Archeomatica 3 2017
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DOCUMENTAZIONE<br />
Strumenti online per una verifica<br />
preliminare dei Beni Culturali a rischio<br />
di Valerio Carlucci<br />
Una breve rassegna sugli strumenti online utili ad<br />
una verifica preliminare degli Heritage at Risk,<br />
sviluppati da organismi internazionali a seguito<br />
della vicende che hanno afflitto il MENA (Middle<br />
East and North Africa) a partire dalla primavera<br />
araba del 2011.<br />
Dopo l’inizio dei conflitti nel MENA, numerosi organismi<br />
nazionali e internazionali, istituzioni, fondazioni<br />
e società private sono stati coinvolti nella difesa dei<br />
beni culturali a rischio di estinzione, tra i casi più eclatanti<br />
si ricordano: il Krak des Chevaliers, la Qal’at Salah El-Din,<br />
la Cittadella di Aleppo, la Cittadella di Palmira, la Moschea<br />
Omayyade di Damasco e l’Antica città di Bosra. A seguito<br />
delle distruzioni o danneggiamenti avvenute in questi territori,<br />
numerose sono state le iniziative intraprese sul campo<br />
da attori direttamente coinvolti sul territorio afflitto dalle<br />
ostilità ed è stato fatto molto anche tramite il web.<br />
In seguito a questi eventi, quindi, sono stati sviluppati alcuni<br />
webGIS, le cui informazioni in essi presenti derivano principalmente<br />
dal bollettino dell’American Schools of Oriental<br />
Research (ASOR) o dall’UNESCO World Heritage List, le quali<br />
contengono numerose informazioni sullo stato di salute<br />
dei beni culturali distrutti o danneggiati. Tra gli strumenti<br />
più importanti sviluppati vi sono: The UNESCO World Heritage<br />
in danger List (già dal 1972), The Interactive Map of<br />
Conflicted Archaeological Sites – DGAM, The EAMANA Map,<br />
Global Heritage Network, The Culture Under Threat Map e<br />
The Culture Under Threat Smart M.App. Non solo mappe,<br />
ma anche progetti avviati per raccogliere immagini come il<br />
Million Image Database o per la digitalizzazione di monumenti<br />
a rischio, come il Progetto Cyark, il cui obiettivo è<br />
anche, la digitalizzazione dei beni culturali a rischio. Tra i<br />
vari organismi internazionali direttamente e indirettamente<br />
coinvolti nella creazione di questi strumenti, vi sono:<br />
4 American Schools of Oriental Research – Cultural Heritage<br />
Initiative (ASOR – CHI).<br />
4 World Heritage Centre UNESCO<br />
4 Global Heritage Found<br />
4 The Antiquities Coalition<br />
4 International Center for the Study of the Preservation<br />
and Restoration of the Cultural Property (ICCROM)<br />
4 International Council on Monuments and Site (ICOMOS)<br />
4 Directorate-General of Antiquities (DGAM)<br />
4 Getty Conservation Institute<br />
4 Endangered Archaeology in The Middle East and North<br />
Africa (EAMANA)<br />
Fig. 1 – Global Heritage Network<br />
Lo sviluppo di strumenti online elaborati dagli organismi<br />
internazionali nell’ambito della tutela e preservazione del<br />
patrimonio culturale a rischio, in alcuni casi, si sono tramutate<br />
in concrete realtà dalle quali poter verificare lo stato<br />
di “salute” del bene culturale e individuare informazioni<br />
preliminari utili per una ricerca o uno studio scientifico.<br />
L’elenco non è esaustivo ed è aggiornato alla data di pubblicazione<br />
del presente articolo, alcuni forse sono in via di<br />
cessazione, altri se ne aggiungeranno e gli “Heritage at Risk<br />
Inventories” su mappa sono sempre più dettagliati.<br />
LE MAPPE DEI BENI CULTURALI A RISCHIO<br />
L’impiego di database (WebGIS) ha semplificato la registrazione<br />
dei monumenti danneggiati o distrutti dalla guerra,<br />
alcuni di questi costituiscono degli utili strumenti per orientarsi<br />
fra ciò che è avvenuto in questi anni per verificare i<br />
danni subiti dai beni culturali, in alcuni casi illustrati da<br />
immagini pre e post-evento.<br />
GLOBAL HERITAGE NETWORK<br />
(HTTP://GHN.GLOBALHERITAGEFUND.ORG/)<br />
Il Global Heritage Network (GHN), realizzato dal Global Heritage<br />
Fund, venne creato in risposta ai danni e alla distruzione<br />
che subivano i beni culturali nel corso dell’evoluzione<br />
globale. GHN era una piattaforma multimediale che impiegava<br />
Google Earth e i social network per il monitoraggio e<br />
14 ArcheomaticA N°3 settembre <strong>2017</strong>