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Storia di una casa. Pier Paolo Pasolini a Casarsa

La storia di una casa e di un clan familiare. L’edificio che comunemente è indicato cone la casa di Pier Paolo pasolini è in realtà la casa del ramo materno del poeta. All’inizio del Novecento, su un lotto che risultava già edificato nella prima metà del secolo precedente, ma con conformazione assai diversa dall’attuale, Domenico Colussi, padre di Susanna e nonno di Pier Paolo, realizzò infatti la Casa Còlus o Colussi, da cui deriva l’edificio esistente. La pubblicazione contiene numerose foto d’epoca di Casarsa, della casa e di Pasolini giovane, oltre a ricordi e testimonianze di Susanna Colussi, Nico Naldini a altri, brani tratti dall’epistolario e dai diari di Pasolini, una sua biografia e bibliografia del periodo ‘casarsese’ e alcune schede per un possibile 'itinerario pasoliniano'

La storia di una casa e di un clan familiare. L’edificio che comunemente è indicato cone la casa di Pier Paolo pasolini è in realtà la casa del ramo materno del poeta. All’inizio del Novecento, su un lotto che risultava già edificato nella prima metà del secolo precedente, ma con conformazione assai diversa dall’attuale, Domenico Colussi, padre di Susanna e nonno di Pier Paolo, realizzò infatti la Casa Còlus o Colussi, da cui deriva l’edificio esistente.

La pubblicazione contiene numerose foto d’epoca di Casarsa, della casa e di Pasolini giovane, oltre a ricordi e testimonianze di Susanna Colussi, Nico Naldini a altri, brani tratti dall’epistolario e dai diari di Pasolini, una sua biografia e bibliografia del periodo ‘casarsese’ e alcune schede per un possibile 'itinerario pasoliniano'

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stazione era stato colpito un treno di munizioni che continuava

a esplodere con scoppi infernali. Paolo e i suoi corsero allora nel

campanile, il loro solito rifugio, temendo una più violenta esplosione

del treno; il paese era deserto, un nuvolone di fumo massiccio

dalla stazione invadeva il cielo addormentato nel suo azzurro;

e contro il fumo i nuovi scoppi riverberavano i loro fiati di fuoco,

spaventosi sbadigli, ventagli di canicola che saettavano tra le case

allibite del paese.

[…] Fin dall’Ottobre del quarantatre, egli, pensando più al pericolo

dei Tedeschi che a quello dei bombardamenti, aveva preso in affitto

a Viluta**, dopo interminabili discussione con la Ilde, una specie di

granaio, nel quale aveva già trasportato i suoi libri. Fu lì che Paolo

e sua madre, per la seconda volta, sfollarono. Il trasloco fu lento e

noioso, e Paolo dovette fare più volte la strada campestre tra Castiglione

e Viluta spingendo una pesante carriola …

Così il 16 Ottobre Paolo e sua madre fecero il loro ingresso a Viluta

[…].

Non eravamo coricati da più di un quarto d’ora che sentimmo suonare

da Castiglione le sirene. […] Il bombardamento, di quattro

ondate successive, durò circa un quarto d’ora. Poi gli apparecchi

si allontanarono, si vide poco a poco spegnersi l’accecante lume

dell’esterno, e ci decidemmo finalmente a uscire dalla stalla, tra gli

ultimi razzi che rosseggiavano per i campi. Il mondo intorno pareva

sconvolto. Ma nulla, prima e ora, era paragonabile allo spettacolo

che ci comparve davanti agli occhi, quando, saliti sul fienile,

aprimmo la finestra che dava a settentrione, verso Castiglione.

Un muro di fiamme occupava l’orizzonte per quanto era lungo il

paese. Tutto il cielo e la pianura erano riverberati da quell’incendio

rosso cupo, tempestoso come un mare […].

La casa di mia madre a Castiglione, era stata semidistrutta dal bombardamento.

I nostri mobili che avevamo lasciato in una cantina,

erano salvi per miracolo. Decidemmo così di trasportarli a Viluta,

due o tre giorni dopo l’incursione.

_____

Atti impuri (postumo, 1982)

in Romanzi e racconti 1946-1961

vol. I, “Meridiani” Mondadori, Milano 1998

pp. 12-13; pp.77- 82

* Casarsa

** Versuta

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