br />
Signorini, madre e figlio, tornano ad esporre al Gruppo Donatello con un<br />
percorso tra disegno, pittura e fotografia<br />
di Fabrizio Borghini / foto courtesy degli artisti<br />
Nata a Pistoia, Giuliana Signorini<br />
vive a Firenze da sessant’anni.<br />
Ha esplorato l’arte in tutte le sue<br />
forme: pittura, scultura, grafica, oreficeria,<br />
mosaico e domani chissà…. Fa parte<br />
da molti anni dei due maggiori gruppi<br />
artistici fiorentini, il Gruppo Donatello e<br />
l’Antica Compagnia del Paiolo. Ha curato<br />
mostre e cataloghi sia in America che in<br />
Germania, con la partecipazione di molti<br />
artisti di entambi i gruppi. E’ stata per<br />
dodici anni vice presidente del Grup-<br />
po Donatello. Molte le sue mostre personali<br />
sia in Italia che all’estero. Anche<br />
quest’anno esporrà insieme al figlio Nicola,<br />
architetto e fotografo, presentando<br />
disegni inediti degli anni Settanta e Ottanta<br />
nei quali la figura, uomo o donna, è<br />
sempre il risultato di uno studio del modello<br />
dal vero all’Accademia di Belle Arti<br />
di Firenze. Aggiungerà, inoltre, alcuni<br />
quadri eseguiti negli ultimi anni.<br />
giulianasignorini@virgilio.it<br />
Giuliana Signorini<br />
La posa, pastello, cm 100x70, 1980<br />
Omaggio a Firenze, olio su tela, cm 90x70, 2012<br />
12 GIULIANA E NICO<strong>LA</strong> SIGNORINI
Nicola Signorini<br />
Da sempre dedito alla fotografia,<br />
con particolare attenzione<br />
alla figura umana, alla natura<br />
e agli scorci architettonici, Nicola Signorini<br />
ha scattato la sua prima foto<br />
da piccolo per ritrarre la madre Giuliana<br />
nelle campagne senesi. Gli studi lo<br />
hanno portato ad interessarsi all’interior<br />
design, al restauro di edifici storici<br />
e alla prevenzione sismica e diagnostica<br />
strutturale. La formazione tecnica<br />
e la sua innata curiosità lo spingono<br />
sempre alla ricerca di nuove forme<br />
espressive fino a sperimentare antiche<br />
tecniche di stampa come quella al platino-palladio<br />
e tecniche di ripresa particolari<br />
quali il foro stenopeico. Non ha<br />
mai smesso di coltivare la passione<br />
per la fotografia, con cui riesce a soddisfare<br />
la curiosità per tutto quello che<br />
lo circonda. In questa mostra espone<br />
alcune foto del passato assieme all’ultima<br />
ricerca sul light painting.<br />
Light painting, stampa digitale, cm 75x50, 2017<br />
signorininicola@hotmail.com<br />
Giuliana e Nicola Signorini<br />
IERI E OGGI<br />
11 - 23 novembre 2017<br />
Feriali: 17,00 - 19,30<br />
Festivi: 16,00 - 19,30<br />
Gruppo Donatello, via degli Artisti, 2r<br />
50132 Firenze<br />
Mille finestre, stampa digitale, cm 50x75, 2010<br />
GIULIANA E NICO<strong>LA</strong> SIGNORINI<br />
13
Firenze<br />
Mostre<br />
I volti della Riforma<br />
Lutero e Cranach nelle collezioni medicee<br />
In corso fino al 7 gennaio alla Galleria degli Uffizi<br />
di Barbara Santoro / foto Ansa<br />
La Galleria degli Uffizi ospita fino<br />
al 7 gennaio 2018 la mostra I<br />
volti della Riforma. Lutero e Cranach<br />
nelle collezioni medicee, allestita<br />
nella Sala Detti del Gabinetto Disegni e<br />
Stampe. Il 31 ottobre 1517 furono affisse<br />
alla porta della Cattedrale di Wittemberg<br />
le Novantacinque tesi di Martin<br />
Lutero contro la prassi della vendita<br />
delle indulgenze e l’autorità del papa,<br />
evento che aprì la strada alla Riforma<br />
protestante. Per celebrare la ricorrenza<br />
del cinquecentenario, gli Uffizi presentano<br />
un prezioso nucleo di dipinti<br />
di soggetto luterano appartenenti alle<br />
collezioni granducali. Saranno esposte,<br />
infatti, le icone della nuova Chiesa<br />
riformata: i ritratti di Martin Lutero e<br />
di Filippo Melantone, i due teologi promotori<br />
del movimento riformatore; di<br />
Lutero, già monaco agostiniano, e della<br />
moglie Caterina von Bora, monaca<br />
cistercense; dei fratelli Federico III° il<br />
Saggio e Giovanni, Elettori di Sassonia<br />
e sostenitori politici della Riforma.<br />
Tutti questi pregevoli dipinti sono accomunati<br />
dall’essere usciti dalla bottega<br />
di Lucas Cranach il Vecchio, pittore<br />
ufficiale della nuova corrente religiosa.<br />
A questi si affianca una copia antica di<br />
un ritratto di Lutero, il dittico di Adamo<br />
ed Eva e una Madonna col Bambino<br />
e il San Giovannino, prove della padronanza<br />
del pittore tedesco nell’interpretare<br />
temi sacri sia attinenti alla nuova<br />
spiritualità riformata sia a quella cattolica.<br />
Lucas Cranach il Vecchio (1472-<br />
1553), amico personale di Lutero e<br />
pittore di corte, creò opere bellissime<br />
da far circolare come veri manifesti<br />
della nuova ideologia. L’artista, sostenitore<br />
di Lutero e del suo programma,<br />
formulò così l’iconografia ufficiale della<br />
ritrattistica dei capi del movimento,<br />
improntandola alla massima semplicità:<br />
nel frattempo elaborava anche incisioni<br />
di immagini a corredo dei testi<br />
sacri riformati che in parte pubblicò lui<br />
Lucas Cranach il Vecchio, Ritratto di Martin<br />
Lutero, olio su tavola,cm 39x25, 1528<br />
stesso come editore. In mostra sono<br />
visibili per la prima volta tre serie di incisioni<br />
di altissima qualità che illustrano<br />
argomenti sacri come la Passione<br />
di Cristo, gli Apostoli, i Martirii degli<br />
Apostoli ed altre stampe singole. Nel<br />
campo dell’incisione a Cranach si contrappose<br />
Albrecht Dürer (Norimberga<br />
1471 - 1528). In mostra sono esposti<br />
alcuni significativi esempi di questo<br />
fruttuoso confronto fra i due maestri<br />
sul tema della penitenza di San Giovanni<br />
Crisostomo e del peccato originale.<br />
Sono visibili, inoltre, i ritratti di personalità<br />
di ambito fiorentino che furono<br />
inquisite per aver manifestato il loro<br />
interesse verso le nuove teorie religiose,<br />
come Pietro Carnesecchi (dipinto<br />
da Domenico Ubaldini detto il Puligo<br />
1492-1527) e Bartolomeo Panciatichi<br />
di Agnolo Bronzino (1503-1572). A Firenze,<br />
negli anni Quaranta del Cinquecento,<br />
mentre i rapporti fra Cosimo I° e<br />
la chiesa di Paolo III° Farnese erano al<br />
massimo della tensione, le nuove dottrine<br />
si stavano propagando nei circoli<br />
intellettuali di letterati, artisti, funzionari<br />
di corte, vescovi e nell’Accademia<br />
Fiorentina. Cosimo si spese in una difesa<br />
ad oltranza di queste personalità,<br />
ma non sempre con successo, come<br />
nel caso del Carnesecchi, che fu giustiziato<br />
senza pietà mediante decapitazione<br />
e rogo il 1° ottobre 1567. Per<br />
tornare ai dipinti di Cranach il Vecchio,<br />
le effigi dei coniugi Lutero sono citate<br />
nell’inventario delle collezioni medicee<br />
per la prima volta nel 1561; gli Elettori<br />
Palatini provengono invece dall’eredità<br />
urbinate di Vittoria della Rovere (moglie<br />
di Ferdinando II°), a riprova della<br />
diffusione dei volti della Riforma nelle<br />
corti di tutta Europa. Collocati in posizioni<br />
defilate, i ritratti di Lutero e Melantone<br />
ebbero un momento di grande<br />
visibilità nella Sala dei Pittori dell’appartamento<br />
del Cardinal Leopoldo, che<br />
li separò per inserirli in ricche cornici<br />
barocche. Questi ritratti rimasero dunque<br />
parte inalterata delle collezioni,<br />
nonostante l’immagine pubblica della<br />
dinastia nel corso del tempo sia stata<br />
sempre più fortemente connotata<br />
da una strettissima ortodossia cattoli-<br />
Lucas Cranach il Vecchio, Ritratto di Caterina<br />
von Bora, olio su tavola, cm 37x23, 1529<br />
14<br />
LUTERO E CRANACH NELLE COLLEZIONI MEDICEE
Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi<br />
ca. «La mostra ora agli Uffizi - afferma<br />
il direttore della Galleria Eike Schmidt<br />
- offre una testimonianza della grande<br />
apertura mentale dei Medici anche verso<br />
le nuove tendenze teologiche, al fine<br />
di documentare la varietà culturale<br />
dell’Europa. L’esposizione è stata occasione<br />
per un’importante campagna<br />
di restauri che ha incluso due straordinarie<br />
cornici seicentesche attribuite<br />
a Vittorio Crosten. Le incisioni di Cranach<br />
sono state restaurate da Maurizio<br />
Boni e Luciano Mori, restauratori<br />
del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe<br />
degli Uffizi». La mostra, documentata<br />
da un catalogo edito da Sillabe, è<br />
a cura di Francesca de Luca e Giovanni<br />
Maria Fara ed è promossa dal Ministero<br />
dei Beni e delle Attività Culturali e<br />
del Turismo con le Gallerie degli Uffizi<br />
e la Firenze Musei. L’allestimento, abilmente<br />
curato dall’architetto fiorentino<br />
Antonio Godoli, rende fruibili le grandi<br />
tele appoggiate su supporti di vetro e<br />
strutture mobili che permettono la piena<br />
visibilità spaziale in un ambiente luminosissimo.<br />
I volti della Riforma.<br />
Lutero e Cranach nelle collezioni medicee.<br />
31 ottobre 2017 - 7 gennaio 2018<br />
A cura di Francesca de Luca e Giovanni<br />
Maria Fara<br />
Firenze, Gallerie degli Uffizi - Gabinetto<br />
dei Disegni e delle Stampe (Sala Detti)<br />
Per informazioni:<br />
www.uffizi.it<br />
Uno scorcio della mostra nell’allestimento ideato dell’architetto Antonio Godoli.<br />
Al centro, il Ritratto di Pietro Carnesecchi dipinto da Domenico Puligo nel 1527<br />
15
16
A cura di<br />
Elisabetta Mereu<br />
Speciale<br />
Valdisieve<br />
Il mondo dietro l’obbiettivo<br />
di Geo Bruschi<br />
Foto Geo Bruschi<br />
Intervistare Geo Bruschi in poco più di<br />
un’ora è come fare il giro del mondo<br />
in…80 minuti! Non c’è un continente<br />
che questo affabile 87enne, affermato<br />
imprenditore fiorentino, non abbia visitato,<br />
esplorato e sopratutto fotografato nel<br />
corso della sua vita e dei suoi viaggi. Più<br />
di tutti senza dubbio l’India, dove nell’arco<br />
di 50 anni è tornato per ben 33 volte.<br />
Incalcolabile la documentazione fotografica<br />
che possiede solo su questa nazione<br />
e dalla quale ha scelto circa 80 immagini,<br />
esposte, dall’11 novembre al 14 gennaio<br />
2018, a Pontassieve, nel museo inaugurato<br />
3 anni fa che porta il suo stesso nome.<br />
Geo Bruschi ha infatti donato al comune<br />
importanti e rari reperti archeologici, maschere<br />
e foto dal mondo da lui collezionati<br />
in tanti decenni. A differenza dell’altra mostra<br />
(inaugurata al Liceo Petrocchi di Pistoia<br />
all’inizio di questo mese, con le foto<br />
di Bruschi sul tema dell’abitazione in diverse<br />
parti del mondo ndr.), quella in Valdisieve<br />
è monografica. A fare da corollario<br />
all’esposizione di scatti sull’India tante iniziative<br />
collaterali di carattere culturale, sociale<br />
e anche gastronomico, coordinate<br />
dagli architetti Laura Bati e Guido Spezza,<br />
in collaborazione con il Comune di Pontassieve.<br />
«Questa mostra si chiama 50 anni di<br />
India - mi dice Geo Bruschi - e spero tanto<br />
che all’inaugurazione possa intervenire<br />
anche il mio amico santone di Calcutta!<br />
Come consuetudine organizziamo diverse<br />
iniziative sul tema, fra cui gli incontri con<br />
gli studenti che mi fanno sempre tante domande<br />
e sono curiosi proprio come ero<br />
io alla loro età! L’India è un paese che mi<br />
ha affascinato profondamente anche perché<br />
lì è avvenuto un incontro che mi ha<br />
molto colpito: quello con Madre Teresa.<br />
Avevo accompagnato un gruppo di amici<br />
a visitare Calcutta e alcune delle strutture<br />
create dall’attuale santa e visto che eravamo<br />
quasi alla fine del viaggio ed era rimasto<br />
un bel fondo cassa ho chiesto agli altri<br />
di donare tutto all’opera di carità. La Madre,<br />
che come sappiamo era di poche parole<br />
ma molto carismatica, mi guardò, poi<br />
mi baciò e mi abbracciò, riconoscente per<br />
quel gesto. E il suo abbraccio potente mi<br />
è rimasto nel cuore.». Da grande comunicatore<br />
qual è, Geo Bruschi parla volentieri<br />
del suo lavoro e dei suoi viaggi, legati<br />
a doppio filo con la vita privata e gli affetti<br />
sui quali mi apre le porte del cuore. «In<br />
India ho tanti bei ricordi - continua - anche<br />
perché ci sono stato con mia moglie Iolanda,<br />
che chiamavamo Lalla (scomparsa<br />
quasi 20 anni fa ndr.). Lei è stato il più bel<br />
viaggio della mia vita! Ci siamo conosciuti<br />
al matrimonio di una sorella più grande,<br />
tramite comuni amici. Era bellissima! Durante<br />
il rinfresco trovai l’occasione per avvicinarla<br />
e parlare. Ma, dopo pochi minuti,<br />
stufa della confusione che ci circondava lei<br />
riempì dei piatti e mi portò in un bosco vicino<br />
a mangiare. Da allora non ci siamo<br />
più lasciati e - nonostante le reticenze di<br />
mia suocera che all’epoca mi considerava<br />
troppo scapestrato - nel ’59 ci siamo<br />
sposati a La Verna e poi siamo andati in<br />
viaggio di nozze in Spagna, un altro paese<br />
che amavamo entrambi. Lalla era una<br />
donna ed una viaggiatrice straordinaria ed<br />
aveva un dono singolare: riuscire ad entrare<br />
in relazione con gli animali, anche quelli<br />
selvatici ai quali si avvicinava senza paura.<br />
Una volta, in Argentina, si è messa a parlare<br />
ad un cucciolo di pinguino e lui subito<br />
dopo ha iniziato a seguirla. Un Konrad<br />
Lorenz in gonnella insomma.». Sentendo<br />
i suoi racconti penso che ci sia proprio un<br />
destino in quell’appellativo datogli da uno<br />
dei nipoti che da piccolo non sapeva pronunciare<br />
il vero nome dello zio, all’anagrafe<br />
Eugenio. Dunque, nomen omen! Infatti,<br />
Geo in greco significa Terra. E lui l’ha girata<br />
in lungo e in largo, testimoniando questo<br />
suo peregrinare in migliaia di scatti,<br />
www.geobruschi.it<br />
prima con la Leika e la Minolta, poi con<br />
l’inseparabile Nikon D7200. Questo cittadino<br />
dell’universo circa 10 anni fa è stato<br />
addirittura nominato dalla Fondazione<br />
Carlo Collodi Ambasciatore di Pinocchio<br />
nel mondo perché, portandosi dietro il famoso<br />
burattino, aveva riscontrato che veniva<br />
riconosciuto da bambini e adulti a cui<br />
regalava gioia. Come un fil rouge che unisce<br />
popoli e paesi. Le sue straordinarie<br />
foto colpiscono per l’esplosione di colori,<br />
per l’originalità dell’inquadratura, per la<br />
forza emotiva che suscitano in chi le osserva<br />
e ne ammira la peculiarità. Geo Bruschi<br />
ha conosciuto e fotografato decine di<br />
persone importanti nella sua vita, capi di<br />
Stato, artisti internazionali, donne e uomini<br />
di cultura. Come Ernest Hemingway che<br />
incontrò durante una delle sue partecipazioni<br />
all’Encierro, la tradizionale corsa dei<br />
tori per le strade di Pamplona, dove una<br />
volta ha rischiato di morire perché gli passò<br />
letteralmente sopra il branco di bestie.<br />
«Lui era lì per scrivere degli articoli per la<br />
rivista Life (dai quali sono scaturiti libri come<br />
Un’estate pericolosa e Morte nel pomeriggio<br />
- ndr.) e mi chiese se avessi avuto<br />
paura. Gli risposi che non ne avevo avuto<br />
il tempo. E questa mia frase fu riportata<br />
dallo scrittore proprio in uno di quegli<br />
articoli.». Ma ciò che caratterizza le straordinarie<br />
immagini di quest’uomo instancabile<br />
ancora oggi, a dispetto dell’età,<br />
curioso della vita ed appassionato di avventure,<br />
sono sopratutto i volti di persone<br />
sconosciute, spesso le più umili a cui<br />
ha dato valore ed importanza. Ne ha immortalate<br />
a milioni nei 130 paesi visitati,<br />
riuscendo a coglierne le espressioni più<br />
naturali ed autentiche, nei momenti di vita<br />
quotidiana, di lavoro, di fatica, ma anche<br />
di gioia o di festa. Momenti che Bruschi<br />
ha condiviso personalmente con moltissime<br />
popolazioni ed etnìe, affrontando<br />
spesso disagi, pericoli, difficoltà linguisti-<br />
18<br />
GEO BRUSCHI
Speciale<br />
Valdisieve<br />
Lalla, moglie di Geo, in Argentina nel 1987<br />
India, Benares. Bagno nel Gange<br />
che, talvolta sfidando temperature polari<br />
o torride, supportato però da un fisico<br />
forte e temprato dagli sport. Nonostante<br />
le decine di sigarette giornaliere che tuttora<br />
fuma, da quando gliele regalarono gli<br />
americani durante la Liberazione all’età di<br />
13 anni. Ha praticato moltissime attività<br />
sportive: tennis, fioretto, alpinismo, attività<br />
subacquea, ma sopratutto ciclismo. Si<br />
allenava con Bartali, pur non riuscendo<br />
mai ad eguagliarlo perché secondo Ginettaccio<br />
si impegnava di più a correre dietro<br />
alle donne che in bici. E a conferma di ciò<br />
mi racconta un altro episodio. «Nell’Anno<br />
Santo del 1950 Papa Pacelli disse che<br />
avrebbe concesso ospitalità gratis presso<br />
le strutture del clero per 10 giorni a coloro<br />
che fossero andati a Roma da pellegrini<br />
con mezzi di fortuna. Io arrivai nella capitale<br />
in bici, in sole 11 ore, ma poi conobbi<br />
un’americana bellissima e ricchissima e<br />
il mio viaggio prese tutt’altra piega!» . Insomma<br />
dalla sua prima uscita dalla Toscana,<br />
dopo il diploma in ragioneria nel ’49<br />
quando andò ad Amburgo con una Vespa,<br />
o in seguito a Capo Nord in auto, la sua vita<br />
è stata tutta un saliscendi in giro per il<br />
pianeta. Come la famosa lampada da cucina<br />
tanto in voga verso la fine degli Anni<br />
60 che - grazie ad un’abile operazione di<br />
marketing - rappresentò il suo asso nella<br />
manica e fece la fortuna della sua azienda<br />
che sbaragliò la concorrenza anche internazionale.<br />
«Viaggiare vuol dire conoscere,<br />
non solo culture diverse ma anche se<br />
stessi - aggiunge - perché nelle situazioni<br />
più disparate vediamo come sappiamo reagire<br />
e dunque impariamo anche a scoprire<br />
le nostre peculiarità e risorse nascoste.<br />
Parallelamente, fotografare non è soltanto<br />
fermare un’immagine in un determinato<br />
momento ma mettere in luce ciò che<br />
quella visione ti suscita dentro!». A giudicare<br />
dall’esposizione fotografica al museo<br />
di Pontassieve le emozioni per Geo Bruschi<br />
in oltre 50 anni di attività devono essere<br />
state davvero infinite, forti, bellissime<br />
e contrastanti allo stesso tempo. Come i<br />
sentimenti che ancora oggi prova ogni<br />
volta che si pone dietro all’obbiettivo per<br />
regalarci immagini davvero uniche.<br />
India del sud. Viaggiando sul lago Periar<br />
19
India, Benares. Mendicanti<br />
India, Rajastan. Ritratto femminile<br />
India Benares. Preghiera del mattino<br />
20
Speciale<br />
Valdisieve<br />
India, Benares. Sulla porta del tempio<br />
Questa foto e quella accanto: India, Allahabad,<br />
Kumbh Mela<br />
GEO BRUSCHI<br />
21
Speciale<br />
Valdisieve<br />
Carlo Ciucchi ci apre le porte della<br />
sua officina artistica e anche quelle<br />
del suo cuore con tanti ricordi di<br />
famiglia<br />
Foto Adriano Buccoliero<br />
Ha impiegato un anno e mezzo<br />
a realizzare quello che<br />
gli frullava nella testa fin da<br />
quando, allievo dell’Istituto d’Arte di<br />
Firenze, marinava la scuola per andare<br />
a vedere i musei e monumenti in<br />
città e rimase folgorato dalla chiesa<br />
di San Miniato al Monte. E così Carlo<br />
Ciucchi, detto Picchio, di Dicomano<br />
ispirandosi a quegli affreschi e decorazioni<br />
di Spinello Aretino, con l’ aiuto<br />
dell’amico decoratore e pittore Mauro<br />
Murri e delle figlie Francesca e Federica,<br />
li ha riprodotti e personalizzati<br />
come omaggio non solo alla pittura<br />
del Trecento ed ai personaggi illustri<br />
suoi conterranei, come Giotto e Beato<br />
Angelico, ma anche ai nostri contemporanei<br />
Papa Woytila e Padre Pio.<br />
La capacità pittorica di questo artista<br />
è tale che c’è una grande affinità fra<br />
i due ambienti, l’officina artistica e il<br />
suo cuore. L’officina di circa 40 mq. è<br />
a base quadrata con soffitti a padiglione<br />
e dipinti dai caratteristici e molteplici<br />
colori che ne abbelliscono ogni<br />
angolo. «Questo posto rispecchia il<br />
mio spirito di Paiolante - spiega Picchio<br />
(appellativo scelto come nome<br />
d’arte da quando, a 13 anni, durante<br />
la recita della commedia in vernacolo<br />
fiorentino Lo zio d’America cascò e<br />
battè un picchio ndr.) - perché vi si respira<br />
arte, ma vuole essere anche un<br />
luogo di aggregazione, come è nello<br />
spirito della Antica Compagnia del Paiolo<br />
(associazione fiorentina nata nel<br />
1512 di cui è segretario nella sezione<br />
Arti Visive ndr.)». Uno spirito artistico<br />
a tutto tondo il suo che dopo<br />
essere passato da diversi stili pittorici,<br />
da oltre 20 anni si cimenta anche<br />
nella scultura, con bassorilievi in<br />
pietra serena e opere altrettanto suggestive<br />
quanto quelle riprodotte su<br />
tela. «Nella vita - prosegue l’artista -<br />
mi ispiro alle tre A: Arte, Amicizia e<br />
Amore. Credo che questa vena creativa<br />
mi derivi dall’ambiente familiare.<br />
Mio padre Armando era appassionato<br />
di teatro e opera, mio nonno materno<br />
Vittorio Massai cantava di poesia<br />
in ottavine nelle varie sagre e feste<br />
di paese e mia madre Marsilia, oggi<br />
97enne, è stata un soprano lirico e fino<br />
a pochi anni fa cantava in chiesa.<br />
Si esibì per la prima volta a 9 anni a<br />
Il pittore Carlo Ciucchi all’opera nella sua officina artistica<br />
22<br />
CARLO CIUCCHI
Speciale<br />
Valdisieve<br />
San Godenzo, nella chiesa di San Babila,<br />
dove cantò l’Ave Maria di Schubert<br />
e mi ha sempre raccontato che<br />
il priore tremava perché aveva paura<br />
che lei così giovane, non ce l’avrebbe<br />
fatta. Invece fu bravissima. Povera<br />
mamma, quanto l’ho fatta arrabbiare<br />
quando ero bambino! Mi diceva<br />
che ero nato col pennello in mano e<br />
in casa mi rincorreva continuamente<br />
per impedirmi di dipingere muri, porte<br />
e scuretti delle finestre.». Ma dato<br />
che il buon dì si vede dal mattino, a 6<br />
anni Picchio vinse un concorso scolastico<br />
con un disegno a matita che<br />
rappresentava un calesse con cavallo<br />
e cocchiere. Stesso risultato in quinta<br />
elementare con una china su carta<br />
dal titolo Tempesta sul fiume e in terza<br />
media con Tramonto, una tempera<br />
su carta. Da allora non si è più fermato<br />
e la sua carriera pittorica è andata<br />
sempre in crescendo, riscuotendo<br />
successo anche all’estero. Dopo tanti<br />
aneddoti familiari, alla domanda su<br />
quale sia il ricordo più bello della sua<br />
vita, risponde sorridendo: «Se potessi<br />
fermare il tempo il mio momento migliore<br />
è… sicuramente domani, perché<br />
sono un ottimista!».<br />
In questa e nelle altre foto, le pareti affrescate nello studio di Carlo Ciucchi<br />
Carlo Ciucchi esegue affreschi,<br />
tempere murali e decorazioni.<br />
Per info:<br />
Carlo Ciucchi Picchio<br />
+39 338 5253569<br />
23
Speciale<br />
Valdisieve<br />
Frantoio San Leolino di Londa<br />
Produce l’oro verde da quasi 500 anni<br />
www.fattoriasanleolino.com<br />
I<br />
pellegrini che nel tardo Medioevo si recavano<br />
dalla Val di Sieve in Casentino,<br />
a piedi o a cavallo, attraverso il passo<br />
di Croce a Mori, passando per Londa<br />
si fermavano presso un edificio, originariamente<br />
appartenente alla Compagnia<br />
del Bigallo (associazione religiosa di laici<br />
fondata a Firenze nel 1244 con finalità caritative<br />
ndr.), destinato ad accogliere e dare<br />
riparo ai viandanti. In tempi successivi<br />
questa antica struttura iniziò ad essere utilizzata<br />
come frantoio e nel 1645 la Fattoria<br />
di San Leolino ed altri possedimenti, insieme<br />
al titolo di marchesa, fu donata da<br />
Ferdinando II° de’ Medici Granduca di Toscana,<br />
ad Ortensia Guadagni in segno di<br />
riconoscenza per essere stata l’eccellente<br />
educatrice dei suoi figli. Da allora, attraverso<br />
i diversi legami matrimoniali, la proprietà<br />
è in mano alla famiglia Dufour Berte.<br />
«Noi siamo gli eredi diretti per discendenza»,<br />
mi dice Nicola Venturi, 36 anni, pronipote<br />
di quella che a Londa tutti conoscono<br />
come la marchesina.«Lei era zia Maria<br />
Luisa, ma noi la chiamiamo affettuosamente<br />
zia Misa, che si è occupata della<br />
fattoria e del frantoio ininterrottamente dal<br />
1953, col beneplacito e la gratitudine delle<br />
sorelle Cecilia e Maria Antonietta, nonna<br />
materna mia e di mio fratello più grande<br />
Tommaso, che però si dedica principalmente<br />
all’attività nell’agriturismo di famiglia<br />
e al settore vinicolo». Questo frantoio<br />
non solo è uno dei più antichi d’Italia (nel<br />
2014 ha anche ricevuto dall’Unione delle<br />
Camere di Commercio un riconoscimento<br />
come Impresa Storica ndr.), ma è l’unico<br />
tuttora operativo nella provincia di<br />
Firenze, in cui viene effettuata la frangitura<br />
a freddo, con grosse macine in pietra, secondo<br />
il metodo più tradizionale. Le olive<br />
defogliate e lavate vengono scaricate dentro<br />
la vasca per essere macinate. La pasta<br />
ottenuta viene poi distribuita su dei dischi<br />
impilati in un apposito macchinario e successivamente<br />
sottoposti ad una pressione<br />
che raggiunge le 400 atmosfere. Il tutto a<br />
temperatura ambiente non superiore ai 18<br />
gradi, così da ottenere solo per estrazione<br />
un prodotto di altissima qualità, dalle straordinarie<br />
caratteristiche organolettiche,<br />
ricco di antiossidanti e di sostanze benefiche,<br />
preziose alleate della nostra salute.<br />
Un procedimento affascinante da vedere,<br />
soprattutto in quanto diventato davvero<br />
raro. Ecco perché in attesa di poter trovare<br />
il momento propizio per fare un restyling<br />
della struttura senza alterarne le peculiarità,<br />
da qualche anno l’azienda ha deciso di<br />
aprire le porte alle scolaresche e mostrare<br />
quanta fatica c’è dietro ad una buona fettunta.<br />
«Questo è un lavoro che puoi fare<br />
solo se hai la passione» continua Nicola,<br />
che ha iniziato da ragazzo, pur proseguendo<br />
gli studi alla facoltà di Agraria, e da circa<br />
3 anni sostituisce egregiamente nella<br />
gestione del frantoio la zia Misa di 97 anni,<br />
che purtroppo è venuta a mancare proprio<br />
alla fine di ottobre, ma fino allo scorso<br />
anno prendeva nota telefonicamente delle<br />
prenotazioni per la frangitura. «Prenotazioni<br />
che - aggiunge Nicola - continuano<br />
ad essere numerose, anche se quest’anno<br />
la produzione, seppure di ottima qualità,<br />
è sicuramente inferiore, a causa della<br />
forte siccità. Ci sono stati anni in cui lavoravamo<br />
giorno e notte, senza interruzione,<br />
talvolta fino a Natale! Ma nonostante i<br />
momenti di superlavoro, zia Misa seguiva<br />
tutto in prima persona, facendo i conti<br />
sempre a penna e senza calcolatrice.».<br />
Dischi con pasta d’olive<br />
Olio nuovo<br />
Tommaso e Nicola Venturi con la zia Misa, recentemente scomparsa<br />
24<br />
FRANTOIO SAN LEONINO
Stefano Frassineti<br />
Pellegrino del gusto<br />
www.toscanidasempre.it<br />
Speciale<br />
Valdisieve<br />
E’ uno degli chef che a Firenze ha cucinato<br />
per l’Amatriciana day, ideatore<br />
di Cookstock, fiera dello street<br />
food a Pontassieve, cuoco dell’Alleanza<br />
Slow Food e fra poco giudice nell’annuale<br />
Palio del Bardiccio, la manifestazione della<br />
Rufina in cui una trentina di concorrenti si<br />
sfida in ricette a base del tipico salume della<br />
zona davanti ad esperti, giornalisti ed enograstronomi.<br />
Stefano Frassineti è un vero e<br />
proprio esploratore o per meglio dire pellegrino<br />
del gusto. Prima di tutto in omaggio al<br />
nome dell’Artusi, famoso letterato e gastronomo,<br />
autore del libro La scienza in cucina e<br />
l’arte di mangiar bene, del 1891, a cui si ispira<br />
in quanto anche lui ama tramandare le ricette<br />
della tradizione personalizzandole e riproponendole<br />
nel ristorante, nonché locanda<br />
con 5 stanze, Toscani da sempre nel cuore<br />
di Pontassieve, che gestisce da quasi 10 anni.<br />
Ma l’appellativo di “pellegrino”, riportato<br />
persino nel suo profilo Facebook, viene anche<br />
dal fatto che a 20 anni, animato da una<br />
tradizione familiare per la cucina toscana,<br />
ha iniziato per hobby a fare esperienze con<br />
gruppi di catering a Firenze, per poi volare<br />
a Londra. E non gli ci è voluto molto a capire<br />
che quello era il mestiere che gli piaceva<br />
fare, decidendo così di lasciare il lavoro di<br />
rappresentante di oro e argento per gestire<br />
la ristorazione in vari posti prima in Romagna<br />
per 4 anni e poi a La Casellina, sempre<br />
in Val di Sieve, per 10 anni. Fino ad approdare<br />
in questo locale con delizioso giardino<br />
interno, subito sotto la Porta Fiorentina a<br />
Pontassieve, in cui oltre alle tante squisitezze<br />
culinarie di ogni giorno propone periodicamente<br />
serate a tema come Bruciore, con<br />
piatti al peperoncino dall’antipasto al dolce<br />
e quelle dedicate ogni due mesi a I Goderecci,<br />
cioè tutti coloro che amano godere<br />
del piacere della tavola e della compagnia<br />
senza guardare l’orologio. Ma sono molti<br />
anche gli eventi culturali a cui apre le porte<br />
e - da uomo sensibile qual è - anche il cuore,<br />
che siano mostre di pittori e fotografi<br />
o serate di solidarietà. «Mi piace l’integrazione<br />
fra i popoli e lo scambio fra musica,<br />
poesia e letteratura di culture diverse, meno<br />
che in cucina però! Nel mio ambito mi<br />
piace la conoscenza senza la contaminazione<br />
culinaria», mi dice facendomi assaggiare<br />
Impressioni di settembre, uno dei suoi<br />
speciali risotti con zucca gialla, noci e pesto<br />
toscano, un mix di pepolino, alloro e rosmarino,<br />
inventato da lui per accompagnare<br />
questo tipico piatto di inizio autunno. Stagionale,<br />
come tutte le sue pietanze derivanti<br />
da prodotti locali e ingredienti del territorio<br />
(preparati sempre con un occhio di riguardo<br />
anche per celiaci e vegetariani ndr.),<br />
annaffiati all’80 per cento da vini Chianti Rufina,<br />
bio o comunque biodinamici. «Il mio<br />
obiettivo è riuscire entro 5 anni a far diventare<br />
tutto il menù bio. Già da quest’anno per<br />
quanto riguarda il grano e dunque la pasta<br />
saremo completamente autonomi, in quanto<br />
lo facciamo coltivare per noi nella fattoria<br />
Monte Sante Marie ad Asciano, nelle Crete<br />
Senesi poi macinare dal Molino Paciscopi di<br />
Montespertoli e produrre dal Pastificio Fabbri<br />
di Strada in Chianti, con una essiccazione<br />
mai al di sopra dei 36 gradi. Questo è il<br />
nostro nuovo corso - conclude lo chef - perché<br />
credo sia sempre più importante garantire<br />
cibi genuini<br />
preservando la salute<br />
delle persone<br />
e per fare questo<br />
dobbiamo essere<br />
assolutamente sicuri<br />
dell’origine delle<br />
nostre materie<br />
prime che rappresentano<br />
un patrimonio<br />
apprezzato<br />
anche all’estero, di<br />
cui noi toscani andiamo<br />
orgogliosi.<br />
Da sempre!».<br />
Stefano con la sorella Isella<br />
Il libro di Pellegrino Artusi del 1891<br />
Stefano Frassineti con il padre<br />
Spalla di capretto porchettata con polenta<br />
d’Orsigna e scalogno brasato<br />
STEFANO FRASSINETI<br />
25
Speciale<br />
Valdisieve<br />
La passione per il proprio lavoro<br />
scorre su una sfoglia di pasta fresca<br />
Ci sono tradizioni familiari che<br />
fanno parte della storia italiana,<br />
come quella della famiglia<br />
Parrini tramandata di padre in figlio, in<br />
una vera e propria staffetta generazionale<br />
che collega passato e presente. «In<br />
azienda collaborano tutti e quattro i nostri<br />
figli, con diverse mansioni nell’ambito<br />
della filiera produttiva» - esordisce<br />
Paolo Parrini, titolare del pastificio La<br />
Fiorita, con sede a Contea. In questo<br />
settore formare i giovani significa trasmettere<br />
e divulgare i valori, la passione<br />
e il sapere legati al mondo della<br />
pasta. Dunque conservare e valorizzare<br />
una delle eccellenze del nostro straordinario<br />
patrimonio gastronomico, non<br />
solo nazionale ma anche regionale. «Io<br />
ho iniziato molti anni fa gestendo alcuni<br />
negozi di alimentari qui in zona; poi un<br />
mio fornitore di pasta fresca a San Piero<br />
a Sieve nel Mugello mi propose di rilevare<br />
l’azienda e il marchio, perché lui<br />
e sua moglie erano troppo anziani. Così<br />
abbiamo spostato la produzione qui in<br />
Valdisieve ed iniziato ad occuparci in<br />
pieno di quest’attività, che ci impegna<br />
tutti 24 ore su 24, anche all’estero!». Da<br />
allora Paolo, la moglie Giuliana e i figli<br />
Elisa, Gabriele, Erica e Adamo ne hanno<br />
impastato di uova e farina. Nel 2018<br />
il pastificio festeggia 30 anni di attività e<br />
grazie ad un’operazione di ampliamento<br />
e acquisto - nel 2007 - di nuovi macchinari<br />
per rendere la varietà dei prodotti<br />
ancora più vasta, oggi è in grado di produrre<br />
un centinaio di specialità di pasta<br />
fresca corta, lunga e ripiena. Compreso<br />
ovviamente il tortello di patate tipico<br />
di queste zone che viene realizzato in<br />
gran parte anche a mano. Ciò che caratterizza<br />
il successo del lavoro artigianale<br />
de La Fiorita è l’uso di prodotti di alta<br />
qualità, dalle uova, ingrediente principe<br />
per la pasta fresca, alle verdure fresche<br />
e rigorosamente di stagione. Ma sopratutto<br />
l’assenza di coloranti artificiali o<br />
conservanti aggiunti. La trafilatura al<br />
bronzo permette inoltre di ottenere una<br />
pasta non liscia, bensì rugosa, capace<br />
di trattenere più condimento e sapore.<br />
La famiglia Parrini con in primo piano Erica<br />
di 25 anni<br />
La famiglia Parrini nel punto vendita del pastificio a Contea<br />
26 PASTIFICIO <strong>LA</strong> FIORITA
«Con l’inizio dell’autunno - continua il<br />
titolare - abbiamo ripreso ad usare le<br />
castagne per i nostri preparati, sia come<br />
ripieno che nella composizione della<br />
sfoglia. Un altro prodotto di questo<br />
periodo è la zucca gialla, molto apprezzata<br />
oltre che dalle nostre parti anche<br />
in Germania dove abbiamo iniziato ad<br />
esportare 4 anni fa. Ai tedeschi piacciono<br />
molto tutti i gusti non classici per<br />
così dire, ma invece un po’ particolari.».<br />
E allora via libera a ravioli e conchiglioni<br />
proposti nelle altre varianti con i ripieni<br />
in base alla stagionalità: asparagi, funghi,<br />
tartufo, nero di seppia e granchio<br />
oppure radicchio e speck, per riempire<br />
quelli fatti con la barbabietola che dà<br />
una invitante colorazione rossa all’impasto.<br />
Ovviamente con questa mole di<br />
lavoro restare aderenti alla tradizione e<br />
alla qualità dei gustosi manufatti vuol<br />
dire anche agire con una chiave imprenditoriale<br />
innovativa che garantisca<br />
contemporaneamente efficenza e puntualità<br />
nel servizio. «Siamo operativi<br />
dalla mattina presto - mi dice la signora<br />
Giuliana, il cui unico svago è andare<br />
qualche volta a fare una passeggiata<br />
a cavallo - e la sera non abbiamo orari.<br />
Chiudiamo quando abbiamo finito il<br />
lavoro!». Infatti per garantire un assortimento<br />
freschissimo questo pastificio<br />
non ha il minimo stoccaggio dei prodotti,<br />
perché la continua filiera produttiva<br />
esaurisce tutti i manufatti nell’arco<br />
della giornata e anche le consegne, fatte<br />
personalmente da Gabriele e Adamo,<br />
avvengono entro 24 ore dalla produzione.<br />
Dunque, pensando già alle prossime<br />
festività, ai pranzi in famiglia e al<br />
cenone di Capodanno è un piacere sapere<br />
di potersi affidare a mani esperte<br />
che garantiscano la qualità del prodotto<br />
e il gusto delle antiche ricette come<br />
quelle di una volta, fatte in casa, dalle<br />
nonne o dalle mamme.<br />
www.pastificiolafiorita.it<br />
27
Speciale<br />
Valdisieve<br />
Claudio Falaschi: il Patch Adams dei cicciai<br />
Claudio Falaschi con il naso da clown<br />
za media la professoressa di francese mi<br />
chiese la poesia Sur le pont d’Avignon che<br />
oggi ricordo ancora ma allora non la sapevo<br />
proprio. E così le risposi candidamente<br />
che per andare ad ammazzare i maiali non<br />
mi serviva sapere la poesia. Lei ovviamente<br />
si arrabbiò tantissimo e mi disse che mi<br />
dava zero per la risposta - infatti, mi bocciò<br />
- ma 10 e lode per la battuta!». Senza<br />
neanche darmi il tempo di fargli un’altra<br />
domanda aggiunge: «Quando avevo circa<br />
24 anni andai a fare l’esame per ottenere<br />
il REC (Registro Esercenti Commeril<br />
pane per l’intera comunità!». Ma tornando<br />
alla tradizione del bardiccio, Falaschi<br />
stesso ha iniziato a farlo dall’età di 14 anni<br />
in questa bottega del padre, dove - fino<br />
al 1998 - hanno avuto anche il macello privato.«Ricordo<br />
che mi mandava da solo o<br />
con il garzone della macelleria a lavare le<br />
budella del maiale nel torrente Moscia, che<br />
scorre proprio qui sotto. E quell’odore di<br />
m… non ce lo levavamo più di dosso per<br />
tutto il giorno!», aggiunge Claudio ridendo<br />
e continuando a raccontare altri aneddoti<br />
della sua lunga attività. «All’esame di ter-<br />
Quanta storia dietro alla vetrina della<br />
sua macelleria! Una storia strettamente<br />
collegata anche alla tradizione<br />
del bardiccio, una particolare salsiccia<br />
nata proprio in Val di Sieve. Claudio Falaschi,<br />
infatti, è uno dei macellai, o cicciai<br />
come vengono chiamati in zona, menzionati<br />
nel libro di Alessandro Sarti uscito lo<br />
scorso anno, dal titolo Il bardiccio, non fatevi<br />
infinocchiare, cui ha fatto seguito il film,<br />
ambientato in gran parte in questo fazzoletto<br />
di terra. «Questo nostro salume tipico<br />
- racconta Falaschi - veniva venduto qui<br />
già dal 1925 dalla famiglia Ciucchi di Sandetole,<br />
una delle prime ad avere il banco<br />
al Mercato Centrale di Firenze. In quell’anno<br />
costruirono casa e negozio proprio sul<br />
ponte, al crocevia fra la strada principale<br />
che collega tutti i paesi della Val di Sieve<br />
e il bivio per Londa, a pochi passi dal<br />
Convento di San Giovanni Battista (edificato<br />
nei primi del Settecento dai Francescani<br />
sui resti di San Ditale, un’antica chiesa<br />
precedente al Mille, da cui il nome della località<br />
Sandetole ndr.). Circa dieci anni dopo<br />
- continua - comprò questo posto mio<br />
babbo Venio che ci lavorò aiutato da mia<br />
mamma, Lara Menicucci, riconfermando<br />
così la tradizione delle famiglie di bottegai<br />
che si sposavano fra loro, come già avevano<br />
fatto suo padre Nello con mia nonna<br />
Pia Sarti, che dai primi del ‘900 avevano i<br />
negozi di alimentari. La famiglia di mia madre<br />
invece aveva una tradizione come panificatori<br />
dal 1747. Pensate che la loro casa,<br />
che si trova qui vicino, in località Pizzicotto,<br />
era stata progettata intorno al forno,<br />
grande come una stanza, dove ci si poteva<br />
cuocere ben 60 filoni di pane, rimasto<br />
operativo fino al ’66. Proprio un mese prima<br />
dell’alluvione, infatti, l’allora sindaco di<br />
Rufina chiese ai nonni di continuare a fare<br />
La macelleria Falaschi sul ponte e a sinistra in alto il convento di Sandetole a Contea<br />
Bardiccio: re dei salumi della Val<br />
di Sieve<br />
Inserito fra le eccellenze agroalimentari italiane<br />
il bardiccio, la cui storia risale all’Ottocento,<br />
è un prodotto che fa parte della<br />
tradizione contadina, maestra nel riciclo<br />
alimentare! Questa salsiccia viene preparata<br />
con gli scarti di lavorazione delle carni<br />
del maiale macinate grossolanamente<br />
(cuore, polmoni, fegato, un po’ di carne<br />
bovina per alleggerire il gusto e altre interiora<br />
o frattaglie), speziata con aglio,<br />
sale, pepe, ma sopratutto semi di finocchio<br />
selvatico e poi insaccata in un budello<br />
dell’animale di circa 30 centimetri. Del<br />
bardiccio non esiste una ricetta codificata,<br />
poiché ogni piccolo produttore miscela i<br />
vari ingredienti sulla base di una propria<br />
tradizione. Ma resta comunque una testimonianza<br />
della cultura contadina e della<br />
cucina povera e proprio recentemente è<br />
stata rivalutata grazie a numerose iniziative.<br />
Nel 2016 è stato istituito, infatti, l’anno<br />
internazionale del bardiccio ideato e promosso<br />
dallo chef Stefano Frassineti (vedi<br />
articolo in questo Speciale) che ha dato<br />
vita anche alla 1^ edizione del Palio del<br />
Bardiccio, una sfida gastronomica con ricette<br />
dall’antipasto al dolce, a base del tipico<br />
salume della zona.<br />
28<br />
MACELLERIA FA<strong>LA</strong>SCHI
Speciale<br />
Valdisieve<br />
Falaschi con il padre e la madre al banco della macelleria nel 1975; nella foto sotto, lo vediamo<br />
ancora giovanissimo apprendere i segreti del mestiere al seguito dei genitori<br />
cio). Allo scrutinio finale mi fecero varie<br />
domande di contabilità e lì feci un po’ lo<br />
sbruffone perché avevo già 10 anni di lavoro<br />
alle spalle. Uno degli esaminatori era<br />
il più importante macellaio di Firenze di<br />
quei tempi che non credeva che io sapessi<br />
macellare animali di grossa pezzatura, ma<br />
solo quelli piccoli da cortile, come galline<br />
o conigli. Così per mettermi alla prova mi<br />
chiese i termini tecnici specifici di quando<br />
si inizia a lavorare su un vitello ed aprirgli<br />
la pancia per estrarre l’intestino, il fegato<br />
e le altre interiora. Facile, dissi io, assettare<br />
(cioè l’inizio della lavorazione con la<br />
scuoiatura) e sparare (cioè dividere l’animale<br />
in due). Lui pensava di avermi messo<br />
in difficoltà e invece restò basito e mi<br />
promosse a pieni voti. E ancora, quando<br />
ci fu la vicenda della mucca pazza misi un<br />
cartello sul marciapiede fuori dalla bottega<br />
con scritto: Qui mucca sana, ma macellaio<br />
pazzo!». Si potrebbe stare ad ascoltarlo<br />
per delle ore perché ha un’energia ed<br />
una simpatia irrefrenabili che trasmette a<br />
chiunque si fermi nel suo negozio decisamente<br />
fuori dagli schemi convenzionali.<br />
All’ingresso staziona sempre un cartello<br />
giallo con su scritto a mano Dal 1925 i’<br />
bardiccio è qui e entrando vi si può trovare<br />
dalla valigia dei sogni ad una banconota<br />
da 5 euro, dimenticata da qualcuno, appese<br />
vicino a delle foto e articoli di giornale<br />
che parlano di lui o della storia della sua<br />
famiglia. Oppure una sedia girevole vicino<br />
alla porta con su scritto per chi ha furia,<br />
accanto ad un’altra con una seduta piuttosto<br />
larga per chi ha - uso un eufemismo<br />
- un lato B grosso! E ancora, davanti al<br />
bancone delle carni sventola una singolare<br />
bandiera della pace (come si vede nella<br />
prima foto) fatta negli Anni 50 dalle donne<br />
partigiane della zona che hanno ricamato<br />
i propri nomi su delle striscioline di<br />
stoffa colorata ritagliate da quei pochi vestiti<br />
che avevano, mentre sul lato opposto<br />
campeggia un altro patchwork che rappresenta<br />
la caratteristica colomba bianca<br />
con il ramoscello d’olivo nel becco. «Il<br />
prossimo anno festeggio 50 anni di attività<br />
- dice Claudio - ma continuo a lavorare<br />
con soddisfazione perché in questi paesi<br />
la gente è ancora abituata ad andare nelle<br />
piccole botteghe a fare la chiacchierata<br />
e magari permettersi anche il lusso di<br />
lasciare il conto da pagare! La porta del<br />
mio negozio è comunque sempre aperta<br />
per tutti». E a tutti riserva una battuta, una<br />
risata, una frase di incoraggiamento perché,<br />
in realtà, dietro alla sua leggerezza e<br />
a quell’atteggiamento sempre scanzonato<br />
si nasconde una grande sensibilità. La<br />
buona salute è una questione di risate,<br />
disse Hunter Doherty Adams, conosciuto<br />
come Patch Adams, il medico inventore<br />
della clownterapia. E a lui si ispira sicuramente<br />
Claudio che ha iniziato a frequentare<br />
la scuola del maestro Davide Bianchi<br />
di Londa, perché anche se le iniziali sono<br />
le stesse di Salsiccia, Lombata e Arista il<br />
cicciaio di Sandetole sa bene che S.L.A.<br />
significa anche Sindrome Laterale Amiotrofica,<br />
una terribile patologia al momento<br />
inguaribile, nonostante la ricerca scientifica.<br />
«A seguito della malattia di un carissimo<br />
amico della zona - dice - 10 anni fa ho<br />
iniziato ad occuparmi di questi malati insieme<br />
ad un altro vasto movimento di volontariato<br />
che si è creato a livello provinciale, in<br />
parallelo con l’evoluzione della malattia davvero<br />
devastante. Il numero di casi è infatti<br />
quasi quintuplicato nel frattempo, nella sola<br />
provincia di Firenze. La S<strong>LA</strong>, a piccoli morsi,<br />
ogni giorno ti mangia un pezzo di vita. La<br />
mente resta vigile ma prigioniera in un corpo<br />
che diventa via via immobile. E allora noi<br />
cerchiamo di portare un sorriso nelle giornate<br />
di queste persone e dei loro familiari perché<br />
come dice Patch Adams: fare il ‘clown’ è<br />
un’occasione per tirare fuori l’amore in ogni<br />
situazione e non devono esserci regole che<br />
impediscano agli altri di portare gioia negli<br />
ospedali o nelle case. E per farlo non è necessario<br />
avere un diploma!».<br />
I numeri della S<strong>LA</strong><br />
La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia<br />
neurodegenerativa progressiva che<br />
colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose<br />
cerebrali e del midollo spinale. Nella<br />
maggior parte dei casi, oltre il 90 %, la<br />
malattia è sporadica. Nel 5 -10 % dei casi<br />
è invece di S<strong>LA</strong> familiare.<br />
200 mila persone nel mondo<br />
60-65 anni età media di esordio in<br />
entrambi i sessi<br />
3/5 anni aspettativa media di vita<br />
6.000 malati in Italia<br />
1-3 casi ogni 100.000 abitanti/anno<br />
1.000 nuovi casi ogni anno in Italia<br />
600 malati in Toscana<br />
130 nella provincia di Firenze<br />
MACELLERIA FA<strong>LA</strong>SCHI<br />
29
Speciale<br />
Valdisieve<br />
Centro Ippico La Speranza<br />
Quando la passione per gli animali è<br />
infinita il lavoro diventa fantastico in ogni<br />
stagione. Barbara Barcucci, Moreno e<br />
Andrea Ricci ci accolgono nel loro Centro<br />
Ippico inaugurato lo scorso anno<br />
Trasferirsi qui per noi è stato<br />
come realizzare un sogno!<br />
« Siamo accomunati dall’amore<br />
per gli animali e riuscire a trasformare<br />
questa nostra passione in un<br />
lavoro vuol dire aver raggiunto un obiettivo<br />
che ci rende felici.». Esordisce così<br />
Barbara Barcucci, presidente del Centro<br />
Ippico La Speranza, alle porte di Rufina,<br />
che in appena due anni di attività conta<br />
già 160 tesserati. Anche se sono tutti<br />
impegnati in maneggio e un po’ in fibrillazione<br />
perché stanno per nascere due<br />
puledrini che andranno ad aggiungersi<br />
agli altri 20 esemplari, fra cavalli e pony,<br />
Barbara mi mostra tutto l’ambiente dove<br />
insieme al compagno Moreno Ricci,<br />
al figlio Andrea e alla fidanzata di lui Silvia<br />
Lumelli, entrambi 20enni e già istruttori,<br />
svolgono l’attività equestre. Questa<br />
è articolata in scuola di equitazione di<br />
base, messa in sella per i bimbi a partire<br />
dai 4 anni, lavoro in piano, preparazione<br />
ai pony games e gare di Ranch<br />
Sorting, una prova a tempo di sbrancamento<br />
vitelli, fino all’organizzazione di<br />
passeggiate anche di qualche giorno.<br />
«Lo scorso week end - aggiunge Moreno,<br />
che fino al 1990 cavalcava solo moto<br />
da cross - abbiamo fatto un percorso<br />
di 3 giorni con tappa di pernottamento,<br />
da qui fino all’Alto Mugello. Quando<br />
il tempo è bello non c’è niente di meglio<br />
che andare a cavallo. Infatti abbiamo<br />
avuto tantissimi gruppi di bambini e<br />
ragazzi per i campi estivi. Ma anche nella<br />
stagione invernale contiamo di organizzare<br />
dei trekking di uno o più giorni,<br />
appoggiandoci per le merende e le soste<br />
agli agriturismi lungo i percorsi». In<br />
questo centro ippico, diventato il punto<br />
di riferimento nella Val di Sieve per<br />
la sua posizione strategica lungo la via<br />
Forlivese, l’ambiente in piano (perfetto<br />
in vista di un’ipotesi di progetto di attività<br />
per persone disabili ndr.) favorisce<br />
lo sport equestre ma anche il contatto<br />
con tutti gli altri animali presenti, capre,<br />
conigli, galline, fagiani, papere. Mentre<br />
camminiamo ci viene incontro anche la<br />
pecora Molly, che gira libera come fosse<br />
un altro dei cani dell’allevamento di<br />
bellissimi Pastori Australiani e Border<br />
Collie, che ha già prodotto 24 cuccioli,<br />
carini e morbidi come peluche. Ma certamente<br />
la passione più grande che non<br />
fa mai osservare un giorno di chiusura<br />
o riposo a questi “Magnifici 4” è quella<br />
per i cavalli. Andrea si è persino fatto tatuare<br />
su un braccio l’immagine del suo<br />
amato Spirit, un bell’esemplare sauro<br />
di 8 anni, che all’inizio ha dato del filo<br />
da torcere in famiglia, perché prima<br />
che il padre Moreno lo acquistasse, 4<br />
anni fa, viveva praticamente brado con<br />
la propria mamma. «Il babbo non riusciva<br />
a mettersi in sintonia con lui - racconta<br />
Andrea, che si sta preparando per<br />
partecipare alla gara nazionale di Assoluti<br />
a Galeata - allora ho iniziato a montarlo<br />
io e adesso è praticamente la mia<br />
ombra!». Infatti, quando alla fine dell’allenamento<br />
scende da cavallo, lo riporta<br />
nel suo box senza la longhina, tanto<br />
Spirit gli cammina dietro come uno scolaretto<br />
diligente. Perché con gli animali<br />
è una …questione di feeling. E loro<br />
quattro ne hanno da vendere.<br />
La presidente Barbara Barcucci e alle sue spalle in sella Moreno e Andrea Ricci e Silvia Lumelli<br />
(ph. Mereu)<br />
Puledro e fattrice<br />
30 CENTRO IPPICO <strong>LA</strong> SPERANZA
Amaranto srl, a pochi passi dal<br />
Duomo fiorentino creatività e<br />
passione al servizio del tuo evento.<br />
Organizzare un evento significa essere in linea<br />
con la realtà che cambia.<br />
Nel mercato attuale chi vuole dare impulso alla<br />
sua attività deve puntare sull’organizzazione di<br />
manifestazioni uniche per creare legami duraturi<br />
con i clienti.<br />
Amaranto srl è una società, nata a Firenze, che<br />
si occupa di organizzare eventi non solo nella<br />
sua città natale ma in tutta Italia.<br />
Amaranto infatti arriva ovunque la richiesta del<br />
cliente giunga e, con un lavoro fatto di professionalità,<br />
gioco di squadra, rispetto ed esperienza,<br />
riesce a strutturare l’attività più in linea<br />
con le esigenze di ognuno<br />
L’attenzione e la capacità di ascolto sono ciò<br />
che rende Amaranto un’agenzia unica. Il punto<br />
di partenza di ogni progetto è proprio la fase del<br />
colloquio iniziale quando, ponendosi in ascolto<br />
delle idee e dei bisogni del cliente, la chiave del<br />
successo diventa a portata di mano.<br />
I clienti sanno esattamente cosa vogliono e per<br />
questo occorre essere pronti a rispondere a<br />
tutte le loro necessità.<br />
Amaranto progetta, organizza e gestisce l’evento<br />
in ogni suo aspetto: dalla logistica agli<br />
allestimenti, dalla grafica alla scelta del catering<br />
o degli artisti.<br />
Mostre d’arte, eventi Private, incentive aziendali,<br />
team building, festival, cene di gala, manifestazioni<br />
benefiche.<br />
Per Amaranto, l’evento è strategia di marketing<br />
e l’emozione è lo strumento tramite cui imperniare<br />
tutta la comunicazione.<br />
Scegliere Amaranto vuol dire aderire a una<br />
filosofia lavorativa che ha nel suo DNA creatività,<br />
passione e coesione e che a queste caratteristiche<br />
affianca la continua formazione delle<br />
sue risorse.<br />
Sede operativa:<br />
via dello Studio, 8<br />
50122 Firenze<br />
Sede legale:<br />
via San Zanobi, 20<br />
50129 Firenze<br />
tel +39 0552608621<br />
fax + 39 0552646790<br />
info@amarantosrl.it<br />
www.amarantosrl.it
Ritratti<br />
d’artista<br />
Franco Carletti<br />
Dopo l’importante mostra personale nel Palazzo Comunale di<br />
Spoleto, il prossimo dicembre l’artista senese esporrà a Bruxelles<br />
nell’ambito della manifestazione SpoletoMeetingArt<br />
di Lucia Raveggi / foto courtesy dell’artista<br />
Lo scorso settembre nella Sala Orafi<br />
del Palazzo Comunale di Spoleto<br />
si è tenuta l’antologica di Franco<br />
Carletti intitolata Qui batte un cuore. Quaranta<br />
opere, tra giovanili e recenti, che<br />
testimoniano il crescente divenire di un<br />
appassionato interprete dell’arte contemporanea.<br />
Inserita nella manifestazione<br />
Arte in the city, è stata presentata dal professor<br />
Luca Filipponi, presidente di Spoleto<br />
Festival Art, con il contributo della<br />
direttrice artistica Paola Biadetti e l’intervento<br />
del critico e collezionista<br />
Daniele Taddeo. L’evento, patrocinato<br />
tra gli altri da Comunità<br />
Europea, Spoleto Festival Art<br />
e Regione Umbria, è stato documentato<br />
dal giornalista Fabrizio<br />
Borghini per la rubrica Incontri<br />
con l’Arte di Toscana TV. Un traguardo<br />
che l’artista si è imposto<br />
come momento di riflessione<br />
per mettere un ordine logico alle<br />
proprie opere. Già narratore<br />
garbato della sua terra e del suo<br />
mare, Franco Carletti diventa oggi<br />
interprete del quotidiano e degli<br />
eventi che segnano i nostri<br />
tempi, non trascurando l’aspetto<br />
estetico e la vena romantica<br />
che lo caratterizza. Un processo<br />
evolutivo che procede a passi<br />
meditati, quindi, senza sprecare tempo<br />
e risorse. La voglia di conoscere e dialogare<br />
lo ha spinto a partecipare a numerose<br />
mostre ed eventi in molte città italiane<br />
(Milano, Venezia, Palermo, Spoleto, Capri)<br />
e capitali estere (Londra, New York,<br />
Miami, Barcellona, Parigi), dove si è potuto<br />
confrontare con l’operato di grandi artisti<br />
e incontrare il giudizio di noti critici<br />
e giornalisti. Presente in diverse mostre<br />
curate da Vittorio Sgarbi, recentemente<br />
è stato selezionato per il progetto Infinity<br />
dal professor Giammarco Puntelli, che lo<br />
ha recensito nei volumi Le scelte di Puntelli<br />
(Editoriale Mondadori) e Profili d’artista<br />
(Editoriale ArteIn), quest’ultimo presentato<br />
di recente ad Arte Padova. Ha ricevuto<br />
il premio Spoleto Festivalart 2017, il<br />
premio Levi 2017 e il premio alla carriera<br />
nell’ambito del Premio Arte Milano a cura<br />
di Sandro Serradifalco. Il prossimo dicembre<br />
esporrà a Bruxelles nell’ambito<br />
della manifestazione SpoletoMeetingArt,<br />
che si terrà presso la rappresentanza della<br />
Regione Abruzzo, nella sede dell’associazione<br />
Regions d’Europe. Dal 13 novembre<br />
L’inaugurazione della mostra personale di Franco Carletti a Spoleto<br />
al 9 dicembre sarà presente alla mostra<br />
di arte contemporanea promossa dall’associazione<br />
Toscana Cultura e curata da<br />
Lucia Raveggi nella sede dell’Auditorium<br />
al Duomo di Firenze. È presente anche a<br />
Siena presso la rinomata Enoteca i Terzi,<br />
divenuta ancor più nota per aver ospitato<br />
il presidente Obama in occasione della visita<br />
alla città.<br />
francocarletti54@gmail.com<br />
www.francocarletti.it<br />
Progetto in Val d’Orcia, sui resti della vecchia fornace, acrilico su tela, cm 70x50, 2016<br />
32<br />
FRANCO CARLETTI
Forza e amore, acrilico su tela, cm 100x70, 2017<br />
Livina, vestita di lettere d’amore, acrilico su tela, cm 100x150, 2017<br />
FRANCO CARLETTI 33
Eccellenze toscane<br />
in Cina<br />
A cura di<br />
Michele Taccetti<br />
Un brand giovane dal gusto classico lanciato con<br />
successo sul mercato cinese<br />
L’esperienza e la competenza maturate<br />
attraverso la lavorazione di<br />
materiali pregiati per famose griffe<br />
hanno consentito a questo nuovo marchio<br />
di proporre prodotti di altissima<br />
qualità con uno stile classico che piace<br />
anche ai giovani. La cura dei dettagli<br />
e della lavorazione sono i punti di forza<br />
di questo nuovo brand che seleziona<br />
le pelli e gli accessori con la meticolosità<br />
e la cura proprie delle grandi firme<br />
dalle quali ha ereditato, oltre al metodo<br />
di lavoro, il severo controllo di qualità.<br />
Un elemento caratterizzante della<br />
linea MFVP è senza dubbio il colore dei<br />
modelli di punta. Questi rappresentano<br />
il vero biglietto da visita della linea, determinandone<br />
il carattere e l’originalità.<br />
Uno dei soci, affermato pittore conosciuto<br />
anche all’estero per l’uso del colore,<br />
ha dato lo spunto per la creazione<br />
di questi modelli di immediato impatto.<br />
Altro elemento di rilievo di questo giovane<br />
brand è la linea di profumi, composti<br />
solo da elementi naturali, privi di<br />
alcool e sostanze chimiche. Raffinati nel<br />
gusto e nella proposta commerciale, i<br />
profumi MFVP regalano a chi li indossa<br />
un’esperienza unica e salutare. Anche il<br />
packaging è curato nei materiali e nel<br />
Alcune delle borse disegnate e prodotte dalla MFVP<br />
Claudio Barbugli, il socio pittore della MFVP,<br />
con due suoi dipinti presentati di recente in<br />
occasione di una collettiva nel Salone Donatello<br />
della Basilica di San Lorenzo a Firenze<br />
34<br />
ECCELLENZE TOSCANE
Un particolare della linea di profumi<br />
design e risente della proposta artistica<br />
del socio “pittore”. MFVP guarda da<br />
subito ai mercati emergenti e più attenti<br />
ai valori del vivere sano e della natura.<br />
Così la Cina è per MFVP il mercato estero<br />
di punta e Shanghai, dove a fine mese<br />
verrà aperto uno showroom, diventa<br />
la vetrina internazionale per rivolgersi<br />
al mondo. La collezione interpreta pienamente<br />
l’eccellenza del Made in Italy,<br />
ragione per cui ha già incontrato i consensi<br />
dei consumatori del grande paese<br />
asiatico da quando a luglio il brand<br />
ha iniziato l’esplorazione del mercato cinese.<br />
Un investitore di Shanghai ha già<br />
manifestato l’interesse a promuovere il<br />
marchio MFVP unitamente ai quadri del<br />
socio artista, anche grazie al successo<br />
della sua mostra a Pechino lo scorso<br />
agosto. La linea di profumi 100% naturali<br />
s’inserisce in un mercato, quello<br />
della cosmesi, che in Cina è forse fra i<br />
più importanti, con altissimi volumi di<br />
vendita, ma anche fortemente concorrenziale<br />
e dominato dai grandi brand e<br />
dalle multinazionali. Tuttavia la proposta<br />
MFVP vuole essere diversa dalle altre<br />
e fare forza sul fattore salutistico/<br />
biologico che la rende unica. MFVP, un<br />
brand giovane dal gusto classico.<br />
Via Vittorio Veneto, 190<br />
50062 Dicomano (FI)<br />
+39 335 8165448<br />
+39 333 7145431<br />
www.mfvp.eu<br />
Michele<br />
Taccetti<br />
Laureato in Scienze Politiche con una tesi sugli scambi economici tra Italia<br />
e Cina ed erede della propria famiglia, operante con il grande paese<br />
asiatico fin dal 1946, assiste da oltre un ventennio le aziende italiane interessate<br />
ad aprire il mercato cinese in vari settori merceologici e, in particolare,<br />
alla promozione del Made in Toscana in Cina. Svolge attività di formazione in materia<br />
di Marketing ed Internazionalizzazione ed è consulente per il Ministero dello<br />
Sviluppo Economico.<br />
Per info:<br />
michele.taccetti@china2000.it<br />
China 2000 srl<br />
@Michele Taccetti<br />
taccetti_dr_michele<br />
Michele Taccetti<br />
ECCELLENZE TOSCANE<br />
35
Eventi in<br />
Toscana<br />
Enoteca Marconcini<br />
Sessant’anni di attività all’interno del Mercato Centrale di Firenze.<br />
Un traguardo festeggiato lo scorso 14 ottobre con la consegna di una<br />
targa da parte del sindaco Dario Nardella<br />
di Fabrizio Borghini / foto courtesy Enoteca Marconcini<br />
Da sessant’anni l’azienda Marconcini<br />
è presente all’interno del<br />
Mercato Centrale di San Lorenzo.<br />
Un traguardo importante festeggiato<br />
lo scorso 14 ottobre alla presenza di Dario<br />
Nardella, sindaco di Firenze, che ha consegnato<br />
ai titolari Michele e Marco Marconcini<br />
una targa quale riconoscimento<br />
del lavoro portato avanti in questi anni con<br />
impegno, serietà e dedizione. Una storia<br />
iniziata nel 1957, quando Alessandro, capostipite<br />
della “dinastia”, decide di aprire<br />
un negozio di generi alimentari. Dopo una<br />
prima conversione dell’attività in bottiglieria,<br />
nel 2009 nasce l’Enoteca Marconcini,<br />
divenuta ormai un punto di riferimento per<br />
chi desidera il meglio nelle proprie cantine<br />
e a tavola. A gestirla è la seconda generazione,<br />
quella dei figli Marco e Michele,<br />
affiancati dal giovane Lorenzo e Alessandro,<br />
ai quali spetterà in futuro il timone<br />
dell’azienda. Originaria di Montespertoli,<br />
dove tuttora risiede, la famiglia Marconcini<br />
coltiva da sempre un profondo legame<br />
con il territorio toscano e<br />
con le sue eccellenze enogastronomiche.<br />
Da qui la scelta<br />
di proporre ai clienti solo prodotti<br />
di qualità provenienti dalle<br />
migliori zone di produzione<br />
sia toscane che di altre regioni<br />
italiane. E’ il caso sia dei vini,<br />
di cui offrono un’ampia scelta<br />
tra grandi aziende toscane<br />
e nazionali e piccoli produttori<br />
locali della zona del Chianti,<br />
sia dei pregiati oli extravergine<br />
di oliva anche questi toscani.<br />
Sempre dal Chianti vengono<br />
il vin santo e i cantuccini,<br />
e ad arricchire la scelta un vasto<br />
assortimento di spumanti,<br />
champagne, limoncello di<br />
Sorrento, liquori, prodotti al<br />
tartufo, caffè, aceto balsamico<br />
di Modena, prodotti tipici delle<br />
Cinque Terre. Una qualità che il cliente può<br />
testare grazie alle degustazioni gratuite, e<br />
per i più esigenti o per coloro che vengono<br />
da lontano la merce viene spedita ovunque,<br />
anche per via aerea.<br />
L’Enoteca Marconcini all’interno del Mercato Centrale di Firenze<br />
www.enotecamarconcini.it<br />
info@enotecamarconcini.it<br />
+39 055 284771<br />
Dario Nardella, sindaco di Firenze, e Cecilia Del Re, assessore allo Sviluppo Economico, durante la<br />
consegna della targa a Michele, Marco e al giovane Lorenzo Marconcini, quale riconoscimento per<br />
i sessant’anni di attività<br />
36 ENOTECA MARCONCINI
A cura di<br />
Anita Norcini Tosi<br />
Dimensione<br />
Salute<br />
C’era una volta la guerra al cancro<br />
Il volume dell’oncologo Michele Maio,<br />
Il corpo anti cancro, è un validissimo<br />
messaggio di speranza per ogni individuo,<br />
che trova nella sofferenza fisica<br />
motivo di angoscia e di ansia per la vita.<br />
Questo libro vuole essere un’arma segreta<br />
e al tempo stesso una nuova speranza:<br />
nel nostro paese il cancro colpisce<br />
mille persone al giorno e la parola che alcuni<br />
faticano persino a pronunciare è di<br />
fatto quella malattia contro cui combattono<br />
da lungo tempo. Forse l’arma segreta<br />
è già in ogni persona, si chiama<br />
sistema immunitario, il più complesso<br />
ed efficiente apparato di difesa che la natura<br />
abbia mai creato. Bisogna però scoprirne<br />
tutte le potenzialità, capire come<br />
attivarle ed imparare ad usarle. In questa<br />
direzione si è mosso il dottor Maio<br />
adottando questo nuovo trattamento terapeutico<br />
che realizza un vero e proprio<br />
sblocco del sistema immunitario, del super<br />
organismo disperso in mille agenti<br />
attivi e presenti ovunque.La medicina<br />
sta acquisendo lo status di nuova fede<br />
per l’umanità, che vive un’esistenza così<br />
dinamica ed in continua trasformazione<br />
ma che trova nella scienza uno strumento<br />
rassicurante per combattere la malattia.<br />
Ecco allora come le nuove frontiere<br />
della scienza in campo medico riescono<br />
ad attivare le energie intime dell’individuo<br />
e a lui oramai remote, aiutandolo<br />
a ritrovare fiducia in se stesso e a vincere<br />
contro il male. Michele Maio è uno<br />
dei maggiori oncologi mondiali, che di<br />
questo nuovo approccio è pioniere e capofila,<br />
“ai trionfalismi preferisce i fatti<br />
concreti”.<br />
DIMENSIONE SALUTE<br />
37
Ritratti<br />
d’artista<br />
Salvatore Sardisco<br />
La pittura come percorso di conoscenza<br />
di Daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista<br />
Un percorso verso la conoscenza<br />
di sé: così Salvatore Sardisco<br />
definisce la pittura. Un pensiero<br />
che lo accompagna da sempre, tanto<br />
da porsi quale elemento fondante<br />
della sua cifra espressiva. Nello spazio<br />
breve della superficie dipinta si condensano<br />
memorie, esperienze vissute<br />
e speranze che la trasposizione artistica<br />
consegna alla sensibilità dell’osservatore.<br />
«Vorrei - scrive l’artista toscano<br />
- che le mie opere fossero motivo di riflessione<br />
ed introspezione per quanti<br />
come me cercano risposte alle proprie<br />
domande». Una ricerca di senso della<br />
vita e delle azioni umane che accomuna<br />
tanto i ritratti quanto le opere con<br />
tema sacro: soggetti diversi protagonisti<br />
entrambi di un cammino verso la<br />
verità che parte dall’uomo per arrivare<br />
a Dio. Amore, comprensione, umiltà,<br />
fratellanza: di questi valori - sostiene<br />
Sardisco - deve nutrirsi la rappresentazione<br />
pittorica, cercando nella figura<br />
umana, nell’altro da sé, lo specchio<br />
di una condizione universale. E’ quanto<br />
accade nei ritratti, dove tra volti familiari<br />
e bellezze sconosciute l’artista<br />
scopre nuove sfaccettature di se stesso:<br />
lo vediamo soffermarsi con animo<br />
colmo di commozione sull’espressione<br />
innocente di un bambino, sullo sguardo<br />
luminoso della donna amata, sulla<br />
promessa di felicità nascosta in un sorriso.<br />
Un realismo attento ai particolari<br />
eppure mai freddo, nonostante siano<br />
immagini spesso desunte da un referente<br />
fotografico. Disegno e colore diventano<br />
complici, infatti, di una tecnica<br />
che non prevarica il significato ma lo fa<br />
emergere con forza. Lo stesso si può<br />
dire delle opere “lineariste”, così definite<br />
per via dello sviluppo continuo del<br />
segno sulla superficie bianca del foglio.<br />
Come già nel disegno automatico surrealista,<br />
anche in questo caso la penna<br />
biro diventa tramite di un flusso interiore<br />
che si manifesta dall’inizio alla fine<br />
senza mai interrompersi. L’immaginario<br />
evocato spazia dal trascendente all’onirico,<br />
dal concreto all’astratto, in un processo<br />
creativo costantemente sospeso<br />
tra controllo e casualità. Una scrittura<br />
intima mediante la quale si materializzano<br />
visioni radicate nel profondo, chiamando<br />
il colore a completare il sentiero<br />
tracciato in precedenza dal disegno.<br />
Non vanno dimenticate le tante opere<br />
dove s’intrecciano richiami alla mistica<br />
e all’esoterismo, in una sintesi sincretista<br />
che pone al centro l’essere umano<br />
e il rapporto con il divino. Una conferma<br />
del bisogno d’intendere l’arte come<br />
manifestazione esistenziale, trovando<br />
nell’aspirazione al bello la via per giungere<br />
ad una rinnovata consapevolezza.<br />
Nato nel 1959, manifesta fin da bambino<br />
una naturale predisposizione<br />
al disegno. Ancora giovanissimo,<br />
incontra Pietro Annigoni che lo invita a frequentare<br />
la sua bottega per perfezionare<br />
lo studio del disegno e delle tecniche pittoriche.<br />
Tra il 1970 e il 1980 prende parte<br />
a diverse mostre collettive con il gruppo di<br />
cooperazione artistica di Montecatini Terme.<br />
La prima personale nel 2014 a Monsummano<br />
Terme. Tra gli altri eventi espositivi si ricordano<br />
quelli del 2017 a Pistoia (Atrio del<br />
Tribunale) e Firenze (Auditorium al Duomo).<br />
Sempre a Firenze prenderà parte nel mese<br />
di novembre alla collettiva Arte in San Lorenzo<br />
(Salone Donatello) promossa dall’associazione<br />
Toscana Cultura.<br />
www.sardiscostylus.com<br />
+39 335 5394664<br />
38<br />
SALVATORE SARDISCO<br />
La felicità, olio su tela, cm 50x70, 2017
39
Eventi in<br />
Toscana<br />
Case del mondo nelle foto di<br />
Geo Bruschi<br />
di Elisabetta Mereu / foto Geo Bruschi<br />
Se è vero che la casa è il posto dove<br />
sta il cuore, il fotografo fiorentino<br />
Geo Bruschi ne ha lasciato un pezzetto<br />
in ognuno dei 130 paesi che ha visitato<br />
ed immortalato nel corso della sua<br />
vita. Prima con la storica Leika e poi con<br />
l’inseparabile Nikon. Migliaia di immagini<br />
che hanno dato vita a decine di mostre<br />
in diverse parti d’Italia e non solo. Quella<br />
inaugurata il 3 di novembre a Pistoia è<br />
solo l’ultima in ordine di tempo. Si intitola<br />
Abitare nel mondo ed è visibile fino alla fine<br />
di questo mese presso il Liceo Artistico<br />
Statale Policarpo Petrocchi, nella piazzetta<br />
San Pietro. Attraverso i suoi scatti Bruschi,<br />
ex imprenditore oggi 87enne, vuole<br />
sottolineare i molteplici aspetti dell’abitare<br />
in vari paesi del mondo. Circa 60 immagini<br />
per illustrare forme, materiali, tipologie<br />
Geo Bruschi nello studio della sua casa di Bagno<br />
a Ripoli<br />
Islanda<br />
di costruzione, varietà cromatiche e diverse<br />
caratteristiche architettoniche su ciò che<br />
rappresenta l’abitazione a varie latitudini.<br />
Un’esposizione che diventa un racconto<br />
figurato anche su come si è modificato<br />
il bisogno di casa. «Le più brutte in assoluto<br />
che ho visto – mi dice, rispondendo<br />
alla domanda su quali siano le abitazioni<br />
che l’hanno colpito di più – sono nella zona<br />
centrale di Pechino! Mentre quelle che<br />
mi hanno meravigliato maggiormente sono<br />
le case islandesi perché sono senza finestre.<br />
Hanno il tetto di muschio, alto circa<br />
1 metro e pareti di terracotta. Mentre le fotografavo<br />
ho pensato che lì non avrei mai<br />
potuto abitarci!». Come consuetudine, parallelamente<br />
alle sue mostre, vengono organizzati<br />
incontri con l’autore. E anche al<br />
liceo pistoiese, uno dei più grandi d’Europa,<br />
Geo parlerà agli studenti. Come spiega<br />
la dirigente scolastica, Elisabetta Pastacaldi,<br />
che racconta anche come ha conosciuto<br />
questo straordinario “reporter” col quale<br />
ha già collaborato proprio recentemente.<br />
«Ho conosciuto Geo Bruschi casualmente<br />
grazie ad una comune amica – dice. Lei<br />
mi parlò di un grande fotografo, ottuagenario,<br />
che aveva girato tutto il mondo facendo<br />
degli stupendi reportage fotografici.<br />
Incuriosita ho voluto conoscerlo perché ritenevo<br />
che la sua esperienza avrebbe potuto<br />
essere molto utile agli studenti della<br />
sezione Audiovisivi e Multimedia del li-<br />
Elisabetta Pastacaldi dirigente scolastica Liceo<br />
Artistico Statale Policarpo Petrocchi<br />
ceo artistico che dirigo. Quindi ci siamo incontrati<br />
nella sua bellissima casa vicino a<br />
Firenze, dove ho potuto vedere lo straordinario<br />
patrimonio fotografico di cui dispone.<br />
Non solo: ogni foto era corredata da un<br />
aneddoto e da un racconto che Geo con la<br />
sua voce tranquilla esponeva lentamente,<br />
con gli occhi brillanti, accesi dalla soddisfazione<br />
di aver potuto vivere e registrare<br />
quell’esperienza. Lo scorso maggio abbiamo<br />
organizzato la prima mostra sul tema<br />
Le culture nel mondo con una serie di immagini<br />
di uomini e donne di paesi e continenti<br />
diversi. Geo ha parlato ai ragazzi della<br />
sua esperienza di fotografo, li ha incuriositi<br />
ed incoraggiati. E’ rimasto talmente soddisfatto<br />
che quando gli ho proposto di partecipare<br />
alle nostre Conversazioni con l’arte<br />
- incontri tra esperti di vari settori e gli studenti,<br />
a seconda degli indirizzi di studio -<br />
ha immediatamente accettato. Lui sarà<br />
infatti il primo relatore che parlerà agli studenti<br />
di Grafica e di Audiovisivi. Per l’occasione<br />
- conclude la direttrice - abbiamo<br />
anche indetto un concorso fra i nostri allievi<br />
sul tema della casa come frutto della<br />
civiltà in cui viviamo. E sarà lui stesso che -<br />
alla fine dell’anno - premierà con una borsa<br />
di studio, la foto di maggior impatto tra<br />
quelle scattate dai nostri alunni».<br />
LICEO<br />
ARTISTICO<br />
PETROCCHI<br />
40<br />
GEO BRUSCHI
YEMEN-Al, Hayat, rock house<br />
U.S.A-Wayoming, Casper, Museo militare<br />
U.S.A. New York, Manhattan<br />
41
Ritratti<br />
d’artista<br />
Franco Giomini in arte<br />
“Il Giomo”<br />
Vincitore di concorsi internazionali, coltiva<br />
fin da giovane la passione per la fotografia,<br />
immortalando soprattutto la natura<br />
di Paolo Pisani / foto courtesy dell’artista<br />
Nato a Casteldelpiano in provincia<br />
di Grosseto nel 1954,<br />
Franco Giomini si avvicina alla<br />
fotografia all’età di venticinque anni.<br />
Tutto nasce da una macchinetta regalatagli<br />
in occasione di un compleanno.<br />
Inizialmente furono i tramonti a fare da<br />
filo conduttore a questo suo hobby e,<br />
man mano, la natura s’impose con le<br />
sue bellezze. Di grande importanza, per<br />
la sua formazione professionale, il lungo<br />
periodo di collaborazione con l’Agenzia<br />
Fotografica BF ed in particolare<br />
con Tonino Ferrari. Alla collaborazione<br />
con Aulo Guidi si devono, invece, i<br />
calendari pubblicati nel 2000 e dati in<br />
omaggio a varie associazioni impegnate<br />
nel sociale per supportarne l’attività con<br />
il ricavato delle vendite. Al suo estro naturale,<br />
“Il Giomo” - come ama farsi chiamare<br />
- ha progressivamente aggiunto<br />
una sempre più sviluppata capacità di<br />
‘scoperta’, diventando nel tempo, ancora<br />
più originale ed inconfondibile.<br />
Amante dei viaggi, ha realizzato reportage<br />
e curato vari book fotografici.<br />
Un genere, che lo ha anche portato<br />
in TV importanti, come Canale 5 nella<br />
trasmissione L’Arca di Noè. Da oltre<br />
dieci anni, lavora su volti e corpi di<br />
modelle, realizzando foto nelle quali con<br />
eleganza e sfumature romantiche, mette<br />
in risalto tutta la bellezza femminile.<br />
Non manca nel suo corollario fotografico<br />
la ricerca dell’allegoria e dell’ironia,<br />
rivolte ad esempio ai cibi o agli<br />
oggetti d’uso comune, di cui il volume<br />
Una fame bestiale ne è pregievole testimonianza<br />
editoriale. Un Franco Giomini<br />
dunque che, seppure vincitore di<br />
numerosi premi e invitato a prestigiosi<br />
concorsi, tra cui quello di fama inter-<br />
42
nazionale all’History<br />
Museum in Inghilterra,<br />
continua con<br />
semplicità ad avere<br />
successo e a regalare<br />
i suoi preziosi e<br />
inconfondibili scatti!<br />
Un’ultima cosa: potrà<br />
sembrare strano<br />
ma primavera, autunno<br />
e inverno sono<br />
per lui le stagioni<br />
fotograficamente<br />
più…prolifiche. Sottovoce,<br />
vi dico però<br />
che d’estate non sta<br />
affatto con le mani in<br />
mano!<br />
ilgiomo@gmail.com<br />
+ 39 366 1310846<br />
43
Obbiettivo<br />
Fotografia<br />
A cura di<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Il GAT<br />
E’ il Gruppo Audiovisivi Toscana della Federazione<br />
Italiana Associazioni Fotografiche<br />
Fin dalla fine degli anni 70 in Toscana c’è stato un<br />
ristretto gruppo di appassionati che realizzava delle<br />
proiezioni utilizzando diapositive e musiche<br />
appropriate. Con l’avvento della fotografia digitale<br />
quella tecnica alquanto elaborata è stata sostituita<br />
da programmi specifici di montaggio, permettendo<br />
di realizzare opere sempre più complesse ed artistiche.<br />
Recentemente nel 2015 alcuni fotografi appassionati<br />
di audiovisivi si sono aggregati in un gruppo informale,<br />
indipendente dai circoli fotografici e associazioni<br />
del territorio, nell’intento di produrre e divulgare questo<br />
particolare strumento di espressione artistica che<br />
sintetizza in pochi minuti un racconto avvalendosi della<br />
fotografia, dei video, dei suoni, di letture e di musiche.<br />
L’attività prevede corsi, seminari, workshop, per<br />
la formazione e la crescita personale dei partecipanti.<br />
Organizza manifestazioni e proiezioni a livello regionale.<br />
Quest’anno sei membri del GAT hanno partecipato<br />
all’11° circuito nazionale di audiovisivi della federazione<br />
fotografica nazionale con eccellenti risultati.<br />
Per informazioni:<br />
Eroica è la vita, audiovisivo realizzato dal Triangolo Magico<br />
(gruppo di autori facenti parte del GAT) vincitore dell’11˚ circuito<br />
AUDIOVISIVO Fiaf/Diaf 2017<br />
GAT Gruppo Audiovisivi Toscana<br />
gruppoAVToscanagmail.com / emy.lan@alice.it<br />
www.youtube.com/watch?v=DoSjGo_AfBI<br />
44<br />
GAT
Obbiettivo<br />
Fotografia<br />
Enrico Carretti<br />
Dona dignità agli oggetti semplici<br />
attraverso un equilibrio estetico<br />
compositivo di forma e luce<br />
La fotografia è “comunicazione<br />
visiva”, e quindi ogni mezzo è<br />
buono per “comunicare” le proprie<br />
emozioni, il proprio stato d’animo,<br />
quindi non è disdegnato l’uso delle varie<br />
tecniche di elaborazione dell’immagine<br />
(post-produzione, all’attualità) in qualche<br />
modo peraltro figlia dei vari modi già<br />
utilizzati nella fotografia “analogica/tradizionale”.<br />
Lo scopo della fotografia del<br />
sottoscritto, è quello di dare, per ogni<br />
serie, pochi essenziali segnali nella speranza<br />
di catturare attraverso l’equilibrio<br />
estetico-compositivo, la forma, la luce,<br />
l’interesse dell’osservatore. La ricerca in<br />
buona parte è mirata a ridare dignità ad<br />
oggetti semplici, spesso quotidiani, magari<br />
appartenenti al passato, il che li rende<br />
inutili e li proietta appunto nel mondo<br />
del dimenticato e dell’inutile, attraverso<br />
un nuovo ruolo nell’immagine. Il tutto in<br />
un percorso tendente a rappresentare e<br />
raccontare, se non con nulla, con meno<br />
possibile. A ciò talvolta si contrappongono<br />
serie di immagini con composizioni<br />
ricche, barocche, cariche di riferimenti<br />
alla peraltro inarrivabile pittura del passato.<br />
Non meno appassionante è la ricerca<br />
sui “pezzetti di muro”, che si alterna<br />
ai “bussolotti” e sempre più rari paesaggi,<br />
urbani e non, ove la figura umana<br />
compare quasi mai, elaborati in postproduzione<br />
per raccontare meglio la sensazione<br />
provata e che si vuol ritrasmettere<br />
allo spettatore.<br />
e.carretti.fi@gmail.com<br />
+39 338 3326862<br />
Nato il 25/12/1955, a Firenze dove<br />
vive e lavora. Libero professionista<br />
(architetto), sposato,<br />
con una figlia musicista. Frequenta il<br />
Liceo Artistico di Firenze e nel 1982 si<br />
laurea in Architettura con 110/110 e lode.<br />
La passione per la fotografia è nata<br />
all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso;<br />
dopo le prime esperienze di ricerca<br />
nei diversi generi, fotografando in particolare<br />
aspetti minuti e personaggi della<br />
vita cittadina, via via l’interesse è andato<br />
sempre più concentrandosi nella ricerca<br />
di composizioni astratte ricavate<br />
da muri (i pezzetti di muro) e nella “natura<br />
morta” (i bussolotti). Fa parte da<br />
molti anni del club Ideafotografica; ha<br />
partecipato a diversi eventi, con mostre<br />
-per lo più personali- e collettive.<br />
Notturni, 2016<br />
ENRICO CARRETTI 45
Eventi in<br />
Toscana<br />
L’ACSIT: il meglio della<br />
Sardegna a Firenze<br />
L’Associazione Culturale Sardi in Toscana festeggia 35<br />
anni di attività: una lunga storia fatta di passione e di<br />
amore per la propria isola<br />
Non è semplice riassumere quanto<br />
l’ACSIT, l’Associazione Culturale<br />
Sardi in Toscana, ha realizzato<br />
e costruito in trentacinque anni di attività.<br />
Non è semplice perché le attività e le iniziative<br />
sono innumerevoli e anche solo<br />
cercare di stilare un elenco, diventa un’operazione<br />
immane. Sta di fatto che l’ACSIT,<br />
sin dal 1982, anno della sua fondazione,<br />
ha cercato di creare e organizzare eventi e<br />
manifestazioni di qualità, in grado di esaltare<br />
al massimo lo spirito creativo, artistico,<br />
culturale ed imprenditoriale che la Sardegna<br />
era ed è in grado di esprimere. Questo<br />
era lo spirito che nel 1982 spinse un gruppo<br />
di sardi residenti a Firenze ad unirsi per<br />
costituire un circolo, e questo è lo spirito<br />
che ancora oggi anima i soci e caratterizza<br />
le attività dell’Acsit. «Le iniziative proposte<br />
dall’ACSIT – come sottolinea il presidente<br />
Angelino Mereu – puntano alla valorizzazione<br />
di una Sardegna diversa, fuori dagli<br />
stereotipi. Una Sardegna poco conosciuta<br />
che cerca di emergere con proposte di<br />
qualità. Il lavoro che sviluppiamo in tal senso<br />
come ACSIT ci impegna, quindi, sia in<br />
un’opera progettuale su lavori originali, ma<br />
anche in azioni di supporto organizzativo<br />
e di mediazione con le istituzioni fiorentine<br />
e toscane». Bisogna sottolineare, infatti,<br />
che l’Acsit, sin dalla sua fondazione, ha<br />
sempre cercato di creare un dialogo e una<br />
collaborazione con le istituzioni locali, proprio<br />
per favorire condizioni di massima integrazione<br />
per quei sardi che hanno scelto<br />
di vivere in Toscana. Il tutto senza mai interrompere<br />
il forte vincolo che lega i sardi<br />
alla loro terra d’origine. In tal senso può<br />
essere inteso il Servizio di bigliettazione<br />
per la Sardegna, svolto in collaborazione<br />
con Eurotarget presso la sede ACSIT<br />
in piazza Santa Croce 19. Tale servizio, da<br />
e per la Sardegna, è riservato ai soci AC-<br />
SIT (sardi e non) e prevede convenzioni<br />
con tutte le compagnie di navigazione, con<br />
notevoli risparmi per chi vuole raggiungere<br />
l’isola. Partendo dai presupposti sopra<br />
enunciati, l’ACSIT sta lavorando per una<br />
serie di eventi da realizzare entro l’anno e<br />
nel 2018. «Nel 2017 – spiega Mereu – abbiamo<br />
avuto un’attività frenetica che ci ha<br />
visto organizzare la rassegna cinematografica<br />
Made in Sardegna in collaborazione<br />
con il Teatro della Compagnia. Abbiamo,<br />
poi, avuto ospiti i 40 componenti del coro<br />
polifonico di Atzara che si sono esibiti, con<br />
il coro fiorentino della Martinella, presso il<br />
Teatro Goldoni, per poi essere protagonisti,<br />
la domenica mattina, presso la Basilica<br />
di Santa Maria Novella dove hanno accompagnato<br />
la messa con l’esecuzione di canti<br />
tradizionali sardi. Le nostre iniziative hanno<br />
coinvolto i produttori sardi con una serie<br />
di incontri (molto partecipati) sulle produzioni<br />
vinicole tipiche della Sardegna il cui<br />
ultimo incontro è previsto per dicembre».<br />
Ma le attività non si esauriscono qui. L’Acsit,<br />
infatti, ha appena organizzato una giornata<br />
dedicata allo scrittore Giuseppe Dessì<br />
nel quarantennale della sua morte. L’incontro,<br />
che si è svolto il 26 ottobre al Teatro<br />
della Compagnia, ha visto la partecipazione<br />
di Anna Dolfi dell’Università di Firenze,<br />
di Paolo Lusci, presidente della Fondazione<br />
Dessì e del critico cinematografico Gianni<br />
Olla, oltre all’intervento di Francesco Dessì,<br />
figlio dello scrittore. Per la fine di novembre<br />
(mercoledì 29 presso il Teatro della<br />
Compagnia) è in programma un importante<br />
appuntamento con il geologo Mario<br />
Tozzi e il jazzista Enzo Favata che presenteranno<br />
il loro spettacolo Mediterraneo.<br />
Le radici di un Mito, basato sulle teorie<br />
che identificano la mitica Atlantide con la<br />
Sardegna. A dicembre, prima delle festività<br />
natalizie, ci sarà il consueto appuntamento<br />
con la cena sociale ACSIT che, come tutti<br />
gli anni, permetterà di assaporare piatti<br />
e prelibatezze tipiche della Sardegna. Nel<br />
frattempo continuano le attività di promozione<br />
della cultura isolana con la presentazione<br />
di libri, mostre d’arte, esibizioni<br />
musicali e rappresentazioni teatrali. Continua<br />
anche la programmazione delle attività<br />
per il 2018 con la ripetizione della rassegna<br />
cinematografica Made in Sardegna e con<br />
la predisposizione di una importante iniziativa<br />
dedicata allo scrittore e politico Emilio<br />
Lussu, organizzata in collaborazione con<br />
l’Istituto De Martino di Sesto Fiorentino.<br />
Grandi fermenti e grandi attività, dunque,<br />
tutte all’insegna di una Sardegna fuori dagli<br />
schemi: una Sardegna da scoprire, far<br />
conoscere e valorizzare.<br />
A.C.S.I.T. Associazione Culturale Sardi in Toscana<br />
Piazza Santa Croce, 19 - 50122 FIRENZE - Casella Postale 1446 FI7<br />
Tel. 055 240549 - Fax: 055 242006<br />
info@acsitfirenze.it - www.acsitfirenze.net<br />
46 ACSIT
Eventi in<br />
Toscana<br />
Mario Tozzi & Enzo Favata<br />
Spettacolo per voce narrante e musica<br />
Mercoledì 29 novembre a Firenze<br />
Nell’ambito degli eventi previsti<br />
per celebrare i 35 anni della<br />
fondazione dell’ACSIT, per<br />
mercoledì 26 novembre, è in programma,<br />
presso il Cinema La Compagnia,<br />
lo spettacolo Sardegna le<br />
radici della storia con Mario Tozzi ed<br />
Enzo Favata. Lo spettacolo, già presentato<br />
con successo in Sardegna,<br />
rappresenta il felice connubio tra uno<br />
scienziato della terra e un musicista<br />
che della musica della sua terra<br />
ha fatto una inconfondibile cifra stilistica.<br />
Mario Tozzi, il geologo noto al<br />
grande pubblico per le sue trasmissioni<br />
televisive, e Enzo Favata, sassofonista<br />
jazz apprezzato sulla scena<br />
internazionale, insieme raccontano<br />
l’isola della Sardegna attraverso il<br />
particolare punto di vista della geologia,<br />
scienza tanto affascinante quanto<br />
trascurata, e la musica al confine tra<br />
passato e futuro. Da questo incontro<br />
scaturisce un affresco inedito della<br />
Sardegna, un film senza immagini<br />
raccontato con le parole e i suoni,<br />
nel quale prendono forma paesaggi<br />
arcaici, miti dimenticati e ricerca<br />
scientifica, rivelando allo spettatore<br />
una geografia antica, sepolta nella<br />
stratificazione delle ere geologiche<br />
e preistoriche. Per quanto riguarda<br />
gli aspetti tecnici, lo spettacolo è essenziale<br />
e non ha grandi esigenze in<br />
quanto prevede la presenza contemporanea<br />
dei due autori sul palco, le<br />
normali dotazioni audio e la proiezione<br />
di slides illustrative. Mario Tozzi,<br />
scienziato, primo ricercatore presso<br />
il CNR, ha condotto studi sull’evoluzione<br />
geologica del Mediterraneo<br />
centro-orientale. E’ autore di oltre<br />
50 pubblicazioni scientifiche su riviste<br />
italiane e internazionali. Il suo ultimo<br />
libro Paure fuori luogo: perché<br />
temiamo le catastrofi sbagliate è stato<br />
pubblicato da Einaudi nel 2017,<br />
preceduto da altri titoli come Pianeta<br />
Terra. Ultimo Atto edito da Rizzoli,<br />
Il grande libro della Terra e Italia segreta.<br />
Viaggio nel sottosuolo da Torino<br />
a Palermo. E’ noto al grande pubblico<br />
anche per una serie di fortunate trasmissioni<br />
televisive di divulgazione<br />
scientifica: Gaia, il pianeta che vive, Atlantide,<br />
Allarme Italia, La Gaia Scienza.<br />
Da molti anni visita la Sardegna per i<br />
suoi studi, in particolare ha seguito<br />
il giornalista Sergio Frau nella ricerca<br />
di dati scientifici a supporto della<br />
teoria dell’identificazione tra la Sardegna<br />
e la mitica Atlantide. Oggi unisce<br />
la sua competenza scientifica e le<br />
doti di comunicatore per dedicarsi ad<br />
una intensa attività di educazione delle<br />
giovani generazioni alla conoscenza<br />
delle tematiche legate all’ambiente<br />
e alla salvaguardia dei territori. Enzo<br />
Favata, musicista apprezzato sulla<br />
scena del jazz internazionale come<br />
sassofonista, è anche compositore e<br />
autore di musiche originali per cinema,<br />
radio, teatro, documentaristica. I<br />
suoi progetti, caratterizzati da un originale<br />
intreccio tra musiche popolari<br />
e avanguardia, sono stati ospitati<br />
in prestigiosi festival ed innumerevoli<br />
palcoscenici, in tutto il mondo. Favata<br />
ha suonato e registrato dischi con<br />
Dino Saluzzi, Enrico Rava, Miroslav<br />
Vitous, Lester Bowie, Art Ensemble<br />
of Chicago, Metropole Orkest, Dave<br />
Liebman, Guinga, Omar Sosa, Django<br />
Bates Tenores di Bitti Eivind Aarset,<br />
Jan Bang e tanti altri. Attualmente<br />
ha al suo attivo 16 dischi. Molto abile<br />
con l’elettronica dal vivo, miscelata<br />
con i suoi strumenti a fiato, la utilizza<br />
in questo progetto con un sistema di<br />
filtraggio del suono dei suoi sassofoni,<br />
clarinetti e strumenti etnici, creando<br />
magiche atmosfere sonore sulle quali<br />
scorre la narrazione e il racconto di Mario<br />
Tozzi.<br />
Gli acquerelli di Angelino<br />
Mereu in mostra a Firenze<br />
Una mostra monotematica quella di Angelino<br />
Mereu che presenta cinquanta<br />
acquerelli sull’isola di Tavolara.<br />
Tavolara: l’isola che c’è, questo il titolo<br />
della mostra che avrà un’anteprima,<br />
presso il Cinema La Compagnia, mercoledì<br />
29 novembre, per poi proseguire,<br />
sino al 10 dicembre, presso la sede<br />
ACSIT in piazza Santa Croce 19 a Firenze.<br />
Il catalogo (64 pagine), edito da Nardini,<br />
ha la prefazione di Mario Tozzi e,<br />
oltre agli acquerelli in mostra, raccoglie<br />
citazioni e brani dedicati all’isola di Tavolara.<br />
ACSIT 47
Firenze<br />
Mostre<br />
L’arte del modellare la creta<br />
Le allieve di Amalia Ciardi Duprè in mostra al<br />
Circolo degli Artisti Casa di Dante a Firenze<br />
di Silvia Ranzi<br />
Dall’11 al 24 novembre, nei locali<br />
della prestigiosa Società di Belle<br />
Arti - Circolo degli Artisti Casa<br />
di Dante a Firenze, si potranno ammirare<br />
le opere del simposio al femminile che vede<br />
protagoniste le produzioni artistiche di<br />
alcune allieve della rinomata scultrice fiorentina<br />
Amalia Ciardi Duprè, pronipote<br />
dell’insigne Giovanni Duprè, la cui feconda<br />
e suggestiva attività su temi sociali, etici<br />
e sacri ha conosciuto committenze e riconoscimenti<br />
sul piano nazionale ed internazionale,<br />
collaborando con vari architetti per<br />
decorazioni scultoree di chiese, piazze e<br />
giardini, di cui ricordiamo nei pressi di Fiesole<br />
la mistica abside in terracotta di San<br />
Lorenzo a Vincigliata e gli arredi liturgici a<br />
San Bernardino in Borgunto. L’iniziativa ha<br />
il patrocinio della Fondazione Amalia Ciardi<br />
Duprè e del Museo CAD, dove da anni<br />
si svolgono significativi corsi di discepolato<br />
per padroneggiare la modellazione della<br />
creta e favorire un personale imprinting.<br />
Le artiste in collettiva, che hanno origini diverse<br />
e multiformi percorsi professionali<br />
alle spalle, sono accomunate dalla passione<br />
per la lavorazione della creta con le sue<br />
peculiarità di leggerezza e solidità, nel perseguimento<br />
di ideazioni scultoree legate<br />
alla verosimiglianza figurativa che, sotto<br />
l’azione intimista dell’ispirazione, si carica<br />
di valenze ideali. Nei soggetti tridimensionali<br />
esposti un accordo privilegiato è tributato<br />
alle sembianze di volti di donna, alle<br />
archetipiche nudità per elevare le movenze<br />
corporee nell’aura del mito o rapportarle<br />
nelle dinamiche relazionali affettive; studiato<br />
è il simbolismo figurativo di denuncia<br />
etico-sociale per spaziare infine su metaforiche<br />
istanze spirituali tra utopia e terapia<br />
per l’anima. I pani di argilla vengono plasmati<br />
dal sentimento tattile delle mani, coadiuvate<br />
da altri strumenti con gestualità<br />
additive o sottrattive, per ottenere creazioni<br />
originali - a tutto tondo, a mezzo busto,<br />
a basso o alto rilievo - rispondenti ai processi<br />
emozionali e cognitivi dell’espressione<br />
plastica. La terracotta artistica - dal<br />
neolitico al periodo etrusco e greco-romano<br />
per balzare al primato conseguito dal<br />
Quattrocento Toscano - con il suo colore<br />
biscottato, rosato o rossastro, impreziosito<br />
da patinature e cromie - fornisce alle<br />
opere una resa di calda tonalità primigenia,<br />
raggiungendo nelle fatture morbide,<br />
corrugate o levigate, a seconda degli stili<br />
messi in opera, una compostezza e classicità<br />
di visione con accenti neoromantici, in<br />
cui il vero viene trasfigurato dall’azione lirica<br />
dell’introspezione nella versatilità dei<br />
temi proposti, trovando un’eco precipua<br />
nelle parole del filosofo estetico Luigi Pareyson:<br />
«L’opera d’arte è insieme materia<br />
e spirito, fisicità e personalità, oggetto ed<br />
interiorità».<br />
Martina Buzio, In volo<br />
Daniela Rosai, Bagnanti<br />
Mimma Di Stefano, Dominio e prepotenza<br />
Elisabetta Collini, L’apparenza<br />
Patrizia Rensi, Carolina<br />
Maria Pia Gonnelli, Abbraccio di<br />
amore e psiche<br />
Marina Pasqua Perotti, Meraviglioso<br />
48 L’ARTE DEL MODEL<strong>LA</strong>RE <strong>LA</strong> CRETA
A cura di<br />
Paolo Bini, relatore Associazione Italiana Sommelier<br />
Arte del<br />
Vino<br />
WineArt: spirali di energia nel bicchiere<br />
Foto courtesy Cantine Bellini<br />
Rimaniamo anche per questo mese<br />
nell’area del Chianti andando<br />
stavolta a scoprirne la versione<br />
considerata da molti la più elegante.<br />
Il Chianti Rufina è prodotto in zone che<br />
possono arrivare oltre i 400 metri di altitudine<br />
e rappresenta, come testimoniato<br />
dal bando del 1716 di Cosimo III°<br />
de’ Medici, una fra le più tradizionali e<br />
preziose aree toscane in cui fare vino.<br />
Cantine Bellini è una storica azienda del<br />
rufinese, fondata nella seconda metà del<br />
XIX° secolo, che sviluppa il suo mercato<br />
in Italia e oltre oceano dove riscuote<br />
un ottimo successo soprattutto in Giappone<br />
e negli Stati Uniti. L’evoluzione del<br />
mercato italiano e internazionale, dovuta<br />
principalmente all’avvicinamento della<br />
generazione “millennials” al mondo<br />
del vino, ha spostato l’interesse di molte<br />
aziende vinicole verso la produzione<br />
di vini semplici, da degustare e da comprendere,<br />
che possano essere bevuti anche<br />
fuori pasto o durante un aperitivo.<br />
Andrea Masi, attuale proprietario e quinta<br />
generazione della famiglia Bellini, consapevole<br />
che la sola realizzazione di un<br />
ottimo prodotto non sia più sufficiente<br />
a renderlo commerciabile, ha ritenuto<br />
necessario uno studio di marketing<br />
che seguisse le tendenze del consumo e<br />
la veste grafica delle nuove bottiglie per<br />
renderle immediatamente riconoscibili<br />
ed appetibili. Ho senza dubbio valutato<br />
stimolante per i lettori de La Toscana,<br />
così particolarmente sensibili alle forme<br />
artistiche, raccontare l’ultima idea di<br />
Andrea: la sua intuizione è stata, infatti,<br />
quella di legare il gusto del suo vino alle<br />
opere di Maurizio Baccili, noto pittore<br />
italiano. Le tipiche spirali quantistiche<br />
dell’artista, opere nelle quali egli dipinge<br />
l’energia e il movimento che percepisce<br />
all’interno della materia, sono risultate<br />
perfette per rappresentare lo spirito del<br />
progetto e l’anima di questa nuova linea<br />
di prodotti chiamata poi MAMB-O, acronimo<br />
di Masi Andrea e Maurizio Baccili.<br />
La scelta enologica, fatta in collaborazione<br />
con Stefano Chioccioli, ha permesso<br />
di creare quattro IGT toscani: un bianco<br />
e rosso a tutto pasto, un Sangiovese in<br />
purezza e un vino di maggiore complessità<br />
invecchiato in barrique, chiamato<br />
Dominante. Vista la riuscita del progetto<br />
è stato da poco inserito un quinto prodotto,<br />
un Chianti, anch’esso pensato per<br />
essere apprezzato da un pubblico giovane<br />
e per questo vinificato con una piccola<br />
parte di uve bianche, tanto da renderlo<br />
più rotondo e profumato.<br />
Proprio dal MAMB-O Chianti DOCG parte<br />
la nostra degustazione che incontra un<br />
vino con nuance decisamente purpurea,<br />
dai profumi di ciliegia, rosa e glicine freschi<br />
con soffi di erbe e caramella gelée;<br />
la vibrante sensazione di agrumi in bocca<br />
garantisce reale piacevolezza e invita<br />
subito a un nuovo sorso; la moderata<br />
tannicità e il corpo snello lo rendono ideale<br />
per primi piatti, dai semplici spaghetti<br />
al pomodoro e basilico ai più aromatici<br />
pici all’aglione.<br />
Il Toscana rosso IGT Dominante, punta di<br />
diamante del progetto WineArt, ha invece<br />
un ventaglio aromatico più complesso<br />
dove staccano i profumi di amarena,<br />
viola e tabacco biondo con intriganti note<br />
a corredo di noce moscata, cioccolato<br />
e foglia di tè essiccata. Buona freschezza<br />
gustativa, struttura solida e sapori fruttati<br />
uniti a tannini ben dosati e alcol moderato,<br />
appagano il palato con seducente<br />
persistenza dal finale speziato. Certamente<br />
perfetto per tagliata di manzo o<br />
carne suina alla brace.<br />
Lasciamo a voi la curiosità di scoprire le<br />
altre suggestive etichette della gamma<br />
WineArt e magari farvi conquistare da<br />
nuove spirali di energia gustativa!<br />
Info e consulenza: wine@bini.eu<br />
I vini di Cantine Bellini con le etichette rimovibili dipinte a mano da Maurizio Baccili<br />
MAMB-O Chianti DOCG e DominanteToscana IGT<br />
ARTE DEL VINO<br />
49
A cura di<br />
Elena Maria Petrini<br />
Un museo per il vino Falerno, amato già<br />
nell’antichità dagli imperatori romani<br />
foto Maurizio Mattei ed Elena Maria Petrini<br />
Nasce a Falciano del Massico, nel<br />
casertano, il museo archeologico<br />
del vino curato dall’archeologo<br />
Ugo Zannini. Quattro sale allestite nei locali<br />
del comune con la ricostruzione di un<br />
termopolio, la statua di Bacco, le riproduzioni<br />
di iscrizioni riguardanti il vino Falerno<br />
e la cartografia con i confini dell’ager Falernus,<br />
pannelli esplicativi della cultura ausone/aurunca,<br />
oltre alla ricostruzione della<br />
prua di una nave romana e di un’altra per<br />
il trasporto delle anfore “dressel 1” e la ricostruzione<br />
in scala di un torchio romano.<br />
Tutt’uno con il museo è il centro studi sui<br />
vini d’epoca romana. Bacco sotto mentite<br />
spoglie sarebbe stato ospite con grande<br />
generosità del vecchio Falerno ed in segno<br />
di gratitudine avrebbe fatto nascere sulle<br />
pendici del Monte Massico viti lussureggianti,<br />
le migliori del mondo antico. Del vino<br />
Falerno testimoniano i grandi scrittori<br />
classici già dai tempi di Giulio Cesare, che<br />
lo gustava con Cleopatra, passando per<br />
Orazio, Marziale, Cicerone, Plinio il Vecchio,<br />
Virgilio, Petronio, Giovenale e più recentemente<br />
Tasso: una DOC ante litteram<br />
divenuta tale il 3 gennaio 1989. Dopo circa<br />
2000 anni di storia, cinque i comuni da cui<br />
viene prodotto attualmente: Carinola, Cellole,<br />
Falciano del Massico, Mondragone e<br />
Sessa Aurunca, tutti a ridosso del vulcano<br />
spento di Roccamonfina. Due grandissime<br />
voci per valorizzare la storia dell’ager<br />
Falernus, una culturale e l’altra istituzionale.<br />
Nel 2010 nasce la Confraternita del<br />
Falerno prima associazione culturale dedicata<br />
al vino Falerno del Massico fondata<br />
da un gruppo di otto amici appassionati<br />
bevitori, nel cuore dell’ager Falernus, con<br />
lo scopo di promuovere e divulgare la cultura<br />
vinicola ed enogastronomica del vino<br />
Falerno del Massico DOC, delle uve che<br />
concorrono alla sua produzione e del suo<br />
territorio d’origine, comunicando attraverso<br />
la storia, la tradizione, il paesaggio<br />
e trasmettendo la passione ai confratelli.<br />
Oggi rappresentata dal priore, Giuseppe<br />
Garozzo Zannini Quirini, il maestro fondatore<br />
Antonio Papa, il maestro tesoriere<br />
Vincenzo Papa, il maestro comunicatore<br />
Franco Santilli, il maestro gastronomo<br />
Giuseppe Orefice, il maestro funzionario<br />
Antonio Zannini ed il maestro negoziatore<br />
Antonio Russo. La seconda voce, invece,<br />
é totalmente istituzionale: anch’essa senza<br />
fini di lucro, può operare solamente se<br />
ne fanno parte almeno il 70 % delle aziende<br />
produttrici di tutta la filiera, e prende il<br />
nome di Consorzio di tutela e valorizzazione<br />
dei vini Doc Aversa Asprinio, Doc Falerno<br />
del Massico, Doc Galluccio, Igp Roccamonfina<br />
e Igp Terre del Volturno. Il presidente<br />
del Consorzio, Salvatore Avallone, ci conferma<br />
l’impegno svolto per la tutela sia<br />
della denominazione d’origine attraverso il<br />
controllo delle aziende che ne fanno parte,<br />
sia per la promozione e sviluppo della<br />
Doc, che oggi, con Decreto del Ministero<br />
dell’Ambiente del 3 luglio 2017, ha esteso<br />
l’incarico delle attività del Consorzio erga<br />
omnes, quindi anche a tutte quelle aziende<br />
non associate. Del Consorzio Viti Casertane<br />
fanno parte anche i due vicepresidenti Arturo<br />
Celentano e Giuseppe Carosone, oltre<br />
ai dodici consiglieri tra cui Maria Ida Avallone.<br />
Ricordiamo, infine, le aziende produttrici<br />
del vino Falerno, che è la Doc più<br />
estesa e rappresentativa: Fattoria Pagano,<br />
Villa Matilde, Masseria Felicia, Trabucco,<br />
Volpara, Bianchini Rossetti, La Masseria<br />
di Sessa, Cantine Papa, Cantine Moio,<br />
Cantina Zannini, Regina Viarum, Viticoltori<br />
Migliozzi e Cantine Nugnes. Un invito alla<br />
degustazione per vivere un’esperienza<br />
sensoriale davvero storica.<br />
L’archeologo Ugo Zannini<br />
Il maestro comunicatore della Confraternita del Falerno, Franco Santilli, con l’ambasciatore<br />
del Cile, Fernando Ayala, durante la nomina di socio onorario<br />
Il presidente del Consorzio Viti Casertane,<br />
Salvatore Avallone, insieme alla presidente<br />
dell’associazione culturale Arkiwine<br />
50 ARKIWINE
Il Gastronomo ARKIWINE racconta...<br />
Olio extravergine, da simbolo di sacralità ad alimento funzionale<br />
di Andrea Russo / foto Elena Maria Petrini<br />
La storia insegna come fin<br />
dall’antichità il confronto tra popoli<br />
di differente cultura abbia<br />
provocato sanguinosi scontri di civiltà<br />
e perdita del patrimonio antropologico<br />
dei vinti. I più forti hanno dominato i<br />
“meno evoluti” obbligandoli a nuovi costumi<br />
e tradizioni religiose. Con esse,<br />
l’imposizione di regole alimentari: ciò<br />
che è permesso mangiare e quello ritenuto<br />
peccato. Se affrontiamo il consumo<br />
di carne, l’Ebraismo vieta quella di<br />
ruminanti con zoccolo intero (cavallo)<br />
o non ruminanti con unghie divaricate<br />
(suino); in India una legge proibisce<br />
l’abbattimento del bovino, poiché l’Induismo<br />
lo ritiene sacro. L’Islam condanna<br />
il consumo di maiale, mentre i<br />
buddisti non uccidono nessun animale.<br />
In contrapposizione a queste rigide regole<br />
c’è un alimento che unisce, invece<br />
che dividere, questo è l’olio d’oliva, garante<br />
della pace religiosa, lo possiamo<br />
definire “ecumenico”, simbolo di sacralità,<br />
farmaco, cosmetico, combustibile<br />
e soprattutto alimento. Per queste proprietà,<br />
le popolazioni dell’antichità diedero<br />
all’olio un’interpretazione magica,<br />
sia nell’aspetto religioso sia in quello<br />
salutistico, considerandolo dono divino<br />
e protettore dell’umanità. Babilonesi<br />
ed Egizi hanno imparato a conoscerlo e<br />
coltivarlo. Tale cultura, i Fenici ed in seguito<br />
gli Arabi, seppero diffonderla alle<br />
popolazioni del Mediterraneo, generando<br />
un fiorente mercato e l’olivicoltura si<br />
propagò “a macchia d’olio”. I Greci lo<br />
elessero ingrediente principale della loro<br />
dieta, mentre per i Romani la filiera<br />
olivicola-olearia rivestiva un ruolo di<br />
particolare importanza nella società. In<br />
cucina è conduttore di calore nella cottura<br />
degli alimenti, mentre a “crudo” arricchisce<br />
le pietanze del suo sapore ed<br />
aroma. La ricerca scientifica ha evidenziato<br />
come alcuni suoi componenti siano<br />
dotati di elevata attività protettiva,<br />
tanto da attribuirgli il riconoscimento<br />
di “alimento funzionale”, ricco di preziosi<br />
nutrienti, completo e sano<br />
Per informazioni scrivi al gastronomo:<br />
andrearusso.gastronomo@gmail.com<br />
L’Olio in pillole<br />
di Andrea Russo<br />
Perché extravergine? Che significato<br />
attribuiamo a questo sinonimo<br />
di purezza. È il metodo<br />
di produzione ad essere preso in esame.<br />
Il legislatore impone che l’olio<br />
sia ottenuto “direttamente dalle olive<br />
e unicamente mediante procedimenti<br />
meccanici”, in altre parole sia frutto<br />
di una mera spremitura dei frutti. Se<br />
interveniamo con solventi per favorire<br />
l’estrazione o coprire difetti, perderà<br />
l’aggettivo vergine e sarà declassato<br />
a “olio di oliva”; in altre parole, un<br />
olio raffinato. Per rispettare il divieto<br />
di apporti chimici durante l’estrazione,<br />
bisogna porre massima attenzione alle<br />
pratiche agronomiche e alle fasi di<br />
frangitura. Adesso, però, i nostri olivicoltori<br />
devono affrontare un’altra sfida:<br />
il cambiamento climatico. L’attuale<br />
campagna olearia continua ad evidenziare<br />
un’inflessione negativa dovuta ad<br />
una condizione climatica sfavorevole.<br />
Gelate primaverili, prolungata siccità<br />
estiva e grandinante di fine luglio<br />
non hanno scoraggiato la Fattoria Paiatici<br />
di Fiesole, condotta da Marcellina<br />
Tussardi Donnini, garantendo all’azienda<br />
Matrix, del notaio Giovanni Donnini,<br />
l’uscita del tanto atteso “Essentia gocce<br />
d’oro”. Questo Toscano Igp Colline<br />
di Firenze bio è frutto di un’accurata selezione<br />
delle cultivar frantoio, moraiolo,<br />
Marcellina Tussardi Donnini, titolare della<br />
Fattoria Paiatici di Fiesole, col notaio Giovanni<br />
Donnini dell’azienda Matrix Srl produttori<br />
di oli extravergini in Fiesole<br />
leccino ed esprime all’olfatto un timbro<br />
erbaceo con netti sentori di oliva<br />
verde e foglia di carciofo. In bocca le<br />
note amare lasciano spazio a rimandi<br />
di rucola selvatica. Sul finale piacevoli<br />
stimolazioni di piccante. Si consiglia<br />
l’abbinamento con ribollita e fagioli<br />
all’uccelletto.<br />
L’olio d’oliva Essentia “Gocce d’oro” vincitore<br />
della medaglia d’oro 2013 e 2016<br />
ARKIWINE<br />
51
Realtà<br />
Toscane<br />
Un Uomo Vitruviano dall’anima green<br />
Tutte le idee di Riciclandia: divertimento ed ecologia con i modellini<br />
da costruire realizzati in legno riciclato<br />
Idee in scatola con un’anima green. Sono<br />
quelle dell’azienda toscana Multi-Tranciati<br />
guidata da Renzo Francini.<br />
Con sede a Rigomagno (Siena) e a Lucignano<br />
(Arezzo) la ditta ha dato vita a una linea<br />
di modellini da costruire con cui i più<br />
piccoli possono mettersi alla prova. Veri e<br />
propri giochi ma anche piccole opere d’arte<br />
e d’ingegno, con un’importante finalità<br />
didattica. Ecco allora le Idee di Leonardo<br />
che riproducono le macchine del Genio di<br />
Vinci, e le magiche Idee di Merlino, tutte<br />
creazioni frutto dell’estro creativo di Beppe<br />
Berretti, un vero e proprio mago nel realizzare<br />
costruzioni in miniatura. Per questo<br />
esistono anche le Idee di Beppe, a cui va il<br />
merito di aver ideato, tra gli altri l’ingegnoso<br />
meccanismo chiappatopo. Scienza e divertimento,<br />
ma anche ecologia. I modellini<br />
infatti sono parte della linea Riciclandia: tutta<br />
Made in Toscana dal progettista alla ditta<br />
che la realizza, è ad impatto ambientale pari<br />
a zero, perché fatta interamente in legno<br />
riciclato. In questo modo ottimizza, salvaguardandola,<br />
una materia prima come il<br />
legno, limitando l’abbattimento di nuovi alberi<br />
e gestendo in maniera ecocompatibile<br />
gli scarti della sua lavorazione. I modelli<br />
di Riciclandia sono presenti in molti musei<br />
d’Italia e d’Europa, e vengono utilizzati anche<br />
come supporto didattico per laboratori<br />
coi più piccoli. I prodotti si identificano<br />
quindi per l’utilizzo di materiali base di basso<br />
valore economico, ma con un’altissima<br />
qualità dal punto di vista dello studio e della<br />
lavorazione. Dal punto di vista delle idee<br />
insomma: non a caso le linee si caratterizzano<br />
con questo termine. La più importante<br />
e dalla quale derivano tutte le altre,<br />
è quella che si basa sugli studi di Leonardo<br />
da Vinci e include carri armati, elicotteri,<br />
aeroplani, robot, ponti mobili: una serie di<br />
modelli didattici racchiusi in una scatola di<br />
montaggio per capire, costruendo le macchine,<br />
i principi della scienza e le basi della<br />
composizione artistica che hanno ispirato<br />
il genio leonardiano.<br />
http://www.ideedileonardo.it<br />
http://www.riciclandia.it<br />
posta@multitranciati.it<br />
0578.837352<br />
Carro armato<br />
Bombarda<br />
Perfecto<br />
Vite aerea<br />
52 RICIC<strong>LA</strong>NDIA
Il Palazzo dei Visacci<br />
Una galleria all’aperto di illustri fiorentini<br />
Firenze<br />
Nascosta<br />
di Amedeo Menci / foto Roberto Menci<br />
Il Palazzo dei Visacci<br />
Il palazzo Altoviti Sangalletti, situato<br />
a Firenze al numero 18 di Borgo<br />
degli Albizi, fu edificato nel 1538 da<br />
Bartolomeo Panciatichi che vi inglobò<br />
tre vecchi edifici comprendenti anche<br />
l’abitazione appartenuta a Rinaldo degli<br />
Albizi. Baccio Valori, la cui famiglia era<br />
subentrata a quella degli Albizi, ne volle<br />
affidare, alcuni anni dopo, l’ampliamento<br />
e il restauro a Giovanni Battista Caccini.<br />
I lavori furono completati alla fine<br />
del Cinquecento quando Baccio Valori<br />
il Giovane, presidente dell’Accademia<br />
delle Arti del Disegno, incaricò lo stesso<br />
Caccini del rifacimento della facciata,<br />
con l’aggiunta di quindici erme da lui<br />
scelte, raffiguranti fiorentini illustri nelle<br />
arti e nelle scienze. Nel 1687, quando si<br />
estinse il ramo fiorentino della famiglia<br />
Valori, la famiglia Guicciardini divenne<br />
proprietaria del palazzo. Successivamente<br />
ereditato dalla famiglia Altoviti,<br />
il palazzo fu arricchito negli interni.<br />
La facciata però non subì variazioni ed<br />
ancora oggi possiamo ammirare le erme.<br />
A livello inferiore si distinguono<br />
Accursio, Pietro Torrigiani Rustichelli,<br />
Marsilio Ficino, Donato Acciaiuoli e<br />
Pier Vettori; nel secondo ordine si trovano<br />
Amerigo Vespucci, Leon Battista<br />
Alberti, Francesco Guicciardini, Marcello<br />
Virgilio Adriani e Vincenzo Borghini;<br />
nel terzo ordine infine Dante, Petrarca,<br />
Boccaccio, Giovanni Della Casa e Luigi<br />
Alamanni. A causa della modesta qualità<br />
della realizzazione scultorea, delle<br />
espressioni corrucciate e severe dei<br />
personaggi, l’edificio fu denominato dai<br />
fiorentini, con la consueta sagacia, palazzo<br />
dei Visacci. Filippo Valori, figlio<br />
di Baccio, scrisse per aiutare a decifrare<br />
le iscrizioni scritte sotto i singoli personaggi,<br />
un libretto intitolato Termini<br />
di mezzo rilievo e di intera dottrina fra<br />
gli archi di Casa Valori. Una particolarità<br />
della facciata è costituita da una piccola<br />
lapide posta da Baccio Valori sotto<br />
una finestra del pianterreno a ricordare<br />
il luogo in cui San Zanobi avrebbe compiuto<br />
il miracolo della resurrezione del<br />
figlioletto di una nobildonna francese<br />
che transitava da Firenze mentre si stava<br />
recando a Roma in pellegrinaggio.<br />
La targa riporta l’iscrizione in greco e<br />
prosegue in latino:<br />
B. Zenobius puerum sibi a matre gallica<br />
Roma eunte Creditum atque interea<br />
mortuum dum sibi urbem Lustranti eadem<br />
reversa hoc loco conquerens Occurrit<br />
signo crucis ad vitam revocat<br />
An. Sal. CCC<br />
Frontespizio del libro di Filippo Valori<br />
Lapide del miracolo di San Zanobi<br />
IL PA<strong>LA</strong>ZZO DEI VISACCI 53
Atelier Scaramuzzo Srl<br />
Via Fra Giovanni Angelico 53/A<br />
Firenze<br />
Tel. 055678424<br />
atelierscaramuzzo@gmail.com<br />
www.scaramuzzo.eu<br />
Prossima apertura<br />
nuovo atelier Scaramuzzo in<br />
Via del Parione 58/r<br />
Firenze<br />
Per Giuseppe Scaramuzzo estro e<br />
raffinatezza sono le parole d’ordine.<br />
Per lui rispettare la bellezza di ogni<br />
donna ha uno stile unico ed esclusivo<br />
come un abito sartoriale che sappia<br />
trasmettere eleganza, benessere<br />
e naturalezza. Oggi come un tempo<br />
le sue creazioni moda rispecchiano<br />
il suo pensiero, senza mai uniformarsi<br />
a schemi fissi, ma cercando<br />
sempre di rielaborare, interpretare<br />
ed esaltare la bellezza della donna.<br />
Oggi Direttore Artistico Barex Italiana<br />
e titolare di Scaramuzzo Atelier<br />
contribuisce con le sue creazioni al<br />
successo dell’azienda, portando il<br />
Made in Italy in tutto il mondo, Scaramuzzo<br />
collabora a stretto contatto<br />
con l’azienda per tutto ciò che riguarda<br />
la progettazione di rituali e servizi<br />
per il salone, ma anche con il lancio<br />
di nuovi tagli e colori moda, una collaborazione<br />
che sta portando grandi<br />
soddisfazioni proponendo eventi<br />
e formazione professionale relativi<br />
al prodotto e seminari tecnici su colore<br />
taglio e acconciature. Il direttore<br />
artistico Giuseppe Scaramuzzo ha<br />
sposato la sua filosofia con l’azienda<br />
Barex creando seminari in 25 paesi<br />
in tutto il mondo per motivare e<br />
stimolare il parrucchiere esplorando<br />
temi come l’arte, la moda e la<br />
pubblicità e creando insieme degli<br />
shoothing ognuno progettato per dare<br />
forma alla bellezza ma con una<br />
continua ricerca del “particolare”.<br />
Scaramuzzo Atelier nasce nel 1990 e<br />
prevede sei strutture collocate in Calabria,<br />
Lazio e Toscana. Le varie attività<br />
sono gestite da Scaramuzzo, Hair Director<br />
Barex Italiana, tutti i suoi saloni<br />
sono a marchio Scaramuzzo. L’Atelier<br />
prevede un’area amministrativa, un team<br />
tecnico e artistico e un’area dedicata<br />
a testare alcune campionature di<br />
prodotti della linea Barex per dar loro<br />
un consiglio pratico sulla texture nell’utilizzo<br />
del prodotto, questi vengono racchiusi<br />
in altri marchi come Opi, Smei,<br />
Benexere, Uniqua, Dermatrophine, oltre<br />
a Barex che ovviamente ha il primato,<br />
per l’utilizzo di materie prime naturali<br />
100% made in Italy.
A cura di<br />
Giorgia Armellini<br />
Sfaccettature<br />
Fiorentine<br />
In memoria di un cavallo morto<br />
Pochi, anche tra i fiorentini doc,<br />
ne conoscono l’esistenza. Ma se<br />
vi capita di passeggiare sul Lungarno<br />
Anna Maria Luisa de’ Medici, vi<br />
consiglio di soffermarvi in prossimità di<br />
piazza dei Giudici e di dare un’occhiata<br />
alla spalletta dell’Arno. Qui sotto un<br />
bel lampione di ferro battuto, troverete<br />
una lapide curiosa che rievoca un episodio<br />
drammatico avvenuto nel 1530,<br />
durante l’assedio degli imperiali in città.<br />
Carlo Cappello era un giovane ambasciatore<br />
della Repubblica Veneta a<br />
Firenze. Fiero alleato dei fiorentini, decise<br />
di restare al loro fianco nel momento<br />
di maggior difficoltà. Infatti, la<br />
città gigliata era completamente circondata<br />
dai nemici e la possibilità di perdere<br />
indipendenza e libertà era assai<br />
vicina. Un giorno il nobile veneto stava<br />
recandosi a cavallo verso Palazzo Vecchio<br />
per conferire con i notabili sul destino<br />
di Firenze, quando dalla “Torre del<br />
Gallo” partì un colpo di mortaio verso il<br />
centro della città; l’aria fu spezzata dal<br />
sibilo del proiettile e in un attimo l’ordigno<br />
esplose proprio sotto<br />
la pancia del povero animale<br />
che rimase dilaniato<br />
ma che, proprio per la sua<br />
potente corporatura, salvò<br />
la vita al cavaliere, che<br />
rimase miracolosamente<br />
incolume. Carlo Cappello,<br />
come atto di riconoscenza,<br />
volle che il suo cavallo<br />
con tutta l’armatura fosse<br />
sepolto lì, esattamente<br />
dove era accaduto il fatto.<br />
Una lapide di pietra ne ricorda<br />
l’episodio. Qui sono<br />
le ossa del cavallo di<br />
Carlo Cappello, legato veneto.<br />
Oh cavallo che non<br />
sarai dimenticato, questo<br />
sepolcro e questo monumento<br />
il tuo padrone, non<br />
ingrato, ti diede per i tuoi<br />
meriti. 13 marzo 1530<br />
mentre la città è assediata.<br />
La chiesa con il “culo” in Arno<br />
In Borgo San Jacopo si affaccia la<br />
chiesa di San Jacopo Sopr’Arno,<br />
edificio di origine romanica che intorno<br />
alla metà del XVI secolo divenne<br />
collegiata dei Monaci Scopetini e che<br />
dal 2006 è divenuta una chiesa greco-ortodossa<br />
assegnata all’Arcidiocesi<br />
Ortodossa d’Italia e di Malta. La caratteristica<br />
architettonica, che ne giustifica<br />
il singolare nome di “Sopr’Arno”, è<br />
rappresentata dal fatto che sia l’abside<br />
della chiesa sia le case attigue poggiano<br />
sui caratteristici “sporti” che permettono<br />
alle costruzioni di sporgere sul fiume.<br />
Ora il fatto che l’abside sporga in<br />
maniera ben più accentuata rispetto alla<br />
linea delle case, ha fatto sorgere un<br />
detto popolare. Nei giorni di piena, ammirando<br />
il retro della chiesa dal Ponte<br />
Santa Trinita, si può assistere ad uno<br />
strano fenomeno. Quando il livello del<br />
fiume aumenta e la corrente comincia<br />
a far scorrere vorticosamente le acque,<br />
queste vanno a lambire ed a “sciacquare”<br />
l’abside di San Jacopo che per<br />
i sarcastici ed irriverenti fiorentini è diventata<br />
la chiesa “con il culo in Arno”!<br />
SFACCETTATURE FIORENTINE 55
Eventi in<br />
Toscana<br />
Designati i vincitori della prima edizione del Premio<br />
Claudio Cavallini - Kevo. La cerimonia di premiazione<br />
si è svolta domenica 22 ottobre al Teatrodante Carlo<br />
Monni di Campi Bisenzio alla presenza delle autorità<br />
di Roberta Fiorini / foto Susanne John<br />
Al Teatrodante Carlo Monni di<br />
Campi Bisenzio si è svolta, domenica<br />
22 ottobre, la cerimonia<br />
di premiazione della prima edizione del<br />
Premio Claudio Cavallini-Kevo, dedicato<br />
all’indimenticabile amico scultore e<br />
rivolto alle arti visive nelle sezioni di Pittura,<br />
Scultura, Grafica e Fotografia, che<br />
ha visto la partecipazione di circa 40 artisti,<br />
italiani e stranieri, operanti non solo<br />
in Toscana. Alla cerimonia, aperta<br />
dal saluto del sindaco di Campi, Emiliano<br />
Fossi, che ha pronuniato un caloroso<br />
ricordo di Kevo, sono intervenuti<br />
Lia Firetto, presidente dell’Associazione<br />
Operarte di Campi che ha promosso<br />
la manifestazione, lo scultore Franco<br />
Berretti che ha realizzato la medaglia<br />
in bronzo destinata ai primi premi delle<br />
diverse sezioni e nella cui iconografia<br />
si affiancano gli stilemi di entrambi<br />
gli amici scultori (il Maestro d’orchestra<br />
di Kevo e l’Albero di Berretti). Presente<br />
la moglie di Kevo, Patrizia Montagni,<br />
che ha consegnato le medaglie ai vincitori,<br />
e i membri della giuria, Eleonora<br />
Ciambellotti, assessore del Comune<br />
di Campi, Simonetta Fontani, maestra<br />
d’arte e Roberta Fiorini storico e critico<br />
d’arte. Sottolineando con sincero<br />
apprezzamento la qualità delle opere<br />
partecipanti, la commissione ha ritenuto<br />
opportuno, data l’esuberanza numerica<br />
della sezione Pittura rispetto alle<br />
altre, di assegnare i primi 3 premi previsti<br />
(mostra personale, mini personale<br />
e collettiva) solo per quella sezione<br />
attribuendo in quelle di Scultura, Grafica<br />
e Fotografia soltanto il primo premio,<br />
mentre ha deciso di attribuire a tutti gli<br />
altri partecipanti nelle rispettive sezioni<br />
il medesimo premio mostra collettiva.<br />
I premi sono stati così attribuiti. Per<br />
la sezione Pittura: primo premio all’opera<br />
di Stefano Marrucci; secondo premio<br />
all’opera di Andrea Bacalini; terzo<br />
premio all’opera di Lorella De Guevara.<br />
Premio mostra collettiva alle opere di<br />
Mauro Baroncini, Filippo Benci, Michele<br />
Berlot, Roberta Bertini, Cristina Falcini,<br />
Elisabetta Fekete, Sonia Fiacchini, Franco<br />
Franchi, Carolina Frasconi, Claudio<br />
Grassi, Susanne John, Susi La Rosa,<br />
Giovanni Murtas, Luca Nencioni, Renata<br />
Ornis, Enrica Pinzani, Carmela Torsiello,<br />
Vania Vettori, Giuseppe Vitaliano<br />
e Rosalba Zingale. Per la sezione Scultura:<br />
primo premio all’opera di Nadia<br />
Cavallini; premio mostra collettiva alle<br />
opere di Claudio Grassi, Susanne John,<br />
Raffaele Manconi e Diana Polo. Per la<br />
sezione Grafica: primo premio all’opera<br />
di Matteo Fiaschi; premio mostra collettiva<br />
alle opere di Stefania Cavallini, Antonio<br />
Cerra, Alessandro Fedeli e Fabiola<br />
Mazzei. Per la sezione Fotografia: primo<br />
premio all’opera di Roberto Celli; premio<br />
mostra collettiva alle opere di Diego<br />
Di Sepio, Alessandro Fedeli, Susanne<br />
John e Andrea Pasqualis. Un concorso<br />
che si è aperto dunque con successo e<br />
viva soddisfazione di tutti, organizzatori<br />
e partecipanti, e che certamente crescerà<br />
nelle sue future edizioni.<br />
Un momento della premiazione: da sinistra, Emiliano Fossi, sindaco del Comune di Campi Bisenzio, Eleonora Ciambellotti, assessore presso<br />
lo stesso Comune, Roberta Fiorini, storica e critica d’arte e Lia Fiaretto, presidente dell’Associazione Operarte<br />
56 PREMIO C<strong>LA</strong>UDIO CAVALLINI - KEVO
Mostra collettiva di arte contemporanea<br />
dal 13 novembre al 9 dicembre<br />
A cura di Lucia Raveggi<br />
Inaugurazione 13 novembre ore 17.00<br />
Franco Carletti<br />
Eliana Chiarugi<br />
Cristina Chiappinelli<br />
Antonio Franceschetti<br />
Chiara Giorgi<br />
Arnaldo Marini<br />
Samuele Massaro<br />
Lucia Pecchia<br />
Lucetta Risaliti<br />
Riprese televisive Toscana TV<br />
per la rubrica Incontri con l’Arte<br />
AUDITORIUM AL DUOMO<br />
Via Cerretani 54, FIRENZE<br />
Per info: + 39 333 97 04 402
La Pragma srl, azienda di Prato,<br />
opera nel settore dell’Outsourcing<br />
Alberghiero e dei Servizi Fiduciari<br />
La Pragma srl, fondata sull’esperienza lavorativa<br />
acquisita dai soci nel corso degli<br />
anni, opera nel settore dell’Outsourcing Alberghiero<br />
e dei Servizi Fiduciari.<br />
Il servizio base che l’azienda ha introdotto<br />
sul mercato è la gestione di appalti all’interno<br />
di Strutture Alberghiere, Centri Commerciali,<br />
Cantieri Edili e Strutture Pubbliche<br />
e Private, attraverso accordi di Partnership<br />
che tengano conto delle potenzialità recettive<br />
del partner prescelto e della volontà<br />
del cliente a voler sviluppare il proprio core<br />
business, concentrandosi su quest’ultimo e<br />
terziarizzando il resto. L’Azienda è ormai una<br />
realtà ben attestata sul territorio della Regione<br />
Toscana, in particolar modo nelle città di<br />
Firenze e Prato.<br />
La lunga esperienza maturata negli anni,<br />
ha dato a PRAGMA l’opportunità di servire<br />
importanti aziende leader nel settore<br />
del turismo, riferendosi soprattutto a strutture<br />
alberghiere a 3 e 4 stelle. La soddisfazione<br />
del Cliente è massima quando riesce<br />
ad ottenere un ottimo servizio; per il raggiungimento<br />
di questo risultato PRAGMA è<br />
orientata a una scrupolosa organizzazione e<br />
gestione dei piani dell’Albergo, per permettere<br />
al Cliente di mantenere sempre alti gli<br />
standard di pulizia e qualità.<br />
I soci Francesco Bellantuono e Marco Vignoli<br />
58<br />
pragma
PRAGMA s.r.l. opera specificamente nel<br />
campo dei servizi di Vigilanza Non Armata,<br />
di Guardianato e Sorveglianza, di Portierato<br />
e Accoglienza Clienti.<br />
Il punto di forza qualitativo di PRAGMA<br />
è nella sua capacità di essere presente in<br />
modo capillare e radicato sul territorio, del<br />
quale sviluppa una conoscenza mirata, unita<br />
all’efficace collaborazione con aziende<br />
che rappresentano la storia e l’eccellenza<br />
della vigilanza in Italia.<br />
Lo scopo di PRAGMA è quello di fornire,<br />
in ogni luogo e situazione in cui c’è bisogno<br />
di ordine, organizzazione e pulizia, un<br />
servizio completo ed efficace mettendo insieme,<br />
procedure, tecnologie e personale<br />
selezionato e affidabile per soluzioni flessibili<br />
e personalizzate.<br />
Gioco della Pallagrossa, Prato<br />
Pragma srl<br />
Via Traversa Fiorentina 6<br />
59100 Prato<br />
tel. 0574-636564<br />
fax 0574-635935<br />
www.pragmasrl.eu<br />
info@pragmasrl.eu<br />
pragma<br />
59
Solidarietà<br />
Pasqua nei campi dei rifugiati della Repubblica saharawi<br />
27 marzo - 03 aprile 2018<br />
Ventisettesimo volo speciale in visita ai campi dei rifugiati della Repubblica saharawi in Algeria e<br />
manifestazione contro il “Muro della vergogna”<br />
Programma: Visita ai vari accampamenti<br />
saharawi, alle scuole, alla scuola<br />
delle donne “27 febbraio”. Incontri con<br />
i responsabili del Fronte Polisario e della<br />
RASD, con le organizzazioni della società<br />
saharawi. Spettacolo di musica e<br />
danza. Manifestazione contro il “Muro<br />
della vergogna”. Accoglienza e pernottamento<br />
presso famiglie saharawi.<br />
Costo: 750 (tutto compreso)<br />
L’importo deve essere versato sul<br />
c/c postale n. 10638500 intestato ad<br />
Associazione Ban Slout Larbi<br />
Piazza della Chiesa 68<br />
50019 Sesto Fiorentino (Fi)<br />
Viaggio ad esaurimento dei posti disponibili in base alle prenotazioni<br />
associazionesostegnorasd@gmail.com<br />
Documenti necessari:<br />
Passaporto valido almeno fino a luglio<br />
2017 e richiesta visto da scaricare dal<br />
sito dell’ambasciata algerina o da richiedere<br />
alla seguente mail:<br />
associazionesostegnorasd@gmail.com<br />
Inviare o recapitare prima possibile<br />
no raccomandata:<br />
Passaporto ORIGINALE, 4 fototessere,<br />
richiesta visto compilata con le<br />
informazioni personali ad<br />
Associazione Ban Slout Larbi<br />
Piazza della Chiesa, 68<br />
50019 Sesto Fiorentino (FI)<br />
Ricordatevi del vero significato del Natale versando un contributo di<br />
aiuto ai rifugiati saharawi:<br />
Associazione Ban Slout Larbi<br />
Cassa Risparmio di Firenze - Agenzia Sesto Fiorentino centro<br />
IBAN<br />
IT 95Y 06160 38100 00000 9750C00<br />
Prenotatevi per il viaggio di Pasqua<br />
60<br />
REPUBBLICA SAHARAWI
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OPERE PARTECIPANTI AL 55.MO PREMIO CARDO D’ARGENTO<br />
Angela Lucarini Carla Fossi Marcello Franceschini Enrico Guerrini<br />
Margherita Oggiana<br />
Ritsuko Asakura<br />
Farnaz Dehghani<br />
Enrico Carlisi<br />
Lorella Consorti Lorena Nannini Mara Faggioli<br />
Luciano Lotti<br />
Miranda Mei<br />
Pier Nicola Ricciardelli<br />
Umberto Betti<br />
Renzo Sbraci<br />
Stefano Zellini<br />
Salvatore Castronovo
David Harlod Hall Andrea Becheroni<br />
Francesco Beccastrini<br />
Giulio Carlo Della Santa Irma Schiavulli Lina Guidarelli<br />
Umberto Muti<br />
Giampaolo Beltrame<br />
Mattia Paoli<br />
Maria Grazia Bambi<br />
Sergio Castiglione<br />
Cinzia Pistolesi<br />
Silvana Cipriani<br />
Maria Teresa Bini<br />
Sergio Lori<br />
Velio Ferretti<br />
Rolando Scatarzi