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NEI PAESI DELL'OSSO volume 1

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14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

A CURA DI<br />

martedì 27 ottobre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi dell’osso<br />

San Giorgio La Molara<br />

GESESA<br />

Qui l’aspettano<br />

da ben13 anni<br />

ACQUA Sessanta sorgenti e zero progetti<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Da queste parti Luigi<br />

Abbate non<br />

l’hanno mai visto.<br />

Non sanno nemmeno<br />

com’è fatto.<br />

E la Gesesa che per anni lui ha<br />

rappresentato ai vertici del consiglio<br />

di amministrazione<br />

l’aspettano da 13 anni, tanti<br />

quanti sono quelli trascorsi dalla<br />

stipula della convenzione.<br />

Loro, i gestori dell’acqua pubblica,<br />

società a capitale misto,<br />

probabilmente non sanno nemmeno<br />

dove sta San Giorgio La<br />

Molara.<br />

Da tredici anni l’amministrazione<br />

comunale si sbraccia per<br />

chiedere uno straccio d’investimento,<br />

un progetto, anche<br />

piccolo, per sfruttare le sessanta<br />

sorgenti naturali che sono<br />

sparse su tutto il territorio.<br />

Luigi Abbate qui, a San Giorgio<br />

La Molara, non ha fatto neanche<br />

campagna elettorale e si<br />

è visto: solo in 41 gli hanno segnato<br />

la preferenza sulle schede<br />

elettorali. Magari a loro piaceva<br />

il simbolo.<br />

E mentre a Benevento sono rotolate<br />

teste nella giunta Mastella<br />

per prendere la poltrona<br />

lasciata da lui, qui aspettano<br />

che i signori ai vertici Gesesa<br />

finalmente si ricordino di dover<br />

governare il Sannio e non<br />

solo litigarsi i compensi annui<br />

o le clientele.<br />

I conti sono facili facili.<br />

A San Giorgio La Molara ci sono<br />

trecentosessanta aziende<br />

zootecniche. Allevare la marchigiana<br />

è un vanto ma anche<br />

un costo: specializzate in questo<br />

prodotto qualificato ne sono<br />

145, per seimila capi. In tutta<br />

Italia di aziende che allevano<br />

marchigiana (Marche compresa)<br />

ne sono 300: quindi a San<br />

Giorgio ce ne sono la metà.<br />

Un bovino adulto in salute beve<br />

cento litri d’acqua al giorno<br />

e tutto quello che mangia è anche<br />

frutto d’irrigazione.<br />

Se è vero che un allevamento<br />

tra i più piccoli ha almeno una<br />

__<br />

Il sindaco Nicola De Vizio intervistato dal direttore di 696<br />

ventina di animali, stiamo parlando<br />

di 8mila, 10mila animali<br />

da governare. L’acqua, il sistema<br />

di approvvigionamento per<br />

queste aziende è tutto. Ci sono<br />

aziende zootecniche, anche importanti,<br />

che non hanno avuto<br />

la fortuna di realizzarsi sulle<br />

sponde del fiume Tammaro.<br />

Che Gesesa continui a guardare<br />

da altre parti è un crimine<br />

contro l’economia locale, oltre<br />

che l’ennesima prova di una gestione<br />

votata al profitto del socio<br />

privato. Sacrosanto quanto<br />

si vuole dal punto di vista del<br />

privato. Ma Gesesa ha una<br />

componente pubblica cui si<br />

può, si deve chiedere conto.<br />

Non è un caso che l’amministrazione<br />

comunale si debba<br />

confrontare sistematicamente<br />

con sordi, ciechi e stupidi sistemati<br />

negli enti sovracomunali.<br />

Non è solo l’emungimento. Qui<br />

le strade sono mulattiere nate<br />

perché le aziende agricole se le<br />

sono scavate con le mani.<br />

Pane, terra e pietre. Come nei<br />

meravigliosi dipinti di Nicola<br />

Ciletti, il pittore amato dal poeta<br />

Salvatore Di Giacomo, che<br />

di quella fatica ha reso immortali<br />

i gesti, i colori, il sudore. E<br />

l’uso maestoso dell’intera scala<br />

cromatica dei gialli, dal citrino,<br />

al paglierino fino a degradare<br />

nel giallo Napoli e alla<br />

INFRASTRUTTURE NELLE DISCUSSIONI DI TUTTI I GIORNI<br />

L’arte del legno e le nuove realtà<br />

Lo Sfizio bar è frequentato<br />

da giocatori di scacchi,<br />

non persone qualsiasi. Tra<br />

una birra e una discussione,<br />

Marco, l’attuale proprietario, trova<br />

il tempo di fermarsi e mostrare<br />

all’insolito cliente una delle<br />

ultime opere realizzate dal papà,<br />

l’artigiano Giuseppe Adriano<br />

Vicario. È un intreccio in legno,<br />

frutto di una manualità antica,<br />

di cui si è persa memoria,<br />

che ritrae una pala eolica. A San<br />

Marco la prima volta che le hanno<br />

viste alzarsi era il 1994. Ora<br />

gli impianti sono una realtà consolidata<br />

e fanno parte del costume<br />

della popolazione locale.<br />

L’eolico è stata l’unica infrastruttura<br />

che ha investito e preso<br />

interesse al Fortore.<br />

__<br />

Marco Vicario, dello Sfizio Bar<br />

terra di Siena, ha dato vita al dipinto-manifesto<br />

di San Giorgio,<br />

quel “pane e terra” custodito<br />

gelosamente dal Museo del<br />

Sannio.<br />

Uno passa e vede quei campi<br />

pettinati dai trattori e pensa che<br />

sia stato tutto facile, tutto lineare.<br />

Ma ovunque incocci<br />

mucchi di pietre, raccolti ai bordi<br />

delle stradine, a testimoniare<br />

una lotta ancora non vinta,<br />

non finita. Per arrivare a quei<br />

crinali coltivati a orzo, grano e<br />

erba ci sono state intere generazioni<br />

che hanno sacrificato<br />

tutto per ripulirli, bonificarli.<br />

Ciletti questo sforzo l’ha reso<br />

infinito, poetico. Quell’uomo<br />

che taglia un pezzo di pane che<br />

mangerà con nient’altro che acqua<br />

ha la testa bassa. È insieme<br />

ad altri due contadini ma non<br />

parlano tra loro. Vinti dalla<br />

stanchezza hanno soltanto bisogno<br />

di rifocillarsi perché sanno,<br />

tutti e tre, che la giornata è<br />

solo a metà.<br />

Oggi le chiamiamo infrastrutture<br />

ma come ieri sono figlie di<br />

politici che sanno vivere i territori<br />

e guardare oltre, progettando<br />

il futuro non gli appalti.<br />

Nicola Ciletti, diventato sindaco,<br />

ha lottato per mettere a San<br />

Giorgio la prima delle radici<br />

utili: una scuola. Che adesso rischia<br />

di diventare una scatola<br />

vuota, visto che nascono solo<br />

30 bambini in un anno e i numeri<br />

si assottigliano sempre di<br />

più.<br />

Erasmo Mortaruolo, confermato<br />

consigliere regionale, da<br />

vice presidente della Commissione<br />

agricoltura non è che abbia<br />

fatto molto per queste zone.<br />

Anzi, diciamocela tutta:<br />

niente.<br />

Per avere chance queste realtà<br />

devono fare folla, unirsi con altri<br />

Comuni e far diventare le<br />

esigenze di uno il progetto che<br />

aiuta anche l’altro. Solo così la<br />

voce diventa forte e grossa e arriva<br />

fin nelle stanze di palazzo<br />

Santa Lucia o della Rocca dei<br />

Rettori.


martedì 27 ottobre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

A CURA DI<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

IL DIPINTO Cosa resta della Messa di Mezzanotte<br />

Anche la memoria<br />

ricorda terre dell’osso<br />

Messa di Mezzanotte è un dipinto che fa bella mostra di sè<br />

nell’ufficio del primo cittadino. È un’opera museale donata<br />

alla città da Nicola Ciletti, uno degli artisti sanniti più<br />

famosi. Dipinta nel dicembre del 1929, mostra un gruppo di<br />

persone all’uscita dalla chiesa dopo le celebrazioni per la Nascita.<br />

Le donne in scialli coloratissimi, gli uomini con il vestito scuro<br />

delle grandi occasioni. Pochissimi tocchi di colore che riflettono,<br />

come raggi di luce, il grigione dell’ambiente circostante. Di quel<br />

dipinto, della reraltà che ritraeva, resta soltanto il piccolo portale,<br />

salvato da una sapiente operazione di recupero.<br />

L’INTERVISTA<br />

Allevamenti ed eolico<br />

«Così noi resistiamo»<br />

NICOLA DE VIZIO parla della sfida dei piccoli Comuni:<br />

«Serve maggiore unità fra gli enti. Mancano i servizi»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

San Giorgio La Molara<br />

è un Comune che dagli<br />

anni Sessanta ha<br />

perso la metà degli<br />

abitanti. Ora questo<br />

paesino arroccato su un monte<br />

del Fortore che conta poco meno<br />

di 3mila anime si aggrappa<br />

ad un prodotto d’eccellenza come<br />

la carne marchigiana e al<br />

parco eolico per combattere lo<br />

spopolamento e l’emigrazione.<br />

«Non dobbiamo dividerci, serve<br />

più collaborazone tra le istituzioni<br />

se vogliamo sopravvivere»,<br />

avverte il sindaco, Nicola<br />

De Vizio, veterinario, che da<br />

35 anni assiste anche le oltre 300<br />

aziende zootecniche sul territorio.<br />

- Ma intanto con<br />

l’emergenza Covid<br />

come va?<br />

«Abbiamo avuto qualche caso<br />

di positività ma siamo riusciti a<br />

contenere i contagi. Ora andiamo<br />

avanti rispettando le regole».<br />

- Oggi qual è la vera<br />

emergenza che voi sindaci<br />

di questo territorio<br />

dovete affrontare?<br />

«C’è un’evidente carenza di infrastrutture.<br />

Le aziende che sono<br />

il vanto per noi chiedono le<br />

strade e l’acqua, due componenti<br />

importanti per lo sviluppo.<br />

Ci sono stati diversi finanziamenti<br />

e sono stati avviati già i<br />

lavori, insomma stiamo andando<br />

nella direzione giusta».<br />

__<br />

Uno dei punti vendita<br />

della Marchigiana doc<br />

cello».<br />

- Forse andrebbe valorizzata<br />

meglio la carne<br />

marchigiana. Che ne<br />

pensa?<br />

«Guardi che la nostra è un’eccellenza<br />

che portiamo avanti da<br />

50 anni. Rappresentiamo il 50<br />

per cento sulla produzione regionale<br />

e il 12 per cento su quella<br />

nazionale. Anche con l’Università<br />

del Sannio, grazie al professore<br />

Varricchio, abbiamo avviato<br />

una intensa e proficua collaborazione.<br />

Tutte le nostre<br />

aziende riescono a sopravvivere<br />

ma mi piacerebbe che fossero<br />

sfruttate meglio anche le piantagioni<br />

secolari di ulivi “Ortice”<br />

che producono un olio pregevole.<br />

E mi rammarica il fatto che<br />

non siano valorizzate».<br />

- Lei come ha valutato la<br />

battaglia dei vescovi che<br />

hanno riacceso con il<br />

premier Conte la vertenza<br />

delle zone interne?<br />

«Senza dubbio è stata un’iniziativa<br />

positiva. Ma noi già da<br />

tempo abbiamo avviato una collaborazione<br />

con il nostro vescovo<br />

Accrocca. Ripeto, è ne-<br />

- Perché l’acqua è<br />

importante?<br />

«Le aziende zootecniche hanno<br />

bisogno di ingenti quantità di acqua<br />

per i bovini che allevano. Il<br />

Comune si è mosso per tempo,<br />

abbiamo fatto delle captazioni,<br />

credo che otterremo dei risultati<br />

a breve».<br />

- San Giorgio è quasi<br />

un’isola felice nel<br />

Fortore. Perché?<br />

«Abbiamo una condizione di<br />

grande vantaggio. È vero che<br />

negli anni abbiamo perso la metà<br />

degli abitanti e che dobbiamo<br />

gestire un territorio vastissimo<br />

di quasi 65 chilometri quadrati<br />

ma viviamo di zootecnia e molti<br />

giovani sono rimasti qui a condurre<br />

le aziende dei genitori».<br />

- Quindi, San Giorgio<br />

resiste?<br />

«Sì, ma fino a quando? Per combattere<br />

seriamente lo spopolamento<br />

dobbiamo fare fronte comune<br />

con le istituzioni e tra i<br />

Comuni, altrimenti siamo destinati<br />

a finire. Basta pensare ai finanziamenti<br />

per il proprio orticessario<br />

fare rete tra tutte le istituzioni.<br />

Nessuno si salva da solo».<br />

- Eppure ci sono ancora<br />

tante emergenze da affrontare.<br />

Quali sono le<br />

più gravi?<br />

«Sul fronte dei servizi abbiamo<br />

enormi difficoltà. Ma se ci mancano<br />

persino le strade, la gente<br />

non riesce neppure ad arrivare<br />

nei nostri paesi».<br />

- Ma il rapporto con gli<br />

altri enti come va?<br />

«Sono stato eletto da 4 anni e in<br />

questo periodo ho dovuto constatare<br />

la mancanza di collegamento<br />

con le istituzioni, con tutte<br />

dalla Comunità Montana alla<br />

Provincia fino alla Regione. Abbiamo<br />

cercato di dialogare sui<br />

progetti di sviluppo e ora stiamo<br />

iniziando a raccogliere i risultati.<br />

Ma il governatore De<br />

Luca deve aiutarci».<br />

- San Giorgio ha da tempo<br />

scommesso sull’eolico,<br />

le fonti energetiche<br />

alternative possono dare<br />

una svolta?<br />

«Sicuramente sì. Anche da parte<br />

della Regione c’è stata<br />

un’apertura che, nel rispetto dell’ambiente,<br />

può consentirci di<br />

creare lavoro per i giovani. È almeno<br />

una speranza per fare in<br />

modo che tanti ragazzi non siamo<br />

costretti ad andare via. E sono<br />

convinto che l’eolico si può<br />

sfruttare meglio perché rappresenta<br />

una risorsa cruciale per il<br />

territorio».<br />

- Ma qual è la sfida dei<br />

piccoli comuni delle aree<br />

interne della Campania?<br />

«Purtroppo, il vero problema resta<br />

lo spopolamento. Il saldo tra<br />

nati e morti è sempre negativo,<br />

i giovani se ne vanno a Perugia<br />

o a Parma all’Università e restano<br />

lì perché qui manca tutto.<br />

Per il futuro serve una svolta.<br />

Vera».


San Giorgio<br />

La Molara


San Giorgio<br />

La Molara


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

A CURA DI<br />

martedì 3 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

REINO<br />

_<br />

Gennaro D’Antonoli e Giuseppe Martino, impiegati presso l’ufficio<br />

Anagrafe di Reino<br />

Due bambini in un anno<br />

Le radici sono all’estero<br />

I registri dell’anagrafe contano 570 votanti dall’Argentina<br />

Lì le nascite sono state 22 nel 2020. L’Elementare è vuota<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

_<br />

Carmine Verzino, 91 anni<br />

Carmine Verzino ha<br />

91 anni e una certezza:<br />

se non avessero<br />

iniziato a fare brutte<br />

cose con la coltivazione<br />

del tabacco adesso ci sarebbe<br />

ancora molto lavoro per<br />

tutti. La sua è la prima casa che<br />

incontri salendo su Reino. Lì ci<br />

vive con la moglie e lì ha cresciuto<br />

Maria, insegnante a Pesco<br />

Sannita, e Ignazio, geometra.<br />

Carmine è la memoria storica del<br />

paese: lui può raccontare vita,<br />

morte, miracoli e piccoli peccati<br />

di tanti. Ogni mattina, quando<br />

il tempo lo permette, si concede<br />

una passeggiata. In questi giorni<br />

si allunga fino al cantiere del torrente<br />

Reinino. Si affaccia dal<br />

ponte e guarda come stanno alzando<br />

il greto del fiume e mettendo<br />

in sicurezza le sponde.<br />

«Lo dovevano fare dall’alluvione,<br />

ma solo adesso sono partiti.<br />

Cosa vuole che le dica? Meglio<br />

tardi che mai».<br />

Le nuove nascite<br />

sono all’osso<br />

Gli uffici dell’anagrafe sono nelle<br />

mani di Gennaro D’Antonoli<br />

e Giuseppe Martino, che non<br />

si rassegna alla pensione e viene<br />

volentieri a dare una mano in Comune.<br />

Gennaro D’Antonoli discende<br />

da una famiglia storica,<br />

la prima che mise mano alle terre<br />

ai piedi del Castello. È lui a tenere<br />

conto delle nuove nascite:<br />

«Beh, quest’anno è andata davvero<br />

male, solo due nuovi bambini.<br />

Il registro è praticamente<br />

vuoto. Ora annotavo un certificato<br />

di matrimonio, ma viene<br />

dall’estero la richiesta, dall’Argentina.<br />

Negli anni scorsi le nuove<br />

nascite, una media sicura degli<br />

ultimi dieci anni, non hanno<br />

superato le 12, 14 al massimo.<br />

Ora siamo davvero all’osso. La<br />

scuola elementare è aperta ma è<br />

quasi vuota con il personale ridotto<br />

al minimo. Tra poco bisognerà<br />

vedere come organizzarsi».<br />

L’Argentina, spiegava prima<br />

Gennaro. I numeri dei reinesi andati<br />

all’estero è tenuto sotto mano<br />

dal collega Giuseppe Martino:<br />

«Quelli con il diritto di voto,<br />

iscritti nell’apposito registro, sono<br />

570, di cui 308 uomini e 262<br />

donne. Quasi tutti vivono in un<br />

centro molto vicino a Buenos Aires».<br />

Quella dello spopolamento è una<br />

faccenda seria se non vengono<br />

apportati i correttivi necessari.<br />

Reino potrebbe diventare l’ennesimo<br />

paese fantasma delle zone<br />

interne nel giro di pochi anni.<br />

L’arma per sconfiggere la fuga è<br />

l’economia, la creazione di nuove<br />

condizioni per posti di lavoro.<br />

Qui l’unica vera azienda<br />

esporta sottolii in tutto il mondo:<br />

LA SINGOLARE CONVIVENZA NELLA PIAZZA DEL PAESE<br />

è la Reinese, conosciutissima ed<br />

apprezzatissima. Ha sessanta dipendenti<br />

e sfrutta tutto il potenziale<br />

della genuinità dei prodotti<br />

locali. La vera arma vincente<br />

sarebbe un ritorno massiccio all’agricoltuta,<br />

ma la Regione dovrebbe<br />

mettere mano alle infrastrutture<br />

e definire i servizi. Niente<br />

s’inventa senza politici che<br />

guardino lontano. E niente sarà<br />

veramente possibile se i servizi<br />

per i paesi a rischio spopolamento<br />

non diventano per legge<br />

una necessità e non un costo.<br />

Chi si intesta la difesa e la divulgazione<br />

della tradizione è il consigliere<br />

Giovanni Di Nunzio. Ha<br />

la delega all’Ambiente e alla Cultura.<br />

Va in giro con gli abiti tradizionali<br />

della domenica dei reinesi:<br />

vere e proprie opere d’arte<br />

che vengono custodite gelosamente<br />

da ogni famiglia in paese.<br />

Giovanni Di Nunzio (in foto nella<br />

pagina accanto, vicino al sindaco)<br />

è l’ombra del sindaco, lo<br />

segue ovunque. Anche nel loro<br />

ultimo viaggio in Argentina, per<br />

portare la tradizione ai compaesani<br />

emigrati. Ma il loro gruppo<br />

folcloristico, finché si poteva, ha<br />

preso parte a manifestazioni culturali<br />

ed è richiesto in molte parti<br />

del mondo.<br />

*La prima puntata<br />

del Viaggio nel Fortore,<br />

su San Giorgio La Molara,<br />

è stata pubblicata martedì 2 ottobre.<br />

Maik e Luisa: due bar, tre metri, due generazioni<br />

Confesercenti:<br />

«Rispettate sempre<br />

tutte le misure<br />

In uno si concentra tutta la movida: una ventina di ragazzi. Nell’altro, i più anziani e le carte<br />

chiusura colpo fatale»<br />

Maman Luisa c’era da<br />

prima. Ha tracciato<br />

il solco per molto<br />

tempo. Poi è venuto lui, Angelo<br />

Calzone, che ha aperto il<br />

“Maik bar” con questo richiamo<br />

agli inglesismi d’importazione<br />

dall’immigrazione<br />

degli anni Sessanta. “Mayk” e<br />

non Mike, senza alcun necessità<br />

di recupero o tentennamento<br />

sulla forzatura sintattica:<br />

sta lì, nella piazza principale,<br />

a tre metri da “Maman<br />

Luisa”, non di più.<br />

Concorrenza? Macché. In<br />

quesi tre metri c’è tutta la distanza<br />

di come si possono intendere<br />

le necessità a seconda<br />

delle generazioni. Se vuoi la<br />

calma, la discussione davanti<br />

la birretta e ami le partite a<br />

carte, devi andare a trovare<br />

pane per i tuoi denti da “Maman<br />

Luisa”. In quel bar girano<br />

le fuoriserie del tressette e<br />

delle carte da ramino. O sei<br />

bravo o non ti siedi. Per questo<br />

“Maman” è out per i ragazzi.<br />

Da sempre è frequantata dai<br />

più anziani, anche adesso che<br />

a prenderne le redini della gestione<br />

è stata la figlia di Luisa,<br />

Giuseppina Rossi, per tutti Pina.<br />

Lei ha mantenuto la barra<br />

dritta sulla tradizione, l’accoglienza<br />

non svogliata ma tra<br />

persone che hanno l’abitudine<br />

di guardarsi in faccia e non<br />

dirsi cose superflue.<br />

Da Maik, al contrario, lo struscio<br />

dei ragazzi è quasi un rituale<br />

irrinunciabile la sera, soprattuto<br />

nei fine settimana.<br />

Covid e ordinanze permettendo,<br />

ovviamente. Non si sa come<br />

e perché si sia creata questa<br />

separazione, giovani da<br />

una parte e anziani dall’altra,<br />

ma è così. Ma Maik ha il suo<br />

segreto: vende tabacchi e accetta<br />

le scommesse della Sisal.<br />

Non è poco. In quei tre metri<br />

costituiti da una stradina che<br />

porta al paese alto c’è tutta la<br />

distanza tra le diverse generazioni,<br />

ma anche la necessità di<br />

doversi ritagliare uno spazio<br />

proprio tra i pochi disponibili<br />

a Reino.<br />

Appena più in basso c’è la terrazza<br />

panoramica intitolata al<br />

valoroso soldato reinese Domenico<br />

Tozzi, medaglia di<br />

Bronzo al valor militare nel<br />

perché, si legge nell’epigrafe,<br />

“Portava ordini di una batteria,<br />

si distingueva per coraggio e alto<br />

sentimento del dovere, attraversando<br />

più volte un terreno<br />

scoperto e camminamenti battuti<br />

dal fuoco nemico, noncurante<br />

del pericolo, pur di adempiere<br />

alle proprie mansioni”.<br />

(Castagnevizza, 13 Maggio<br />

1917).


martedì 3 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

A CURA DI<br />

15<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

_<br />

Il registro delle nascite dell’Anagrafe di Reino: quest’anno soltanto due, un record negativo<br />

Storia segreta di come è nato il paese<br />

Quella notte d’amore<br />

e il regalo del cavallo<br />

Il marchese di San Marco dei Cavoti<br />

regalava terre alla giovane regina D’Angiò<br />

Lei si concedeva<br />

spesso, ma amava<br />

molto cambiare.<br />

Spregiudicata, giovane<br />

e a suo modo<br />

attreante, la futura Regina di<br />

Napoli Giovanna D’Angiò,<br />

oscura protagonista della piazza<br />

dellla vergona a Palermo,<br />

era il “piccio” del Marchese di<br />

San Marco dei Cavoti. Pur di<br />

avere con lei una notte d’amore,<br />

il nobile le promise tante<br />

terre quante ne avrebbe potuto<br />

percorrere un cavallo prima di schiantarsi. Fu così che Giovanna<br />

D’Angiò, mentre si concedeva al Marchese, lanciò in<br />

cavalcata il suo miglior stallone a tagliare il Fortore, finché<br />

l’animale non si schiantò, vinto dalla stanchezza, nei pressi<br />

del fiume Reino. Da allora, dopo quella notte, quella striscia<br />

di terra conquistata con l’amore notturno, divenne dei D’Angiò.<br />

E Reino, le sue case, tutta l’isola amministrativa che si ritrova,<br />

è incuneata tra diversi paesi che a volta ne interrompono<br />

la continuita con le proprie contrade. Vox populi.<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Reino è l’isola felice delle<br />

zone interne, il paese del<br />

“buon vivere”: 1.152 abitanti,<br />

un’azienda di trasformazione<br />

di prodotti agricoli, posti di lavoro<br />

nell’eolico, ritmi di vita lenti<br />

e inquinamento zero. «Ora la<br />

nostra sfida è far ritornare i giovani<br />

che hanno studiato fuori per<br />

scommettere sulle nuove tecnologie<br />

in agricoltura», dice lo “storico”<br />

sindaco Antonio Calzone,<br />

che ha iniziato a guidare la sua comunità<br />

28 anni fa e che è stato riconfermato<br />

solo un mese fa con<br />

una valanga di voti, il 98 per cento<br />

dei consensi. Un plebiscito.<br />

«Per me - racconta il primo cittadino<br />

- è un onore ma anche una<br />

grande responsabilità. Per giunta<br />

essere riconfermato al quinto<br />

mandato senza la presenza di una<br />

lista avversaria penso che sia stata<br />

un’attribuzione di fiducia che<br />

mi riempie di gioia. Spero di non<br />

deludere i cittadini».<br />

Intanto, sindaco, come state vivendo<br />

questa emergenza Covid-19?<br />

Anche lei ha dovuto<br />

combattere contro il virus.<br />

«È un momento triste, siamo costretti<br />

a cambiare il nostro modo<br />

di vivere. Ma noi, rispetto alle città,<br />

siamo più liberi per i spazi che<br />

abbiamo a disposizione. Dobbiamo<br />

essere attenti. A me è andata<br />

bene, me la sono cavata con<br />

20 giorni di isolamento. Ma è stata<br />

dura».<br />

In questa fase così difficile, un<br />

piccolo paese come Reino come<br />

guarda al futuro?<br />

«Guardi, durante il lockdown in<br />

molti sono ritornati qui e hanno<br />

riscoperto la bellezza di vivere in<br />

una piccola realtà, rivalutando<br />

rapporti umani e un contatto con<br />

la natura che forse avevano dimenticato.<br />

Persino mio figlio, che<br />

vive a Milano, è tornato e mi ha<br />

detto: il nostro paese è davvero<br />

bello. Prima non aveva questa<br />

opinione...».<br />

Già, ma la vostra comunità ora<br />

come guarda al futuro?<br />

«Sono fortemente convinto che ci<br />

L’INTERVISTA. Antonio Calzone, riconfermato con il 98% dei voti<br />

«Qui si vive bene,<br />

i giovani torneranno»<br />

«Troppi ritardi su infrastrutture e servizi,<br />

ma l’agricoltura è ancora il nostro futuro»<br />

_<br />

Antonio Calzone intervistato dal direttore di 696, nel corso di un viaggio-inchiesta nelle zone interne<br />

sia la possibilità di far rivivere<br />

queste realtà. La “Fortorina”,<br />

strada a scorrimento veloce, ci<br />

ha tolto dall’isolamento. Ora in<br />

un quarto d’ora siamo a Benevento».<br />

E allora cosa manca?<br />

«Siamo in ritardo sulle autostrade<br />

informatiche. Proprio oggi con<br />

il lavoro a distanza si potrebbero<br />

valorizzare borghi come il nostro.<br />

Ma qui si ritrovano anche i rapporti<br />

umani che nelle grandi città<br />

non esistono. Tra di noi si firmano<br />

patti senza carta bollata,<br />

basta stringersi la mano».<br />

Ma quali errori sono stati commessi?<br />

Perché le zone interne<br />

ancora non vengono valorizzate?<br />

«Scontiamo un gap che arriva da<br />

lontano. Ma il vero errore è stato<br />

non aver scommesso sull’agricoltura,<br />

che è stata vista finora<br />

solo come un settore fatto<br />

di sacrifici».<br />

E allora?<br />

«Le racconto una curiosità.<br />

Quando sono stato a trovare la<br />

comunità sannita in Argentina,<br />

dove ci sono circa mille cittadini<br />

originari di Reino, una cugina<br />

anziana di mia madre mi disse:<br />

“Antò noi siamo stati sfortunati<br />

due volte: quando stavamo a Reino<br />

non avevamo di che mangiare,<br />

oggi siamo qui in Argentina e<br />

stiamo peggio di voi”. Questo è<br />

molto triste».<br />

Allora ha avuto ragione chi è<br />

rimasto?<br />

«Non voglio dire questo. Ma va<br />

ricordato che a Reino - e ne sono<br />

orgoglioso - c’è una forte scolarizzazione.<br />

Noi siamo tra le comunità<br />

dove ci sono maggiori<br />

laureati, e quasi tutti i giovani sono<br />

diplomati. I nostri nonni hanno<br />

investito molto sulla cultura».<br />

E allora?<br />

«Sono convinto che l’agricoltura<br />

può essere una grande opportunità.<br />

È questa la vera scommessa».<br />

E ai giovani di questo territorio<br />

cosa dice: perché ritornare?<br />

«Il nostro vescovo Zarrillo ci ricorda<br />

che si possono fare grandi<br />

cose anche in piccole realtà. Bisogna<br />

avere la forza e la determinazione,<br />

forse qui è più difficile<br />

ma se c’è questa consapevolezza<br />

si può raggiungere qualsiasi<br />

risultato».<br />

Reino ha ancora un futuro?<br />

«La nostra forza potrà essere rappresentata<br />

dai giovani. L’esperienza<br />

acquisita stando fuori - tra<br />

studio e lavoro - può diventare<br />

una ricchezza per tutta la nostra<br />

comunità».


Reino


Reino


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 10 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

FOIANO<br />

_<br />

Ecco la valle che ti accoglie quando scavalli l’Appennino e vedi<br />

Foiano. A lato uno scenario del territorio<br />

Qui ne nascono solo sei,<br />

il futuro è nei fondi Fesr<br />

I pochi giovani rimasti puntano sull’ammodernamento,<br />

ma la Regione tiene stupidamente ferme le graduatorie<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

_<br />

Daniela Castellucci, ragioniere<br />

capo del Comune e la figlia<br />

Confesercenti:<br />

«Rispettate sempre<br />

tutte le misure<br />

chiusura colpo fatale»<br />

COSA OFFENDE UNA COMUNITÀ<br />

Èlunga arrivare a Foiano di<br />

Valfortore. La chiamano<br />

Statale 369 ma nella sostanza<br />

è una mulattiera. Beh, si<br />

usa quella per attraversare tutto il<br />

paesaggio che dall’entroterra sannita<br />

ti fa sbucare nei primi orizzonti<br />

di Puglia e Molise. Si scavalla<br />

una buona parte dell’Appennino<br />

regalandosi valli, gole,<br />

boschi e luoghi tanto estesi quanto<br />

vuoti. Il paesaggio non è in alcun<br />

modo dominato: non c’è traccia<br />

del lavoro dei forestali della<br />

comunità montana, non un palo,<br />

non una staccionata, neanche un<br />

piccolo contenimento. Fa la natura.<br />

Il guaio della Statale 369 è che<br />

assecondando i fianchi e i rilievi<br />

di colline e montagne, riesce nell’ingrato<br />

compito di trasformare<br />

dieci metri d’aria in un chilometro<br />

di strada, regalandoti un tornante<br />

dopo l’altro.<br />

Le “morracene re preta” qui non<br />

le trovi lungo le strade. I movimenti<br />

del terreno te li buttano giù,<br />

creando problemi su problemi:<br />

hanno risolto lasciando che il fieno<br />

cresca attorno le pietre che,<br />

immancabili sorelle, puntellano<br />

ogni solco tracciato nel terreno.<br />

Pure da queste parti, come a Reino,<br />

fino agli anni ’70 la coltivazione<br />

del tabacco era uno sbocco<br />

sicuro per molte famiglie. Adesso<br />

le centinaia di case coloniche<br />

sparse tutt’intorno il centro abitato<br />

si aggiustano con tutto, arrivando<br />

a produrre una eccellenza<br />

purtroppo poco valorizzata: il pomodorino<br />

di montagna.<br />

Isolata da tutto, praticamente in<br />

Puglia, Foiano avrebbe bisogno<br />

di più attenzione da parte della<br />

Regione, che da anni tiene fermi<br />

i fondi per l’ammodernamento<br />

delle aziende agricole. Uno scandalo<br />

doppio se si pensa che a presentare<br />

le domande sono i pochi<br />

giovani ancora disposti a restare<br />

e scommettere la propria vita sul<br />

territorio e, ancora peggio, se si<br />

pensa che per quattro anni è stato<br />

un consigliere regionale di Benevento,<br />

Erasmo Mortaruolo, a<br />

stare nella Commissione Agricoltura<br />

in qualità di vice presidente.<br />

Così vanno le cose, questa è la<br />

parte migliore del Pd, evidentemente,<br />

che pensa di fare politica<br />

tenendo perennemente appese le<br />

persone all’aspettativa di un diritto.<br />

L’alternativa è lo spopolamento.<br />

Quest’anno, come ci spiega Giovanni<br />

Tutolo, 54 anni, responsabile<br />

dei servizi demografici, foianese<br />

doc, «sono nati soltanto sei<br />

bambini. Lo scorso anno non è<br />

che sia andata meglio». E così va<br />

avanti da anni. L’emigrazione ha<br />

compiuto il balzo più significativo<br />

nell’800, negli States. A Bethlehem<br />

(Pennsylvania), lo Stato<br />

che ha dato la vittoria a Biden, di<br />

foianesi ce ne sono 649, ma sono<br />

di terza generazione.<br />

L’amministrazione di Ruggiero<br />

(l’unica che sta togliendo qualche<br />

pietra del terremoto del ’60),<br />

ha una idea: fare di Foiano un<br />

centro di accoglienza per gli anziani.<br />

C’è tutto per trasformare il<br />

paese in un albergo diffuso. E anche<br />

il bosco del Frosolone, quello<br />

che una volta ti costringeva a<br />

fare testamento prima di attraversarlo,<br />

ora è in parte recuperato.<br />

Grazie a una cooperativa locale,<br />

La Molinara, sono stati realizzati<br />

percorsi strappati metro per<br />

metro al ceduo selvaggio. Ora è<br />

un posto finalmente frequentabile.<br />

Infine i rifiuti. Il ragioniere capo,<br />

Daniela Castellucci, ha una<br />

ottima organizzazione. L’umido<br />

finisce in Molise a 244 euro a tonnellata.<br />

L’indifferenziato a Tufino<br />

a 170 euro a tonnellata. Tutto viene<br />

7 euro a cittadino e la tassa è<br />

una delle più basse in Campania.<br />

Di buono che per come sono pochi<br />

di Covid non se n’è visto.<br />

* La prima puntata<br />

del Viaggio nel Fortore,<br />

su San Giorgio La Molara,<br />

è stata pubblicata<br />

martedì 27 ottobre.<br />

La seconda, su Reino,<br />

martedì 3 novembre.<br />

Il terremoto del ’60: le macerie sono tutte lì<br />

(effe) - Cosa definisce una comunità, la salda,<br />

la rende unica, un corpo che respira, vive? La<br />

gente. Sì, forse. Ma le persone crescono, si muovono,<br />

cambiano. La comunità è sempre la stessa.<br />

Allora, cos’è? Il luogo, le case, le strade.<br />

Queste cartoline dagli anni ’60, frutto di un violento<br />

terremoto verificatosi i primi giorni di<br />

agosto, ma scattate nel 2020, che Giovanni Antonio<br />

(nella foto) ci indica e tiene come compagne<br />

d’una intera vita, cosa sono per una comunità?<br />

Un ricordo, un simbolo, un ammonimento di<br />

fronte al rischio? No, sono una ferita. E le ferite<br />

così non rimarginano più, perché lasciano<br />

le cicatrici nella memoria.<br />

Giovanni Antonio ha giusto sessant’anni, è addetto<br />

al verde presso il Comune: «C’è poco da<br />

dire. La verità è che abbiamo avuto sindaci più<br />

concentrati a distruggere che ricostruire. Non<br />

è un caso che solo adesso, con questo sindaco,<br />

Antonio Ruggiero, qualche pietra stanno iniziando<br />

a toglierla».<br />

Non c’è alcuna motivazione, non se ne possono<br />

trovare, per la presenza di quelle macerie.<br />

Nessuno Stato, nessun vuoto normativo: dopo<br />

60 anni sei stato tu a non volerle togliere, perché<br />

non c’è area di sedime, finanziamento o diritto<br />

a ricostruire che tenga: quelle orrende<br />

quinte andrebbero eliminate, per poter guardare<br />

finalmente avanti.


martedì 10 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

Cosa svelano i registri in restauro<br />

Il primo nato del 1809<br />

e la peste del 1854<br />

Da tre anni Nicola Belletti sta recuperando<br />

il patrimonio storico, pagina dopo pagina<br />

Il primo nato nel 1809?<br />

Pasquale Pellegrino<br />

Silvestro, figlio di Carmine<br />

e di Antonia Giglio.<br />

Registrato il 2 aprile. I morti<br />

della peste nel 1854? 250<br />

persone, un quarto di tutta<br />

la popolazione, praticamente<br />

una strage. Quelli dell’epidemia<br />

del 1888? 193,<br />

pure fu molto brutta. Sono<br />

tre anni che Nicola Belletti<br />

(nella foto), 61enne di Foiano,<br />

archivista capo al Comune, sta recuperando, pagina per<br />

pagina, tutti i registri pubblici della comunità. Ha restaurato<br />

documenti che risalgono all’età napoleonica, quando Foiano<br />

era a tutti gli effetti inserita nel distretto di Foggia. I primi<br />

certificati di morte e l’istituzione delle sepolture fuori le mura,<br />

i censimenti e le proprietà di ogni capofamiglia, che sotto di<br />

sè aveva tutti quelli che manteneva e fintanto non creavano<br />

gruppo familiare a parte. Una attività che accompagnerà<br />

l’esperto per ancora molto tempo, visto il materiale che<br />

dovrà ancora “stirare” e incollare.<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

del primo<br />

Novecento negli Stati<br />

L’emigrazione<br />

Uniti è solo un ricordo,<br />

che ormai resta solo nelle foto in<br />

bianco e nero custodite negli archivi<br />

del Comune. Ora Foiano di<br />

Valfortore, piccolo paese di 1.380<br />

anime nel cuore del Sannio, al<br />

confine con la Puglia, guarda al<br />

futuro con nuove speranze grazie<br />

all’occupazione garantita dagli<br />

impianti eolici e alle produzioni<br />

agricole d’eccellenza che<br />

rianimano un’economia rurale in<br />

un territorio incontaminato, caratterizzato<br />

da boschi fittissimi.<br />

Il sindaco è un un biologo 46enne,<br />

Giuseppe Antonio Ruggiero,<br />

innamorato di questa terra di<br />

mezzo che lui vuole far rinascere.<br />

Intanto, i cittadini a settembre<br />

l’hanno riconfermata alla guida<br />

del Comune con un significativo<br />

consenso, come ha vissuto<br />

questo momento?<br />

«La nostra è una squadra ormai<br />

collaudata dal 2006: dopo la<br />

scomparsa del nostro sindaco<br />

avevo già preso le redini del Comune.<br />

In fondo, la nostra è stata<br />

la vittoria della continuità per<br />

quanto fatto negli ultimi 14 anni».<br />

Come sta andando qui con<br />

l’emergenza Covid-19?<br />

«Abbiamo avuto un solo caso, un<br />

infermiere che lavora in una Rsa<br />

di Roseto Valfortore. Ma in paese<br />

tutto tranquillo grazie al comportamento<br />

diligente della popolazione».<br />

Il Fortore secondo lei come può<br />

riscattarsi? Di cosa c’è bisogno?<br />

«C’è la necessità di un asse viario<br />

che attraversi questo territorio.<br />

Per anni si è discusso della<br />

Fortorina, che raggiunge i paesi<br />

dell’area, ma ora bisogna puntare<br />

su un asse che favorisca il<br />

collegamento con il Tavoliere della<br />

Puglia, dove c’è un’economia<br />

simile alla nostra».<br />

Lei ha detto di recente: “L’eolico<br />

è fondamentale per l’area,<br />

L’INTERVISTA. Il sindaco Antonio Ruggiero parla degli scenari futuri di tutto il Fortore<br />

«Senza royalty dell’eolico<br />

molti i Comuni a picco»<br />

«Grazie alle fonti energetiche alternative<br />

siamo riusciti a fermare la fuga dei giovani»<br />

_<br />

Il sindaco Antonio Ruggiero intervistato dal direttore di 696 Ottochannel, Pierluigi Melillo<br />

ma la Regione smetta di osteggiarlo”.<br />

Perché?<br />

«L’eolico negli ultimi 30 anni ha<br />

rappresentato un settore importantissimo<br />

della Valfortore, basta<br />

guardare i dati. Se pensiamo solo<br />

alle royalty che le società versano<br />

ai Comuni: senza questi introiti<br />

avremmo chiuso già tutti i<br />

Comuni di quest’area. Per giunta<br />

qui lavorano 200 persone, come<br />

una piccola Fiat: senza queste<br />

opportunità avremmo avuto<br />

un’emigrazione anche più forte».<br />

E poi?<br />

«Ci sono dati importanti anche<br />

per i fitti che le aziende agricole<br />

ricevono dalle società dove si installano<br />

questi impianti. È fondamentale<br />

mantenere queste entrate<br />

per la nostra economia».<br />

Ma la Regione come si è mossa?<br />

«Palazzo Santa Lucia negli ultimi<br />

cinque anni ha inteso - in modo<br />

errato - che l’eolico potesse<br />

rappresentare un problema ambientale<br />

e il Fortore ha pagato<br />

una visione minoritaria rispetto<br />

al problema. In Campania zone<br />

come l’Avellinese o il Tammaro<br />

hanno protestato e a Napoli hanno<br />

pensato che l’eolico fosse negativo<br />

per tutti».<br />

Invece, non è così. Giusto?<br />

«Certo che no. Noi abbiamo visto<br />

l’eolico nascere, svilupparsi e<br />

ammodernarsi in maniera positiva.<br />

In altre zone si stanno portando<br />

avanti contestazioni che<br />

noi facemmo 30 anni fa. Credo<br />

che al Governatore sia arrivata<br />

l’idea che l’eolico fosse qualcosa<br />

di negativo. Ma non è così: ora<br />

noi vogliamo solo vincere la sfida<br />

della modernità. Tra 40 anni<br />

queste torri non ci saranno più<br />

perché i sistemi cambiano. E poi<br />

mi lasci dire una cosa: se questa<br />

provincia ha avuto un po’ di visibilità<br />

è stato grazie a un imprenditore<br />

eolico, l’avvocato Oreste<br />

Vigorito, che ha realizzato un sogno<br />

calcistico che ci ha portato<br />

alla ribalta nazionale. Se non ci<br />

fosse stato l’eolico Benevento sarebbe<br />

stata una provincia ancora<br />

sconosciuta».<br />

Ma il Fortore su cosa deve puntare?<br />

«Il nostro primo obiettivo deve<br />

essere l’ammodernamento degli<br />

impianti eolici, poi rilanciare<br />

l’asse viario della Fortorina e<br />

puntare sull’agricoltura di tipo<br />

locale di qualità, penso anche al<br />

grano duro».<br />

Qual è stata l’attenzione del governo<br />

regionale nei vostri confronti?<br />

«Guardi, molti giovani attendono<br />

da 4 anni i fondi per le loro<br />

aziende. Ma a Palazzo Santa Lucia<br />

devono capire che anche in<br />

questo territorio si fa industria.<br />

E lo dimostra l’eolico con marchi<br />

come Ivpc e Erg che hanno<br />

creato un sistema economico industriale<br />

che dà occupazione. Ma<br />

la Regione potrebbe darci una<br />

mano a valorizzare una produzione<br />

come il pomodoro di montagna,<br />

di particolare qualità, che<br />

potrebbe essere una grande risorsa<br />

come lo fu il tabacco negli<br />

anni Settanta».<br />

Lei come guarda al futuro?<br />

«Con grande speranza. Ma bisogna<br />

smetterla di pensare alle zone<br />

interne come aree marginali.<br />

Dobbiamo diventare territorio di<br />

collegamento tra la Puglia e il<br />

Molise, ma è necessario garantire<br />

assi viari che consentano dal<br />

Foggiano di arrivare rapidamente<br />

sulla Telesina e quindi a<br />

Roma. Così il Fortore diventerà<br />

strategico nel Mezzogiorno».


Foiano


Foiano


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 17 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

Zaccaria Spina<br />

impiegato<br />

comunale di 60<br />

anni<br />

GINESTRA<br />

DEGLI SCHIAVONI<br />

Il migliore paesaggio?<br />

Il volto di chi resiste<br />

Anche Rex, il cane dell’impiegato che cura tutto il verde,<br />

si dà da fare: aiuta il padrone con la carriola degli attrezzi<br />

anni<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Avia Creta ci stanno<br />

tre lampioni. Sono<br />

un po’ come le caravelle.<br />

Davanti i<br />

primi due, come la<br />

Nina e la Pinta, si intercettano le<br />

onde del radiogiornale proveniente<br />

dalla sede Rai pugliese.<br />

Davanti al terzo, la Santa Maria,<br />

si prende quello proveniente dalla<br />

Campania. Misteri dell’alta frequenza<br />

quando vivi in zone di<br />

confine estremo.<br />

Sì, Ginestra degli Schiavoni è il<br />

Comune più piccolo dell’intero<br />

Sannio. Tutti fanno l’errore di arrivarci<br />

e pretendere di vedere i lillipuziani<br />

o le casette degli hobbit.<br />

La verità è che qui sono molto,<br />

molto più svegli che in altre<br />

parti e fino a ieri, prima del Covid,<br />

a Ginestra facevano riferimento<br />

i turisti non solo del Sannio,<br />

ma anche dalla vicinissima<br />

Irpinia e del Foggiano: sagre,<br />

concerti, mercatini di Natale.<br />

Questo pugno di case nella Chiana<br />

Sant’Angelo da sempre ha costituito<br />

una tappa seria della via<br />

Francigena del Sud. Eppure, il vero<br />

paesaggio, la vera ricchezza<br />

che ti colpisce, sono i volti della<br />

gente, di quelli che resistono,<br />

combattono giorno dopo giorno<br />

per non andare via e trovare il<br />

modo di fare qualcosa di buono<br />

senza fare i bagagli. L’entusiasmo<br />

occorre per non farsi schiacciare<br />

dai numeri. Nel 2020 sono nati<br />

due bambini (gemellini), tre lo<br />

scorso anno. Lo spopolamento,<br />

Nel 2020 sono nati<br />

due gemelli.<br />

L’anno precedente<br />

soltanto tre<br />

quando tutto il Comune fa 400 e<br />

poco più abitanti, sarebbe una cosa<br />

seria di cui Stato e Regione dovrebbero<br />

occuparsi. Ma qui,<br />

quando si tratta di campagna elettorale,<br />

nessun partito viene a dire<br />

una parola. Non è che uno ha<br />

qualcosa contro: ma in cinque anni<br />

il consigliere regionale Erasmo<br />

Mortaruolo non si è mai visto. Poi<br />

vengono ripagati: pensate che qui<br />

alle Regionali lui, il suo Pd, ha<br />

preso un solo voto. Lo stesso dicasi<br />

per Mastella. Eppure di fondi<br />

specifici per i piccoli Comuni<br />

e di risorse per lo sviluppo delle<br />

aree più depresse e abbandonate<br />

del Paese, la Regione ne restituisce<br />

non spesi fino al 60 per cento:<br />

miliardi che qui potrebbero fare<br />

la differenza. Si ragiona a collegi<br />

e a voti possibili, mentre la<br />

Nessun consigliere<br />

regionale si è mai visto:<br />

il Pd ricambiato con un<br />

voto, come Mastella<br />

politica dovrebbe essere un’altra<br />

cosa.<br />

Tre amici seduti su una panchina<br />

a suo modo storica: è la stessa che<br />

ritrae i loro genitori quand’erano<br />

ragazzini. Cambia il modo di passare<br />

il tempo. Ora c’è l’approccio<br />

nervoso e ossessivo con i videogiochi<br />

sullo smartphone, pri-<br />

ma, magari, si parlava un po’ di<br />

più e con più attenzione.<br />

«Noi stiamo qui e aspettiamo,<br />

tanto lo sappiamo che questo paese<br />

è destinato a scomparire dalle<br />

carte geografiche, manca solo<br />

qualche anno, non di più», dice<br />

rassegnato Fabio Barile.<br />

«Che facciamo tutto il tempo?<br />

Noi proviamo ogni giorno a inventrarci<br />

qualcosa. Qui non ti regala<br />

niente nessuno e lo Stato non<br />

esiste», gli fa da eco Pasquale<br />

Colabelli.<br />

E quando facciamo per chiedere<br />

della scuola elementare si avvicina<br />

una ragazzina: «Quest’anno<br />

siamo in cinque». Ma anche la<br />

scuola qui ha saputo farsi rispettare.<br />

Lo scorso anno, la Media ha<br />

partecipato al concorso nazionale<br />

“Una fiaba per la montagna”,<br />

vincendo, nella sezione giovanile,<br />

il premio Parco Nazionale<br />

Gran Paradiso ed il Premio Città<br />

di Rivarolo Canavese grazie all’opera<br />

“Antonio e il torrente<br />

magico”, poi diventata anche un<br />

cartone animato.<br />

Il Covid, il distanziamento, addirittura<br />

la zona rossa, qui non ha<br />

alcun senso. Ci sono soltanto due<br />

bar (Babbuccio e Il Quadrifoglio)<br />

e ognuno distribuisce una<br />

decina di caffé al giorno e qualche<br />

manciata di birre. Immaginare a<br />

Ginestra l’asporto o il delivery è<br />

una presa per i fondelli, bella e<br />

buona. Come lo è l’equiparazione<br />

burocratica tra una attività in<br />

questo piccolissimo centro e una<br />

che apre in una grande città. Ci<br />

vogliono gli stessi documenti e,<br />

soprattutto, si devono pagare le<br />

stesse tasse. Per questo l’amministrazione<br />

fa di tutto per tenerle<br />

giù, con aliquote al minimo. Ma<br />

la lotta è impari se non si mette<br />

mano alle normative, semplificando<br />

fin dove si può.<br />

Ginestra è un piccolo gioiello. Al<br />

verde pubblico pensano Pasquale<br />

D’Agostino e il suo affezionatissimo<br />

Rex, un pastore tedesco<br />

di tre anni che lo aiuta a<br />

salire e scendere gli attrezzi da<br />

lavoro.<br />

Il museo dell’Energia, dove lavorano<br />

come servizio civile<br />

Efrem, Marialucia e Annamaria,<br />

richiamava scolaresche da tutta<br />

la Campania: due ore di apprendimento<br />

pratico di cosa significhino<br />

vento, acqua e sole per il<br />

fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico.<br />

Il vero gioiello è il centro sportivo<br />

realizzato a monte della villa<br />

comunale: un intero edificio,<br />

completamente arredato, capace<br />

di ospitare squadre di calcio per il<br />

ritiro. Magari, in questo periodo<br />

potrebbe diventare uno splendido<br />

Covid Hotel.<br />

GLI APPASSIONATI STUDI DI UN PROFESSORE CHE AMA PUBBLICARE LIBRI<br />

Luogo natìo di Ponzio Pilato: storia o leggenda?<br />

Confesercenti:<br />

«Rispettate sempre<br />

Sembra tutte suggerita le misure da una rilettura romantica de “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov<br />

chiusura colpo fatale»<br />

(effe) - Più che un approccio<br />

storico rigoroso, sembra una<br />

rilettura abbastanza fantasiosa<br />

del romanzo<br />

“Il Maestro e<br />

Margherita”<br />

dello scrittore<br />

russo Michail<br />

Bulgakov. Per il<br />

resto, la possibilità<br />

che Ponzio<br />

Pilato, governatore<br />

della<br />

Giudea ai tempi<br />

di Gesù Cristo,<br />

sia nato a Ginestra degli<br />

Schiavoni si rintraccia soltanto<br />

negli scritti di uno studioso<br />

locale, che a più riprese ha dato<br />

alle stampe pubblicazioni in<br />

tal senso. Che Ginestra degli<br />

Schiavoni abbia radici antiche<br />

è dimostrato dal fatto che essendo<br />

attraversata dalla via<br />

Traiana era uno dei punti di<br />

Assurdo che un bar<br />

che stacca dieci<br />

scontrini debba pagare<br />

tasse come uno in città<br />

_<br />

Luciano Disconzi (nel riquadro) e una veduta di Ginestra<br />

collegamento tra Benevento e<br />

Brindisi. Anche la via Francigena<br />

la lambisce a Sud. Certo<br />

e documentato è che gli avi di<br />

Pilato, la famiglia Vestina dei<br />

Ponzi, erano condottieri dell’esercito<br />

sannita. E proprio<br />

basandosi su questo, utilizzando<br />

la circostanza che la Chiana<br />

Sant’Angelo fosse stata per<br />

lungo tempo appannaggio dei<br />

Ponzi, il professor Luciano Disconzi<br />

ha lanciato la sua personalissima<br />

interpretazione.<br />

Che nessuno, a Ginestra, si sogna<br />

di smentire perché a modo<br />

suo questa leggenda fa molto<br />

snob nella narrazione delle radici<br />

di questo centro.<br />

Poi le fonti si diversificano e di<br />

luoghi dove si sostiene che sia<br />

nato Pilato sono almeno tre o<br />

quattro tra Abruzzo, Molise e<br />

Campania. Noi facciamo il tifo<br />

per Ginestra, ovvio.


martedì 17 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

Margherita<br />

Marchese, 29<br />

anni<br />

Fabio Barile,<br />

42 anni<br />

Pasquale<br />

Colabelli, 39<br />

anni<br />

Il titolare del bar<br />

Quadrifoglio<br />

Maria Lucia, 25<br />

anni<br />

Efrem, 20<br />

anni<br />

Annamaria,<br />

28 anni<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

L’INTERVISTA Zaccaria Spina, sindaco dei record, in amministrazione da 35 anni<br />

«Solo grazie all’eolico<br />

riusciamo a reggere»<br />

«Il tempo è scaduto, servono subito interventi seri<br />

per questi territori. L’emergenza Covid? Un’opportunità»<br />

_<br />

Zaccaria Spina intervistato dal direttore di 696, nel corso di un viaggio-inchiesta nelle zone interne<br />

Zaccaria Spina è un<br />

amministratore di lungo<br />

corso. Già 35 anni<br />

fa era consigliere comunale<br />

del più piccolo<br />

paese del Sannio. E ha iniziato<br />

a guidare dal 1994, da sindaco,<br />

la minuscola comunità di Ginestra<br />

degli Schiavoni, 439 abitanti<br />

e un antenato illustre come<br />

Ponzio Pilato. Ma col passare degli<br />

anni difendere questo spicchio<br />

sannita al confine con la Puglia è<br />

diventato sempre più difficile.<br />

Perché sindaco?<br />

«Semplice: abbiamo gli stessi obblighi<br />

e incombenze delle grandi<br />

città ma senza averne le strutture.<br />

E noi amministratori dobbiamo<br />

a volte sostituirci ai dipendenti<br />

e diventiamo anche lo sfogatoio<br />

delle esigenze dei cittadini.<br />

È un ruolo impegnativo che<br />

va fatto con passione altrimenti<br />

non si riesce a svolgere».<br />

Siamo nel cuore del Fortore, a<br />

suo giudizio come va riaperta<br />

la vertenza delle aree interne?<br />

«Intanto va riaperta subito altrimenti<br />

non avrà più senso parlarne<br />

perché potremmo assistere alla<br />

cessazione della materia del<br />

contendere. Di questo passo rischia<br />

di venire meno quel poco<br />

di vitalità che ormai è rimasta in<br />

queste zone».<br />

Quindi, cosa propone?<br />

«Gli amministratori locali non<br />

possono essere lasciati soli. Devo<br />

riscontrare che fino a oggi la<br />

vertenza delle aree interne è stata<br />

utilizzata, piuttosto che affrontata<br />

e risolta. Slogan e proclami<br />

ma nessun atto concreto<br />

che avesse effetti diretti su abitanti<br />

e amministratori locali».<br />

Ma voi amministratori che difficoltà<br />

avete incontrato?<br />

«Per quanto ci riguarda ci siamo<br />

distinti per aver messo in campo<br />

idee e grandi proposte che poi,<br />

però, si sono fermate sui tavoli<br />

più alti. In fondo non c’è stata<br />

mai un’interazione seria per attivare<br />

meccanismi effettivi e concreti<br />

con riflessi importanti sulla<br />

vita dei cittadini».<br />

Ma una realtà come Ginestra<br />

degli Schiavoni di cosa ha bisogno?<br />

«Intanto c’è la necessità di facilitare<br />

la vita di chi abita in questi<br />

territori. Poi bisogna favorire<br />

le condizioni per il ritorno della<br />

gente che è andata via ed evitare<br />

una nuova emigrazione. Ma ci<br />

vogliono norme diverse per i piccoli<br />

Comuni, non è possibile che<br />

un bar di un paesino come il nostro<br />

debba sottostare alle stesse<br />

incombenze e prescrizioni di chi<br />

apre un’attività in una città metropolitana».<br />

E allora, a cosa ha pensato?<br />

«Si deve puntare sulla semplificazione.<br />

Guardi ritengo che debba<br />

bastare un permesso del sindaco<br />

per avviare un’attività commerciale.<br />

Non possiamo pretendere<br />

condizioni capestro da chi<br />

fa dieci caffè o che vende 4 oggetti<br />

in un giorno. Altrimenti di<br />

questo passo scoraggiamo chiunque<br />

ad avviare una nuova attività.<br />

E, anzi, spingiamo quei pochi<br />

che resistono a chiudere».<br />

La scommessa sull’eolico per<br />

voi che cosa ha rappresentato?<br />

«Intanto ci permette di essere in<br />

vita e di stare aperti ma anche di<br />

realizzare dei progetti. Se pensavamo<br />

di reggere sugli incassi dei<br />

tributi dei cittadini, le cifre sono<br />

ridicole. Per non parlare dei trasferimenti<br />

dello Stato. Adesso anche<br />

l’Imu sui tralicci eolici viene<br />

pagata dalle aziende allo Stato e<br />

a noi resta solo una piccola parte.<br />

Ma grazie alle entrate dell’eolico<br />

non solo teniamo aperta<br />

una struttura comunale a disposizione<br />

dei cittadini, ma possiamo<br />

mantenere le tasse al minimo<br />

e realizziamo interventi seri e importanti<br />

sul territorio».<br />

Con la realizzazione del museo<br />

delle energie alternative che<br />

messaggio avete voluto lanciare?<br />

«Quando nacque nel 2009 era<br />

una iniziativa unica non solo a livello<br />

regionale. Ma la nostra idea<br />

era anche più ambiziosa, avremmo<br />

voluto realizzare un parco tecnologico<br />

per dimostrare agli studenti<br />

lo stretto rapporto tra natura<br />

e tecnologia. Ma i fondi non<br />

sono mai arrivati. Il museo, comunque,<br />

consente ai ragazzi di<br />

capire l’importanza dell’energia<br />

pulita per il nostro pianeta».<br />

Nel rapporto con la Regione cosa<br />

deve cambiare? E da De Luca<br />

cosa si aspetta?<br />

«Di sicuro deve esserci una inversione<br />

di tendenza. Non c’è più<br />

tempo da aspettare. Il Covid poteva<br />

essere una opportunità per<br />

i paesi dove c’è una densità abitativa<br />

più bassa. Si potevano riaprire<br />

le scuole investendo e dando<br />

vita a queste realtà limitando<br />

la mobilità e evitando la didattica<br />

a distanza a cui oggi siamo<br />

obbligati. Ma il Covid sta facendo<br />

riscoprire il turismo lento in<br />

luoghi non affollati come può essere<br />

il Fortore. Ma mi lasci dire<br />

che per ora è un’opportunità che<br />

non si sta raccogliendo».


Ginestra<br />

degli Schiavoni


Ginestra<br />

degli Schiavoni


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 24 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

PIETRELCINA<br />

_<br />

In alto e a lato due immagini della casa di Padre Pio<br />

Sarà porta d’Europa<br />

per il nuovo Rinascimento<br />

Opere di artisti di fama internazionale installate in Centro<br />

la trasformeranno in un museo all’aperto: case ai filmaker<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Pietrelcina gioca da sola<br />

una partita che la maggior<br />

parte dei comuni<br />

della zona dell’osso<br />

stanno combattendo e<br />

perdendo. E se si pensa che tutto<br />

è partito da una stanzetta disadorna,<br />

povera fino all’essenziale,<br />

si ha subito la percezione del miracolo<br />

compiuto da padre Pio: trasformare<br />

tutti i suoi sacrifici in<br />

benessere per le generazioni future.<br />

Pietrelcina è linda e pinta.<br />

Le strade del centro sono fatte di<br />

costosa pietra e anche le case non<br />

mostrano alcun segno di cedimento.<br />

Ha tremila abitanti ma ci<br />

sono due banche e una gioielleria.<br />

Lungo la strada che porta a<br />

Piana Romana e prima di entrare<br />

in paese spuntano ville milionarie<br />

con piscine. Gli agriturismi sono<br />

a cinque stelle e sono macchine<br />

che non si fermano mai: producono<br />

soldi su soldi.<br />

Eppure, fermare tutto questo è<br />

stato semplice. Qui più che in altre<br />

parti c’è il senso compiuto del<br />

dover dare l’esempio. I frati hanno<br />

messo lucchetti ovunque.<br />

Chiusa la casa di Padre Pio a Piana<br />

Romana, sbarrata la cappella<br />

dove si è ritirato in preghiera Papa<br />

Francesco: lì c’è l’olmo dove<br />

il Santo ha ricevuto le stimmate.<br />

E il Comune ha serrato il Museo<br />

e reso non accessibili le case in<br />

centro (mamma e fratello di Padre<br />

Pio): non si possono accogliere<br />

pellegrini o visitatori se tutti<br />

gli altri attorno a te soffrono la<br />

chiusura.<br />

Nel frattempo, raccogliendo l’appello<br />

dell’arcivescovo Felice Accrocca,<br />

Pietrelcina si è messa al<br />

centro di una filiera che potrebbe<br />

trasformarla nella capitale di<br />

un nuovo Rinascimento e mentre<br />

tutti gli altri pensano alle strade<br />

e ai servizi, qui si progetta Art<br />

Soul. Cos’è? Si parte dalla spiritualità,<br />

si usa l’Arte e si occupano<br />

spazi pubblici e tutto questo<br />

per trattenere i giovani e non perdere<br />

il proprio futuro. Il progetto<br />

è semplice ma potente: una speciale<br />

commissione, di altissimo<br />

profilo, ogni anno sceglierà un artista<br />

di fama internazionale al<br />

quale verrà chiesto di realizzare<br />

un’opera da portare a Pietrelcina,<br />

trasformando tutto il paese in un<br />

museo a cielo aperto. Sono già<br />

pronti. Presieduta da Vincenzo<br />

Trione, professore ordinario di<br />

Arte e media all’Università Iulm<br />

di Milano, la Commissione è<br />

composta dai maggiori critici<br />

d’arte italiani: Gianfranco Maraniello,<br />

ex direttore del Mart; Mar-<br />

gherita Guccione, direttore generale<br />

per la creatività del Mibact;<br />

Laura Valente, presidente del museo<br />

Madre di Napoli; Massimo<br />

Donà, professore ordinario di Filosofia<br />

Teoretica all’università<br />

San Raffaele di Milano; Gianluca<br />

Peluffo, architetto fondatore<br />

dello Studio Peluffo & Partners<br />

ricercatore all’università Kore di<br />

Enna; e Anna Luigi De Simone,<br />

professore associato di Cinema,<br />

fotografia e televisione all’università<br />

Iulm di Milano, segretario<br />

della Commissione.<br />

Non è tutto. A partire dal prossimo<br />

anno, le case del borgo antico<br />

saranno trasformate in residenze<br />

per artisti, pronte ad ospitare<br />

videomaker e creatori digitali<br />

che così saranno incentivati a<br />

realizzare contenuti per far conoscere<br />

l’iniziativa. Opere d’arte,<br />

divulgatori e un tema importante,<br />

“I migranti”, così da legare<br />

idealmente questa zona interna a<br />

Lampedusa, proponendo Pietrelcina<br />

come porta culturale d’Europa.<br />

La posa della prima opera<br />

è prevista per il Natale del 2021.<br />

Diventata un caso nazionale dopo che se ne è occupato il Corriere della Sera, è ancora irrisolta<br />

Il pasticciaccio brutto della casa albergo<br />

La parabola dell’albergo dei<br />

pellegrini rappresenta il lato<br />

oscuro di Pietrelcina. Svolge<br />

una funzione mistica e un richiamo<br />

all’eterna e incompiuta<br />

lotta tra il bene e il male. Come una testimonianza<br />

che anticipa territori tanto<br />

sacri quanto benedetti, l’enorme stabile<br />

in via Guardiola è l’esempio compiuto delle<br />

buone intenzioni di cui sono lastricate le<br />

strade dell’inferno. Del resto, se è vero che<br />

ovunque ci sia Satana c’è anche Dio, l’affermazione<br />

sarà buona per il contrario. Il<br />

sogno di una grandeur che avrebbe potuto<br />

portare Pietrelcina a competere con San<br />

Giovanni Rotondo, ampliandosi di strutture<br />

ricettive per sostenere il flusso di pellegrini in visita ai luoghi<br />

dove è vissuto padre Pio, precede la proclamazione della sua<br />

Santità, il 16 giugno del 2000. La struttura si deve calcolare in<br />

lire: sette miliardi di investimento per la sua realizzazione. L’albergo<br />

è stato realizzato, completo di tutto. Una struttura enorme:<br />

superficie complessiva dell’area 16.089 metri quadri, di cui<br />

5mila costituiti da un immobile di tre piani e quattro corpi di fabbrica.<br />

Il problema è che dopo avrebbe dovuto funzionare, essere<br />

gestito. E qui s’inceppa tutto. Il primo vero sgambetto lo ha<br />

messo la Regione, che prima ha offerto i fondi a copertura per<br />

la gestione in gara di appalto e poi li ha ritirati, lasciando il Comune<br />

con il bene assegnato ma senza soldi. Anni e anni di polemiche<br />

e contenzioso. Che terminano quando la Regione ammettere<br />

l’errore e impone all’Asl di Benevento l’acquisizione<br />

per farne una casa di riposo e un Hospice: il bene passa dal Comune<br />

all’Azienda sanitaria per 2,5 milioni di euro. Era il 2005<br />

e già all’epoca sembrò una vera forzatura. Visto che i fondi erano<br />

pubblici e non privati, della pratica<br />

realizzazione del progetto se ne sono infischiati<br />

in molti. Il risultato è che nel giro<br />

di pochi anni tutto quello che era all’interno<br />

dell’oramai ex albergo dei pellegrini<br />

è stato rubato. Tutto. Non solo.<br />

Nel frattempo Padre Pio è diventato Santo<br />

e Pietrelcina è arrivata a ospitare fino<br />

a 5 milioni di pellegrini ogni anno. La<br />

beffa, lo zampino del diavolo, è che chi<br />

ha immaginato la realizzazione della casa<br />

albergo dei pellegrini l’ha fatto piazzandola<br />

in una posizione strategica: contrada<br />

Guardiola è un passaggio obbligato<br />

per chi va in visita a Piana Romana,<br />

dove il Santo ha abitato e dove ha ricevuto<br />

le stimmate. Passa che ti ripassa, tra i 5 milioni di visitatori<br />

c’è stato sempre qualcuno che si è chiesto cosa fosse quel<br />

rudere. Lo scandalo, insomma, è montato fino a diventare un<br />

caso nazionale attraverso le colonne del Corriere della Sera. Notorietà<br />

cornuta e indigesta come una mela avvelenata o proibita<br />

servita a chi, di li a poco, avrà a che fare con la stessa santità<br />

che si respira a Lourdes o a Fatima. Dei sette miliardi di lire<br />

investiti oggi resta solo la scocca di cemento. L’Asl di Benevento,<br />

a partire 2010, ha tentato più volte di venderlo, ma il prezzo<br />

di acquisto proposto: i 2,5 milioni sborsati per risarcire il Comune<br />

(e obbligatori per rispettare il valore di un bene pubblico)<br />

hanno tenuto lontani tutti i possibili interessati. A oggi quella<br />

struttura è un ottimo rifugio per tossicodipendenti e per qualche<br />

lucciola che si offre a basso prezzo.Quel che sarà è un ingorgo<br />

a croce uncinata che Gadda avrebbe definito un pasticciaccio<br />

brutto.<br />

EFFE


martedì 24 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

Due mesi fa ha festeggiato cento anni a Piana Romana<br />

Storia di Alberto,<br />

amico del Santo<br />

Cresciuto con padre Pio, ha avuto il privilegio<br />

di pregare da solo con Papa Francesco<br />

Alberto Orlando<br />

due mesi fa ha festaggiato<br />

cento<br />

anni. La sua è una<br />

storia che ha dell’incredibile<br />

ma non per la veneranda<br />

età che ha raggiunto,<br />

anche se già basterebbe. Lui ha<br />

altri record, ben più importanti.<br />

Per i primi venti anni della<br />

sua vita è stato amico di<br />

Francesco Forgione, poi diventato<br />

padre Pio. E chi, in vita,<br />

può dire di aver conosciuto,<br />

scherzato e riso con un santo? Lui, zi’ Alberto, è il re indiscusso<br />

di Piana Romana, il luogo sacro dove tutta la mistica<br />

di padre Pio s’è compiuta. La visita di Papa Francesco a Pietrelcina<br />

ha avuto un unico scopo: riconoscere le stimmate come<br />

un miracolo e non è un caso che si sia fermato a pregare<br />

nella cappellina dove viene custodito l’olmo ai piedi del quale<br />

padre Pio le ricevette. Bene, gli unici ammessi a pregare<br />

con il Papa sono stati Alberto Orlando e la moglie Pasqualina,<br />

lei da poco scomparsa. E oggi chi incontra per caso Alberto<br />

dice che ha un altro dono: ti guarda e ti spiega la tua vita.<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Si è fermato il flusso<br />

dei pellegrini, ma non<br />

le preghiere per San<br />

Pio. Pietrelcina resta<br />

sempre una tappa di<br />

grande spiritualità, anche se i<br />

luoghi del frate delle stimmate<br />

sono insolitamente deserti. In<br />

Municipio il sindaco Domenico<br />

Masone resta in trincea in questa<br />

emergenza Covid-19. Lui, si<br />

appresta a lasciare nella prossima<br />

primavera il comando dell’amministrazione<br />

comunale,<br />

che ha guidato con una sola interruzione<br />

ormai per un ventennio.<br />

«Ventennio è una parola che<br />

non mi piace perché evoca altri<br />

periodi della storia. È vero, ho<br />

vissuto tutta la storia più importante<br />

di Pietrelcina, una fase<br />

di straordinaria crescita che<br />

ci ha portato poi due anni fa all’incontro<br />

con Papa Francesco,<br />

che è voluto venire qui a Piana<br />

Romana per dimostrare la centralità<br />

di San Pio e di Pietrelcina<br />

per i fedeli».<br />

Ora dobbiamo sperare in San<br />

Pio per battere questo virus?<br />

Voi qui come state vivendo<br />

questa emergenza?<br />

«A San Pio si chiede aiuto per<br />

la propria serenità. Guardi, uno<br />

degli aspetti di San Pio sbalordisce:<br />

è stato uno dei pochi santi<br />

positivisti. L’unico miracolo<br />

certo per lui era l’uomo con la<br />

sua capacità e intelligenza. Tant’è<br />

che ha costruito un ospedale<br />

per aiutare gli ammalati ad<br />

avere la speranza di una guarigione».<br />

Molti malati si rivolgono a San<br />

Pio in questa fase così difficile<br />

per tutti noi. Cosa ne pensa?<br />

«Le preghiere sono balsamo per<br />

l’animo, ora dobbiamo avere fiducia.<br />

Ringrazio quanti soffrono<br />

e pregano San Pio ma il nostro<br />

riconoscimento va a quanti<br />

si stanno prodigando per aiutare<br />

chi sta male. Il Covid non<br />

è solo una sofferenza fisica ma<br />

L’INTERVISTA. Il sindaco Domenico Masone dopo 20 anni di amministrazione si prepara a lasciare<br />

«La visita del Papa<br />

la nostra vera svolta»<br />

«Il Covid ha fermato i pellegrini non le preghiere»<br />

_<br />

Il sindaco Domenico Masone intervistato dal direttore di 696 Ottochannel, Pierluigi Melillo<br />

anche mentale per l’angoscia<br />

del futuro. Da questo luogo arriverà<br />

sempre un segnale di speranza».<br />

L’emergenza Coronavirus come<br />

ha fermato il turismo religioso.<br />

A Pietrelcina come va?<br />

«Anche qui la crisi si sente. Ma<br />

noi abbiamo, però, un pregio:<br />

in fondo la nostra è una microeconomia,<br />

non abbiamo<br />

grandi investitori, ma piccole<br />

famiglie che hanno aperto bar,<br />

negozietti, piccole botteghe: loro,<br />

hanno la dignità di non piangere,<br />

capiscono il momento con<br />

la speranza che ci sia una ripresa.<br />

In estate, per la verità,<br />

c’è stata e hanno recuperato<br />

qualcosa, ma adesso non si<br />

piangono addosso, hanno chiuso<br />

con la speranza che i loro sacrifici<br />

non siano vanificati».<br />

In tutti questi anni Pietrelcina<br />

come è cambiata?<br />

«Quando venni eletto Pietrelcina<br />

era considerata l’appendice<br />

di San Giovanni Rotondo: non<br />

sapevano neppure che era in<br />

Campania. Il Papa ha fatto diventare<br />

nota Pietrelcina in tutto<br />

il mondo. E ci ha dato una grande<br />

responsabilità perché qui<br />

vengono da ogni parte. Oggi,<br />

grazie anche alla collaborazione<br />

dei cittadini, e con l’utilizzo<br />

dei fondi abbiamo rifatto tutto<br />

il centro storico. In fondo a Pietrelcina<br />

si viveva poco di terziario<br />

e molto di agricoltura.<br />

Ma dove siamo arrivati è davvero<br />

inimmaginabile, grazie anche<br />

all’utilizzo delle nuove tecnologie.<br />

Ma un popolo di 3mila<br />

abitanti non ce la fa da solo».<br />

In che senso? Il rapporto con<br />

la Regione com’è stato in questi<br />

anni?<br />

«La Regione c’è sempre stata<br />

molto vicina. Da Bassolino a<br />

Caldoro ora con De luca. Ma<br />

non possiamo aspettare che le<br />

altre istituzioni oltre alle risorse<br />

ci diano anche le idee. Ma<br />

Pietrelcina ha bisogno degli altri,<br />

di grandi investitori per costruire<br />

gli alberghi perché il pellegrinaggio<br />

diventi stanziale».<br />

E con la città di Benevento come<br />

va?<br />

«Rapporti ottimi, abbiamo firmato<br />

un protocollo: stiamo costruendo<br />

la via dello spirito.<br />

Dobbiamo affiancarci alla grande<br />

storia di Benevento, dove ci<br />

sono le spoglie di San Bartolomeo,<br />

è una città metropolita, ha<br />

tante potenzialità dobbiamo<br />

metterle insieme».<br />

I vescovi hanno acceso i riflettori<br />

sui problemi delle zone interne.<br />

Cosa ne pensa?<br />

«Sono molto vicino al nostro vescovo,<br />

è illuminato e gli siamo<br />

grati per quello che fa. Ma<br />

quando altri riempono il vuoto<br />

della politica è una sconfitta».<br />

A maggio lascia la guida del<br />

comune, qual è la sfida di Pietrelcina<br />

per il futuro?<br />

«Chi verrà avrà una grande responsabilità.<br />

Vorrei essere ricordato<br />

per un particolare: ho<br />

garantito sempre massima libertà,<br />

anche chi era contro di<br />

me non ha mai dovuto temere<br />

nulla. Ora non c’è bisogno di<br />

una sola persona ma di un<br />

gruppo perciò non mi piace la<br />

parola ventennio. Per Pietrelcina<br />

passa anche il futuro del<br />

territorio. Ma dobbiamo credere<br />

nei ragazzi che sono il futuro:<br />

lascerò a un giovane che<br />

ha già più esperienza di Di Maio.<br />

E questo è già un bel risultato».


Pietrelcina


Pietrelcina


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 24 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Tra i paesi<br />

dell’osso<br />

La Fortorina<br />

La bretella che doveva unire Tirreno e Adriatico<br />

Dalle idee di Cavour<br />

ai lavori lumaca di oggi<br />

PROTESTA. L’arcivescovo Accrocca ha dovuto alzare la voce<br />

chiedendo al primo ministro Conte di intervenire sui cantieri<br />

DI CRISTIANO VELLA<br />

Cavour era uno lungimirante.<br />

Quando si<br />

parla di “visione”,<br />

“stategia”, è impossibile<br />

non annoverare<br />

il Conte Camillo Benso tra i<br />

massimi esponenti, con pensieri<br />

che portavano alla creazione del<br />

Barolo...e magari dell'Italia unita.<br />

E il Conte, guardando la cartina<br />

dell'Italia unita, e consapevole<br />

che fare gli italiani fosse compito<br />

assai difficile, era conscio che<br />

in quel territorio disomogeneo,<br />

diversificato, specie al Sud, servissero<br />

collegamenti, strade, ferrovie,<br />

per unire le potenzialità del<br />

mare, dei porti e creare nuove rotte<br />

commerciali. Unire Tirreno e<br />

Adriatico era fondamentale, e<br />

Cavour lo sapeva bene: serviva<br />

una strada che unisse le aree del<br />

Fortore al Sannio, e ovviamente<br />

alla Puglia, al Molise.<br />

Idea ottima, quanto poi a realizzarla,<br />

mettere insieme le volontà,<br />

gli interessi e creare l'humus<br />

giusto ce ne passa. E ce n'è passato<br />

e ancora oggi il Fortore trova<br />

di certo una identificazione più<br />

netta nell'essere zona isolata che<br />

collegata alle grandi arterie: certo,<br />

ci sono la statale 212, la 87, la<br />

369, ma tra curve e tratti dissestati<br />

un collegamento che permetta<br />

tempi ragionevoli di percorrenza,<br />

sicurezza nel transito e<br />

la possibilità di insediamenti<br />

commerciali e industriali era assolutamente<br />

necessario.<br />

Ne è nata, ed è arrivata la variante<br />

alla statale 212, quella che oggi<br />

viene chiamata Fortorina appunto.<br />

Tra i vari stop, le proteste<br />

e gli intoppi tipici, relativi a<br />

un'opera infrastrutturale, nel 2012<br />

il I tratto dell'arteria, che porta da<br />

Pietrelcina fino a Pesco Sannita,<br />

compiendo già un passo importantissimo<br />

in termini di riduzione<br />

dei tempi di percorrenza da<br />

quelle aree fino al capoluogo.<br />

I lavori sono poi proseguiti fino<br />

all'arrivo allo svincolo di San<br />

Marco dei Cavoti: pochi chilometri<br />

in più, è vero, ma fondamentali<br />

per quelle comunità, per<br />

la loro vita, per la loro sopravvivenza.<br />

E a San Marco dei Cavoti oggi<br />

arriva la variante alla Statale 212<br />

Fortorina, lì c'è il cantiere per farla<br />

proseguire. I soldi ci sono, si<br />

andrà avanti per altri 2,6 chilometri<br />

tra viadotti e gallerie. E' il<br />

secondo stralcio del primo lotto<br />

dell'opera, che col primo stralcio<br />

completerà tutto il primo lotto,<br />

evitando di passare nel centro storico<br />

del Comune di San Marco<br />

dei Cavoti e dunque garantendo<br />

altri chilometri “veloci” a chi da<br />

quelle aree viaggia verso Benevento.<br />

Il resto, il II lotto, farà agganciare<br />

questa variante a San Bartolomeo<br />

in Galdo, con il percorso<br />

che è allo studio, e da lì, dunque,<br />

creare un collegamento veloce,<br />

efficiente, sicuro, moderno con<br />

due regioni: la Puglia e il Molise.<br />

E' innegabile, è un'opera fondamentale<br />

per quelle terre, che in<br />

questi anni hanno innegabilmente<br />

perso funzione: se si va a guardare<br />

i paesini fortorini, tout court,<br />

ci si trova davanti alla tendenza<br />

univoca allo spopolamento, con<br />

i ragazzi che emigrano per studiare<br />

e per lavorare, alla denatalità<br />

spinta con pochissimi nuovi<br />

nati e ad un invecchiamento galoppante<br />

con l'età media che si alza<br />

sempre di più.<br />

Va da sé che in queste condizioni<br />

non ci siano spinte produttive,<br />

con le energie alternative a fare<br />

da unico baluardo per i territori,<br />

portando lavoro, portando professionalità<br />

giovani a restare sul<br />

territorio e metter su famiglia.<br />

E in questo, è ovvio, la parte infrastrutturale<br />

fa tanto: con collegamenti<br />

veloci per Benevento,<br />

per Foggia, per Campobasso va<br />

da sé che si invertirebbe il destino<br />

dell'area. Chiaramente la Fortorina,<br />

fondamentale, non è la panacea<br />

di ogni male e sarebbe assurdo<br />

pensarlo: serve lavorare anche<br />

sugli altri collegamenti, per<br />

unire quest'arteria anche alle altre<br />

aree del Fortore che altrimenti<br />

verrebbero tagliate fuori.<br />

Come l'area del Tammaro, ad<br />

esempio: sarebbe un errore strategico<br />

creare un'opera di collegamento<br />

per un'area isolata trascurando<br />

parte di quell'area, un errore<br />

che non piacerebbe affatto<br />

a...Cavour.<br />

La testimonianza. Il tracciato dell’asse viario ha “dimenticato” Montefalcone di Val Fortore<br />

«In ambulanza con i pazienti sudiamo freddo»<br />

DI MARIETERESA DE LUCIA<br />

“Ogni volta che carichiamo in<br />

ambulanza un paziente sudiamo<br />

freddo, ci accompagna la<br />

paura. Le strade rappresentano<br />

un limite quotidiano che nelle<br />

situazioni di emergenza si fa<br />

dramma”.<br />

Giuliano Lucarelli, autista soccorritore<br />

della Misericordia e<br />

tra i fondatori del comitato civico<br />

Viabilità Negata racconta<br />

il gap che lascia gli abitanti di<br />

Montefalcone Valfortore a<br />

combattere contro gli stessi<br />

problemi da oltre cinquant'anni.<br />

“Siamo dotati di una barella<br />

ammortizzata ma praticamente<br />

tutte le strade da affrontare<br />

per raggiungere l'ospedale sono<br />

completamente dissestate,<br />

per i pazienti è davvero dura”.<br />

E il tracciato della Fortorina<br />

per Montefalcone non passa.<br />

Praticamente una beffa che<br />

manca il bersaglio per pochi<br />

chilometri.<br />

“Fortorina... per modo di dire<br />

– spiega ancora Lucarelli -. I<br />

paesi della Valfortore che per<br />

ora beneficiano di quel tracciato<br />

sono davvero pochi, ad eccezione<br />

di Foiano. Per noi l'isolamento<br />

resta quello di sempre<br />

come i disagi e le paure”.<br />

Disagi e paure che non hanno<br />

impedito alla caparbietà degli<br />

abitanti del Fortore di chiedere<br />

e lottare per le proprie esigenze.<br />

Proprio dal piccolo centro del<br />

Fortore, infatti, qualche anno<br />

fa è partita una lotta senza altre<br />

bandiere che quella del miglioramento<br />

delle condizioni<br />

stradali. Una lotta a suon di slogan<br />

con numerose manifestazioni<br />

che hanno sensibilizzato<br />

istituzioni e prodotto qualche<br />

risultato.<br />

“Per noi – prosegue Lucarelli<br />

– risulta essenziale il rifacimento<br />

della strada provinciale<br />

45. Attualmente 39 chilometri<br />

dissestati per i quali continuiamo<br />

a soffrire ma per la quale<br />

sono in corso lavori di rifacimento<br />

che rappresentano già<br />

un grande risultato e una speranza.<br />

Per imboccare la Fortorina<br />

dobbiamo raggiungere<br />

San Marco dei Cavoti e resta<br />

comunque più comoda la provinciale<br />

45 ma è ancora troppo<br />

dissestata”.<br />

Un disagio che costa in termini<br />

di qualità della vita degli abitanti<br />

ma anche e soprattutto in<br />

termini di sviluppo. “Praticamente<br />

ogni volta che qualche<br />

imprenditore raggiunge la zona<br />

si rende conto che il percorso<br />

risulta impervio e rinuncia<br />

ad ogni investimento. Deve essere<br />

chiaro che si fa prima a<br />

percorrere il tratto che divide<br />

Benevento da Napoli che quello<br />

che separa Montefalcone e<br />

Benevento”.<br />

La Fortorina avrebbe potuto<br />

rappresentare una via d'uscita.<br />

“Si parla di una bretella che<br />

possa collegare la strada anche<br />

a Montefalcone – commenta<br />

ancora Lucarelli - ma è ancora<br />

tutto nebuloso. Certo una<br />

strada a scorrimento veloce farebbe<br />

realmente la differenza”.


martedì 24 novembre 2020<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

L’INTERVISTA. Il presidente della Provincia: “La pandemia ha mostrato l'importanza delle infrastrutture immateriali”<br />

Di Maria: «Opera attesa,<br />

ora bisogna accelerare»<br />

«La viabilità resta una priorità per l'intera area e i ritardi accumulati non sono tollerabili»<br />

DI IMMA TEDESCO<br />

Saranno necessari<br />

altri fondi per<br />

completare tutto il<br />

tragitto progettato<br />

Attesa da tempo, da sempre considerata<br />

arteria fondamentale per<br />

far emergere intere aree ricche di<br />

storia, di cultura e tradizioni che<br />

tanto hanno dato e che tanto ancora<br />

possono dare. Zone che con<br />

maggiori infrastrutture, non solo<br />

viarie ma anche immateriali<br />

come la rete, potrebbero esprimere<br />

quel valore aggiunto per<br />

rendere il Sannio sempre più attrattivo.<br />

E la Fortorina rappresenta<br />

tutto questo, non una semplice<br />

infrastruttura ma un progetto<br />

più ampio che consenta a<br />

questi territori di raggiungere velocemente<br />

il capoluogo e non solo.<br />

Proprio sulla viabilità sta puntando<br />

il presidente della Provincia<br />

di Benevento, Antonio Di<br />

Maria che per la Fortorina parla<br />

di “un'opera attesa da tempo”e<br />

che precisa “non è di competenza<br />

del nostro Ente anche se la<br />

Provincia è attenta e segue gli<br />

sviluppi di quest'opera fondamentale<br />

per il territorio sannita.<br />

Ad oggi sono stati affidati i lavori<br />

per la realizzazione del tratto<br />

che va da San Marco dei Cavoti<br />

verso San Bartolomeo in<br />

Galdo, ma sicuramente saranno<br />

necessari ulteriori fondi per il<br />

completamento definitivo e portarla<br />

fino al collegamento con la<br />

Fondovalle che collega con la<br />

Puglia”.<br />

Un'infrastruttura per la quale il<br />

presidente garantisce l'impegno<br />

degli enti territoriali: “La Provincia<br />

di Benevento insieme al<br />

sindaco di Benevento, Mastella,<br />

sta lavorando ad un 'Contratto<br />

istituzionale di Sviluppo' e sicuramente<br />

inseriremo per quanto di<br />

nostra competenza il completamento<br />

di quest'opera essendo<br />

fondamentale e indispensabile<br />

per tutto l'Alto Fortore nonché<br />

per il collegamento con la Puglia”.<br />

E dunque, Di Maria non ha<br />

dubbi: “E' un'opera che il territorio<br />

attende da troppi anni e mi<br />

auguro che possa diventare fruibile<br />

nel più breve tempo possibile”.<br />

La speranza, pertanto, è riuscire<br />

a garantire un assetto viario più<br />

funzionale per questi territori.<br />

Obiettivo al centro dei vari interventi<br />

realizzati dall'Ente con<br />

sede alla Rocca dei Rettori: “La<br />

viabilità è stata sempre una priorità<br />

di questa presidenza - ribadisce<br />

Di Maria - tant'è vero che<br />

abbiamo dato un'accelerata per<br />

queste opere e ci saranno anche<br />

altri interventi non solo nel Fortore,<br />

ma in tutta la provincia sannita”.<br />

E tra gli interventi effettuati il<br />

presidente della Provincia ricorda:<br />

“Stiamo realizzando su tutta<br />

la rete provinciale stradale le strisce<br />

orizzontali, stiamo lavorando<br />

alla regimentazione delle acque.<br />

Sicuramente c'è ancora molto<br />

da fare. C'è un piano di investimenti<br />

che partirà a inizio 2021<br />

con almeno una trentina di interventi<br />

in tutta la provincia. Abbiamo<br />

fatto un'analisi tecnica sull'intera<br />

viabilità, per cui saranno<br />

coinvolti un po' tutti i comuni e il<br />

Fortore nel Piano Triennale delle<br />

Opere pubbliche della Provincia<br />

assorbe il 46 per cento degli<br />

investimenti. La sfida è riuscire a<br />

risolvere la problematica della<br />

viabilità e completare tutti gli interventi,<br />

pur consapevole che non<br />

si tratta di un obiettivo semplice”.<br />

Ma dalle infrastrutture materiali<br />

l'attenzione si sposta anche a<br />

quelle infrastrutture 'immateriali'<br />

come la rete, che forse oggi più<br />

che mai con la pandemia sono risultate<br />

essenziali: “La viabilità è<br />

una priorità ma è una priorità<br />

Con Mastella<br />

lavoriamo a un<br />

contratto istituzionale<br />

di sviluppo<br />

anche la 'viabilità' della trasmissione<br />

dei dati. Il Fortore ha anche<br />

questi problemi, come altri<br />

territori. E la pandemia ci ha insegnato<br />

l'importanza delle infrastrutturali<br />

immateriali”. Una necessità<br />

diventata sempre più impellente<br />

per cittadini e aziende<br />

che operano in queste aree: “Senza<br />

rete si è costretti a delocalizzare”,<br />

commenta ancora Di Maria<br />

che pone l'accento anche sugli<br />

effetti che queste problematiche<br />

possono comportare per il<br />

territorio: “Diventa anche un problema<br />

del costo del lavoro perché<br />

si rischia per trasmettere dei<br />

dati di impiegare molto più tempo<br />

di chi opera in altre aree”. E<br />

così dalla Fortorina l'attenzione<br />

si sposta sull'intero assetto viario<br />

passando dalla rete stradale<br />

alla rete telematica.


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 24 novembre 2020<br />

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Tra i paesi<br />

dell’osso<br />

MONTESARCHIO Regina dell’Appia, per molti secoli<br />

al centro delle rotte commerciali della Campania<br />

Bella ma ribelle<br />

Stregò i poeti<br />

RIAGGANCIARE LO SVILUPPO. Il timore di aprirsi<br />

ha rallentato la crescita del centro caudino<br />

DI CRISTIANO VELLA<br />

Fu l’unico paese a<br />

non votare fascista<br />

nel ‘24, e i gerarchi le<br />

presero anche<br />

Ridente cittadina... Si<br />

dovrebbe iniziare così<br />

quando si racconta<br />

un paese, specie se<br />

piccolo, grazioso e di<br />

provincia no? E parlando di Montesarchio<br />

ci starebbe pure dire ridente<br />

cittadina, ma forse più che<br />

ri-dente, per descrivere il centro<br />

più grande della provincia di Benevento<br />

è adatto ri-belle. Eh sì,<br />

senza scomodare le Forche Caudine<br />

e il “mazziatone” che proprio<br />

da queste parti presero i Romani<br />

ce ne sono di episodi che<br />

raccontano una cittadina, già cittadina<br />

appunto, ribelle. Si potrebbe<br />

raccontare dei moti del<br />

1848 e di un processo a chi si ribellava<br />

al potere costituito, e lo<br />

faceva, pare, sfruttando l'unica<br />

occasione di incontro e conciliabolo<br />

possibile senza dare nell'occhio:<br />

le processioni in onore della<br />

Madonna. Si potrebbe raccontare<br />

delle elezioni del 1924 e di<br />

un unico paese che non vota per<br />

il Listone Nazionale del Partito<br />

Fascista, con le autorità mussoliniane<br />

che vogliono vederci chiaro<br />

e inviano dirigenti di partito...che<br />

se ne tornano “carichi di<br />

meraviglia” come si dice da queste<br />

parti e soprattutto di mazzate,<br />

prese pure per mano dei fascisti<br />

locali. O di una sfida a pallone ai<br />

tedeschi durante la seconda guerra<br />

mondiale, con una selezione di<br />

ragazzi locali che avrebbero dovuto<br />

fare solo da sparring partner,<br />

senza manco toccarli quei soldati<br />

là, che meglio una partita persa<br />

che perdere altro, e invece vincono,<br />

incitati dal pubblico-città<br />

che vede in quei ragazzi un simbolo<br />

di riscatto. Se ne potrebbero<br />

dire tante di questo tipo dunque,<br />

di una città paciosa e veramente<br />

ridente tra i suoi locali della<br />

movida, nota in tutto il circondario,<br />

e i suoi panorami splendidi,<br />

ma che è un po' come il Cavaliere<br />

Nero di Proietti, per intenderci.<br />

E quella ribelle è una<br />

delle anime di Montesarchio, non<br />

l'unica naturalmente. Cittadina<br />

commerciale per la sua posizione<br />

strategica fin dai tempi di Roma:<br />

passaggio obbligato sull'Appia<br />

e dunque sede dell'antica Caudium,<br />

cantata e apprezzata da<br />

poeti e cantori.<br />

Ma...Il punto è proprio questo.<br />

Che c'è un ma: l'Appia regina viarum<br />

ha avuto un regno lunghissimo,<br />

altro che epoca vittoriana,<br />

e fino agli anni 90 ha reso la cittadina<br />

un polo commerciale privilegiato,<br />

famosa in particolare<br />

per l'eccellenza nel lavorare la terracotta,<br />

la creta e produrre pentole,<br />

di qui il nomignolo degli abitanti<br />

“i pignatari”. Ma oggi... Beh<br />

oggi, in tempi in cui la velocità è<br />

tutto, una strada che attraversa<br />

tanti paesi e centri abitati, unita a<br />

una ferrovia modello trenino del<br />

parco giochi Montesarchio quel<br />

ruolo è andato perdendolo. Tagliata<br />

fuori dalle grandi infrastrutture<br />

presenti e in divenire: la<br />

Fondo Valle – Isclero, il raddoppio<br />

della Telese Caianello, le rotte<br />

commerciali sono cambiate e<br />

Montesarchio ha perso centralità.<br />

Ci si veniva addirittura dal<br />

L’Appia ha ormai<br />

perso funzione e le<br />

nuove arterie tagliano<br />

fuori la città<br />

Molise per far compere, di abiti<br />

e non solo, e nelle serate estive<br />

“la piazzetta”, o “Piazza Carlo<br />

Poerio” brulicava di ragazzi di<br />

tutta la provincia di Benevento e<br />

anche da quella di Caserta per i<br />

locali.<br />

Corsi e ricorsi storici: accadde così<br />

anche per la vecchia Caudium,<br />

che dagli antichi splendori finì in<br />

declino. E salvo riacquistare centralità<br />

quando sciagurate scelte<br />

istituzionali scoprono che i paesaggi<br />

dell'area Tre Ponti sono perfetti<br />

per piazzarci tutta la monnezza<br />

della Campania avvelenando<br />

il territorio, la sfida per il<br />

centro più grande in provincia di<br />

Benevento è riacquistarla quella<br />

centralità. Sudandosela certo.<br />

Con le infrastrutture ovviamente,<br />

e magari puntando forte su<br />

quel magnifico centro storico, su<br />

architetture d'eccezione, su un<br />

museo che ospita “soltanto” il vaso<br />

più bello del mondo, unendo<br />

ciò a produzioni enogastronomiche<br />

baciate da condizioni climatiche<br />

e peculiarità territoriali uniche.<br />

Col giusto mix di quell'animo<br />

commerciale in grado di attrarre<br />

e anche con la caparbietà di chi<br />

non va a testa bassa incontro al<br />

proprio destino. Un po' come l'altro<br />

simbolo cittadino oltre alla<br />

Torre: Ercole, che in piazza Umberto<br />

I sorveglia la città, circondato<br />

da leoni...e col mondo in una<br />

mano.<br />

Ai piedi del castello una delle opere incompiute più assurde: l’ascensore per il Museo<br />

L’idea era buona ma è finita in un buco nella roccia<br />

DI CRISVEL<br />

Un buco. Sì, un buco gigantesco,<br />

di sessanta metri, brutto da vedere<br />

quello che deturpa una delle più<br />

belle cornici forse regionali. Sì,<br />

perché proprio davanti al Castello<br />

e ai piedi della Torre, con la vista<br />

sull'intera Valle Caudina c'è<br />

un'opera mai conclusa che fa storcere<br />

il naso. E' un progetto vecchio<br />

quel del “buco”: Montesarchio<br />

nel 2006 si ritrovò a fare i<br />

conti con una maxi discarica di rifiuti<br />

solidi urbani a Tre Ponti, ottenendo<br />

come risarcimento fondi<br />

da utilizzare per alcuni progetti.<br />

Si decise all'epoca di realizzare un<br />

tunnel con ascensore che permettesse<br />

di raggiungere l'area della<br />

Torre e del Castello dal centro storico:<br />

con diverse criticità però, dall'impatto<br />

dell'opera, scavata nella<br />

roccia, all'accesso nella zona bassa<br />

in un vicolo piuttosto anonimo<br />

e malmesso, ma i lavori furono<br />

avviati.<br />

Avviati, e poi fermati, perché intanto<br />

una delle aziende del consorzio<br />

era finita in amministrazione<br />

controllata, col titolare, messinese,<br />

arrestato. Del caso si era<br />

occupato anche il giornalista Sergio<br />

Rizzo del Corriere della Sera,<br />

inserendo l'opera tra le 868 incompiute<br />

d'Italia.<br />

Dopo l'avvio e il successivo stop<br />

al progetto a Montesarchio intanto<br />

era cambiata l'amministrazione<br />

ma l'idea di cassare il progetto<br />

e riempire il buco, magari destinando<br />

i soldi ad altro era infattibile:<br />

i fondi erano vincolati alla<br />

destinazione dell'opera, tappare il<br />

buco avrebbe significato dunque<br />

restituire i soldi.<br />

E dunque, non potendo tappare il<br />

buco e col cantiere fermo, il Comune<br />

ha dovuto provvedere a<br />

sbloccare l'opera, finita tra i beni<br />

confiscati, affidarla ad un'altra<br />

azienda e procedere con una variante<br />

minima a completare i lavori.<br />

In pratica l'ascensore si farà,<br />

perché non si può fare altrimenti,<br />

ma sarà un'opera decisamente più<br />

piccola e meno impattante destinata<br />

al trasporto dei disabili dal<br />

centro storico all'area del museo<br />

archelogico, e poi sarà realizzata<br />

una semplice scala per permettere<br />

ai visitatori di salire.<br />

I lavori? Dovrebbero ripartire materialmente<br />

a breve (il covid ha<br />

portato ritartdi anche in questo<br />

senso) e finalmente eliminare un<br />

obbrobrio, uno scempio, da<br />

un'area che si contraddistingue per<br />

concentrare bellezza naturale e architettonica.


martedì 24 novembre 2020<br />

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15<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

LA CURIOSITÀ<br />

DI CRISVEL<br />

Qui c’è il vaso<br />

più bello del mondo<br />

Ad Assteas quel vaso, appena finito,<br />

era piaciuto assai, tanto da decidere<br />

di “firmarlo”. Eh sì, il maestro ceramista<br />

pestano era conscio, nel IV secolo<br />

avanti Cristo di aver realizzato<br />

proprio una bella opera, certo, non<br />

tanto da immaginare che 2400 anni<br />

dopo sarebbe stata considerata la più<br />

bella in assoluto, ma abbastanza da<br />

scriverci “Assteas egrapse”, l'ha dipinto<br />

Assteas. Perché? Perché quel<br />

vaso con su dipinto “Il ratto d'Europa”<br />

sarebbe finito a centro di tavoli<br />

nobili, patrizie, per mescere vino e<br />

acqua con spezie, nei simposi più importanti.<br />

Un opera magnifica a figure rosse,<br />

che narra di come la principessa fenicia<br />

Europa viene rapita da Zeus,<br />

per l'occasione trasformato in toro<br />

bianco, dando poi alla luce Minosse,<br />

futuro re di Creta, Radamante e Sarpedonte.<br />

Il vaso fu trovato a Sant'Agata<br />

da un operaio edile, poi trafugata.<br />

Ed oggi, dopo essere stato rubato<br />

e portato negli Stati Uniti, venduto<br />

ed esposto a Malibù al Getty<br />

Museum fino al 2005 per poi essere finalmente<br />

restituito quella splendida<br />

opera d'arte si può ammirare in un<br />

altrettanto splendida cornice: quella<br />

del castello Medievale di Montesarchio,<br />

sede del museo archeologico nazionale<br />

del Sannio caudino.<br />

L’INTERVISTA. Il sindaco Franco Damiano guida il Comune da otto anni<br />

«Noi, senza strada e treni,<br />

condannati all’isolamento»<br />

«Siamo un territorio di frontiera diviso tra due province, ma ci manca una rappresentanza politica forte»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

__<br />

Il sindaco Franco Damiano intervistato da 696 Ottochannel<br />

«La sfida è ambiziosa:<br />

superare<br />

ritardi<br />

atavici e<br />

sconfiggere<br />

l'isolamento a cui è stata condannata<br />

da anni la Valle Caudina, territorio<br />

di frontiera tra l'Irpinia e il<br />

Sannio. Montesarchio è il comune<br />

che guida questa battaglia, che unisce<br />

una popolazione di almeno<br />

70mila abitanti per quella che dovrebbe<br />

diventare finalmente la Città<br />

Caudina. Il sindaco è Franco<br />

Damiano, autorevole esponente<br />

del Pd, che guida l'amministrazione<br />

da quasi otto anni.<br />

- Sindaco, intanto, come si spiega<br />

che questa città non abbia subito<br />

il fenomeno dello spopolamento,<br />

anzi ha visto crescere negli<br />

anni il numero dei suoi abitanti?<br />

“Montesarchio è un paese che ha<br />

sempre avuto una dinamicità anagrafica<br />

ed è stato un comune centrale<br />

nella Valle Caudina. E, poi,<br />

qui si vive bene”.<br />

- Il sogno della Città Caudina:<br />

se ne parla da anni ma stenta a<br />

decollare. Perché?<br />

“Noi finora ci siamo sforzati a realizzare<br />

l'unione dei comuni ma dovremo<br />

riempirla di contenuti. La<br />

regione ci dovrebbe guardare come<br />

un'area unica. Ma non sempre<br />

è così. E, poi, c'è l'annosa questione<br />

della divisione del territorio tra<br />

due province, tra Avellino e Benevento.<br />

E' un dato che ci mette in<br />

difficoltà anche rispetto agli asset<br />

strategici fatti dalla regione. Non<br />

potremo più andare avanti così”.<br />

- Resta il nodo dei collegamenti<br />

ferroviari e delle infrastrutture<br />

viarie. Perché non si riesce a dare<br />

una svolta?<br />

“Ci abbiamo provato con i nostri<br />

parlamentari. Ma il primo vero risultato<br />

sarà il passaggio a Rfi della<br />

ferrovia Benevento-Cancello:<br />

prima lo si fa e meglio è per tutti.<br />

Poi c'è l'annosa questione della Benevento-Caserta,<br />

Anas ha un progetto<br />

stralcio, speriamo che possa<br />

essere rifinanziato per risolvere<br />

questo isolamento della Valle Caudina<br />

rispetto al Napoletano e al Casertano”.<br />

- E poi?<br />

“C'è la questione dei collegamenti,<br />

mai risolta, con la fondovalle<br />

Isclero che arriva a Paolisi e a cui<br />

si aggiunge la Campizze-Pianodardine,<br />

assi viari mai completati.<br />

Ma su treni e trasporti siamo in<br />

ritardo”.<br />

- La Valle Caudina si ritrova<br />

spesso senza rappresentanza<br />

istituzionale nelle sedi che contano.<br />

Perché?<br />

“Giusta osservazione. Ma la divisione<br />

in due province è stata il colpo<br />

ferale, siamo due parti finali di<br />

due territori, il Sannio e l'Irpinia.<br />

Per questo lo sforzo della Città<br />

Caudina con un progetto unitario<br />

dal punto di vista dei servizi territoriali<br />

può funzionare. A 500 metri<br />

da qui c'è la provincia di Avellino,<br />

siamo un unico popolo ma<br />

non abbiamo gli strumenti per farci<br />

valere”.<br />

- A suo giudizio la vertenza delle<br />

aree interne come va rilanciata?<br />

“Noi siamo un'area di cerniera importante,<br />

non siamo una vera e<br />

propria area interna ma una zona<br />

di collegamento. C'è una vocazione<br />

commerciale che insiste sull'Appia<br />

che va sostenuta e migliorata<br />

proprio grazie ai trasporti e ai<br />

nuovi collegamenti”.<br />

- Ma l'emergenza Covid come la<br />

state affrontando e come vi sta<br />

condizionando?<br />

“Noi siamo stati responsabili, i cittadini<br />

osservano in maniera impeccabile<br />

le norme e i divieti. Abbiamo<br />

avuto pochi casi, ma la vera<br />

preoccupazione è per la crisi sociale<br />

e economica”.<br />

- Lei è un autorevole esponente<br />

del Pd: dalla regione di De Luca<br />

cosa si aspetta?<br />

“Grazie ai fondi della regione abbiamo<br />

raggiunto i nostri obiettivi<br />

programmatici. Ora siamo impegnati<br />

nella bonifica delle vecchie<br />

discariche. Il rapporto è stato positivo<br />

con la giunta regionale e mi<br />

aspetto grandi risultati per la nostra<br />

comunità”.<br />

Perché il Museo con il vaso di<br />

Assteas non riesce ancora a diventare<br />

un grande attrattore turistico<br />

e culturale, cosa manca?<br />

“Quando ci siamo insediati il museo<br />

aveva difficoltà persino ad essere<br />

aperto, mentre la torre borbonica<br />

era chiusa. Ci siamo impegnati<br />

e siamo in condizione di dire<br />

che il nostro è l'unico museo nazionale<br />

del Sannio. Purtroppo il<br />

Covid ci blocca ma speriamo di ripartire<br />

nel 2021 con nuovi investimenti”.<br />

Lei eletto sindaco da quasi otto anni<br />

il rapporto con i cittadini come<br />

è stato?<br />

“Sono un uomo del popolo, non<br />

mi sono mai messo grilli nella testa,<br />

lavoro in silenzio. In fondo<br />

posso dire che ci vogliamo bene”.<br />

- Qual è il suo sogno per Montesarchio?<br />

“Intanto che finisca questa pandemia.<br />

Mi auguro che le famiglie<br />

della mia comunità possano riprendersi<br />

bene. Montesarchio è<br />

una realtà che ha sempre lavorato<br />

da sola, senza assistenzialismo. Ed<br />

è il nostro orgoglio, il sogno è solo<br />

questo: far ripartire la nostra co-


Montesarchio


Montesarchio


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 8 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Tra i paesi<br />

dell’osso<br />

PADULI. Arroccato, povero ed essenziale<br />

L’Assisi del Sud<br />

compresa solo ora<br />

RISORSA. I ruderi del complesso antico diventano<br />

ghiotta occasione di rilancio e occupazione<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Le viuzze che segano in due<br />

gli archi e le casette in<br />

mattoni e pietra raccontano<br />

l’occasione perduta. Da Porta<br />

Columbro e poi giù fino a Portanova,<br />

tagliando per via Soccorso<br />

fino a incocciare via San<br />

Pietro e la chiesa di San Bartolomeo<br />

o risalendo per via esterna<br />

Cimitero: tutto poteva essere<br />

diverso.<br />

Tutto poteva essere migliore.<br />

Qui, come in pochi altri posti del<br />

Sannio, la definizione di paese<br />

presepe calza perché Paduli era<br />

nato così: arroccato, povero. Nella<br />

zona antica ci arrivi ed è come<br />

ritrovarsi immersi in una piccola<br />

Assisi del Sud. I portali in pietra<br />

rivelano l’abilità dell’artigianato<br />

ma anche la ricerca, non banale,<br />

di uno stile, del bello. Stradine<br />

lastricate, case basse, architettonicamente<br />

coerenti con la vita<br />

che era a misura d’uomo, senza<br />

uno spreco.<br />

Poi la differenza l’ha fatta la miopia<br />

di chi l’ha amministrata per<br />

decenni: quella ricchezza era solo<br />

roba vecchia, da abbandonare.<br />

Neanche le vagonate di soldi<br />

per la ricostruzione o i finanziamenti<br />

facili degli anni ’90 hanno<br />

potuto nulla. Paduli è cresciuta<br />

dal lato opposto, rinnegando le<br />

sue radici e abbandonandosi a un<br />

vorace libertinaggio edificatorio<br />

di case che sono soltanto contenitori,<br />

non comunità.<br />

L’unica coerenza urbanistica ed<br />

architettonica la trovi in quel viale<br />

con platani che porta a palazzo<br />

Cosso (o Coscia), nei secoli<br />

passati sede baronale del Duca di<br />

Paduli. L’ordine della villa comunale<br />

e tutto il crinale che la famiglia<br />

nobile dominava: a destra<br />

Piana Romana, Pietrelcina e il<br />

Tammaro con il sogno del Parco<br />

Fluviale, a sinistra lo sguardo fino<br />

al colle di Ariano Irpino. L’intero<br />

assetto di quello che si è sviluppato<br />

lontano dalle radici è un<br />

universo senza governo, senza<br />

una vera logica: palazzi anonimi<br />

e strade senza un perché. Persino<br />

il palazzo del Municipio è senza<br />

un nome, privo una indicazione:<br />

scopri che è il Comune perché<br />

noti le auto del tenente Giovanno<br />

Sarno, comandante della polizia<br />

urbana. Se non chiedi a<br />

qualcuno, il dubbio resta.<br />

Tutto questo, in ogni caso, non è<br />

un alibi alla resa. Affatto. Meno<br />

male che poi incontri sindaci come<br />

Domenico Vessichelli. Guarda<br />

caso, ha messo mano proprio<br />

lì, nel centro storico, creando<br />

(prima della jattura Covid) in<br />

quei vicoli la grande attrazione<br />

del Natale. I numeri della partecipazione<br />

dell’edizione 2019 sono<br />

impressionanti: 40mila visitatori<br />

e un benessere riflesso per<br />

il commercio e una ricaduta lavorativa<br />

per i giovani.<br />

Poi la pandemia ha bloccato tutto.<br />

Ma l’idea di ricostruire c’è e<br />

l’occasione è data dai Pui, i Piani<br />

particolareggiati che aprono<br />

la strada ai fondi per l’efficientamento<br />

energetico: i grandi<br />

gruppi sono sempre alla ricerca<br />

di possibili investimenti in queste<br />

realtà. Si occupano dei lavori,<br />

incassano le royalties e l’investimento<br />

va a scomputo di<br />

eventuali tasse: tutti hanno un<br />

tornaconto. In questo caso, Paduli<br />

si ritroverebbe il 90 per cento<br />

delle case che adesso sono diroccate,<br />

completamente ricostruite<br />

e disponibili al patrimonio<br />

pubblico.<br />

Come la vicina Pietrelcina, che<br />

le affida gratis a filmaker e promoter,<br />

la loro futura destinazione<br />

dovrebbe essere funzionale al<br />

progetto di sviluppo dell’amministrazione:<br />

la pulizia e l’ambiente<br />

incontaminato potrebbero<br />

attrarre turismo.<br />

La partnership con il paese natìo<br />

di padre Pio, ovvero l’idea di intercettare<br />

parte dei milioni di pellegrini<br />

che lo raggiungono, frulla<br />

nella testa del primo cittadino<br />

di Paduli che vorrebbe realizzare<br />

un parco fluviale più a valle,<br />

nel tratto attraversato dal Tammaro:<br />

divertimento e oasi naturalistica,<br />

magari proponendosi<br />

come stallo per la via Francigena<br />

che passa per le sue contrade.<br />

La squadra c’è ed è giovane: Nicola<br />

Ranaldo, vice sindaco, Mario<br />

Ranaldo, Alessandro De<br />

Lucia e Giovanna Minicozzi,<br />

che ha appena 27 anni.<br />

Le sfide sono tante. Una è lunga<br />

già undici anni e sarà una lotta<br />

senza quartiere con il governo di<br />

Roma e la Regione. Si tratta dei<br />

ristori per la beffa della discarica<br />

di Sant’Arcangelo Trimonte,<br />

che Paduli si è ritrovata, pur territorialmente<br />

in un altro Comune,<br />

a 500 metri dalle sue contrade<br />

più periferiche.<br />

Per gli anni di sofferenza patiti<br />

da tutta la popolazione era stato<br />

disposto un ristoro ambientale,<br />

come per legge, di 700mila euro<br />

nel lontano 2009. Da allora non<br />

si è visto un euro. Eppure legato<br />

a questi fondi c’è il progetto del<br />

depuratore e della rete fognaria<br />

che Paduli ancora non ha. Un<br />

progetto, tra l’altro, più vecchio<br />

di quello presentato dal vicino<br />

comune capoluogo: Benevento<br />

pure sconta la mancanza di impianti<br />

del genere.<br />

In attesa che il Palamusicarte<br />

prenda corpo e possa tornare il<br />

Magicword di Paduli, la certezza<br />

sono due gustose specialità gastronomiche<br />

che il primo cittadino<br />

è riuscito a infilare nello speciale<br />

Registro dei prodotti tipici<br />

della Regione Campania: la “tiella”<br />

e le zeppole di Paduli.<br />

Ma pure queste, guarda un po’,<br />

fanno parte delle radici che non<br />

andrebbero mai dimenticate.


martedì 8 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

L’ARTISTA DI FAMA INTERNAZIONALE È NATIVO DI PADULI<br />

Ispirata all’Immigrazione<br />

l’opera dono di Paladino<br />

Non è da tutti avere,<br />

esposta in una piazza<br />

del proprio Comune,<br />

un’opera di un artista internazionale.<br />

Ma tra Paduli e lo<br />

scultore Mimmo Paladino c’è<br />

un legame di sangue che non<br />

poteva essere ignorato. “Immigrazione<br />

e pace nel mondo”,<br />

questo il titolo della scultura<br />

in bronzo regalata ai suoi<br />

concittadini, fa mostra di sé<br />

in via Circumvallazione Carpine.<br />

Sulla spinta di questo<br />

dono, l’amministrazione comunale<br />

aveva in animo di<br />

mettere a disposizione dell’artista<br />

l’intero palazzo Longo,<br />

edificio attaccato alla chiesa<br />

di San Bartolomeo Apostolo,<br />

appena ristrutturato,<br />

perché ne facesse un laboratorio-mostra<br />

permanente delle<br />

sue creazioni. Ma il Maestro,<br />

iperimpegnato, ha dovuto<br />

declinare l’offerta che<br />

avrebbe rappresentato una<br />

ghiotta occasione per Paduli.<br />

L’INTERVISTA. Il sindaco avvocato spera nella ripresa del territorio<br />

«Centro storico rifatto<br />

e lavoro per i giovani»<br />

La sfida di Vessichelli: «Voglio solo far vivere meglio la mia comunità»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

__<br />

Il sindaco Domenico Vessichelli intervistato da 696 Ottochannel<br />

Un centro antico da recuperare<br />

e una squadra di<br />

giovani amministratori<br />

che cerca di ridare una speranza<br />

a un territorio spesso penalizzato<br />

dal governo regionale. La sfida<br />

del sindaco Domenico Vessichelli,<br />

è davvero ambiziosa. «Ma<br />

la vera emergenza qui è il lavoro»,<br />

ammette il primo cittadino,<br />

avvocato civilista, che i 3.828<br />

abitanti di Paduli hanno voluto<br />

riconfermare con il 76 per cento<br />

dei consensi alla guida dell’amministrazione.<br />

Sindaco, dica la verità: per lei<br />

cosa significa aver ottenuto un<br />

riconoscimento così significativo?<br />

«Lo ritengo un grande attestato<br />

di stima e di affetto che non si vedeva<br />

da tanto tempo, una cosa<br />

straordinaria, siamo stati capaci<br />

di far diventare normale una<br />

cosa così importante. Ma ora si<br />

va avanti nel segno della continuità».<br />

Intanto, come state vivendo<br />

questa emergenza Covid?<br />

«Purtroppo nei giorni scorsi abbiamo<br />

avuto il decesso di un cittadino<br />

di 76 anni. E alla sua famiglia<br />

vanno le condoglianze.<br />

Ma mi lasci dire che i padulesi<br />

hanno avuto un comportamento<br />

irreprensibile, hanno sempre rispettato<br />

le regole. Ma certo questa<br />

situazione ha bloccato tutto,<br />

e in particolare la vita di tutti<br />

noi».<br />

Secondo lei la vertenza delle<br />

aree interne come va riaperta?<br />

«È sicuramente una questione<br />

strategica che è purtroppo atavica.<br />

Ma sono fiducioso, con<br />

questa nuova classe di giovani<br />

amministratori si potrà puntare a<br />

uscire fuori dalle difficoltà. Una<br />

cosa è certa: ci salviamo se siamo<br />

tutti insieme. E credo che<br />

questa nostra condizione può essere<br />

ora un vantaggio se riusciamo<br />

a scommettere su ambiente<br />

e enogastronomia».<br />

Ma i problemi di Paduli sono<br />

sicuramente diversi da quelli<br />

che abbiamo riscontrato nel<br />

Fortore. Questo cosa cambia?<br />

«È chiaro che le nostre esigenze<br />

sono diverse da quelle di Ginestra<br />

degli Schiavoni o di San<br />

Bartolomeo in Galdo. Noi siamo<br />

a pochi chilometri da Benevento,<br />

ma ripeto: serve una strategia<br />

territoriale comune altrimenti<br />

non ce la facciamo».<br />

La questione rifiuti come ha<br />

condizionato il territorio in<br />

questi anni?<br />

«Parlare di rifiuti a Paduli significa<br />

aprire una ferita che non<br />

è stata mai chiusa. La discarica<br />

di Sant’Arcangelo Trimonte è a<br />

un metro dal nostro territorio,<br />

abbiamo sofferto tanto. Adesso è<br />

assurdo pensare di avere a monte<br />

la discarica e a valle il biodigestore».<br />

Cosa c’è che vi preoccupa?<br />

«Le dico solo che noi non abbiamo<br />

ancora avuto i ristori dal<br />

2009 e ancora non riusciamo ad<br />

avere i fondi per la realizzazione<br />

di un depuratore. Per questo<br />

non arretrerò mai di un centimetro».<br />

Ma lei cosa si aspetta dal nuovo<br />

governo regionale guidato<br />

dal presidente De Luca, in particolare<br />

per sviluppo e occupazione?<br />

«Credo che bisogna continuare<br />

su una strada di sviluppo sostenibile,<br />

fatto di turismo e di imprese.<br />

Noi abbiamo un progetto<br />

su arte, storia e natura perché<br />

noi valorizziamo queste caratteristiche:<br />

pensiamo a un parco<br />

fluviale sulle sponde del Tammaro<br />

a ridosso di Pietrelcina dove<br />

c’è il passaggio della Francigena<br />

e non dimentichiamo che<br />

questo è il paese di Mimmo Paladino».<br />

Ci sono prospettive incoraggianti<br />

allora?<br />

«Vogliamo puntare su poche cose<br />

ma il progetto è ambizioso.<br />

Certo dovrà finire questa pandemia<br />

e poi potremo rilanciare i<br />

nostri prodotti di eccellenza come<br />

l’olio. Le dico, però, che il<br />

vero obiettivo oggi è la realizzazione<br />

di una rete fognaria che<br />

aspettiamo da troppi anni».<br />

Per i giovani di questo paese<br />

qual è la prospettiva?<br />

«Tocca un tasto dolente. La vera<br />

emergenza anche a Paduli resta<br />

il lavoro. Ma spero di fare in<br />

modo di portare delle imprese sul<br />

territorio perché i giovani hanno<br />

il diritto di rimanere dove sono<br />

nati».<br />

Ma sindaco, ora ci dica: qual è<br />

il suo sogno nel cassetto per Paduli?<br />

«Spero solo di far vivere meglio<br />

la mia comunità. Ma è un obiettivo<br />

che ho sempre avuto nel cuore,<br />

del resto ogni amministratore<br />

dovrebbe sempre sperare di<br />

migliorare la vita dei suoi cittadini».


Paduli


Paduli


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

venerdì 11 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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DI FULVIO VARALDO<br />

Hanno pane di tale qualità<br />

che non ne mangerebbero<br />

i cani: Giuseppe Massari<br />

era un giornalista, amico fraterno<br />

di Cavour. Quando divenne<br />

deputato lo mandarono a vedere<br />

le condizioni in cui viveva la<br />

gente del sud. C'era più preoccupazione<br />

per i continui omicidi e<br />

rapimenti che per la povertà e<br />

l'arretratezza. Massari non si sottrasse<br />

e scrisse una relazione finale<br />

della sua inchiesta parlamentare<br />

che è il primo, vero, atto<br />

(ahinoi, involontario) d'accusa<br />

contro la politica nordista, di una<br />

Italia che è sempre andata a due<br />

velocità.<br />

Molinara, più di ogni altro luogo,<br />

l'aveva colpito per la crudezza<br />

di una vita che era soltanto sudore<br />

e fame.<br />

Era il 1863.<br />

Quelli del nord mandarono sedici<br />

anni dopo altri parlamentari a<br />

vedere se le cose fossero migliorate:<br />

Jacini, nel 1879, constatò lo<br />

stesso, identico, abbandono.<br />

Dai fascisti di Mussolini ai successivi<br />

governi, illuminati o corrotti,<br />

che hanno attraversato tutto<br />

il '900, nessuno, proprio nessuno<br />

ha messo mano seriamente<br />

a queste terre interne, dove per<br />

decenni anche frequentare un liceo<br />

era una sfida che consumava<br />

l'anima. Se si pensa che soltanto<br />

da pochi anni, lontana dall'essere<br />

completata, la statale denominata<br />

Fortorina ha potuto<br />

parzialmente invertire le difficoltà<br />

nei collegamenti, rendendoli<br />

meno brutali. Ed è qui, a<br />

Molinara e nell'intero Fortore,<br />

che si comprende perché questi<br />

sono i paesi dell'osso. Le cose<br />

scontate ed elementari in altri posti<br />

a Molinara sono lotte e conquiste<br />

quotidiane. La popolazione<br />

sta invecchiando rapidamente<br />

e non si sopravvive al ritmo di<br />

cinque nascite all'anno.<br />

Chi può, scappa. Chi resta, prega.<br />

Ogni giorno, di stare sempre<br />

in salute. Un infarto, un ictus o<br />

una emergenza qui sono condanne<br />

a morte. Una chiamata al<br />

118 trova risposta non prima di<br />

mezzora, se tutto fila liscio. E poi<br />

ci sono gli altri trenta minuti (se<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

UN'AMBULANZA DEL 118 ARRIVA DOPO 30 MINUTI<br />

Chi può, scappa<br />

Chi resta, prega<br />

tutto fila liscio un'altra volta) per<br />

raggiungere l'ospedale più vicino:<br />

che è l'azienda ospedaliera<br />

San Pio di Benevento. Mentre<br />

per le gravi emergenze i Lea (i<br />

livelli essenziali di assistenza)<br />

fissano in quindici minuti il limite<br />

massimo per intervenire in<br />

modo utile su un ictus o un infarto.<br />

Parametri surreali da queste<br />

parti, che in questi mesi di rischio<br />

Covid, quando si sente proporre<br />

un rilancio della medicina<br />

territoriale, al danno si aggiunge<br />

la beffa: i conti a posto la sanità<br />

della Regione Campania li ha<br />

messi annullando l'assistenza ai<br />

più deboli, altro che chiacchiere<br />

solitarie davanti alle telecamere.<br />

Sarà per questo che il vice sindaco<br />

di Molinara, Pasquale Baldino,<br />

si è fatto promotore della<br />

convenzione con la farmacia per<br />

dotare il paese di un defibrillatore.<br />

La teca è all’esterno, in caso<br />

La chiesa<br />

di Santa Maria<br />

dei Greci<br />

di emergenze (che nessuno si augura)<br />

potrà essere utilizzato in attesa<br />

dell’arrivo dei soccorsi. In<br />

un paese che invecchia certi discorsi<br />

sono inevitabili. Oltre alla<br />

Residenza sanitaria assistenziale<br />

dell’Asl di Benevento, che<br />

ospita 50 anziani per lo più autosufficienti,<br />

a Molinara c’è anche<br />

la casa di riposo Carpa, in via<br />

Regina Margherita, con altri trenta<br />

ospiti. La risposta allo spopolamento<br />

potrebbe venire dall’adesione<br />

ai programmi di accoglienza<br />

per immigrati. Tra polacchi,<br />

moldavi, ucraini e nigeriani<br />

che animano lo Sprar, Molinara<br />

ha un centinaio di potenziali<br />

nuovi cittadini, prole compresa.<br />

A loro si pensa di destinare<br />

parte delle abitazioni in via di<br />

recupero nel centro storico. Ma<br />

la questione è dibattuta: troppa<br />

povertà le trasformerebbe in un<br />

ghetto.<br />

IL PAESE POTREBBE ESSERE NATO DA UN INSEDIAMENTO ELLENICO<br />

La chiesa di Santa Maria<br />

dei Greci deve la sua<br />

origine onomastica ad<br />

una iscrizione epigrafica greca<br />

posta sulla porta dell'edificio,<br />

di cui oggi si è persa ogni<br />

traccia. La presunta esistenza<br />

di tale epigrafe, come la presenza<br />

di una "fontana dei Greci"<br />

e la notizia di alcune monete<br />

greche ritrovate in loco,<br />

farebbero supporre che l'impianto<br />

originale della chiesa risalga<br />

ad un lontano periodo di<br />

insediamento di una colonia<br />

greca nell'antica Molinara.<br />

L'attuale impianto è databile<br />

tra il X e il XII secolo, di pianta<br />

poligonale, fortemente irregolare,<br />

include la pseudo navata<br />

sinistra, aggiunta solo nel<br />

1945, dall'arciprete don Pietro<br />

ladarola. La chiesa, nel suo<br />

complesso, costituisce un interessante<br />

esempio di chiesa con<br />

volta a botte (nella zona presbiteriale)<br />

e cupola centrale<br />

che non trova riscontri in area<br />

campana, ma che richiama invece,<br />

alcuni edifici di culto altomedioevali<br />

pugliesi. L'inter-<br />

no attualmente si presenta completamente<br />

spoglio, a causa degli<br />

interventi di consolidamento<br />

statico, resisi necessari dopo<br />

il sisma del 1962. Nel suo interno<br />

diversi sono stati gli interventi<br />

di rifacimento, testimoniati<br />

dalla diversità di fattura<br />

della muratura che costituisce<br />

la cupola centrale e la volta a<br />

botte (a piccoli conci sbozzati),<br />

da quella che costituisce invece<br />

i muri perimetrali e la<br />

porzione di muratura sovrastante<br />

gli archi della navata<br />

principale (grandi conci sbozzati).<br />

La stessa facciata fu più<br />

volte rifatta "alla meglio" tanto<br />

da creare presumibilmente<br />

delle forti discordanze da quella<br />

originale. La cupola ribassata,<br />

realizzata in piccoli conci<br />

di pietra chiara, è posta al<br />

centro della chiesa, tra la navata<br />

principale ed il presbiterio<br />

e poggia su quattro archi<br />

che scaricano il peso ad un<br />

egual numero di pilastri. Entrando<br />

nella chiesa dall'ingresso<br />

principale, sul lato destro<br />

è possibile distinguere la<br />

cappella del battistero, con il<br />

portale monumentale in stile<br />

gotico, con la suggestiva monofora<br />

e la bella volta a crociera,<br />

databili al XIV sec. In<br />

questa chiesa fino all'anno<br />

1737, il battesimo veniva amministrato<br />

con il rito greco dell'immersione.<br />

MOLINARA<br />

SANITÀ. Un ictus o un infarto possono essere letali:<br />

si sopravvive al di fuori dei parametri minimi dei Lea<br />

RIPORTATE IN VITA LE RADICI<br />

Il borgo antico... come Pompei<br />

La via principale del borgo<br />

è Corso Umberto I,<br />

posta lungo l'asse nordsud<br />

che unisce la porta principale<br />

di accesso al borgo posta a<br />

nord (Portaranna) ad un varco<br />

dove era situata la seconda<br />

porta (Porta di Vascio). La<br />

strada è dedicata al re Umberto<br />

I di Savoia che regnò in Italia<br />

dal 1878 al 1900, quando fu<br />

ucciso dall'anarchico Bresci a<br />

causa della sua politica autoritaria.<br />

La consorte era la regina<br />

Margherita a cui è stato dedicato<br />

il corso principale del paese.<br />

Dal Corso Umberto si dipartono<br />

sei strade disposte a<br />

ventaglio, che terminano tutte<br />

a ridosso della cinta muraria<br />

del tratto est o di Via Pianobello:<br />

Vico Bastioni, Vico del<br />

Forno, Vico Orologio, Vico Notar<br />

Nicola, Vico delle Fosse, Vico<br />

Santa Maria dei Greci. Vico<br />

Bastioni deve il nome alla sua<br />

posizione che costeggia i bastioni<br />

del borgo murato. Vico<br />

del Forno prende il nome, probabilmente,<br />

dalla presenza del<br />

forno della corte baronale, ove<br />

i cittadini erano obbligati a<br />

cuocere il pane dietro pagamento<br />

dello ius fornatico, una<br />

forma di pane per ogni trenta<br />

che vi venivano cotte. Vico<br />

Orologio deve invece il suo nome<br />

all'orologio dell'Università<br />

(cioè della comunità) molinarese<br />

che qui era ubicato. Vico<br />

Notar Nicola era dedicato, probabilmente,<br />

ad un notaio molinarese.<br />

Vico delle Fosse era il<br />

luogo in cui erano ubicate buona<br />

parte delle fosse dei molinaresi<br />

defunti. Fino al 1806, infatti,<br />

i morti venivano seppelliti<br />

nelle Chiese e negli spazi<br />

aperti adiacenti ad esse. Via<br />

Santa Maria dei Greci prende<br />

il nome dall'omonima chiesa<br />

adiacente. Via Pianobello, parallela<br />

a Via Recinto e l'omonima<br />

piazzetta, devono forse il<br />

loro nome al bel panorama che<br />

si gode guardando dalle mura<br />

la bella vallata della "Tammarecchia'"e<br />

la collina su cui sorge<br />

San Giorgio la Molara.<br />

L'abitazione tipica dei vicoli<br />

del borgo era costituita da uno<br />

o due vani al piano terra e uno<br />

o due vani al primo piano. I vani<br />

a piano terra o spesso seminterrati,<br />

i "sottani" servivano<br />

da stalla o da deposito<br />

"cellari", mentre i vani al primo<br />

piano erano destinati alla<br />

vera e propria abitazione.<br />

L'accesso al piano superiore<br />

delle abitazioni avveniva attraverso<br />

una ripida scala esterna<br />

in pietra che terminava con<br />

un pianerottolo "lo vafio", riparato<br />

da un muretto di pietra<br />

o da una ringhiera in ferro battuto,<br />

e fungeva da terrazzino,<br />

ovvero da luogo di lavoro domestico<br />

e di riposo dalle fatiche<br />

quotidiane.


venerdì 11 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Un patto tra sindaci per rilanciare<br />

il progetto di un<br />

polo di energia alternativa<br />

in un territorio che da anni<br />

combatte per evitare spopolamento<br />

e isolamento. Il sindaco di<br />

Molinara, Giuseppe Addabbo,<br />

nel cuore del Fortore, ha da tempo<br />

scelto la strada dell'innovazione<br />

scommettendo sull'eolico.<br />

Sindaco, oggi si sta riscoprendo<br />

l'energia alternativa per difendere<br />

l'ambiente. Voi l'avete<br />

capito in anticipo, ma l'eolico<br />

può essere il futuro?<br />

“Sì, qui ci sono stati i primi insediamenti<br />

di energia alternativa<br />

negli anni Novanta grazie alla<br />

grande intuizione dei fratelli Ciro<br />

e Oreste Viogorito, che vennero<br />

in avanscoperta in questi<br />

territorio a realizzare i primi impianti.<br />

Non sono mancate le polemiche<br />

all'inizio, ma col tempo<br />

si è capito quali sono le potenzialità<br />

di eolico e fotovoltaico.<br />

Non si produce solo energia alternativa<br />

ma si creano anche posti<br />

di lavoro, per questo oggi<br />

l'obiettivo deve essere un polo<br />

energetico in questo territori”.<br />

Ora serve un patto tra sindaci,<br />

ma cosa manca ancora?<br />

“Bisogna remare tutti nella stessa<br />

direzione. Che sia Unione dei<br />

comuni o area vasta non importa,<br />

serve una sinergia tra gli amministratori.<br />

Io non posso essere<br />

solo il sindaco di Molinara, ma<br />

devo guardare al comprensorio<br />

del Fortore. Per risolvere i problemi<br />

c'è bisogno di una soluzione<br />

complessiva, noi dobbiamo<br />

essere sindaci di un territorio<br />

non di una sola comunità”.<br />

Come riaprire la vertenza delle<br />

aree interne, l'impegno dei<br />

vescovi come l'ha giudicato?<br />

“Molto positivo, la chiesa si è<br />

messa a disposizione per aiutare<br />

questi territori ad accendere un<br />

riflettore nazionale sui nostri problemi.<br />

Ben venga la loro iniziativa.<br />

Ma qui è mancata la politica,<br />

proprio negli anni dello sviluppo<br />

e poi è crollata dalla fine<br />

della Prima Repubblica. Ogni attenzione<br />

si è concentrata sul<br />

<strong>NEI</strong> SUOI CORTILI GENERAZIONI DI NOBILI NORMANNI, SVEVI E CAROLONGI<br />

Attraverso il castello ducale<br />

è passata, nel corso<br />

dei secoli, gran parte<br />

della storia della nostra comunità,<br />

con i nomi delle famiglie<br />

importanti che l'hanno<br />

abitato saltuariamente o in<br />

modo stabile o lo hanno posseduto<br />

solo a titolo di proprietà.<br />

Le prime notizie storiche<br />

risalgono al periodo della dominazione<br />

normanna, quando<br />

Molinara appartenne alla contea<br />

di Ariano. In seguito all'estinzione<br />

dei Normanni subentrò<br />

il dominio degli Svevi e<br />

a questo periodo risale un documento<br />

nel quale si legge che,<br />

al tempo di Federico II, i signori<br />

di Molinara ebbero in<br />

custodia il nobile guelfo Pietro<br />

Villani prigioniero dell'Imperatore.<br />

Dopo la battaglia di Benevento<br />

del 1266, il vincitore<br />

Carlo d'Angiò indusse donna<br />

lsolda di Molinara, rimasta più<br />

volte vedova, a sposare dei nobili<br />

francesi e alla sua morte<br />

senza eredi il feudo fu assegnato<br />

al militè francese Giacomo<br />

de Assemual. Nel 1293,<br />

Molinara, che faceva parte del<br />

"Principato Ultra", fu asse-<br />

«Un patto tra sindaci<br />

per il polo energetico»<br />

Il sindaco accusa: «Qui è mancata la politica, basta ragionare con la logica dei numeri»<br />

Castello ducale<br />

Dove tutto<br />

ha avuto inizio<br />

L’INTERVISTA. Giuseppe Addabbo punta a migliorare la qualità della vita<br />

Nord e sulle grandi città: Sud e<br />

aree interne sono scomparse dall'agenda<br />

del governo. Eppure<br />

parliamo di quasi 4mila comuni.<br />

La vera questione è che si continua<br />

a ragionare in termini elettorali<br />

e di numeri”.<br />

Cosa vi aspettate voi sindaci<br />

dall'esecutivo regionale con la<br />

riconferma del governatore De<br />

Luca?<br />

“Un'attenzione particolare per Irpinia<br />

e Sannio. Le materie fondamentali<br />

sono quelle della sanità<br />

e della scuola, ma anche del<br />

dissesto idrogeologico e della forestazione.<br />

Qui parliamo di sanità<br />

- e il covid ce l'ha fatto capire<br />

- che va potenziata la rete dei me-<br />

dici di base. Ma abbiamo bisogno<br />

di più guardie mediche per<br />

dare risposte sul territorio e potenziare<br />

la specialistica. Anche<br />

le Asl devono funzionare diversamente”.<br />

I tagli nella sanità vi hanno fortemente<br />

penalizzato finora, cosa<br />

deve cambiare?<br />

“Bisogna smetterla di ragionare<br />

con la logica dei numeri. Il cittadino<br />

di Molinara o di San Bartolomeo<br />

in Galdo non è di serie B<br />

rispetto al cittadino di Benevento<br />

o di Napoli. La politica deve<br />

affrontare questi problemi. I cittadini<br />

vanno rispettati”.<br />

Voi avete scelto di istituire il defibrillatore<br />

comunale nel centro<br />

del paese. Perché?<br />

“Abbiamo sfruttato questa opportunità<br />

grazie alla inaugurazione<br />

della nuova sede della farmacia<br />

Cicchiello. Con una convenzione<br />

abbiamo potuto avere<br />

questo servizio, situato nel centro<br />

del paese. Ricordo che i nostri<br />

comuni vivono il dramma delle<br />

distanze. Il 118 per arrivare qui<br />

impiega mezzora e per portare il<br />

paziente all' ospedale più vicino<br />

se ne passa un'altra mezzora.<br />

Dobbiamo avere attrezzature di<br />

pronto intervento. I componenti<br />

della protezione civile e i titolari<br />

della farmacia sono preparati<br />

per utilizzare il defibrillatore in<br />

caso di necessità”.<br />

gnata a Bartolomeo de Capua,<br />

appartenente una illustre famiglia<br />

di giuristi. Ai De Capua,<br />

Molinara rimase fino al 1549,<br />

quando, in seguito a gravi lutti<br />

della famiglia De Capua, il feudo<br />

fu venduto a Giovan Tommaso<br />

de Miradois. Dal 1613 al<br />

1635 Molinara subì varie compravendite:<br />

dai Miradois passò<br />

alla marchesa Caracciolo di San<br />

Marco, poi a Giovan Battista de<br />

Juliis, a Marcello Carafa e infine<br />

alla famiglia Muscettola dei<br />

duchi di Spezzano che furono<br />

gli ultimi signori di Molinara e<br />

vi abitarono quasi stabilmente<br />

fino alla loro decadenza, all'inizio<br />

dell'800, in seguito alla<br />

legge napoleonica sull'eversione<br />

della feudalità. Prima del<br />

terremoto del 1962 il palazzo<br />

era descritto di una semplicità<br />

severa, quasi povero con il suo<br />

maestoso arco d'ingresso che<br />

dà accesso alla corte. Rimasto<br />

intatto nella sua pianta originaria:<br />

c'è tuttora l'arco d'ingresso,<br />

il cortile con al centro<br />

l'antico pozzo e le abitazioni<br />

signorili al primo piano che affacciano,<br />

con finestre e balconi,<br />

all'interno del cortile, sul<br />

Corso Umberto I e sulla piazza<br />

Vittoria. Al pianterreno<br />

c'era, fino agli anni 80, il frantoio,<br />

che risaliva forse all'epoca<br />

feudale e tutti gli ambienti<br />

al servizio del palazzo. All'interno<br />

delle mura di cinta, lungo<br />

il lato ovest, si estende tuttora<br />

un ampio giardino. Oggi<br />

il palazzo, abitazione privata<br />

della famiglia Santoro, ha subito<br />

vari interventi di recupero.<br />

Ora qual è la sfida del<br />

futuro per il Fortore,<br />

come dare una<br />

speranza e una<br />

prospettiva a queste<br />

comunità?<br />

“Siamo un territorio<br />

difficile<br />

ma<br />

bisogna<br />

creare<br />

innanzitutto<br />

un'area<br />

vasta,<br />

almeno<br />

una ventina<br />

di<br />

comuni<br />

devono<br />

mettersi insieme<br />

creando<br />

una serie<br />

di progetti<br />

per migliorare<br />

i servizi e<br />

la qualità<br />

della vita di<br />

territori, che<br />

non devono<br />

essere solo<br />

attraversati<br />

ma anche insediati.<br />

Il futuro<br />

è questo”.


Molinara


Molinara


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 22 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

BUONALBERGO. IN UN ANNO QUATTRO NUOVI NATI ALL’ANAGRAFE<br />

Resistono ogni giorno<br />

da soli per troppi anni<br />

CITTÀ NOBILE. Una storia antichissima, legata a filo doppio alla Diocesi<br />

che ha troppe proprietà abbandonate in centro storico e in periferia<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Resistono. Tutti i giorni.<br />

Anno dopo anno. Lottano<br />

contro l'idea che loro siano<br />

trascurabili dettagli. Li tiene<br />

in vita l'orgoglio, l'appartenenza,<br />

lo spirito illuminato di alcuni<br />

ostinati che hanno idee, volontà.<br />

Ma non basta, non basterà. È come<br />

se una parte non trascurabile<br />

di un organismo venisse lasciata<br />

morire. Come se si potesse fare a<br />

meno di un braccio, una mano,<br />

un cuore. Preoccupa la totale<br />

mancanza di consapevolezza, indigna<br />

l'indifferenza. Ogni pietra<br />

abbandonata a terra di questi piccoli<br />

paesi andrebbe rimessa a posto,<br />

ricomposta nella vita che ha<br />

saputo esprimere, rappresentare.<br />

Ogni vicolo, ogni decumano ti<br />

imprigiona in una solitudine diversa,<br />

non dolorosa. Buonalbergo<br />

ha la nobiltà di un tentativo<br />

che andrebbe sostenuto per evitare,<br />

come decine di altre piccole<br />

realtà, la scomparsa. La responsabilità,<br />

l'obbligo di occuparsene,<br />

è in capo a tutti. L'idea<br />

che i paesi presepi siano superflui,<br />

ingestibili, è soltanto la resa<br />

di una politica miope, inconsistente.<br />

La Regione, sorda e lontana,<br />

guarda ai carnai metropolitani<br />

con ossessione elettorale.<br />

La lotta impegna su diversi fronti:<br />

la visione complessiva che serve<br />

a tenere in vita tutta la complessa<br />

comunità di Buonalbergo<br />

Per l’amministrazione<br />

l’incubo è la gestione<br />

della manutenzione<br />

senza averne più i fondi<br />

__<br />

L’Istituto dei padri salesiani abbandonato da 50 anni dalla Diocesi<br />

e il lavorìo incessante al fianco<br />

dei cittadini che reclamano piccoli<br />

interventi, manutenzione<br />

quotidiana. Per risparmiare l’amministrazione<br />

s’è inventata la<br />

pluriugara per i rifiuti: l’umido a<br />

una ditta, l’indifferenziato ad<br />

un’altra, la raccolta del vetro e<br />

della carta ancora a un’altra impresa.<br />

Le tasse vengono tenute<br />

basse finché è possibile, ma il territorio<br />

da gestire, le contrade sono<br />

vaste e tutte affrante da fenomeni<br />

di dissesto idrogeologico<br />

che rappresentano danni e sempre<br />

nuovi investimenti.<br />

Eppure, questi centri storici diroccati,<br />

sventrati dal tempo, saccheggiati<br />

da generazioni costrette<br />

alla fuga, hanno un orizzonte,<br />

fisico: lo spazio infinito su cui<br />

gettano lo sguardo, il verde, le<br />

montagne. È stato dannazione<br />

ma è anche futuro. Qui si respira.<br />

Buonalbergo è la rappresentazione<br />

plastica di colpe diffuse.<br />

Tra i “peccatori” c'è anche la<br />

LE IDEE DELL’ASSOCIAZIONE: “SLOW IS GOOD”, “PAESAGGI IN MOVIMENTO” E IL MURALE DI JORIT<br />

DI LEA FARINA *<br />

«Noi, tornati a casa per restare<br />

e riscattare l’orgoglio del Fortone»<br />

nistrazione locale che da sempre<br />

spinge i giovani a restare ed<br />

investire, ma anche curatori, fotografi<br />

e realtà culturali di rilievo,<br />

ma soprattutto Artisti che<br />

hanno trovato in questo luogo,<br />

ispirazione, accoglienza e voglia<br />

di tornare. Tante le manifestazioni<br />

e progetti culturali che<br />

hanno raccontato Buonalbergo<br />

e il Fortore tra cui Slow is Good<br />

che quest’anno, nonostante<br />

la pandemia, ha ospitato per la<br />

sua III edizione, in piena sicurezza,<br />

i cultori della tradizione<br />

e del saper fare. Appassionati di<br />

arte e fotografia invitati al progetto<br />

pluriennale “Paesaggi in<br />

Movimento” promosso dallo<br />

Scabec, con la prepotenza dell’immagine,<br />

ha raccontato un<br />

intreccio di relazioni e figure; e<br />

ancora eventi nati dall’identità,<br />

che affondano radici nella storia<br />

Chiesa, che da queste parti ha infinite<br />

proprietà immobiliari lasciate<br />

abbandonate.<br />

Cadono a pezzi e s'intestano la<br />

metà marcia del borgo antico che<br />

s'inerpica su tutto il fianco alto<br />

del paese. L'altra metà, quella che<br />

ha potuto acquisire, l'amministrazione<br />

comunale è riuscita a<br />

recuperarla. Appena spunta una<br />

norma, il sindaco ci infila un progetto:<br />

palazzo Angelini è un<br />

esempio, tutto è tornato com'era<br />

un tempo. Ma fai un metro, tra<br />

Vico I Centrale e via Rocciaforte,<br />

e di fronte trovi l'altro complesso<br />

storico appartenuto alla<br />

Diocesi di Benevento totalmente<br />

diroccato.<br />

Già, le distrazioni della Chiesa.<br />

La stessa che l'arcivescovo Accrocca<br />

sta portando alla testa di<br />

una potente protesta a favore delle<br />

zone interne, dei piccoli centri<br />

che attendono da decenni una<br />

legge quadro che ne tuteli le radici.<br />

A un certo punto, c'è anche<br />

il dovere dell'esempio: o mette<br />

mano alle macerie o, dopo quarant'anni,<br />

ne lascia la proprietà al<br />

Comune. Un altro “peccato mortale”<br />

della Diocesi è a venti metri<br />

da Cascina Panaro, lungo via<br />

Sant'Antonio: l'edificio che prima<br />

ospitavai padri salesiani. Un<br />

albergone quadrettato abbandonato<br />

da 50 anni: sui tetti dell'edificio,<br />

parliamo del terzo piano,<br />

sono cresciuti alberi.<br />

Non lo abbattono. Non lo ricostruiscono.<br />

Non mollano la proprietà.<br />

Un pugno nell'occhio per chi<br />

vuole rianimare quel posto, portando<br />

gente a Cascina Panari, che<br />

dopo tante polemiche, la Provincia<br />

ha finalmente restaurato: percorso<br />

turistico con vista su macerie...<br />

magari messa così funziona<br />

pure.<br />

Il Fortore, la terra di mezzo,<br />

raccontato dalla storia<br />

perché di passaggio tra i<br />

due mari più grande del “bel<br />

paese”, quella terra da secoli<br />

resiliente e orgogliosa che nonostante<br />

sia “invisibile”, fa<br />

sentire la sua voce. Buonalbergo<br />

un piccolo polo culturale<br />

a cielo aperto che profuma<br />

di storia, tradizione e buone<br />

pratiche. Molti anziani, tesorieri<br />

di ricordi e pochi giovani<br />

che hanno deciso di tornare,<br />

con un obiettivo ben preciso:<br />

scrivere il Fortore esiste.<br />

Smart Fortore, l’Associazione<br />

culturale di coloro che investono<br />

la loro formazione e il loro<br />

tempo, affinché il piccolo<br />

borgo, ai confini tra Sannio e<br />

Fortore, racconti e sia da<br />

esempio per chi vuole dare voce<br />

all’entroterra; impegno e<br />

determinazione che hanno<br />

smosso la torpedine culturale<br />

che da anni attanagliava le<br />

idee. Collaborazioni importanti,<br />

in concerto con l’Ammidelle<br />

generazioni come Presta il<br />

tuo volto a Boemondo e Alberada<br />

progetto di comunità.<br />

Buonalbergo esprime la contaminazione<br />

degli attraversamenti<br />

delle strade che lo disegnano:<br />

la via Francigena, il<br />

Regio Tratturo e la sua taverna,<br />

monumentale luogo di sosta<br />

per le greggi in arrivo dagli<br />

Abruzzi, oltre all’antica arteria<br />

Traiana che vede oggi, nel<br />

Ponte delle Chianche, la testimonianza<br />

della sua monumentale<br />

storia descritta anche<br />

nell’impianto dell’antico centro<br />

storico locale, a pietra bianca,<br />

che accoglie i racconti di<br />

piccoli cantastorie colorati i<br />

Mazzamaurielli e ancora la<br />

piccola incantevole chiesa irta<br />

sul colle, che accoglie la madre<br />

protettrice “Madonna della<br />

Macchia” di origine bizantina.<br />

Buonalbergo sceglie il futuro<br />

partendo dalle radici e raccontando<br />

una nuova forza resiliente.<br />

* Referente associazione culturale<br />

“Smart Fortore”


martedì 22 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

DALLA FOLLA DELL’AEROPORTO DI CAPODICHINO ALLA SOLITUDINE DEL VECCIO BORGO<br />

«Ho mollato tutto per vivere qui la vecchiaia»<br />

LA SINGOLARE STORIA DEL 65ENNE NAPOLETANO VINCENZO DE MARTINO<br />

Una vita intera trascorsa<br />

nel caos e tra la folla<br />

dell’aeroporto di Capodichino,<br />

come dipenbdente<br />

dell’areonautica civile. Poi,<br />

una volta raggiunta la pensione,<br />

la decisione drastica, liberatoria:<br />

trovare una casa a pochissimi<br />

soldi e starsene sereno<br />

nella pace di una realtà completamente<br />

diversa. Vincenzo<br />

De Martino, 65 anni, vive da<br />

dieci in una casetta dell’antico<br />

borgo di Buonalbergo, a<br />

due rampe da palazzo Angelini.<br />

Lui rappresenta lo sbocco<br />

possibile del recupero delle decine<br />

e decine di abitazioni che<br />

potrebbero rianimarsi, con<br />

l’obiettivo di riportare gente lì<br />

dove tutto è iniziato e rianimare<br />

i mvicoli che prima brulicavano<br />

di vita.<br />

«Mai pentito di questa scelta»,<br />

racconta Vincenzo mentre innaffia<br />

le sue prezione piante,<br />

«avevo bisogno di questa pace<br />

e della serenità di vivere fa-<br />

__<br />

Sonia e Ludovica, amiche del cuore, e Vincenzo De Martino<br />

cendo quello che mi piace. Sono<br />

riuscito a far laureare tutti i<br />

miei figli e sono tra i fortunati<br />

che non hanno dovuto mai lottare<br />

per tenerli lontani dalla<br />

drogfa e da altri guai. Come ho<br />

scelto Buonalbergo? Per caso:<br />

volevo un’abitazione ma avevo<br />

pochissima disponibilità economica.<br />

Ma ecco che trovo questa<br />

casetta in vendita a meno di<br />

trentamila euro. Non me lo sono<br />

fatto ripetere due volte. Sono<br />

contento».<br />

Vivere in un centrto storico<br />

quasi del tutto abbandonato<br />

non è da tutti. Sonia e Ludovica,<br />

due amiche inseparabili,<br />

entrambe native di Buonalbergo,<br />

sono vent’anni che resistono<br />

L’INTERVISTA. Michelantonio Panarese racconta i suoi prim i cinque anni allla guida del Comune<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

La sfida del futuro si gioca<br />

sull'innovazione e la cultura.<br />

L'ha capito da tempo<br />

il sindaco di Buonalbergo, Michelantonio<br />

Panarese, 52enne,<br />

che nella prossima primavera<br />

chiuderà il suo primo ciclo amministrativo.<br />

Ma è pronto a ricandidarsi.<br />

E lo conferma nell'intervista<br />

a Otto Channel 696<br />

tv. “Mi sembra doveroso nei confronti<br />

dei cittadini, poi saranno<br />

loro a decidere”, annuncia il sindaco.<br />

Intanto Buonalbergo, come gli<br />

altri centri dell'entroterra sannita,<br />

ha subito una drastica riduzione<br />

del numero degli abitanti.<br />

Lei come lo spiega?<br />

“Purtroppo non ci sono più attività<br />

compatibili con le aree interne<br />

e c'è una propensione delle<br />

persone a spostarsi verso i<br />

grandi centri. Certo, questo crea<br />

un grande disagio per le nostre<br />

zone e un forte squilibrio anche<br />

economico. L'emergenza Covid<br />

deve farci fare oggi una nuova riflessione<br />

in relazione alla didattica<br />

a distanza e allo smart working.<br />

Il fatto di poter operare a<br />

distanza potrebbe riportare le persone<br />

ad abitare qui dove si può<br />

lavorare a distanza. Ma sono necessarie<br />

almeno due condizioni”.<br />

Quali? A cosa si riferisce in<br />

particolare?<br />

“Creare l'accessibilità facile a<br />

questi strumenti ma servono anche<br />

le infrastrutture immateriali<br />

come la banda larga. Si sta ultimando<br />

qui a Buonalbergo il cablaggio<br />

per la fibra e a breve tempo<br />

avremo questo collegamento<br />

veloce che consentirà alle persone<br />

di lavorare anche a distanza.<br />

Ma penso che si debba andare<br />

verso una forma di work center,<br />

ossia con la creazione di centri<br />

di uffici con una connettività veloce.<br />

Il futuro sarà questo”.<br />

Come ridare una speranza e<br />

«Innovazione e cultura,<br />

la nostra scommessa»<br />

Il sindaco avverte: «Questione delle aree interne mai affrontata»<br />

E accusa: “Penalizzati dall'Alta Velocità, subito la banda larga»<br />

__<br />

Il sindaco Michelantonio Panarese intervistato da 696 Ottochannel<br />

una prospettiva alle aree interne?<br />

“Se ne parla da tempo di aree interne<br />

ma non si è fatto mai nulla.<br />

Si continua a studiare ma nel<br />

frattempo il malato muore...”-<br />

Cosa serve al vostro territorio?<br />

“Innanzitutto è necessario avere<br />

servizi adeguati e nel contempo<br />

favorire l'e-commerce per le nostre<br />

aziende. A breve faremo un<br />

bando per le piccole e medie imprese<br />

per creare dei canali di promozione<br />

dei loro prodotti che sono<br />

competitivi ma che non si conoscono<br />

adeguatamente al di<br />

fuori dei nostri confini”.<br />

L'emergenza Covid come la<br />

state vivendo e come vi sta condizionando?<br />

“Il primo lockdown è stato accettato<br />

dai cittadini anche se con<br />

tutte le difficoltà del caso. Oggi<br />

diventa tutto molto più complicato.<br />

Le persone sono seriamente<br />

in difficoltà. E quindi è necessario<br />

che i nuovi fondi previsti<br />

dal Recovery fund siano messi a<br />

disposizione del territorio. Questa<br />

può essere un'opportunità per<br />

il rilancio dello sviluppo”.<br />

Uno dei nodi irrisolti riguarda<br />

la questione delle infrastrutture.<br />

L'Alta Velocità Napoli-Bari<br />

vi taglia fuori. Deluso?<br />

“Beh il tracciato ci ha penalizzato<br />

molto. Essere esclusi dalla<br />

nuova linea ferroviaria ci danneggia<br />

notevolmente ma sono<br />

scelte di un livello superiore che<br />

subiamo. Ora, però, possiamo<br />

puntare a mettere in rete queste<br />

infrastrutture. Abbiamo una proposta<br />

che valorizzi meglio la statale<br />

90 bis. Tra le stazioni di Apice,<br />

Hirpinia e Orsara possiamo<br />

creare un collegamento diretto<br />

con il territorio. Con la regione,<br />

il Ministero e l'Anas cercheremo<br />

di intervenire sulla statale 90 bis<br />

perché è un tracciato del dopoguerra<br />

non più adeguato. Così<br />

compenseremo la perdita della<br />

rete ferroviaria che sarà dismessa<br />

dal 2026”.<br />

Lei è sindaco da 4 anni: qual è<br />

il risultato che le ha dato più<br />

soddisfazione?<br />

“Sicuramente la possibilità di<br />

creare una rete progettuale che<br />

abbia una visione del futuro. E'<br />

chiaro che questo non risponde<br />

alle esigenze dei cittadini che<br />

hanno bisogno di risolvere anche<br />

piccoli problemi quotidiani, come<br />

quelli relativi alla manutenzione<br />

ordinaria per i quali i comuni<br />

non hanno fondi. Ora tra<br />

gli obiettivi si sono il collegamento<br />

diretto con Castel del Lago<br />

senza passare per Benevento<br />

e gli interventi contro la piaga del<br />

dissesto idrogeologico, purtroppo<br />

i nostri territori sono sempre<br />

molto a rischio”.<br />

Ma qual è la sua idea di città<br />

del futuro per Buonalbergo,<br />

quale può essere la vocazione<br />

per rianimare l'economia locale?<br />

“Non esiste un aspetto che possa<br />

garantire uno sviluppo da solo.<br />

Dobbiamo creare una rete. Ci sono<br />

vari aspetti su cui puntare: uno<br />

degli obiettivi può essere la creazione<br />

di residenze per gli artisti.<br />

Noi ci proveremo”.


Buonalbergo


Buonalbergo

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