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14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
A CURA DI<br />
martedì 27 ottobre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi dell’osso<br />
San Giorgio La Molara<br />
GESESA<br />
Qui l’aspettano<br />
da ben13 anni<br />
ACQUA Sessanta sorgenti e zero progetti<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Da queste parti Luigi<br />
Abbate non<br />
l’hanno mai visto.<br />
Non sanno nemmeno<br />
com’è fatto.<br />
E la Gesesa che per anni lui ha<br />
rappresentato ai vertici del consiglio<br />
di amministrazione<br />
l’aspettano da 13 anni, tanti<br />
quanti sono quelli trascorsi dalla<br />
stipula della convenzione.<br />
Loro, i gestori dell’acqua pubblica,<br />
società a capitale misto,<br />
probabilmente non sanno nemmeno<br />
dove sta San Giorgio La<br />
Molara.<br />
Da tredici anni l’amministrazione<br />
comunale si sbraccia per<br />
chiedere uno straccio d’investimento,<br />
un progetto, anche<br />
piccolo, per sfruttare le sessanta<br />
sorgenti naturali che sono<br />
sparse su tutto il territorio.<br />
Luigi Abbate qui, a San Giorgio<br />
La Molara, non ha fatto neanche<br />
campagna elettorale e si<br />
è visto: solo in 41 gli hanno segnato<br />
la preferenza sulle schede<br />
elettorali. Magari a loro piaceva<br />
il simbolo.<br />
E mentre a Benevento sono rotolate<br />
teste nella giunta Mastella<br />
per prendere la poltrona<br />
lasciata da lui, qui aspettano<br />
che i signori ai vertici Gesesa<br />
finalmente si ricordino di dover<br />
governare il Sannio e non<br />
solo litigarsi i compensi annui<br />
o le clientele.<br />
I conti sono facili facili.<br />
A San Giorgio La Molara ci sono<br />
trecentosessanta aziende<br />
zootecniche. Allevare la marchigiana<br />
è un vanto ma anche<br />
un costo: specializzate in questo<br />
prodotto qualificato ne sono<br />
145, per seimila capi. In tutta<br />
Italia di aziende che allevano<br />
marchigiana (Marche compresa)<br />
ne sono 300: quindi a San<br />
Giorgio ce ne sono la metà.<br />
Un bovino adulto in salute beve<br />
cento litri d’acqua al giorno<br />
e tutto quello che mangia è anche<br />
frutto d’irrigazione.<br />
Se è vero che un allevamento<br />
tra i più piccoli ha almeno una<br />
__<br />
Il sindaco Nicola De Vizio intervistato dal direttore di 696<br />
ventina di animali, stiamo parlando<br />
di 8mila, 10mila animali<br />
da governare. L’acqua, il sistema<br />
di approvvigionamento per<br />
queste aziende è tutto. Ci sono<br />
aziende zootecniche, anche importanti,<br />
che non hanno avuto<br />
la fortuna di realizzarsi sulle<br />
sponde del fiume Tammaro.<br />
Che Gesesa continui a guardare<br />
da altre parti è un crimine<br />
contro l’economia locale, oltre<br />
che l’ennesima prova di una gestione<br />
votata al profitto del socio<br />
privato. Sacrosanto quanto<br />
si vuole dal punto di vista del<br />
privato. Ma Gesesa ha una<br />
componente pubblica cui si<br />
può, si deve chiedere conto.<br />
Non è un caso che l’amministrazione<br />
comunale si debba<br />
confrontare sistematicamente<br />
con sordi, ciechi e stupidi sistemati<br />
negli enti sovracomunali.<br />
Non è solo l’emungimento. Qui<br />
le strade sono mulattiere nate<br />
perché le aziende agricole se le<br />
sono scavate con le mani.<br />
Pane, terra e pietre. Come nei<br />
meravigliosi dipinti di Nicola<br />
Ciletti, il pittore amato dal poeta<br />
Salvatore Di Giacomo, che<br />
di quella fatica ha reso immortali<br />
i gesti, i colori, il sudore. E<br />
l’uso maestoso dell’intera scala<br />
cromatica dei gialli, dal citrino,<br />
al paglierino fino a degradare<br />
nel giallo Napoli e alla<br />
INFRASTRUTTURE NELLE DISCUSSIONI DI TUTTI I GIORNI<br />
L’arte del legno e le nuove realtà<br />
Lo Sfizio bar è frequentato<br />
da giocatori di scacchi,<br />
non persone qualsiasi. Tra<br />
una birra e una discussione,<br />
Marco, l’attuale proprietario, trova<br />
il tempo di fermarsi e mostrare<br />
all’insolito cliente una delle<br />
ultime opere realizzate dal papà,<br />
l’artigiano Giuseppe Adriano<br />
Vicario. È un intreccio in legno,<br />
frutto di una manualità antica,<br />
di cui si è persa memoria,<br />
che ritrae una pala eolica. A San<br />
Marco la prima volta che le hanno<br />
viste alzarsi era il 1994. Ora<br />
gli impianti sono una realtà consolidata<br />
e fanno parte del costume<br />
della popolazione locale.<br />
L’eolico è stata l’unica infrastruttura<br />
che ha investito e preso<br />
interesse al Fortore.<br />
__<br />
Marco Vicario, dello Sfizio Bar<br />
terra di Siena, ha dato vita al dipinto-manifesto<br />
di San Giorgio,<br />
quel “pane e terra” custodito<br />
gelosamente dal Museo del<br />
Sannio.<br />
Uno passa e vede quei campi<br />
pettinati dai trattori e pensa che<br />
sia stato tutto facile, tutto lineare.<br />
Ma ovunque incocci<br />
mucchi di pietre, raccolti ai bordi<br />
delle stradine, a testimoniare<br />
una lotta ancora non vinta,<br />
non finita. Per arrivare a quei<br />
crinali coltivati a orzo, grano e<br />
erba ci sono state intere generazioni<br />
che hanno sacrificato<br />
tutto per ripulirli, bonificarli.<br />
Ciletti questo sforzo l’ha reso<br />
infinito, poetico. Quell’uomo<br />
che taglia un pezzo di pane che<br />
mangerà con nient’altro che acqua<br />
ha la testa bassa. È insieme<br />
ad altri due contadini ma non<br />
parlano tra loro. Vinti dalla<br />
stanchezza hanno soltanto bisogno<br />
di rifocillarsi perché sanno,<br />
tutti e tre, che la giornata è<br />
solo a metà.<br />
Oggi le chiamiamo infrastrutture<br />
ma come ieri sono figlie di<br />
politici che sanno vivere i territori<br />
e guardare oltre, progettando<br />
il futuro non gli appalti.<br />
Nicola Ciletti, diventato sindaco,<br />
ha lottato per mettere a San<br />
Giorgio la prima delle radici<br />
utili: una scuola. Che adesso rischia<br />
di diventare una scatola<br />
vuota, visto che nascono solo<br />
30 bambini in un anno e i numeri<br />
si assottigliano sempre di<br />
più.<br />
Erasmo Mortaruolo, confermato<br />
consigliere regionale, da<br />
vice presidente della Commissione<br />
agricoltura non è che abbia<br />
fatto molto per queste zone.<br />
Anzi, diciamocela tutta:<br />
niente.<br />
Per avere chance queste realtà<br />
devono fare folla, unirsi con altri<br />
Comuni e far diventare le<br />
esigenze di uno il progetto che<br />
aiuta anche l’altro. Solo così la<br />
voce diventa forte e grossa e arriva<br />
fin nelle stanze di palazzo<br />
Santa Lucia o della Rocca dei<br />
Rettori.
martedì 27 ottobre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
A CURA DI<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
IL DIPINTO Cosa resta della Messa di Mezzanotte<br />
Anche la memoria<br />
ricorda terre dell’osso<br />
Messa di Mezzanotte è un dipinto che fa bella mostra di sè<br />
nell’ufficio del primo cittadino. È un’opera museale donata<br />
alla città da Nicola Ciletti, uno degli artisti sanniti più<br />
famosi. Dipinta nel dicembre del 1929, mostra un gruppo di<br />
persone all’uscita dalla chiesa dopo le celebrazioni per la Nascita.<br />
Le donne in scialli coloratissimi, gli uomini con il vestito scuro<br />
delle grandi occasioni. Pochissimi tocchi di colore che riflettono,<br />
come raggi di luce, il grigione dell’ambiente circostante. Di quel<br />
dipinto, della reraltà che ritraeva, resta soltanto il piccolo portale,<br />
salvato da una sapiente operazione di recupero.<br />
L’INTERVISTA<br />
Allevamenti ed eolico<br />
«Così noi resistiamo»<br />
NICOLA DE VIZIO parla della sfida dei piccoli Comuni:<br />
«Serve maggiore unità fra gli enti. Mancano i servizi»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
San Giorgio La Molara<br />
è un Comune che dagli<br />
anni Sessanta ha<br />
perso la metà degli<br />
abitanti. Ora questo<br />
paesino arroccato su un monte<br />
del Fortore che conta poco meno<br />
di 3mila anime si aggrappa<br />
ad un prodotto d’eccellenza come<br />
la carne marchigiana e al<br />
parco eolico per combattere lo<br />
spopolamento e l’emigrazione.<br />
«Non dobbiamo dividerci, serve<br />
più collaborazone tra le istituzioni<br />
se vogliamo sopravvivere»,<br />
avverte il sindaco, Nicola<br />
De Vizio, veterinario, che da<br />
35 anni assiste anche le oltre 300<br />
aziende zootecniche sul territorio.<br />
- Ma intanto con<br />
l’emergenza Covid<br />
come va?<br />
«Abbiamo avuto qualche caso<br />
di positività ma siamo riusciti a<br />
contenere i contagi. Ora andiamo<br />
avanti rispettando le regole».<br />
- Oggi qual è la vera<br />
emergenza che voi sindaci<br />
di questo territorio<br />
dovete affrontare?<br />
«C’è un’evidente carenza di infrastrutture.<br />
Le aziende che sono<br />
il vanto per noi chiedono le<br />
strade e l’acqua, due componenti<br />
importanti per lo sviluppo.<br />
Ci sono stati diversi finanziamenti<br />
e sono stati avviati già i<br />
lavori, insomma stiamo andando<br />
nella direzione giusta».<br />
__<br />
Uno dei punti vendita<br />
della Marchigiana doc<br />
cello».<br />
- Forse andrebbe valorizzata<br />
meglio la carne<br />
marchigiana. Che ne<br />
pensa?<br />
«Guardi che la nostra è un’eccellenza<br />
che portiamo avanti da<br />
50 anni. Rappresentiamo il 50<br />
per cento sulla produzione regionale<br />
e il 12 per cento su quella<br />
nazionale. Anche con l’Università<br />
del Sannio, grazie al professore<br />
Varricchio, abbiamo avviato<br />
una intensa e proficua collaborazione.<br />
Tutte le nostre<br />
aziende riescono a sopravvivere<br />
ma mi piacerebbe che fossero<br />
sfruttate meglio anche le piantagioni<br />
secolari di ulivi “Ortice”<br />
che producono un olio pregevole.<br />
E mi rammarica il fatto che<br />
non siano valorizzate».<br />
- Lei come ha valutato la<br />
battaglia dei vescovi che<br />
hanno riacceso con il<br />
premier Conte la vertenza<br />
delle zone interne?<br />
«Senza dubbio è stata un’iniziativa<br />
positiva. Ma noi già da<br />
tempo abbiamo avviato una collaborazione<br />
con il nostro vescovo<br />
Accrocca. Ripeto, è ne-<br />
- Perché l’acqua è<br />
importante?<br />
«Le aziende zootecniche hanno<br />
bisogno di ingenti quantità di acqua<br />
per i bovini che allevano. Il<br />
Comune si è mosso per tempo,<br />
abbiamo fatto delle captazioni,<br />
credo che otterremo dei risultati<br />
a breve».<br />
- San Giorgio è quasi<br />
un’isola felice nel<br />
Fortore. Perché?<br />
«Abbiamo una condizione di<br />
grande vantaggio. È vero che<br />
negli anni abbiamo perso la metà<br />
degli abitanti e che dobbiamo<br />
gestire un territorio vastissimo<br />
di quasi 65 chilometri quadrati<br />
ma viviamo di zootecnia e molti<br />
giovani sono rimasti qui a condurre<br />
le aziende dei genitori».<br />
- Quindi, San Giorgio<br />
resiste?<br />
«Sì, ma fino a quando? Per combattere<br />
seriamente lo spopolamento<br />
dobbiamo fare fronte comune<br />
con le istituzioni e tra i<br />
Comuni, altrimenti siamo destinati<br />
a finire. Basta pensare ai finanziamenti<br />
per il proprio orticessario<br />
fare rete tra tutte le istituzioni.<br />
Nessuno si salva da solo».<br />
- Eppure ci sono ancora<br />
tante emergenze da affrontare.<br />
Quali sono le<br />
più gravi?<br />
«Sul fronte dei servizi abbiamo<br />
enormi difficoltà. Ma se ci mancano<br />
persino le strade, la gente<br />
non riesce neppure ad arrivare<br />
nei nostri paesi».<br />
- Ma il rapporto con gli<br />
altri enti come va?<br />
«Sono stato eletto da 4 anni e in<br />
questo periodo ho dovuto constatare<br />
la mancanza di collegamento<br />
con le istituzioni, con tutte<br />
dalla Comunità Montana alla<br />
Provincia fino alla Regione. Abbiamo<br />
cercato di dialogare sui<br />
progetti di sviluppo e ora stiamo<br />
iniziando a raccogliere i risultati.<br />
Ma il governatore De<br />
Luca deve aiutarci».<br />
- San Giorgio ha da tempo<br />
scommesso sull’eolico,<br />
le fonti energetiche<br />
alternative possono dare<br />
una svolta?<br />
«Sicuramente sì. Anche da parte<br />
della Regione c’è stata<br />
un’apertura che, nel rispetto dell’ambiente,<br />
può consentirci di<br />
creare lavoro per i giovani. È almeno<br />
una speranza per fare in<br />
modo che tanti ragazzi non siamo<br />
costretti ad andare via. E sono<br />
convinto che l’eolico si può<br />
sfruttare meglio perché rappresenta<br />
una risorsa cruciale per il<br />
territorio».<br />
- Ma qual è la sfida dei<br />
piccoli comuni delle aree<br />
interne della Campania?<br />
«Purtroppo, il vero problema resta<br />
lo spopolamento. Il saldo tra<br />
nati e morti è sempre negativo,<br />
i giovani se ne vanno a Perugia<br />
o a Parma all’Università e restano<br />
lì perché qui manca tutto.<br />
Per il futuro serve una svolta.<br />
Vera».
San Giorgio<br />
La Molara
San Giorgio<br />
La Molara
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
A CURA DI<br />
martedì 3 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
REINO<br />
_<br />
Gennaro D’Antonoli e Giuseppe Martino, impiegati presso l’ufficio<br />
Anagrafe di Reino<br />
Due bambini in un anno<br />
Le radici sono all’estero<br />
I registri dell’anagrafe contano 570 votanti dall’Argentina<br />
Lì le nascite sono state 22 nel 2020. L’Elementare è vuota<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
_<br />
Carmine Verzino, 91 anni<br />
Carmine Verzino ha<br />
91 anni e una certezza:<br />
se non avessero<br />
iniziato a fare brutte<br />
cose con la coltivazione<br />
del tabacco adesso ci sarebbe<br />
ancora molto lavoro per<br />
tutti. La sua è la prima casa che<br />
incontri salendo su Reino. Lì ci<br />
vive con la moglie e lì ha cresciuto<br />
Maria, insegnante a Pesco<br />
Sannita, e Ignazio, geometra.<br />
Carmine è la memoria storica del<br />
paese: lui può raccontare vita,<br />
morte, miracoli e piccoli peccati<br />
di tanti. Ogni mattina, quando<br />
il tempo lo permette, si concede<br />
una passeggiata. In questi giorni<br />
si allunga fino al cantiere del torrente<br />
Reinino. Si affaccia dal<br />
ponte e guarda come stanno alzando<br />
il greto del fiume e mettendo<br />
in sicurezza le sponde.<br />
«Lo dovevano fare dall’alluvione,<br />
ma solo adesso sono partiti.<br />
Cosa vuole che le dica? Meglio<br />
tardi che mai».<br />
Le nuove nascite<br />
sono all’osso<br />
Gli uffici dell’anagrafe sono nelle<br />
mani di Gennaro D’Antonoli<br />
e Giuseppe Martino, che non<br />
si rassegna alla pensione e viene<br />
volentieri a dare una mano in Comune.<br />
Gennaro D’Antonoli discende<br />
da una famiglia storica,<br />
la prima che mise mano alle terre<br />
ai piedi del Castello. È lui a tenere<br />
conto delle nuove nascite:<br />
«Beh, quest’anno è andata davvero<br />
male, solo due nuovi bambini.<br />
Il registro è praticamente<br />
vuoto. Ora annotavo un certificato<br />
di matrimonio, ma viene<br />
dall’estero la richiesta, dall’Argentina.<br />
Negli anni scorsi le nuove<br />
nascite, una media sicura degli<br />
ultimi dieci anni, non hanno<br />
superato le 12, 14 al massimo.<br />
Ora siamo davvero all’osso. La<br />
scuola elementare è aperta ma è<br />
quasi vuota con il personale ridotto<br />
al minimo. Tra poco bisognerà<br />
vedere come organizzarsi».<br />
L’Argentina, spiegava prima<br />
Gennaro. I numeri dei reinesi andati<br />
all’estero è tenuto sotto mano<br />
dal collega Giuseppe Martino:<br />
«Quelli con il diritto di voto,<br />
iscritti nell’apposito registro, sono<br />
570, di cui 308 uomini e 262<br />
donne. Quasi tutti vivono in un<br />
centro molto vicino a Buenos Aires».<br />
Quella dello spopolamento è una<br />
faccenda seria se non vengono<br />
apportati i correttivi necessari.<br />
Reino potrebbe diventare l’ennesimo<br />
paese fantasma delle zone<br />
interne nel giro di pochi anni.<br />
L’arma per sconfiggere la fuga è<br />
l’economia, la creazione di nuove<br />
condizioni per posti di lavoro.<br />
Qui l’unica vera azienda<br />
esporta sottolii in tutto il mondo:<br />
LA SINGOLARE CONVIVENZA NELLA PIAZZA DEL PAESE<br />
è la Reinese, conosciutissima ed<br />
apprezzatissima. Ha sessanta dipendenti<br />
e sfrutta tutto il potenziale<br />
della genuinità dei prodotti<br />
locali. La vera arma vincente<br />
sarebbe un ritorno massiccio all’agricoltuta,<br />
ma la Regione dovrebbe<br />
mettere mano alle infrastrutture<br />
e definire i servizi. Niente<br />
s’inventa senza politici che<br />
guardino lontano. E niente sarà<br />
veramente possibile se i servizi<br />
per i paesi a rischio spopolamento<br />
non diventano per legge<br />
una necessità e non un costo.<br />
Chi si intesta la difesa e la divulgazione<br />
della tradizione è il consigliere<br />
Giovanni Di Nunzio. Ha<br />
la delega all’Ambiente e alla Cultura.<br />
Va in giro con gli abiti tradizionali<br />
della domenica dei reinesi:<br />
vere e proprie opere d’arte<br />
che vengono custodite gelosamente<br />
da ogni famiglia in paese.<br />
Giovanni Di Nunzio (in foto nella<br />
pagina accanto, vicino al sindaco)<br />
è l’ombra del sindaco, lo<br />
segue ovunque. Anche nel loro<br />
ultimo viaggio in Argentina, per<br />
portare la tradizione ai compaesani<br />
emigrati. Ma il loro gruppo<br />
folcloristico, finché si poteva, ha<br />
preso parte a manifestazioni culturali<br />
ed è richiesto in molte parti<br />
del mondo.<br />
*La prima puntata<br />
del Viaggio nel Fortore,<br />
su San Giorgio La Molara,<br />
è stata pubblicata martedì 2 ottobre.<br />
Maik e Luisa: due bar, tre metri, due generazioni<br />
Confesercenti:<br />
«Rispettate sempre<br />
tutte le misure<br />
In uno si concentra tutta la movida: una ventina di ragazzi. Nell’altro, i più anziani e le carte<br />
chiusura colpo fatale»<br />
Maman Luisa c’era da<br />
prima. Ha tracciato<br />
il solco per molto<br />
tempo. Poi è venuto lui, Angelo<br />
Calzone, che ha aperto il<br />
“Maik bar” con questo richiamo<br />
agli inglesismi d’importazione<br />
dall’immigrazione<br />
degli anni Sessanta. “Mayk” e<br />
non Mike, senza alcun necessità<br />
di recupero o tentennamento<br />
sulla forzatura sintattica:<br />
sta lì, nella piazza principale,<br />
a tre metri da “Maman<br />
Luisa”, non di più.<br />
Concorrenza? Macché. In<br />
quesi tre metri c’è tutta la distanza<br />
di come si possono intendere<br />
le necessità a seconda<br />
delle generazioni. Se vuoi la<br />
calma, la discussione davanti<br />
la birretta e ami le partite a<br />
carte, devi andare a trovare<br />
pane per i tuoi denti da “Maman<br />
Luisa”. In quel bar girano<br />
le fuoriserie del tressette e<br />
delle carte da ramino. O sei<br />
bravo o non ti siedi. Per questo<br />
“Maman” è out per i ragazzi.<br />
Da sempre è frequantata dai<br />
più anziani, anche adesso che<br />
a prenderne le redini della gestione<br />
è stata la figlia di Luisa,<br />
Giuseppina Rossi, per tutti Pina.<br />
Lei ha mantenuto la barra<br />
dritta sulla tradizione, l’accoglienza<br />
non svogliata ma tra<br />
persone che hanno l’abitudine<br />
di guardarsi in faccia e non<br />
dirsi cose superflue.<br />
Da Maik, al contrario, lo struscio<br />
dei ragazzi è quasi un rituale<br />
irrinunciabile la sera, soprattuto<br />
nei fine settimana.<br />
Covid e ordinanze permettendo,<br />
ovviamente. Non si sa come<br />
e perché si sia creata questa<br />
separazione, giovani da<br />
una parte e anziani dall’altra,<br />
ma è così. Ma Maik ha il suo<br />
segreto: vende tabacchi e accetta<br />
le scommesse della Sisal.<br />
Non è poco. In quei tre metri<br />
costituiti da una stradina che<br />
porta al paese alto c’è tutta la<br />
distanza tra le diverse generazioni,<br />
ma anche la necessità di<br />
doversi ritagliare uno spazio<br />
proprio tra i pochi disponibili<br />
a Reino.<br />
Appena più in basso c’è la terrazza<br />
panoramica intitolata al<br />
valoroso soldato reinese Domenico<br />
Tozzi, medaglia di<br />
Bronzo al valor militare nel<br />
perché, si legge nell’epigrafe,<br />
“Portava ordini di una batteria,<br />
si distingueva per coraggio e alto<br />
sentimento del dovere, attraversando<br />
più volte un terreno<br />
scoperto e camminamenti battuti<br />
dal fuoco nemico, noncurante<br />
del pericolo, pur di adempiere<br />
alle proprie mansioni”.<br />
(Castagnevizza, 13 Maggio<br />
1917).
martedì 3 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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A CURA DI<br />
15<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
_<br />
Il registro delle nascite dell’Anagrafe di Reino: quest’anno soltanto due, un record negativo<br />
Storia segreta di come è nato il paese<br />
Quella notte d’amore<br />
e il regalo del cavallo<br />
Il marchese di San Marco dei Cavoti<br />
regalava terre alla giovane regina D’Angiò<br />
Lei si concedeva<br />
spesso, ma amava<br />
molto cambiare.<br />
Spregiudicata, giovane<br />
e a suo modo<br />
attreante, la futura Regina di<br />
Napoli Giovanna D’Angiò,<br />
oscura protagonista della piazza<br />
dellla vergona a Palermo,<br />
era il “piccio” del Marchese di<br />
San Marco dei Cavoti. Pur di<br />
avere con lei una notte d’amore,<br />
il nobile le promise tante<br />
terre quante ne avrebbe potuto<br />
percorrere un cavallo prima di schiantarsi. Fu così che Giovanna<br />
D’Angiò, mentre si concedeva al Marchese, lanciò in<br />
cavalcata il suo miglior stallone a tagliare il Fortore, finché<br />
l’animale non si schiantò, vinto dalla stanchezza, nei pressi<br />
del fiume Reino. Da allora, dopo quella notte, quella striscia<br />
di terra conquistata con l’amore notturno, divenne dei D’Angiò.<br />
E Reino, le sue case, tutta l’isola amministrativa che si ritrova,<br />
è incuneata tra diversi paesi che a volta ne interrompono<br />
la continuita con le proprie contrade. Vox populi.<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Reino è l’isola felice delle<br />
zone interne, il paese del<br />
“buon vivere”: 1.152 abitanti,<br />
un’azienda di trasformazione<br />
di prodotti agricoli, posti di lavoro<br />
nell’eolico, ritmi di vita lenti<br />
e inquinamento zero. «Ora la<br />
nostra sfida è far ritornare i giovani<br />
che hanno studiato fuori per<br />
scommettere sulle nuove tecnologie<br />
in agricoltura», dice lo “storico”<br />
sindaco Antonio Calzone,<br />
che ha iniziato a guidare la sua comunità<br />
28 anni fa e che è stato riconfermato<br />
solo un mese fa con<br />
una valanga di voti, il 98 per cento<br />
dei consensi. Un plebiscito.<br />
«Per me - racconta il primo cittadino<br />
- è un onore ma anche una<br />
grande responsabilità. Per giunta<br />
essere riconfermato al quinto<br />
mandato senza la presenza di una<br />
lista avversaria penso che sia stata<br />
un’attribuzione di fiducia che<br />
mi riempie di gioia. Spero di non<br />
deludere i cittadini».<br />
Intanto, sindaco, come state vivendo<br />
questa emergenza Covid-19?<br />
Anche lei ha dovuto<br />
combattere contro il virus.<br />
«È un momento triste, siamo costretti<br />
a cambiare il nostro modo<br />
di vivere. Ma noi, rispetto alle città,<br />
siamo più liberi per i spazi che<br />
abbiamo a disposizione. Dobbiamo<br />
essere attenti. A me è andata<br />
bene, me la sono cavata con<br />
20 giorni di isolamento. Ma è stata<br />
dura».<br />
In questa fase così difficile, un<br />
piccolo paese come Reino come<br />
guarda al futuro?<br />
«Guardi, durante il lockdown in<br />
molti sono ritornati qui e hanno<br />
riscoperto la bellezza di vivere in<br />
una piccola realtà, rivalutando<br />
rapporti umani e un contatto con<br />
la natura che forse avevano dimenticato.<br />
Persino mio figlio, che<br />
vive a Milano, è tornato e mi ha<br />
detto: il nostro paese è davvero<br />
bello. Prima non aveva questa<br />
opinione...».<br />
Già, ma la vostra comunità ora<br />
come guarda al futuro?<br />
«Sono fortemente convinto che ci<br />
L’INTERVISTA. Antonio Calzone, riconfermato con il 98% dei voti<br />
«Qui si vive bene,<br />
i giovani torneranno»<br />
«Troppi ritardi su infrastrutture e servizi,<br />
ma l’agricoltura è ancora il nostro futuro»<br />
_<br />
Antonio Calzone intervistato dal direttore di 696, nel corso di un viaggio-inchiesta nelle zone interne<br />
sia la possibilità di far rivivere<br />
queste realtà. La “Fortorina”,<br />
strada a scorrimento veloce, ci<br />
ha tolto dall’isolamento. Ora in<br />
un quarto d’ora siamo a Benevento».<br />
E allora cosa manca?<br />
«Siamo in ritardo sulle autostrade<br />
informatiche. Proprio oggi con<br />
il lavoro a distanza si potrebbero<br />
valorizzare borghi come il nostro.<br />
Ma qui si ritrovano anche i rapporti<br />
umani che nelle grandi città<br />
non esistono. Tra di noi si firmano<br />
patti senza carta bollata,<br />
basta stringersi la mano».<br />
Ma quali errori sono stati commessi?<br />
Perché le zone interne<br />
ancora non vengono valorizzate?<br />
«Scontiamo un gap che arriva da<br />
lontano. Ma il vero errore è stato<br />
non aver scommesso sull’agricoltura,<br />
che è stata vista finora<br />
solo come un settore fatto<br />
di sacrifici».<br />
E allora?<br />
«Le racconto una curiosità.<br />
Quando sono stato a trovare la<br />
comunità sannita in Argentina,<br />
dove ci sono circa mille cittadini<br />
originari di Reino, una cugina<br />
anziana di mia madre mi disse:<br />
“Antò noi siamo stati sfortunati<br />
due volte: quando stavamo a Reino<br />
non avevamo di che mangiare,<br />
oggi siamo qui in Argentina e<br />
stiamo peggio di voi”. Questo è<br />
molto triste».<br />
Allora ha avuto ragione chi è<br />
rimasto?<br />
«Non voglio dire questo. Ma va<br />
ricordato che a Reino - e ne sono<br />
orgoglioso - c’è una forte scolarizzazione.<br />
Noi siamo tra le comunità<br />
dove ci sono maggiori<br />
laureati, e quasi tutti i giovani sono<br />
diplomati. I nostri nonni hanno<br />
investito molto sulla cultura».<br />
E allora?<br />
«Sono convinto che l’agricoltura<br />
può essere una grande opportunità.<br />
È questa la vera scommessa».<br />
E ai giovani di questo territorio<br />
cosa dice: perché ritornare?<br />
«Il nostro vescovo Zarrillo ci ricorda<br />
che si possono fare grandi<br />
cose anche in piccole realtà. Bisogna<br />
avere la forza e la determinazione,<br />
forse qui è più difficile<br />
ma se c’è questa consapevolezza<br />
si può raggiungere qualsiasi<br />
risultato».<br />
Reino ha ancora un futuro?<br />
«La nostra forza potrà essere rappresentata<br />
dai giovani. L’esperienza<br />
acquisita stando fuori - tra<br />
studio e lavoro - può diventare<br />
una ricchezza per tutta la nostra<br />
comunità».
Reino
Reino
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 10 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
FOIANO<br />
_<br />
Ecco la valle che ti accoglie quando scavalli l’Appennino e vedi<br />
Foiano. A lato uno scenario del territorio<br />
Qui ne nascono solo sei,<br />
il futuro è nei fondi Fesr<br />
I pochi giovani rimasti puntano sull’ammodernamento,<br />
ma la Regione tiene stupidamente ferme le graduatorie<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
_<br />
Daniela Castellucci, ragioniere<br />
capo del Comune e la figlia<br />
Confesercenti:<br />
«Rispettate sempre<br />
tutte le misure<br />
chiusura colpo fatale»<br />
COSA OFFENDE UNA COMUNITÀ<br />
Èlunga arrivare a Foiano di<br />
Valfortore. La chiamano<br />
Statale 369 ma nella sostanza<br />
è una mulattiera. Beh, si<br />
usa quella per attraversare tutto il<br />
paesaggio che dall’entroterra sannita<br />
ti fa sbucare nei primi orizzonti<br />
di Puglia e Molise. Si scavalla<br />
una buona parte dell’Appennino<br />
regalandosi valli, gole,<br />
boschi e luoghi tanto estesi quanto<br />
vuoti. Il paesaggio non è in alcun<br />
modo dominato: non c’è traccia<br />
del lavoro dei forestali della<br />
comunità montana, non un palo,<br />
non una staccionata, neanche un<br />
piccolo contenimento. Fa la natura.<br />
Il guaio della Statale 369 è che<br />
assecondando i fianchi e i rilievi<br />
di colline e montagne, riesce nell’ingrato<br />
compito di trasformare<br />
dieci metri d’aria in un chilometro<br />
di strada, regalandoti un tornante<br />
dopo l’altro.<br />
Le “morracene re preta” qui non<br />
le trovi lungo le strade. I movimenti<br />
del terreno te li buttano giù,<br />
creando problemi su problemi:<br />
hanno risolto lasciando che il fieno<br />
cresca attorno le pietre che,<br />
immancabili sorelle, puntellano<br />
ogni solco tracciato nel terreno.<br />
Pure da queste parti, come a Reino,<br />
fino agli anni ’70 la coltivazione<br />
del tabacco era uno sbocco<br />
sicuro per molte famiglie. Adesso<br />
le centinaia di case coloniche<br />
sparse tutt’intorno il centro abitato<br />
si aggiustano con tutto, arrivando<br />
a produrre una eccellenza<br />
purtroppo poco valorizzata: il pomodorino<br />
di montagna.<br />
Isolata da tutto, praticamente in<br />
Puglia, Foiano avrebbe bisogno<br />
di più attenzione da parte della<br />
Regione, che da anni tiene fermi<br />
i fondi per l’ammodernamento<br />
delle aziende agricole. Uno scandalo<br />
doppio se si pensa che a presentare<br />
le domande sono i pochi<br />
giovani ancora disposti a restare<br />
e scommettere la propria vita sul<br />
territorio e, ancora peggio, se si<br />
pensa che per quattro anni è stato<br />
un consigliere regionale di Benevento,<br />
Erasmo Mortaruolo, a<br />
stare nella Commissione Agricoltura<br />
in qualità di vice presidente.<br />
Così vanno le cose, questa è la<br />
parte migliore del Pd, evidentemente,<br />
che pensa di fare politica<br />
tenendo perennemente appese le<br />
persone all’aspettativa di un diritto.<br />
L’alternativa è lo spopolamento.<br />
Quest’anno, come ci spiega Giovanni<br />
Tutolo, 54 anni, responsabile<br />
dei servizi demografici, foianese<br />
doc, «sono nati soltanto sei<br />
bambini. Lo scorso anno non è<br />
che sia andata meglio». E così va<br />
avanti da anni. L’emigrazione ha<br />
compiuto il balzo più significativo<br />
nell’800, negli States. A Bethlehem<br />
(Pennsylvania), lo Stato<br />
che ha dato la vittoria a Biden, di<br />
foianesi ce ne sono 649, ma sono<br />
di terza generazione.<br />
L’amministrazione di Ruggiero<br />
(l’unica che sta togliendo qualche<br />
pietra del terremoto del ’60),<br />
ha una idea: fare di Foiano un<br />
centro di accoglienza per gli anziani.<br />
C’è tutto per trasformare il<br />
paese in un albergo diffuso. E anche<br />
il bosco del Frosolone, quello<br />
che una volta ti costringeva a<br />
fare testamento prima di attraversarlo,<br />
ora è in parte recuperato.<br />
Grazie a una cooperativa locale,<br />
La Molinara, sono stati realizzati<br />
percorsi strappati metro per<br />
metro al ceduo selvaggio. Ora è<br />
un posto finalmente frequentabile.<br />
Infine i rifiuti. Il ragioniere capo,<br />
Daniela Castellucci, ha una<br />
ottima organizzazione. L’umido<br />
finisce in Molise a 244 euro a tonnellata.<br />
L’indifferenziato a Tufino<br />
a 170 euro a tonnellata. Tutto viene<br />
7 euro a cittadino e la tassa è<br />
una delle più basse in Campania.<br />
Di buono che per come sono pochi<br />
di Covid non se n’è visto.<br />
* La prima puntata<br />
del Viaggio nel Fortore,<br />
su San Giorgio La Molara,<br />
è stata pubblicata<br />
martedì 27 ottobre.<br />
La seconda, su Reino,<br />
martedì 3 novembre.<br />
Il terremoto del ’60: le macerie sono tutte lì<br />
(effe) - Cosa definisce una comunità, la salda,<br />
la rende unica, un corpo che respira, vive? La<br />
gente. Sì, forse. Ma le persone crescono, si muovono,<br />
cambiano. La comunità è sempre la stessa.<br />
Allora, cos’è? Il luogo, le case, le strade.<br />
Queste cartoline dagli anni ’60, frutto di un violento<br />
terremoto verificatosi i primi giorni di<br />
agosto, ma scattate nel 2020, che Giovanni Antonio<br />
(nella foto) ci indica e tiene come compagne<br />
d’una intera vita, cosa sono per una comunità?<br />
Un ricordo, un simbolo, un ammonimento di<br />
fronte al rischio? No, sono una ferita. E le ferite<br />
così non rimarginano più, perché lasciano<br />
le cicatrici nella memoria.<br />
Giovanni Antonio ha giusto sessant’anni, è addetto<br />
al verde presso il Comune: «C’è poco da<br />
dire. La verità è che abbiamo avuto sindaci più<br />
concentrati a distruggere che ricostruire. Non<br />
è un caso che solo adesso, con questo sindaco,<br />
Antonio Ruggiero, qualche pietra stanno iniziando<br />
a toglierla».<br />
Non c’è alcuna motivazione, non se ne possono<br />
trovare, per la presenza di quelle macerie.<br />
Nessuno Stato, nessun vuoto normativo: dopo<br />
60 anni sei stato tu a non volerle togliere, perché<br />
non c’è area di sedime, finanziamento o diritto<br />
a ricostruire che tenga: quelle orrende<br />
quinte andrebbero eliminate, per poter guardare<br />
finalmente avanti.
martedì 10 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
Cosa svelano i registri in restauro<br />
Il primo nato del 1809<br />
e la peste del 1854<br />
Da tre anni Nicola Belletti sta recuperando<br />
il patrimonio storico, pagina dopo pagina<br />
Il primo nato nel 1809?<br />
Pasquale Pellegrino<br />
Silvestro, figlio di Carmine<br />
e di Antonia Giglio.<br />
Registrato il 2 aprile. I morti<br />
della peste nel 1854? 250<br />
persone, un quarto di tutta<br />
la popolazione, praticamente<br />
una strage. Quelli dell’epidemia<br />
del 1888? 193,<br />
pure fu molto brutta. Sono<br />
tre anni che Nicola Belletti<br />
(nella foto), 61enne di Foiano,<br />
archivista capo al Comune, sta recuperando, pagina per<br />
pagina, tutti i registri pubblici della comunità. Ha restaurato<br />
documenti che risalgono all’età napoleonica, quando Foiano<br />
era a tutti gli effetti inserita nel distretto di Foggia. I primi<br />
certificati di morte e l’istituzione delle sepolture fuori le mura,<br />
i censimenti e le proprietà di ogni capofamiglia, che sotto di<br />
sè aveva tutti quelli che manteneva e fintanto non creavano<br />
gruppo familiare a parte. Una attività che accompagnerà<br />
l’esperto per ancora molto tempo, visto il materiale che<br />
dovrà ancora “stirare” e incollare.<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
del primo<br />
Novecento negli Stati<br />
L’emigrazione<br />
Uniti è solo un ricordo,<br />
che ormai resta solo nelle foto in<br />
bianco e nero custodite negli archivi<br />
del Comune. Ora Foiano di<br />
Valfortore, piccolo paese di 1.380<br />
anime nel cuore del Sannio, al<br />
confine con la Puglia, guarda al<br />
futuro con nuove speranze grazie<br />
all’occupazione garantita dagli<br />
impianti eolici e alle produzioni<br />
agricole d’eccellenza che<br />
rianimano un’economia rurale in<br />
un territorio incontaminato, caratterizzato<br />
da boschi fittissimi.<br />
Il sindaco è un un biologo 46enne,<br />
Giuseppe Antonio Ruggiero,<br />
innamorato di questa terra di<br />
mezzo che lui vuole far rinascere.<br />
Intanto, i cittadini a settembre<br />
l’hanno riconfermata alla guida<br />
del Comune con un significativo<br />
consenso, come ha vissuto<br />
questo momento?<br />
«La nostra è una squadra ormai<br />
collaudata dal 2006: dopo la<br />
scomparsa del nostro sindaco<br />
avevo già preso le redini del Comune.<br />
In fondo, la nostra è stata<br />
la vittoria della continuità per<br />
quanto fatto negli ultimi 14 anni».<br />
Come sta andando qui con<br />
l’emergenza Covid-19?<br />
«Abbiamo avuto un solo caso, un<br />
infermiere che lavora in una Rsa<br />
di Roseto Valfortore. Ma in paese<br />
tutto tranquillo grazie al comportamento<br />
diligente della popolazione».<br />
Il Fortore secondo lei come può<br />
riscattarsi? Di cosa c’è bisogno?<br />
«C’è la necessità di un asse viario<br />
che attraversi questo territorio.<br />
Per anni si è discusso della<br />
Fortorina, che raggiunge i paesi<br />
dell’area, ma ora bisogna puntare<br />
su un asse che favorisca il<br />
collegamento con il Tavoliere della<br />
Puglia, dove c’è un’economia<br />
simile alla nostra».<br />
Lei ha detto di recente: “L’eolico<br />
è fondamentale per l’area,<br />
L’INTERVISTA. Il sindaco Antonio Ruggiero parla degli scenari futuri di tutto il Fortore<br />
«Senza royalty dell’eolico<br />
molti i Comuni a picco»<br />
«Grazie alle fonti energetiche alternative<br />
siamo riusciti a fermare la fuga dei giovani»<br />
_<br />
Il sindaco Antonio Ruggiero intervistato dal direttore di 696 Ottochannel, Pierluigi Melillo<br />
ma la Regione smetta di osteggiarlo”.<br />
Perché?<br />
«L’eolico negli ultimi 30 anni ha<br />
rappresentato un settore importantissimo<br />
della Valfortore, basta<br />
guardare i dati. Se pensiamo solo<br />
alle royalty che le società versano<br />
ai Comuni: senza questi introiti<br />
avremmo chiuso già tutti i<br />
Comuni di quest’area. Per giunta<br />
qui lavorano 200 persone, come<br />
una piccola Fiat: senza queste<br />
opportunità avremmo avuto<br />
un’emigrazione anche più forte».<br />
E poi?<br />
«Ci sono dati importanti anche<br />
per i fitti che le aziende agricole<br />
ricevono dalle società dove si installano<br />
questi impianti. È fondamentale<br />
mantenere queste entrate<br />
per la nostra economia».<br />
Ma la Regione come si è mossa?<br />
«Palazzo Santa Lucia negli ultimi<br />
cinque anni ha inteso - in modo<br />
errato - che l’eolico potesse<br />
rappresentare un problema ambientale<br />
e il Fortore ha pagato<br />
una visione minoritaria rispetto<br />
al problema. In Campania zone<br />
come l’Avellinese o il Tammaro<br />
hanno protestato e a Napoli hanno<br />
pensato che l’eolico fosse negativo<br />
per tutti».<br />
Invece, non è così. Giusto?<br />
«Certo che no. Noi abbiamo visto<br />
l’eolico nascere, svilupparsi e<br />
ammodernarsi in maniera positiva.<br />
In altre zone si stanno portando<br />
avanti contestazioni che<br />
noi facemmo 30 anni fa. Credo<br />
che al Governatore sia arrivata<br />
l’idea che l’eolico fosse qualcosa<br />
di negativo. Ma non è così: ora<br />
noi vogliamo solo vincere la sfida<br />
della modernità. Tra 40 anni<br />
queste torri non ci saranno più<br />
perché i sistemi cambiano. E poi<br />
mi lasci dire una cosa: se questa<br />
provincia ha avuto un po’ di visibilità<br />
è stato grazie a un imprenditore<br />
eolico, l’avvocato Oreste<br />
Vigorito, che ha realizzato un sogno<br />
calcistico che ci ha portato<br />
alla ribalta nazionale. Se non ci<br />
fosse stato l’eolico Benevento sarebbe<br />
stata una provincia ancora<br />
sconosciuta».<br />
Ma il Fortore su cosa deve puntare?<br />
«Il nostro primo obiettivo deve<br />
essere l’ammodernamento degli<br />
impianti eolici, poi rilanciare<br />
l’asse viario della Fortorina e<br />
puntare sull’agricoltura di tipo<br />
locale di qualità, penso anche al<br />
grano duro».<br />
Qual è stata l’attenzione del governo<br />
regionale nei vostri confronti?<br />
«Guardi, molti giovani attendono<br />
da 4 anni i fondi per le loro<br />
aziende. Ma a Palazzo Santa Lucia<br />
devono capire che anche in<br />
questo territorio si fa industria.<br />
E lo dimostra l’eolico con marchi<br />
come Ivpc e Erg che hanno<br />
creato un sistema economico industriale<br />
che dà occupazione. Ma<br />
la Regione potrebbe darci una<br />
mano a valorizzare una produzione<br />
come il pomodoro di montagna,<br />
di particolare qualità, che<br />
potrebbe essere una grande risorsa<br />
come lo fu il tabacco negli<br />
anni Settanta».<br />
Lei come guarda al futuro?<br />
«Con grande speranza. Ma bisogna<br />
smetterla di pensare alle zone<br />
interne come aree marginali.<br />
Dobbiamo diventare territorio di<br />
collegamento tra la Puglia e il<br />
Molise, ma è necessario garantire<br />
assi viari che consentano dal<br />
Foggiano di arrivare rapidamente<br />
sulla Telesina e quindi a<br />
Roma. Così il Fortore diventerà<br />
strategico nel Mezzogiorno».
Foiano
Foiano
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 17 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
Zaccaria Spina<br />
impiegato<br />
comunale di 60<br />
anni<br />
GINESTRA<br />
DEGLI SCHIAVONI<br />
Il migliore paesaggio?<br />
Il volto di chi resiste<br />
Anche Rex, il cane dell’impiegato che cura tutto il verde,<br />
si dà da fare: aiuta il padrone con la carriola degli attrezzi<br />
anni<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Avia Creta ci stanno<br />
tre lampioni. Sono<br />
un po’ come le caravelle.<br />
Davanti i<br />
primi due, come la<br />
Nina e la Pinta, si intercettano le<br />
onde del radiogiornale proveniente<br />
dalla sede Rai pugliese.<br />
Davanti al terzo, la Santa Maria,<br />
si prende quello proveniente dalla<br />
Campania. Misteri dell’alta frequenza<br />
quando vivi in zone di<br />
confine estremo.<br />
Sì, Ginestra degli Schiavoni è il<br />
Comune più piccolo dell’intero<br />
Sannio. Tutti fanno l’errore di arrivarci<br />
e pretendere di vedere i lillipuziani<br />
o le casette degli hobbit.<br />
La verità è che qui sono molto,<br />
molto più svegli che in altre<br />
parti e fino a ieri, prima del Covid,<br />
a Ginestra facevano riferimento<br />
i turisti non solo del Sannio,<br />
ma anche dalla vicinissima<br />
Irpinia e del Foggiano: sagre,<br />
concerti, mercatini di Natale.<br />
Questo pugno di case nella Chiana<br />
Sant’Angelo da sempre ha costituito<br />
una tappa seria della via<br />
Francigena del Sud. Eppure, il vero<br />
paesaggio, la vera ricchezza<br />
che ti colpisce, sono i volti della<br />
gente, di quelli che resistono,<br />
combattono giorno dopo giorno<br />
per non andare via e trovare il<br />
modo di fare qualcosa di buono<br />
senza fare i bagagli. L’entusiasmo<br />
occorre per non farsi schiacciare<br />
dai numeri. Nel 2020 sono nati<br />
due bambini (gemellini), tre lo<br />
scorso anno. Lo spopolamento,<br />
Nel 2020 sono nati<br />
due gemelli.<br />
L’anno precedente<br />
soltanto tre<br />
quando tutto il Comune fa 400 e<br />
poco più abitanti, sarebbe una cosa<br />
seria di cui Stato e Regione dovrebbero<br />
occuparsi. Ma qui,<br />
quando si tratta di campagna elettorale,<br />
nessun partito viene a dire<br />
una parola. Non è che uno ha<br />
qualcosa contro: ma in cinque anni<br />
il consigliere regionale Erasmo<br />
Mortaruolo non si è mai visto. Poi<br />
vengono ripagati: pensate che qui<br />
alle Regionali lui, il suo Pd, ha<br />
preso un solo voto. Lo stesso dicasi<br />
per Mastella. Eppure di fondi<br />
specifici per i piccoli Comuni<br />
e di risorse per lo sviluppo delle<br />
aree più depresse e abbandonate<br />
del Paese, la Regione ne restituisce<br />
non spesi fino al 60 per cento:<br />
miliardi che qui potrebbero fare<br />
la differenza. Si ragiona a collegi<br />
e a voti possibili, mentre la<br />
Nessun consigliere<br />
regionale si è mai visto:<br />
il Pd ricambiato con un<br />
voto, come Mastella<br />
politica dovrebbe essere un’altra<br />
cosa.<br />
Tre amici seduti su una panchina<br />
a suo modo storica: è la stessa che<br />
ritrae i loro genitori quand’erano<br />
ragazzini. Cambia il modo di passare<br />
il tempo. Ora c’è l’approccio<br />
nervoso e ossessivo con i videogiochi<br />
sullo smartphone, pri-<br />
ma, magari, si parlava un po’ di<br />
più e con più attenzione.<br />
«Noi stiamo qui e aspettiamo,<br />
tanto lo sappiamo che questo paese<br />
è destinato a scomparire dalle<br />
carte geografiche, manca solo<br />
qualche anno, non di più», dice<br />
rassegnato Fabio Barile.<br />
«Che facciamo tutto il tempo?<br />
Noi proviamo ogni giorno a inventrarci<br />
qualcosa. Qui non ti regala<br />
niente nessuno e lo Stato non<br />
esiste», gli fa da eco Pasquale<br />
Colabelli.<br />
E quando facciamo per chiedere<br />
della scuola elementare si avvicina<br />
una ragazzina: «Quest’anno<br />
siamo in cinque». Ma anche la<br />
scuola qui ha saputo farsi rispettare.<br />
Lo scorso anno, la Media ha<br />
partecipato al concorso nazionale<br />
“Una fiaba per la montagna”,<br />
vincendo, nella sezione giovanile,<br />
il premio Parco Nazionale<br />
Gran Paradiso ed il Premio Città<br />
di Rivarolo Canavese grazie all’opera<br />
“Antonio e il torrente<br />
magico”, poi diventata anche un<br />
cartone animato.<br />
Il Covid, il distanziamento, addirittura<br />
la zona rossa, qui non ha<br />
alcun senso. Ci sono soltanto due<br />
bar (Babbuccio e Il Quadrifoglio)<br />
e ognuno distribuisce una<br />
decina di caffé al giorno e qualche<br />
manciata di birre. Immaginare a<br />
Ginestra l’asporto o il delivery è<br />
una presa per i fondelli, bella e<br />
buona. Come lo è l’equiparazione<br />
burocratica tra una attività in<br />
questo piccolissimo centro e una<br />
che apre in una grande città. Ci<br />
vogliono gli stessi documenti e,<br />
soprattutto, si devono pagare le<br />
stesse tasse. Per questo l’amministrazione<br />
fa di tutto per tenerle<br />
giù, con aliquote al minimo. Ma<br />
la lotta è impari se non si mette<br />
mano alle normative, semplificando<br />
fin dove si può.<br />
Ginestra è un piccolo gioiello. Al<br />
verde pubblico pensano Pasquale<br />
D’Agostino e il suo affezionatissimo<br />
Rex, un pastore tedesco<br />
di tre anni che lo aiuta a<br />
salire e scendere gli attrezzi da<br />
lavoro.<br />
Il museo dell’Energia, dove lavorano<br />
come servizio civile<br />
Efrem, Marialucia e Annamaria,<br />
richiamava scolaresche da tutta<br />
la Campania: due ore di apprendimento<br />
pratico di cosa significhino<br />
vento, acqua e sole per il<br />
fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico.<br />
Il vero gioiello è il centro sportivo<br />
realizzato a monte della villa<br />
comunale: un intero edificio,<br />
completamente arredato, capace<br />
di ospitare squadre di calcio per il<br />
ritiro. Magari, in questo periodo<br />
potrebbe diventare uno splendido<br />
Covid Hotel.<br />
GLI APPASSIONATI STUDI DI UN PROFESSORE CHE AMA PUBBLICARE LIBRI<br />
Luogo natìo di Ponzio Pilato: storia o leggenda?<br />
Confesercenti:<br />
«Rispettate sempre<br />
Sembra tutte suggerita le misure da una rilettura romantica de “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov<br />
chiusura colpo fatale»<br />
(effe) - Più che un approccio<br />
storico rigoroso, sembra una<br />
rilettura abbastanza fantasiosa<br />
del romanzo<br />
“Il Maestro e<br />
Margherita”<br />
dello scrittore<br />
russo Michail<br />
Bulgakov. Per il<br />
resto, la possibilità<br />
che Ponzio<br />
Pilato, governatore<br />
della<br />
Giudea ai tempi<br />
di Gesù Cristo,<br />
sia nato a Ginestra degli<br />
Schiavoni si rintraccia soltanto<br />
negli scritti di uno studioso<br />
locale, che a più riprese ha dato<br />
alle stampe pubblicazioni in<br />
tal senso. Che Ginestra degli<br />
Schiavoni abbia radici antiche<br />
è dimostrato dal fatto che essendo<br />
attraversata dalla via<br />
Traiana era uno dei punti di<br />
Assurdo che un bar<br />
che stacca dieci<br />
scontrini debba pagare<br />
tasse come uno in città<br />
_<br />
Luciano Disconzi (nel riquadro) e una veduta di Ginestra<br />
collegamento tra Benevento e<br />
Brindisi. Anche la via Francigena<br />
la lambisce a Sud. Certo<br />
e documentato è che gli avi di<br />
Pilato, la famiglia Vestina dei<br />
Ponzi, erano condottieri dell’esercito<br />
sannita. E proprio<br />
basandosi su questo, utilizzando<br />
la circostanza che la Chiana<br />
Sant’Angelo fosse stata per<br />
lungo tempo appannaggio dei<br />
Ponzi, il professor Luciano Disconzi<br />
ha lanciato la sua personalissima<br />
interpretazione.<br />
Che nessuno, a Ginestra, si sogna<br />
di smentire perché a modo<br />
suo questa leggenda fa molto<br />
snob nella narrazione delle radici<br />
di questo centro.<br />
Poi le fonti si diversificano e di<br />
luoghi dove si sostiene che sia<br />
nato Pilato sono almeno tre o<br />
quattro tra Abruzzo, Molise e<br />
Campania. Noi facciamo il tifo<br />
per Ginestra, ovvio.
martedì 17 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
Margherita<br />
Marchese, 29<br />
anni<br />
Fabio Barile,<br />
42 anni<br />
Pasquale<br />
Colabelli, 39<br />
anni<br />
Il titolare del bar<br />
Quadrifoglio<br />
Maria Lucia, 25<br />
anni<br />
Efrem, 20<br />
anni<br />
Annamaria,<br />
28 anni<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
L’INTERVISTA Zaccaria Spina, sindaco dei record, in amministrazione da 35 anni<br />
«Solo grazie all’eolico<br />
riusciamo a reggere»<br />
«Il tempo è scaduto, servono subito interventi seri<br />
per questi territori. L’emergenza Covid? Un’opportunità»<br />
_<br />
Zaccaria Spina intervistato dal direttore di 696, nel corso di un viaggio-inchiesta nelle zone interne<br />
Zaccaria Spina è un<br />
amministratore di lungo<br />
corso. Già 35 anni<br />
fa era consigliere comunale<br />
del più piccolo<br />
paese del Sannio. E ha iniziato<br />
a guidare dal 1994, da sindaco,<br />
la minuscola comunità di Ginestra<br />
degli Schiavoni, 439 abitanti<br />
e un antenato illustre come<br />
Ponzio Pilato. Ma col passare degli<br />
anni difendere questo spicchio<br />
sannita al confine con la Puglia è<br />
diventato sempre più difficile.<br />
Perché sindaco?<br />
«Semplice: abbiamo gli stessi obblighi<br />
e incombenze delle grandi<br />
città ma senza averne le strutture.<br />
E noi amministratori dobbiamo<br />
a volte sostituirci ai dipendenti<br />
e diventiamo anche lo sfogatoio<br />
delle esigenze dei cittadini.<br />
È un ruolo impegnativo che<br />
va fatto con passione altrimenti<br />
non si riesce a svolgere».<br />
Siamo nel cuore del Fortore, a<br />
suo giudizio come va riaperta<br />
la vertenza delle aree interne?<br />
«Intanto va riaperta subito altrimenti<br />
non avrà più senso parlarne<br />
perché potremmo assistere alla<br />
cessazione della materia del<br />
contendere. Di questo passo rischia<br />
di venire meno quel poco<br />
di vitalità che ormai è rimasta in<br />
queste zone».<br />
Quindi, cosa propone?<br />
«Gli amministratori locali non<br />
possono essere lasciati soli. Devo<br />
riscontrare che fino a oggi la<br />
vertenza delle aree interne è stata<br />
utilizzata, piuttosto che affrontata<br />
e risolta. Slogan e proclami<br />
ma nessun atto concreto<br />
che avesse effetti diretti su abitanti<br />
e amministratori locali».<br />
Ma voi amministratori che difficoltà<br />
avete incontrato?<br />
«Per quanto ci riguarda ci siamo<br />
distinti per aver messo in campo<br />
idee e grandi proposte che poi,<br />
però, si sono fermate sui tavoli<br />
più alti. In fondo non c’è stata<br />
mai un’interazione seria per attivare<br />
meccanismi effettivi e concreti<br />
con riflessi importanti sulla<br />
vita dei cittadini».<br />
Ma una realtà come Ginestra<br />
degli Schiavoni di cosa ha bisogno?<br />
«Intanto c’è la necessità di facilitare<br />
la vita di chi abita in questi<br />
territori. Poi bisogna favorire<br />
le condizioni per il ritorno della<br />
gente che è andata via ed evitare<br />
una nuova emigrazione. Ma ci<br />
vogliono norme diverse per i piccoli<br />
Comuni, non è possibile che<br />
un bar di un paesino come il nostro<br />
debba sottostare alle stesse<br />
incombenze e prescrizioni di chi<br />
apre un’attività in una città metropolitana».<br />
E allora, a cosa ha pensato?<br />
«Si deve puntare sulla semplificazione.<br />
Guardi ritengo che debba<br />
bastare un permesso del sindaco<br />
per avviare un’attività commerciale.<br />
Non possiamo pretendere<br />
condizioni capestro da chi<br />
fa dieci caffè o che vende 4 oggetti<br />
in un giorno. Altrimenti di<br />
questo passo scoraggiamo chiunque<br />
ad avviare una nuova attività.<br />
E, anzi, spingiamo quei pochi<br />
che resistono a chiudere».<br />
La scommessa sull’eolico per<br />
voi che cosa ha rappresentato?<br />
«Intanto ci permette di essere in<br />
vita e di stare aperti ma anche di<br />
realizzare dei progetti. Se pensavamo<br />
di reggere sugli incassi dei<br />
tributi dei cittadini, le cifre sono<br />
ridicole. Per non parlare dei trasferimenti<br />
dello Stato. Adesso anche<br />
l’Imu sui tralicci eolici viene<br />
pagata dalle aziende allo Stato e<br />
a noi resta solo una piccola parte.<br />
Ma grazie alle entrate dell’eolico<br />
non solo teniamo aperta<br />
una struttura comunale a disposizione<br />
dei cittadini, ma possiamo<br />
mantenere le tasse al minimo<br />
e realizziamo interventi seri e importanti<br />
sul territorio».<br />
Con la realizzazione del museo<br />
delle energie alternative che<br />
messaggio avete voluto lanciare?<br />
«Quando nacque nel 2009 era<br />
una iniziativa unica non solo a livello<br />
regionale. Ma la nostra idea<br />
era anche più ambiziosa, avremmo<br />
voluto realizzare un parco tecnologico<br />
per dimostrare agli studenti<br />
lo stretto rapporto tra natura<br />
e tecnologia. Ma i fondi non<br />
sono mai arrivati. Il museo, comunque,<br />
consente ai ragazzi di<br />
capire l’importanza dell’energia<br />
pulita per il nostro pianeta».<br />
Nel rapporto con la Regione cosa<br />
deve cambiare? E da De Luca<br />
cosa si aspetta?<br />
«Di sicuro deve esserci una inversione<br />
di tendenza. Non c’è più<br />
tempo da aspettare. Il Covid poteva<br />
essere una opportunità per<br />
i paesi dove c’è una densità abitativa<br />
più bassa. Si potevano riaprire<br />
le scuole investendo e dando<br />
vita a queste realtà limitando<br />
la mobilità e evitando la didattica<br />
a distanza a cui oggi siamo<br />
obbligati. Ma il Covid sta facendo<br />
riscoprire il turismo lento in<br />
luoghi non affollati come può essere<br />
il Fortore. Ma mi lasci dire<br />
che per ora è un’opportunità che<br />
non si sta raccogliendo».
Ginestra<br />
degli Schiavoni
Ginestra<br />
degli Schiavoni
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 24 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
PIETRELCINA<br />
_<br />
In alto e a lato due immagini della casa di Padre Pio<br />
Sarà porta d’Europa<br />
per il nuovo Rinascimento<br />
Opere di artisti di fama internazionale installate in Centro<br />
la trasformeranno in un museo all’aperto: case ai filmaker<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Pietrelcina gioca da sola<br />
una partita che la maggior<br />
parte dei comuni<br />
della zona dell’osso<br />
stanno combattendo e<br />
perdendo. E se si pensa che tutto<br />
è partito da una stanzetta disadorna,<br />
povera fino all’essenziale,<br />
si ha subito la percezione del miracolo<br />
compiuto da padre Pio: trasformare<br />
tutti i suoi sacrifici in<br />
benessere per le generazioni future.<br />
Pietrelcina è linda e pinta.<br />
Le strade del centro sono fatte di<br />
costosa pietra e anche le case non<br />
mostrano alcun segno di cedimento.<br />
Ha tremila abitanti ma ci<br />
sono due banche e una gioielleria.<br />
Lungo la strada che porta a<br />
Piana Romana e prima di entrare<br />
in paese spuntano ville milionarie<br />
con piscine. Gli agriturismi sono<br />
a cinque stelle e sono macchine<br />
che non si fermano mai: producono<br />
soldi su soldi.<br />
Eppure, fermare tutto questo è<br />
stato semplice. Qui più che in altre<br />
parti c’è il senso compiuto del<br />
dover dare l’esempio. I frati hanno<br />
messo lucchetti ovunque.<br />
Chiusa la casa di Padre Pio a Piana<br />
Romana, sbarrata la cappella<br />
dove si è ritirato in preghiera Papa<br />
Francesco: lì c’è l’olmo dove<br />
il Santo ha ricevuto le stimmate.<br />
E il Comune ha serrato il Museo<br />
e reso non accessibili le case in<br />
centro (mamma e fratello di Padre<br />
Pio): non si possono accogliere<br />
pellegrini o visitatori se tutti<br />
gli altri attorno a te soffrono la<br />
chiusura.<br />
Nel frattempo, raccogliendo l’appello<br />
dell’arcivescovo Felice Accrocca,<br />
Pietrelcina si è messa al<br />
centro di una filiera che potrebbe<br />
trasformarla nella capitale di<br />
un nuovo Rinascimento e mentre<br />
tutti gli altri pensano alle strade<br />
e ai servizi, qui si progetta Art<br />
Soul. Cos’è? Si parte dalla spiritualità,<br />
si usa l’Arte e si occupano<br />
spazi pubblici e tutto questo<br />
per trattenere i giovani e non perdere<br />
il proprio futuro. Il progetto<br />
è semplice ma potente: una speciale<br />
commissione, di altissimo<br />
profilo, ogni anno sceglierà un artista<br />
di fama internazionale al<br />
quale verrà chiesto di realizzare<br />
un’opera da portare a Pietrelcina,<br />
trasformando tutto il paese in un<br />
museo a cielo aperto. Sono già<br />
pronti. Presieduta da Vincenzo<br />
Trione, professore ordinario di<br />
Arte e media all’Università Iulm<br />
di Milano, la Commissione è<br />
composta dai maggiori critici<br />
d’arte italiani: Gianfranco Maraniello,<br />
ex direttore del Mart; Mar-<br />
gherita Guccione, direttore generale<br />
per la creatività del Mibact;<br />
Laura Valente, presidente del museo<br />
Madre di Napoli; Massimo<br />
Donà, professore ordinario di Filosofia<br />
Teoretica all’università<br />
San Raffaele di Milano; Gianluca<br />
Peluffo, architetto fondatore<br />
dello Studio Peluffo & Partners<br />
ricercatore all’università Kore di<br />
Enna; e Anna Luigi De Simone,<br />
professore associato di Cinema,<br />
fotografia e televisione all’università<br />
Iulm di Milano, segretario<br />
della Commissione.<br />
Non è tutto. A partire dal prossimo<br />
anno, le case del borgo antico<br />
saranno trasformate in residenze<br />
per artisti, pronte ad ospitare<br />
videomaker e creatori digitali<br />
che così saranno incentivati a<br />
realizzare contenuti per far conoscere<br />
l’iniziativa. Opere d’arte,<br />
divulgatori e un tema importante,<br />
“I migranti”, così da legare<br />
idealmente questa zona interna a<br />
Lampedusa, proponendo Pietrelcina<br />
come porta culturale d’Europa.<br />
La posa della prima opera<br />
è prevista per il Natale del 2021.<br />
Diventata un caso nazionale dopo che se ne è occupato il Corriere della Sera, è ancora irrisolta<br />
Il pasticciaccio brutto della casa albergo<br />
La parabola dell’albergo dei<br />
pellegrini rappresenta il lato<br />
oscuro di Pietrelcina. Svolge<br />
una funzione mistica e un richiamo<br />
all’eterna e incompiuta<br />
lotta tra il bene e il male. Come una testimonianza<br />
che anticipa territori tanto<br />
sacri quanto benedetti, l’enorme stabile<br />
in via Guardiola è l’esempio compiuto delle<br />
buone intenzioni di cui sono lastricate le<br />
strade dell’inferno. Del resto, se è vero che<br />
ovunque ci sia Satana c’è anche Dio, l’affermazione<br />
sarà buona per il contrario. Il<br />
sogno di una grandeur che avrebbe potuto<br />
portare Pietrelcina a competere con San<br />
Giovanni Rotondo, ampliandosi di strutture<br />
ricettive per sostenere il flusso di pellegrini in visita ai luoghi<br />
dove è vissuto padre Pio, precede la proclamazione della sua<br />
Santità, il 16 giugno del 2000. La struttura si deve calcolare in<br />
lire: sette miliardi di investimento per la sua realizzazione. L’albergo<br />
è stato realizzato, completo di tutto. Una struttura enorme:<br />
superficie complessiva dell’area 16.089 metri quadri, di cui<br />
5mila costituiti da un immobile di tre piani e quattro corpi di fabbrica.<br />
Il problema è che dopo avrebbe dovuto funzionare, essere<br />
gestito. E qui s’inceppa tutto. Il primo vero sgambetto lo ha<br />
messo la Regione, che prima ha offerto i fondi a copertura per<br />
la gestione in gara di appalto e poi li ha ritirati, lasciando il Comune<br />
con il bene assegnato ma senza soldi. Anni e anni di polemiche<br />
e contenzioso. Che terminano quando la Regione ammettere<br />
l’errore e impone all’Asl di Benevento l’acquisizione<br />
per farne una casa di riposo e un Hospice: il bene passa dal Comune<br />
all’Azienda sanitaria per 2,5 milioni di euro. Era il 2005<br />
e già all’epoca sembrò una vera forzatura. Visto che i fondi erano<br />
pubblici e non privati, della pratica<br />
realizzazione del progetto se ne sono infischiati<br />
in molti. Il risultato è che nel giro<br />
di pochi anni tutto quello che era all’interno<br />
dell’oramai ex albergo dei pellegrini<br />
è stato rubato. Tutto. Non solo.<br />
Nel frattempo Padre Pio è diventato Santo<br />
e Pietrelcina è arrivata a ospitare fino<br />
a 5 milioni di pellegrini ogni anno. La<br />
beffa, lo zampino del diavolo, è che chi<br />
ha immaginato la realizzazione della casa<br />
albergo dei pellegrini l’ha fatto piazzandola<br />
in una posizione strategica: contrada<br />
Guardiola è un passaggio obbligato<br />
per chi va in visita a Piana Romana,<br />
dove il Santo ha abitato e dove ha ricevuto<br />
le stimmate. Passa che ti ripassa, tra i 5 milioni di visitatori<br />
c’è stato sempre qualcuno che si è chiesto cosa fosse quel<br />
rudere. Lo scandalo, insomma, è montato fino a diventare un<br />
caso nazionale attraverso le colonne del Corriere della Sera. Notorietà<br />
cornuta e indigesta come una mela avvelenata o proibita<br />
servita a chi, di li a poco, avrà a che fare con la stessa santità<br />
che si respira a Lourdes o a Fatima. Dei sette miliardi di lire<br />
investiti oggi resta solo la scocca di cemento. L’Asl di Benevento,<br />
a partire 2010, ha tentato più volte di venderlo, ma il prezzo<br />
di acquisto proposto: i 2,5 milioni sborsati per risarcire il Comune<br />
(e obbligatori per rispettare il valore di un bene pubblico)<br />
hanno tenuto lontani tutti i possibili interessati. A oggi quella<br />
struttura è un ottimo rifugio per tossicodipendenti e per qualche<br />
lucciola che si offre a basso prezzo.Quel che sarà è un ingorgo<br />
a croce uncinata che Gadda avrebbe definito un pasticciaccio<br />
brutto.<br />
EFFE
martedì 24 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
Due mesi fa ha festeggiato cento anni a Piana Romana<br />
Storia di Alberto,<br />
amico del Santo<br />
Cresciuto con padre Pio, ha avuto il privilegio<br />
di pregare da solo con Papa Francesco<br />
Alberto Orlando<br />
due mesi fa ha festaggiato<br />
cento<br />
anni. La sua è una<br />
storia che ha dell’incredibile<br />
ma non per la veneranda<br />
età che ha raggiunto,<br />
anche se già basterebbe. Lui ha<br />
altri record, ben più importanti.<br />
Per i primi venti anni della<br />
sua vita è stato amico di<br />
Francesco Forgione, poi diventato<br />
padre Pio. E chi, in vita,<br />
può dire di aver conosciuto,<br />
scherzato e riso con un santo? Lui, zi’ Alberto, è il re indiscusso<br />
di Piana Romana, il luogo sacro dove tutta la mistica<br />
di padre Pio s’è compiuta. La visita di Papa Francesco a Pietrelcina<br />
ha avuto un unico scopo: riconoscere le stimmate come<br />
un miracolo e non è un caso che si sia fermato a pregare<br />
nella cappellina dove viene custodito l’olmo ai piedi del quale<br />
padre Pio le ricevette. Bene, gli unici ammessi a pregare<br />
con il Papa sono stati Alberto Orlando e la moglie Pasqualina,<br />
lei da poco scomparsa. E oggi chi incontra per caso Alberto<br />
dice che ha un altro dono: ti guarda e ti spiega la tua vita.<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Si è fermato il flusso<br />
dei pellegrini, ma non<br />
le preghiere per San<br />
Pio. Pietrelcina resta<br />
sempre una tappa di<br />
grande spiritualità, anche se i<br />
luoghi del frate delle stimmate<br />
sono insolitamente deserti. In<br />
Municipio il sindaco Domenico<br />
Masone resta in trincea in questa<br />
emergenza Covid-19. Lui, si<br />
appresta a lasciare nella prossima<br />
primavera il comando dell’amministrazione<br />
comunale,<br />
che ha guidato con una sola interruzione<br />
ormai per un ventennio.<br />
«Ventennio è una parola che<br />
non mi piace perché evoca altri<br />
periodi della storia. È vero, ho<br />
vissuto tutta la storia più importante<br />
di Pietrelcina, una fase<br />
di straordinaria crescita che<br />
ci ha portato poi due anni fa all’incontro<br />
con Papa Francesco,<br />
che è voluto venire qui a Piana<br />
Romana per dimostrare la centralità<br />
di San Pio e di Pietrelcina<br />
per i fedeli».<br />
Ora dobbiamo sperare in San<br />
Pio per battere questo virus?<br />
Voi qui come state vivendo<br />
questa emergenza?<br />
«A San Pio si chiede aiuto per<br />
la propria serenità. Guardi, uno<br />
degli aspetti di San Pio sbalordisce:<br />
è stato uno dei pochi santi<br />
positivisti. L’unico miracolo<br />
certo per lui era l’uomo con la<br />
sua capacità e intelligenza. Tant’è<br />
che ha costruito un ospedale<br />
per aiutare gli ammalati ad<br />
avere la speranza di una guarigione».<br />
Molti malati si rivolgono a San<br />
Pio in questa fase così difficile<br />
per tutti noi. Cosa ne pensa?<br />
«Le preghiere sono balsamo per<br />
l’animo, ora dobbiamo avere fiducia.<br />
Ringrazio quanti soffrono<br />
e pregano San Pio ma il nostro<br />
riconoscimento va a quanti<br />
si stanno prodigando per aiutare<br />
chi sta male. Il Covid non<br />
è solo una sofferenza fisica ma<br />
L’INTERVISTA. Il sindaco Domenico Masone dopo 20 anni di amministrazione si prepara a lasciare<br />
«La visita del Papa<br />
la nostra vera svolta»<br />
«Il Covid ha fermato i pellegrini non le preghiere»<br />
_<br />
Il sindaco Domenico Masone intervistato dal direttore di 696 Ottochannel, Pierluigi Melillo<br />
anche mentale per l’angoscia<br />
del futuro. Da questo luogo arriverà<br />
sempre un segnale di speranza».<br />
L’emergenza Coronavirus come<br />
ha fermato il turismo religioso.<br />
A Pietrelcina come va?<br />
«Anche qui la crisi si sente. Ma<br />
noi abbiamo, però, un pregio:<br />
in fondo la nostra è una microeconomia,<br />
non abbiamo<br />
grandi investitori, ma piccole<br />
famiglie che hanno aperto bar,<br />
negozietti, piccole botteghe: loro,<br />
hanno la dignità di non piangere,<br />
capiscono il momento con<br />
la speranza che ci sia una ripresa.<br />
In estate, per la verità,<br />
c’è stata e hanno recuperato<br />
qualcosa, ma adesso non si<br />
piangono addosso, hanno chiuso<br />
con la speranza che i loro sacrifici<br />
non siano vanificati».<br />
In tutti questi anni Pietrelcina<br />
come è cambiata?<br />
«Quando venni eletto Pietrelcina<br />
era considerata l’appendice<br />
di San Giovanni Rotondo: non<br />
sapevano neppure che era in<br />
Campania. Il Papa ha fatto diventare<br />
nota Pietrelcina in tutto<br />
il mondo. E ci ha dato una grande<br />
responsabilità perché qui<br />
vengono da ogni parte. Oggi,<br />
grazie anche alla collaborazione<br />
dei cittadini, e con l’utilizzo<br />
dei fondi abbiamo rifatto tutto<br />
il centro storico. In fondo a Pietrelcina<br />
si viveva poco di terziario<br />
e molto di agricoltura.<br />
Ma dove siamo arrivati è davvero<br />
inimmaginabile, grazie anche<br />
all’utilizzo delle nuove tecnologie.<br />
Ma un popolo di 3mila<br />
abitanti non ce la fa da solo».<br />
In che senso? Il rapporto con<br />
la Regione com’è stato in questi<br />
anni?<br />
«La Regione c’è sempre stata<br />
molto vicina. Da Bassolino a<br />
Caldoro ora con De luca. Ma<br />
non possiamo aspettare che le<br />
altre istituzioni oltre alle risorse<br />
ci diano anche le idee. Ma<br />
Pietrelcina ha bisogno degli altri,<br />
di grandi investitori per costruire<br />
gli alberghi perché il pellegrinaggio<br />
diventi stanziale».<br />
E con la città di Benevento come<br />
va?<br />
«Rapporti ottimi, abbiamo firmato<br />
un protocollo: stiamo costruendo<br />
la via dello spirito.<br />
Dobbiamo affiancarci alla grande<br />
storia di Benevento, dove ci<br />
sono le spoglie di San Bartolomeo,<br />
è una città metropolita, ha<br />
tante potenzialità dobbiamo<br />
metterle insieme».<br />
I vescovi hanno acceso i riflettori<br />
sui problemi delle zone interne.<br />
Cosa ne pensa?<br />
«Sono molto vicino al nostro vescovo,<br />
è illuminato e gli siamo<br />
grati per quello che fa. Ma<br />
quando altri riempono il vuoto<br />
della politica è una sconfitta».<br />
A maggio lascia la guida del<br />
comune, qual è la sfida di Pietrelcina<br />
per il futuro?<br />
«Chi verrà avrà una grande responsabilità.<br />
Vorrei essere ricordato<br />
per un particolare: ho<br />
garantito sempre massima libertà,<br />
anche chi era contro di<br />
me non ha mai dovuto temere<br />
nulla. Ora non c’è bisogno di<br />
una sola persona ma di un<br />
gruppo perciò non mi piace la<br />
parola ventennio. Per Pietrelcina<br />
passa anche il futuro del<br />
territorio. Ma dobbiamo credere<br />
nei ragazzi che sono il futuro:<br />
lascerò a un giovane che<br />
ha già più esperienza di Di Maio.<br />
E questo è già un bel risultato».
Pietrelcina
Pietrelcina
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 24 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Tra i paesi<br />
dell’osso<br />
La Fortorina<br />
La bretella che doveva unire Tirreno e Adriatico<br />
Dalle idee di Cavour<br />
ai lavori lumaca di oggi<br />
PROTESTA. L’arcivescovo Accrocca ha dovuto alzare la voce<br />
chiedendo al primo ministro Conte di intervenire sui cantieri<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
Cavour era uno lungimirante.<br />
Quando si<br />
parla di “visione”,<br />
“stategia”, è impossibile<br />
non annoverare<br />
il Conte Camillo Benso tra i<br />
massimi esponenti, con pensieri<br />
che portavano alla creazione del<br />
Barolo...e magari dell'Italia unita.<br />
E il Conte, guardando la cartina<br />
dell'Italia unita, e consapevole<br />
che fare gli italiani fosse compito<br />
assai difficile, era conscio che<br />
in quel territorio disomogeneo,<br />
diversificato, specie al Sud, servissero<br />
collegamenti, strade, ferrovie,<br />
per unire le potenzialità del<br />
mare, dei porti e creare nuove rotte<br />
commerciali. Unire Tirreno e<br />
Adriatico era fondamentale, e<br />
Cavour lo sapeva bene: serviva<br />
una strada che unisse le aree del<br />
Fortore al Sannio, e ovviamente<br />
alla Puglia, al Molise.<br />
Idea ottima, quanto poi a realizzarla,<br />
mettere insieme le volontà,<br />
gli interessi e creare l'humus<br />
giusto ce ne passa. E ce n'è passato<br />
e ancora oggi il Fortore trova<br />
di certo una identificazione più<br />
netta nell'essere zona isolata che<br />
collegata alle grandi arterie: certo,<br />
ci sono la statale 212, la 87, la<br />
369, ma tra curve e tratti dissestati<br />
un collegamento che permetta<br />
tempi ragionevoli di percorrenza,<br />
sicurezza nel transito e<br />
la possibilità di insediamenti<br />
commerciali e industriali era assolutamente<br />
necessario.<br />
Ne è nata, ed è arrivata la variante<br />
alla statale 212, quella che oggi<br />
viene chiamata Fortorina appunto.<br />
Tra i vari stop, le proteste<br />
e gli intoppi tipici, relativi a<br />
un'opera infrastrutturale, nel 2012<br />
il I tratto dell'arteria, che porta da<br />
Pietrelcina fino a Pesco Sannita,<br />
compiendo già un passo importantissimo<br />
in termini di riduzione<br />
dei tempi di percorrenza da<br />
quelle aree fino al capoluogo.<br />
I lavori sono poi proseguiti fino<br />
all'arrivo allo svincolo di San<br />
Marco dei Cavoti: pochi chilometri<br />
in più, è vero, ma fondamentali<br />
per quelle comunità, per<br />
la loro vita, per la loro sopravvivenza.<br />
E a San Marco dei Cavoti oggi<br />
arriva la variante alla Statale 212<br />
Fortorina, lì c'è il cantiere per farla<br />
proseguire. I soldi ci sono, si<br />
andrà avanti per altri 2,6 chilometri<br />
tra viadotti e gallerie. E' il<br />
secondo stralcio del primo lotto<br />
dell'opera, che col primo stralcio<br />
completerà tutto il primo lotto,<br />
evitando di passare nel centro storico<br />
del Comune di San Marco<br />
dei Cavoti e dunque garantendo<br />
altri chilometri “veloci” a chi da<br />
quelle aree viaggia verso Benevento.<br />
Il resto, il II lotto, farà agganciare<br />
questa variante a San Bartolomeo<br />
in Galdo, con il percorso<br />
che è allo studio, e da lì, dunque,<br />
creare un collegamento veloce,<br />
efficiente, sicuro, moderno con<br />
due regioni: la Puglia e il Molise.<br />
E' innegabile, è un'opera fondamentale<br />
per quelle terre, che in<br />
questi anni hanno innegabilmente<br />
perso funzione: se si va a guardare<br />
i paesini fortorini, tout court,<br />
ci si trova davanti alla tendenza<br />
univoca allo spopolamento, con<br />
i ragazzi che emigrano per studiare<br />
e per lavorare, alla denatalità<br />
spinta con pochissimi nuovi<br />
nati e ad un invecchiamento galoppante<br />
con l'età media che si alza<br />
sempre di più.<br />
Va da sé che in queste condizioni<br />
non ci siano spinte produttive,<br />
con le energie alternative a fare<br />
da unico baluardo per i territori,<br />
portando lavoro, portando professionalità<br />
giovani a restare sul<br />
territorio e metter su famiglia.<br />
E in questo, è ovvio, la parte infrastrutturale<br />
fa tanto: con collegamenti<br />
veloci per Benevento,<br />
per Foggia, per Campobasso va<br />
da sé che si invertirebbe il destino<br />
dell'area. Chiaramente la Fortorina,<br />
fondamentale, non è la panacea<br />
di ogni male e sarebbe assurdo<br />
pensarlo: serve lavorare anche<br />
sugli altri collegamenti, per<br />
unire quest'arteria anche alle altre<br />
aree del Fortore che altrimenti<br />
verrebbero tagliate fuori.<br />
Come l'area del Tammaro, ad<br />
esempio: sarebbe un errore strategico<br />
creare un'opera di collegamento<br />
per un'area isolata trascurando<br />
parte di quell'area, un errore<br />
che non piacerebbe affatto<br />
a...Cavour.<br />
La testimonianza. Il tracciato dell’asse viario ha “dimenticato” Montefalcone di Val Fortore<br />
«In ambulanza con i pazienti sudiamo freddo»<br />
DI MARIETERESA DE LUCIA<br />
“Ogni volta che carichiamo in<br />
ambulanza un paziente sudiamo<br />
freddo, ci accompagna la<br />
paura. Le strade rappresentano<br />
un limite quotidiano che nelle<br />
situazioni di emergenza si fa<br />
dramma”.<br />
Giuliano Lucarelli, autista soccorritore<br />
della Misericordia e<br />
tra i fondatori del comitato civico<br />
Viabilità Negata racconta<br />
il gap che lascia gli abitanti di<br />
Montefalcone Valfortore a<br />
combattere contro gli stessi<br />
problemi da oltre cinquant'anni.<br />
“Siamo dotati di una barella<br />
ammortizzata ma praticamente<br />
tutte le strade da affrontare<br />
per raggiungere l'ospedale sono<br />
completamente dissestate,<br />
per i pazienti è davvero dura”.<br />
E il tracciato della Fortorina<br />
per Montefalcone non passa.<br />
Praticamente una beffa che<br />
manca il bersaglio per pochi<br />
chilometri.<br />
“Fortorina... per modo di dire<br />
– spiega ancora Lucarelli -. I<br />
paesi della Valfortore che per<br />
ora beneficiano di quel tracciato<br />
sono davvero pochi, ad eccezione<br />
di Foiano. Per noi l'isolamento<br />
resta quello di sempre<br />
come i disagi e le paure”.<br />
Disagi e paure che non hanno<br />
impedito alla caparbietà degli<br />
abitanti del Fortore di chiedere<br />
e lottare per le proprie esigenze.<br />
Proprio dal piccolo centro del<br />
Fortore, infatti, qualche anno<br />
fa è partita una lotta senza altre<br />
bandiere che quella del miglioramento<br />
delle condizioni<br />
stradali. Una lotta a suon di slogan<br />
con numerose manifestazioni<br />
che hanno sensibilizzato<br />
istituzioni e prodotto qualche<br />
risultato.<br />
“Per noi – prosegue Lucarelli<br />
– risulta essenziale il rifacimento<br />
della strada provinciale<br />
45. Attualmente 39 chilometri<br />
dissestati per i quali continuiamo<br />
a soffrire ma per la quale<br />
sono in corso lavori di rifacimento<br />
che rappresentano già<br />
un grande risultato e una speranza.<br />
Per imboccare la Fortorina<br />
dobbiamo raggiungere<br />
San Marco dei Cavoti e resta<br />
comunque più comoda la provinciale<br />
45 ma è ancora troppo<br />
dissestata”.<br />
Un disagio che costa in termini<br />
di qualità della vita degli abitanti<br />
ma anche e soprattutto in<br />
termini di sviluppo. “Praticamente<br />
ogni volta che qualche<br />
imprenditore raggiunge la zona<br />
si rende conto che il percorso<br />
risulta impervio e rinuncia<br />
ad ogni investimento. Deve essere<br />
chiaro che si fa prima a<br />
percorrere il tratto che divide<br />
Benevento da Napoli che quello<br />
che separa Montefalcone e<br />
Benevento”.<br />
La Fortorina avrebbe potuto<br />
rappresentare una via d'uscita.<br />
“Si parla di una bretella che<br />
possa collegare la strada anche<br />
a Montefalcone – commenta<br />
ancora Lucarelli - ma è ancora<br />
tutto nebuloso. Certo una<br />
strada a scorrimento veloce farebbe<br />
realmente la differenza”.
martedì 24 novembre 2020<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
L’INTERVISTA. Il presidente della Provincia: “La pandemia ha mostrato l'importanza delle infrastrutture immateriali”<br />
Di Maria: «Opera attesa,<br />
ora bisogna accelerare»<br />
«La viabilità resta una priorità per l'intera area e i ritardi accumulati non sono tollerabili»<br />
DI IMMA TEDESCO<br />
Saranno necessari<br />
altri fondi per<br />
completare tutto il<br />
tragitto progettato<br />
Attesa da tempo, da sempre considerata<br />
arteria fondamentale per<br />
far emergere intere aree ricche di<br />
storia, di cultura e tradizioni che<br />
tanto hanno dato e che tanto ancora<br />
possono dare. Zone che con<br />
maggiori infrastrutture, non solo<br />
viarie ma anche immateriali<br />
come la rete, potrebbero esprimere<br />
quel valore aggiunto per<br />
rendere il Sannio sempre più attrattivo.<br />
E la Fortorina rappresenta<br />
tutto questo, non una semplice<br />
infrastruttura ma un progetto<br />
più ampio che consenta a<br />
questi territori di raggiungere velocemente<br />
il capoluogo e non solo.<br />
Proprio sulla viabilità sta puntando<br />
il presidente della Provincia<br />
di Benevento, Antonio Di<br />
Maria che per la Fortorina parla<br />
di “un'opera attesa da tempo”e<br />
che precisa “non è di competenza<br />
del nostro Ente anche se la<br />
Provincia è attenta e segue gli<br />
sviluppi di quest'opera fondamentale<br />
per il territorio sannita.<br />
Ad oggi sono stati affidati i lavori<br />
per la realizzazione del tratto<br />
che va da San Marco dei Cavoti<br />
verso San Bartolomeo in<br />
Galdo, ma sicuramente saranno<br />
necessari ulteriori fondi per il<br />
completamento definitivo e portarla<br />
fino al collegamento con la<br />
Fondovalle che collega con la<br />
Puglia”.<br />
Un'infrastruttura per la quale il<br />
presidente garantisce l'impegno<br />
degli enti territoriali: “La Provincia<br />
di Benevento insieme al<br />
sindaco di Benevento, Mastella,<br />
sta lavorando ad un 'Contratto<br />
istituzionale di Sviluppo' e sicuramente<br />
inseriremo per quanto di<br />
nostra competenza il completamento<br />
di quest'opera essendo<br />
fondamentale e indispensabile<br />
per tutto l'Alto Fortore nonché<br />
per il collegamento con la Puglia”.<br />
E dunque, Di Maria non ha<br />
dubbi: “E' un'opera che il territorio<br />
attende da troppi anni e mi<br />
auguro che possa diventare fruibile<br />
nel più breve tempo possibile”.<br />
La speranza, pertanto, è riuscire<br />
a garantire un assetto viario più<br />
funzionale per questi territori.<br />
Obiettivo al centro dei vari interventi<br />
realizzati dall'Ente con<br />
sede alla Rocca dei Rettori: “La<br />
viabilità è stata sempre una priorità<br />
di questa presidenza - ribadisce<br />
Di Maria - tant'è vero che<br />
abbiamo dato un'accelerata per<br />
queste opere e ci saranno anche<br />
altri interventi non solo nel Fortore,<br />
ma in tutta la provincia sannita”.<br />
E tra gli interventi effettuati il<br />
presidente della Provincia ricorda:<br />
“Stiamo realizzando su tutta<br />
la rete provinciale stradale le strisce<br />
orizzontali, stiamo lavorando<br />
alla regimentazione delle acque.<br />
Sicuramente c'è ancora molto<br />
da fare. C'è un piano di investimenti<br />
che partirà a inizio 2021<br />
con almeno una trentina di interventi<br />
in tutta la provincia. Abbiamo<br />
fatto un'analisi tecnica sull'intera<br />
viabilità, per cui saranno<br />
coinvolti un po' tutti i comuni e il<br />
Fortore nel Piano Triennale delle<br />
Opere pubbliche della Provincia<br />
assorbe il 46 per cento degli<br />
investimenti. La sfida è riuscire a<br />
risolvere la problematica della<br />
viabilità e completare tutti gli interventi,<br />
pur consapevole che non<br />
si tratta di un obiettivo semplice”.<br />
Ma dalle infrastrutture materiali<br />
l'attenzione si sposta anche a<br />
quelle infrastrutture 'immateriali'<br />
come la rete, che forse oggi più<br />
che mai con la pandemia sono risultate<br />
essenziali: “La viabilità è<br />
una priorità ma è una priorità<br />
Con Mastella<br />
lavoriamo a un<br />
contratto istituzionale<br />
di sviluppo<br />
anche la 'viabilità' della trasmissione<br />
dei dati. Il Fortore ha anche<br />
questi problemi, come altri<br />
territori. E la pandemia ci ha insegnato<br />
l'importanza delle infrastrutturali<br />
immateriali”. Una necessità<br />
diventata sempre più impellente<br />
per cittadini e aziende<br />
che operano in queste aree: “Senza<br />
rete si è costretti a delocalizzare”,<br />
commenta ancora Di Maria<br />
che pone l'accento anche sugli<br />
effetti che queste problematiche<br />
possono comportare per il<br />
territorio: “Diventa anche un problema<br />
del costo del lavoro perché<br />
si rischia per trasmettere dei<br />
dati di impiegare molto più tempo<br />
di chi opera in altre aree”. E<br />
così dalla Fortorina l'attenzione<br />
si sposta sull'intero assetto viario<br />
passando dalla rete stradale<br />
alla rete telematica.
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 24 novembre 2020<br />
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Tra i paesi<br />
dell’osso<br />
MONTESARCHIO Regina dell’Appia, per molti secoli<br />
al centro delle rotte commerciali della Campania<br />
Bella ma ribelle<br />
Stregò i poeti<br />
RIAGGANCIARE LO SVILUPPO. Il timore di aprirsi<br />
ha rallentato la crescita del centro caudino<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
Fu l’unico paese a<br />
non votare fascista<br />
nel ‘24, e i gerarchi le<br />
presero anche<br />
Ridente cittadina... Si<br />
dovrebbe iniziare così<br />
quando si racconta<br />
un paese, specie se<br />
piccolo, grazioso e di<br />
provincia no? E parlando di Montesarchio<br />
ci starebbe pure dire ridente<br />
cittadina, ma forse più che<br />
ri-dente, per descrivere il centro<br />
più grande della provincia di Benevento<br />
è adatto ri-belle. Eh sì,<br />
senza scomodare le Forche Caudine<br />
e il “mazziatone” che proprio<br />
da queste parti presero i Romani<br />
ce ne sono di episodi che<br />
raccontano una cittadina, già cittadina<br />
appunto, ribelle. Si potrebbe<br />
raccontare dei moti del<br />
1848 e di un processo a chi si ribellava<br />
al potere costituito, e lo<br />
faceva, pare, sfruttando l'unica<br />
occasione di incontro e conciliabolo<br />
possibile senza dare nell'occhio:<br />
le processioni in onore della<br />
Madonna. Si potrebbe raccontare<br />
delle elezioni del 1924 e di<br />
un unico paese che non vota per<br />
il Listone Nazionale del Partito<br />
Fascista, con le autorità mussoliniane<br />
che vogliono vederci chiaro<br />
e inviano dirigenti di partito...che<br />
se ne tornano “carichi di<br />
meraviglia” come si dice da queste<br />
parti e soprattutto di mazzate,<br />
prese pure per mano dei fascisti<br />
locali. O di una sfida a pallone ai<br />
tedeschi durante la seconda guerra<br />
mondiale, con una selezione di<br />
ragazzi locali che avrebbero dovuto<br />
fare solo da sparring partner,<br />
senza manco toccarli quei soldati<br />
là, che meglio una partita persa<br />
che perdere altro, e invece vincono,<br />
incitati dal pubblico-città<br />
che vede in quei ragazzi un simbolo<br />
di riscatto. Se ne potrebbero<br />
dire tante di questo tipo dunque,<br />
di una città paciosa e veramente<br />
ridente tra i suoi locali della<br />
movida, nota in tutto il circondario,<br />
e i suoi panorami splendidi,<br />
ma che è un po' come il Cavaliere<br />
Nero di Proietti, per intenderci.<br />
E quella ribelle è una<br />
delle anime di Montesarchio, non<br />
l'unica naturalmente. Cittadina<br />
commerciale per la sua posizione<br />
strategica fin dai tempi di Roma:<br />
passaggio obbligato sull'Appia<br />
e dunque sede dell'antica Caudium,<br />
cantata e apprezzata da<br />
poeti e cantori.<br />
Ma...Il punto è proprio questo.<br />
Che c'è un ma: l'Appia regina viarum<br />
ha avuto un regno lunghissimo,<br />
altro che epoca vittoriana,<br />
e fino agli anni 90 ha reso la cittadina<br />
un polo commerciale privilegiato,<br />
famosa in particolare<br />
per l'eccellenza nel lavorare la terracotta,<br />
la creta e produrre pentole,<br />
di qui il nomignolo degli abitanti<br />
“i pignatari”. Ma oggi... Beh<br />
oggi, in tempi in cui la velocità è<br />
tutto, una strada che attraversa<br />
tanti paesi e centri abitati, unita a<br />
una ferrovia modello trenino del<br />
parco giochi Montesarchio quel<br />
ruolo è andato perdendolo. Tagliata<br />
fuori dalle grandi infrastrutture<br />
presenti e in divenire: la<br />
Fondo Valle – Isclero, il raddoppio<br />
della Telese Caianello, le rotte<br />
commerciali sono cambiate e<br />
Montesarchio ha perso centralità.<br />
Ci si veniva addirittura dal<br />
L’Appia ha ormai<br />
perso funzione e le<br />
nuove arterie tagliano<br />
fuori la città<br />
Molise per far compere, di abiti<br />
e non solo, e nelle serate estive<br />
“la piazzetta”, o “Piazza Carlo<br />
Poerio” brulicava di ragazzi di<br />
tutta la provincia di Benevento e<br />
anche da quella di Caserta per i<br />
locali.<br />
Corsi e ricorsi storici: accadde così<br />
anche per la vecchia Caudium,<br />
che dagli antichi splendori finì in<br />
declino. E salvo riacquistare centralità<br />
quando sciagurate scelte<br />
istituzionali scoprono che i paesaggi<br />
dell'area Tre Ponti sono perfetti<br />
per piazzarci tutta la monnezza<br />
della Campania avvelenando<br />
il territorio, la sfida per il<br />
centro più grande in provincia di<br />
Benevento è riacquistarla quella<br />
centralità. Sudandosela certo.<br />
Con le infrastrutture ovviamente,<br />
e magari puntando forte su<br />
quel magnifico centro storico, su<br />
architetture d'eccezione, su un<br />
museo che ospita “soltanto” il vaso<br />
più bello del mondo, unendo<br />
ciò a produzioni enogastronomiche<br />
baciate da condizioni climatiche<br />
e peculiarità territoriali uniche.<br />
Col giusto mix di quell'animo<br />
commerciale in grado di attrarre<br />
e anche con la caparbietà di chi<br />
non va a testa bassa incontro al<br />
proprio destino. Un po' come l'altro<br />
simbolo cittadino oltre alla<br />
Torre: Ercole, che in piazza Umberto<br />
I sorveglia la città, circondato<br />
da leoni...e col mondo in una<br />
mano.<br />
Ai piedi del castello una delle opere incompiute più assurde: l’ascensore per il Museo<br />
L’idea era buona ma è finita in un buco nella roccia<br />
DI CRISVEL<br />
Un buco. Sì, un buco gigantesco,<br />
di sessanta metri, brutto da vedere<br />
quello che deturpa una delle più<br />
belle cornici forse regionali. Sì,<br />
perché proprio davanti al Castello<br />
e ai piedi della Torre, con la vista<br />
sull'intera Valle Caudina c'è<br />
un'opera mai conclusa che fa storcere<br />
il naso. E' un progetto vecchio<br />
quel del “buco”: Montesarchio<br />
nel 2006 si ritrovò a fare i<br />
conti con una maxi discarica di rifiuti<br />
solidi urbani a Tre Ponti, ottenendo<br />
come risarcimento fondi<br />
da utilizzare per alcuni progetti.<br />
Si decise all'epoca di realizzare un<br />
tunnel con ascensore che permettesse<br />
di raggiungere l'area della<br />
Torre e del Castello dal centro storico:<br />
con diverse criticità però, dall'impatto<br />
dell'opera, scavata nella<br />
roccia, all'accesso nella zona bassa<br />
in un vicolo piuttosto anonimo<br />
e malmesso, ma i lavori furono<br />
avviati.<br />
Avviati, e poi fermati, perché intanto<br />
una delle aziende del consorzio<br />
era finita in amministrazione<br />
controllata, col titolare, messinese,<br />
arrestato. Del caso si era<br />
occupato anche il giornalista Sergio<br />
Rizzo del Corriere della Sera,<br />
inserendo l'opera tra le 868 incompiute<br />
d'Italia.<br />
Dopo l'avvio e il successivo stop<br />
al progetto a Montesarchio intanto<br />
era cambiata l'amministrazione<br />
ma l'idea di cassare il progetto<br />
e riempire il buco, magari destinando<br />
i soldi ad altro era infattibile:<br />
i fondi erano vincolati alla<br />
destinazione dell'opera, tappare il<br />
buco avrebbe significato dunque<br />
restituire i soldi.<br />
E dunque, non potendo tappare il<br />
buco e col cantiere fermo, il Comune<br />
ha dovuto provvedere a<br />
sbloccare l'opera, finita tra i beni<br />
confiscati, affidarla ad un'altra<br />
azienda e procedere con una variante<br />
minima a completare i lavori.<br />
In pratica l'ascensore si farà,<br />
perché non si può fare altrimenti,<br />
ma sarà un'opera decisamente più<br />
piccola e meno impattante destinata<br />
al trasporto dei disabili dal<br />
centro storico all'area del museo<br />
archelogico, e poi sarà realizzata<br />
una semplice scala per permettere<br />
ai visitatori di salire.<br />
I lavori? Dovrebbero ripartire materialmente<br />
a breve (il covid ha<br />
portato ritartdi anche in questo<br />
senso) e finalmente eliminare un<br />
obbrobrio, uno scempio, da<br />
un'area che si contraddistingue per<br />
concentrare bellezza naturale e architettonica.
martedì 24 novembre 2020<br />
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15<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
LA CURIOSITÀ<br />
DI CRISVEL<br />
Qui c’è il vaso<br />
più bello del mondo<br />
Ad Assteas quel vaso, appena finito,<br />
era piaciuto assai, tanto da decidere<br />
di “firmarlo”. Eh sì, il maestro ceramista<br />
pestano era conscio, nel IV secolo<br />
avanti Cristo di aver realizzato<br />
proprio una bella opera, certo, non<br />
tanto da immaginare che 2400 anni<br />
dopo sarebbe stata considerata la più<br />
bella in assoluto, ma abbastanza da<br />
scriverci “Assteas egrapse”, l'ha dipinto<br />
Assteas. Perché? Perché quel<br />
vaso con su dipinto “Il ratto d'Europa”<br />
sarebbe finito a centro di tavoli<br />
nobili, patrizie, per mescere vino e<br />
acqua con spezie, nei simposi più importanti.<br />
Un opera magnifica a figure rosse,<br />
che narra di come la principessa fenicia<br />
Europa viene rapita da Zeus,<br />
per l'occasione trasformato in toro<br />
bianco, dando poi alla luce Minosse,<br />
futuro re di Creta, Radamante e Sarpedonte.<br />
Il vaso fu trovato a Sant'Agata<br />
da un operaio edile, poi trafugata.<br />
Ed oggi, dopo essere stato rubato<br />
e portato negli Stati Uniti, venduto<br />
ed esposto a Malibù al Getty<br />
Museum fino al 2005 per poi essere finalmente<br />
restituito quella splendida<br />
opera d'arte si può ammirare in un<br />
altrettanto splendida cornice: quella<br />
del castello Medievale di Montesarchio,<br />
sede del museo archeologico nazionale<br />
del Sannio caudino.<br />
L’INTERVISTA. Il sindaco Franco Damiano guida il Comune da otto anni<br />
«Noi, senza strada e treni,<br />
condannati all’isolamento»<br />
«Siamo un territorio di frontiera diviso tra due province, ma ci manca una rappresentanza politica forte»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
__<br />
Il sindaco Franco Damiano intervistato da 696 Ottochannel<br />
«La sfida è ambiziosa:<br />
superare<br />
ritardi<br />
atavici e<br />
sconfiggere<br />
l'isolamento a cui è stata condannata<br />
da anni la Valle Caudina, territorio<br />
di frontiera tra l'Irpinia e il<br />
Sannio. Montesarchio è il comune<br />
che guida questa battaglia, che unisce<br />
una popolazione di almeno<br />
70mila abitanti per quella che dovrebbe<br />
diventare finalmente la Città<br />
Caudina. Il sindaco è Franco<br />
Damiano, autorevole esponente<br />
del Pd, che guida l'amministrazione<br />
da quasi otto anni.<br />
- Sindaco, intanto, come si spiega<br />
che questa città non abbia subito<br />
il fenomeno dello spopolamento,<br />
anzi ha visto crescere negli<br />
anni il numero dei suoi abitanti?<br />
“Montesarchio è un paese che ha<br />
sempre avuto una dinamicità anagrafica<br />
ed è stato un comune centrale<br />
nella Valle Caudina. E, poi,<br />
qui si vive bene”.<br />
- Il sogno della Città Caudina:<br />
se ne parla da anni ma stenta a<br />
decollare. Perché?<br />
“Noi finora ci siamo sforzati a realizzare<br />
l'unione dei comuni ma dovremo<br />
riempirla di contenuti. La<br />
regione ci dovrebbe guardare come<br />
un'area unica. Ma non sempre<br />
è così. E, poi, c'è l'annosa questione<br />
della divisione del territorio tra<br />
due province, tra Avellino e Benevento.<br />
E' un dato che ci mette in<br />
difficoltà anche rispetto agli asset<br />
strategici fatti dalla regione. Non<br />
potremo più andare avanti così”.<br />
- Resta il nodo dei collegamenti<br />
ferroviari e delle infrastrutture<br />
viarie. Perché non si riesce a dare<br />
una svolta?<br />
“Ci abbiamo provato con i nostri<br />
parlamentari. Ma il primo vero risultato<br />
sarà il passaggio a Rfi della<br />
ferrovia Benevento-Cancello:<br />
prima lo si fa e meglio è per tutti.<br />
Poi c'è l'annosa questione della Benevento-Caserta,<br />
Anas ha un progetto<br />
stralcio, speriamo che possa<br />
essere rifinanziato per risolvere<br />
questo isolamento della Valle Caudina<br />
rispetto al Napoletano e al Casertano”.<br />
- E poi?<br />
“C'è la questione dei collegamenti,<br />
mai risolta, con la fondovalle<br />
Isclero che arriva a Paolisi e a cui<br />
si aggiunge la Campizze-Pianodardine,<br />
assi viari mai completati.<br />
Ma su treni e trasporti siamo in<br />
ritardo”.<br />
- La Valle Caudina si ritrova<br />
spesso senza rappresentanza<br />
istituzionale nelle sedi che contano.<br />
Perché?<br />
“Giusta osservazione. Ma la divisione<br />
in due province è stata il colpo<br />
ferale, siamo due parti finali di<br />
due territori, il Sannio e l'Irpinia.<br />
Per questo lo sforzo della Città<br />
Caudina con un progetto unitario<br />
dal punto di vista dei servizi territoriali<br />
può funzionare. A 500 metri<br />
da qui c'è la provincia di Avellino,<br />
siamo un unico popolo ma<br />
non abbiamo gli strumenti per farci<br />
valere”.<br />
- A suo giudizio la vertenza delle<br />
aree interne come va rilanciata?<br />
“Noi siamo un'area di cerniera importante,<br />
non siamo una vera e<br />
propria area interna ma una zona<br />
di collegamento. C'è una vocazione<br />
commerciale che insiste sull'Appia<br />
che va sostenuta e migliorata<br />
proprio grazie ai trasporti e ai<br />
nuovi collegamenti”.<br />
- Ma l'emergenza Covid come la<br />
state affrontando e come vi sta<br />
condizionando?<br />
“Noi siamo stati responsabili, i cittadini<br />
osservano in maniera impeccabile<br />
le norme e i divieti. Abbiamo<br />
avuto pochi casi, ma la vera<br />
preoccupazione è per la crisi sociale<br />
e economica”.<br />
- Lei è un autorevole esponente<br />
del Pd: dalla regione di De Luca<br />
cosa si aspetta?<br />
“Grazie ai fondi della regione abbiamo<br />
raggiunto i nostri obiettivi<br />
programmatici. Ora siamo impegnati<br />
nella bonifica delle vecchie<br />
discariche. Il rapporto è stato positivo<br />
con la giunta regionale e mi<br />
aspetto grandi risultati per la nostra<br />
comunità”.<br />
Perché il Museo con il vaso di<br />
Assteas non riesce ancora a diventare<br />
un grande attrattore turistico<br />
e culturale, cosa manca?<br />
“Quando ci siamo insediati il museo<br />
aveva difficoltà persino ad essere<br />
aperto, mentre la torre borbonica<br />
era chiusa. Ci siamo impegnati<br />
e siamo in condizione di dire<br />
che il nostro è l'unico museo nazionale<br />
del Sannio. Purtroppo il<br />
Covid ci blocca ma speriamo di ripartire<br />
nel 2021 con nuovi investimenti”.<br />
Lei eletto sindaco da quasi otto anni<br />
il rapporto con i cittadini come<br />
è stato?<br />
“Sono un uomo del popolo, non<br />
mi sono mai messo grilli nella testa,<br />
lavoro in silenzio. In fondo<br />
posso dire che ci vogliamo bene”.<br />
- Qual è il suo sogno per Montesarchio?<br />
“Intanto che finisca questa pandemia.<br />
Mi auguro che le famiglie<br />
della mia comunità possano riprendersi<br />
bene. Montesarchio è<br />
una realtà che ha sempre lavorato<br />
da sola, senza assistenzialismo. Ed<br />
è il nostro orgoglio, il sogno è solo<br />
questo: far ripartire la nostra co-
Montesarchio
Montesarchio
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 8 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Tra i paesi<br />
dell’osso<br />
PADULI. Arroccato, povero ed essenziale<br />
L’Assisi del Sud<br />
compresa solo ora<br />
RISORSA. I ruderi del complesso antico diventano<br />
ghiotta occasione di rilancio e occupazione<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Le viuzze che segano in due<br />
gli archi e le casette in<br />
mattoni e pietra raccontano<br />
l’occasione perduta. Da Porta<br />
Columbro e poi giù fino a Portanova,<br />
tagliando per via Soccorso<br />
fino a incocciare via San<br />
Pietro e la chiesa di San Bartolomeo<br />
o risalendo per via esterna<br />
Cimitero: tutto poteva essere<br />
diverso.<br />
Tutto poteva essere migliore.<br />
Qui, come in pochi altri posti del<br />
Sannio, la definizione di paese<br />
presepe calza perché Paduli era<br />
nato così: arroccato, povero. Nella<br />
zona antica ci arrivi ed è come<br />
ritrovarsi immersi in una piccola<br />
Assisi del Sud. I portali in pietra<br />
rivelano l’abilità dell’artigianato<br />
ma anche la ricerca, non banale,<br />
di uno stile, del bello. Stradine<br />
lastricate, case basse, architettonicamente<br />
coerenti con la vita<br />
che era a misura d’uomo, senza<br />
uno spreco.<br />
Poi la differenza l’ha fatta la miopia<br />
di chi l’ha amministrata per<br />
decenni: quella ricchezza era solo<br />
roba vecchia, da abbandonare.<br />
Neanche le vagonate di soldi<br />
per la ricostruzione o i finanziamenti<br />
facili degli anni ’90 hanno<br />
potuto nulla. Paduli è cresciuta<br />
dal lato opposto, rinnegando le<br />
sue radici e abbandonandosi a un<br />
vorace libertinaggio edificatorio<br />
di case che sono soltanto contenitori,<br />
non comunità.<br />
L’unica coerenza urbanistica ed<br />
architettonica la trovi in quel viale<br />
con platani che porta a palazzo<br />
Cosso (o Coscia), nei secoli<br />
passati sede baronale del Duca di<br />
Paduli. L’ordine della villa comunale<br />
e tutto il crinale che la famiglia<br />
nobile dominava: a destra<br />
Piana Romana, Pietrelcina e il<br />
Tammaro con il sogno del Parco<br />
Fluviale, a sinistra lo sguardo fino<br />
al colle di Ariano Irpino. L’intero<br />
assetto di quello che si è sviluppato<br />
lontano dalle radici è un<br />
universo senza governo, senza<br />
una vera logica: palazzi anonimi<br />
e strade senza un perché. Persino<br />
il palazzo del Municipio è senza<br />
un nome, privo una indicazione:<br />
scopri che è il Comune perché<br />
noti le auto del tenente Giovanno<br />
Sarno, comandante della polizia<br />
urbana. Se non chiedi a<br />
qualcuno, il dubbio resta.<br />
Tutto questo, in ogni caso, non è<br />
un alibi alla resa. Affatto. Meno<br />
male che poi incontri sindaci come<br />
Domenico Vessichelli. Guarda<br />
caso, ha messo mano proprio<br />
lì, nel centro storico, creando<br />
(prima della jattura Covid) in<br />
quei vicoli la grande attrazione<br />
del Natale. I numeri della partecipazione<br />
dell’edizione 2019 sono<br />
impressionanti: 40mila visitatori<br />
e un benessere riflesso per<br />
il commercio e una ricaduta lavorativa<br />
per i giovani.<br />
Poi la pandemia ha bloccato tutto.<br />
Ma l’idea di ricostruire c’è e<br />
l’occasione è data dai Pui, i Piani<br />
particolareggiati che aprono<br />
la strada ai fondi per l’efficientamento<br />
energetico: i grandi<br />
gruppi sono sempre alla ricerca<br />
di possibili investimenti in queste<br />
realtà. Si occupano dei lavori,<br />
incassano le royalties e l’investimento<br />
va a scomputo di<br />
eventuali tasse: tutti hanno un<br />
tornaconto. In questo caso, Paduli<br />
si ritroverebbe il 90 per cento<br />
delle case che adesso sono diroccate,<br />
completamente ricostruite<br />
e disponibili al patrimonio<br />
pubblico.<br />
Come la vicina Pietrelcina, che<br />
le affida gratis a filmaker e promoter,<br />
la loro futura destinazione<br />
dovrebbe essere funzionale al<br />
progetto di sviluppo dell’amministrazione:<br />
la pulizia e l’ambiente<br />
incontaminato potrebbero<br />
attrarre turismo.<br />
La partnership con il paese natìo<br />
di padre Pio, ovvero l’idea di intercettare<br />
parte dei milioni di pellegrini<br />
che lo raggiungono, frulla<br />
nella testa del primo cittadino<br />
di Paduli che vorrebbe realizzare<br />
un parco fluviale più a valle,<br />
nel tratto attraversato dal Tammaro:<br />
divertimento e oasi naturalistica,<br />
magari proponendosi<br />
come stallo per la via Francigena<br />
che passa per le sue contrade.<br />
La squadra c’è ed è giovane: Nicola<br />
Ranaldo, vice sindaco, Mario<br />
Ranaldo, Alessandro De<br />
Lucia e Giovanna Minicozzi,<br />
che ha appena 27 anni.<br />
Le sfide sono tante. Una è lunga<br />
già undici anni e sarà una lotta<br />
senza quartiere con il governo di<br />
Roma e la Regione. Si tratta dei<br />
ristori per la beffa della discarica<br />
di Sant’Arcangelo Trimonte,<br />
che Paduli si è ritrovata, pur territorialmente<br />
in un altro Comune,<br />
a 500 metri dalle sue contrade<br />
più periferiche.<br />
Per gli anni di sofferenza patiti<br />
da tutta la popolazione era stato<br />
disposto un ristoro ambientale,<br />
come per legge, di 700mila euro<br />
nel lontano 2009. Da allora non<br />
si è visto un euro. Eppure legato<br />
a questi fondi c’è il progetto del<br />
depuratore e della rete fognaria<br />
che Paduli ancora non ha. Un<br />
progetto, tra l’altro, più vecchio<br />
di quello presentato dal vicino<br />
comune capoluogo: Benevento<br />
pure sconta la mancanza di impianti<br />
del genere.<br />
In attesa che il Palamusicarte<br />
prenda corpo e possa tornare il<br />
Magicword di Paduli, la certezza<br />
sono due gustose specialità gastronomiche<br />
che il primo cittadino<br />
è riuscito a infilare nello speciale<br />
Registro dei prodotti tipici<br />
della Regione Campania: la “tiella”<br />
e le zeppole di Paduli.<br />
Ma pure queste, guarda un po’,<br />
fanno parte delle radici che non<br />
andrebbero mai dimenticate.
martedì 8 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
L’ARTISTA DI FAMA INTERNAZIONALE È NATIVO DI PADULI<br />
Ispirata all’Immigrazione<br />
l’opera dono di Paladino<br />
Non è da tutti avere,<br />
esposta in una piazza<br />
del proprio Comune,<br />
un’opera di un artista internazionale.<br />
Ma tra Paduli e lo<br />
scultore Mimmo Paladino c’è<br />
un legame di sangue che non<br />
poteva essere ignorato. “Immigrazione<br />
e pace nel mondo”,<br />
questo il titolo della scultura<br />
in bronzo regalata ai suoi<br />
concittadini, fa mostra di sé<br />
in via Circumvallazione Carpine.<br />
Sulla spinta di questo<br />
dono, l’amministrazione comunale<br />
aveva in animo di<br />
mettere a disposizione dell’artista<br />
l’intero palazzo Longo,<br />
edificio attaccato alla chiesa<br />
di San Bartolomeo Apostolo,<br />
appena ristrutturato,<br />
perché ne facesse un laboratorio-mostra<br />
permanente delle<br />
sue creazioni. Ma il Maestro,<br />
iperimpegnato, ha dovuto<br />
declinare l’offerta che<br />
avrebbe rappresentato una<br />
ghiotta occasione per Paduli.<br />
L’INTERVISTA. Il sindaco avvocato spera nella ripresa del territorio<br />
«Centro storico rifatto<br />
e lavoro per i giovani»<br />
La sfida di Vessichelli: «Voglio solo far vivere meglio la mia comunità»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
__<br />
Il sindaco Domenico Vessichelli intervistato da 696 Ottochannel<br />
Un centro antico da recuperare<br />
e una squadra di<br />
giovani amministratori<br />
che cerca di ridare una speranza<br />
a un territorio spesso penalizzato<br />
dal governo regionale. La sfida<br />
del sindaco Domenico Vessichelli,<br />
è davvero ambiziosa. «Ma<br />
la vera emergenza qui è il lavoro»,<br />
ammette il primo cittadino,<br />
avvocato civilista, che i 3.828<br />
abitanti di Paduli hanno voluto<br />
riconfermare con il 76 per cento<br />
dei consensi alla guida dell’amministrazione.<br />
Sindaco, dica la verità: per lei<br />
cosa significa aver ottenuto un<br />
riconoscimento così significativo?<br />
«Lo ritengo un grande attestato<br />
di stima e di affetto che non si vedeva<br />
da tanto tempo, una cosa<br />
straordinaria, siamo stati capaci<br />
di far diventare normale una<br />
cosa così importante. Ma ora si<br />
va avanti nel segno della continuità».<br />
Intanto, come state vivendo<br />
questa emergenza Covid?<br />
«Purtroppo nei giorni scorsi abbiamo<br />
avuto il decesso di un cittadino<br />
di 76 anni. E alla sua famiglia<br />
vanno le condoglianze.<br />
Ma mi lasci dire che i padulesi<br />
hanno avuto un comportamento<br />
irreprensibile, hanno sempre rispettato<br />
le regole. Ma certo questa<br />
situazione ha bloccato tutto,<br />
e in particolare la vita di tutti<br />
noi».<br />
Secondo lei la vertenza delle<br />
aree interne come va riaperta?<br />
«È sicuramente una questione<br />
strategica che è purtroppo atavica.<br />
Ma sono fiducioso, con<br />
questa nuova classe di giovani<br />
amministratori si potrà puntare a<br />
uscire fuori dalle difficoltà. Una<br />
cosa è certa: ci salviamo se siamo<br />
tutti insieme. E credo che<br />
questa nostra condizione può essere<br />
ora un vantaggio se riusciamo<br />
a scommettere su ambiente<br />
e enogastronomia».<br />
Ma i problemi di Paduli sono<br />
sicuramente diversi da quelli<br />
che abbiamo riscontrato nel<br />
Fortore. Questo cosa cambia?<br />
«È chiaro che le nostre esigenze<br />
sono diverse da quelle di Ginestra<br />
degli Schiavoni o di San<br />
Bartolomeo in Galdo. Noi siamo<br />
a pochi chilometri da Benevento,<br />
ma ripeto: serve una strategia<br />
territoriale comune altrimenti<br />
non ce la facciamo».<br />
La questione rifiuti come ha<br />
condizionato il territorio in<br />
questi anni?<br />
«Parlare di rifiuti a Paduli significa<br />
aprire una ferita che non<br />
è stata mai chiusa. La discarica<br />
di Sant’Arcangelo Trimonte è a<br />
un metro dal nostro territorio,<br />
abbiamo sofferto tanto. Adesso è<br />
assurdo pensare di avere a monte<br />
la discarica e a valle il biodigestore».<br />
Cosa c’è che vi preoccupa?<br />
«Le dico solo che noi non abbiamo<br />
ancora avuto i ristori dal<br />
2009 e ancora non riusciamo ad<br />
avere i fondi per la realizzazione<br />
di un depuratore. Per questo<br />
non arretrerò mai di un centimetro».<br />
Ma lei cosa si aspetta dal nuovo<br />
governo regionale guidato<br />
dal presidente De Luca, in particolare<br />
per sviluppo e occupazione?<br />
«Credo che bisogna continuare<br />
su una strada di sviluppo sostenibile,<br />
fatto di turismo e di imprese.<br />
Noi abbiamo un progetto<br />
su arte, storia e natura perché<br />
noi valorizziamo queste caratteristiche:<br />
pensiamo a un parco<br />
fluviale sulle sponde del Tammaro<br />
a ridosso di Pietrelcina dove<br />
c’è il passaggio della Francigena<br />
e non dimentichiamo che<br />
questo è il paese di Mimmo Paladino».<br />
Ci sono prospettive incoraggianti<br />
allora?<br />
«Vogliamo puntare su poche cose<br />
ma il progetto è ambizioso.<br />
Certo dovrà finire questa pandemia<br />
e poi potremo rilanciare i<br />
nostri prodotti di eccellenza come<br />
l’olio. Le dico, però, che il<br />
vero obiettivo oggi è la realizzazione<br />
di una rete fognaria che<br />
aspettiamo da troppi anni».<br />
Per i giovani di questo paese<br />
qual è la prospettiva?<br />
«Tocca un tasto dolente. La vera<br />
emergenza anche a Paduli resta<br />
il lavoro. Ma spero di fare in<br />
modo di portare delle imprese sul<br />
territorio perché i giovani hanno<br />
il diritto di rimanere dove sono<br />
nati».<br />
Ma sindaco, ora ci dica: qual è<br />
il suo sogno nel cassetto per Paduli?<br />
«Spero solo di far vivere meglio<br />
la mia comunità. Ma è un obiettivo<br />
che ho sempre avuto nel cuore,<br />
del resto ogni amministratore<br />
dovrebbe sempre sperare di<br />
migliorare la vita dei suoi cittadini».
Paduli
Paduli
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
venerdì 11 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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DI FULVIO VARALDO<br />
Hanno pane di tale qualità<br />
che non ne mangerebbero<br />
i cani: Giuseppe Massari<br />
era un giornalista, amico fraterno<br />
di Cavour. Quando divenne<br />
deputato lo mandarono a vedere<br />
le condizioni in cui viveva la<br />
gente del sud. C'era più preoccupazione<br />
per i continui omicidi e<br />
rapimenti che per la povertà e<br />
l'arretratezza. Massari non si sottrasse<br />
e scrisse una relazione finale<br />
della sua inchiesta parlamentare<br />
che è il primo, vero, atto<br />
(ahinoi, involontario) d'accusa<br />
contro la politica nordista, di una<br />
Italia che è sempre andata a due<br />
velocità.<br />
Molinara, più di ogni altro luogo,<br />
l'aveva colpito per la crudezza<br />
di una vita che era soltanto sudore<br />
e fame.<br />
Era il 1863.<br />
Quelli del nord mandarono sedici<br />
anni dopo altri parlamentari a<br />
vedere se le cose fossero migliorate:<br />
Jacini, nel 1879, constatò lo<br />
stesso, identico, abbandono.<br />
Dai fascisti di Mussolini ai successivi<br />
governi, illuminati o corrotti,<br />
che hanno attraversato tutto<br />
il '900, nessuno, proprio nessuno<br />
ha messo mano seriamente<br />
a queste terre interne, dove per<br />
decenni anche frequentare un liceo<br />
era una sfida che consumava<br />
l'anima. Se si pensa che soltanto<br />
da pochi anni, lontana dall'essere<br />
completata, la statale denominata<br />
Fortorina ha potuto<br />
parzialmente invertire le difficoltà<br />
nei collegamenti, rendendoli<br />
meno brutali. Ed è qui, a<br />
Molinara e nell'intero Fortore,<br />
che si comprende perché questi<br />
sono i paesi dell'osso. Le cose<br />
scontate ed elementari in altri posti<br />
a Molinara sono lotte e conquiste<br />
quotidiane. La popolazione<br />
sta invecchiando rapidamente<br />
e non si sopravvive al ritmo di<br />
cinque nascite all'anno.<br />
Chi può, scappa. Chi resta, prega.<br />
Ogni giorno, di stare sempre<br />
in salute. Un infarto, un ictus o<br />
una emergenza qui sono condanne<br />
a morte. Una chiamata al<br />
118 trova risposta non prima di<br />
mezzora, se tutto fila liscio. E poi<br />
ci sono gli altri trenta minuti (se<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
UN'AMBULANZA DEL 118 ARRIVA DOPO 30 MINUTI<br />
Chi può, scappa<br />
Chi resta, prega<br />
tutto fila liscio un'altra volta) per<br />
raggiungere l'ospedale più vicino:<br />
che è l'azienda ospedaliera<br />
San Pio di Benevento. Mentre<br />
per le gravi emergenze i Lea (i<br />
livelli essenziali di assistenza)<br />
fissano in quindici minuti il limite<br />
massimo per intervenire in<br />
modo utile su un ictus o un infarto.<br />
Parametri surreali da queste<br />
parti, che in questi mesi di rischio<br />
Covid, quando si sente proporre<br />
un rilancio della medicina<br />
territoriale, al danno si aggiunge<br />
la beffa: i conti a posto la sanità<br />
della Regione Campania li ha<br />
messi annullando l'assistenza ai<br />
più deboli, altro che chiacchiere<br />
solitarie davanti alle telecamere.<br />
Sarà per questo che il vice sindaco<br />
di Molinara, Pasquale Baldino,<br />
si è fatto promotore della<br />
convenzione con la farmacia per<br />
dotare il paese di un defibrillatore.<br />
La teca è all’esterno, in caso<br />
La chiesa<br />
di Santa Maria<br />
dei Greci<br />
di emergenze (che nessuno si augura)<br />
potrà essere utilizzato in attesa<br />
dell’arrivo dei soccorsi. In<br />
un paese che invecchia certi discorsi<br />
sono inevitabili. Oltre alla<br />
Residenza sanitaria assistenziale<br />
dell’Asl di Benevento, che<br />
ospita 50 anziani per lo più autosufficienti,<br />
a Molinara c’è anche<br />
la casa di riposo Carpa, in via<br />
Regina Margherita, con altri trenta<br />
ospiti. La risposta allo spopolamento<br />
potrebbe venire dall’adesione<br />
ai programmi di accoglienza<br />
per immigrati. Tra polacchi,<br />
moldavi, ucraini e nigeriani<br />
che animano lo Sprar, Molinara<br />
ha un centinaio di potenziali<br />
nuovi cittadini, prole compresa.<br />
A loro si pensa di destinare<br />
parte delle abitazioni in via di<br />
recupero nel centro storico. Ma<br />
la questione è dibattuta: troppa<br />
povertà le trasformerebbe in un<br />
ghetto.<br />
IL PAESE POTREBBE ESSERE NATO DA UN INSEDIAMENTO ELLENICO<br />
La chiesa di Santa Maria<br />
dei Greci deve la sua<br />
origine onomastica ad<br />
una iscrizione epigrafica greca<br />
posta sulla porta dell'edificio,<br />
di cui oggi si è persa ogni<br />
traccia. La presunta esistenza<br />
di tale epigrafe, come la presenza<br />
di una "fontana dei Greci"<br />
e la notizia di alcune monete<br />
greche ritrovate in loco,<br />
farebbero supporre che l'impianto<br />
originale della chiesa risalga<br />
ad un lontano periodo di<br />
insediamento di una colonia<br />
greca nell'antica Molinara.<br />
L'attuale impianto è databile<br />
tra il X e il XII secolo, di pianta<br />
poligonale, fortemente irregolare,<br />
include la pseudo navata<br />
sinistra, aggiunta solo nel<br />
1945, dall'arciprete don Pietro<br />
ladarola. La chiesa, nel suo<br />
complesso, costituisce un interessante<br />
esempio di chiesa con<br />
volta a botte (nella zona presbiteriale)<br />
e cupola centrale<br />
che non trova riscontri in area<br />
campana, ma che richiama invece,<br />
alcuni edifici di culto altomedioevali<br />
pugliesi. L'inter-<br />
no attualmente si presenta completamente<br />
spoglio, a causa degli<br />
interventi di consolidamento<br />
statico, resisi necessari dopo<br />
il sisma del 1962. Nel suo interno<br />
diversi sono stati gli interventi<br />
di rifacimento, testimoniati<br />
dalla diversità di fattura<br />
della muratura che costituisce<br />
la cupola centrale e la volta a<br />
botte (a piccoli conci sbozzati),<br />
da quella che costituisce invece<br />
i muri perimetrali e la<br />
porzione di muratura sovrastante<br />
gli archi della navata<br />
principale (grandi conci sbozzati).<br />
La stessa facciata fu più<br />
volte rifatta "alla meglio" tanto<br />
da creare presumibilmente<br />
delle forti discordanze da quella<br />
originale. La cupola ribassata,<br />
realizzata in piccoli conci<br />
di pietra chiara, è posta al<br />
centro della chiesa, tra la navata<br />
principale ed il presbiterio<br />
e poggia su quattro archi<br />
che scaricano il peso ad un<br />
egual numero di pilastri. Entrando<br />
nella chiesa dall'ingresso<br />
principale, sul lato destro<br />
è possibile distinguere la<br />
cappella del battistero, con il<br />
portale monumentale in stile<br />
gotico, con la suggestiva monofora<br />
e la bella volta a crociera,<br />
databili al XIV sec. In<br />
questa chiesa fino all'anno<br />
1737, il battesimo veniva amministrato<br />
con il rito greco dell'immersione.<br />
MOLINARA<br />
SANITÀ. Un ictus o un infarto possono essere letali:<br />
si sopravvive al di fuori dei parametri minimi dei Lea<br />
RIPORTATE IN VITA LE RADICI<br />
Il borgo antico... come Pompei<br />
La via principale del borgo<br />
è Corso Umberto I,<br />
posta lungo l'asse nordsud<br />
che unisce la porta principale<br />
di accesso al borgo posta a<br />
nord (Portaranna) ad un varco<br />
dove era situata la seconda<br />
porta (Porta di Vascio). La<br />
strada è dedicata al re Umberto<br />
I di Savoia che regnò in Italia<br />
dal 1878 al 1900, quando fu<br />
ucciso dall'anarchico Bresci a<br />
causa della sua politica autoritaria.<br />
La consorte era la regina<br />
Margherita a cui è stato dedicato<br />
il corso principale del paese.<br />
Dal Corso Umberto si dipartono<br />
sei strade disposte a<br />
ventaglio, che terminano tutte<br />
a ridosso della cinta muraria<br />
del tratto est o di Via Pianobello:<br />
Vico Bastioni, Vico del<br />
Forno, Vico Orologio, Vico Notar<br />
Nicola, Vico delle Fosse, Vico<br />
Santa Maria dei Greci. Vico<br />
Bastioni deve il nome alla sua<br />
posizione che costeggia i bastioni<br />
del borgo murato. Vico<br />
del Forno prende il nome, probabilmente,<br />
dalla presenza del<br />
forno della corte baronale, ove<br />
i cittadini erano obbligati a<br />
cuocere il pane dietro pagamento<br />
dello ius fornatico, una<br />
forma di pane per ogni trenta<br />
che vi venivano cotte. Vico<br />
Orologio deve invece il suo nome<br />
all'orologio dell'Università<br />
(cioè della comunità) molinarese<br />
che qui era ubicato. Vico<br />
Notar Nicola era dedicato, probabilmente,<br />
ad un notaio molinarese.<br />
Vico delle Fosse era il<br />
luogo in cui erano ubicate buona<br />
parte delle fosse dei molinaresi<br />
defunti. Fino al 1806, infatti,<br />
i morti venivano seppelliti<br />
nelle Chiese e negli spazi<br />
aperti adiacenti ad esse. Via<br />
Santa Maria dei Greci prende<br />
il nome dall'omonima chiesa<br />
adiacente. Via Pianobello, parallela<br />
a Via Recinto e l'omonima<br />
piazzetta, devono forse il<br />
loro nome al bel panorama che<br />
si gode guardando dalle mura<br />
la bella vallata della "Tammarecchia'"e<br />
la collina su cui sorge<br />
San Giorgio la Molara.<br />
L'abitazione tipica dei vicoli<br />
del borgo era costituita da uno<br />
o due vani al piano terra e uno<br />
o due vani al primo piano. I vani<br />
a piano terra o spesso seminterrati,<br />
i "sottani" servivano<br />
da stalla o da deposito<br />
"cellari", mentre i vani al primo<br />
piano erano destinati alla<br />
vera e propria abitazione.<br />
L'accesso al piano superiore<br />
delle abitazioni avveniva attraverso<br />
una ripida scala esterna<br />
in pietra che terminava con<br />
un pianerottolo "lo vafio", riparato<br />
da un muretto di pietra<br />
o da una ringhiera in ferro battuto,<br />
e fungeva da terrazzino,<br />
ovvero da luogo di lavoro domestico<br />
e di riposo dalle fatiche<br />
quotidiane.
venerdì 11 dicembre 2020<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Un patto tra sindaci per rilanciare<br />
il progetto di un<br />
polo di energia alternativa<br />
in un territorio che da anni<br />
combatte per evitare spopolamento<br />
e isolamento. Il sindaco di<br />
Molinara, Giuseppe Addabbo,<br />
nel cuore del Fortore, ha da tempo<br />
scelto la strada dell'innovazione<br />
scommettendo sull'eolico.<br />
Sindaco, oggi si sta riscoprendo<br />
l'energia alternativa per difendere<br />
l'ambiente. Voi l'avete<br />
capito in anticipo, ma l'eolico<br />
può essere il futuro?<br />
“Sì, qui ci sono stati i primi insediamenti<br />
di energia alternativa<br />
negli anni Novanta grazie alla<br />
grande intuizione dei fratelli Ciro<br />
e Oreste Viogorito, che vennero<br />
in avanscoperta in questi<br />
territorio a realizzare i primi impianti.<br />
Non sono mancate le polemiche<br />
all'inizio, ma col tempo<br />
si è capito quali sono le potenzialità<br />
di eolico e fotovoltaico.<br />
Non si produce solo energia alternativa<br />
ma si creano anche posti<br />
di lavoro, per questo oggi<br />
l'obiettivo deve essere un polo<br />
energetico in questo territori”.<br />
Ora serve un patto tra sindaci,<br />
ma cosa manca ancora?<br />
“Bisogna remare tutti nella stessa<br />
direzione. Che sia Unione dei<br />
comuni o area vasta non importa,<br />
serve una sinergia tra gli amministratori.<br />
Io non posso essere<br />
solo il sindaco di Molinara, ma<br />
devo guardare al comprensorio<br />
del Fortore. Per risolvere i problemi<br />
c'è bisogno di una soluzione<br />
complessiva, noi dobbiamo<br />
essere sindaci di un territorio<br />
non di una sola comunità”.<br />
Come riaprire la vertenza delle<br />
aree interne, l'impegno dei<br />
vescovi come l'ha giudicato?<br />
“Molto positivo, la chiesa si è<br />
messa a disposizione per aiutare<br />
questi territori ad accendere un<br />
riflettore nazionale sui nostri problemi.<br />
Ben venga la loro iniziativa.<br />
Ma qui è mancata la politica,<br />
proprio negli anni dello sviluppo<br />
e poi è crollata dalla fine<br />
della Prima Repubblica. Ogni attenzione<br />
si è concentrata sul<br />
<strong>NEI</strong> SUOI CORTILI GENERAZIONI DI NOBILI NORMANNI, SVEVI E CAROLONGI<br />
Attraverso il castello ducale<br />
è passata, nel corso<br />
dei secoli, gran parte<br />
della storia della nostra comunità,<br />
con i nomi delle famiglie<br />
importanti che l'hanno<br />
abitato saltuariamente o in<br />
modo stabile o lo hanno posseduto<br />
solo a titolo di proprietà.<br />
Le prime notizie storiche<br />
risalgono al periodo della dominazione<br />
normanna, quando<br />
Molinara appartenne alla contea<br />
di Ariano. In seguito all'estinzione<br />
dei Normanni subentrò<br />
il dominio degli Svevi e<br />
a questo periodo risale un documento<br />
nel quale si legge che,<br />
al tempo di Federico II, i signori<br />
di Molinara ebbero in<br />
custodia il nobile guelfo Pietro<br />
Villani prigioniero dell'Imperatore.<br />
Dopo la battaglia di Benevento<br />
del 1266, il vincitore<br />
Carlo d'Angiò indusse donna<br />
lsolda di Molinara, rimasta più<br />
volte vedova, a sposare dei nobili<br />
francesi e alla sua morte<br />
senza eredi il feudo fu assegnato<br />
al militè francese Giacomo<br />
de Assemual. Nel 1293,<br />
Molinara, che faceva parte del<br />
"Principato Ultra", fu asse-<br />
«Un patto tra sindaci<br />
per il polo energetico»<br />
Il sindaco accusa: «Qui è mancata la politica, basta ragionare con la logica dei numeri»<br />
Castello ducale<br />
Dove tutto<br />
ha avuto inizio<br />
L’INTERVISTA. Giuseppe Addabbo punta a migliorare la qualità della vita<br />
Nord e sulle grandi città: Sud e<br />
aree interne sono scomparse dall'agenda<br />
del governo. Eppure<br />
parliamo di quasi 4mila comuni.<br />
La vera questione è che si continua<br />
a ragionare in termini elettorali<br />
e di numeri”.<br />
Cosa vi aspettate voi sindaci<br />
dall'esecutivo regionale con la<br />
riconferma del governatore De<br />
Luca?<br />
“Un'attenzione particolare per Irpinia<br />
e Sannio. Le materie fondamentali<br />
sono quelle della sanità<br />
e della scuola, ma anche del<br />
dissesto idrogeologico e della forestazione.<br />
Qui parliamo di sanità<br />
- e il covid ce l'ha fatto capire<br />
- che va potenziata la rete dei me-<br />
dici di base. Ma abbiamo bisogno<br />
di più guardie mediche per<br />
dare risposte sul territorio e potenziare<br />
la specialistica. Anche<br />
le Asl devono funzionare diversamente”.<br />
I tagli nella sanità vi hanno fortemente<br />
penalizzato finora, cosa<br />
deve cambiare?<br />
“Bisogna smetterla di ragionare<br />
con la logica dei numeri. Il cittadino<br />
di Molinara o di San Bartolomeo<br />
in Galdo non è di serie B<br />
rispetto al cittadino di Benevento<br />
o di Napoli. La politica deve<br />
affrontare questi problemi. I cittadini<br />
vanno rispettati”.<br />
Voi avete scelto di istituire il defibrillatore<br />
comunale nel centro<br />
del paese. Perché?<br />
“Abbiamo sfruttato questa opportunità<br />
grazie alla inaugurazione<br />
della nuova sede della farmacia<br />
Cicchiello. Con una convenzione<br />
abbiamo potuto avere<br />
questo servizio, situato nel centro<br />
del paese. Ricordo che i nostri<br />
comuni vivono il dramma delle<br />
distanze. Il 118 per arrivare qui<br />
impiega mezzora e per portare il<br />
paziente all' ospedale più vicino<br />
se ne passa un'altra mezzora.<br />
Dobbiamo avere attrezzature di<br />
pronto intervento. I componenti<br />
della protezione civile e i titolari<br />
della farmacia sono preparati<br />
per utilizzare il defibrillatore in<br />
caso di necessità”.<br />
gnata a Bartolomeo de Capua,<br />
appartenente una illustre famiglia<br />
di giuristi. Ai De Capua,<br />
Molinara rimase fino al 1549,<br />
quando, in seguito a gravi lutti<br />
della famiglia De Capua, il feudo<br />
fu venduto a Giovan Tommaso<br />
de Miradois. Dal 1613 al<br />
1635 Molinara subì varie compravendite:<br />
dai Miradois passò<br />
alla marchesa Caracciolo di San<br />
Marco, poi a Giovan Battista de<br />
Juliis, a Marcello Carafa e infine<br />
alla famiglia Muscettola dei<br />
duchi di Spezzano che furono<br />
gli ultimi signori di Molinara e<br />
vi abitarono quasi stabilmente<br />
fino alla loro decadenza, all'inizio<br />
dell'800, in seguito alla<br />
legge napoleonica sull'eversione<br />
della feudalità. Prima del<br />
terremoto del 1962 il palazzo<br />
era descritto di una semplicità<br />
severa, quasi povero con il suo<br />
maestoso arco d'ingresso che<br />
dà accesso alla corte. Rimasto<br />
intatto nella sua pianta originaria:<br />
c'è tuttora l'arco d'ingresso,<br />
il cortile con al centro<br />
l'antico pozzo e le abitazioni<br />
signorili al primo piano che affacciano,<br />
con finestre e balconi,<br />
all'interno del cortile, sul<br />
Corso Umberto I e sulla piazza<br />
Vittoria. Al pianterreno<br />
c'era, fino agli anni 80, il frantoio,<br />
che risaliva forse all'epoca<br />
feudale e tutti gli ambienti<br />
al servizio del palazzo. All'interno<br />
delle mura di cinta, lungo<br />
il lato ovest, si estende tuttora<br />
un ampio giardino. Oggi<br />
il palazzo, abitazione privata<br />
della famiglia Santoro, ha subito<br />
vari interventi di recupero.<br />
Ora qual è la sfida del<br />
futuro per il Fortore,<br />
come dare una<br />
speranza e una<br />
prospettiva a queste<br />
comunità?<br />
“Siamo un territorio<br />
difficile<br />
ma<br />
bisogna<br />
creare<br />
innanzitutto<br />
un'area<br />
vasta,<br />
almeno<br />
una ventina<br />
di<br />
comuni<br />
devono<br />
mettersi insieme<br />
creando<br />
una serie<br />
di progetti<br />
per migliorare<br />
i servizi e<br />
la qualità<br />
della vita di<br />
territori, che<br />
non devono<br />
essere solo<br />
attraversati<br />
ma anche insediati.<br />
Il futuro<br />
è questo”.
Molinara
Molinara
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 22 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
BUONALBERGO. IN UN ANNO QUATTRO NUOVI NATI ALL’ANAGRAFE<br />
Resistono ogni giorno<br />
da soli per troppi anni<br />
CITTÀ NOBILE. Una storia antichissima, legata a filo doppio alla Diocesi<br />
che ha troppe proprietà abbandonate in centro storico e in periferia<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Resistono. Tutti i giorni.<br />
Anno dopo anno. Lottano<br />
contro l'idea che loro siano<br />
trascurabili dettagli. Li tiene<br />
in vita l'orgoglio, l'appartenenza,<br />
lo spirito illuminato di alcuni<br />
ostinati che hanno idee, volontà.<br />
Ma non basta, non basterà. È come<br />
se una parte non trascurabile<br />
di un organismo venisse lasciata<br />
morire. Come se si potesse fare a<br />
meno di un braccio, una mano,<br />
un cuore. Preoccupa la totale<br />
mancanza di consapevolezza, indigna<br />
l'indifferenza. Ogni pietra<br />
abbandonata a terra di questi piccoli<br />
paesi andrebbe rimessa a posto,<br />
ricomposta nella vita che ha<br />
saputo esprimere, rappresentare.<br />
Ogni vicolo, ogni decumano ti<br />
imprigiona in una solitudine diversa,<br />
non dolorosa. Buonalbergo<br />
ha la nobiltà di un tentativo<br />
che andrebbe sostenuto per evitare,<br />
come decine di altre piccole<br />
realtà, la scomparsa. La responsabilità,<br />
l'obbligo di occuparsene,<br />
è in capo a tutti. L'idea<br />
che i paesi presepi siano superflui,<br />
ingestibili, è soltanto la resa<br />
di una politica miope, inconsistente.<br />
La Regione, sorda e lontana,<br />
guarda ai carnai metropolitani<br />
con ossessione elettorale.<br />
La lotta impegna su diversi fronti:<br />
la visione complessiva che serve<br />
a tenere in vita tutta la complessa<br />
comunità di Buonalbergo<br />
Per l’amministrazione<br />
l’incubo è la gestione<br />
della manutenzione<br />
senza averne più i fondi<br />
__<br />
L’Istituto dei padri salesiani abbandonato da 50 anni dalla Diocesi<br />
e il lavorìo incessante al fianco<br />
dei cittadini che reclamano piccoli<br />
interventi, manutenzione<br />
quotidiana. Per risparmiare l’amministrazione<br />
s’è inventata la<br />
pluriugara per i rifiuti: l’umido a<br />
una ditta, l’indifferenziato ad<br />
un’altra, la raccolta del vetro e<br />
della carta ancora a un’altra impresa.<br />
Le tasse vengono tenute<br />
basse finché è possibile, ma il territorio<br />
da gestire, le contrade sono<br />
vaste e tutte affrante da fenomeni<br />
di dissesto idrogeologico<br />
che rappresentano danni e sempre<br />
nuovi investimenti.<br />
Eppure, questi centri storici diroccati,<br />
sventrati dal tempo, saccheggiati<br />
da generazioni costrette<br />
alla fuga, hanno un orizzonte,<br />
fisico: lo spazio infinito su cui<br />
gettano lo sguardo, il verde, le<br />
montagne. È stato dannazione<br />
ma è anche futuro. Qui si respira.<br />
Buonalbergo è la rappresentazione<br />
plastica di colpe diffuse.<br />
Tra i “peccatori” c'è anche la<br />
LE IDEE DELL’ASSOCIAZIONE: “SLOW IS GOOD”, “PAESAGGI IN MOVIMENTO” E IL MURALE DI JORIT<br />
DI LEA FARINA *<br />
«Noi, tornati a casa per restare<br />
e riscattare l’orgoglio del Fortone»<br />
nistrazione locale che da sempre<br />
spinge i giovani a restare ed<br />
investire, ma anche curatori, fotografi<br />
e realtà culturali di rilievo,<br />
ma soprattutto Artisti che<br />
hanno trovato in questo luogo,<br />
ispirazione, accoglienza e voglia<br />
di tornare. Tante le manifestazioni<br />
e progetti culturali che<br />
hanno raccontato Buonalbergo<br />
e il Fortore tra cui Slow is Good<br />
che quest’anno, nonostante<br />
la pandemia, ha ospitato per la<br />
sua III edizione, in piena sicurezza,<br />
i cultori della tradizione<br />
e del saper fare. Appassionati di<br />
arte e fotografia invitati al progetto<br />
pluriennale “Paesaggi in<br />
Movimento” promosso dallo<br />
Scabec, con la prepotenza dell’immagine,<br />
ha raccontato un<br />
intreccio di relazioni e figure; e<br />
ancora eventi nati dall’identità,<br />
che affondano radici nella storia<br />
Chiesa, che da queste parti ha infinite<br />
proprietà immobiliari lasciate<br />
abbandonate.<br />
Cadono a pezzi e s'intestano la<br />
metà marcia del borgo antico che<br />
s'inerpica su tutto il fianco alto<br />
del paese. L'altra metà, quella che<br />
ha potuto acquisire, l'amministrazione<br />
comunale è riuscita a<br />
recuperarla. Appena spunta una<br />
norma, il sindaco ci infila un progetto:<br />
palazzo Angelini è un<br />
esempio, tutto è tornato com'era<br />
un tempo. Ma fai un metro, tra<br />
Vico I Centrale e via Rocciaforte,<br />
e di fronte trovi l'altro complesso<br />
storico appartenuto alla<br />
Diocesi di Benevento totalmente<br />
diroccato.<br />
Già, le distrazioni della Chiesa.<br />
La stessa che l'arcivescovo Accrocca<br />
sta portando alla testa di<br />
una potente protesta a favore delle<br />
zone interne, dei piccoli centri<br />
che attendono da decenni una<br />
legge quadro che ne tuteli le radici.<br />
A un certo punto, c'è anche<br />
il dovere dell'esempio: o mette<br />
mano alle macerie o, dopo quarant'anni,<br />
ne lascia la proprietà al<br />
Comune. Un altro “peccato mortale”<br />
della Diocesi è a venti metri<br />
da Cascina Panaro, lungo via<br />
Sant'Antonio: l'edificio che prima<br />
ospitavai padri salesiani. Un<br />
albergone quadrettato abbandonato<br />
da 50 anni: sui tetti dell'edificio,<br />
parliamo del terzo piano,<br />
sono cresciuti alberi.<br />
Non lo abbattono. Non lo ricostruiscono.<br />
Non mollano la proprietà.<br />
Un pugno nell'occhio per chi<br />
vuole rianimare quel posto, portando<br />
gente a Cascina Panari, che<br />
dopo tante polemiche, la Provincia<br />
ha finalmente restaurato: percorso<br />
turistico con vista su macerie...<br />
magari messa così funziona<br />
pure.<br />
Il Fortore, la terra di mezzo,<br />
raccontato dalla storia<br />
perché di passaggio tra i<br />
due mari più grande del “bel<br />
paese”, quella terra da secoli<br />
resiliente e orgogliosa che nonostante<br />
sia “invisibile”, fa<br />
sentire la sua voce. Buonalbergo<br />
un piccolo polo culturale<br />
a cielo aperto che profuma<br />
di storia, tradizione e buone<br />
pratiche. Molti anziani, tesorieri<br />
di ricordi e pochi giovani<br />
che hanno deciso di tornare,<br />
con un obiettivo ben preciso:<br />
scrivere il Fortore esiste.<br />
Smart Fortore, l’Associazione<br />
culturale di coloro che investono<br />
la loro formazione e il loro<br />
tempo, affinché il piccolo<br />
borgo, ai confini tra Sannio e<br />
Fortore, racconti e sia da<br />
esempio per chi vuole dare voce<br />
all’entroterra; impegno e<br />
determinazione che hanno<br />
smosso la torpedine culturale<br />
che da anni attanagliava le<br />
idee. Collaborazioni importanti,<br />
in concerto con l’Ammidelle<br />
generazioni come Presta il<br />
tuo volto a Boemondo e Alberada<br />
progetto di comunità.<br />
Buonalbergo esprime la contaminazione<br />
degli attraversamenti<br />
delle strade che lo disegnano:<br />
la via Francigena, il<br />
Regio Tratturo e la sua taverna,<br />
monumentale luogo di sosta<br />
per le greggi in arrivo dagli<br />
Abruzzi, oltre all’antica arteria<br />
Traiana che vede oggi, nel<br />
Ponte delle Chianche, la testimonianza<br />
della sua monumentale<br />
storia descritta anche<br />
nell’impianto dell’antico centro<br />
storico locale, a pietra bianca,<br />
che accoglie i racconti di<br />
piccoli cantastorie colorati i<br />
Mazzamaurielli e ancora la<br />
piccola incantevole chiesa irta<br />
sul colle, che accoglie la madre<br />
protettrice “Madonna della<br />
Macchia” di origine bizantina.<br />
Buonalbergo sceglie il futuro<br />
partendo dalle radici e raccontando<br />
una nuova forza resiliente.<br />
* Referente associazione culturale<br />
“Smart Fortore”
martedì 22 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
DALLA FOLLA DELL’AEROPORTO DI CAPODICHINO ALLA SOLITUDINE DEL VECCIO BORGO<br />
«Ho mollato tutto per vivere qui la vecchiaia»<br />
LA SINGOLARE STORIA DEL 65ENNE NAPOLETANO VINCENZO DE MARTINO<br />
Una vita intera trascorsa<br />
nel caos e tra la folla<br />
dell’aeroporto di Capodichino,<br />
come dipenbdente<br />
dell’areonautica civile. Poi,<br />
una volta raggiunta la pensione,<br />
la decisione drastica, liberatoria:<br />
trovare una casa a pochissimi<br />
soldi e starsene sereno<br />
nella pace di una realtà completamente<br />
diversa. Vincenzo<br />
De Martino, 65 anni, vive da<br />
dieci in una casetta dell’antico<br />
borgo di Buonalbergo, a<br />
due rampe da palazzo Angelini.<br />
Lui rappresenta lo sbocco<br />
possibile del recupero delle decine<br />
e decine di abitazioni che<br />
potrebbero rianimarsi, con<br />
l’obiettivo di riportare gente lì<br />
dove tutto è iniziato e rianimare<br />
i mvicoli che prima brulicavano<br />
di vita.<br />
«Mai pentito di questa scelta»,<br />
racconta Vincenzo mentre innaffia<br />
le sue prezione piante,<br />
«avevo bisogno di questa pace<br />
e della serenità di vivere fa-<br />
__<br />
Sonia e Ludovica, amiche del cuore, e Vincenzo De Martino<br />
cendo quello che mi piace. Sono<br />
riuscito a far laureare tutti i<br />
miei figli e sono tra i fortunati<br />
che non hanno dovuto mai lottare<br />
per tenerli lontani dalla<br />
drogfa e da altri guai. Come ho<br />
scelto Buonalbergo? Per caso:<br />
volevo un’abitazione ma avevo<br />
pochissima disponibilità economica.<br />
Ma ecco che trovo questa<br />
casetta in vendita a meno di<br />
trentamila euro. Non me lo sono<br />
fatto ripetere due volte. Sono<br />
contento».<br />
Vivere in un centrto storico<br />
quasi del tutto abbandonato<br />
non è da tutti. Sonia e Ludovica,<br />
due amiche inseparabili,<br />
entrambe native di Buonalbergo,<br />
sono vent’anni che resistono<br />
L’INTERVISTA. Michelantonio Panarese racconta i suoi prim i cinque anni allla guida del Comune<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
La sfida del futuro si gioca<br />
sull'innovazione e la cultura.<br />
L'ha capito da tempo<br />
il sindaco di Buonalbergo, Michelantonio<br />
Panarese, 52enne,<br />
che nella prossima primavera<br />
chiuderà il suo primo ciclo amministrativo.<br />
Ma è pronto a ricandidarsi.<br />
E lo conferma nell'intervista<br />
a Otto Channel 696<br />
tv. “Mi sembra doveroso nei confronti<br />
dei cittadini, poi saranno<br />
loro a decidere”, annuncia il sindaco.<br />
Intanto Buonalbergo, come gli<br />
altri centri dell'entroterra sannita,<br />
ha subito una drastica riduzione<br />
del numero degli abitanti.<br />
Lei come lo spiega?<br />
“Purtroppo non ci sono più attività<br />
compatibili con le aree interne<br />
e c'è una propensione delle<br />
persone a spostarsi verso i<br />
grandi centri. Certo, questo crea<br />
un grande disagio per le nostre<br />
zone e un forte squilibrio anche<br />
economico. L'emergenza Covid<br />
deve farci fare oggi una nuova riflessione<br />
in relazione alla didattica<br />
a distanza e allo smart working.<br />
Il fatto di poter operare a<br />
distanza potrebbe riportare le persone<br />
ad abitare qui dove si può<br />
lavorare a distanza. Ma sono necessarie<br />
almeno due condizioni”.<br />
Quali? A cosa si riferisce in<br />
particolare?<br />
“Creare l'accessibilità facile a<br />
questi strumenti ma servono anche<br />
le infrastrutture immateriali<br />
come la banda larga. Si sta ultimando<br />
qui a Buonalbergo il cablaggio<br />
per la fibra e a breve tempo<br />
avremo questo collegamento<br />
veloce che consentirà alle persone<br />
di lavorare anche a distanza.<br />
Ma penso che si debba andare<br />
verso una forma di work center,<br />
ossia con la creazione di centri<br />
di uffici con una connettività veloce.<br />
Il futuro sarà questo”.<br />
Come ridare una speranza e<br />
«Innovazione e cultura,<br />
la nostra scommessa»<br />
Il sindaco avverte: «Questione delle aree interne mai affrontata»<br />
E accusa: “Penalizzati dall'Alta Velocità, subito la banda larga»<br />
__<br />
Il sindaco Michelantonio Panarese intervistato da 696 Ottochannel<br />
una prospettiva alle aree interne?<br />
“Se ne parla da tempo di aree interne<br />
ma non si è fatto mai nulla.<br />
Si continua a studiare ma nel<br />
frattempo il malato muore...”-<br />
Cosa serve al vostro territorio?<br />
“Innanzitutto è necessario avere<br />
servizi adeguati e nel contempo<br />
favorire l'e-commerce per le nostre<br />
aziende. A breve faremo un<br />
bando per le piccole e medie imprese<br />
per creare dei canali di promozione<br />
dei loro prodotti che sono<br />
competitivi ma che non si conoscono<br />
adeguatamente al di<br />
fuori dei nostri confini”.<br />
L'emergenza Covid come la<br />
state vivendo e come vi sta condizionando?<br />
“Il primo lockdown è stato accettato<br />
dai cittadini anche se con<br />
tutte le difficoltà del caso. Oggi<br />
diventa tutto molto più complicato.<br />
Le persone sono seriamente<br />
in difficoltà. E quindi è necessario<br />
che i nuovi fondi previsti<br />
dal Recovery fund siano messi a<br />
disposizione del territorio. Questa<br />
può essere un'opportunità per<br />
il rilancio dello sviluppo”.<br />
Uno dei nodi irrisolti riguarda<br />
la questione delle infrastrutture.<br />
L'Alta Velocità Napoli-Bari<br />
vi taglia fuori. Deluso?<br />
“Beh il tracciato ci ha penalizzato<br />
molto. Essere esclusi dalla<br />
nuova linea ferroviaria ci danneggia<br />
notevolmente ma sono<br />
scelte di un livello superiore che<br />
subiamo. Ora, però, possiamo<br />
puntare a mettere in rete queste<br />
infrastrutture. Abbiamo una proposta<br />
che valorizzi meglio la statale<br />
90 bis. Tra le stazioni di Apice,<br />
Hirpinia e Orsara possiamo<br />
creare un collegamento diretto<br />
con il territorio. Con la regione,<br />
il Ministero e l'Anas cercheremo<br />
di intervenire sulla statale 90 bis<br />
perché è un tracciato del dopoguerra<br />
non più adeguato. Così<br />
compenseremo la perdita della<br />
rete ferroviaria che sarà dismessa<br />
dal 2026”.<br />
Lei è sindaco da 4 anni: qual è<br />
il risultato che le ha dato più<br />
soddisfazione?<br />
“Sicuramente la possibilità di<br />
creare una rete progettuale che<br />
abbia una visione del futuro. E'<br />
chiaro che questo non risponde<br />
alle esigenze dei cittadini che<br />
hanno bisogno di risolvere anche<br />
piccoli problemi quotidiani, come<br />
quelli relativi alla manutenzione<br />
ordinaria per i quali i comuni<br />
non hanno fondi. Ora tra<br />
gli obiettivi si sono il collegamento<br />
diretto con Castel del Lago<br />
senza passare per Benevento<br />
e gli interventi contro la piaga del<br />
dissesto idrogeologico, purtroppo<br />
i nostri territori sono sempre<br />
molto a rischio”.<br />
Ma qual è la sua idea di città<br />
del futuro per Buonalbergo,<br />
quale può essere la vocazione<br />
per rianimare l'economia locale?<br />
“Non esiste un aspetto che possa<br />
garantire uno sviluppo da solo.<br />
Dobbiamo creare una rete. Ci sono<br />
vari aspetti su cui puntare: uno<br />
degli obiettivi può essere la creazione<br />
di residenze per gli artisti.<br />
Noi ci proveremo”.
Buonalbergo
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