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DONNA IMPRESA MAGAZINE cover MARCELLA CARADONNA _ Presidente ODCEC

Una conversazione, quella con Marcella Caradonna, che potrei definire "ispirazionale": in lei si ravvedono visione, audacia, pensiero critico, intuizione, emotività, sesto senso, creatività, ma è certamente il suo approccio “umanista” focalizzato sulla capacità di ascolto e comprensione del cambiamento, che mi ha davvero conquistata. Marcella è una donna che si è da sempre posta l’obiettivo di lavorare per costruire nuovi paradigmi di economia portando valori nuovi nella riflessione del mondo produttivo: un’economia diversa, un’economia del benessere e non un’economia del capitale. Le sua parole sono profetiche se messe in relazione al momento che stiamo vivendo in cui la globalizzazione ha fatto sì che venissero privilegiati i grandi mercati, le grandi imprese, le grandi banche a scapito del "piccolo" che ne è risultato sacrificato. L'attenzione alla dimensione locale è da sempre un suo baluardo, così come l'attenzione al sociale ed alle donne. In lei emerge una forte spiritualità: una spiritualità non teorica, ma una spiritualità vissuta intensamente, ricca di emozioni e di sentimenti autentici. Ha sempre lavorato per una finanza ad impatto positivo, per ampliare l’accesso al credito delle piccole e medie aziende e per l’empowerment femminile. Una professionista combattiva con una lunga esperienza sul territorio e una profonda conoscenza delle PMI che da anni si batte affinché ai Commercialisti venga riconosciuto il ruolo che svolgono nell’offrire supporto strategico alle imprese: un ruolo che a parer suo "Verrebbe ulteriormente valorizzato attraverso la collaborazione con gli operatori delle IPO e dell’M&A" ....

Una conversazione, quella con Marcella Caradonna, che potrei definire "ispirazionale": in lei si ravvedono visione, audacia, pensiero critico, intuizione, emotività, sesto senso, creatività, ma è certamente il suo approccio “umanista” focalizzato sulla capacità di ascolto e comprensione del cambiamento, che mi ha davvero conquistata. Marcella è una donna che si è da sempre posta l’obiettivo di lavorare per costruire nuovi paradigmi di economia portando valori nuovi nella riflessione del mondo produttivo: un’economia diversa, un’economia del benessere e non un’economia del capitale. Le sua parole sono profetiche se messe in relazione al momento che stiamo vivendo in cui la globalizzazione ha fatto sì che venissero privilegiati i grandi mercati, le grandi imprese, le grandi banche a scapito del "piccolo" che ne è risultato sacrificato. L'attenzione alla dimensione locale è da sempre un suo baluardo, così come l'attenzione al sociale ed alle donne. In lei emerge una forte spiritualità: una spiritualità non teorica, ma una spiritualità vissuta intensamente, ricca di emozioni e di sentimenti autentici.
Ha sempre lavorato per una finanza ad impatto positivo, per ampliare l’accesso al credito delle piccole e medie aziende e per l’empowerment femminile. Una professionista combattiva con una lunga esperienza sul territorio e una profonda conoscenza delle PMI che da anni si batte affinché ai Commercialisti venga riconosciuto il ruolo che svolgono nell’offrire supporto strategico alle imprese: un ruolo che a parer suo "Verrebbe ulteriormente valorizzato attraverso la collaborazione con gli operatori delle IPO e dell’M&A" ....

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BVLGARI.COM

Di

special edition 2020

donna impresa

Proprietà editoriale e progetto grafico DONNA IMPRESA

TOP

Women

Donne di successo

Le leaders rispondono

HANNO DETTO

Che cos'è la

leadership femminile?

LUI

A tu per tu con

Salvatore Giordano

BELLAVITA

interview

Roberta Faccani

storiadicopertina

www.dimagazine.it

Marcella

CARADONNA

Presidente ODCEC Ordine Dottori

Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano

Milano - Italia


Di

donna impresa

n ext-r eportag

e

settembre 2020

www.dimagazine.it

L'universo

I testi e le foto sono coperti da copyright. É vietata la riproduzione parziale o totale salvo espresso consenso degli autori. _ baldassarri2013@gmail.com

Per la tua pubblicità e/o pubbliredazionale Dott. Bruno Romano Baldassarri mob. +39 339.1309721

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29

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STORIA DI COPERTINA

Marcella Caradonna “ Etica e Morale”

SPECIALE TOP WOMEN

LIBRI

DONNA IMPRESA MAGAZINE

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HANNO DETTO

Leadership: opinioni a confronto

8 donne di successo si raccontano:

Barbara Carabetti, Marta Residori, Chiara Roilo, Eleonora Sellitto, Monica Lambrou

Cristina Brusati, Michela Trentin, Tiziana Colombo

LUI

Elisabetta Benedetti, Marta Residori e Walter Ferrero, Tiziana Iozzi

BELLA VITA

La musica al tempo del coronavirus by Bruno Baldassarri

Sono con noi: Cat Stevens, Kandis Davis, Francesco Le Noir

Raffaele Stanzù, Roberta Faccani e Ana Iancu

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È con noi Salvatore Giordano

Amministratore unico di Giordano Sicurezza

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omenti felici


STORIA

di copertina a cura di

Etica e

MORALE

Valeriana Mariani

IL GIUSTO, IL CORRETTO AGIRE.

Marcella Caradonna: Presidente dell'Ordine dei Dottori

Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano. .

Consegue la laurea di dottore commercialista presso l’ Università Bocconi di Milano con votazione

110/110, è titolare dello Studio associato CaradonnaMattavelli /Assistenza e consulenza fiscale,

contabile, aziendale e organizzativa, sistemi di tutela dei dati personali (GDPR 679/2016) progettazione e

realizzazione di strategie finalizzate allo sviluppo di aziende italiane, contrattualistica, gestione

stragiudiziale dei contenziosi, sviluppo e verifica modelli 231,ODV, consulenza direzionale, analisi della

bancabilità e sistemi di controllo di gestione, piani di ristrutturazione per le imprese. Si è iscritta all’Albo

dei Dottori Commercialisti dal 1993. Riveste il ruolo di ODV in enti profit e non profit ed è sindaco unico

o componente di collegi in Gruppi di valenza nazionale. Riveste diversi incarichi in qualità di revisore

anche in Gruppi quotati in Borsa e membro di Consigli direttivi di enti istituzionali. Pubblicista, e’ autrice di

diverse pubblicazioni, libri e articoli e relatrice in convegni, seminari e workshop delle più prestigiose

realtà italiane. Presiede l' Associazione Nazionale Commercialisti Cattolici (A.C.C.): una realtà

costituita per essere un riferimento per coloro che – iscritti all’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti

Contabili – desiderano porre le loro competenze professionali per dar vita a iniziative volte a valorizzare,

in ambito economico e sociale, i principi etici e i valori cattolici.

Marcella Caradonna

6

dei

ed

per il quadriennio

www.dimagazine.it

Marcella Caradonna Presidente dell’Ordine Dottori Commercialisti Esperti

Contabili di Milano Odcec 2017-2020


La deontologia è uno strumento

di riferimento, ispira la vita dei

commercialisti, o meglio dell’uomo

prima ancora che del professionista,

laddove per forza di cose le due figure

coincidono

Una conversazione, quella con

Marcella Caradonna, che potrei

definire "ispirazionale".

In lei si ravvedono visione, audacia, pensiero critico,

intuizione, emotività, sesto senso, creatività, ma è

certamente il suo approccio “umanista” focalizzato

sulla capacità di ascolto e comprensione del

cambiamento, che mi ha davvero conquistata.

Marcella è una donna che si è da sempre posta

l’obiettivo di lavorare per costruire nuovi paradigmi di

economia portando valori nuovi nella riflessione del

mondo produttivo: un’economia diversa,

un’economia del benessere e non un’economia del

capitale. Le sua parole sono profetiche se messe in

relazione al momento che stiamo vivendo in cui la

globalizzazione ha fatto sì che venissero privilegiati i

grandi mercati, le grandi imprese, le grandi banche a

scapito del "piccolo" che ne è risultato sacrificato.

L'attenzione alla dimensione locale è da sempre un

suo baluardo, così come l'attenzione al sociale ed

alle donne. In lei emerge una forte spiritualità: una

spiritualità non teorica, ma una spiritualità vissuta

intensamente, ricca di emozioni e di sentimenti

autentici. Ha sempre lavorato per una finanza ad

impatto positivo, per ampliare l’accesso al credito

delle piccole e medie aziende e per l’empowerment

femminile. Una professionista combattiva con una

lunga esperienza sul territorio e una profonda

conoscenza delle PMI che da anni si batte affinché

ai Commercialisti venga riconosciuto il ruolo che

svolgono nell’offrire supporto strategico alle imprese:

un ruolo che a parer suo "Verrebbe ulteriormente

valorizzato attraverso la collaborazione con gli

operatori delle IPO e dell’M&A". Vuole essere da

monito ai colleghi la Presidente Caradonna,

ritenendosi "A completa disposizione, affinché inizino

un dialogo costruttivo con il mondo della finanza a

tutto vantaggio delle imprese" forte della convinzione

che "Soprattutto in momenti difficili come questo le

nostre imprese hanno estremo bisogno di finanziare

il rilancio e la crescita attraverso operazioni di

finanza straordinaria. Noi dobbiamo saper proporre

ai nostri clienti soluzioni volte a uno sviluppo etico e

finanziariamente sostenibile". Il bivio è evidente:

possiamo ridisegnare nuovi modelli di sviluppo, più

sostenibili, più attenti alle persone, all'ambiente, al

contenimento degli sprechi ed attuare quelle buone


pratiche consolidate che risulterebbero vincenti

contro lo spettro di una grande recessione che si fa

strada di giorno in giorno fagocitando qualsivoglia

prospettiva di crescita, oppure lasciarci travolgere da

questa crisi finanziaria globale. "Dobbiamo

impegnarci ad immaginare/progettare una società

migliore, recuperare una società/socialità che sia poi

capace di ricostruire una polis in grado di darsi delle

regole morali/etiche e civiche/civili di convivenza,

dove l’interesse privato si concili consensualmente

con l’interesse di tutti" sottolineando come la vera

forza risieda nei valori: l'etica è alla base di ogni sua

azione "La pandemia dovrebbe essere un'occasione

per riflettere sulla questione etica. Ciò vale anche

per la vita quotidiana. Quando i nostri valori fanno

leva su una bussola che seguiamo, siamo capaci di

affrontare qualsiasi cosa; accade lo stesso con i

nostri obiettivi: possiamo affrontarli quando si

appoggiano su valori chiari e delineati. È questo che

ci dà forza e ci incita a resistere, a persistere e a non

desistere. I valori danno coerenza a una società e

rendono possibile la convivenza sociale. Questo

patto, esplicito o implicito, su ciò che fa bene ed è

auspicabile e ciò che fa male o non è accettabile, è

la materia da cui è costituito il tessuto sociale. Da un

punto di vista più professionale, l’etica rimanda a

quel “sapere” che è in grado di indirizzare qual si

voglia professionista a capire quali sono i

comportamenti più corretti da seguire per garantire

un’assistenza adeguata alle esigenze e alle richieste

delle persone assistite, che chiedono un servizio di

cura non solo professionalmente elevato, ma anche

umanamente qualificato. Attraverso

l’approfondimento della dimensione etica abbiamo

pertanto l’occasione di indirizzare il comportamento

professionale, oltre che umano, di capire le ragioni

che devono guidarlo, verso le motivazioni alla base

di scelte che siano rispettose di ogni persona. L’etica

e la professionalità debbono essere riconosciuti

come principi guida anche da coloro che possono

stentare a concretizzare quotidianamente questi

valori. Ecco perchè una delle attività principali

dell’Ordine è quella di promuovere attività formative

e informative a favore dei nostri iscritti nell’ambito

della cultura professionale, tecnica e anche

deontologica. Tutelare la nostra professione significa

curare l’interesse della collettività, che deve poter

contare su professionisti non solo competenti e

preparati nel campo tecnico-scientifico, ma anche

onesti, corretti e leali. l’Etica è un valore da ricercare,

come vero e proprio obiettivo da praticare, una

condizione necessaria per l’eccellenza

professionale. Non può esistere uno sviluppo

pienamente libero senza un’intrinseca coerente etica

commisurata al valore della persona umana e al

bene comune. Caratteristiche essenziali e prioritarie

della nostra professione sono l’indipendenza, la

competenza e l’impegno a tutela della fede pubblica.

Il rapporto tra etica e libera professione può essere

correttamente sviluppato solo se si comprendono le

ragioni che fanno dell’etica non un elemento

estrinseco ma una componente essenziale e

imprescindibile della libera professione.

Doverosamente si parla sempre più spesso di

restituire alla vita sociale contenuti etici e morali in

grado di assicurare comportamenti individuali e di

gruppo che siano adeguati alle esigenze della civile

convivenza e alle sfide poste dalla crescente

complessità dei rapporti interprofessionali e delle

relazioni internazionali. Un richiamo che sollecita

soprattutto una nuova consapevolezza, volta a dare

risposte concrete, proprio sul piano

comportamentale, a infinite necessità, siano di

natura giuridica o economica, siano di natura più

propriamente pratica come un commercio equo e

solidale, uno spirito di tolleranza e di comprensione,

un’utilizzazione razionale delle risorse con la

condivisione non egoistica della ricchezza. L’etica ci

dice dove sta il giusto e il bene.

Anche per le aziende tenere una condotta

eticamente responsabile significa conseguire un

notevole vantaggio competitivo necessario alla

sopravvivenza in un economia globale e,

aumentando i valori della responsabilità e dell’onestà

all’interno della compagine sociale, crea entusiasmo

e spirito di appartenenza in tutti i lavoratori,

contribuendo al consolidamento della reputazione

dell’azienda". Per Marcella Diventa dunque

inaccettabile qualsiasi concezione della produttività

non in linea con il rispetto della persona e,

all’opposto, qualsiasi concezione di fini sociali che

possa di fatto sfociare in una strumentalizzazione del

ruolo economico dell’impresa "Il mercato, sempre più

esigente, valuta infatti le imprese non solo in termini

di produzione di ricchezza materiale ma anche in

termini più propriamente sociali. L’impresa deve

percepire tali preoccupazioni e farle proprie se vuole

sopravvivere alla sfida imposta dal mercato globale.

Quando si pensa alla finanza etica, si pensa a

qualcosa che è dissociata dal profitto, ma non è

vero. In effetti il denaro se usato bene è una risorsa,

perché aiuta chi ne ha bisogno. La risorsa denaro

deve essere utilizzata per creare le condizioni dirette

a migliorare la qualità della vita delle imprese e delle

persone. Purtroppo, in questi ultimi 40 anni, la

finanza si è trasformata in finanza speculativa.

Dovremmo invertire la tendenza. Stiamo vivendo un

periodo di trasformazione epocale dall’età

contemporanea a un’altra era che verrà definita,

molto probabilmente, dai nostri posteri. Per cui sarà

necessario che, in questo momento di

trasformazione, non vengano sacrificati i più fragili, i

più deboli".

Il commercialista:

una figura di

primaria

importanza,

con la quale

collaborare nel

tempo

per crescere

dal punto di vista

imprenditoriale.

*** Tel.028 7189614


ATTIVITA' EDITORIALE E MULTIMEDIALE

Autore: Marcella Caradonna,

Massimiliano Castagna

Anno edizione: 2020

Editore: Revelino Editore

Il Covid 19 ha cambiato radicalmente

in due mesi il nostro modo di vivere,

di lavorare e di produrre. Il Governo

sta cercando di mettere in atto tutte

le misure economiche e finanziarie

per contrastare l’evoluzione della

crisi, altre dovranno ancora essere

adottate per poter limitare gli effetti

economici della pandemia.

Con Tabelle e Schemi che

riepilogano le varie scadenze e le

condizioni per la richiesta dei fondi e

aiuti alle imprese. In questo volume

sono analizzate le problematiche

delle imprese riguardo agli ASPETTI

SOCIETARI : ANALISI DEGLI STRUMENTI PER LA RIPRESA.

Aggiornato con la Legge 5 giugno 2020, n. 40. Conversione in legge,

con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, recante

misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali

per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché’

interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini

amministrativi e processuali. (GU Serie Generale n.143 del 06-06-

2020) • Aspetti societari, fiscali e civili • Sostegno finanziario alle micro

e medie imprese • Sospensione dei pagamenti • Contributo a fondo

perduto • Credito per canoni di locazione

Autore: Marcella Caradonna,

Massimiliano Castagna

Anno edizione: 2020

Economia Diritto e Lavoro » Diritto »

Procedura civile » Diritto fallimentare »

Diritto commerciale

Il volume nella prima parte analizza il

sistema aziendale e le relazioni con

l'ambiente interno e esterno all'unità

produttiva. Descrive le condizioni degli

equilibri economici e finanziari, le

disfunzioni e le cause delle crisi

aziendali. Analizza l'importanza del

rendiconto finanziario ai fini di una

gestione prospettica, volta a prevenire

situazioni di crisi di liquidità.

Successivamente gli autori analizzano gli

strumenti giuridici a disposizione degli

operatori, commercialisti, avvocati e

gestori della crisi in genere, per il risanamento aziendale. Vengono

trattate le modalità aziendali per la redazione del piano e gli strumenti

giuridici previsti dalla riforma introdotta con il D.L.vo 12 gennaio 2019

n.14, codice della crisi d'impresa dell'insolvenza, in attuazione della

legge 19 ottobre 2017 n.155, pubblicata nel supplemento ordinario.

Sovraindebitamento. CD-ROM

Felice Ruscetta,Marcella Caradonna,Alessandro Mattavelli

Editore: Maggioli Editore anno 2016

Contabilità

L'applicativo è stato sviluppato per i professionisti che hanno necessità di

gestire una delle procedure previste dalla Legge n. 3/2012. Il software

utilizza una piattaforma che consente di seguire tutti i passaggi utili delle

procedure: dall'intervista al debitore, fino alla vera e propria formulazione

numerica del piano e delle relative ipotesi di riparto. Una serie di formulari

personalizzabili, utilissimi nelle varie fasi della procedura: Istanza per la

nomina di un gestore della crisi, ai fini dell'accesso alle procedure di

composizione della crisi da sovraindebitamento; Accettazione dell'incarico da

parte del professionista nominato dal referente dell'OCC Comunicazione ex

art. 9 della Legge n. 3 del 27 gennaio 2012; Richiesta autorizzazione di

accesso alle banche dati da parte dell'OCC; Proposta di accordo per la

composizione della crisi da sovraindebitamento; Attestazione del

professionista che deve validare la soluzione della crisi da

sovraindebitamento.

Diritto Pratiche e procedure penali

Titolo: Codice Commentato della Mediazione

Autori: Caradonna - Ruscetta - Giorgetti

Editore: Ipsoa

Anno di pubblicazione: 2014

Il volume è una indispensabile guida per il professionista che intende

intraprendere il ruolo di mediatore, illustrando le fonti normative, la funzione, la

nomina, l'attività (dalla fase introduttiva alla stesura dell'accordo), la

responsabilita' civile, penale e disciplinare, le tariffe del mediatore. Nel volume

“Codice commentato della mediazione” gli articoli del D.L. 28/2010 sono

commentati da esperti del settore alla luce delle novità introdotte dalla legge di

conversione del D.L. 69/2013 (“Decreto del fare”) e dei più recenti orientamenti

dottrinali e giurisprudenziali. La realizzazione di una serie di interventi volti ad

affrontare il tema in aree come il fallimento, la pubblica amministrazione, la

famiglia e il contesto internazionale, rendono il Codice uno strumento di agevole

consultazione per tutti coloro che direttamente o indirettamente devono

approfondire in modo professionale il tema della mediazione civile. Completa

l’opera l’analisi dello sviluppo di sistemi di qualità che potrebbero costituire una

garanzia di affidabilità per tutti coloro che, per legge o per volontà, decidono di ricorrere a questo moderno

strumento di gestione delle liti.

Formulario commentato della

mediazione. Con CD-ROM

di Felice Ruschetta, Marcella

Caradonna, Flavia Silla. Il volume

analizza, in particolare, la

richiesta di iscrizione ad un

elenco, la stesura della proposta,

il verbale di accordo. Ogni

formula sarà corredata da un

percorso che offre al

professionista la possibilità di

analizzare casi particolari, quale

modello scegliere, come

presentarlo e farlo accettare ai

clienti. Operatività e tecnica di

mediazione in un unico

strumento.

2012 Editore: EGEA

2014

Editore: EGEA

Marcella Caradonna, Claudia

Mezzabotta, Patrizia Riva

Procedura civile, controversie

legali e risoluzione dei contenziosi

Il volume è il frutto del lavoro

congiunto di più autori del mondo

professionale (commercialisti e

avvocati) ed esperti di formazione

in materia di mediazione civile, sia

per quanto concerne gli aspetti

normativi dell’istituto, oggetto nel

nostro Paese di una radicale

riforma (D.lgs. 4 marzo 2010, n. 28

e D.M. 18 ottobre 2010, n.180), sia

per quelli prettamente tecnici.


GUARDIAMO

AL FUTURO

CON I NOSTRI

CLIENTI

Tutelare il cittadino, l'impresa e la società, restituendo

fiducia: è questa una delle chiavi più importanti per il

rilancio del motore economico nazionale. Uno dei

grandi temi economico-sociali attuali che si inserisce

nella questione più generale della necessità di un

quadro organico di riforme strutturali del sistema

socio-economico; i Dottori Commercialisti si

impegnano in veste di garanti degli interessi generali,

per promuovere una nuova cultura economica, sociale

e fiscale nel nostro paese. La questione delle garanzie e

tutele è assai vasta e coinvolge molti settori; solo per

citarne alcuni: il mondo imprenditoriale, il sistema

dell’amministrazione pubblica, il sistema fiscale, il

sistema bancario e creditizio, il mondo della finanza

pubblica e privata.

La giungla di norme, spesso incerte da interpretare

e in continuo mutamento, è uno dei principali

ostacoli allo sviluppo delle imprese italiane di tutte le

dimensioni. districarsi nel dedalo di regole e

scadenze comporta costi aggiuntivi, oltre che

generare uno stato di incertezza che blocca gli

investimenti e riduce la competitività del nostro

Paese. Tutte le componenti sociali manifestano un

disagio diffuso nei confronti del fisco. Marcella

Caradonna ha accolto il mio invito ad essere su

Donna Impresa Magazine con una su rubrica

attraverso la quale ci aiuterà a comprendere alcuni

importanti provvedimenti legislativi la cui

comprensione desta preoccupazioni. Quante di noi

si sono poste il dubbio di non aver applicato

correttamente una norma o effettuato in modo

adeguato un adempimento? Sono convinta che la

periodica divulgazione, debitamente aggiornata,

recanti linee di interpretazione di ampio respiro,

rappresenti un'importante risorsa in grado di fornire

un concreto ausilio al lavoro di tutte le professioniste

ed imprenditrici. Desidero, infine, esprimere il mio

più vivo e riconoscente apprezzamento per

l’impegno profuso dalla Presidente Caradonna per

aver accolto il mio appello a mettere a disposizione

delle donne il proprio qualificato supporto

professionale. Un gesto simbolico importante, in

continuità dell'attenzione da sempre profusa nei

confronti delle professioniste e titolari di aziende.

LA PRESIDENTE

CARADONNA IN QUESTO

APPUNTAMENTO CI

PARLERÀ DI LIQUIDITÀ E

DELLE MISURE

INTRODOTTE PER LE

IMPRESE DAL DECRETO

RILANCIO.

È necessario, in altri termini verificare se vi sono i

presupposti perché l’impresa possa fondatamente

ipotizzare, dopo l’emergenza sanitaria, una

continuità aziendale e i correttivi necessari perché

ciò avvenga.

Nel caso in cui, per le caratteristiche patrimoniali,

economiche e finanziarie, tale ripresa non sia

prevedibile è preferibile prenderne atto e ricorrere

agli strumenti che il Legislatore mette a disposizione

per queste situazioni.

Per molti, poi, ed forse è la parte più difficile, è

necessario una vera e propria rivisitazione del

business model per verificarne la coerenza con le

nuove esigenze di mercato.

Un’analisi molto complessa perché si scontra anche

con fattori psicologici come il timore di rimettere tutto

in gioco e la resistenza al cambiamento.

Per molti, ad esempio, dalla sola vendita diretta

diventa strategico impostare un e-commerce.

Devo dire, però, che una delle caratteristiche delle

imprese italiane è la resilienza, cioè la capacità di

far fronte in maniera positiva a eventi traumatici

adattandosi velocemente alle mutate esigenze.

Tipico esempio, proprio di questo periodo, sono le

sartorie che hanno trasformato le mascherine

imposte a tutela della salute in una oggetto

tendenza (magari abbinandolo ad altri accessori).

Per questo, se pur non nascondendo la

preoccupazione per la situazione economica e

sociale sia a livello nazionale che internazionale, mi

sento di dire che per molte imprese italiane, questa

fase di emergenza, se ben affrontata, può costituire

un utile momento di rivisitazione dei propri punti di

forza e di debolezza per meglio cogliere eventuali

opportunità del mercato.

In questo noi donne possiamo cogliere una grande

opportunità per la capacità che spesso ci

caratterizza di essere “multitasking”.

Riflettendo, in effetti, Il termine “crisi”, infatti, deriva

dal greco “Krino” che voleva dire “discernere,

valutare” e non aveva un connotato in sé negativo,

poiché era inteso come un momento di riflessione e

di valutazione, che poteva trasformarsi nel

presupposto necessario per un miglioramento e una

rinascita.

Ed allora, credo che ci aspettino dei momenti

sicuramente molto difficili, ma che da tutto questo

ne possa derivare, con l’impegno di tutti, un

contesto economico e sociale migliore.

Il Consiglio di Milano è formato da 15 consiglieri:

nell’ambito del Comitato di Presidenza, oltre al

Presidente, siedono il Vice Presidente, il Segretario,

il Tesoriere. L’attuale Consiglio, che resterà in carica

fino al 31 dicembre 2020, è così composto:

Presidente - Marcella Caradonna

Vicepresidente - Marzia Provenzano

Segretario - Ugo Marco Pollice

Tesoriere - Nicola Frangi

Consiglieri:

Guido Beltrame

Antonio Canu

Matteo Adriano Gavazzi Borella

Giampiero Guarnerio

Giuseppe Munafò

Patrizia Ottino

Moira Rossi

Annunziata Saturnino

Amir Songhorian

Livia Vallone

Via Pattari, 6

20122 - Milano (MI)

C.F. e P.iva 06033990968

Tel. +39 02 7773111

caradonnamarcella@gmail.com


L’etica ci dice

dove sta

il giusto e il bene.

Una delle attività principali

dell’Ordine è quella di promuovere

attività formative e informative a favore

dei propri iscritti nell’ambito della cultura

professionale, tecnica e anche

deontologica. Infatti tutelare la

professione del commercialista significa

curare l’interesse della collettività, che

deve poter contare su professionisti non

solo competenti e preparati nel campo

tecnico-scientifico, ma anche onesti,

corretti e leali. L'etica è un valore da

ricercare, come vero e proprio obiettivo

da praticare, una condizione necessaria

per l’eccellenza professionale.


ACC

Marcella Caradonna è anche Presidente dell'ACC - Associazione

Commercialisti Cattolici: un'associazione di rilevanza nazionale

apartitica e apolitica a carattere volontario e non ha scopo di lucro.

"Noi commercialisti cattolici sentiamo il dovere di

raccogliere l'appello di Papa Francesco che ricorda quanto

sia fondamentale correggere modelli di vita di crescita

irrispettosi e prendere coscienza della gravità dei problemi

mettendo in atto un modello economico nuovo basato sulla

fraternità e sulla equità. Non si tratta di demonizzare

l'economia e chi vi lavora a vario titolo, ma di sensibilizzare

verso un utilizzo delle risorse disponibili che conduca ad una

società civile più solidale attraverso il miglioramento delle

condizioni di tutti. I Commercialisti possono svolgere, oggi

più che mai, in sinergia con le altre professioni e tutti coloro

che sono impegnati nel sociale, un ruolo importante sulle

tematiche etiche che incontrano nella propria attività e

possono, da laici, offrire il proprio supporto sia a livello

territoriale che nazionale alla Chiesa ed alla collettività.

Consapevoli di ciò, abbiamo, quindi, sentito forte il desiderio

di un coinvolgimento maggiore creando una rete concreta

fra colleghi che condividono questi valori e che sentono in sè

stessi l'esigenza e la responsabilità di essere testimoni attivi

della parola di Cristo, organizzando momenti di riflessione e

ascolto, dialogando con le istituzioni, elaborando proposte,

offrendo un contributo fattivo alla comunità e molto altro

ancora. Non abbiamo la pretesa di cambiare il mondo, ci

proponiamo, con molta semplicità e umiltà, di diventare

punto di incontro e di riferimento per i commercialisti che

credono nella parola di Gesù e aderiscono a ritengano che

l'associazionismo possa essere un utile strumento per essere

voce attiva della propria fede".


LEADERSHIP

FEMMINILE

2020

Ma sono vere queste

differenze stereotipate

di genere o sono una

costruzione sociale?

Noi l'abbiamo chiesto

a loro:

Leadership

femminile:

perchè?

Gli esempi di leadership al femminile all’interno

delle aziende stanno lentamente aumentando

in tutto il mondo. Questo perché le imprese

hanno iniziato a capire –eadapprezzare–lo

stile delle donne leader, che offre una serie di

caratteristiche tendenzialmente diverse rispetto

a quello maschile, e che può avere un impatto

significativo sul successo aziendale. Così come

il mondo del business cresce e si evolve, allo

stesso modo deve succedere per la leadership,

che deve necessariamente trasformarsi e

adattare le sue caratteristiche a quelle

dell’ambiente in cui è inserita. Ma quali sono le

caratteristiche che differenziano la leadership

femminile da quella maschile? E soprattutto, ci

sono differenze tra le due forme di leadership?

Sono state fatte delle ricerche per rispondere a

questa domanda ed è risultato, non

sorprendentemente, che le differenze ci sono.

Bisogna fare un po’ di attenzione

nell’interpretarle per almeno due ragioni.

Anzitutto, perché le donne in posizione di

leadership oggi hanno dovuto fare quasi

sempre più fatica degli uomini per avere

successo, quindi c’è stata una auto-selezione e

una selezione un po’ diversa da quella che ha

riguardato gli uomini. Inoltre, lo stile di

leadership subisce molte influenze, non solo

quella del genere di appartenenza (per quanto

importante). La cultura del Paese in cui si vive,

delle organizzazioni in cui si lavora e si è

lavorato, la posizione organizzativa occupata

sono esempi di variabili che contribuiscono alla

formazione del nostro stile di leadership.

Bisogna stare attenti a non creare uno

stereotipo di leadership femminile a cui le

donne si sentano obbligate ad aderire, perché

siamo tutte diverse e ognuna ha diritto al

proprio stile. Allo stesso tempo, è importante

avere un’alternativa al modello di leadership

maschile in cui molte di noi non si riconoscono.

HANNO DETTO

www.dimagazine.it20


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leadership hanno

detto

:

LUCIA FRACASSI

Chief Executive Officer at Melegatti 1894 S.p.A.

Ancora oggi si parla molto della leadership al femminile, da contrapporsi alla

leadership al maschile. Lo capisco, come esseri umani siamo abituati da

sempre a parlare attraverso gli opposti: giusto e sbagliato, bianco e nero,

caldo e freddo, piacere e dolore, e potrei continuare a snocciolare un

lunghissimo elenco che affonda le proprie radici a partire dalla filosofia

antica. In realtà la parola “leadership” non si presta ad assumere una

connotazione di genere. Nel corso della mia carriera lavorativa mi sono

trovata a vivere in diversi paesi stranieri ed a viaggiare in molti altri ed ho

potuto constatare che parlare di leadership al femminile è un esercizio che

continua soprattutto in Italia, diversamente da ciò che accade all’estero. In

questi contesti internazionali non mi sono mai sentita discriminata per il fatto

di essere una donna e ho potuto giocare un ruolo alla pari rispetto ai colleghi

uomini. Il fatto che nelle organizzazioni per cui ho lavorato ci fosse una

donna ad occupare un particolare incarico di prestigio non poneva alcun

problema, poiché ciò che contava erano l’esperienza maturata, le capacità e

competenze dimostrate sul campo e la migliore corrispondenza possibile tra

caratteristiche della persona e ruolo. Riconosco che nel mio caso c’è stata

un’influenza molto forte da parte della cultura dei paesi nei quali ho vissuto,

unita a quelle delle organizzazioni per le quali ho lavorato. Ho cercato di

portare l’esperienza vissuta all’estero anche nei contesti italiani ma qui mi

sono scontrata con una realtà un po' diversa ed è stato per me più difficile

replicare i modelli di leadership appresi ed interiorizzati all’estero. È stata

necessaria una rivisitazione e un adeguamento culturale importante.

Valutando gli ultimi anni trascorsi ai vertici di alcune importanti

organizzazioni, ho lavorato per restare me stessa adottando un modello di

leadership inclusiva. Confrontandomi con diverse donne manager abbiamo

convenuto che in questo siamo più brave rispetto agli uomini. La capacità di

ascoltare pareri e punti di vista diversi (incoraggiando al dialogo e al

confronto), di stimolare affinché tutti possano dare il proprio contributo

(favorendo l’emergere di capacità latenti), di migliorare il senso di

appartenenza al gruppo sono caratteristiche della leadership inclusiva. Ciò

che ho vissuto in prima persona mi porta anche a dire che, rispetto agli uomini manager, le donne in posizioni apicali che

hanno deciso di rimanere sé stesse senza prendere in prestito modelli maschili da seguire presentano con maggiore intensità

due caratteristiche: la gentilezza e la vulnerabilità. La gentilezza può essere scambiata per debolezza ed essere vista con

sospetto, soprattutto in contesti aziendali. In realtà la gentilezza è una costante delle persone forti e particolarmente assertive,

che non necessitano di aggressività per far valere le proprie ragioni nel rispetto di quelle altrui. Essere gentili si traduce in

capacità di ascolto (percependo il linguaggio verbale ed anche non verbale), in empatia (comprendendo lo stato d’animo del

collaboratore e supportarlo nei momenti di difficoltà), in fiducia e generosità (condividendo con altri le proprie idee ed intuizioni),

in gratitudine (strumento molto potente per stringere legami duraturi). Ho visto diverse donne manager, nel percorso che le ha

portate con tanti sacrifici e dedizione ad arrivare all’apice, conservare la propria gentilezza una volta sedute nel posto di

comando, e questo ha fatto letteralmente la differenza per sé e per i collaboratori nei propri contesti organizzativi di riferimento.

Anche la vulnerabilità viene spesso interpretata come debolezza, diventando sinonimo di fragilità ed emotività. Essere

vulnerabili è invece una dimostrazione di autenticità e di serietà. Autenticità significa essere aperti e onesti riguardo alle proprie

convinzioni e valori ma anche capaci di riconoscere limiti ed errori. Mostrare emozioni negative ed ammettere che non si hanno

le soluzioni a tutti i problemi crea un rapporto più forte con i collaboratori e questo si ripercuote positivamente sulle performance

aziendali. Autenticità e vulnerabilità, quindi, vanno di pari passo, ed anche in questo credo che le manager donna siano più

capaci di uscire dalla propria area di confort e adottare comportamenti che non sempre le fanno sentire “in controllo”. In

conclusione, ritengo che non esista una leadership al femminile che si contrappone ad una leadership al maschile. Esiste

un’unica leadership. Ciò che cambia è lo stile con cui questa viene agita, che a sua volta risente delle caratteristiche peculiari e

distintive dell’essere uomini o donne. La vera differenza in azienda, oggi, è rappresentata dalla capacità di contornarsi di

persone di valore ed anche “valore” è una parola che non ha una connotazione di genere, esattamente come il termine

“leadership”.

FEDERICA PASSARELLI

Direttore presso LUISA SPAGNOLI S.P.A.

La leadership è sempre stata circoscritta al

genere umano maschile/ da qualche anno

oramai, ha fatto passi in avanti. La forza di

un leader donna è sicuramente la sua

capacità di ascolto. L'evoluzione della

lungimiranza e la capacità di essere dei

punti fermi. A ciò si aggiunge, la

collaborazione, la motivazione e l'empatia.

Un insieme di caratteristiche unite da un

forte senso di umiltà. Con coraggio e

determinazione una leadership

difficilmente non raggiunge gli obiettivi.

SIMONA

FERRI

Founder and

Managing Partner

Nexen | Business

Coach | Time

Management Coach

| LEGO® Serious

Play® facilitator

Il mondo di oggi richiede

una leadership che si

fonda sulla

comprensione degli altri,

la compassione e la

collaborazione. Forse,

finalmente, non sarà più

richiesto alle donne di

imitare gli uomini

nell'illusione di leader

invincibili, ma saranno

loro stesse modello da

imitare. I nuovi leader

non nascono la propria

vulnerabilità e per

questo sono più genuini

e solidi delle generazioni

precedenti. Le donne lo

sono da sempre.

EMANUELA SPLENDORINI

Avvocato Studio Legale Splendorini

La Leadership Femminile è un argomento complesso e non univoco nella sua definizione e nel suo riconoscimento. I

detrattori della stessa ne parlano come qualcosa di ibrido, dai contorni non ancora definiti, nato dalla costola della Leadeship

Maschile che deve ancora trovare la sua forza ed identità e viene “tollerato” solo per una sorta di atteggiamento politically

correct nei confronti delle poche che riescono ad esprimerla nella sua matrice più autentica. Quanto si parla di Leadership

Femminile si è portati a ritenere, per steroetipi storico - culturali, ad una Leadership Maschile svuotata dai connotati

testosteronici e dominanti e quindi meno incisiva e più morbida, quasi più casalinga e meno professionale, infarcita di tutto

quello che appartiene alla vita delle donne “perse” tra famiglia, casa, lavoro, figli, impegni, frivolezze, emotività, amore. Come

se ci fosse solo quello, come se sapessimo fare solo quello, come se il nostro posto fosse solo quello. Nonostante molti sforzi

siano stati compiuti negli ultimi anni, sia dal punto di vista sociale che legislativo, non è ancora naturale riconoscere un reale

valore alla Leadership Femminile talvolta anche da parte delle stesse donne che vi entrano in relazione. Diversamente però

da quello che si è portati a credere, la Leadership Femminile non è affatto morbida e lenta nella realizzazione degli obbiettivi

del team o dell'azienda che guida, perché chi la esercita ha già vinto su se stessa per essere arrivata lì, perché ha superato

brillantemente come un giocatore di football

americano che scarta gli avversi per andare a

fare meta, i limiti delle sue insicurezze, del suo

valore, delle sue capacità, del suo coraggio,

della sua forza, dei pregiudizi sociali, del suo

diritto e merito di poterla esercitare. La

Leadership Femminile è frutto di un grande

lavoro su sé stesse prima di tutto, è l'arrivo di un

viaggio faticoso, un mare calmo dopo una lunga

tempesta, ecco perché i connotati della

Leadership Femminile sono l'empatia, la

collaborazione, il riconoscimento, l'ascolto, la

motivazione e la realizzazione degli obbiettivi

come team. La Leadership Femminile non è

coercitiva perché l'unico vero riconoscimento di

cui ha bisogno è quello del punto nel quale

nasce e non di quello dove arriva e si esprime,

perché in questo caso ne è una naturale

conseguenza. Forse non è sempre così, ma la

mia esperienza e il mio viaggio è questo che mi

hanno mostrato.


NEVENA RADOVANOVIC

Ufficiale capo del personale I&F Grupa

C'è una vecchia citazione sulla differenza tra essere un manager o un

leader. Dal mio punto di vista, la cosa va ancora più in profondità, ed è

legata ai valori e alle convinzioni personali. Certo, molte cose possono

essere pensate e imparate, ma se vogliamo davvero scavare più a fondo,

dobbiamo andare oltre il comportamento osservabile, le motivazioni, e

arrivare ai valori fondamentali e alle convinzioni positive e negative.

Queste convinzioni sono la cosa incrementale che influenza il nostro

comportamento e l'esperienza che gli altri hanno con noi. Quindi,

possiamo fare dei "tipici" discorsi manageriali e/o di leadership, ma se

noi, come persone, non crediamo alle parole che abbiamo appena detto -

credetemi - la gente lo sentirà, e non lo "comprerà". C'è un vecchio

proverbio inglese che dice: "Se credi di poterlo fare, hai ragione - lo farai,

e se non credi che lo farai, hai ragione, non lo farai". Il fatto è andare in

profondità, esplorare i nostri valori, le nostre buone e meno buone

convinzioni, essere onesti con se stessi, accettare il proprio lato buono,

così come quello cattivo... E solo allora, si può iniziare a cambiare, come

si abbraccia se stessi così come si è, e si può fare qualcosa a riguardo.

E sì, vi cambierà, e di conseguenza cambierà l'esperienza che gli altri hanno con voi, e influenzerà il vostro comportamento

come leader, e coinvolgerà gli altri... Dovete iniziare da voi stessi, per essere un leader... Siete pronti?

ANNALISA D'ERRICO

Giornalista, comunicatrice istituzionale e autrice di Figli Virtuali. Percorso

educativo alla tutela e alla complicità nella famiglia digitale ( Erickson).

O troveremo una strada o ne costruiremo una. Annibale, 200 anni prima

della nascita di Cristo, aveva le idee chiare. Era un uomo, ma non è

questo il punto. La questione è la consapevolezza che abbiamo di noi

stesse, il desiderio di affermare le nostre idee, la forza che riusciamo a

trovare per raccontare con orgoglio chi chiamo e cosa vogliamo. Senza

remore, senza sensi di colpa ancestrali, senza blocchi psicologi che

arrivano da modelli sociali o familiari non rielaborati, ma con una rinnovata

voglia di riorganizzare il nostro tempo, i rapporti lavorativi e personali, le

attività quotidiane. La leadership è prima di tutto la costruzione di una

chiara visione di sé e del proprio potenziale. Ma non solo. Occorre poi

compiere il passo successivo: l'autoaffermazione reale. Cosa vuol dire

concretamente? Prendere la parola per raccontare i nostri sogni e la

nostra visione, tentare col sorriso nuove imprese, osare nuovi percorsi,

porsi degli obiettivi e costruire una strategia per raggiungerli. Credere

davvero nei propri desideri. Nel saggio del 1929 “Una stanza tutta per sé“

dell'autrice britannica Virginia Woolf si rivendicava per le donne la

possibilità di essere ammesse a una cultura che fino a quel momento era

declinata solo al maschile. L'immagine che colpisce a ogni rilettura è proprio quella della stanza: l'idea di aver uno spazio,

lontano da tutti, immerso nel silenzio per pensare, scrivere, dipingere, lavorare è emblematico della necessità di spazio

fisico e mentale per raggiungere questa autoconsapevolezza. Qual è infatti la rappresentazione ancora più diffusa? Quella

della donna matura che cura (i figli, gli anziani, la casa) oppure quella della donna giovane che cura sé stessa (ma solo da

un punto di vista estetico). Come non ricordare che, al rilascio dell'app Immuni, le prime due immagini associate alla nuova

tecnologia erano quelle di due finestre: la prima faceva da cornice a una donna con in braccio un neonato, la seconda a un

uomo al pc. Le formae mentis fanno parte dei singoli individui, vestono i nostri pensieri più atavici. Secondo l' Istat, nel

2018, gli stereotipi sui ruoli di genere più comuni erano: “per l'uomo, più che per la donna, è molto importante avere

successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l'uomo a

dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Quello meno diffuso è “spetta all'uomo prendere le

decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (8,8%). Il 58,8% della popolazione (di 18-74 anni), senza particolari

differenze tra uomini e donne, si ritrova in questi stereotipi, più diffusi al crescere dell'età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei

giovani) e tra i meno istruiti. Qui il dato che torna purtroppo familiare è che questi stereotipi sono diffusi sia nell'universo

maschile che femminile: perché la donna non può prendere le decisioni più importanti? Perché le donne sono più “adatte” ai

compiti domestici? In base a quale logica è più importante per un uomo (e non per una donna) avere successo nel lavoro?

Queste non possono essere solo conseguenze di standard sociali imposti e non condivisi realmente? Senza

generalizzazioni opposte, chiediamo alle donne quanto aspirino a poter studiare materie scientifiche o a scegliere il proprio

lavoro al di là delle convenzioni diffuse, oppure se desiderino davvero sposarsi o avere figli. In piena libertà. Diamo loro la

possibilità di scegliere la propria strada, senza però costringerle a sentire - solo sulle proprie spalle - la responsabilità

dell'educazione della prole, dell'accudimento della casa o degli anziani. Dobbiamo partire da noi, su di noi dobbiamo

lavorare per affermare un nuovo modello di diversità di genere. Alimentare il fuoco delle nostre passioni, delle nostre

inclinazioni, delle nostre skills con lo studio e un rinnovato impegno. La leadership sarà una conseguenza naturale, un

riconoscimento del valore delle nostre azioni e delle nostre capacità. Ormai evidenti al di fuori di noi stesse.

ANI GORHAN LUV

Luxury of living. Architecture and designs

Un vero leader è qualcuno con empatia per gli altri. Qualcuno che lavora per trovare

soluzioni ai problemi e cerca sempre di rendere questo mondo un posto migliore.

Come esseri umani, tutti noi abbiamo le nostre paure, e un leader è uno che può

superare queste paure, superare gli ostacoli e ottenere la vittoria in situazioni

caotiche. La maggior parte delle cose che accadono nella vita sono fuori dal nostro

controllo, ma è la nostra reazione a queste situazioni che fanno la differenza. Quindi

la domanda che tutti noi dovremmo porci come donne è: cosa stiamo facendo? Cosa

fare per una società che mette a repentaglio l'importanza delle donne? Il multitasking

è per noi naturale come l'aria che respiriamo. Questo è un punto di forza che noi

abbiamo e un dono che dobbiamo mettere a frutto. Quando vedo una donna... vedo

potere, bellezza, eleganza, forza, gentilezza, amore, speranza, perseveranza,

passione, intelligenza, luce e molto altro ancora. Non c'è limite alle nostre capacità,

quindi dobbiamo credere fortemente in noi stesse e rifiutare di essere stereotipate. È

tempo per noi di attingere alla nostra forza interiore e lasciar libero il leader che è in

noi. Sono cresciuta in una cultura che crede che il posto di una donna sia in cucina,

ma la mia mamma mi ha fatto vedere le cose in modo diverso. Mi ha mostrato che

non c'è limite alla nostra capacità come donne. Ha iniziato come nutrizionista

qualificata, poi è diventata un'insegnante, in seguito ha posseduto un ristorante e

dopo ancora è diventata stilista. Possedeva una sua casa di moda dove ha insegnato

a molti come diventare stilista e, alla fine, si è avventurata nel mondo degli affari, è

diventando una grossista di beni e merci. Attualmente, è ancora molto attiva donna d'affari di successo. Ha migliorato la vita

di molti offrendo opportunità di lavoro e facendo opere di carità a chi ne ha bisogno. Per questo motivo, non ho paura di

avventurarmi in un campo di lavoro che cattura il mio interesse. Sono una microbiologa, ho lavorato come modella per un po'

di tempo fino a che non ho compreso che era quello che succedeva dietro le telecamere, ad affascinarmi ed è così che mi

sono specializzata. Sono cresciuta in un Paese (la Nigeria), benedetto dal petrolio; il petrolio è una grande risorsa per il

nostro Paese e dunque quando mi hanno proposto di lavorare con petrolio e gas, ho ritenuto che fosse una grande

opportunità. Quando mi sono trasferita a Ginevra e mi sono resa conto che la lingua era un ostacolo, ho frequentato corsi di

francese. L'ultima delle mie passioni, nell'arco temporale, è la moda: anche in questo caso mi sono rimboccata le maniche

ed ho frequentato la scuola di design a Milano. Oggi sono stilista di calzature e possiedo un mio brand ma, allo stesso

tempo, studio architettura design. Credo fortemente nella libertà di espressione e mi rifiuto di limitare le mie potenzialità e la

mia creatività da regole fatte da esseri umani come me. Non dobbiamo mollare finché non troviamo la nostra strada, affinchè

non realizziamo i nostri sogni. Non abbiate paura di essere diverse, perché il più delle volte è proprio la vostra l'unicità ad

essere determinante… sperimentate ed appassionatevi di qualsiasi cosa vi renda felici. Il mio motto è: “sogna sempre in

grande”. Quindi donne, toglietevi i grembiuli, mostrate la vostra bellezza al mondo, rimuovere i lati oscuri, c'è tanta bellezza

in voi e tanta luce. Dobbiamo tutti uscire dalle nostre zone di comfort, rompere i confini, essere impavidi. Una cosa che tutti

noi dovremmo ricordare, come donne, è che dobbiamo prosperare lavorando insieme e non l'uno contro l'altro. L'unità è

potere, la divisione è una debolezza. Il mondo sta cambiando velocemente, dobbiamo evolvere con esso e trovare il nostro

posto nel mondo ed essere profondamente orgogliose di noi stesse. Sempre.

Foto credits: @ Caterina Saban

SIMONA SEGRE REINACH

Professor of Fashion Studies at

Bologna University

Le donne leader sono più trasformiste degli

uomini, sanno interpretare diversi ruoli. Si

preoccupano del loro sviluppo personale e di

quello altrui, cioè sanno valorizzare il lavoro di

squadra e la comunicazione come chiave per

il successo. La mia definizione di leader

femminile di successo, ma anche in generale

di leader adatta/o ai nuovi tempi che stiamo

vivendo, è qualcuno che creda in sé stesso/a

e sappia cosa può offrire. È una persona in

grado di valorizzare appieno le capacità e i

talenti per risvegliare l'immaginazione e

coinvolgere il cuore e la mente di coloro che

scelgono di seguirla. La domanda non

dovrebbe essere sul modo di condurre se sei

una donna. Si tratta, a mio modo di vedere, di

diffondere una cultura della leadership che

non riguardi il genere.

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leadership : hanno

detto


CRISTINA BERGESE

Managing Director at Eurofiere S.p.A.

"Per essere un leader donna devi saper prima

ascoltare e poi farti ascoltare dagli altri dimostrando

con i fatti in seguito che quanto hai detto o spiegato

era quasi sempre corretto (anche i leader sbagliano).

Gli uomini ricercano sicurezza in una donna e quindi

l'affidabilità delle risposte."

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leadership hanno

detto

:

CAROLINA SOLARI

Business Development Manager - Alipay Italy (Alibaba

Group)

Spesso rifletto su cosa voglia dire per me Leadership. Penso

sia un atteggiamento che non comporta mostrare potere o

ritenersi superiore agli altri ma - al contrario - essere

d'ispirazione per gli altri, riuscendo ad esprimere la propria

visione, desiderio di migliorarsi e di scambiarsi energia

positiva. Ammiro assai il potere naturale che noi Donne

abbiamo nel mostrare leadership sia nel lavoro che nella vita

privata: a questo proposito, sono onorata di lavorare per

Alibaba Group, azienda leader nel settore tecnologico nata in

Cina nel 1999 da 18 soci fondatori, di cui 1/3 donne!

GIULIA LEA GIORGI

Giornalista televisivo presso Mediaset

La donna leader ha la visione d'insieme. Quando prende una decisione

potete starne certi: ha preso in considerazione tutti le variabili e

conosce perfettamente le conseguenze delle sue scelte. La donna

leader ha equilibrio. Mentre si prepara per una riunione importante,

pensa a quale sia la scuola migliore per il figlio, organizza una cena e

prenota il parrucchiere. La donna leader si circonda degli alleati

migliori. Tate, nonne, amiche, collaboratori, professionisti: non perché

da sola non ce la può fare, ma perché sa che deve godersi a pieno tutti

gli aspetti della vita. Sa che per essere un buon capo, una madre

premurosa, un'amica presente, una compagna felice, ... per essere

tutto questo una donna deve essere soddisfatta.

STEFANIA

PANELLI

Life Coach & Counselor

Parto da una premessa, per

me imprescindibile: tutte le

persone, indipendentemente

dal sesso, hanno potenzialità

straordinarie e diversi modi di

esprimerle. La vera grande sfida consiste proprio nell'amalgamare tutte le

caratteristiche, senza che né uomini né donne perdano la loro identità. Detto

questo, vedo nella leadership femminile un potenziale fatto di empatia,

ascolto, sensibilità, intuito, cura, gentilezza che vadano a bilanciare le

caratteristiche maschili come competizione, grinta, autoritarismo, distacco

emotivo. Vedo anche, purtroppo, che queste caratteristiche spesso vengono

scambiate per debolezza anche dalle stesse donne, abituate a considerare

comegiustoilmodellodicomportamentomaschileeasentirsinonadatte a

ricoprire ruoli di potere. Serve una nuova educazione che parli di integrazione

di quelle caratteristiche peculiari e distintive che gli archetipi del femminile e

del maschile da sempre incarnano: yin e yang, notte e giorno, circolare e

lineare possono coniugarsi e trovarsi come qualità sia di una leader donna

che di un leader uomo; è dalla loro complementarietà che conseguono

l'equilibrio e l'unità.

MONICA ZOLI

Socia c/o Aziende Dino Zoli Group

Per quanto mi riguarda ho iniziato a lavorare

nei primi anni ‘90 nell’azienda capostipite di

quello che ora è un Gruppo di dodici aziende

che dirigo, insieme a mio fratello Marco e

nostro padre Dino, il fondatore delle prime

attività e il vero imprenditore di famiglia. Mi

sono interrogata sul significato di leadership e

delle sue infinite declinazioni, una per ogni

personalità umana unica e irripetibile, e sulle

caratteristiche della mia modalità di “guidare”.

Come in tutti gli aspetti della vita, anche

nell’ambito lavorativo c’è stata un’evoluzione

continua, un cambiamento che si è

succeduto all’altro, influenzando e facendosi

influenzare dagli eventi personali.

Sicuramente a 52 anni l’approccio è

sensibilmente diverso e, pur guardando con

occhio benevolo la me stessa di 20/25 anni

fa, sono grata all’esperienza e ai tesori

lasciati dal tempo che passa. L’essenza per

me è capire che pur non

avendo influenza e

discrezionalità su tutto quello

che mi circonda ho la

possibilità di scegliere sempre

il mio atteggiamento e da qui

è più facile partire per trovare

anche nelle situazioni

problematiche il piacere di

relazionarsi con le persone.

Sono l’intreccio delle relazioni

(vere) e la collaborazione che

rendono possibile realizzare

grandi cose oppure rendere

grandi anche le piccole cose.

Ritengo fondamentali i risvolti

pratici, diverso da

opportunistici, positivi

derivanti dall’agire con

coerenza e benevolenza e

cerco di applicare queste

regole con costanza.

Perlomeno questo è il mio

impegno quotidiano poi forse

chi mi circonda può avere

qualcosa da eccepire circa la

riuscita dell’intento!


IL PROBLEMA

degli stereotipi di genere

Gli stereotipi sono una modalità

con cui il nostro pensiero

semplifica la realtà. Di per sé non

sono, quindi, uno strumento

negativo del nostro modo di

pensare: il problema nasce quando

condizionano le nostre aspettative.

La funzione classificatoria dello stereotipo di genere ci

porta ad avere aspettative differenti sul comportamento.

Nelle attività lavorative, per esempio, ci si aspetta che le

donne siano più portate per lavori relazionali, affettivi,

empatici, e che, invece, gli uomini abbiano maggiori doti

di razionalità, freddezza, determinazione. Se dobbiamo

assumere una persona per un ruolo di segreteria nei

nostri studi professionali o nelle nostre aziende, abbiamo

mai pensato come prima scelta a un segretario uomo?

Credo di no. Questo è il meccanismo di funzionamento

degli stereotipi: non ce ne accorgiamo neppure. La

tendenza a delegittimare ciò che è femminile e a porlo in

posizione subordinata non si avvale solo di leggi e di

regolamenti scritti ma, in modo più sottile, vive e prospera

nelle piccole cose quotidiane, nelle parole e nei gesti di

condiscendenza negli atteggiamenti paternalistici diffusi a

ogni livello. La funzione di mantenimento dei valori ci

porta a impiegare lo stereotipo per descrivere la realtà

come dovrebbe essere. Si pensi all’aspettativa di docilità

e obbedienza: l’immagine dell’emulazione della

leadership al maschile di una donna ne è l’esempio. Il

comportamento di una donna che si discosti dallo

stereotipo e che punti, per esempio, all’ambizione o al

porsi in una posizione individualista di contrasto e non di

devozione al bene comune, denota un’aggressività che la

porta ad essere deviante e quindi alla disapprovazione o,

peggio, alla segregazione sociale. Anche le relazioni

personali entrano nel gioco di delegittimazione: uno

scapolo ha senz’altro una vita sociale intensa, mentre

una donna che non abbia un compagno “deve avere

qualche problema”. Poi ci sono invece gli stereotipi sulla

competizione tra donne: non sono capaci di fare gioco di

squadra, litigano, sono invidiose, ecc., oppure quelli sulle

loro presunte capacità multitasking che autorizzano

chiunque a pretendere dalle donne performance diverse

rispetto agli uomini. Non mancano gli stereotipi legati al

sesso e all’età: con gli anni un uomo acquisisce fascino,

una donna diviene solo vecchia. Insomma, gli stereotipi

sulle donne hanno una connotazione prevalentemente

negativa mentre quelli sugli uomini sostanzialmente

positiva. Anche l’ambizione è vista come un plus in un

uomo, ma come limite in una donna. Gli uomini devono

essere duri, ma la forza di carattere in una donna è una

minaccia. Ciò vuol dire che nel momento in cui una

donna tenti di rafforzare la sua immagine per cercare di

essere presa in considerazione come leader, rischierà di

ottenere l’effetto opposto. Il problema è che in presenza

di un ordine sociale implicitamente sviluppato da un

punto di vista maschile, sia la femminilità che la

mascolinità, possono essere un limite all’accesso al ruolo

di potere per una donna. Il “double bind” è preso in

considerazione come una manifestazione del “sessismo

benevolente”, quell'atteggiamento di ostilità nei confronti

delle donne che si distanziano dai ruoli

convenzionalmente radicati nella mentalità comune,

leggendo questa rottura degli schemi come

potenzialmente pericolosa. Come conseguenza si

attivano dei meccanismi sanzionatori nei confronti

di quelle donne che ricoprono ruoli considerati

maschili, ad esempio in ambito economico o di

difesa, sia da parte degli uomini, che delle donne

stesse. L’influenza delle concezioni di genere

nella società può scoraggiare le donne,

intimidendole di fronte alla disapprovazione

sociale che incontrerebbero se invece

intraprendessero una carriera.

G.C.

www.dimagazine.it


IL MAGAZINE

DONNA IMPRESA MAGAZINE: L’ UNICO FEMMINILE AL MONDO DEDICATO ALLA

LEADERSHIP. TUTTI VI PROMETTONO GRANDI NUMERI,

N O I L I A B B I A M O D A V V E R O

Proprietà editoriale e progetto grafico DONNA IMPRESA

Di

special edition 2020

donna impresa

TOP

Women

Donne di successo

Le leaders rispondono

HANNO DETTO

Che cos'è la

leadership femminile?

LUI

A tu per tu con

Salvatore Giordano

BELLAVITA

interview

Roberta Faccani

storiadicopertina

CARADONNA

www.dimagazine.it

Marcella

clima, l’inquinamento ambientale e tecnologico, il

dialogo tra la politica e l’economia per la pienezza

umana. Ampio spazio è dedicato alle nostre

leggendarie tematiche volte alle pari opportunità, ai

segreti dei leader di oggi e di domani, alle strategie

di business. Donna Impresa Magazine vanta oltre 20

prestigiosissimi premi dalle massime istituzioni

internazionali, una rete di partner eccellenti ed un

assoluto primato in termini di pubblico: più di 1

miliardo di ingressi su www.yumpu.com (5 canali) ed

oltre 200.000 contatti sui social distribuiti tra Fb (12

canali), Youtube (7 canali), Worldpress, Linkedin (2

canali per un totale di oltre 50.000 contatti), twitter (2

esseri umani nei prossimi secoli. In questi ultimi anni

si stanno infatti moltiplicando campagne di

femvertising: ovvero la nuova tendenza dei brand a

trattare tematiche femminili. Le aziende stanno

declinando il femminile nelle comunicazioni di

prodotto e nelle campagne di posizionamento: il

marketing ha scoperto il vantaggio di una figura

femminile autentica, contemporanea, eroina dei suoi

tempi; questo crea un senso di intimità con i

consumatori, da cui discendono a cascata maggiore

fiducia, coinvolgimento più profondo, persino

un’esperienza di brand davvero totalizzante.

Secondo il rapporto Trust Barometer 2020, le

2020

Donna Impresa Magazine si occupa di attualità ma

anche di tematiche riguardanti politiche di flessibilità,

rappresentanza femminile, diritti delle donne e pari

opportunità tra generi. Aiuta le donne ad identificare,

valorizzare e comunicare i propri talenti nel mondo del

lavoro: una family-friendly internazionale che abbatte i

confini fisici, culturali, politici e religiosi nel nome

dell’unità e della solidarietà. Donna Impresa magazine

è l'unico femminile al mondo di leadership e dunque

un potentissimo strumento di business oltre che un

autorevole punto di riferimento per le donne che

assumono ruoli di responsabilità nella struttura

economica italiana, europea e mondiale. Promuovere

l’uguaglianza di genere, sviluppare i talenti e

combattere la violenza sulle donne, sono tre pilastri

fondamentali profondamente radicati sia nella nostra

missione che nelle nostre pratiche. Donna Impresa

Magazine è un contenitore globale di energie e

competenze, una lobby del merito, una rete di dialogo

e confronto, un gruppo solidale e unito che condivide

attività e iniziative per costruire un Paese a misura di

donna. Un vero e proprio laboratorio di crescita,

scambio d’idee ed esperienze che aiutano a leggere e

comprendere la realtà eatrovarelesoluzioni per

“cambiare passo” e rendere le donne Protagoniste del

loro tempo. Siamo in prima linea sulle grandi temi del

mondo: la salute e la promozione della vita umana,

l’etica professionale, l’ecologia, i cambiamenti del

canali), Vk (2 canali), Istagram, Tumblr, Pinterest

(oltre 25.000 Fallower), Foursquare etc. La nostra

missione è volta al raggiungimento del pieno

sviluppo del potenziale umano e dello sviluppo

sostenibile che non potrà realizzarsi se ancora metà

della popolazione mondiale è privata di diritti e

opportunità: l’equità è uno strumento e garanzia di

democrazia, benessere, sviluppo e qualità della vita

per tutti i membri della comunità.

SOSTENERE DONNA IMPRESA, QUALI I

VANTAGGI PER LE AZIENDE

La complessa questione dei diritti della donna

influenzerà profondamente la qualità della vita degli

persone si fidano infatti di un’azienda per la sua

etica oltre che per la sua competenza. Driver etici

come integrità, affidabilità e scopo, compongono per

il 76% il loro capitale fiduciario.

LA BATTAGLIA PER LA FIDUCIA SARÀ

COMBATTUTA DALLE IMPRESE NEL

CAMPO DEL COMPORTAMENTO: NON

PIÙ SOLO SU CIÒ CHE FAI MA ANCHE

S U C O M E L O F A I

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DONNE DI SUCCESSO

LE NOSTRE DONNE SONO FONTE DI ISPIRAZIONE E ROLE MODEL, ESEMPI DI RESILIENZA, PASSIONE,

INTRAPRENDENZA E DETERMINAZIONE. ABBIAMO BISOGNO DI ROLE MODEL PER CREDERE IN UN’UMANITÀ

M I G L I O R E

Nell'era in cui lo storytelling, il raccontare una storia, è l'imperativo assoluto, i racconti di queste eroine

moderne sono fonte di ispirazione per tutte. E non dobbiamo per forza cercare lontano. A volte i modelli di

riferimento a cui ispirarsi sono più vicini a noi di quanto possiamo immaginare. Nel 1946 Simone De Beauvoir

scriveva: “ Donne non si nasce, si diventa”. In questa frase è riassunto il senso di ciò che si intende per

empowerment femminile. Nascere donna significa essere inquadrate in dei presupposti culturali di cui è

necessario liberarsi per raggiungere un livello più profondo di consapevolezza, partecipazione, condivisione

delle responsabilità. Fino alla tanto agognata uguaglianza di genere, irrealizzabile senza un percorso

coraggioso e onesto di liberazione dai ruoli culturali e sociali imposti. Raggiungere l'uguaglianza di genere non

è solo un obiettivo importante in sé e per sé, ma anche un catalizzatore per raggiungere l'Agenda 2030 e un

futuro sostenibile per tutti.

Valeriana Mariani

EDITORE Donna Impresa Magazine

PRESIDENTE Donna Impresa

PRESIDENTE International Women International Association Women

Entrepreneurs and Business Leaders Employment, Social Affaire & Equal Opportunities

PRESIDENTE Aziende Associate Community & Business

TOP WOMEN

www.dimagazine.it 32

PECIALE


Nella foto: Barbara Carabetti CEO & General Manager di Dock&Discover Agenzia Marittima, Tour Operator, Spedizioni e Logistica

Porto di Roma, Civitavecchia www.dockdiscover.com

Volontà

tanto lavoro

e

ARMONIA.

DOCK & DISCOVER SHIPPING AGENCY

La nostra squadra, il tuo successo.

Oggi sarei felice di condividere le mie competenze con

attori dei settori contigui al mio di provenienza, per la

costruzione di nuove alleanze e partenariati: sono ronta a

mettere a disposizione anche di altre realtà quello che ho

imparato per rendere i loro processi distributivi, di

trasporto ed approvvigionamento più performanti e non

ultimo portare al massimo l'impegno e la dedizione profusi

in ogni singolo campo lavorativo. La logistica è un processo

che aggiunge valore e qualifica molto i settori produttivi ed

i diversi processi aziendali, anche e soprattutto quelli

commerciali: un settore in cui l'esperienza è un valore

irrinunciabile.

La mia esperienza in ambito marittimo-portuale è molto consolidata. Ho iniziato a lavorare in questo settore da

giovanissima, nel 1989 per l’esattezza, curando le escursioni a Roma dei crocieristi americani che sbarcavano

a Civitavecchia. Oggi Dock & Discover può contare su una squadra di 10 professionisti ed è un team

eccezionale, fatto di persone che lavorano con la testa e con il cuore. All’epoca il turismo crocieristico era molto

poco sviluppato, non più di una decina di scali all’anno, mentre oggi il traffico stimato è intorno ai 2,5 milioni di

passeggeri; con circa 800 scali, il porto di Civitavecchia è il secondo del Mediterraneo per questo tipo di traffico.

Mi sono laureata senza ritardi, sempre lavorando: dieci anni come accompagnatrice turistica dei crocieristi in

visita a Roma, ma anche in diverse destinazioni europee. Ripensandoci, a volte, penso che il mio destino

professionale fosse segnato dall’inizio: da bambina ero una grande appassionata della serie televisiva “Love

Boat” e i primi clienti della mia vita sono stati i crocieristi sbarcati proprio dalla “Pacific Princess” . Dopo quasi

dieci anni come freelance ho sentito la spinta a creare qualcosa di mio e di più grande e nel 1998 ho fondato il

tour operator Dock & Discover, completamente destinato e dedicato ai clienti delle compagnie crocieristiche.

All’inizio facevo tutto io all’interno della mia azienda, poi, col tempo, grazie ai risultati commerciali e di customer

satisfaction, ad una paziente e caparbia volontà di integrarmi a tutto tondo sia con gli attori che con i servizi

presenti nel porto di Civitavecchia, sono stata in grado di creare nuovi posti di lavoro e costruire partenariati


stabili e produttivi. Oggi Dock & Discover può

contare su una squadra di 10 professionisti, ed è un

team che io ritengo eccezionale, fatto di persone che

lavorano insieme con la testa e con il cuore per

garantire sempre il massimo risultato. Oltre che

come tour operator, oggi operiamo come agenti

marittimi e come società di spedizioni e logistica e

facciamo parte del Gruppo CEMAR Agency

Network, consolidatissimo attore dello shipping

italiano, con oltre 60 anni di esperienza, 36 uffici nei

principali porti italiani ed assistiamo le compagnie da

Genova a Venezia toccando circa 73 porti. Da

qualche anno io personalmente opero anche come

Sales Director di tutto il Gruppo. Abbiamo clienti

prestigiosi, con un mercato ed una visione di

business globali, come Carnival Cruise Line, Holland

America Line, Princess Cruises, Seabourn Cruise

Line, Windstar Cruises, P&O Cruises, Silversea

Cruises, Club Med ed altri. Per queste compagnie

curiamo anche gli approvvigionamenti di bordo,

assicurando un coordinamento nazionale tramite

diverse agenzie a livello locale, in grado di fornire un

servizio a 360 gradi. Una storia straordinariamente

ricca di soddisfazioni quanto di sacrifici. Sono tanti

gli elementi che penso abbiano contribuito a farci

crescere, ci sono aspetti di certo legati alla profonda

conoscenza del mercato e, allo stesso tempo, del

tessuto locale. Nella mia esperienza nonché nella

mia visione sul futuro della logistica in generale, ci

sono però tre concetti che fanno la vera differenza,

davvero tre “ingredienti magici”. Il primo è l’assoluto

orientamento al cliente. Non è solo uno slogan, è

proprio una vocazione totalizzante. Non dire mai no,

flessibilizzarsi, accogliere le richieste del cliente e

risolvere i suoi problemi. Sempre. Considero questa

la mia abilità principale, ed è ciò di cui ha bisogno il

mondo della logistica e della supply chain in

generale. Il secondo ingrediente è la fiducia. Vuol

dire che io mi fido del mio cliente e il mio cliente si

fida di me. Questo ha implicazioni importanti. Fiducia

significa superare il concetto di un rapporto clientefornitore

centrato su una relazione meramente

contrattuale e spostarsi su una visione di business

partnership, in cui io adatto i miei servizi ed il mio

contributo a quello di cui il cliente ha bisogno in

funzione della sua missione e dei suoi obiettivi. E’

per questo che ho investito molto anche sul fronte

della costruzione e della certificazione dei nostri

sistemi di gestione, conseguendo nel 2019 le 3

certificazioni Iso di Qualità, Sicurezza ed Ambiente:

ho avviato da tempo una politica di eco-sostenibilità

e desidero che i nostri clienti possano contare su un

partner sì nazionale-locale, ma che li sappia seguire

con una mentalità ed una capacità concreta di

gestione a livello internazionale. Il terzo ingrediente

è sapere fare network. Vuol dire tante cose.

Innanzitutto significa volontà ed impegno per

l’integrazione con gli altri attori della industry. Poi

significa anche scambio di idee, confronto di visioni

con gli specialisti del settore, partecipando ad un

dibattito su un orizzonte anche oltre i confini

nazionali. Fare questo richiede di investire tempo

personale, ma ripaga sempre e consente di

sviluppare le proprie competenze ulteriormente.

Siamo membri di CLIA,

Cruise Lines International

Association, la più grande associazione al mondo

che raccoglie i più importanti armatori del settore

crocieristico, e membri di MedCruise, associazione

internazionale che raggruppa oltre 100 porti nel

Mediterraneo. A livello italiano, facciamo anche parte

di ASAMAR Lazio, Associazione degli Agenti

Raccomandatari, di cui personalmente rappresento

la Commisisone “Traghetti e crociere” . Considero

l’attività dedicata al nutrimento di queste relazioni

fondamentale per il mio sviluppo professionale, per

quello di Dock & Discover ed anche del Gruppo

Cemar, che l’anno scorso è stato insignito proprio da

MedCruise dell’importante premio di “Agente più

efficiente del 2019”. Sono davvero convinta che

logistica e supply chain siano la spina dorsale di

ogni settore produttivo e, anche, di ogni sistema

Paese. In una fase economica complessa, come

quella che stiamo attraversando, credo che una

efficiente catena logistica possa fare la differenza.

Ho oramai molti anni di esperienza in questo campo,

e credo che non si possa più pensare a

compartimenti stagni. La logistica è un processo che

aggiunge valore e qualifica molto i settori produttivi

ed i diversi processi aziendali, anche e soprattutto

quelli commerciali. Mi piacerebbe condividere le mie

competenze con attori dei settori contigui al mio di

provenienza, per la costruzione di nuove alleanze e

partenariati. Sono pronta a mettere a disposizione

anche di altre realtà quello che ho imparato per

rendere i loro processi distributivi, di trasporto

ed approvvigionamento più performanti e non

ultimo portare al massimo l’impegno e la dedizione

profusi in ogni singolo campo lavorativo. Un settore,

il nostro, tradizionalmente maschile in cui la

presenza di donne ancora oggi è ancora bassa: in

effetti nel 2018 nella grande festa che ho

organizzato per celebrare i 20 anni di attività della

Dock & Discover, il Porto di Civitavecchia mi ha

insignita del premio alla carriera come unica impresa

femminile presente in porto. E’ stato un

riconoscimento che mi ha commossa. Per il mio

lavoro ho viaggiato e tuttora viaggio molto. E’

faticoso, ma le esperienze che ho fatto, le persone

che ho conosciuto e le competenze che ho acquisito

hanno ripagato abbondantemente la mia fatica fin

qui. Amo la mia professione ma quello che in

assoluto amo di più sono I miei figli: nessuna gioia è

talmente grande da compensare l’amore per

Sophia, 14 anni e di Tommaso, 11 anni. Mi piace

condividere con loro quanta più quotidianità

possibile, ma anche fare viaggi insieme, come

esperienza sia di divertimento, sia di scoperta del

grande mondo là fuori… Poi mi piace fare sport,

rilassarmi a casa, cucinare e passare del tempo in

compagnia dei miei amici di sempre, che mi

scaldano il cuore.

B.C.

BARBARA:

CARABETTI

CEO E GENERAL MANAGER DI DOCK&DISCOVER - CIVITAVECCHIA - ROMA

www.dimagazine.it


Vocazione

COACH

Da dove vengo? Chi sono? Biografia

Cosa faccio qui?

Tre semplici domande che hanno accompagnato

questa mia esistenza. Non ricordo quando ho

iniziato a pormele ma di certo queste domande

hanno influenzato le mie scelte. Sin dalla giovane

età sentivo che la vita mi doveva spiegare molto e

che dovevo imparare per non rischiare di gettarla.

Scoprire l’essere umano e il suo funzionamento,

dunque, divenne per me una grande passione.

Per questo proseguii gli studi presso la facoltà di

psicologia di Padova. Con grande entusiasmo mi

sono buttata sui libri e nel 1987 mi sono laureata

in psicologia clinica. Pur avendo soddisfatto in

minima parte il desiderio di apprendere mi

rendevo conto che tutto ciò che avevo studiato

non mi era servito per una reale comprensione di

me stessa e degli altri. Nel ’90 decisi di trasferirmi

a Milano per iniziare l’esperienza del lavoro. Iniziai

con la selezione del personale in Caterpillar per

poi passare in Motorola occupandomi della

direzione risorse umane. Ho sempre pensato che

il termine “risorsa umana”, spesso utilizzato in

ambito aziendale, fosse inappropriato se

associato alla persona, meglio sarebbe stato

parlare di “capitale umano”: le risorse si sfruttano

e si esauriscono, il capitale invece si cura e si fa

crescere. Occuparsi delle persone in ambito

lavorativo divenne per me il nuovo filone da

seguire. Contestualmente alla carriera

manageriale proseguii il mio percorso di studi

frequentando la scuola quadriennale di

psicoterapia. Nel 1994 alla ricerca di un coach

incontrai Walter Ferrero, filosofo saggista

scrittore, profondo conoscitore dell’essere umano

e dell’umanità, grazie al quale mi resi conto che la

macchina umana non si fermava al mero studio

dei comportamenti e dei meccanismi mentali ma

bensì si ancorava su processi interiori e energetici

ben più profondi. Così nel 1994 iniziai a

frequentare la scuola di formazione interiore da lui

diretta (Stile Interiore Parsifal Yoga Academy)

approcciandomi per la prima volta allo yoga

integrale e intraprendendo un intenso percorso di

coaching individuale. Dopo l’esperienza personale

e sul campo, Nel 2008 ho avuto il fregio di fondare

con Walter Ferrero Humantek, una società

dedicata al coaching e alla formazione umana.

COMUNICAZIONE

Diversi sono gli scopi fondanti della nostra Mission

quali: il formare uomini e donne che detengono

ruoli di responsabilità e di gestione di altri, il

diffondere un metodo evolutivo che affonda le sue

radici nella scienza umana più antica, il contribuire

allo sviluppo del potenziale umano generando

benessere negli ambienti di lavoro. Partiamo dal

presupposto che agendo su coloro i quali hanno

la responsabilità nella conduzione di altre

persone, si possa generare una società migliore.

Ritengo il coaching uno strumento potente per

aiutare le persone ad accedere al loro potenziale,

risvegliando in alcuni quei quesiti esistenziali,

attivatori di un percorso in sé stessi più profondo.

In questi anni di attività di coaching e di

formazione manageriale, nell’accompagnare

managers e professionisti in percorsi di sviluppo,

ho potuto apprezzare l’importanza

dell’Insegnamento quale mezzo per continuare ad

imparare e crescere. Trasferendo si cresce e si

impara, ci si mette in gioco ma, soprattutto si

coglie quanta conoscenza e comprensione ci

manchino ancora generando quel desiderio in sé

stessi di approfondire e approfondire ancora.

Questo è il senso e il piacere del mio viaggio.

Perché intraprendere un percorso di coaching?

L’obiettivo di fondo dell’executive coaching è

generare cambiamenti nelle persone, lavorando

sui meccanismi all’origine dei comportamenti

attraverso metodi e tecniche tesi a risvegliare le

abilità di imprenditori, manager, professionisti alle

prese con le sfide dei mercati in cui operano.

Quando tutto funziona abbiamo bisogno di

manager, nella difficoltà abbiamo bisogno di

leader. Sembra una battuta malsana ma è proprio

nei momenti di difficoltà che cogliamo

autorevolezza: la leadership delle nostre guide;

uomini e donne che sanno condurre gli altri ma

soprattutto sono in grado di dirigere loro stessi

nelle situazioni di difficoltà. Nella storia delle

imprese e dei manager che ne determinano le

sorti, ci sono momenti in cui è necessario riflettere

sulle proprie strategie, lavorando sul ruolo, le

responsabilità e le potenzialità che si possono

sviluppare per generare un cambiamento spesso

cruciale. Viviamo nell’epoca del “qui ed ora”, con

processi iper veloci e modelli previsionali illusori, il

che presuppone una mente sveglia e attiva nella

lettura consapevole dei segnali dell’ambiente,


flessibilità, gestione emotiva e capacità di

adattamento nonché comunicazione autorevole. Mai

come in questo periodo storico emerge forte la

necessità di accedere alle risorse potenziali

dell’individuo, sviluppando il suo reale potere

personale. "L’intento di migliorare ciò che ha trovato

sul proprio percorso è una delle migliori qualità

dell’essere umano. Tuttavia, da soli possiamo fare

ben poco. Per questo le grandi impennate delle

civiltà si sono verificate quando i singoli hanno

saputo sentirsi un popolo e quando le tecnologie del

momento hanno reso gli uomini in grado di

condividere le conoscenze. Imprendere vuol dire

“cominciare qualcosa” e implica il senso di “scelta”.

Presuppone quindi una consapevolezza iniziale – la

possibilità di scegliere –eilsensodel“nuovo”,

inteso come la concezione di mettere in atto

un’azione che va a trasformare la situazione

preesistente. Ma per “trasformare” occorre poter

concepire qualcosa di diverso e questo è tanto più

difficile quanto più la nostra mente –elenostre

emozioni – restano legate al passato o all’esistente.

Nulla di nuovo può essere intrapreso se non si

sviluppa un’emancipazione dal “vecchio”. Per

ottenere questo occorre innanzitutto lavorare sulla

trasformazione di se stessi, non temere il

cambiamento, né l’essere paralizzati dalla paura di

ciò che non conosciamo ancora. Imprendere vuole

anche dire far tesoro dell’esperienza degli altri, in

termini di capacità, idee ed entusiasmo. Se noi

cerchiamo il nostro scopo, può essere che nel nostro

progetto altri possano collocare il loro, con il risultato

di sviluppare un’energia unica e straordinaria" (da

Luxury Mind, Adea Edizioni).

Quello di Humantek - che sin dal nome richiama il

concetto di “tecnologia umana” - è un modello che

mira a intervenire sull’hardware ancor prima che sul

software dell’uomo. Insegnando a gestire il pensiero,

la concentrazione, le emozioni, la parola, il corpo, il

tempo. Humantek fornisce strumenti adeguati

nell’ambito del marketing e delle vendite, del public

speaking e della motivazione dei collaboratori. Ciò

che pone Humantek all’avanguardia, è aver saputo

tradurre una vasta gamma di conoscenze e filosofie

antiche in un metodo per generare dei cambiamenti

nelle persone basandosi su un sistema formativo

che va a lavorare sulla persona e sul ruolo con

metodo e tecniche che servono a risvegliare le

abilità necessarie. Per mettere a punto il metodo

Humantek, che può essere visto come una

traduzione in termini contemporanei delle procedure

di addestramento che hanno formato sovrani,

condottieri, filosofi e che contengono una profonda

conoscenza dell’essere umano, gli stessi fondatori

Walter Ferrero e Marta Residori hanno compiuto a

loro volta un lungo percorso di formazione

personale, che spazia dalle filosofie antiche, alle

religioni, allo yoga e alla meditazione, passando per

la psicologia e il pensiero rinascimentale, oltre ad

aver vissuto dall’interno le dinamiche aziendali,

rivestendo vari incarichi dirigenziali. Un insieme di

conoscenze che oggi serve soprattutto alle imprese,

il cui destino spesso dipende dalla capacità dei

propri dirigenti di affrontare l’innovazione e il

cambiamento.

• LE EXPERTISE DI HUMANTEK

• Humantek sviluppa la propria competenza in

tre macroaree:

*EXECUTIVE COACHING. I fondatori e il loro team

svolgono attività di coaching da oltre 20 anni,

convinti che il lavoro individuale sia il più efficace sia

nei casi di potenziamento che nelle situazioni in cui

è richiesta una profonda trasformazione

comportamentale. I programmi proposti sono:

Coaching base (formazione umana), Coaching

avanzato (formazione interiore) e Coaching per

imprenditori (formazione al potere). Humantek

opera su due binari - il ruolo e il sé - tarando ogni

percorso sull’individuo e sulle sue specificità. Sono

quattro i pilastri portanti sui quali si poggia il lavoro di

potenziamento: la strategia del sè, la strategia

relazionale, la strategia del risultato e la strategia del

guidare gli altri. *FORMAZIONE UMANA. Il sistema

formativo messo a punto da Humantek aiuta a

lavorare sulle cause strutturali, conducendo gli

individui eiteamalla comprensione delle dinamiche

mentali, emotive e comportamentali. I contenuti e le

tecniche vengono di volta in volta integrati

considerando le specifiche esigenze dell’azienda,

del team, dei ruoli e degli individui. In particolare,

nella formazione manageriale la società lavora sui

fattori del successo, sviluppando programmi specifici

volti a sviluppare o potenziare le abilità cognitive,

emotive e relazionali. Humantek interviene su

competenze e abilità quali strategia e tattica,

cambiamento, innovazione, arte del vivere il tempo,

autorevolezza, guida e potere, comunicazione

carismatica, negoziazione relazionale, focalizzazione

e realizzazione. Nella formazione in ambito

commerciale, Humantek sviluppa tre percorsi

diversi: Human Sales Approach, Ability & Sales

Techniques e Persuasion & Negotiation Tecniques

*STRATEGIA D'IMPRESA. Humantek lavora sia a

livello del pensiero strategico, focalizzando e

motivando lo staff direttivo verso nuovi orizzonti, sia

a livello sistemico, utilizzando partner specializzati

nella rilevazione di dati (mercato mondiale, prodotti,

concorrenza ecc) e nella identificazione delle aree di

ottimizzazione dell’impresa. Gli strumenti utilizzati

spaziano dai focus group allo start up management,

dal change management all’assessment center, una

metodologia d’indagine utile a individuare il

possesso delle capacità necessarie per svolgere

un’attività manageriale o professionale.

M.R.

www.dimagazine.it

Mi occupo di executive

coaching e di formazione

umana nelle aziende,

contribuendo allo sviluppo

di imprese e persone,

partecipando a progetti di

change management e di

sviluppo organizzativo.

MARTA :RESIDORI

EXECUTIVE COACH & AD HUMANTEK - PIACENZA - ITALIA


Chiara è un preziosissimo connubio

di managerialità e creatività: doti

che le consentono di trasformare un

progetto in un'opportunità di business.

Coordina un team di professionisti per

lavorare in outsourcing presso le aziende

per la creazione di progetti di

distribuzione a marchio del cliente od in

private label. Il suo lavoro consiste nella

creazione e lancio di brand, linee di

prodotti e nel licensing di contenuti di

opere artistiche ed intellettuali, sviluppa

Inoltre campagne WEB e TV sales,

nazionali ed internazionali, presso

piattaforme televisive ed e-commerce.

Da dove vengo?

Sono nata a Lodi nel 1972. Fino a vent'anni ho

respirato le estati umide e gli inverni di nebbia sottile

di questa città, milioni di particelle d'acqua in

affioramento, memoria sotterranea della conca ferma

del lago Gerundo, che la cingeva ai tempi del

Barbarossa.

Che cosa amo di Lodi?

Della mia città adoro la sua austerità, la simmetria di

Piazza Vittoria, su cui si affaccia la cattedrale. Essa è

lo specchio della mentalità della mia gente, quadrata

e contadina.

Come ho cambiato la mia vita?

Le sfide nella vita ti aiutano a scoprire chi sei.

Chi sono oggi?

Oggi sono una professionista, una donna caparbia e

volitiva.

Che cosa amo del mio lavoro?

Il mia più grande soddisfazione è alzarmi ogni mattina

con la gioia di affrontare nuove sfide. La mia forza è il

mio team, i ragazzi del mio studio, con cui amo

condividere pensieri e parole, il lunedì mattina,

cappuccio e brioches, tutti riuniti per colazione.

Che cosa odio del mio lavoro?

Del mio lavoro odio solo la solitudine dei pensieri, le

notti ed i giorni alla ricerca della scintilla creativa.

La mia visione della vita?

Credo nella felicità perché fa bene alla salute fisica e

mentale. Scegliere di essere infelici, in fondo, è un

atto di egoismo. Credo anche nell'energia della

condivisione perché moltiplica i talenti di tutti coloro

che hanno partecipato al nostro successo.

Se dovessi descrivere la mio temperamento?

Non ho un carattere facile. La mia personalità è un

universo complesso: è una lotta fra le galassie, lo

scontro di frammenti ed atomi di pianeti lontani, di

supernove e di costellazioni infinite.

Qual è la mia debolezza?

Il mio peccato originale è il dubbio. Io dubito di tutto e

di tutti, mi trovo sempre nel dubbio.

Qual è il mio possesso più prezioso?

Il dubbio è il mio possesso più prezioso perché è

l'inizio di ogni conoscenza.

Qual è la mia forza?

La mia forza è la capacità di piegare la stravaganza

del mio pensiero all'intelligenza creativa.

Chi ammiro?

Apprezzo tutti coloro che hanno il coraggio di

raccontare la verità, come i poeti: “E se diventassi

farfalla? Nessuno penserebbe più a ciò che sono

stata quando strisciavo per terra e non volevo le ali.”

(Alda Merini)

Quali libri hanno influenzato la mia vita e come?

Cosa posso dire? Sono figlia di una libraia ed a casa

mia si mangiava pane e libri. Li amo visceralmente e

trovo inebriante il profumo della buona carta e

dell'inchiostrio. Mi piace guardare i loro dorsi grandi e

piccoli allineati sugli scaffali di casa, l'uno accanto

all'altro, riuniti in scale cromatiche allegre e divertenti.

I libri fanno parte del mio quotidiano, mi piace sfiorarli

ed impilarli ovunque. Apprezzo i racconti dai contenuti

nascosti come “Il Giardino Segreto” di Burnett, che mi

ha trasmesso la forza dell'ottimismo. “Se pensiamo

cose belle, se ci interessiamo di coloro che ci stanno

vicini con simpatia e affetto, la nostra vita diventa una

cosa meravigliosa” (Frances H.Burnett). Mi ha

profondamente colpita il tormento e la passione

descritti del “L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere” di

Milan Kundera: “Sì, se si cerca l'infinito, basta

chiudere gli occhi!”(Milan Kundera)

Dove mi piacerebbe vivere?

Sono una nomade per elezione e mi piace vivere, ora

ed adesso, nel luogo migliore per essere felice!

Vorresti tornare a Lodi, la tua città natale?

Mi identifico con questo stralcio di romanzo: “Vado via

perché posso tornare nel luogo in cui sono nato. In

questo modo potrò vedere il posto da cui provengo

con occhi e colori nuovi. Anche le persone mi

vedranno in modo diverso. Ritornare da dove si è

partiti non è la stessa cosa di non essersene mai

allontanati”. (“Un cappello pieno di cielo”. Terry

Pratchet )

Chi è il mio eroe o eroina nella finzione e nella vita

reale?

“Un eroe è un normale essere umano che fa la

migliore delle cose nella peggiore delle circostanze.”

(Joseph Campbell)

Quale film consiglierei di vedere una volta nella

vita?

Il film migliore che ho visto è Nuovo Cinema Paradiso

di Giuseppe Tornatore, basta questa frase per capirne

le ragioni: “Qualunque cosa farai, amala, come amavi

la cabina del Cinema Paradiso quando eri “picciriddu”

(piccino). Non tornare più, non ci pensare mai a noi,

non ti voltare, non scrivere. Non ti fare fottere dalla

nostalgia, dimenticaci tutti!”

Che ruolo gioca l'arte nella mia vita e nel mio

lavoro?

Io credo che l'arte e bellezza salveranno il mondo.

Adoro la pop e la street Art, l'arte per tutti” di Andy

Warhol e di Shepard Fairey “OBEY”, anche nella

accezione più intima e surrealista di Daria Petrilli

(www.dariapetrilli.eu). Daria, sola davanti alla tela,

ritrae passioni ed ossessioni. Le sue protagoniste,

quasi magnetiche, ti invitano ad oltrepassare la soglia

che separa il sogno dalla realtà.

Cosa mi dicono le parole "Sei il narratore della tua

vita"?

Ho sempre odiato scrivere ma oggi scrivere mi salva

dalla follia.

Chi è il mio più grande fan, sponsor, partner?

Non ho partner o sponsor, poiché sono una visionaria,

le mie idee superano e precorrono la realtà attuale.

Come puoi contattarmi?

I miei recapiti sono:

mobile +39 334 8952210 www.chiararoilostudio.it

C.R.


CHIARA : ROILO

CEO - PROJECT & BUSUNESS DEVELOPER CHIARA ROILO STUDIO - LODI - ITALIA

Il frutto del mio

lavoro

è il più dolce dei

www.dimagazine.it

piaceri.


Scopri chi sei.

“Quando ci si sente sicuri dell'efficacia della propria presentazione personale,

è più facile concentrarsi sulla costruzione di rapporti in totale tranquillità”

parafrasi cit. Denise Mooney Career and Change Coach -www.denisemooney.com.au

Voglio iniziare così a descrivermi, questa è una

delle frasi che più mi hanno ispirato nella vita.

Ritengo che quando abbiamo fiducia in noi

stessi possiamo averne negli altri e allora

cominciamo a costruire relazioni sane e aperte

e, finalmente, ci concediamo la libertà di

esprimerci ed essere noi stesse. Ok, sono

partita a bomba; questa è una delle mie

caratteristiche, mi entusiasmo e parto come un

treno. Andiamo per gradi, voglio raccontarti

come ci sono arrivata a questa fiducia in me

stessa. Sono la dott.ssa Eleonora Sellitto,

sono psicologa e psicoterapeuta -

specializzazione conseguita alla Scuola

quadriennale in Psicologia di Comunità e

Psicoterapia Umanistica Integrata A.S.P.I.C.

Sono Iscritta all'albo dell'Ordine degli

psicoterapeuti del Lazio con N.18683. Il mio

percorso personale e professionale è stato

trasversale. Ho da sempre sentito il desiderio di

effettuare un lavoro in cui poter essere utile agli

altri; ho sempre sentito gioia nel dare supporto e

ascolto alla persone che mi erano vicine e ho da

sempre mostrato una grande sensibilità ed

empatia, ho avuto una grande apertura nelle

mie emozioni e le mostravo/mostro con grande

spontaneità. Per un periodo ho pensato

dovessero essere nascoste, ad oggi riconosco

che sono la mia forza e la mia potenza. La mia

vocazione per la psicologia si è presentata in

me dalle medie, a quel tempo ballavo danza

classica e moderna è posso dire che ero brava

ed era una delle mie passioni che avrei voluto

far diventare un lavoro. Purtroppo durante il

liceo, in seguito ad un incidente col motorino,

che mi ha costretta mesi a letto, ho realizzato

che volevo essere vicina alle persone e aiutarle

a raccontarsi per poter stare meglio. Così è nata

il mio desiderio di iscrivermi alla facoltà di

Psicologia. Ho iniziato il mio percorso nella

psicologia del lavoro; ho scelto la psicologia

delle organizzazioni e della formazione

immaginando che mi desse maggiori possibilità

lavorative. Mi sono laureata, prima alla triennale

e poi alla specialistica. Ho cominciato a lavorare

in azienda come recruiter e formatrice, già

mentre studiavo. Avevo voglia di sperimentarmi

sul campo. Ho, dunque, cominciato a sviluppare

diverse competenze nel mondo delle risorse

umane, della formazione sia come dipendente

che come consulente. Fin quando non sono

arrivata ad effettuare una esperienza come

formatrice tecnica in Accenture, proprio in quel

tempo, anche grazie ai feedback dei miei

colleghi e del mio project manager, ho sentito

che la mia vocazione era più orientata nel

supportare gli individui. Ho deciso di iniziare la

scuola di specializzazione in psicoterapia. A

quel tempo avevo già deciso di iniziare un

percorso personale di psicoterapia; avevo

cominciato a 18 anni, dopo aver avuto una

storia con un uomo più grande di me che aveva

messo un po' a dura prova la mia sicurezza

personale. Proprio a 18 anni, mi sono imbattuta,

nella mia prima psicoterapeuta, questa donnona

alta, bionda, tedesca: Verena. Credo che nella

vita sia fondamentale incontrare persone che

possano ispirarci e farci evolvere. Lei per me lo

è stata, mi ha guardato nella prima seduta e mi

ha detto “Ora torna a casa e leggi la profezia

della curandera e non tornare finchè non avrai

finito il libro”; in più prima di salutarmi mi disse

che piangevo bene, il pianto mi donava; chissà

cosa intendeva eppure ciò che disse mi toccò

profondamente. Proprio quel libro mi ha

permesso di capire che ogni persona e ogni

donna, dovrebbe intraprendere un percorso di

crescita e di scoperta di sè stessa. Per imparare

il potere che noi donne nascondiamo dentro di

noi e che rimane troppo spesso dormiente, ho

imparato che capire chi siamo e da dove

veniamo ci permette di avere una visione del

mondo più ampia; oggi dico avere occhi limpidi.

È proprio il viaggio la parte più importante della

vita. Voglio riportare proprio una parte del libro

che mi porto dentro: La donna è il ponte teso

verso l'eternità, è il senso dell'ordine morale,

intellettuale, spirituale, è uno stato di

coscienza. Non appena l'uomo avrà

realizzato lo scopo per il quale è venuto sulla

terra, non appena si sarà unito al cielo e alla

terra, allora si ricongiungerà con il Creatore

e la donna sarà il ponte che gli permetterà di

accedere a lui. [Mama Maru] Così nel tempo

ho appreso, grazie al lavoro profondo con me

stessa, che la fiducia tra le persone si costruisce

a partire dalla comprensione di chi sono e non

solo di quello che fanno o sanno fare. Nel


frattempo ho continuato a studiare, stessa che la

fiducia tra le persone si costruisce a partire dalla

comprensione di chi sono e non solo di quello che

fanno o sanno fare. Nel frattempo ho continuato a

studiare, lavorare e fare terapia personale, ho

cambiato diversi approcci terapeutici e ad oggi

svolgo una terapia personale bioenergeticareikniana.

Altro percorso che mi ha cambiato

profondamente e nel tempo si sono modificate

alcune mie caratteristiche e modi di agire, sentire

e pensare; altre caratteristiche sono rimaste così,

ne sono più consapevole e mi concedo la libertà di

poterle mostrare e portare nel mio lavoro. Sono

sempre stata una bambina, adolescente e donna

vitale e dinamica; amo ridere e sono sempre stata

curiosa, ho avuto e ho diversi hobby e interessi e

amo crescere profondamente, apprezzo tutto ciò

che mi permette di evolvere e sciogliere alcune

mie paure per ritrovare il mio coraggio; coraggio di

portare avanti ciò che più amo. Lavoro con

individui e coppie. Nel mio lavoro ho voluto

approfondire aspetti come la sensualità (intesa

come capacità di sentire con i sensi), la

femminilità e la sessualità; così da poter

determinare la crescita e la consapevolezza nelle

persone che seguo. La consapevolezza corporea

ed emotiva, ci permette di vivere e trovare nel

mondo la nostra espressione e scoprire che si può

avere un equilibrio profondo tra vita personale e

professionale (io ho una meravigliosa famiglia: un

compagno che amo e una figlia di 6 anni che

adoro). Proprio grazie alla consapevolezza

possiamo imparare a comunicare, ad esprimere le

nostre emozioni e far “esplodere” la nostra vitalità,

libertà e coraggio; il tutto accompagnato

dall'amore per noi stessi e per ciò che desideriamo

fare ed essere. Non a caso nel tempo mi sono

appassionata ad accompagnare le persone nel

lavoro sul desiderio, sulla seduzione e sullo

sviluppo del sé. Adoro lavorare con la

sessualità, approfondendo tutto ciò che concerne

fantasie erotiche e difficoltà sessuali e

cercando di sviluppare l'idea che provare

piacere è sano e che la nostra personalità non

può essere distinta dalla nostra sessualità e

dai nostri desideri più profondi. Adoro lavorare

col cambiamento che si sviluppa in ciascuno di noi

e sostenere le coppie nelle varie fasi di vita della

relazione. Proprio grazie a tutto questo lavoro con

me stessa mi sono specializzata e ho in

programma di scrivere un libro sulle coppie

omosessuali e bisessuali, con particolare

attenzione alle dinamiche di coppia e alle

dinamiche legate al desiderio sessuale eal

gioco erotico. Grazie alle grandi opportunità offerte

dai social, sto sviluppando un progetto in cui ho

deciso di intervistare, portando avanti il mio

interesse per la storia dell'altro, donne e

professionista che grazie al loro impegno e al loro

talento hanno raggiunto il successo. Lo scopo di

questo progetto è poter divulgare il messaggio che

grazie alla nostra consapevolezza e libertà

possiamo raggiungere ciò che desideriamo e

riscoprire il nostro “profondo potere dell'amore”.

Sono una donna, solare, sensibile e appassionata;

so conciliare la forza e la tenerezza. Ritengo,

dunque, che nel percorso con me, si possa trovare

uno spazio di accoglienza, ascolto, attenzione,

empatia e guida. Ciò che mi riconosco e mi

riconoscono anche i miei pazienti è che nella

relazione con me trovano uno spazio protetto,

dove possono entrare in contatto pieno con loro

stessi e sono accompagnati nella conoscenza di

loro stessi e nella crescita personale con

gentilezza, tenerezza, accoglienza, curiosità e

amore. Trovano uno spazio dove possono

finalmente sentirsi liberi e totalmente accettati. Mi

piace la musica e danzare, la danza ha continuato

ad accompagnare la mia vita in ogni momento,

perché proprio con l'uso del corpo in modo libero

possiamo dare espressione di ciò che sentiamo e

ciò che siamo. Ritengo e ci tengo ad inviare il

messaggio che tramite l'arte, la crescita personale,

la libertà emozionale e la consapevolezza, ognuno

di noi possa esprimere la propria intelligenza e il

proprio sé.

E.S.

www.dimagazine.it

ELEONORA : SELLITTO

MENTAL COACH E PSICOTERAPEUTA - PSICOLOGA - STUDIO PROFESSIONALE SELLITTO -

ROMA - ITALIA


Il giusto

avvocato fa la

differenza.

Il mondo dell'avvocatura ha bisogno dello sguardo fresco, profondo

ed entusiasta delle donne.

Sono Monica Lambrou, sono un avvocato e una

mamma, lo preciso perché mia figlia è una parte

importante della mia vita, anche se non l’unica.

Svolgo, infatti, da ben 25 anni la professione di

avvocato (sono iscritta dal 1994 al Consiglio

dell’Ordine degli Avvocati di Milano), attività di cui mi

occupo da sempre con passione e con etica,

credendo fortemente negli ideali di giustizia e nel

fatto che, in presenza di comportamenti o fatti

illegittimi, sia necessario far valere le proprie

ragione ed i propri diritti, e ciò a prescindere che il

soggetto giuridico sia una società o una persona

fisica. La coerenza e l’equità credo che siano valori

degni di tutela e io presto l’assistenza necessaria

affinchè si realizzi, in causa o attraverso il

raggiungimento di un accordo, l’obiettivo del mio

cliente. In particolare, mi occupo da sempre di

diritto del lavoro che conosco a 360 gradi (gestisco

licenziamenti individuali e collettivi, contratti di

assunzione, la problematica del patto di non

concorrenza, il problema dell’incentivazione, dei

bonus, degli inquadramenti contrattuali, dei livelli di

appartenenza, delle mansioni, ecc., sia in via

giudiziale che in ambito stragiudiziale e della

consulenza) e del diritto civile attinente a tale

materia (diritto societario, commerciale, fallimentare,

contrattualistica e responsabilità), occupandomi,

prevalentemente, dell’assistenza di aziende e/o dei

lavoratori con le professionalità più elevate. Ho

svolto il periodo di pratica forense presso

l’ Avvocatura Distrettuale dello Stato di Milano,

conseguendo fin da subito l’abilitazione

all’assistenza in udienza delle Amministrazioni dello

Stato. E’ stato un bel periodo di intenso studio,

molto formativo ed in cui ho avuto la fortuna di

coltivare relazioni con colleghe che sono tuttora tra

le mie migliori amiche. Già avvocato, ho consolidato

la mia preparazione professionale presso un grande

Studio associato di fama nazionale: Studio Trifirò

& Partners, presso il quale mi sono formata. In

particolare, all’avv. Salvatore Trifirò personalmente

devo gli insegnamenti che mi hanno permesso, nel

tempo, di svolgere il mio lavoro con sempre

maggior professionalità e competenza: non

smetterò mai di essergli grata e di considerarlo un

“padre” dal punto di vista professionale oltre che un

importante riferimento nel tempo (infatti, tutt’oggi

collaboro, quando è possibile, ancora con lui). Dopo

tale esperienza, ho sentito la necessità di poter

avere più autonomia nella gestione della mia attività

ed è così che ho dato vita ad un nuovo Studio

Legale: sono stata socia fondatrice dello studio

legale Fava & Associati di cui sono stata

“managing partner” per 14 anni. Anche in tale

ambito mi sono occupata di diritto del lavoro e del

diritto civile, oltre che del diritto della Privacy. Inoltre,

mi sono dedicata alla organizzazione del lavoro, alla

gestione anche economica dello Studio, al

coordinamento dei collaboratori e alla selezione del

personale dello Studio e, naturalmente, alla

gestione delle aziende clienti a tutto tondo. Dopo

tanto tempo ed energie spese generosamente per

la crescita di questa nuova realtà che ha raggiunto

dimensioni e fama degne di nota, nel maggio 2011,

sono diventata mamma. Ed è stata proprio

quest’ultimo evento che ha portato i rapporti tra me

ed il mio socio ad incrinarsi. Purtroppo, ho vissuto

sulla mia pelle cosa significhi il cambio di sguardo

che l’ambiente lavorativo mette su di una donna in

conseguenza della sua maternità. Fatte le dovute

riflessione e metabolizzati gli eventi, ho preso la

sofferta decisione di abbandonare il “mio progetto”,

e ho deciso di dar vita, con il supporto di una valida

consulente in pubbliche relazioni, al mio Studio: per

la prima volta in tanti anni ho trovato il coraggio di

fondare, nel marzo del 2017, uno Studio che

portasse il mio nome, Studio Legale Lambrou, ed

è stata una bellissima avventura che continua

tuttora piena di stimoli e attraverso la quale ho

scoperto di possedere attitudini che ritenevo non mi


appartenessero. Infatti, ho constatato che sono

capace di fare pubbliche relazioni con buoni risultati,

che le mie doti professionali mi consentivano di

gestire al meglio i clienti e le controversie, ho

riscoperto e valorizzato la mia propensione per la

scrittura (essere scrittrice e/o giornalista era una

delle mie aspirazioni di ragazzina), infatti, ora svolgo

attività di redattrice in modo costante e scrivo articoli

per il “ Sole 24 Ore“, “ Diritto e Pratica del Lavoro”

di Ipsoa, “ Norme in Pratica” di Ipsoa, “ Lavoro Più”

di Giuffrè, e altre riviste del settore, ho imparato a

non temere il pubblico “allargato” (la platea delle

udienze mi era familiare ormai, ma il pubblico di altri

eventi meno) ed è così che ho iniziato a partecipare

con maggior frequenza come relatrice a convegni e

che mi sono determinata ad aprire anche un mio

canale YouTube che sponsorizzerò a breve, ho

rilasciato, altresì, interviste davanti a una

telecamera e partecipato ad eventi di rilievo con un

vasto pubblico (su Telelombardia, nell’ambito del

Forum Nazionale delle Risorse Umane, ed altri).

Attualmente sto anche coltivando un progetto di

integrazione del femminile (nella società, nel lavoro e

nella famiglia) perseguendo, attraverso l'attività di

relatrice in appositi cicli di convegni dedicati al tema,

la diffusione di un’idea di effettiva interazione, parità

e scambio paritario delle competenze fra maschile e

femminile, appunto. Da ultimo, posso affermare di

essere molto orgogliosa di aver dato vita ad una

realtà che esprima al meglio le mie caratteristiche

caratteriali che uniscono alla determinazione, alla

precisione, alla professionalità e all’amore per il mio

lavoro le doti legate alla mia innata empatia e,

quindi, un modo informale di vivere la professione,

l’attenzione al cliente e alla peculiarità della sua

situazione organizzativa ed economica e/o

personale. L’empatia che mi caratterizza e il mio

intuito mi aiutano, inoltre, ad inquadrare velocemente

il caso sottoposto al mio esame, le soluzioni e la

strategia da adottare e fanno sì che io riesca a

creare una relazione professionale di intesa e di

pronta comprensione con la persona del mio

interlocutore, quindi, ad avere una chiara visione del

caso specifico, della realtà aziendale e delle

necessità relative. Per finire, posso dire che ora mi

sento una professionista completa e sto

apprezzando veramente la conquistata libertà di

gestire la mia attività nel modo che ritengo sia

migliore, rispettando i principi in cui credo e, perché

no, anche di potermi ritagliare il giusto tempo e

spazio per la famiglia ed i miei interessi personali.

M.L.

La coerenza e l’equità credo che

siano valori degni di tutela e io presto

l’assistenza necessaria affinchè si realizzi, in

causa o attraverso il raggiungimento di un

accordo, l’obiettivo del mio cliente. In

particolare, mi occupo da sempre di diritto

del lavoro che conosco a 360 gradi.

Attualmente sto anche coltivando un

progetto di integrazione del femminile (nella

società, nel lavoro e nella famiglia)

perseguendo, attraverso l'attività di relatrice

in appositi cicli di convegni dedicati al tema,

la diffusione di un’idea di effettiva

interazione, parità e scambio paritario delle

competenze fra maschile e femminile.

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MONICA: LAMBROU

AVVOCATO GIUSLAVORISTA ED ESPERTA DI DIRITTO CIVILE

FONDATRICE DELLO STUDIO LEGALE LAMBROU - MILANO -ITALIA


Sto portando

avanti molti

progetti di

Gender Diversity

in azienda e questa

premessa alle

donne io la faccio

sempre: se volete

scalare tutti i

vertici aziendali

sappiate che

dovete rinunciare

a qualcosa.

DIAGNOS

METTIAMO A NUDO CIÒ CHE NON SI VEDE.

Ci occupiamo di Assessment e People Development. Lavoriamo

con le persone, le loro attitudini, competenze e capacità.

Miglioriamo i loro tratti professionali e personali conciliandoli

con i comportamenti aziendali, supportando e favorendo così le

migliori scelte organizzative.

Mi piacciono i numeri.

Molto.

Sono portata per la matematica.

L’ho ereditata da mio padre, che era uno statistico e

un matematico di mente sopraffina.

Mio padre aveva un QI da genio, 164 e ragionava

per numeri. Ha co-fondato la DOXA, di cui è

diventato poi presidente onorario, ha scritto molti libri

e ha portato in Italia per primo gli Exit Pool, divenuti

subito lo strumento fondamentale per accompagnare

i risultati delle elezioni e ragionare sui risultati molto

prima delle statistiche definitive. I suoi modelli

matematici restano ancora oggi molto più precisi di

quelli usati dalle società di sondaggi attuali, che si

accontentano di pubblicare “forchette” e non dati

precisi come quelli a cui ero abituata io con mio

padre negli anni ’80 e ’90. Sono quindi cresciuta a

latte e statistiche, solo che al latte sono poi diventata

intollerante, mentre i numeri sono diventati parte

della mia vita. Ma mi piacciono anche le persone.

Abbastanza, quanto meno. Soprattutto mi

incuriosiscono e sono sempre stata affamata di

contatti solo per assaporare esperienze e storie

diverse. Mi piacciono le storie……….. degli altri.

Numeri e persone. La storia della mia vita. Faccio lo

psicologo. Da 5 anni ho creato la mia azienda che

fonda numeri e psicologia, statistiche e misurazioni e

competenze. L’idea che unisce entrambe le cose

nasce da un connubio impossibile in natura:

misurare l’uomo e le sue attitudini, dare concretezza

all’inconcreto, assegnare un numero alle nostre

conoscenze, capacità e soprattutto potenzialità. In

una parola, misurare ciò che non può essere

misurato. Questa idea ambiziosa ha avuto il suo

sviluppo negli anni prima in sordina, entrando in un

gruppo di ricerca universitaria e con una casa

editrice molto avveniristica, lanciato da me nel 1995,

che aveva proprio lo scopo di dare una misura alle

competenze, ovvero agganciando strumenti di

misurazione a singole competenze (oggi sono 145)

per quasi 300 test diversi. Numeri e persone,

competenze e talenti, test e statistiche, grafici e

futuro, competizione e sviluppo individuale. Anni

straordinari, magnifici, matti e disperatissimi

lavorando 18 ore al giorno e facendo due lavori, uno

di ricerca e uno da professionista delle risorse

umane. Numeri e persone, calcoli e ricerca e

colloqui, incontri, ascolto, codifica delle esperienze

umane più diverse. Via via che approfondivo il

connubio tra numeri e psicologia, tra test e capacità

professionali, capivo 2 cose di me:

1. Che non avrei mai potuto fare lo psicologo

classico o lo psicoterapeuta perché sono una

persona concreta, mi piace esaminare un problema

per affrontarlo direttamente e aiutare la persona ad

affrontarlo arrivando ad una conclusione.

2. Che amo la verità dura, non letta o affrontata

attraverso le mezze misure. E questo lavorando con

le persone non è sempre facile, qualche volta è un

problema. Quasi sempre è la via giusta ma non

sempre le persone sono pronte ad affrontarlo. I

numeri mi supportano nell’aiutare le persone a

prendere contatto con i loro problemi, con le loro

carenze e a guardarle in faccia senza mezze misure,

anzi, trasferendo loro la bellezza della competizione,

perché il riferimento è sempre un benchmark di

eccellenza. Mi piace la luce, cerco di stare lontana

dall’ombra, dai “si, ma…..” Cerco di essere sempre

chiara e diretta e coi numeri è facile. I test sono uno

strumento spettacolare per raccontare la verità, ma

la psicologia aiuta a trasferirla nel modo giusto,

anche senza ricorrere ai “sì, ma……..”. Grazie ai

numeri, i miei assessment oggi sanno dire le cose

come stanno, anche se a volte è difficile ascoltarle.

Ho imparato a interpretare i risultati, a leggerli nelle

loro correlazioni. Ma anche a dare feedback

costruttivi, durissimi, manichei, rilasciando report con

evidenze concrete (i grafici dei test sono sempre

molto precisi e chiari) che aiutano a vedere i propri


difetti come guardandosi ad uno specchio e andare

oltre per migliorarsi. Nel 2015 la svolta. Sono rimasta

senza lavoro e senza soldi perché l’azienda di

consulenza dove lavoravo è fallita e non mi ha

pagato 2 anni di lavoro. Senza soldi e senza lavoro,

dunque, 5 anni fa ho creato DIAGNOS, il mio

progetto che racchiude tutti i miei ultimi 18 anni di

consulenza e di ricerca. Ora gli strumenti sono solo

miei e certificati da me. Ho un repertorio di casi che

si avvicina alle 28.000 persone viste in 19 anni, a

4.600 sessioni di assessment e 324 test diversi per

145 competenze mappate La difficoltà incontrata è

che NON VADO BENE PER TUTTE LE AZIENDE,

ma solo alle aziende coraggiose che hanno voglia di

lavorare veramente con le persone per costruire con

loro VERI percorsi di crescita e quando dico VERI

dico autentici e personali calati sui veri bisogni

professionali dell’individuo. Per i prossimi 10 anni

voglio continuare questo progetto, voglio lavorare

solo con aziende che hanno questo approccio e

voglio sempre trovare il coraggio di non dire mai SI’

all’approccio POLITE. I numeri parlano con coraggio

e hanno bisogno di persone coraggiose che

sappiano leggerli con verità, voglio continuare a

lavorare sulle sfumature stando lontana dall’ombra e

senza sfumare i contenuti. Ho capito che posso

essere me stessa solo lavorando così. Alle donne

che vogliono fare carriera e si lamentano di non

riuscire a farsi largo nel mondo della concorrenza

maschile dico una cosa sola: la carriera non è un

solo diritto, ma anche una scelta. Quello che non

vedo ancora oggi nell’approccio delle donne che

vogliono fare carriera in azienda è la consapevolezza

di dover fare qualche rinuncia, perché - lo so bene io

che ho cercato di ritagliarmi il mio posto nel mondo

aziendale ancora quasi tutto maschile, specie quello

industriale dove per lo più opero - il mondo del lavoro

non sconta nulla e non si può pensare di avere una

propria vita familiare strutturata e ben organizzata e

al contempo pensare di scalare tutti i vertici

aziendali: non si può, ci sono dei limiti al carico di

lavoro. Io lo so bene, perché lavoro una media di 14

ore al giorno, non ho figli e ho un marito eccezionale

che mi aiuta tantissimo, ma non potrei dedicarmi così

soddisfacentemente al mio lavoro - che mi sta

dando, sì, molte soddisfazioni, ma per vincere sulla

concorrenza non solo maschile, ma del mercato in

generale, ci vuole abilità, bravura e tanta dedizione e

concentrazione - se avessi anche una famiglia da

portare avanti. Quindi, mi sono sempre più convinta

che arrivare ai vertici non è solo un diritto, ma anche

una scelta e una responsabilità. E le donne quella

scelta assoluta, vuoi per un diritto alla maternità

sacrosanto ma limitante e un ruolo in famiglia che è

sempre naturalmente svolto per lo più dalla donna,

non la sanno o vogliono fare, ma rovesciando tutto

sul datore di lavoro e sui colleghi maschi (che hanno

meno carichi e meno preoccupazioni) la

responsabilità di decidere o di limitare il loro

percorso. Non si gioca alla pari, così. Perciò ognuna

di noi deve fare i conti con la propria vita e le scelte

che è disposta a fare e, su quelle, costruirsi il tipo di

carriera che è compatibile con questa scelta.

Faccio lo psicologo. Da 5 anni ho creato la mia azienda

Diagnos

che fonda numeri e psicologia, statistiche e misurazioni e

competenze. L'idea che unisce entrambe le cose nasce da un

connubio impossibile in natura: misurare l'uomo e le sue attitudini,

dare concretezza all'inconcreto, assegnare un numero alle nostre

conoscenze, capacità e soprattutto potenzialità. In una parola,

misurare ciò che non può essere misurato. Chi si affida a noi è chi ha

deciso di fare qualcosa di più. Chi ha voglia di lavorare in profondo

con le persone. Chi è alla ricerca di strumenti di crescita e sviluppo

che supportino l'azienda, l'organico, la linea, gli individui. Chi si

affida a noi conosce e riconosce che l'ottimizzazione e il

potenziamento del business passano da una cultura organizzativa di

comprensione e valorizzazione delle risorse.

C.B.

CRISTINA: BRUSATI

FOUNDER DIAGNOS - MILANO - ITALIA

www.dimagazine.it


L'insicurezza?

La peggior

nemica delle

donne.

Lavorate su voi stesse, imparate

ad amarvi, a difendervi, a darvi

un valore. Se non lo farete voi

non lo farà mai nessun altro.

Se mi guardassi indietro potrei spaventarmi dei miei stessi

progressi, dal 1998 ad oggi ne ho fatta di strada! Fuori e dentro di

me. Sono sempre stata una bambina curiosa e vivace, di quelle che

le insegnanti definivano “intelligente ma non si applica”, che

tradotto voleva dire “non è una che passa le sue giornate sui libri”,

ma ho sempre sentito dentro di me che potevo dare molto, che

avrei dovuto trovare il canale giusto. E questo canale è arrivato nel

1998 quando ho iniziato il mio percorso nell'ambito dello sviluppo e

dell'organizzazione delle risorse umane, un percorso iniziato in

azienda con una crescita velocissima, tanto da passare in pochi

anni da Payroll Analist a Human Resorce Director. Nel 2005 il primo

grande cambiamento con l'avvento della maternità, che mi ha

portata a conoscere il mondo del coaching. Oggi sono CEO di MTC

Mindset Training Coaching www.mtcconsulting.it un'azienda che si

occupa dello sviluppo di persone e aziende. B.E.S.I.D.E è

l'acronimo dei nostri valori: Bellezza, Eccellenza, Seniority,

Innovazione, Dedizione, Efficienza. Valori su cui non solo abbiamo

fondato il nostro lavoro ma anche la nostra vita. Un'azienda quasi

tutta al femminile, perché le donne possono avere una marcia in più

se solo si liberano dal peso delle “convinzioni”. Con questa

consapevolezza è nato il progetto Just Lady.

Un percorso partito


dall'incontro con Consuelo. Due donne un unico

obiettivo: quello di aiutare altre donne nella

creazione del proprio percorso di felicità. Da tempo

stavo osservando il mondo femminile, questa estate

a New York ho incontrato Wing una associazione

che sviluppa co-working esclusivamente femminili.

Le donne si stanno unendo in associazione, nascono

partnership iniziamo a sostenerci, stiamo assistendo

ad una grande evoluzione. Fin dalla preistoria il

nostro ruolo di donne era legato a gestire la dimora e

“conquistare” l'uomo migliore perché desse

sostentamento alla nostra dimora, oggi stiamo

distruggendo questo mindset millenario, le donne

voglio essere indipendenti, autorealizzarsi, creare la

propria identità e vivere una relazione di valore. Oggi

si parla di inclusività, ecco, vogliamo una società

inclusiva sotto tutti i punti di vista. Molto spesso le

donne non si danno il permesso di effettuare le

proprie scelte, pressate dal senso di responsabilità

verso la propria famiglia o verso il proprio ruolo, o in

maniera opposta effettuano delle scelte che sono il

riflesso di un modello maschile che in realtà non le

appartiene. Noi crediamo che oggi sia arrivato il

momento per le donne di andare oltre, oltre gli

stereotipi oltre le proprie convinzioni, oltre i sensi di

colpa e di poter ritrovare il proprio potenziale. Proprio

come un diamante, che si libera dalla montagna e

inizia a brillare, con tutte le sue sfaccettature, dando

vita a tutti i colori dell'arcobaleno, noi ci vediamo cosi,

pietre preziose da ritrovare, togliendo tutto ciò che le

nasconde. Il 90 % del nostro successo o del nostro

insuccesso dipende dalle nostre convinzioni: il ciclo

dell'autostima è lo stesso sia che si tratti di

aumentare la propria autostima, sia che si tratti di

ridurla. Le nostre convinzioni influenzano i nostri

comportamenti, da questi traiamo dei risultati

che influenzano la nostra autostima, in positivo o

in negativo. Se le nostre convinzioni sono

potenzianti agiremo aumentando la nostra

autostima, ma se le nostre convinzioni sono

depotenzianti agiremo distruggendo al nostra

autostima. Ogni volta che pensiamo “questo è troppo

difficile per me “o “ questo non posso farlo” stiamo

aumentando le nostre convinzioni limitanti e di

conseguenza l'autostima ne risentirà. Ma cambiare

questo ciclo è possibile: le convinzioni si cambiano

attraverso le azioni. Oggi, il nostro obiettivo è quello

di permettere alle donne di accelerare questo

passaggio. Just Lady è un percorso per trovare

l'equilibrio per vivere in armonia con noi stesse e con

il modo che ci circonda. Essere delle donne capaci

di gestire le emozioni, vivere positivamente le

relazioni, riconoscere la propria professionalità e

trovare il proprio stato di benessere.

Il percorso Just Lady è mix di Coaching,

formazione esperenziale e videotraining che ti

permetterà di:Conoscere meglio te stessa nel

profondo, raggiungere nuove consapevolezze,

conoscere i tuoi valori guida, i modi giusti per te di

soddisfare i tuoi bisogni.

* Imparare ad ascoltare il tuo corpo, amarlo,

proteggerlo in quanto filtro tra te ed il mondo;

gestire la tua fisiologia per vivere in una stato

di armonia e benessere che ti permetta di

sentirti bene ed essere produttiva ed energica

nella tua vita.

* Conoscere meglio te stessa in relazione

agli altri, acquisire consapevolezze e

strumenti che ti aiutino ad avere relazioni

armoniche ed appaganti, che siano relazioni

familiari, di amicizia, amore o lavorative.

* Realizzarti come professionista, trovare il

coraggio e gli strumenti per realizzare quel

sogno mai diventato progetto, trovare la tua

strada nel mondo del lavoro, sentirti appagata

e fiera di quello che fai.

Noi crediamo che le donne oggi possano costruire il

proprio percorso verso la felicità, sentirsi realizzate

migliora non solo noi ma tutto ciò che ci circonda. La

costruzione di relazione solide passa

dall'indipendenza affettiva ed economica, due chiavi

necessarie per sentirsi completamente libere.

B.E.S.I.D.E è l’acronimo dei nostri valori: Bellezza,

Eccellenza, Seniority, Innovazione, Dedizione, Efficienza.

Valori su cui non solo abbiamo fondato il nostro lavoro

ma anche la nostra vita. Un’azienda quasi tutta al

femminile, perché le donne possono avere una marcia in

più se solo si liberano dal peso delle “convinzioni”. Con

questa consapevolezza è nato il progetto “Just Lady”.

M.T.

www.dimagazine.it

MICHELA: TRENTIN

CEO e FOUNDER MTC - PISA - ITALIA


Uno dei progetti di cui

sono estremamente

orgogliosa è il mio

primo libro in cui ho

raccontato la mia

esperienza e ho

proposto alcune delle

mie ricette a prova di

intolleranze. Ad oggi ho

scritto tre libri. Il titolo

del terzo è

semplicemente

fantastico e posso dire

che racchiude tutto il

mio pensiero ed è

quello che secondo me

dovrebbero dire tutti

quelli che soffrono di

intolleranze: si chiama:

“Intolleranza

fottiti!”

Dal successo del sito

di ricette

nonnapaperina.it e

dalla consapevolezza

che di questi disturbi e

di come conviverci se

ne parlasse ancora

troppo poco, nel 2012

è arrivata la decisione

di fondare

l’associazione Il Mondo

delle Intolleranze, dicui

sono oggi Presidente e

che in pochi anni è

diventata un punto di

riferimento a livello

nazionale per molte

persone che soffrono di

intolleranze alimentari”.

La salute inizia

a tavola.

Nella nostra Accademia, inaugurata nel 2018 a Basiano e centro nevralgico

dell’associazione, con il supporto di questi specialisti organizziamo corsi di cucina,

incontri, seminari e convegni dedicati al tema e proponiamo così ai nostri soci un

percorso formativo teorico e pratico allo stesso tempo.

Sono mamma di tre splendidi figli, Roberta,

Stefano e Paolo, e orgogliosa nonna di tre

nipoti, con tre passioni: il mio pc, la mia cucina e i

viaggi. La mia storia, quella che mi ha portato a

essere conosciuta come Nonna Paperina, parte

da una diagnosi di intolleranza al nichel prima e

al glutine e al lattosio poi. Il percorso di diagnosi

per capire da cosa fossero causati i miei disturbi

è stato estremamente lungo e difficoltoso, e il

dopo, il nuovo stile di vita a cui adattarsi, è stato

altrettanto impegnativo. Chi soffre di intolleranza

alimentari lo ha vissuto sulla propria pelle: ti

crolla il mondo addosso e all’improvviso gli

alimenti generalmente innocui si trasformano in

un percorso minato. Mi sono sentita

completamente smarrita, avevo perso la voglia di

mangiare e di cucinare. All’epoca non c’era

attenzione sul tema e gestire le mie intolleranze

nella vita di tutti i giorni mi sembrava impossibile:

era difficile conciliare il mio nuovo stile di vita

alimentare con quello della mia famiglia e con la

quotidianità, fatta di lavoro al fianco di mio marito

in azienda e di una casa da gestire. Questo

momento difficile è diventato però un’occasione

per mettersi in gioco: con il sostegno, l’amore e

la pazienza di mia sorella Maria Grazia, poco

alla volta sono tornata in cucina e ho iniziato a

sperimentare nuove ricette appetitose,

compatibili con le mie intolleranze e con le

esigenze della mia famiglia. E’ in questo periodo

chehocapitochepercontinuareamangiarecon

gusto e in modo sano era necessario

intraprendere un vero e proprio percorso di

ricercaedistudio,hoiniziatoastudiare

l’argomento, a informarmi. Per tornare a essere

felice a tavola dovevo essere più consapevole di

cosa volesse dire “essere intolleranti” e ho

scoperto un mondo, migliaia di possibilità da

sperimentare in cucina con prodotti decisamente

poco conosciuti fino a qualche anno fa, come la

quinoa, il fonio e l’ amaranto solo per fare tre

esempi. Studiando e informandomi, ho scoperto

che c’erano tantissimi “nichelini” come me e

tantissime altre persone che soffrivano di

intolleranze alimentari. E chissà quanti invece

avevano appena ricevuto una diagnosi di

intolleranza alimentare e non sapevano da dove

cominciare il loro nuovo stile di vita. Così nel

2004 ho deciso di racchiudere tutto quello che

avevo imparato e sperimentato in un piccolo blog

e condividere la mia passione per la cucina, le

ricette appetitose che avevo provato, con chi

poteva averne bisogno. Volevo far vedere che

era possibile continuare a mangiare con gusto

anche per gli intolleranti, che era possibile

cucinare dei piatti belli da vedere e buoni da

mangiare solo utilizzando ingredienti innovativi o

poco noti. Per farlo ho scelto un nuovo nome,

Nonna Paperina: giocoso, perché alle

intolleranze alimentari bisogna rispondere con un

sorriso, e affidabile e affettuoso proprio come una

nonna, perché quello che ho proposto nel blog è

il frutto di un lungo percorso e speravo potesse

essere d’aiuto a qualcuno. Il blog è stato da

subito un successo. In tantissimi hanno iniziato a

seguirmi, a scrivermi, a chiedermi consigli e poi

sono arrivati i social. Tra Facebook e Instagram

ho un seguito di oltre 100mila followers: non

avrei mai pensato di poter diventare un punto di

riferimento per così tante persone. E devo dire

che si è creata anche una community molto

partecipativa e unita: io propongo le mie ricette o

alcuni spunti di riflessione e spesso si aprono

confronti in cui ognuno porta la propria

esperienza. ‘E una cosa che mi lascia stupefatta

ognivoltachemifermoapensarci,oltreasentire

la responsabilità che un seguito del genere

implica. A partire dal successo del blog poi si

sono susseguite tantissime altre esperienze con

focus sempre sulle intolleranze: spesso partecipo

come food specialist o madrina a eventi e

seminari per raccontare la mia storia. Grazie al

blogealdibattitochesiècreatointornoalle

intolleranze alimentari, le aziende sono più

sensibili al tema e non solo quelle del food, ma,

ad esempio, anche quelle del beauty (ricordiamo

che chi soffre di intolleranza al nichel ha

numerose difficoltà legate anche all’igiene, al

trucco, all’abbigliamento). E oltre a tutto questo,

uno dei progetti di cui sono estremamente

orgogliosa è il mio primo libro in cui ho

raccontato la mia esperienza e ho proposto

alcune delle mie ricette a prova di intolleranze.

Ad oggi ho scritto tre libri. Il titolo del terzo è


semplicemente fantastico e posso dire che

racchiude tutto il mio pensiero ed è quello che

secondo me dovrebbero dire tutti quelli che

soffrono di intolleranze: si chiama “Intolleranza

fottiti!”. Dal successo del sito di ricette

Nonnapaperina.it e dalla consapevolezza che

di questi disturbi e di come conviverci se ne

parlasse ancora troppo poco, nel 2012 è arrivata

la decisione di fondare l’associazione Il Mondo

delle Intolleranze, di cui sono oggi Presidente e

che in pochi anni è diventata un punto di

riferimento a livello nazionale per molte persone

che soffrono di intolleranze alimentari. Le

intolleranze alimentari infatti sono in continua

crescita, non solo in Italia ma in tutto il mondo! E

le persone che ne soffrono hanno bisogno di

supporto nella quotidianità. Per vivere in modo

sano devono necessariamente migliorare il loro

stile di vita e il loro stare a tavola, ma devono

farlo a partire da un percorso di conoscenza:

bisogna essere consapevoli di ciò che accade

nei processi fisiologici e di come si può prevenire

o far fronte alle criticità che ne derivano. Per

questo motivo, l’obiettivo dell’associazione è

quello di promuovere una corretta cultura

alimentare, una dieta sana, un’informazione

precisa e affidabile sul mondo delle intolleranze

oltre alla conoscenza più approfondita di ciò che

sta dietro le intolleranze alimentari anche dal

punto di vista scientifico: conoscere ciò che si

mangia è la strada per nutrirsi in modo corretto e

soddisfacente. Troppo spesso infatti l’argomento

viene banalizzato: si leggono notizie poco

corrette, imprecise o addirittura erronee! Per

questo ho pensato che per l’associazione non

bastasse solo l’aiuto di chef e cuochi

specializzati in intolleranze alimentari. Serviva un

approccio multidisciplinare che coinvolgesse tutti

gli attori che ruotano intorno al mondo del food e

quindi anche delle intolleranze alimentari. Oggi

l’associazione Il Mondo delle Intolleranze può

contare su un network composto non solo da

chef e nutrizionisti, ma anche da medici di

diverse specialità, professionisti del mondo della

ristorazione e aziende attive nei settori

alimentari. Ogni giorno queste persone lavorano

in team, fianco a fianco, per confrontarsi e capire

quali siano gli scenari possibili per le intolleranze

alimentari e quale sia il modo più corretto per

dare un supporto a chi ne soffre. Nella nostra

Accademia, inaugurata nel 2018 a Basiano e

centro nevralgico dell’associazione, con il

supporto di questi specialisti organizziamo corsi

di cucina, incontri, seminari e convegni dedicati

al tema e proponiamo così ai nostri soci un

percorso formativo teorico e pratico allo stesso

tempo. Perché gestire le intolleranze alimentari è

possibile, ma servono preparazione e studio. I

nostri eventi registrano sempre un’ampia

partecipazione e questo consenso ci fa capire

quanto ci sia bisogno di dare un supporto a chi

soffre di intolleranze alimentari e ci incoraggia ad

andare avanti. I successi raggiunti in questi anni

di lavoro, a volte decisamente al di sopra delle

nostre aspettative, hanno fatto sì che

l’associazione Il Mondo delle Intolleranze

ottenesse il riconoscimento giuridico da parte

della Regione Lombardia, rientrasse nel Registro

Regionale delle Associazioni Culturali della

Lombardia e potesse quindi beneficiare delle

donazioni del 5Xmille. Questo è il traguardo

dell’associazione che mi emoziona di più perché

riconosce in modo ufficiale e istituzionale che c’è

bisogno di parlare di intolleranze alimentari, che i

disturbi derivanti da questa condizione sono una

questione reale e non una moda. Dimostra che

l’intolleranza alimentare non è un capriccio, ma

una patologia da affrontare con preparazione e

studio. E dato che le intolleranze non si fermano,

anche l’associazione è in continuo movimento e

nel 2019 ha deciso di promuovere lo studio

scientifico “Non ti tollero” sulla sensibilità al

nichel. Il progetto di ricerca, condotto in

collaborazione dal Policlinico San Matteo e

dalla Fondazione Maugeri di Pavia, mira a

migliorare la qualità di vita per i pazienti e

definire gli aspetti epidemiologici, diagnostici e di

cura della patologia. Come associazione, siamo

molto orgogliosi di sostenere un così importante

progetto che in tre fasi di studio coinvolgerà un

campione di circa duemila persone e speriamo

che porterà a risultati importanti per rendere più

facile la vita di chi oggi soffre di sensibilità al

nichel. Come dicevo fin dall’inizio, le intolleranze

alimentari sono solo il frutto di una diagnosi. Noi

possiamo sconfiggerle informandoci attraverso

canali affidabili e sperimentando tanto, per vivere

in salute e senza rinunciare a nulla.

di Morena Piacentini

CI OCCUPIAMO DI :

* CELIACHIA

* GLUTINE

* INTOLLERANZA E/O ALLERGIA

AL NICHEL

* INTOLLERANZA AL LATTOSI O

ALLERGIE ALLE PROTEINE DEL

LATTE

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TIZIANA: COLOMBO

PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE ILMONDO DELLE INTOLLERANZE - FOOD SPECIALIST DI NONNAPAPERIMA

MONZA E BRIAZA - ITALIA


AMMINISTRATORE UNICO GIORDANO SICUREZZA DI SALVATORE GIORDANO

COSENZA - ITALIA mail: sicurezza.giordano@gmail.com - mobile +39 391 3964095

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Èconnoi

UI

Salvatore Giordanodi Valeriana Mariani

Ospite nella nostra rubrica "LUI" Salvatore Giordano, un uomo molto

affascinante ma, prima di tutto, uno stimatissimo professionista:

Consulente Commerciale ed Amministratore unico di Giordano

Sicurezza, un'azienda leader nel settore dei sistemi di sicurezza civili ed

industriali e non solo (Video-sorveglianza, allarmi filari e via radio,

domotica, automazioni) e di prodotti relativi all'istallazione di Impianti

Fotovoltaici (moduli europei e non, inverter, accumulatori ecc.). La

Salvatore Giordano Sicurezza offre ai sui partners anche la possibilità di

considerare serramenti di ottima fattura, soddisfacendo le più rigide

normative relative alle certificazioni richieste in ambito internazionale,

coadiuvato ad un design moderno rispettoso di canoni stilistici di

assoluto livello perché la sicurezza non è mai frutto di una singola

misura, ma è bensì il prodotto dell'azione sinergica di più strumenti


complementari giustamente integrati tra loro. Ecco quindi l'importanza

di una giusta integrazione dei mezzi fisici, quali porte blindate, serrande,

vetri antieffrazione e così via, con i sistemi elettronici di rilevazione, che

ne preservano l'efficacia ed attivano le reazioni difensive, quindi con

sistemi di ripresa televisiva, che identificano chiaramente "chi" e "cosa"

sta succedendo. La scelta di un sistema d'allarme è un passo molto

importante per chi ha intenzione di difendere la tranquillità della sua

casa o della sua attività dal potenziale pericolo di intrusioni e aggressioni.

Proprio per l'importanza di queste finalità si richiede prima di tutto

un'accurata considerazione sia delle proprie esigenze che dell'offerta

disponibile sul mercato. Per il privato è, infatti, difficile valutare

tecnologie differenti tra loro e conoscere la loro integrazione in un

sistema di allarme per assicurare un funzionamento affidabile. La

continua e rapida evoluzione del settore ha lasciato tra l'altro ampio

spazio a sistemi di mediocre qualità e ad operatori con scarsa esperienza,

a fronte di poche aziende specializzate in grado di fornire un servizio

efficiente tramite installatori professionisti. Dotare la casa di un sistema

d'allarme significa effettuare un investimento per il proprio futuro, da

valutare attentamente perché la sicurezza non è solo un nostro diritto,

ma uno dei nostri principali bisogni.

L’assioma SICUREZZA = GRANDI

INVESTIMENTI ECONOMICI, è sempre vera

Salvatore?

Grazie mille Dott.ssa Mariani, per le Sue parole nei

miei riguardi e per la possibilità che mi offre di poter

trattare l’argomento: ”Sicurezza”; spero di essere

utile alle lettrici e lettori del Suo settimanale.

Per rispondere a questa domanda è doveroso

avere ben chiaro il concetto di “sicurezza”

personale e collettiva. Secondo la nostra

Costituzione si garantisce “sicurezza” quando, si

assicura, ai cittadini il pacifico esercizio di quei diritti

di libertà che la legge si sforza di sostenere con

estremo impegno. “Sicurezza” si ha quando ogni

persona può svolgere la propria lecita attività senza

essere minacciato da offese alla propria personalità

fisica e morale; è quel concetto di “ordinato vivere

civile” che vuole essere il fine di una civiltà con

princìpi e valori degni di esser interiorizzati e vissuti.

Quali esseri umani necessitiamo di quel senso di

protezione e sicurezza sin da neonati, questo

perché è un bisogno primario. Abbiamo il dovere di

difendere la nostra “sicurezza”, in particolar modo

nella sua percezione, indispensabile per un

proseguo di vita sostanzialmente serena. Quindi,

sulla base del concetto appena espresso, non si

può, e di certo non è saggio, prescindere da grandi

o piccoli investimenti per garantire e garantirci

“sicurezza”. Ovviamente, si richiede una gestione

oculata del budget a disposizione ed inoltre le

risorse umane dovranno dimostrarsi estremamente

competenti per pianificare, gestire e attuare progetti

in alcuni casi estremamente complessi nella loro

realizzazione e in una seconda fase, nella loro

gestione. La spesa per opere affini alla sicurezza

relative ad interventi di ampliamento o di

riqualificazione di impianti esistenti, nonché quelle

relative a nuova installazione, sono ammissibili solo

nei casi in cui l’impresa dimostri, attraverso una

relazione dettagliata, corredata da documentazione

probatoria, che l’assenza di agevolazione su tali

spese, in ragione delle caratteristiche tecnologiche

e localizzative dell’iniziativa, ne inficerebbe la

redditività e le opportunità di innovazione e sviluppo

della Sicurezza personale e collettiva. Per le grandi

imprese, i costi degli attivi immateriali (programmi

informatici, brevetti, licenze, know how e

conoscenze tecniche non brevettate, nuove

tecnologie di prodotti e processi produttivi) sono

ammissibili non oltre il 50% dei costi totali

d'investimento stesso. Tenendo conto di tali

parametri l’assioma Sicurezza uguale grandi

investimenti economici raggiungerà il suo fine.

La consapevolezza del rischio è la chiave per la

sicurezza?

Ricordo, con piacere, più oggi che non allora,

quando i miei genitori oimieinonni mi ripetevano

sovente la frase: “stai attento altrimenti ti farai

male”! Se vogliamo, in questa espressione è

racchiuso il concetto di “consapevolezza del

rischio”. In questo caso, la consapevolezza è stata

dimostrata da chi era conscio dell’imprudente

atteggiamento di un bambino ignaro del pericolo

incombente se si fosse ostinato nel continuare la

propria attività. Il rischio è un concetto

probabilistico, è la probabilità che accada un certo

evento capace di causare un danno alle persone.

La nozione di rischio implica l’esistenza di una

sorgente di pericolo e delle possibilità che essa si

trasformi in un danno. Quindi, la consapevolezza

del rischio è fondamentale per incrementare i nostri

margini di sicurezza. La percezione del pericolo ci

Lavoro ogni singolo giorno

per poter essere una persona di cui ci si possa fidare.

protegge dall’incognita di un’eventualità che

potrebbe danneggiare il nostro prossimo, i nostri

cari e noi stessi. Ad esempio, l’osservanza del

codice della strada si basa su una serie di regole da

rispettare per evitare di adottare un atteggiamento

imprudente, il quale, potrebbe dimostrarsi rischioso,

addirittura fatale, non solo per noi ma anche per gli

altri. Tuttavia, la scelta nel rispettare queste regole

è strettamente armonizzata con la consapevolezza

della percezione del pericolo e del rischio che si

potrebbe correre adottando un comportamento

imprudente. Possiamo di certo affermare che, la

sicurezza non può prescindere dalla percezione del

rischio.

Cosa fa la tecnologia per migliorare la nostra

padronanza dell’ambiente?

La tecnologia ha migliorato notevolmente la

conoscenza e il controllo dell’ambiente in cui

svolgiamo le nostre attività sia professionali che

ricreative. Impianti sempre più evoluti di videosorveglianza

e di sistemi di antintrusione

garantiscono un’ispezione particolareggiata di

ambienti estremamente delicati, ad alto tasso di

pericolosità. Attraverso il know-how sviluppato nel


del tempo e attraverso l’utilizzo della più evolute

strumentazioni abbinate e alle continue

sollecitazioni derivanti da un mercato sempre più

diversificato e attento ai requisiti di qualità, l’ambito

del ciclo progettuale e produttivo è finalizzato alla

padronanza dei prodotti in relazione all’ambiente

in cui verranno utilizzati. Esse vengono affidate

all’uomo così come ad apparati tecnologicamente

evoluti di ispezione e analisi dell’ambiente,

cercando di aumentare il livello di sicurezza. Di

conseguenza, le spese per l’acquisto dei servizi e

prodotti sono ammissibili ove commisurati alle

esigenze produttive e gestionali dell’impresa e del

prodotto finale in relazione all’ambiente in cui

verranno installate per un controllo sempre più

accurato. Non oso immaginare a quali enormi

minacce saremmo esposti se nelle diverse

stazioni metropolitane, ferroviarie, sale di attesa

dei nostri aeroporti, o nelle nostre splendide città

non dovessimo godere di questi come di tanti altri

sistemi di controllo. Tuttavia, è doveroso

ammettere, con assoluta sincerità, che c’è ancora

tanto lavoro da fare. Triste a dirsi, la nostra

quotidianità potrebbe essere condizionata da

continue minace estremamente strutturate per

colpirci fisicamente e minare il nostro senso di

sicurezza, con l’intento di insinuare il terrore nelle

nostre menti e di conseguenza dominarle, per

avere un controllo indiretto delle nostre vite. Non

possiamo permettere a qualsiasi cattivo

intenzionato di minare il nostro senso di libertà.

Consulenza, affiancamento nella

partecipazione del settore delle gare

pubbliche, assistenza e pareri consultivi,

possono essere visti come risparmi di spesa

per un'azienda sulla base del fatto che sono

volti a prevenire, evitare o dirimere contenziosi

e/o esclusione da gare pubbliche?

Offrire il personale apporto come Consulente per

la Pubblica Amministrazione non è affatto cosa

semplice, oggi più che mai. Come spesso accade

nel nostro bel Paese, si fa di tutta l’erba un fascio,

considerando tutti i dipendenti statali alla stregua

di persone incapaci o poco inclini al lavoro.

Dovessimo avere una tale opinione sarebbe un

errore. Nella mia esperienza, posso affermare,

con relativa certezza, che la maggioranza di loro

deve sopperire ad un notevole ridimensionamento

del personale e come se non bastasse, costretti a

lavorare con strumenti obsoleti e inadeguati. In

questo scenario, la figura del Consulente si rivela

estremamente utile per fornire indicazioni che

possono semplificare e velocizzare determinate

lavorazioni. Il Consulente dovrà tener conto

dell’assetto normativo della materia degli appalti

pubblici. Questi, presentano, tradizionalmente una

fisionomia piuttosto articolata e complessa,

caratterizzata da un tasso di dinamicità

probabilmente sconosciuto alla maggior parte

degli altri settori lavorativi.Tale complessità è

conseguente, oltre alla tendenziale criticità e

delicatezza della materia in sé, anche alla

stratificazione delle fonti normative che tale

disciplina concorre a disegnare in un periodo

temporale relativamente ristretto. Alla complessità,

già evidenziata, del codice degli appalti va

aggiunto il fatto che il medesimo, dalla data della

sua adozione sino ad oggi, ha subito nella sua

versione originaria, innumerevoli e rilevanti

modifiche da parte del legislatore, rendendone

ancor più difficile la sua comprensione. Di

conseguenza, per l’azienda privata sarà

estremamente utile il lavoro del Consulente per

fornire ai suoi collaboratori le informazioni

necessarie per realizzare un progetto articolato ed

esaustivo nel pieno rispetto del codice degli

appalti e di ciò che l’Ente richiede nel suo

elaborato di gara. Il Consulente dovrà manifestare

quelle capacità professionali e qualità umane

necessarie che gli permetteranno di collaborare e

fungere da supporto verso coloro i quali, in seno

all’azienda, dovranno tener conto delle modalità di

presentazione della documentazione richiesta e

della scadenza di presentazione del progetto. Un

lavoro articolato e complesso il quale permetterà

all’azienda privata di raggiungere il suo fine

ottimizzando le sue risorse umane ed

economiche.

Ora torniamo a Lei: vorrei che le nostre lettrici

e lettori La conoscessero più da vicino.

Di tutte le domande questa è la più difficile a cui

rispondere (sorrido). Sono un adolescente un po'

cresciuto di 43 anni, nato in una bellissima terra, la

Calabria. Terra dal fascino enorme, ma nello

stesso tempo tanta incompresa quanto fraintesa.

Sono cresciuto a San Basile, un paesino della

provincia di Cosenza. Non è semplice parlare di

se stessi, forse perchè vorremmo che le persone

ci conoscessero e ci apprezzassero più per quello

che vorremmo essere che non per quello che in

realtà siamo. Lavoro, costantemente per

raggiungere un simmetrico equilibrio tra il corpo la

mente e la mia spiritualità. Raggiungere un tale

stato richiede una notevole caparbietà. Sovente,

questa determinazione è giudicata con notevole

inclemenza, oserei dire con incomprensibile

asprezza da chi è avvezzo a non rispettare scelte

e convinzioni altrui in contrasto con le proprie. Ma

è proprio questo l'equilibrio che cerco di

raggiungere per dimostrare ed esprimere

tolleranza verso coloro i quali si lasciano dominare

dalla presunzione di saperne sempre più degli

altri. Io non credo sia indice di intelligenza

considerarsi custodi indiscussi di una sconfinata

sapienza privi, però di quel modesto e rispettoso

intelletto che contraddistingue le menti acute e

raffinate. Immagino siano le nostre scelte su come

trattare gli altri a dimostrare tollerante

consapevolezza nell'onorare chi ci sta di fronte,

anche quando questi, la pensano in maniera

diversa da noi. Lavoro ogni singolo giorno per

poter essere una persona di cui ci si possa fidare,

sia sotto l’aspetto professionale che personale. Mi

piace essere una persona gentile, esserlo

veramente, non manifestare una parvenza di

cortesia e buonismo fine a se stesse. Sono una

persona a cui piace interagire con tutti, perché

ogni persona è una storia unica che ha il diritto di

raccontarsi ed essere ascoltata, di esprimere le

proprie paure eiproprisogni. Credo che, se oggi

ci ascoltassimo un po' di più si vivrebbe in un

mondo più semplice e con meno problemi.

Salvatore, un nome che è una garanzia

(sorrido)

Più nella teoria che nel pratico… (rido)

Salvatore è il nome di mio nonno. Mi sentirei

assolutamente gratificato e realizzato se nella mia

vita riuscissi a dimostrarmi coerente con il mio

nome. Sono consapevole che la grandezza del

proprio nome è dovuto al proprio operato, alle

proprie scelte, a ciò che abbiamo conseguito e a

come abbiamo impiegato il tempo a noi concesso

su questa terra. La storia ha dimostrato che non è

il nome che porti o che ti è stato dato alla nascita a

renderti grande, ma ciò che conta è lasciare il

segno con qualcosa di utile non solo per te ma

soprattutto per il tuo prossimo.

Che cosa vorresti che le persone

conoscessero di te, dal punto di vista

caratteriale e perchè hai intrapreso questa

professione?

Vorrei che mi conoscessero per l’irrefrenabile

desiderio di migliorarmi per essere un

professionista, un concittadino, un amico ed un

uomo migliore. Spesso sento l’espressione “Vai

dove ti porta il cuore” regola da seguire come

mantra incontestabile ed infallibile. Non mi trovo

d’accordo con tale voce di pensiero, al contrario,

ritengo il cuore: la sede indiscussa delle nostre

emozioni e andando ancora più in profondità dei

nostri motivi, dei nostri desideri i quali, non sempre

risultano lodevoli e vantaggiosi da seguire. Credo

che sia l’equilibrio tra l’istinto e la ragione, il

sentiero da seguire per trovare una condizione di

serenità e felicità del proprio essere. Questo

significa che, a volte, è opportuno non

assecondare l’istinto o i desideri del cuore. Vorrei

che mi conoscessero e mi ammirassero per

quanto sono riuscito a dare come uomo e

professionista, ma anche per ciò che non ho

ottenuto nonostante l’impegno mostrato. Ho

intrapreso questa professione perché mi piace

interagire con persone e professionisti diversi,

persone con il proprio modo di concepire il lavoro

e il modo di svolgerlo. Una professione, quella del

consulente irta di difficoltà e in alcuni casi

assolutamente snervante ma, allo stesso tempo

ricca di opportunità in un contesto dotato di

eccellenze dalle quali, con il giusto atteggiamento,

ne consegue una crescita umana e professionale

Una dedica alla nostra Rivista Donna Impresa

ed a tutte le donne che fanno parte di questo


Una dedica alla nostra Rivista Donna Impresa

ed a tutte le donne che fanno parte di questo

meraviglioso mondo al femminile...

Una Rivista di un’eccellenza notevole! Sotto diversi

aspetti fuori dagli schemi. Rivista decisamente

attuale ed autorevole nella considerazione

particolareggiata di problematiche annose per le

donne di tutto il mondo. Lei, dottoressa Mariani,

insieme al Suo fantastico team avete dato vita ad

una eccellete rivista in grado di trattare con estrema

professionalità ma anche con giustificata fierezza il

ruolo della Donna in ambito imprenditoriale e

manageriale. Rivista culturalmente affascinante, di

una eleganza ricercata, creata da una Donna

attraente non solo per la sua innegabile bellezza

ma per la forza d’animo, la visione d’insieme dalla

grande personalità. Leggere Donna Impresa

arricchisce il tuo patrimonio culturale evidenziando

le enormi potenzialità che la donna ha nel mondo

degli affari, evidenziando il ruolo fondamentale di

una “Donna” dalle indubbie capacità manageriali.

Vi auguro il meglio!

Salvatore Giordano

www.dimagazine.it


PERSONAL DEVELOPMENT

PERCHÉ LEGGERE UN LIBRO DI CRESCITA

PERSONALE?

LA LETTURA DI PER SÉ È UN'ATTIVITÀ CHE CI

ARRICCHISCE A LIVELLO PERSONALE

INTERPRETI TE STESSO E IL MONDO IN MODO

PIÙ POSITIVO: UN LIBRO DI QUESTO GENERE

OFFRE TANTI STIMOLI PER LA TUA MENTE,

PRESENTANDOTI CONCETTI APPAGANTI E

MOTIVANTI. IL FINE È CONDURRE IL LETTORE

ATTRAVERSO I PRINCIPALI STEP DA COMPIERE

PER SUPERARE UN MOMENTO DI DIFFICOLTÀ

O MIGLIORARE LE PROPRIE ATTITUDINI PER

SPRIGIONARE LA FORZA CONSAPEVOLE: SI

TRATTA DI QUELL’ENERGIA CHE VIENE

SPRIGIONATA DALLE EMOZIONI QUANDO

VENGONO VISSUTE SENZA PAURA, SENZA

REPRESSIONE E SOPRATTUTTO NELLA LORO

INTEREZZA. LE AUTRICI CHE VI CONSIGLIAMO

HANNO FATTO DELLA CRESCITA PERSONALE

UNA MISSION PER SÉ STESSE, MA ANCHE UN

FOCUS PER CHI SI RIVOLGE A LORO PER

MIGLIORARE LE PROPRIE PERFORMANCE

LAVORATIVE, OTTIMIZZARE LE PROPRIE

CAPACITÀ COMUNICATIVE O, PIÙ

SEMPLICEMENTE, DESIDERA ESSERE FELICE.


Che libro mi consigli?

Consigliare un libro è come presentare un amico:

c'è la stessa, intima, convinzione che quei due si

piaceranno.

Chi consiglia un libro, a prescindere da quale sta consigliando, deve ricordarsi che sta compiendo un atto di un

certo peso. Stai dicendo a un'altra persona che può fidarsi di te e che tu hai qualcosa da insegnargli. E non puoi

farlo a cuor leggero perchè un libro non è solo un semplice oggetto ma uno strumento che, di pagina in pagina,

descrivendo situazioni e immagini, susciterà emozioni, domande, attese, dubbi o, anche, riflessioni.

Libri

I GATTI VEDONO MEGLIO AL BUIO ALCHIMIA MANAGERIALE BENESSERE DONNA 300%

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76


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Sono nata a Trieste nel settembre del 1976 da un padre pittore-decoratore ed una madre segretaria.

Laureata in Scienze politiche ad indirizzo internazionale presso l' Università di Trieste, ho un master di

secondo livello in studi internazionali, strategico-militari (5° corso ISSMI,

Istituto Superiore di Stato Maggiore

Interforze) ed un dottorato di ricerca in scienze strategiche ( Università degli Studi di Torino). Attualmente

sono una consulente indipendente nell'ambito delle esercitazioni militari NATO, principalmente con funzione

di Political Advisor, ma sovente riproduco anche altre sfaccettature dell'ambiente con il quale,

imprescindibilmente, l'apparato militare deve rapportarsi ed interagire durante le operazioni (ad esempio,

organizzazioni internazionali e non governative, key leaders a livello locale e nazionale).

I gatti vedono

meglio al buio.

Elisabetta Benedetti

Sono convinta che, al di là dei miei studi

settoriali e della conoscenza della lingua

inglese e dei software applicativi, siano quelle

che io definisco “le mie differenti vite

professionali”, variegate per settore e

mansioni, ad essere i veri capisaldi di quella

flessibilità e resilienza intellettuale che mi

permette di svolgere al meglio la mia attività

corrente. Non mi sento, perciò, di rinnegare gli

intervalli lavorativi meno stimolanti e finalizzati

al mero sostentamento, le frustrazioni, i

fallimenti, le sfide perniciose eitanti“no”,

perché nel complesso hanno plasmato ed

aggiustato in corso d’opera la professionista a

360 gradi, caparbia sebbene imperfetta, che

sono oggi. Probabilmente, anche le troppo

spesso stigmatizzate sensibilità ed empatia

sono, in verità, strumenti altrettanto utili per

muovermi, da esterna, nel microcosmo

complesso e multiculturale del mestiere

internazionale delle armi, fra la singolarità

eccezionale di individui che, quasi sempre,

hanno un bagaglio di esperienze fuori dal

comune e riversano la visione delle cose che

ne consegue in ogni loro attività e decisione.

Per operare al meglio al fianco di questi

specialisti di altissimo livello occorre

comprenderne le strutture mentali ed essere


in grado, in modo

ragionato e puntuale, di

metterne in discussione

i limiti quando

necessario. Da parte

mia, ho sempre avuto

un’attenzione verso la

guerra come esperienza

atroce e totalizzante, un

interesse sofferto che

ho raccontato attraverso

la poesia sin da

giovanissima. Dire che

la scrittura sia per me

una passione in senso

stretto, però, è forse

eccessivo. Piuttosto, è

sempre rimasta sullo

sfondo, riemergendo

solo quando necessario

per appagare un

bisogno di dire e di

esprimere senza rigori

accademici e scientifici.

Dagli otto anni in poi ho

iniziato ad assaggiare i

primi sintomi di quel

talento che, con il

supporto di letture

frenetiche, si è presto

tradotto in una poesia

adulta, di svariati

decenni più matura

della mia età anagrafica

dell’epoca. D’altro

canto, sognando un

futuro nella diplomazia

e nella risoluzione dei

conflitti, ho sempre dato

la priorità a studio e

lavoro come mezzi di

avanzamento a

discapito di quello che

ritenevo un dono

acquisito, che non

richiedeva eccessivi

sforzi per concretizzarsi;

non ho mai, quindi,

forse a torto,

considerato il mestiere

dello scrivere come mio

possibile destino già

scritto.

Quali definire i maggiori

traguardi di questi 43

anni? Ho avuto la

fortuna di ottenere

diverse piccole ma

significative

soddisfazioni, e le

principali sono

indubbiamente quelle

che mi hanno dato

accesso a nuove ed

insperate parentesi di

vita: ad esempio, la

vincita della borsa di

dottorato che mi ha

permesso di

approfondire, con rigore

accademico, alcuni

aspetti della reti

relazionali del sistema

terrorismo; la nomina ad

ufficiale della riserva

selezionata

dell’esercito; il mio

primo contratto da

consulente presso

l’Allied Rapid Reaction

Corps che mi ha

motivato ad aprire la

mia ditta individuale in

Inghilterra. Ultimo

traguardo rilevante, che

mi riporta alla scrittura,

è l’imminente

pubblicazione del mio

primo libro giallo, “I gatti

vedono meglio al buio”

nella collana “I luoghi

del delitto” della Robin

Edizioni. Negli anni a

venire, spero e mi

auguro di raggiungere

altrettanti obiettivi,

specialmente quelli che

non ho ancora

nemmeno preventivato,

né messo a fuoco.

Perché una delle regole

non scritte della mia vita

è di non smettere mai di

reinvestire tempo e

denaro nell’incremento

costante delle mie

potenzialità, allargando

il mio raggio di azione in

un mondo che vedo non

a compartimenti stagni

e verticali ma a corridoi

orizzontali fatti di

interdisciplinarietà e

interdipendenza. Le mie

esperienze di master e

dottorato, da

studentessa “anziana”,

sono nate in

quest’ottica, così come i

miei studi correnti in

psicologia e ipnoterapia

in vista di un’ennesima,

futura, vita

professionale

alternativa da

aggiungere al mio

portfolio, che si allinei in

modo più mirato alla

mia propensione ad

aiutare gli altri senza

disconoscere, piuttosto

inglobandovi, le

esperienze pregresse.

La definizione di

successo è, più di ogni

altra cosa, personale e

intima e mentirei se

dicessi di aver

realizzato, in modo

pieno o anche solo

parziale, i miei sogni.

D’altra parte, l’aver

mancato di parecchi

chilometri i miei obiettivi

ideali mi permette un

privilegio inestimabile:

non vedo ancora, nella

mia storia personale,

una stazione terminale

di arrivo; piuttosto,

continuo a vedere tante

occasioni per nuove,

stimolanti ed inaspettate

partenze.

E.B.

www.dimagazine.it


Walter Ferrero & Marta Residori

Alchimia

manageriale

Edito da: Adea Edizioni

MARTA RESIDORI

Laureata in psicologia ad indirizzo

clinico presso l’Università degli Studi

di Padova, ha maturato una profonda

esperienza nelle risorse umane in

società quali CGT Caterpillar e

Motorola. Nel frattempo, Residori

continua lo studio e l’approfondimento

dei meccanismi umani, frequentando

la scuola di psicoterapia di Firenze. È

del 1994 l’incontro con Walter

Ferrero, con il quale inizia un lungo e

intenso percorso di coaching

individuale. Seguono viaggi ed

esperienze formative, fino alla

fondazione, nel 2008, di Humantek

( www.humantek.it). Ad oggi, Residori

si occupa di executive coaching e di

formazione umana nelle aziende,

contribuendo allo sviluppo di imprese

e persone, partecipando a progetti di

change management e di sviluppo

organizzativo.

Il termine manager è certo quello che oggi rappresenta meglio la figura dell’agente del cambiamento, e

l’alchimia che egli è chiamato ad esercitare è proprio quella di andare oltre al conosciuto per progettare il nuovo.

Poco importa che egli diriga un’azienda, governi un’istituzione, gestisca un team di lavoro, o amministri un

ospedale: manager è colui che, spinto dalla passione di

migliorare il mondo in cui opera, agisce con tutto se

stesso in direzione di un cambiamento possibile.

Alchimia Manageriale è quindi la trasformazione del

conosciuto per raggiungere nuovi orizzonti, la capacità di

non accontentarsi, di non mortificarsi all’interno delle

paure, di “andare oltre”. Un’attitudine che ha fatto grande

l’umanità e che ogni giorno ci si presenta davanti

chiedendoci di essere creduta e cavalcata come

opportunità. Lo possiamo fare tutti, con il lavoro che

siamo chiamati a svolgere, attraverso la nostra capacità

di essere prima di tutto uomini e donne d’integrità, capaci

di prescindere da emozioni e preconcetti, e alla ricerca di

qualcosa che possa suonare più armonico, utile e vero

per tutti. Gli autori, Walter Ferrero e Marta Residori,

consulenti aziendali in strategie d’impresa, dinamiche

organizzative e comportamenti manageriali, sono i

fondatori del Sistema Formativo Humantek, utilizzato nel

campo della formazione umana e del coaching

individuale. Walter Ferrero ha già pubblicato, a partire

dagli anni ’90, dieci volumi di successo.

WALTER FERRERO

Nasce a Cuneo nel 1958. Già nel periodo degli studi

classici, approccia il mondo del lavoro, facendo

esperienza in varie attività che, attraverso un training

nelle vendite, lo porta giovanissimo a svolgere funzioni

manageriali in un’importante azienda di Milano. Pochi

anni dopo è già imprenditore e responsabile di

un’impresa nell’area di Crema. Parallelamente, i suoi

interessi spaziano dalla filosofia agli studi umanistici e

religiosi. In quel periodo, insieme agli studi biblici,

sperimenta anche alcune tecniche di preghiera

provenienti dal misticismo cristiano. Quasi

contemporaneamente, comincia anche a viaggiare in

tutto il mondo e ad approfondire studi e interessi legati

alla storia e alla cultura di civiltà diverse.

Successivamente, in India, approfondisce lo studio dello

Yoga, in tutte le sue sfaccettature, fino a diventare un

esperto di Raja, Jñāna e Tantra Yoga e ad essere riconosciuto maestro. Contestualmente, entra in contatto con

lo Zen della scuola Soto e ne approfondisce lo studio. Ferrero approfondisce inoltre la conoscenza del


Buddhismo Tantrico Tibetano, al quale viene iniziato,

nel 1982, da Lama Chögyal Namkhai Norbu

Rimpoche, docente di Lingua e Letteratura Tibetana e

Mongola presso l’ Istituto Universitario Orientale di

Napoli, considerato uno dei principali maestri viventi

del buddhismo tibetano. Gli anni successivi vedono

l’approfondimento dei propri interessi: studia a fondo

l’omeopatia e ha modo di collaborare più volte con

l’eminente prof. Ernest Bauer, medico, agopuntore e

omeopata svizzero, considerato un luminare nel

campo della digiunoterapia e della dieta congiunta alle

terapie omeopatiche, specializza ulteriormente i propri

studi sulla filosofia indiana e buddhista, senza

trascurare approcci al Taoismo, all’ Ermetismo, nonché

ai più recenti sviluppi della psicologia. Attento

conoscitore delle opere di Giordano Bruno e del

pensiero rinascimentale, Ferrero non trascura la

tradizione occidentale e, mettendo a confronto le varie

culture incontrate, ne ravvisa un indirizzo comune,

legato al bisogno umano di fornire adeguate risposte al

senso dell’esistenza, volta a volta messo in relazione

con principi etici, così come di rapporto con il

trascendente. Nel 1997, Ferrero aveva già dato vita a

Parsifal – tuttora esistente con il nome di Parsifal Yoga

Academy e, con sedi a Milano, Crema, Verona e

Cremona – www.parsifal-yoga.it – una società che

opera nel nord Italia, nelle proprie sedi e attraverso altri

enti collegati. In seguito alle numerose richieste di

consulenza, Ferrero decide quindi di fondare con

Marta Residori, nel 2008, la Humantek

(www.humantek.it), una società che da subito si pone

all’avanguardia nel campo della formazione

manageriale, della consulenza strategica e

dell’executive coaching proponendo un metodo che

traduce in pratica tecniche mutuate da una tradizione

di formazione umana molto antica, utilizzando al

tempo stesso un linguaggio attuale ed efficace. Il

campo d’azione diventa così anche l’impresa, legata

indissolubilmente alla capacità della propria leadership

nell’affrontare l’innovazione e il cambiamento.

Attraverso la Humantek, Ferrero applica così le

proprie competenze nell’attività di coach per alcune

delle più importanti aziende a livello europeo, entrando

in contatto con l’élite dell’imprenditorialità più sensibile

e al passo coi tempi. Accanto al lavoro, negli ultimi

vent’anni, non trascura però di coltivare le sue passioni

per i viaggi, affiancando a nuove esperienze in luoghi

lontani l’organizzazione di spedizioni, pellegrinaggi e

traversate. Si interessa anche di fotografia,

realizzando vari servizi nel corso dei suoi viaggi;

sviluppa inoltre conoscenze sulla “ filosofia dell’abitare”

e sui materiali, studiando i principi e la storia

dell’architettura, e approfondendo in particolar modo

l’interior design. Su suo disegno sono stati realizzati

diversi ambienti. Negli stessi anni, si cimenta nella

disciplina di tiro dinamico e operativo.

Contestualmente, a partire dagli anni Novanta,

Ferrero svolge un’intensa attività di saggista: pubblica

più di una ventina di libri, alcuni a proprio nome, altri in

collaborazione con altri autori, così come sotto lo

pseudonimo di “ Anonymous”.

www.dimagazine.it

Walter Ferrero

F.F.


Bene,

mi presento.

PROFILO DELL’AUTORE:

Tiziana Iozzi, da 27 anni nella formazione e da

15 anni nelle aziende per sostenere e coadiuvare

imprenditori e imprenditrici nella difficile “arte” del

benessere personale, professionale e del team.

Tra un coaching per il benessere ed un altro, cura

il marketing on line, blog e social. Ghostwriter per

vocazione e scrittrice per caso. Il sogno di

realizzare un libro è nato dagli anni dedicati al life

coaching con il suo progetto “Il Benessere

dell’Universo femminile”. Questi anni di vita

dedicati alla formazione e alla motivazione oggi è

diventata il suo libro; è una sintesi di una

esperienza che è passata – prima di tutto – sulla

sua “pelle”. È il metodo che triplica il potere

personale e professionale. Del suo primo libro

Benessere Donna 300% dice: “Ho vissuto il libro

come impegno di vita per il mio benessere e

continuo a viverlo come sfida di ogni giorno della

mia vita”.

SINOSSI

Triplica il tuo potere con il metodo 3E: Efficacia,

Efficienza, Energia. Il metodo che ti condurrà al

“BENESSERE”.

Questaèesaràlaformula, il metodo pratico per

riprenderti la tua vita, per entrare in contatto

profondo con i tuoi desideri e comprendere ciò

che è davvero utile per te e per i tuoi obiettivi

personali e professionali. In questo libro che

racconta una esperienza che se ha funzionato

per me può funzionare anche per te, può

funzionare per chiunque persegua:

- Benessere personale

- Risultati concreti

Il metodo è come obiettivo quello di farti star

bene.

Se non riesci a raggiungere il BENESSERE, se ti

senti insoddisfatta, se il tempo è il tuo peggiore

nemico, se non ottieni risultati da ciò che fai, se

hai bisogno di qualcosa o qualcuno che ti indichi

come fare questo libro è per te.

Scoprirai che la rabbia, lo stress, la paura di non

farcela, l'eccessiva proattività, il “tuttologismo”, il

“multitasking”, la lotta continua contro te stessa,

contro gli altri, contro quel che ti accade non sono

altro che il frutto delle tue scelte Scoprirai che

l’EFFFICACIA, l’EFFICIENZA e l’ENERGIA non

sono altro che richieste continue che fai a te

stessa senza crearne i presupposti. Come il

ranocchio si trasforma in un essere meraviglioso

allo stesso modo trasformerai i RISULTATI che

chiedi a te stessa in “VALORE”. Scoprirai che il

principe azzurro lo hai “dentro” di te e che, come

per magia, ti ritroverai a vivere e a godere a

pieno la favola della tua vita. Migliorare la vita

delle persone è il suo obiettivo. Pensare che tutti

possiamo diventate la migliore versione di noi

stessi, amandoci, solo così saremo in grado di

dare agli altri. Efficacia, Efficienza, Energia. Il

metodo per triplicare il tuo potere personale e

professionale e che ti condurrà al

“BENESSERE”. Bd300% non è un manuale di

psicologia, non è un manuale pieno di consigli

pratici, segreti, strategie, ma una sintesi di una

esperienza, un metodo che non può che può

portarti al POTERE, nel senso di “poter”

realizzare i tuoi sogni eituoiobiettivi con

“efficacia”, “efficienza”, “energia” nella piena

autoconsapevolezza e nella consapevolezza

della “gioia” che deriva dalle tue scelte per la tua

vita e il tuo BENESSERE. Non è un libro solo da

leggere, ma è una raccolta di “cose che puoi fare”

per allenarti a fare la DIFFERENZA

www.dimagazine.it


Essere noi stessi è un nostro diritto

di nascita, il più fondamentale di

tutti i diritti umani, ed io aggiungo

l’unico dei doveri. L’autoaccettazione

è il grembo da cui nasce

l’autostima

Tiziana Iozzi

*

E- COACH E-TRAINER AT TIZIANA IOZZI ACADEMY PESCARA, ABRUZZO, ITALIA


PERFORMANCE BY INVERNOMUTO BLACK MED, CHAPTER IV

Il Mar Mediterraneo, un tempo inteso come un'entità

fluida che favoriva la formazione di reti di scambio e

comunicazione, è oggi scena di una crisi umanitaria

e un acceso dibattito geopolitico. A seguito

dell'adattamento da parte della studiosa Alessandra

Di Maio della teoria del Black Atlantic di Paul Gilroy

applicata al Mediterraneo, Black Med(2019) mira a

intercettare le traiettorie tracciate dai suoni

nell'attraversare quest'area proteiforme. Diviso in

PAC

11 Settembre 2020 H 21:00

vari capitoli, le listening session di Black Med sono

composte da un DJ set corredato dalla proiezione di

una serie di slide contenenti testi teorici e

approfondimenti dei brani musicali. Per Performing

PAC, Invernomuto presenta il quarto capitolo di

Black Med, estendendo la ricerca sul suono che

attraversa il Mediterraneo verso le rotte orientali a

una deviazione nell'area del Golfo. Simone Bertuzzi

e Simone Trabucchi collaborano come Invernomuto

dal 2003. Sebbene il loro lavoro si concentri

soprattutto sull'immagine in movimento e il suono,

gli artisti ricorrono a scultura, performance e

editoria per completare il loro progetto.

Attualmente, Invernomuto sta sviluppando una

nuova commissione per la Biennale di Liverpool

2020 e la LVIII edizione dell'October Salon-Biennale

di Belgrado 2020. Un altro progetto, Black Med ,

concepito nel 2018 per Manifesta 12 (Palermo), di

recente ha partecipato al programma di

performance della LVIII Biennale di Venezia nel

2019. Il loro lavoro è stato esposto nei seguenti

musei: TATE (Londra), Kunsthalle Wien (Vienna),

Galleria Nazionale (Roma), MAXXI (Roma), Museion

(Bolzano), Centre Pompidou (Parigi), Fondazione

Sandretto Re Rebaudengo (Torino).

IL PAC È LO SPAZIO PUBBLICO PER L’ARTE CONTEMPORANEA

A MILANO, UN LUOGO APERTO A TUTTI DOVE VIVERE E

CONDIVIDERE LA CULTURA CONTEMPORANEA ATTRAVERSO L'

A R T E

Via Palestro 14 Milano — 20121

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art

by

PAOLO SISTILLI

www.dimagazine.it

90


www.dimagazine.it

Nella foto: Il Maestro Paolo Sistilli nel suo studio

PITTORE, SCULTORE ! PAESI BASSI

NEW COLLECTION

www.paolosistilli.nl

GALLERY

UTRECHT - NEDERLAND


www.dimagazine.it

rt

Archeologia

della

Comunicazione.

Paolo Sistilli è nato nel 1950 in un piccolo paesino lungo la costa adriatica:

dopo essersi diplomato ha proseguito i suoi studi in Olanda dove, presso

Scuola Superiore dell'Arte di Utrecht, si è specializzato in scienze

monumentali. Vive e lavora in Olanda da 32 anni; apprezzato artista ha

opere presenti in collezioni pubbliche e private in molti paesi europei. Nel

2011 è stato invitato a partecipare alla 54° Esposizione Internazionale

d'Arte Biennale di Venezia. Sistilli svolge una indagine di archeologia

della comunicazione, di recupero di sbiadite testimonianze di mutamenti

socio-culturali che sopravvivono indipendentemente dall'attimo della loro

creazione e della loro distruzione: forme scritte che hanno perduto il loro

criterio fonografico per recuperare quelle ideo-logografico. Se antichi papiri

vengono registrati elettronicamente perché possano sopravvivere nel

tempo a scapito del piacere visivo, tattile, intellettuale ed emotivo,

diversamente Sistilli recupera frammenti di messaggio, anche solo singole

lettere e le registra con la fisicità di fare arte, riportandole sulla tela con

l'antica tecnica dell'encausto restituendoci lo stupore della riscoperta di

frammenti di antichi muri pompeiani e nel contempo invitandoci, nell'era dei

media elettronici, ad una suggestiva rappresentazione e riflessione

filosofica su questo meraviglioso strumento di sapere storico.

B.B.

PAOLO SISTILLI


LO SCORSO 13 GIUGNO

È STATA UFFICIALIZZATA

LA DONAZIONE DI

LISETTA CARMI AL COMUNE

DI CISTERNINO DI TRENTA

SCATTI E DI 900 VOLUMI

DELLA SUA COLLEZIONE

P R I V A T A .

È il 1979 quando Lisetta Carmi (Genova,

1924) si stabilisce a Cisternino, piccola

cittadina pugliese, ai confini tra la Terra di

Bari e Salento, scoprendo con largo

anticipo, rispetto al turismo

internazionale, il fascino del vivere in

Valle d’Itria. Un dato che non stupisce se

analizzato alla luce della sua poliedrica

vita. Lei ha sempre precorso i tempi. Lo

ha fatto nel 1960, quando ha deciso di

diventare fotografa, dedicandosi ad

un’attività ritenuta da molti esclusivo

appannaggio degli uomini. Lo ha fatto

quando ha scelto di indagare le condizioni

di lavoro dei camalli, gli scaricatori del

porto di Genova, rivelando una realtà di

degrado sociale ma anche di grande

umanità. Lo ha fatto quando ha deciso di

raccontare la comunità dei travestiti di

Genova, accendendo i riflettori su una

realtà fino ad allora ai margini,

sconveniente per i benpensanti eppure

metafora di libertà, autodeterminazione e

finanche spensieratezza. Tutto questo

Lisetta lo ha fatto dopo aver affrontato le

discriminazioni determinate dalle leggi

razziali del 1938 e dopo aver intrapreso

una brillante carriera da pianista che, sul

principio degli anni Sessanta, sceglie di

abbandonare per riacquisire la piena

libertà, condizione necessaria al

progredire del pensiero creativo che i

molteplici impegni concertistici le avevano

progressivamente tolto. Una passione

quella di Lisetta per la fotografia che

sorge e si conclude in Puglia. Vi nasce nel

1960 quando l’amico Leo Levi la invita ad

accompagnarlo a Sannicandro

Garganico, dove doveva recarsi per

registrare i canti della comunità ebraica.

Per l’occasione Lisetta acquista la sua

prima macchina fotografica, un’Agfa

Silette con la quale ritrae tutte le

indimenticabili esperienze di quel viaggio,

realizzando il suo primo reportage. Ed è

sempre in Puglia, nel 1976, che Lisetta,

oramai affermatasi anche come fotografa,

exibart.daily

www.dimagazine.it

Gli scatti

di Lisetta

Carmi

per la

Galleria

Civica

di

Cisternino

Lisetta Carmi, courtesy Galleria Martini & Ronchetti, Genova


decide di cambiare nuovamente vita, Lisetta ancora stupiscono per la loro

abbandonando l’arte per dedicarsi alla toccante verità. L’artista ha sempre cercato

diffusione degli insegnamenti del maestro, il ciò che era al di là del visibile, cogliendo la

guru Babaji Herakhan Baba, conosciuto bellezza e l’eroismo della realtà,

durante un viaggio in India, in onore del rintracciandola soprattutto laddove non ci si

quale fonda, proprio a Cisternino, il suo aspettava di trovarli, negli emarginati, nelle

ashram per il karma yoga Bhole Baba. Una sculture funerarie, nella crudezza del parto,

donna straordinaria, che alla veneranda età nei volti canuti e segnati degli intellettuali

di 96 anni continua a sorprendere, questa (celebri sono i suoi ritratti di Ezra Pound).

volta con un dono inaspettato quanto Una realtà raccontata in un rigoroso bianconero,

colta con sguardo lucido e con una

gradito. Lo scorso 13 giugno infatti è stata

ufficializzata la donazione al Comune di sensibilità fuori dal comune, la stessa che

Cisternino di trenta suoi scatti e di 900 oggi l’artista dimostra con il suo dono alla

volumi della sua libreria. Merito

comunità cistranese che l’ha accolta e

dell’Amministrazione comunale guidata dal omaggiata nominandola cittadina onoraria.

sindaco Luca Convertini, ma anche del Nei suoi scatti è la vita stessa ad essere

MAAAC (Museo Area Archeologico Arte sotto esame, con le sue infinite gioie ma

Contemporanea), il museo cistranese anche con le sue difficoltà, affrontate sempre

collocato nei vani ipogei della chiesa di San con sguardo lirico, di quieta denuncia e mai

Nicola, che fin dalla sua nascita ha sempre di commiserazione. Nelle fotografie di

promosso la ricerca di Lisetta, ricordando a Lisetta è la vita stessa ad essere sotto

tutti, pugliesi e non, la presenza sulla sua esame, con le sue infinite gioie ma anche

terra di una fotografa eccezionale. «La con le sue difficoltà, affrontate sempre con

volontà di Lisetta Carmi – ha dichiarato il sguardo lirico, di quieta denuncia e mai di

Sindaco di Cisternino – è quella di avere uno commiserazione. Nella sua Genova o in

spazio a lei dedicato al secondo piano del Sicilia, in Afghanistan o in Venezuela, dal

Palazzo Lagravinese [residenza privata palcoscenico dei teatri allo scenario

nobiliare di fine Settecento sita in pieno intellettuale milanese, fino al variopinto e

centro storico, ndr], uno spazio in cui i controverso mondo dei travestiti, l’artista ha

giovani possano godere della cultura che lei attraversato luoghi e contesti disparati con la

ha potuto mettere a loro disposizione, e stessa volontà di conoscere e capire,

apprendere dalla sua testimonianza di avendo sempre con sé la macchina

vita».Il regalo ha tanto più valore se si fotografica, utilizzata come un bisturi, atta a

considera che Lisetta Carmi gode oggi di sezionare la realtà, a scandagliarla in tutte le

una grande (e giusta) visibilità, determinata sue molteplici sfaccettature. Ovunque ha

da significativi eventi espositivi, dai solo scoperto la centralità della figura umana, a

show alle ultime edizioni di Arte Fiera alla prescindere dalla sua concreta presenza

recente antologica al Museo di Trastevere a nell’immagine; l’ha sottratta alla transitorietà

Roma (2019), museo in cui da anni si del tempo e della visione per eternarla

celebrano gli obiettivi più illustri e

nell’attimo minimo eppure infinito dello

interessanti della contemporaneità, italiani e scatto. Che sia un intellettuale, un

non. E sono già in programma sue

lavoratore, un emarginato, finanche una

importanti mostre al MAN di Nuoro, ad Arles, statua tombale, l’uomo è sempre

capitale internazionale della fotografia, e al protagonista, anche solo per il suo stare al

MUST di Lecce. E sempre a Lecce nel 2011, mondo, per essere testimonianza tangibile

in occasione del Festival del Cinema dell’hic et nunc, del qui ed ora unico ed

Europeo, è stato presentato in anteprima il irripetibile.

film Lisetta Carmi. Un’anima in cammino di

Lisetta Carmi

Daniele Segre, insieme alla personale “Alla

ricerca della verità”, organizzata al Cineporto

da Apulia Film Commission. Un intenso

lavoro di promozione dell’Archivio Carmi,

frutto di una vincente sinergia tra enti

pubblici e privati (non necessariamente

prestabilita), prima tra tutti la prestigiosa

Galleria Martini & Ronchetti di Genova. A

distanza di mezzo secolo le fotografie di

FOTOGRAFIA

di Carmelo Cipriani


5 0

SCATTI DI INGE MORATH

AL MUSEO DIOCESANO

DI MILANO

Presso il Museo Diocesano

Carlo Maria Martini la grande

retrospettiva sul lavoro di Inge

Morath, tra viaggi e vita privata,

con circa 150 scatti e documenti

originali. Marco Minuz, del team

curatoriale, ci ha raccontato la

mostra.

Rinascente, media partner IGP Decaux, ripercorre il

cammino umano e professionale della fotografa

austriaca, dagli esordi al fianco di Ernst Haas e Henri

Cartier-Bresson fino alla collaborazione con prestigiose

riviste. Attraverso i suoi principali reportage di viaggio,

che preparava con cura maniacale, studiando la lingua,

le tradizioni e la cultura di ogni paese dove si recava,

fossero essi l’Italia, la Spagna, l’Iran, la Russia, la Cina,

al punto che il marito, il celebre drammaturgo Arthur

Miller, ebbe a ricordare che «Non appena vede una

valigia, Inge comincia a prepararla», si legge nel

comunicato stampa. «Il percorso espositivo dà conto di

questa inclinazione della fotografa, presentando alcuni

dei suoi reportage più famosi, come quello realizzato a

Venezia nel 1953, con immagini colte in luoghi meno

frequentati e nei quartieri popolari della città lagunare,

che sposano la tradizione fotografica dell’agenzia

Magnum di ritrarre persone nella loro quotidianità. Alcune

ambientazioni surreali e alcune composizioni fortemente

grafiche sono un esplicito riferimento al lavoro del suo

primo mentore Henri Cartier-Bresson», ha spiegato

l’organizzazione.

www.dimagazine.it

Inge Morath, Audrey Hepburn sul set di "Unforgiven" (part.), Messico, 1959,

© Fotohof archiv/Inge Morath/ Magnum Photos


I RITRATTI

«La mostra dà

ampio spazio al

ritratto, un tema

c h e h a

accompagnato la

fotografa per tutta

la sua carriera.

Da un lato era

attratta da

personaggi

celebri, quali Igor

Stravinsky,

A l b e r t o

Giacometti, Pablo

Picasso, Jean

Arp, Alexander

Calder, Audrey

H e p b u r n ,

dall’altro dalle

persone semplici

incontrate

durante i suoi

reportage. Tra gli

scatti più iconici,

spicca la

fotografia di

Marilyn Monroe

che esegue dei

passi di danza

all’ombra di un

albero, realizzata

sul set del film Gli

spostati del 1960,

lo stesso dove

Inge conobbe

Arthur Miller che

all’epoca era

sposato proprio

con l’attrice

americana»,

riporta il

comunicato

stampa.

Inge Morath,

veduta della mostra, Museo Diocesano

Carlo Maria Martini, 2020

Inge Morath, Autoscatto, Gerusalemme, 1958, © Fotohof archiv/Inge

Morath/ Magnum Photos


LA MUSICA

AL TEMPO

DEL

Coronavirus

Si sa che la musica è la

miglior cura per l'anima,

einunmomento

storico così delicato,

non può che essere la

protagonista.

La musica è una delle più antiche forme d'arte

umana, se non la più antica. Ed è anche un

formidabile antidoto per la resilienza contro le guerre,

le ingiustizie, le oppressioni e momenti di crisi. Lo

abbiamo visto lo scorso autunno nelle proteste per

strada in Cile, Libano, Catalogna, Hong Kong e

Haiti. Lo abbiamo osservato, più di recente, come

atto liberatorio contro l'isolamento sociale cui milioni

di persone in tutto il mondo sono state costrette per

fronteggiare la diffusione del nuovo coronavirus. Voci

e suoni si diffondono e si connettono, virtualmente,

per condividere i sentimenti più intimi e profondi di

un'esistenza stravolta all'improvviso e mai vissuta

prima. Per avvicinarsi, consolarsi, ribellarsi, sperare, o

anche solo per sopravvivere. Platone, nella sua

Repubblica, ha trattato con enfasi straordinaria

l'importanza della musica nella educazione, poiché il

carattere di un popolo è proprio come la musica che

esso apprezza. La musica rende più profonde le

emozioni e le armonizza fra di loro. Suono e parola

hanno in comune il fascino e la potenza di

espressione di qualcosa che non deve

necessariamente essere immediatamente presente nelle

vicinanze. Ma che al tempo stesso è domabile, quasi

controllabile, proprio attraverso l'espressione e il

canto, quindi tramite la parola e le figure retoriche, il

verso, e il suono.

singer

extra

IN THIS NUMBER :

&deejay

po r ducer

A casa di Jack

live streaming on FB

rubrica a cura Bruno Romano Baldassarri

nella foto: Captured by the moment

live streaming by Captain Jack

www.dimagazine.it104

ELLAVITA

summer music 2020


E' poi ovvio che la parola sia suono, molto prima che

segno o immagine scritta. Inoltre, poesia e musica

obbligano a contare: c'è anche il fascino per il

controllo su qualcosa creato dall'uomo e

contemporaneamente misterioso; originariamente il

ritmo e la ripetizione di elementi sonori serve a

ricordare meglio.

Oltre che all'origine della letteratura occidentale,

come in Omero o negli aedi o nel teatro greco,

l'accompagnamento musicale della poesia risulta

fondamentale in altre epoche ed in altre occasioni,

come nella poesia provenzale e trobadorica in età

medievale, o in molte forme di poesia popolare,

come quella dei cantastorie, o negli odierni

cantautori.

Il rapporto fra la poesia e la musica è fondamentale

in Omero (VIII-IX sec. a. C.), negli aedi (cantori) delle

gesta eroiche e della poesia epica nell'antica Grecia,

ma anche nel teatro greco: all'epoca di Eschilo (VI

sec. a. C.) assistere a una rappresentazione teatrale

consiste nel partecipare a un rito religioso, gli

avvenimenti che si raccontano sono un patrimonio

comune e la tragedia (come la poesia epica) deve

essere austera e grave in quanto svolge la funzione

di «poesia educatrice», moralizzatrice, per

eccellenza ed ecco che deve essere integralmente in

versi. Fabrizio De Andrè rappresenta, nel campo

musicale italiano il più riuscito incontro tra musica e

poesia. I suoi testi, intensi e curati, si basano infatti

su una ricerca ed una cura rigorosa nei confronti

della parola, ben costruita e ben pronunciata.

Spaziando dall'amore alla difficoltà ed al senso

dell'umana esistenza, le canzoni di De Andrè sono

riuscite ad interpretare il sentire collettivo

emozionando e diventando così davvero universali...

"Le passanti" su tutte è quella che preferisco: "dei

baci che non si è osato dare delle occasioni lasciate

ad aspettare degli occhi mai più rivisti" o anche "e ti

piace ricordarne il sorriso che non ti ha fatto e che tu

le hai deciso in un vuoto di felicità" e ultima "si

piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti

che non siamo riusciti a trattenere". Non basterebbe

un libro, per esprimere la poesia che emana la

musica attraverso le sue note fluttuanti nell'aria, per

riportare i versi più celebri delle canzoni che

rimangono nei cuori, che fanno parte della vita di

ognuno di noi. Quelle note e quelle parole che ci

accompagnano lungo il percorso del nostro destino.

Ritornelli stonati, canticchiati di prima mattina al

risveglio, che sembrano quasi volerci accompagnare

l'intera giornata. Canzoni gridate con il cuore, in

piena notte, tra le luci abbaglianti di un concerto; le

emozioni forti scorrono lungo tutto il corpo, mentre

tra amici si intona un motivo, sotto un cielo stellato o

sotto un caldissimo sole di piena estate. Canzoni

d'amore che rimarranno per sempre impresse dentro

di noi in ricordo dei bei momenti vissuti. E poi ci sono

quelle melodie che, ogni volta che le ascolti, ti

provocano un brivido forte, una stretta al cuore.

Musica per ballare liberi, per gioire, per emozionare,

proprio come la poesia.

La musica è poesia, la poesia è musica...l'importante

è sentirla dentro. Una canzone può aiutarci a

comprendere meglio chi siamo, il significato del

nostro esistere? Possiamo chiederle di renderci

migliori, oltre che emozionarci?

E comunque, la musica, è forse uno dei settori che

più ha risentito delle barriere alzate per evitare il

contagio: interi tour in giro per il mondo sono stati

annullati, e si sa i concerti, dopo il calo delle vendite

fisiche di album, sono uno degli ambiti più

remunerativi per gli artisti e per tutto l'indotto che gli

ruota intorno. Non molto diversa la situazione per i dj

e le band anche minori che si esibivano nei locali,

anch'essi chiusi per ordinanza. Ma la musica si è

fermata? Diciamo proprio di no! La comunità

artistica, particolarmente colpita dal lockdown

globale, si reinventa grazie al digitale. Sospesa la

programmazione di festival, tour, concerti e djset, gli

artisti si esibiscono in diretta streaming dalle proprie

case, salotti o camere da letto. Per brevi intervalli o

interi show dal vivo, per solidarietà o divertimento.

Non da meno poteva essere per Donna Impresa

Magazine e la sua rubrica “Bella Vita” che per mezzo

del suo eclettico Capitano è stato in onda streaming

con l'appuntamento “Captured by the moment “…

ovvero Catturati dall'attimo. Non è un format digitale

di successo, è il format. Quelli che ascolterete sono

brani che profumano di poesia, che ne ricordano

quello che è il concetto stesso: brani da custodire

con cura, poesie che si fondono perfettamente con le

note. Un viaggio emozionale, un universo dove

l'unione di testa e cuore fa cadere tutte le frontiere

svelando ciò che siamo veramente nel profondo di

noi stessi.

E voi, avete una poesia preferita? Qual è la vostra

canzone-poesia del cuore? “Io non so che cosa sia la

poesia, ma la riconosco quando la sento” (Alfred E.

Housman)

Sono certo che presto tutto finirà e

torneremo a fare le cose che riteniamo più

importanti … con un pizzico di attenzione

in più … comunque sia … parafrasando il

buon Vasco …. Noi siamo ancora qua ….

E già!!!!.

parola di Capitano

B.B.

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live stream on the city

must per la generazione

4.0

Nella foto:Vasco Rossi in un momento del lockdown


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YUSUF RISCOPRE CAT

“Torno sui miei passi e mi riprendo

la musica”

Sorride, è rilassato, ha voglia di godersi Londra come quando era ragazzo e sognava di

diventare un Beatle (ci è andato parecchio vicino) strimpellando la chitarranella camera

dell'appartamento situato sopra al ristorante che suo padre, greco cipriota, gestiva nel quartiere

di Soho. Cat Stevens creò un mito, canzoni semplici e contagiose come Wild world e Father

and son, poi, alla soglia dei trent'anni, la decisione di cancellarsi dall'album d'oro del pop per

seguire un percorso spirituale travagliato e periglioso fin dal nome adottato a partire dal 1977,

dopo la conversione: Yusuf Islam. Da allora, tante polemiche, un impegno assiduo nella

comunità, molto tempo dedicato alla famiglia con la quale vive in pianta stabile a Dubai, molto

rigore, zero allegria, pochissima musica. Stupisce vederlo sorridere, dopo tante interviste in cui

inevitabilmente era l'ortodossia a prevalere ("Nell'Islam non c'è spazio per la musica" ) ed era

praticamente vietato rivangare il passato da popstar. Ma di più sorprende sapere che il nuovo

album The laughing apple, che recupera anche alcuni inediti composti nella seconda metà degli

anni Sessanta, è a nome di Yusuf/Cat Stevens (lo pseudonimo con cui Steven Demetre

Georgiou è diventato famoso non compariva su un disco inedito dal 1978!). Niente più

djellaba, niente più kefiah, Yusuf, 69 anni, è sobriamente vestito all'occidentale quando lo

incontriamo nell'hotel londinese di Maida Vale, a due passi dall'Islamic Centre of England. Lo

accompagna il primogenito Mohammed (che tempo fa incise un album con il nome di Yoriyos),

32 anni, in jeans e chiodo neri. Si diverte da matti il ragazzo quando gli mostro una foto di

Cat scattata a Roma nel 1974 (in cui la somiglianza tra padre è figlio è impressionante), in

compagnia di Florinda Bolkan e Helmut Berger. "Sono due attori famosissimi che hanno

lavorato con Luchino Visconti", spiega Yusuf distrattamente (non ricorda che quella notte ebbe

un epilogo drammatico: all'uscita dal Jackie O' di via Veneto i paparazzi vennero alle mani con

i bodyguard e qualcuno finì all'ospedale). Si accarezza la barba divertito quando gli faccio

notare che ci sono voluti quarant'anni perché Cat e Yusuf si stringessero la mano. "È vero, ma

Cat Stevens è solo un'etichetta legata a un periodo musicale della mia vita molto prolifico e

profondo. È ovvio che anche per Yusuf fosse un punto di riferimento, perché io vivo in

armonia con le canzoni che ho scritto", dice mentre sbircia i disegni che faranno parte della

scenografia del tour australiano in allestimento.

Le è mai capitato, dopo la conversione, quando sembrava che non ci fosse spazio per la

musica nella vita di un buon musulmano, di rinnegare o di provare avversione per quelle

canzoni?

A un certo punto presi la decisione di sospendere la mia attività musicale, perché l'ala più

conservatrice dell'Islam sosteneva che non fosse compatibile con la mia conversione. A quel punto

ero troppo indaffarato con la famiglia e con il mio impegno nella scuola islamica per approfondire la

materia. E difatti nelle ultime interviste dell'epoca dissi (lo dissi anche a lei, ricorda?): sospenderò le

Cat

STEVENS


le mie attività di musicista finché non avrò verificato

personalmente. Non ho mai detto che non avrei più

cantato e suonato, non avrei potuto farlo senza il volere

di Dio, semplicemente lasciai la porta aperta.

Ricordo i suoi soggiorni in Turchia, poi in Egitto per

apprendere l'arabo e applicarsi nell'interpretazione del

Corano.

Era indispensabile, avevo bisogno degli strumenti

necessari per prendere una decisione giusta ed

equilibrata, non potevo continuare a chiedere a questo o

a quell'imam. La maggior parte di loro fa affidamento sulla

leadership, ignorando che l'Islam ha dato un contributo

fondamentale alle civiltà attraverso i secoli, e non solo

perché le prime industrie dello zucchero nacquero in

Marocco, ma anche in fisica e matematica e astrologia. E

in musica: l'oud, il liuto, arrivò da Baghdad in Andalusia,

poi dalla Spagna in Austria, e da lì fino alla corte inglese;

anche gli antichi greci avevano la chitarra. La

civilizzazione non è né islamica né cattolica, né

occidentale né orientale, appartiene all'umanità. Il mondo

islamico ha la sua solennità e il suo rigore, c'è voluto del

tempo per separare le opinioni dai fatti.

Anche la presunzione della cultura occidentale ha

causato molti dei mali di cui stiamo soffrendo.

L'esclusione delle altre culture genera inevitabilmente

problemi. Mi piace ricordare che le civiltà cristiana e

islamica a un certo punto si sono incontrate generando

meraviglie: pensi agli ottomani, Haghia Sophia e le

architetture di Sinan a Istanbul.

Oggi possiamo dire che mettere il nome Islam

accanto a quello di Yusuf fu una decisione che col

tempo, anche a causa degli accadimenti che hanno

fatto seguito all'11 settembre, è diventata

imbarazzante?

C'è un fondo di verità in quel che dice. Quando all'epoca

abbracciai l'Islam, cercai di farlo nella maniera più totale e

rigorosa possibile. I miei principi, da cristiano come da

musulmano, hanno sempre avuto la pace come priorità. È

vero, forse non ho fatto abbastanza all'epoca per chiarire i

malintesi, forse non ho alzato sufficientemente la voce,

ma non è quello il mio lavoro, sono un essere umano non

un politico né un leader religioso.

L'album è una riflessione sugli esordi, uno sguardo

molto tenero all'entusiasmo dell'artista in erba. Alcune

dei brani sono stati scritti quando lei non aveva

ancora vent'anni e non era ancora un idolo del pop.

Sono canzoni che riflettono lo spirito degli anni Sessanta,

un periodo meraviglioso in cui tutto poteva succedere,

nascere, evolversi, un periodo di grandi novità e di grandi

cambiamenti. Il mio sound era piuttosto unico e lo amo

ancora, al punto che è riemerso prepotentemente quando

ho cominciato a pensare a questo disco. Alcuni brani,

come Northern wind (Death of Billy the Kid), con il loro

anelito pacifista, sono tremendamente attuali. Nel periodo

successivo alla conversione tutto questo era rimasto

nell'ombra, volevo provare altre cose, suoni più consoni

alla mia spiritualità. Questa volta ripercorrere le vecchie

strade è stato naturale e irrinunciabile. The laughing apple

è una sorta di prequel di quell'inno all'ottimismo che fu

Moonshadow".

Grazie anche alle sue illustrazioni, sembra un libro o

un album di canzoni per bambini. Le dolci ali della

giovinezza?

Sì, e più si diventa vecchi più sembrano dolci; il contrario

di quel periodo postadolescenziale in cui smaniavo per

crescere e diventare adulto. Sono ricordi indelebili: ieri ho

tenuto uno showcase nel locale dove mio padre gestiva

un ristorante (ora è una galleria d'arte) - ho vissuto al

piano di sopra per ventun anni, lì è nata la maggior parte

delle mie canzoni.

È nonno di otto nipotini, le è capitato di cantar loro

queste canzoni?

Per forza, perché ormai ho un piccolo fan club in famiglia.

S'impara sempre tanto osservando i bambini. Tutti

avremmo da apprendere guardando i bambini giocare,

anche i nostri governanti. È in quel momento che s'impara

a vivere insieme, i meccanismi sono già tutti lì.

Mighty peace, la prima canzone che scrisse a

quindici anni e rimasta nel cassetto, è quella che

riunisce il percorso spirituale di Cat e Yusuf. Il

messaggio sembra essere: non c'è bisogno di

cambiar nome o religione per essere una persona

migliore.

Sacrosanto! La verità non ha colori, non ha pregiudizi,

non ha nazionalità. Di fronte alla verità le esigenze

individuali perdono d'importanza. Per questo è

fondamentale rispettare la legge, come riusciremmo

diversamente a mettere d'accordo due persone che

litigano?.

You can do (Whatever) fu scritta per la colonna

sonora del film "Harold e Maude", ma poi restò

incompiuta. Ora la canta con l'aggiunta di qualche

nuova strofa (Quando i soldati cominciano a

marciare/ Puoi ascoltare quel che dicono/ O puoi

urlare).

La scrissi in Giamaica, a casa del produttore Chris

Blackwell. Il regista Hal Ashby era innamorato delle mie

canzoni, mi diceva: non devi vergognartene perché sono

semplici, è questa la loro forza. In effetti, la mia filosofia di

vita è esattamente quella descritta da questa canzone (la

canticchia, ndr). Le nuove parole mi sono venute quando

l'ho rispolverata per la colonna sonora del film su Steve

Jobs. La prima canzone che Jobs ha salvato in mp3 (me

l'ha detto uno degli inventori del formato) è stata Father

and son, mi ha lusingato saperlo.

Non ha mai pensato di scrivere un'autobiografia per

raccontare tutto e far luce su quello che i vecchi fan

considerano il suo periodo buio?

Ci lavoro da anni. Ne ho già pubblicata una per spiegare

al mondo islamico perché sono tornato a fare musica, si

chiama Why I still carry a guitar (My spiritual journey from

Cat Stevens to Yusuf Islam).

Ha condannato il terrorismo e da sempre è molto

sensibile al problema dei rifugiati. Qual è oggi la sua

più grande paura?

La stampa. Il mondo dell'informazione è così deprimente!

Dovrebbe essere uno strumento al servizio della verità,

dovrebbe... La libertà di stampa è sacrosanta come la

libertà d'espressione, purché non si mistifichi o distorca la

realtà. Che è quel che regolarmente accade.

“A un certo punto presi

la decisione di sospendere

la mia attività musicale,

perché l'ala più conservatrice

dell'Islam sosteneva che non

fosse compatibile con la mia

conversione.


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Foto: Dimitri Balan

MUA: Aurelia Liansberg

Styling: Florie

Agent: Silver Agency Paris, France

KANDIS DAVIS

Americana Eclettica che ama L'Europa,

in modo particolare, L'Italia, Parigi e Londra”.

Detroit Country Day Alumna Liaison

Co-founder Global Culture Talks

Cultural Diplomacy Conferred by

U. S. Consul General Milan, Italy


CELEBRATING

Dopo gli studi alla Detroit Music School for

The Arts e alla Detroit Country Day School

dove si è Diplomata con onore e lodi e la sua

pluriennale frequentazione al Blue Lake Fine

Arts ed Interlochen Center for the Arts,

Kandis Davis ha conseguito la Laurea presso la

University of Michigan e Canterbury

University. In Italia, ha proseguito gli studi

musicali frequentando il corso di

Perfezionamento di Violoncello e Musica da

Camera presso la Civica Scuola di Musica

"Claudio Abbado" di Milano, dove ha vinto il

concorso concertistico solistico per archi con il

Concerto di F. Haydn Do Maggiore. Ha

successivamente seguito un Master presso la

Scuola Musicale di Milano tenuto dalle due

prime parti dell’Orchestra Filarmonica della

Scala. Kandis ha iniziato molto presto la sua

carriera da solista; all'età di sette anni ha

eseguito il suo primo recital solistico con

pianoforte. Ha ottenuto affermazioni in

innumerevoli concorsi sin dall’età di otto anni. A

dodici anni, ha eseguito il Concerto di C. Saint-

Saëns in La minore presso la Scholenburg

Symphony Orchestra, continuando ad

effettuare diverse incisioni discografiche e

tournées in Germania, Svizzera, Olanda, e

Francia. Collaborando con le orchestre più

importanti e rinomate del panorama italiano ha

partecipato alla prima Opera diretta da Woody

Allen e prosegue un’attività concertistica dove

si esprime non solo con la musica classica, ma

anche attraverso collaborazioni attuali, come in

quartetto d'archi con David Guetta per

programmi televisivi e con altri artisti come

Laura Pausini, Modá e Gigi D'Alessio per

Rai e Mediaset. Il suo corpo statuario ed il suo

bellissimo volto le hanno consentito di posare e

calcare le passerelle per numerosi stilisti come

Claude Montana, Thierry Mugler,

Ralph

Lauren a New York, Parigi, Londra, Milano e in

Vogue Italia. Ha fatto numerosi spot televisivi

per importanti aziende Italiane, è stata

doppiatrice per Emporio Armani,

Chiquita

Banana e Lavazza ed a recitato con Delia

Scala e Gerry Scotti nella sit com televisiva di

Canale 5 “ IoeLaMamma”. Ha organizzato

l’evento cerimoniale del Premio dal U. S.

Consulate General per la Cultural Diplomacy

del American Ballet Theatre Prima Ballerina

Misty Copeland per il suo debutto con L’Étoile

Roberto Bolle al Teatro alla Scala e l’evento

cerimoniale del Premio dal U. S. Consulate

General per la Cultural Diplomacy del Direttore

Maestro Alan Gilbert al Teatro alla Scala.

Kandis è anche co founder del non profit

Global Culture Talks creando e organizzando

Master Classes Internazionale in partnership

create con la U. S. Consulate General,

Fondazione Cariplo, Accademia delle Belle Arti

di Brera, FareArte e The Chuma Gallery; inoltre

organizzando l’evento cerimoniale del Premio

dal U. S. Consulate General per la Cultural

Diplomacy dell’artista John W. Jones. Svolge

un ruolo attivo nel sociale e nella comunità

multietnica e multiculturale, collaborando con

diverse associazioni ed enti; realizzando

progetti con lo scopo di integrare la comunità

ed è stata Premiata dal U. S. Consulate

General con la U. S. Consul General’s Award

for Cultural Diplomacy.

Arts Advocate

Violoncellista

Cantante

Ballerina

Attrice

Indossatrice/Fotomodella

Events Manager

Public Relations

Manager International

Relations Coordinator Detroit Country

Day Alumna Liaison

Cultural Diplomacy Ambassador


FRANCESCO

Francesco Tursi in arte “ Le Noire” nasce a Moncalieri

il 30 aprile 1972, cresciuto a Trofarello ma tutt'ora

residente a Santena prov.Torino, è un DJ producer

insieme al suo collega Simone Ventura. Francesco

cresce con la passione per la musica sin da piccolo

quando all’età di 18 passava gran parte delle

domeniche in discoteca a guardare e cercare di

apprendere il lavoro del DJ. Nel 1992 frequenta il corso

per DJ e inizia a suonare il varie discoteche in Italia ed

estero, tra cui Magic Club, Porto Seguro,

Rodhouse

341, Gipsy Club, korona Disco, Coyote Club Roma,

Ethage Club, New Havana Cafè, The Sound Club, e

molti altri. Inizia a produrre remix in cui collabora anche

con noti DJ. I due producono musica EDM dove con

ottimi risultati sfornano brani di buon livello come

DREAM, EHART, MAD ma non disdegnano anche

collaborazioni dance con artisti dj del calibro di ALEX

MILANI con cui sono usciti, nel febbraio 2020, col

brano edito da SMILAX - DON'T STOP THE RHYTHM.

“I miei remix non hanno un genere specifico, se una

canzone mi colpisce qualsiasi sia il suo genere ci metto

l’anima per far un buon prodotto rispettando il genere e

l’artista che ha composto il brano” ci dice. “ Mi sono

esibito in discoteche, disco pub e ospite in villaggi

turistici e piazze in Italia ed estero. Locali più noti e con

bei ricordi ”. Sul web è possibile ascoltare le loro

version: delle perle nascoste da scoprire. Francesco

Le Noire è presente su facebook, twitter, instagram,

linkedin.

Per contatti lavorativi francescolenoire@yahoo.it

collabora tutt'ora con RadioScia. Per info e contatti

+ 39 348 5608246.

LE NOIRE

DEEJAY

Negli ultimi decenni i remix

sono diventati una parte

essenziale della

produzione musicale. Ciò

che è iniziato come una

pratica fai-da-te nella prima

dancehall e DJ culture è

ormai un fenomeno

mondiale con addirittura

una categoria propria nei

Grammys. Non è vero che

la versione originale di un

pezzo è sempre meglio

dei suoi remix. È capitato

(e capita tuttora) che certi

brani abbiano riscosso

successo solo una volta

“ritoccati”. Lasciando da

parte i giudizi soggettivi,

esistono canzoni che

hanno conquistato il

pubblico proprio grazie ai

remix, mentre i brani

originali non hanno avuto

altrettanta fortuna, o in casi

estremi sono state del tutto

ignorate dalla stragrande

maggioranza degli

ascoltatori. Almeno una

volta nella vita ognuno di

noi si è domandato: chissà

questa canzone come

sarebbe stata se fosse

stata fatta in un genere

diverso? Alcuni

professionisti in ambito

musicale hanno provato a

dare risposta a questa

domanda sperimentando

combinazioni diverse come

dei veri alchimisti in

laboratorio.

IREMIXSONOIL

RISULTATO DI

QUESTA

SPERIMENTAZIONE.

B.B.


LEONFORTE - SICILIA - ITALIA

FILIPPO STANZÙ

Racconti ...

In casa dei nonni, ruotava frenetico adagiato su un

ingombrante grammofono. Nel mio immaginario il

curioso braccio della testina era il lungo becco di

un uccello e la musica prepotentemente fuori dalla

grossa tromba a spirale si diffondeva eterea come

per magia. Era uno spesso 78 giri, il primo che

vedevo e toccavo. Poi fu una inondazione di vinile.

Lo zio Ignazio ci passava i suoi ormai consumati

45 giri, tipo Tweedle Dee Tweedle Down, roba che

tra i ‘60 e i ‘70 lasciava dondolare i giovani nelle

terrazze estive alla Plaja, Patty Pravo, Demis

Roussos ma anche Don Backy e tanto tanto Lucio

Battisti. Il nostro mangiadischi fece il suo dovere

per anni e a lungo torturato finì per consumarsi

leggendo centinaia di volte I Wish di Stevie

Wonder, il mio preferito. L’incontro con l’etichetta

Motown chiarì che i confini della musica erano più

ampi e sorprendenti di quanto sospettassi. Nelle

case imperversavano i giradischi di Selezione del

Reader’s Digest, c’era Tony che imbracciata la sua

Gibson accompagnava l’assolo di George Harrison

mentre si ascoltava Something, nella stanzetta di

Salvatore impazzavano Le Orme, Hendrix e Area

da Andrea, da Pierfrancesco ho incontrato i Deep

Purple e aggiungo solamente i Led Zeppelin e gli

Emerson Lake & Palmer. Le copertine erano un

viaggio, le spulciavamo fino a sgualcirle,

originalissime quelle di Santana, Lotus addirittura

una rarità, mai visto prima un album triplo.

Iniziai a sfogliare gli LP di Radio Onda Libera, una

buona raccolta, fonte per me di nuovi spunti e

sonorità. Con Giancarlo, mio brioso partner,

conducemmo un programma grottesco, WC si

chiamava, passavamo di tutto, da Bennato agli

Earth Wind & Fire, da Dylan ai Pink Floyd.

Ecco, pensare che la musica analogica abbia

predisposto la colonna sonora della nostra

gioventù mi rende fiero. Riempiva tutti gli spazi, la

ritrovavi dappertutto. All’Eden, come al Jolly ci

intrattenevamo dinnanzi al jukebox per riprodurre

le hit del momento. Attraverso il vetro trasparente

vedevi il meccanismo ruotare per poi arrestarsi col

disco preselezionato. Preistoria.

La vitalità ci sosteneva e la musica era un buon

mezzo per avvicinare le ragazze. Nella sala

circolare di una villa nuova di zecca approntammo

una pseudo discoteca. Contavamo in un solo

giradischi, una strobosfera e una dozzina di faretti

colorati. I’m Your Boogie Man e vai! Disco

Speedway la chiamammo, passò via come una

meteora ma custodisco ancora la mia tessera nero

grigia tra preziose reliquie.

Chi ricorda la New Line Club, prima discoteca

degna di tale nome? Insieme a Serafino, abile

conduttore di Radio Centrale 2, ci proponemmo

timidamente come deejay ai quattro illuminati

cognati che la gestirono. Ci presero, e per quasi

due anni tutti i sabati e le domeniche pomeriggio

appollaiati su un angusto banco mixer suonammo

Disco maneggiando vinile su vinile. Impazzavano i

temi dei Bee Gees, Saturday Night Fever, i

primissimi rappers, oltre agli immancabili lenti.

Quante coppie di futuri sposi avrà coniato Easy dei

Commodores! Nel contempo riuscivo a mantenere

lucidi e ben oleati i miei timpani. Da Elena e

Giovanni il pensiero musicale di Coltrane così

come lo stile inconfondibile di Bach fluttuavano per

la stanza intanto che lanciavamo i dadi sfidandoci

a Risiko. Poi arrivò Carlo. Non posso farci nulla,

non riesco a non emozionarmi ripensando ai tempi

di Radio Remo. Carlo è (era, maledizione!) un

grande. Sempre bendisposto, generoso,

lungimirante, allegro, aprì la sua, la nostra radio

libera col nome del primogenito, Remo. Carlo

disponeva di una raccolta di dischi impressionante,

dal pop americano e inglese al jazz classico e

moderno, dai cantautori italiani impegnati alle

nuove tendenze mondiali, reggae, elettronica. In

sala di registrazione scoprii quanta più musica

potevo riportandola in bobine magnetiche da

mandare in onda nelle ore notturne. Ogni sera

Spazio PdV, programma che curai col mio gruppo

di amici, distribuiva il meglio del panorama

musicale jazz e rock. Posso tranquillamente

affermare che è, anche e principalmente, grazie

alla radio del compianto Carlo Romano che il

livello della qualità di ascolto della mia generazione

e di quelle a seguire è, dico senza modestia,

abbastanza elevato. Improvvisamente, giunse il

digitale. Fu Tony, quello che accompagnava

l’ascolto dei Beatles con la chitarra elettrica, il

primo tra noi a votarsi alla nuova tecnologia e

piano piano ci convertimmo tutti. I compact disk

erano più versatili, l’ascolto più comodo. Si

aprivano nuove pagine, nuovi orizzonti nelle nostre

vite, anche se i tempi del vinile non potremo

dimenticarli mai.(…)

Da "Annotazioni senza scopo circa

un leone non più forte" di Giusto

Perdiletto

F.S.


cuori

in

confusione

Il rock degli Hania

e la voce di Roberta Faccani

Nei digital store e nelle radio italiane

dal 12 Giugno è arrivato “ Cuori in

confusione ”, il nuovo singolo della

band romana HANIA, questa volta

insieme alla cantautrice e nota

performer italiana Roberta Faccani (ex

voce Matia Bazar, Zerovskij di Renato

Zero, Romeo e Giulietta ama e cambia

il mondo - David Zard) che torna

ancora una volta in scena con una

band per dare supporto alle nuove

generazioni del panorama musicale

italiano con la sua esperienza e

caratura per dare una forte spinta

energetica ad un inno da ballare e

cantare a squarciagola.

ROBERTA FACCANI


"Cuori in confusione” (musica

di Giacomo EVA, testo di

Roberta Faccani e Giacomo

EVA, arrangiamento di Matteo

Caretto, Nèra, direzione artistica

Gianni Testa per la Joseba

Publishing) è un invito a vivere

questa estate con più voglia di

sempre tenendo per mano la

persona amata. “Sei sei sei”

vuole essere, infatti,

un’affermazione rivolta

all’amore ma anche all’estate.

Cuori in confusione è un brano ballabile,

dal grande appeal radiofonico, con un

chorus di facile presa pur tuttavia

raffinato e non banale. La mia voce e

quella del leader degli Hania si sposano

perfettamente in un connubio fresco e

giovanile: una sfida decisamente ben

riuscita che mi ha entusiasmata,

coinvolta con rinnovate passione e linfa

vitale. Ho scelto di ritornare a lavorare

ripartendo da una collaborazione con

una band perché

adoro il feeling che si

crea con i musicisti con i quali si è

instaurato un rapporto di amicizia, un

senso di famiglia e condivisione. Tutto

questo è il preludio a un mio ritorno

discografico e sono strafelice e pronta a

farlo con Joseba Publishing, etichetta

discografica con la quale ho trovato una

grande affinità artistica e umana. Dopo

alcuni anni di teatro ho sentito l'

esigenza

di tornare alla discografia e con il mio

staff stiamo preparando una nuova

Roberta che si racconterà a

trecentosessanta gradi in musica e

verità, esplorando mondi sonori e vocali

diversi dal passato.

ROBERTA FACCANI (“MATA” per i

fans), nasce ad Ancona dove inizia la

sua carriera artistica professionalmente

nel 1988, dopo aver conseguito il

diploma di “perito aziendale,

corrispondente in lingue estere”.

Dopo alcuni anni di gavetta nei clubs

marchigiani debutta nel 1990 arrivando

seconda a "CASTROCARO TERME",

noto festival per voci nuove (di GIANNI e

MARCO RAVERA) trasmesso da Rai

due. Nel 1992 vince il concorso

patrocinato da IVAN GRAZIANI "QUASI

QUASI UN FESTIVAL", nella categoria

cantautori con il brano interamente

scritto da lei “Ma quale vita”. Nel 1994

arriva in finale Rai TV a: "UNA VOCE

PER SANREMO" con il brano “Quante

stelle” di cui è anche autrice. Nel 1995 si

diploma INTERPRETE DI MUSICA

LEGGERA al "C.E.T." (Centro Europeo

di Toscolano), scuola istituita da MOGOL

e nel corso degli anni 90 lavora come

vocalist per artisti come: (PAOLA TURCI,

ADRIANO CELENTANO, MARIO

LAVEZZI, ANNALISA MINETTI,

ORNELLA VANONI, AIDA COOPER,

THELMA HOUSTON, ecc); Negli stessi

anni è in tv nel programma di Italia Uno

“METEORE", come vocalist nella band

del maestro LUCA ORIOLI. Dopo alcuni

anni in tour come vocalist e chitarrista

nello show "VOCI E CHITARRE" di

Mogol e Lavezzi, nel 2000 esce il suo

primo singolo "RIDO" scritto da lei

stessa con LIVIO VISENTIN (LIJAO) e

ANGELA BARALDI, prodotto da Lavezzi

e distribuito SONY MUSIC con l’allora

direttore artistico RUDY ZERBI). Esce

anche il relativo video che sarà

censurato per lʼimmagine provocatoria

dellʼartista. Contemporaneamente al

percorso discografico inizia quello di

performer in teatro nel 1999; per due

stagioni consecutive interpreta il ruolo di

“JOANNE JEFFERSON” nel cast

italiano originale del musical "RENT",

scelta personalmente dal maestro

LUCIANO PAVAROTTI e diretta dal

regista e coreografo FABRIZIO

ANGELINI. Dal 2002 al 2004 interpreta

il ruolo della “MAMMA DI LUCIGNOLO”

nel cast originale de: "PINOCCHIO, IL

GRANDE MUSICAL", per la regia di

SAVERIO MARCONI, con musiche e

liriche scritte dai POOH, prodotto dalla

COMPAGNIA DELLA RANCIA. Nel 2004

viene scelta come voce solista dal noto

gruppo “MATIA BAZAR” con cui debutta

al "FESTIVAL DI SANREMO" del 2005

con il brano GRIDO D'AMORE, che si

aggiudica il terzo posto nella categoria

“gruppi”. Con la band genovese resterà

fino al 2010 e oltre a numerose

partecipazioni televisive e tournée

italiane ed estere, inciderà tre albums e

un dvd: ("PROFILI SVELATI" nel 2005

"ONE,TWO,THREE,FOUR VOL.1 e

2"(2007 e 2008) -

"ONE,TWO,THREE,FOUR...CIAK!"

(2009). Nel 2009 scrive musiche e liriche

del musical "STREGHE, UN MUSICAL

MAGICO" per la regia di GIANFRANCO

VERGONI. NEL 2010 torna a teatro

come performer per due stagioni consecutive nel ruolo

della REGINA DI CUORI in "ALICE NEL PAESE

DELLE MERAVIGLIE", musical diretto da CHRISTIAN

GINEPRO. Nel 2012 esce il suo primo album da

solista "UN PO' MATT(i)A, UN PO' NO ...

CONTROTEMPO LIVE TOUR 2012", cd + dvd

omaggio al suo background artistico e nel 2013 il suo

secondo cd da solista "STATO DI GRAZIA" con 14

inediti scritti da lei stessa insieme GIORDANO

TITTARELLI. Il 2 ottobre 2013 debutta all' ARENA DI

VERONA nel ruolo di LADY MONTECCHI in "ROMEO

E GIULIETTA AMA E CAMBIA IL MONDO", opera

popolare prodotta da DAVID ZARD, diretta da

GIULIANO PEPARINI, musiche di GERARD

PRESGURVIC e liriche di VINCENZO INCENZO. Il

musical, con più di 400 repliche all'attivo, rimane

campione d’incassi per tre stagioni consecutive dal

2013 al 2016. Il 28 novembre 2014 si esibisce in

mondovisione in onore di PAPA FRANCESCO a SAN

GIOVANNI IN LATERANO, nella manifestazione

"TERRAM IN PACIS" accompagnata dallʼorchestra

diretta dal Maestro JACOPO SIPARI DI

PESCASSEROLI. Nel 2013 scrive il brano "LA LUPA"

per il ritorno discografico di FIORDALISO e


"LAZIO GENERAZIONE" inno calcistico per la squadra

della LAZIO; scrive e duetta in "QUESTO AMORE

PROIBITO” con il collega performer VITTORIO

MATTEUCCI, scrive il brano “IO MI AMO” per la

collega performer SILVIA QUERCI e collabora con il dj

NEROLOZ per la versione remix del brano "IL

MONDO CHE VERRÀ" da cui è tratto anche un

videoclip. Da anni insegna didattica di canto pop e

musical in numerose masterclass in giro per l'Italia

proponendo il suo personale metodo: "LA FABBRICA

DEL CANTANTE ATTORE" e ha aperto l'etichetta

discografica "BANDIDOS RECORDS" che si occupa

anche di produrre giovani talenti (come ALICE

SPINETTI con il brano “ANAHERA” di cui ha prodotto

anche il relativo video). Con la sua nuova etichetta nel

2017 pubblica il brano "NON SAI IL MIO NOME",

dedicato a una sua personale storia d’amore. Da aprile

2017 e in tour con lo spettacolo "ELETTROTOUR",

accompagnata dalla “MATABAND”. Dal 1 luglio 2017 è

in tour anche con RENATO ZERO nello spettacolo

"ZEROVSKIJ, SOLO PER AMORE", scritto dallo

stesso ZERO con VINCENZO INCENZO, dove canta

e recita a fianco del grande artista romano

interpretando il doppio ruolo di "MORTE e VITA".

Prende parte al progetto “AUDIO BAZAR

EXPERIENCE” a fianco dei colleghi AUDIO2 e TONY

ESPOSITO, in cui i tre artisti ripropongono le canzoni

più famose del repertorio Audio2, Esposito e Matia

Bazar interagendo fra loro sul palco in due ore di

concerto. Il 10 novembre è uscito il suo terzo album da

solista: ”MATRIOSKA ITALIANA”, (distribuito

UNIVERSAL), che omaggia la musica e gli artisti

italiani più famosi in Russia con 11 covers più tre inediti

scritti dalla stessa Faccani tra cui il primosingolo e

relativo video dal titolo “L'ALTRA METÀ DI ME”,

promuovendo l’album anche in trasmissioni tv come

“UNO MATTINA” (RAI 1), “BEL TEMPO SI SPERA”

(TV 2000), “MUSICA E’ PASSIONE” (TELEPAVIA),

“FESTIVAL ITALIA IN MUSICA” (CANALE ITALIA),

ecc…A gennaio 2018 è uscito il secondo singolo

estratto dal titolo “VENTIQUATTRORE” e il relativo

video e da febbraio è tornata a vestire i panni di lady

Montecchi nella nuova edizione di Romeo e Giulietta

ama e cambia il mondo di Zard e Peparini. A marzo

2018 è uscito per il grande schermo il film

“ZEROVSKIJ, SOLO PER AMORE” il docu-film di

Renato Zero registrato durante una delle due date

allʼArena di Verona. Attualmente Roberta è in tour nelle

piazze con due spettacoli diversi: “MATRIOSKA

ITALIANA IL TOUR” con la sua mataband e con

lʼorchestra “LIVE ORCHESTRA” con uno show

omaggio alle band storiche italiane anche in

collaborazione con VITTORIO DE SCALZI, fondatore

della nota band “NEW TROLLS”. Nel mese di ottobre

2018 ha partecipato come featuring nel brano

“L’elefante e la farfalla” contenuto nel disco “CREDO”

del cantautore Vincenzo Incenzo prodotto da Renato

Zero. Attualmente sta preparando un nuovo spettacolo

teatrale incentrato sulla storia della sua carriera e

contemporaneamente svolge la sua professione di

didatta in numerose masterclass sul canto moderno

dal titolo “DALLA VOCALITA’ ALLA PERFORMANCE

con il collega MARCO CLARIZIA, portando la sua

personale esperienza tecnico-interpretativa di trent’anni

di attività professionale tra discografia e teatro

musical.Nel 2019 scrive il brano “A QUANDO

L’AMORE?” interpretato dalla collega e amica

BARBARA COLA, per lo show tv di Rai Uno “ORA O

MAI PIÙ”. Il brano è anche contenuto nella compilation

distribuita dalla rivista “TV SORRISI E CANZONI’. Ad

aprile 2019 ha partecipato a ben 13 puntate del

programma tv “MILLEVOCI” del patron GIANNI

TURCO, trasmesso da molte emittenti regionali e

anche da canale Italia, cantando molti brani tratti dai

suoi album da solista.Per la presentatrice dello stesso

programma DAPHNE BARILLARO, scrive due

canzoni: “MA SE MI DICI” e “L’AMORE VIENE E VA”.

Nel giugno 2019 e’ uscito il nuovo disco di SILVIA

MEZZANOTTE, anche lei ex cantante dei Matia Bazar,

dal titolo “ASPETTA UN ATTIMO” in cui è contenuto il

brano “MA CHE SPETTACOLO” scritto da Roberta sia

per la parte letteraria che musicale. Il brano è cofirmato

da Giordano Tittarelli e Giuseppe Marcucci. A

settembre 2019 è stata scelta per rappresentare l’Italia

in Brasile all’interno di un progetto culturale-artistico

triennale che si è concretizzato nello spettacolo “O’

INCONTRO” in coppia con il musicista MILTON

GUEDES per alcune tappe nelle principali città

brasiliane. Recentemente ha registrato il brano

“ANGELI” in coppia con la soprano BARBARA DE

SANTIS” scritto dal musicista e produttore FRANCO

CIANI, recentemente scomparso, presentato in

commissione per il festival di SANREMO 2020 e

prodotto da NANDO SEPE. A giugno 2020 pubblica un

singolo come featuring alla band hania, “cuori in

confusione”, un brano tormentone estivo dal carattere

pop rock che annuncia il suo ritorno in scena con la

joseba publishing.

J.P.

Cuori in confusione

è un brano ballabile,

dal grande appeal

radiofonico, con un

chorus di facile presa

pur tuttavia raffinato

e non banale. La mia

voce e quella del leader

degli Hania si sposano

perfettamente

in connubio

fresco e giovanile.

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ANA IANCU

, ho 25 anni, vivo in Romania,

BelleScoperte

the singer

"Mi chiamo Ana Iancu

la città di Târgoviște, ho studiato giurisprudenza

all'Università “ Valahia”, Master in Diritto commerciale

e attualmente sono al Dottorato, il 3° anno di tirocinio.

La mia passione è la musica, si dice che la musica sia

il cibo dell'amore e che la vita sarebbe un errore

senza musica. Volere, credere, amare! Quando sono

felice, canto. Quando sono triste, canto. Quando mi

rilasso canto. Quando incontro ostacoli, canto. La

musica in sintesi mi dà la forza di superare qualsiasi

cosa, di andare avanti. Ogni canzone nasce da una

profonda motivazione: la prima, incisa sotto il nome di

Casandra (ho scelto questo nome in memoria dei

miei nonni), è stata pubblicata nel 2015 e si intitola

"Solo tu". Di seguito "Non mi arrenderò": un

messaggio positivo che invita a non mollare mai nella

vita, a non arrendersi, è stata pubblicata nel 2016. Nel

2017, sotto la guida del noto Daniel Mihai Călin sul

canale Danezu Music, esce "Sola" che ha segnato un

traguardo importante nella mia carriera professionale:

grazie a questa canzone è iniziata una meravigliosa

collaborazione, con grandi professionisti. Un team

eccezionale. Questo anche grazie alla meravigliosa

collaborazione delle mie straordinarie amiche: Sorina

Ceugea e Danezu, due donne molto apprezzate nella

musica e nella società, che ringrazio dal profondo del

cuore. Il 14 ottobre 2019, abbiamo pubblicato la

canzone "Sigură pe ea", una canzone composta,

registrata alla Danezu Music. Il 1° luglio 2020, potrete

ascoltare la mia nuova canzone: "Andale"... sono

certa che sarà molto apprezzata dai miei fan."

TÂRGOVIȘTE - ROMANIA

La musica è "magica" unisce

le persone, scopre valori,

trasmette sentimenti, messaggi

positivi, eleva le nostre anime

verso l'alto, ci scopre, ci trova,

ci unisce e ci rende migliori.

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