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Storia di una casa. Pier Paolo Pasolini a Casarsa

La storia di una casa e di un clan familiare. L’edificio che comunemente è indicato cone la casa di Pier Paolo pasolini è in realtà la casa del ramo materno del poeta. All’inizio del Novecento, su un lotto che risultava già edificato nella prima metà del secolo precedente, ma con conformazione assai diversa dall’attuale, Domenico Colussi, padre di Susanna e nonno di Pier Paolo, realizzò infatti la Casa Còlus o Colussi, da cui deriva l’edificio esistente. La pubblicazione contiene numerose foto d’epoca di Casarsa, della casa e di Pasolini giovane, oltre a ricordi e testimonianze di Susanna Colussi, Nico Naldini a altri, brani tratti dall’epistolario e dai diari di Pasolini, una sua biografia e bibliografia del periodo ‘casarsese’ e alcune schede per un possibile 'itinerario pasoliniano'

La storia di una casa e di un clan familiare. L’edificio che comunemente è indicato cone la casa di Pier Paolo pasolini è in realtà la casa del ramo materno del poeta. All’inizio del Novecento, su un lotto che risultava già edificato nella prima metà del secolo precedente, ma con conformazione assai diversa dall’attuale, Domenico Colussi, padre di Susanna e nonno di Pier Paolo, realizzò infatti la Casa Còlus o Colussi, da cui deriva l’edificio esistente.

La pubblicazione contiene numerose foto d’epoca di Casarsa, della casa e di Pasolini giovane, oltre a ricordi e testimonianze di Susanna Colussi, Nico Naldini a altri, brani tratti dall’epistolario e dai diari di Pasolini, una sua biografia e bibliografia del periodo ‘casarsese’ e alcune schede per un possibile 'itinerario pasoliniano'

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2. Confidenze epistolari di Pasolini

Mi sento distaccato ed estraneo, a tutto ciò che prima m’era occasione di

confidenza e allegrezza; anzi dimenticato. Ieri sera, tristissima sera, fredda,

non buia ancora, ho sentito suonare in piazza la banda dei militari, e il

brusio della gente intorno, e le sospensioni delle risa, e mi è parso di toccare

fisicamente la morte.

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a Luciano Serra, Casarsa, ultimi giorni. Timbro postale: Casarsa, 16 settembre 1941

È Pasqua, le colombe continuano a defecare sui tetti e le galline a fare uova

preziosissime.

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a Luciano Serra, Casarsa, 24 aprile 1943

Io mi guardo sempre dal tuo punto di vista, e mi vedo correre in un treno

da Casarsa a Bologna, su e giù, come un pazzo dentro un corpo.

_____

a Franco Farolfi, Versuta, 22 agosto 1945

[…] sono a Casarsa, in camera mia, al mio carissimo tavolino e tutto qui è

apprestato per la mia esistenza di studioso … […] Qui a Casarsa mi trovo

in un perfetto giusto mezzo, in cui tristezza e gioia si equilibrano in se

stesse, e vicendevolmente. Medio affetto (in confronto a quello materno)

per i parenti; media vita solitaria; media vita comune; i libri, strappati alla

libreria di Bologna, qui vivono in un’altra aria, oscura nei loro confronti,

ed essi vi brillano come austere costellazioni. […] Passo da un’ora all’altra

da un pensiero all’altro candidamente, quasi rifatto fanciullo. Ma è una

ben saggia e pensosa fanciullezza questa! Novero il tempo che passa e la

vita che lo accompagna, non mia, ma di tutta la gente che conosco e che

non conosco, che vive intorno a me. Il mio balcone aperto nel cielo, i tetti,

il cortile, è come il polso in cui sento battere l’esistenza dell’intero paese.

_____

a Luciano Serra, Casarsa, 12 agosto 1942

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