Fig. 4 – Nuovi rilievi 3D delle strutture in scala di dettaglio e campionamento dei paramenti murari.16 ArcheomaticA N°1 gennaio 2020
Tecnologie per i Beni Culturali 17Fig 5 – Il GIS intra-site delle aree di scavo ed i suoi aggiornamenti.ampio, per tradurle in un racconto comprensibile ai piùdel paesaggio urbano e delle sue trasformazioni, dall’etàpiù remota ai giorni nostri.La sequenza storica ricostruita all’interno alle aree discavo è stata quindi contestualizzata in una zona urbanapiù ampia, secondo un orizzonte di ricerca che haabbracciato le vicende insediative del Palatino, dell’Oppio,del Celio e della Velia, ripercorse attraverso la bibliografiapregressa, la documentazione di archivio, lacartografia storica, l’identificazione e il corretto posizionamentodelle evidenze archeologiche già note.Queste operazioni si sono svolte utilizzando, tramiteGIS, una planimetria generale di base che usa vari documenticontemporanei, quali il catasto di Roma vettorializzato,la cartografia digitale del Comune di Roma,fotografie aeree raddrizzate e immagini satellitari. Suquesta base sono state georiferite cartografie storichequali la Nuova Pianta di Roma di G.B. Nolli, edita nel1748, parte della Forma Urbis Romae di Lanciani e l’atlantecartografico Media Pars Urbis ad opera di V. Reinanel 1911 3 .In quest’ambito la base cartografica è stata ulteriormenteampliata con la realizzazione di un nuovo modello digitaledel terreno riferito al paesaggio attuale, prodottotramite l’interpolazione dei dati altimetrici messi a disposizionedal Geoportale della Regione Lazio e successivamentericalibrato sulla base delle altimetrie rilevatedurante le campagne topografiche connesse alle attivitàdi indagine. Questo documento, nell’ambito dello studiodi un paesaggio urbano più ampio, è una ulteriore risorsasu cui proiettare le evidenze stratigrafiche ed i restidi strutture e infrastrutture (strade, condotti fognari,terrazzamenti, sostruzioni) indissolubilmente connessealla configurazione morfologica originaria (Fig. 2); su diesso, inoltre, possono essere proiettate e verificate lericostruzioni, suggerite dalla ricerca epoca per epoca.In più di 30 anni di indagini e a fronte di una sequenzastratigrafica assai complessa, le attività di investigazionehanno visto l’avvicendarsi di rinnovati strumenti emetodologie di raccolta del dato archeologico, generandouna quantità enorme ed eterogenea di documentazione.Se, infatti, i dati erano inizialmente in formato analogicoe cartaceo, con un uso sempre più diffuso e accessibiledelle tecnologie elettroniche ed informatiche le informazionihanno assunto via via una forma prevalentementedigitale. In questo processo anche le tecniche dirilievo in ambito archeologico sono state continuamenteaggiornate e metodologicamente sperimentate in terminidi accuratezza, affidabilità e praticità. In particolarmodo è risultata efficace la possibilità di effettuare rilievitridimensionali dell’esistente in maniera correttae precisa, per un’analisi di dettaglio autoptico, consentendodi agevolare la contestualizzazione dei risultati inpaesaggi più ampi, ove simulare anche la progressionedel tempo. Altro elemento non trascurabile è la possibilitàdi rendere il dato disponibile in archivi digitaliin rete, specializzati nello studio e nella gestione delpatrimonio archeologico: un luogo ove le informazionipossono essere meglio gestite e conservate.Dal 2007 è iniziato un proficuo rapporto di lavoro e cooperazionecon il CNR-ITABC (oggi ISPC), per sperimentaredifferenti strumenti e tecniche di rilievo tridimensionalee verificarne praticabilità e facilità d’uso in ambitoarcheologico. Tale attività ha interessato principalmentel’area delle Terme di Elagabalo e ha visto l’impiego