Storia di una casa. Pier Paolo Pasolini a Casarsa
La storia di una casa e di un clan familiare. L’edificio che comunemente è indicato cone la casa di Pier Paolo pasolini è in realtà la casa del ramo materno del poeta. All’inizio del Novecento, su un lotto che risultava già edificato nella prima metà del secolo precedente, ma con conformazione assai diversa dall’attuale, Domenico Colussi, padre di Susanna e nonno di Pier Paolo, realizzò infatti la Casa Còlus o Colussi, da cui deriva l’edificio esistente. La pubblicazione contiene numerose foto d’epoca di Casarsa, della casa e di Pasolini giovane, oltre a ricordi e testimonianze di Susanna Colussi, Nico Naldini a altri, brani tratti dall’epistolario e dai diari di Pasolini, una sua biografia e bibliografia del periodo ‘casarsese’ e alcune schede per un possibile 'itinerario pasoliniano'
La storia di una casa e di un clan familiare. L’edificio che comunemente è indicato cone la casa di Pier Paolo pasolini è in realtà la casa del ramo materno del poeta. All’inizio del Novecento, su un lotto che risultava già edificato nella prima metà del secolo precedente, ma con conformazione assai diversa dall’attuale, Domenico Colussi, padre di Susanna e nonno di Pier Paolo, realizzò infatti la Casa Còlus o Colussi, da cui deriva l’edificio esistente.
La pubblicazione contiene numerose foto d’epoca di Casarsa, della casa e di Pasolini giovane, oltre a ricordi e testimonianze di Susanna Colussi, Nico Naldini a altri, brani tratti dall’epistolario e dai diari di Pasolini, una sua biografia e bibliografia del periodo ‘casarsese’ e alcune schede per un possibile 'itinerario pasoliniano'
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4. QUARTA TAPPA
San Vito al Tagliamento
La piazza centrale e i palazzi Rota e Altan
Non si contano i tesori d’arte di San Vito, uno dei paesi più belli d’Italia
ed esempio perfetto di cura dell’ambiente e di interventi illuminati di
restauro.
Per limitarci alle sole tracce legate alla memoria pasoliniana, vale
la pena citare l’attuale sede del Municipio e già abitazione dei nobili
Rota, affacciata sulla piazza principale del paese. Fu uno dei palazzi
che i contadini della zona occuparono il 7 gennaio 1948 per costringere
i possidenti terrieri alla firma di accettazione delle clausole di
applicazione del Lodo De Gasperi.
Bersaglio della protesta fu soprattutto il conte e senatore (sotto il
fascismo) Francesco Rota, il più grande proprietario terriero di San
Vito, personaggio bene imparentato a livello nobiliare, una figlia del
quale, Giuliana, sposò il primogenito di Pietro Badoglio, il maresciallo
d’Italia. Il conte era l’esponente dell’ala dura, quella dei proprietari
che non volevano cedere alle richieste delle centinaia di contadini
disoccupati, che non si resero responsabili né di vandalismi né di
saccheggi, ma furono caricati ugualmente dalla polizia e dispersi.
Diversa, invece, la posizione di Carlo Tullio Altan, esponente d’una
antica famiglia che risiedeva in un altro bellissimo palazzo di San
Vito, oggi acquisito dalla Provincia di Pordenone e diventato luogo
pubblico. Fu lui a rompere il fronte padronale accordando quanto
previsto dal Lodo e per questo venne accusato da Rota di essere un
traditore venuto a patti con i comunisti e i ribelli.
Da queste vicende Pasolini trasse spunto per una parte della trama
del romanzo friulano Il sogno di una cosa, edito a Roma nel 1962.
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