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James Bruce - Quaderno 10 - dicembre 2020

Uno dei protagonisti delle grandi scoperte nelle antiche provincie romane del nord d’Africa fu James Bruce, nativo di Kinnaird, viaggiatore e scopritore scozzese, famoso per aver trovato le sorgenti del Nilo Azzurro e per aver riportato in Europa alcune copie manoscritte in lingua etiopica del perduto testo apocrifo del Libro di Enoch. Giunse in Algeria come console britannico nel 1763 dopo aver trascorso diversi mesi a studiare il mondo classico in Italia. Agli inizi di quell’anno visitò le antiche rovine di Paestum per controllare alcuni disegni che dovevano far parte di una pubblicazione mai compiuta, il cui risultato, riconosciuto in un volume di successo pubblicato a Londra da un altro autore, alimentò le riflessioni degli eruditi ispirando le successive opere di architetti ed artisti.

Uno dei protagonisti delle grandi scoperte nelle antiche provincie romane del nord d’Africa fu James Bruce, nativo di Kinnaird, viaggiatore e scopritore scozzese, famoso per aver trovato le sorgenti del Nilo Azzurro e per aver riportato in Europa alcune copie manoscritte in lingua etiopica del perduto testo apocrifo del Libro di Enoch. Giunse in Algeria come console britannico nel 1763 dopo aver trascorso diversi mesi a studiare il mondo classico in Italia. Agli inizi di quell’anno visitò le antiche rovine di Paestum per controllare alcuni disegni che dovevano far parte di una pubblicazione mai compiuta, il cui risultato, riconosciuto in un volume di successo pubblicato a Londra da un altro autore, alimentò le riflessioni degli eruditi ispirando le successive opere di architetti ed artisti.

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<strong>James</strong> <strong>Bruce</strong><br />

Un esploratore scozzese<br />

a Paestum<br />

I Quaderni


<strong>James</strong> <strong>Bruce</strong>. Un esploratore scozzese a Paestum<br />

Costabile Cerone<br />

Nella Royal Collection, la raccolta d'arte della famiglia<br />

reale britannica, fa bella mostra al Castello di<br />

Windsor “ La Tribuna degli Uffizi”, il celebre e<br />

sorprendente dipinto realizzato tra il 1772 e il 1777<br />

dal pittore tedesco Johann Zoffany (fig. 1), inviato a<br />

Firenze dalla Regina Carlotta, moglie di Giorgio III<br />

re d'Inghilterra, che voleva una riproduzione della<br />

splendida sala all'interno degli Uffizi e delle opere<br />

d'arte più preziose della collezione medicea in essa<br />

contenute.<br />

Nella veduta della Tribuna, dove l'artista ha rappresentato<br />

non solo le opere presenti all'epoca al suo<br />

interno, trasformandola in una Wunderkammer, una<br />

camera delle meraviglie, si muovono un gruppo di<br />

diplomatici, collezionisti e intenditori d'arte inglesi<br />

che soggiornavano o erano in visita a Firenze, la cui<br />

presenza fece divenire il dipinto un emblema del<br />

Grand Tour.<br />

Tra questi, a destra del dipinto, posto in disparte vicino<br />

alla voluttuosa Venere de' Medici (una statua<br />

greca in marmo del I sec. a.c), si distingue una figura<br />

di un uomo piuttosto grande, alto circa un metro e 95,<br />

bizzarro e irascibile con una voce forte e tonante, in<br />

un elegante abito alla francese in velluto rosso (fig.<br />

3).<br />

Uno dei soli tre componenti nel dipinto che incrociano<br />

il nostro sguardo, insieme a Pietro Bastianelli,<br />

curatore della Galleria degli Uffizi, che in primo<br />

piano mostra la Venere di Urbino di Tiziano, e lo stesso<br />

autore del dipinto che con viso rubicondo fa capolino<br />

dietro la Madonna di Raffaello, oggi custodita<br />

presso la National Gallery of Art di Washington.<br />

Il personaggio è <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> di Kinnaird, viaggiatore<br />

ed esploratore scozzese, archeologo e brillante linguista,<br />

che rientrato dal suo memorabile viaggio in<br />

Nord Africa, dove visitò l'Algeria, la Tunisia,<br />

l'Egitto, la Siria e l'Abissinia (Etiopia), prima di ritornare<br />

a Londra nel 1774, dopo ben dodici anni di<br />

assenza, fece sosta a Firenze per qualche mese.<br />

L'avventura ebbe inizio dopo la nomina di console<br />

britannico ad Algeri, quando all'età di 32 anni lasciò<br />

l'Inghilterra a fine giugno del 1762 per raggiungere le<br />

coste africane il 15 marzo dell'anno successivo. Oltre<br />

al suo incarico di diplomatico aveva il compito di studiare<br />

e disegnare le antiche rovine che avrebbe scoperto<br />

in quella regione meridionale dell'Impero roma-<br />

1<br />

2


3<br />

no. Salito a bordo di una nave che trasportava dispacci<br />

per la Sardegna sbarcò sulla costa della Francia per<br />

raggiungere l'Italia nel mese di luglio, dove, mentre<br />

aspettava ulteriori istruzioni per proseguire il viaggio,<br />

soggiornò circa otto mesi in diverse città italiane<br />

per studiare il mondo classico e perfezionarsi<br />

nell'arte del disegno.<br />

Fig. 1. Johann Joseph Zoffany ( 1733-18<strong>10</strong>)<br />

The Tribuna of the Uffizi, 1772-77<br />

Olio su tela (155,0 x 123,5 cm)<br />

Royal Collection, Castello di Windsor, Inghilterra<br />

Fig. 2 Pompeo Batoni (1708-1787)<br />

Ritratto di <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong>(Kinnaird, 1730 - Edimburgo,<br />

1794), 1762<br />

Olio su tela (62,2 x 72,4 cm)<br />

National Galleries of Scotland, Scottish National<br />

Portrait Gallery, Edinburgo<br />

Fig. 3. Johann Joseph Zoffany ( 1733-18<strong>10</strong>)<br />

<strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> di Kinnaird, particolare della Tribuna degli<br />

Uffizi<br />

2<br />

3


A Roma posò per il pittore Pompeo Batoni, un artista<br />

che si era specializzato nella realizzazione di ritratti,<br />

un genere artistico redditizio visto l'elevato numero<br />

di gentiluomini stranieri presenti in città per il Grand<br />

Tour. Nel luminoso dipinto ad olio che lo ritrae, oggi<br />

conservato alla National Galleries of Scotland a<br />

Edimburgo, si esibisce con una straordinaria giacca<br />

blu dai bottoni ricamati ed un'elegante cravatta di<br />

pizzo (fig. 2).<br />

Come riferisce il suo biografo Alexander Murray, a<br />

Firenze, dove nel frattempo si era trasferito, acquistò<br />

alcuni disegni delle rovine di Paestum fatti realizzare<br />

da un ufficiale spagnolo, da cui trasse ispirazione per<br />

scrivere un libro illustrato sulla storia dell'antica città<br />

della Magna Grecia.<br />

Inviato a Napoli a gennaio 1763 in attesa di nuovi<br />

ordini dal governo inglese per proseguire verso Algeri,<br />

riferì del suo progetto editoriale a Sir <strong>James</strong> Gray<br />

(fig. 4), l'ambasciatore britannico nel Regno di Napoli,<br />

un antiquario interessato in prima persona alle scoperte<br />

archeologiche di Ercolano, Pompei e soprattutto<br />

di Paestum. Nella sua collezione d'arte difatti<br />

erano presenti ben due vedute di quelle rovine, commissionate<br />

qualche anno prima al pittore modenese<br />

Antonio Joli, i cui disegni preparatori furono eseguiti<br />

sul posto con la supervisione dello stesso Gray.<br />

Mostrandosi disponibile alla promozione e diffusione<br />

del libro, gli suggerì di visitare le rovine di<br />

quell'antica città, “la città del mirto, delle rose e delle<br />

varie monete di epoche diverse”, al fine di verificare<br />

o correggere i disegni in suo possesso. Giunto così a<br />

Paestum rimase sorpreso dalla forza virile emanata<br />

dalle fila delle grosse colonne doriche che gli apparvero<br />

come possenti soldati allineati. Sul luogo eseguì<br />

varie misurazioni, tra cui il rilievo della cinta muraria,<br />

costruita con grandi blocchi di pietra, ed alcune<br />

indagini sui ruderi dell'anfiteatro, dell'acquedotto e<br />

delle terme.<br />

Ritornato a Napoli (fig. 6), non avendo ricevuto nessun<br />

avviso per la partenza, si recò di nuovo a Firenze<br />

per sistemare il materiale raccolto, commissionando<br />

la composizione del frontespizio per il volume<br />

all'illustratore ed incisore Giuseppe Zocchi, conosciuto<br />

per le famose vedute fiorentine, ed affidando i<br />

disegni per la preparazione delle lastre di stampa al<br />

suo amico Sir Robert Strange (fig. 5), un incisore di<br />

origine scozzese che in quegli anni era di soggiorno<br />

in Italia per realizzare le copie di alcuni dipinti da incidere<br />

al suo ritorno. Intanto agli inizi di febbraio con<br />

un dispaccio dall'Inghilterra fu avvisato che una nave<br />

di sua Maestà, l' HMS Montreal, un vascello della<br />

marina militare britannica comandata dal capitano<br />

William Howe, aveva ricevuto l'ordine di sostare a<br />

Livorno per condurlo ad Algeri.<br />

4 5<br />

4


Costretto a sospendere la narrazione sulla storia di<br />

Paestum riuscì ad ultimarla circa due anni dopo, ma<br />

sfortunatamente la copia destinata ad essere spedita<br />

andò persa nel 1766 in un naufragio nel Golfo della<br />

Sidra sulla costa settentrionale della Libia, insieme a<br />

molti libri, disegni, al quadrante, al telescopio ed altri<br />

strumenti di misurazione che gli erano costati una<br />

considerevole somma di denaro. Intanto l'anno precedente<br />

si era unito alla spedizione Luigi Balugani,<br />

un giovane architetto bolognese ingaggiato come<br />

disegnatore da Andrew Lumisden, cognato di Strange,<br />

per assistere <strong>Bruce</strong> nel documentare in immagini<br />

la spedizione archeologica e naturalistica africana.<br />

La missione sventuratamente gli sarà fatale, perdendo<br />

la vita a Gondar nel 1770 per circostanze misteriose.<br />

In una collezione privata londinese è sopravvissuto<br />

un acquarello di Balugani raffigurante il tempio di<br />

Cerere a Paestum eseguito presumibilmente sulla<br />

base dei disegni di Lord <strong>Bruce</strong> (fig. 7), come attestato<br />

dall'iscrizione " <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> de Kinnaird pinxit".<br />

In una lettera del <strong>10</strong> maggio 1768 inviata da Sidone,<br />

in Libano, dove informava Strange che una nuova<br />

copia del racconto era pronta per essere spedita,<br />

<strong>Bruce</strong> esprimeva la preoccupazione che in sua assenza<br />

i disegni di Paestum fossero stati visti e copiati per<br />

alcune stampe pubblicate tra Napoli e Parigi, riferendosi<br />

all'edizione napoletana delle “Vedute della città<br />

di Paestum” di Filippo Morghen del 1765 e delle “ Ruines<br />

de Paestum” dell'architetto francese Gabriel<br />

Martin Dumont del 1764.<br />

Difatti, al ritorno dall'Abissinia, scoprì con immenso<br />

rammarico che il suo tormento era fondato, in realtà,<br />

per circostanze fino ad ora ancora non chiarite, i suoi<br />

disegni erano stai pubblicati dall'incisore inglese Thomas<br />

Major in un volume dal titolo “The Ruins of Paestum,<br />

otherwise Posidonia, in Magna Graecia” ( Le<br />

Rovine di Paestum o di Poseidonia in Magna Grecia)<br />

stampato a Londra proprio nel 1768, manifestando<br />

per l'accaduto un forte risentimento, palesato<br />

perfino nel dipinto di Zoffany.<br />

Fig. 4. Sir Joshua Reynolds (1723-1792)<br />

Ritratto di Sir <strong>James</strong> Gray, 2° Bt., 1708-1714 ca.<br />

Olio su tela (<strong>10</strong>9,2 x 127 cm)<br />

Collezione privata, Londra<br />

Fig. 5. Joseph Samuel Webster (d.1796)<br />

Ritratto di Sir Robert Strange (1721-1792), 1750<br />

Olio su tela (62,9 x 75,5 cm)<br />

National Galleries of Scotland, Edimburgo<br />

Fig. 6. Antonio Joli (1700-1777)<br />

Veduta di Napoli da sud-est, 1764-1768<br />

Olio su tela (128 x 74 cm)<br />

Kunst Historisches Museum Wien<br />

6<br />

5


Alcune vedute delle 25 tavole, tutte firmate da Major<br />

come autore delle incisioni, che tra l'altro “non aveva<br />

mai messo piede a Paestum”, sono molto simili ai<br />

disegni di <strong>Bruce</strong> riprendendone i punti di vista e le<br />

stesse linee prospettiche, differenziandosi soltanto in<br />

alcuni elementi del paesaggio e delle figure abilmente<br />

sostituite presenti all'intorno (fig. 8).<br />

Queste tavole, che apparentemente costituiscono la<br />

struttura principale dell'opera, sono integrate dalle<br />

vedute di Joli dipinte per Sir Gray; dai rilievi (piante,<br />

sezioni e prospetti) forniti dall'architetto Jacques Germain<br />

Soufflot che aveva visitato Paestum insieme a<br />

Dumond ed assistito Major nella realizzazione di questa<br />

opera, e da alcune vedute del pittore napoletano<br />

Gaetano Magri realizzate quasi certamente per il<br />

conte Felice Gazzola, un ufficiale dell'esercito<br />

borbonico che aveva promosso la valorizzazione di<br />

Paestum, presumibilmente l'ufficiale spagnolo del<br />

soggiorno fiorentino a cui si riferisce il biografo.<br />

Dal frontespizio sembra che Major sia l'autore<br />

dell'opera, tuttavia nella prefazione attribuisce esplicitamente<br />

la nascita dell'iniziativa ad “un gentiluomo<br />

inglese … che a Napoli si era procurato diversi bei<br />

disegni di questi templi”. Nei ringraziamenti conclusivi<br />

si rammarica “dell'ingiunzione a cui fu sottoposto<br />

per non pubblicare i nomi di chi aveva contribuito<br />

alla realizzazione del volume”, riconoscendosi<br />

obbligato nei confronti di questi autori, ponendo così<br />

molte domande di attribuzione che non sono mai<br />

state completamente risolte. Tuttavia per la particolare<br />

raffinatezza di esecuzione, realizzati a matita e<br />

all'acquerello da una mano esperta, questi disegni<br />

sono stati attributi da alcuni studiosi proprio a Gaetano<br />

Magri che probabilmente aveva venduto numerose<br />

copie di queste vedute a persone diverse.<br />

Gli originali (fig. 9÷18) e il quaderno di appunti<br />

dell'esploratore scozzese contenente la descrizione<br />

dei templi di Paestum sono conservati presso lo Yale<br />

Center for British Art di New Hawen, che custodisce<br />

la più grande e completa collezione di arte britannica<br />

fuori dal Regno Unito. Tra questi documenti è assente<br />

la rappresentazione grafica della cinta muraria,<br />

malgrado sia elencata dal biografo tra le operazioni<br />

di rilievo eseguite sul luogo da Lord <strong>Bruce</strong>.<br />

8<br />

Fig. 8. Thomas Major (1720-1799)<br />

Tavola 14 - Vista da sud del tempio esastilo periptero<br />

da “The Ruins of Paestum”, 1768<br />

Royal Collection Trust, Londra<br />

7<br />

6<br />

Fig. 7. Luigi Balugani (1737-1770)<br />

Il tempio di Cerere a Paestum, 1765-1770<br />

Acquerello (39,4 x 31,9 cm)<br />

Collezione privata, Londra


9<br />

Fig. 9. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Disegno N° 2<br />

Tempio di Cerere (Elevazione della parte anteriore del<br />

primo Tempio di fronte al mare)<br />

Grafite e acquerello (28,3 x 33 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

7


<strong>10</strong><br />

Fig. <strong>10</strong>. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Disegno N° 4<br />

Tempio di Nettuno - Vista della parte interna del 2°<br />

Tempio dal fronte est<br />

Grafite e acquerello (34,3 x 30,2 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

8


11<br />

Fig. 11. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Disegno N° 6<br />

Tempio di Nettuno - Vista del 2° Tempio da est<br />

Grafite e acquerello (29,5 x 37,9 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

9


12<br />

Fig. 12. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Pianta del Tempio di Nettuno<br />

Grafite e acquerello (48,6 x 30 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

Fig. 13. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Schizzo della facciata del Tempio di Nettuno<br />

Grafite su carta (28,1 x 38,1 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

13<br />

<strong>10</strong>


14<br />

Fig. 14. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Disegno N° 9<br />

Particolari architettonici del Tempio di Nettuno<br />

Grafite e acquerello (30,2 x 37,5 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

11


15<br />

Fig. 15. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Rovine del Tempio di Nettuno<br />

Grafite e acquerello (41,6 x 34,3 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

12


13


Le “Rovine di Paestum”:<br />

una lode alla cultura.<br />

16<br />

Dal frontespizio realizzato presumibilmente dal fiorentino<br />

Giuseppe Zocchi per la serie dei disegni dal<br />

titolo "Le rovine di Paesto", l'opera appare una vera e<br />

propria lode alla cultura.<br />

Sulla copertina, decorata in basso con la figura della<br />

famosa e profumata rosa di Paestum, tanto celebrata<br />

dai poeti latini, è riportata in corsivo, per distinguerla<br />

dal titolo, una frase tratta dal paragrafo 16 del Pro<br />

Archia Poeta, un orazione di Marco Tullio Cicerone<br />

in cui il famoso avvocato difende sia il suo assistito,<br />

il poeta greco Aulo Licinio Archia, accusato di avere<br />

acquisito illecitamente la cittadinanza romana, sia il<br />

concetto di educazione all'arte e alla cultura.<br />

“E se anche non fosse evidente tanta utilità e da questi<br />

studi si ottenesse il solo diletto, credo comunque<br />

che voi giudichereste questa occupazione dell'anima<br />

umanissima e nobilissima”<br />

Cic. Pro Arch.<br />

17<br />

Fig. 16. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Frontespizio per una serie di disegni dal titolo "Le rovine<br />

di Paesto chiamata in epoche precedenti Poseidonia»<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

Fig. 17. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Disegno N° 7<br />

Vista interna della Basilica (Tempio di Hera)<br />

Grafite e acquerello (30,5 x 35,6 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

Fig. 18. <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730-1794)<br />

Disegno N° 1<br />

Tempio di Cerere<br />

Grafite e acquerello<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

14


18<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

Thomas Major, incisore di Sua Maestà (1720 - 1799), The Ruins<br />

of Pæstum, otherwise Posidonia, in Magna Grecia (Le rovine di<br />

Paestum o di Posidonia, in Magna Grecia), Pubblicato da<br />

Thomas Major, stampato da <strong>James</strong> Dixwell, Londra, 1768<br />

<strong>James</strong> Buce of Kinnaird, Travels to discover the source of the<br />

Nile, G.G.J. and J. Robinson, London, 1790<br />

Alexander Murray, Account of the Life and Writings of <strong>James</strong><br />

<strong>Bruce</strong>, Edinburgh, George Ramsay & Co., 1808<br />

<strong>James</strong> Dennistoun , Memorie di Sir Robert Strange, knt.,<br />

Incisore e di suo cognato, Andrew Lumisden, Volume 2, Editore<br />

London, Longman, Brown, Green e Longmans, 1855 (collezione<br />

dell'Università del Michigan)<br />

Fine Arts, Institute of british architects, in the Literary gazette,<br />

and journal of the belles lettres, arts sciences & C., London,<br />

numero del 24 giugno 1887<br />

Joselita Raspi Serra, Paestum idea e immagine: antologia di testi<br />

critici e di immagini di Paestum 1750 - 1836, Panini Editore,<br />

Modena, 1990<br />

Miles Bredin, The pale Abyssinian: a life of <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong>,<br />

African explorer and adventurer, Edizione Harper Collins<br />

Publishers , New York, 2000<br />

Jeremy Black, Italy and the Grand Tour, Yale University Press,<br />

20<strong>10</strong><br />

Silvia Medde, The antiquities of Africa. I disegni di architettura<br />

di <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> e Luigi Balugani, Bruno Mondadori Editore,<br />

2011<br />

Sigrid De Jong, Riscoprire l'architettura: Paestum<br />

nell'esperienza e nella teoria dell'architettura del XVIII secolo,<br />

The Paul Mellon Centre for Studies in British Art, 2014<br />

S. Lang, The early publications of the Temples at Paestum, in<br />

Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, Vol. 13, No.<br />

1/2, 1950<br />

Eileen Harris; Nicholas Savage, British Architectural Books and<br />

Writers 1556-1785, Cambridge University, 1990<br />

15


Uno dei protagonisti delle grandi scoperte<br />

nelle antiche provincie romane del nord<br />

d'Africa fu <strong>James</strong> <strong>Bruce</strong>, nativo di Kinnaird,<br />

viaggiatore e scopritore scozzese, famoso per<br />

aver trovato le sorgenti del Nilo Azzurro e per<br />

aver riportato in Europa alcune copie manoscritte<br />

in lingua etiopica del perduto testo<br />

apocrifo del Libro di Enoch. Giunse in Algeria<br />

come console britannico nel 1763 dopo<br />

aver trascorso diversi mesi a studiare il<br />

mondo classico in Italia. Agli inizi di<br />

quell'anno visitò le antiche rovine di Paestum<br />

per controllare alcuni disegni che dovevano<br />

far parte di una pubblicazione mai compiuta,<br />

il cui risultato, riconosciuto in un volume di<br />

successo pubblicato a Londra da un altro<br />

autore, alimentò le riflessioni degli eruditi<br />

ispirando le successive opere di architetti ed<br />

artisti.<br />

Immagine di copertina<br />

<strong>James</strong> <strong>Bruce</strong> (1730 - 1794)<br />

Disegno N° 5<br />

Parte interna del Tempio di Nettuno visto nord<br />

Grafite e acquerello (30,6 x 37,3 cm)<br />

Paul Mellon Collection, Yale Center for British Art<br />

collana<br />

I Quaderni dell’Arte<br />

a cura di Costabile Cerone<br />

<strong>Quaderno</strong> <strong>10</strong> - <strong>dicembre</strong> <strong>2020</strong><br />

<strong>James</strong> <strong>Bruce</strong><br />

Un esploratore scozzese a Paestum<br />

Copyright: © <strong>2020</strong> PAESTUMinARTE<br />

Questo è un articolo ad accesso aperto distribuito secondo i termini della Creative Commons<br />

Licenza 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

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