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Storia di una casa. Pier Paolo Pasolini a Casarsa

La storia di una casa e di un clan familiare. L’edificio che comunemente è indicato cone la casa di Pier Paolo pasolini è in realtà la casa del ramo materno del poeta. All’inizio del Novecento, su un lotto che risultava già edificato nella prima metà del secolo precedente, ma con conformazione assai diversa dall’attuale, Domenico Colussi, padre di Susanna e nonno di Pier Paolo, realizzò infatti la Casa Còlus o Colussi, da cui deriva l’edificio esistente. La pubblicazione contiene numerose foto d’epoca di Casarsa, della casa e di Pasolini giovane, oltre a ricordi e testimonianze di Susanna Colussi, Nico Naldini a altri, brani tratti dall’epistolario e dai diari di Pasolini, una sua biografia e bibliografia del periodo ‘casarsese’ e alcune schede per un possibile 'itinerario pasoliniano'

La storia di una casa e di un clan familiare. L’edificio che comunemente è indicato cone la casa di Pier Paolo pasolini è in realtà la casa del ramo materno del poeta. All’inizio del Novecento, su un lotto che risultava già edificato nella prima metà del secolo precedente, ma con conformazione assai diversa dall’attuale, Domenico Colussi, padre di Susanna e nonno di Pier Paolo, realizzò infatti la Casa Còlus o Colussi, da cui deriva l’edificio esistente.

La pubblicazione contiene numerose foto d’epoca di Casarsa, della casa e di Pasolini giovane, oltre a ricordi e testimonianze di Susanna Colussi, Nico Naldini a altri, brani tratti dall’epistolario e dai diari di Pasolini, una sua biografia e bibliografia del periodo ‘casarsese’ e alcune schede per un possibile 'itinerario pasoliniano'

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1. PRIMA TAPPA

Casarsa della Delizia

Chiesa di Santa Croce

L’edificio di Santa Croce, risalente al XV secolo, è il monumento di

maggior pregio artistico di Casarsa, oltre che il più caro alla memoria

dei suoi abitanti. Insiste su un’area che in passato presentava un

più ampio e antico complesso di componenti. Oltre alla Chiesa,

che conteneva sei altari, ne facevano parte infatti una sagrestia

(demolita nel 1941), un fonte battesimale, un campanile e un’area

cimiteriale.

Nel marzo del 1945 i bombardamenti alleati colpirono pesantemente

l’edificio, distruggendo quasi del tutto la volta dell’abside e il lato

sud dell’aula e compromettendo pesantemente i pregevoli affreschi

dell’interno, di cui resta memoria visiva nella documentazione

fotografica realizzata prima dei bombardamenti.

La cupola fu affrescata a partire dal 1536 da Pomponio Amalteo, con

probabili interventi tra le vele dell’abside, andate perdute, di Antonio

de’ Sacchis detto il Pordenone, maestro e suocero dell’Amalteo.

Sono opera di quest’ultimo alcuni affreschi superstiti: nelle pareti

del coro, con le Storie della Santa Croce, e, nell’intradosso tra coro

e aula, una Santa Agnese, superstite di un gruppo di Sante martiri.

Alla mano del Pordenone è invece attribuita la Madonna con Santi,

mentre sulla parte destra è leggibile l’intervento del pittore minore

Pietro da San Vito.

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