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in Italia un certo numero di imprese,<br />
definite design oriented, usano il design<br />
in maniera strategica e sono spesso<br />
leader mondiali nelle produzioni<br />
dei settori tradizionali a medio-bassa<br />
complessità<br />
DESIGN, IMPRESE E MADE IN ITALY<br />
Non è facile definire in maniera oggettiva il rapporto<br />
tra design e impresa in Italia, anche a causa degli<br />
illustri esempi del passato, che tuttavia non possono<br />
più essere considerati in linea con le tendenze attuali.<br />
Gli importanti sodalizi storici tra imprenditori<br />
illuminati e grandi maestri del design o l’esempio di<br />
designer divenuti col tempo imprenditori hanno dato<br />
lustro all’intero comparto industriale nazionale anche<br />
a livello internazionale, concorrendo a definire uno<br />
stile, un modo di vivere e di essere attraverso i propri<br />
prodotti. Questi prodotti sono riconosciuti universalmente<br />
come capolavori del design, popolano le principali<br />
riviste settoriali, vincono premi e sono esposti<br />
nei più importanti musei. Sono i prodotti dei settori<br />
manifatturieri tradizionali definiti come made in<br />
Italy e che includono prodotti per la persona (Moda<br />
e Abbigliamento), per la casa (Mobili e Arredo), della<br />
meccanica leggera e dell’agro-alimentare. Il design e<br />
l’innovazione dei prodotti italiani apportano un fondamentale<br />
contributo all’economia nazionale, tanto<br />
che vengono definite come «secondo miracolo italiano»<br />
le produzioni in questione, le imprese che le<br />
realizzano ed il modello socio-economico nel quale<br />
sono organizzate (distretti industriali).<br />
Queste premesse ci permettono di dare per assodato<br />
che in Italia un certo numero di imprese, definite<br />
design oriented, usano il design in maniera<br />
strategica e sono spesso leader mondiali<br />
nelle produzioni dei settori tradizionali a<br />
medio-bassa complessità. Tuttavia non si<br />
può sostenere che tutte le imprese italiane,<br />
soprattutto quelle piccole e piccolissime a<br />
n. 3 • ottobre 2008<br />
Venanzio Arquilla, è designer e docente<br />
a contratto presso la Facoltà di Design<br />
del Politecnico di Milano. In queste pagine<br />
pubblichiamo un ampio stralcio del suo intervento<br />
«Design, pmi e innovazione. ricerca e progetti<br />
per le imprese “design unconscious”», pubblicato<br />
nel volume «Valore all’Impresa. Modelli<br />
ed esperienze a confronto per lo sviluppo<br />
e l’innovazione in azienda» (Guerini e Associati<br />
Editori), che raccoglie gli atti del ciclo «Valore<br />
all’impresa», promosso da <strong>Apimilano</strong> e realizzato<br />
con Università Cattolica e Politecnico di Milano.<br />
matrice familiare (oltre il 90% delle imprese attive<br />
sul territorio nazionale), abbiano una relazione altrettanto<br />
fruttuosa con il design e siano innovative<br />
allo stesso modo. A fronte di tanti esempi di eccellenza,<br />
infatti, vi sono molte imprese che non hanno<br />
saputo fare evolvere il proprio patrimonio di risorse e<br />
non sono riuscite a mantenersi competitive in condizioni<br />
mutate del mercato. Figure<br />
di designer quali quelle descritte<br />
da De Michelis,<br />
di imprenditore-innovatore,<br />
di imprenditore<br />
illuminato, di imprenditore-designer,<br />
benché<br />
presenti in molte realtà eccellenti,<br />
sono ancora troppo<br />
scarse per imporsi come fattore<br />
di sostegno stabile dello sviluppo<br />
economico italiano. Un quadro<br />
decisamente chiaroscurale, quindi,<br />
nel quale i modelli competitivi<br />
di successo hanno convissuto<br />
con la fragilità estrema di alcuni<br />
elementi fondamentali<br />
delle organizzazioni e del<br />
sistema.<br />
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