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14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 23 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
PAGO VEIANO. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO DE IESO<br />
«Pronto a continuare<br />
per la mia comunità»<br />
Due mandati. In molti gli chiedono di non mollare il timone:<br />
«L’alluvione ci aveva messi in ginocchio ma ci siamo rialzati»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Da dieci anni guida la comunità di Pago<br />
Veiano. Ma il sindaco Mauro De<br />
Ieso non ha ancora deciso se abbandonerà<br />
definitivamente la fascia tricolore, in<br />
vista delle prossime elezioni amministrative.<br />
«Vedremo, ricevo tante sollecitazioni a<br />
continuare il mio lavoro. Ma questa è davvero<br />
una missione».<br />
In che senso, sindaco? Lei in questi anni<br />
ha segnato la storia di questa comunità…<br />
«Negli ultimi tempi i sindaci in un piccolo<br />
paese sono un pò tutto, un fratello maggiore<br />
e un confidente. Siamo il riferimento di<br />
tante problematiche aggravate per altro dalla<br />
pandemia. Volevo fare il sindaco fin da<br />
bambino, era un sogno che ho realizzato».<br />
Ma qual è il risultato di cui va fiero?<br />
«Aver evitato il dissesto è stato un bel traguardo.<br />
Mi sono ritrovato con debiti e sentenze<br />
del passato».<br />
E ci sono rimpianti che si lascia alle spalle?<br />
«Mi dispiace essere stato poco nelle case delle<br />
persone. Ma spesso ho dovuto svolgere<br />
un’attività quasi impiegatizia. Spero che i<br />
cittadini abbiano capito che l’ho fatto nell’interesse<br />
della comunità».<br />
Quali sono le difficoltà che si incontrano<br />
ad amministrare i piccoli comuni?<br />
«Siamo spesso lasciati da soli. Ma oggi il vero<br />
problema è rimettere mano al testo unico<br />
degli enti locali. Bisogna abbattere la burocrazia,<br />
perché i piccoli comuni hanno gli<br />
stessi adempimenti delle grandi città ma senza<br />
personale e senza risorse finanziarie».<br />
L’accusano di essere un sindaco accentratore,<br />
cosa risponde?<br />
«Non è così, è un’immagine che respingo. Il<br />
vero problema è che da sindaco ti ritrovi a<br />
dover dare tante risposte ai cittadini ma devi<br />
anche rispettare obblighi e adempimenti<br />
di legge. Vi assicuro non è cosa semplice».<br />
L’emergenza covid come vi sta condizionando?<br />
«Ha cambiato l’agenda della vita delle persone<br />
e ha modificato anche i nostri programmi.<br />
Vedendo questi dieci anni mi immaginavo<br />
di essere il sindaco che disegnava<br />
politicamente il futuro del suo paese. Però,<br />
poi mi rendo conto di essere stato come il responsabile<br />
di un 118, di un pronto soccorso.<br />
Siamo stati sempre in emergenza».<br />
Ma su cosa bisogna scommettere per rilanciare<br />
lo sviluppo di questo territorio?<br />
«Dobbiamo accelerare sulle opere pubbliche<br />
in corso. Ma solo per cercare di rimettere<br />
il nostro comune in sesto per come stava<br />
prima del disastro dell’alluvione che ha<br />
distrutto tre quarti del paese. Una tragedia<br />
a cui abbiano cercato di dare risposte immediate».<br />
Si può immaginare di puntare sul turismo<br />
religioso creando una sinergia con Pietrelcina?<br />
«Guardi siamo molto vicini a Pietrelcina, basti<br />
pensare che Piana romana è al confine<br />
con Pago Veiano: questa è sicuramente<br />
la strada per mettere il nostro<br />
paese in un contesto di sviluppo<br />
futuro. Ma credo che<br />
dobbiamo valorizzare anche<br />
l’agricoltura di qualità<br />
e il settore dell’ agriturismo.<br />
Siamo legati<br />
all’hinterland di Benevento,<br />
sperando che la<br />
città capoluogo possa<br />
guidare i processi di<br />
sviluppo».<br />
Perché ha scelto di<br />
aderire al progetto<br />
politico dell’ex ministro<br />
Mastella?<br />
«Ho sostenuto la sfida elettorale<br />
del presidente De Luca.<br />
Sono di destra dal punto<br />
di vista ideologico ma<br />
credo che il governatore<br />
rappresenti i miei principi.<br />
Ho ammirato il suo<br />
pragmatismo e la determinazione<br />
nella sua attività<br />
di governo. Mastella? Mi<br />
hanno convinto le qualità umane<br />
dell’ex Ministro e devo dire<br />
che abbiamo raccolto un dato<br />
importante alle regionali con<br />
l’elezione di due consiglieri a<br />
Caserta e Benevento».<br />
A Pago si andrà al voto, lei ha<br />
deciso cosa fare?<br />
«Noi andremo avanti con il civismo<br />
con la lista Pago Veiano<br />
nel cuore che prescinde dalla<br />
identità politica. Anche se dovessi<br />
ricandidarmi come mi viene<br />
richiesto andremo avanti su<br />
questa strada, rivendicando i risultati<br />
che abbiamo ottenuto».<br />
Allora si ricandiderà?<br />
«Non le nascondo che sono anche<br />
stanco, qui bisogna rimettere<br />
mano alla pianta organica<br />
del comune. E’ difficile andare<br />
avanti con soli tre dipendenti.<br />
Ma non mi tiro indietro,<br />
se c’è bisogno di me, io ci sarò<br />
sempre per il mio paese».<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Mauro De Ieso<br />
intervistato da<br />
696 channel
martedì 23 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
TERRALOGGIA<br />
Ma che bel castello<br />
Terraloggia deriva il nome da Terra e, probabilmente,<br />
da Rubrio, che nel I sec. dc. era un<br />
ricco proprietario terriero del pagus Meflanus,<br />
di cui faceva parte anche questa contrada.<br />
Rubrio, per modifiche di pronuncia, sarebbe diventato<br />
Rubra, Rubea, Roggia, Loggia e quindi Terraloggia.<br />
Nel 1113 Terraloggia era un feudo posseduto<br />
dal normanno Roberto di Sicilia che mosse guerra ai<br />
Beneventani, i quali in 4000, guidati da Landolfo<br />
della Greca, saccheggiarono ed incendiarono il<br />
castello, tra le cui fiamme morì lo stesso Roberto. In<br />
seguito signore del feudo fu Guarino di Terrarubea,<br />
che nel 1170 partecipò alla crociata bandita da<br />
Guglielmo il Buono. Nel XV secolo Terraloggia<br />
risultava “castello disabitato”, forse perché era stato<br />
distrutto dal terremoto del 1349. Successivi feudatari<br />
furono i Caracciolo, i Mansella, i Pignatelli, i Del<br />
Tufo. L’attuale Torre fu ricostruita agli inizi del<br />
1700, ora è in stato di abbandono. Dell’antico castello<br />
rimangono, invece, pochi ruderi. Lo stemma dei<br />
Pigantelli è scolpito sull’arco di una porta, su un<br />
gradino e su una pietra, scomparsa di recente, all’inizio<br />
della scalinata. L’estensione del feudo era di<br />
oltre 13 chilometri quadrati e comprendeva un<br />
secondo castello, quello di Tammaro, e le chiese di S.<br />
Pietro, San Tammarella, San Michele, San Gennaro.<br />
Per il feudo di Terraloggia ci furono lunghe vertenze:<br />
una con la chiesa per le decime, un’altra per il<br />
riconoscimento dei dirtitti demaniali; ci furono<br />
tentativi di occupazione delle terre e rivolte di contadini<br />
che sfociarono nel brigantaggio postunitario.<br />
Per uscire di casa il 14enne, ogni volta, deve essere preso in braccio lungo un a ripida scalinata<br />
Vito e il sogno di un ascensore<br />
Dopo quattro anni di raccolta fondi, finalmente pronti il progetto e la gara di appalto<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
La notizia è che l’ascensore si farà. E Vito avrà<br />
un motivo in più per sorridere. Ma ci sono<br />
voluti quasi quattro anni e diverse iniziative<br />
per mettere insieme i soldi necessari<br />
alla realizzazione della<br />
struttura.<br />
Chi è Vito? Un ragazzo con difficoltà<br />
motorie. Giovedì che viene<br />
compirà 14 anni e al secondo<br />
piano del civico 77 di corso Margherita<br />
il vero regalo arriva dalla<br />
comunità che si è stretta attorno<br />
a questa famiglia in difficoltà.<br />
Perché l’ascensore? Perché Vito<br />
abita in una casa popolare dove<br />
la mano del progettista è stata guidata<br />
dalla necessità di risparmiare.<br />
Può capitare, come effettivamente<br />
è capitato, che l’ingresso<br />
venga immaginato come un budello<br />
stretto e lungo, con tanto di<br />
scalini ripidi, fino al secondo piano.<br />
Una rampa che un 14enne si<br />
beve a due e due, ogni volta che<br />
rincasa, ogni volta che ne esce.<br />
Vito non può. Perso il padre qualche<br />
anno fa, al ragazzo pensa la<br />
madre: scuola, socialità, vita all’aperto,<br />
tutto passa attraverso due<br />
braccia e un cuore grande così,<br />
che fa della fatica di tutti i giorni<br />
un impegno secondario. Vito viene<br />
prima. Lui e la sua sedia particolare.<br />
Di qui, l’idea di dotare l’edificio<br />
di un ascensore con due fermate:<br />
piano terra e casa di Vito. Facile?<br />
Macché. Pago Veiano è un piccolo<br />
Comune e investire 20mila<br />
euro per una struttura del genere<br />
non sta nel bilancio. Ma l’amministrazione<br />
comunale ha messo il<br />
timbro sull’iniziativa, l’ha resa pubblica, l’ha sostenuta<br />
prendendosi carico della burocrazia (pensate<br />
che, anche gratis, un progettista non può farsi<br />
carico dell’iniziativa senza passare da procedure,<br />
elenchi particolari, nulla osta da chiedere) molossoide<br />
che presiede agli appalti, anche se inferiori<br />
delle somme che rendono obbligatorie le gare. Non<br />
solo: sul sito del Comune di Pago Veiano, euro dopo<br />
euro, c’è l’elenco dettagliato<br />
di tutto quello che è stato incassato<br />
e messo da parte. La prima<br />
donaziomne risdale al dicembre<br />
del 2018 e Vito aveva solo dieci<br />
anni: alla fine sono stati raccolti<br />
17mila, 395 euro e 50 centesimi.<br />
Che significa? Se uno immagina<br />
che almeno una volta al giorno Vito<br />
ha la fortuna di uscire di casa,<br />
e che da quando si è pensato a un<br />
ascensore sono trascorsi quattro<br />
anni, moltiplicando per le due volte<br />
che si sale e si scende quella<br />
scalinata, sono 2920 abbracci, belli<br />
ma pesanti.<br />
A farsi carico della progettazione,<br />
senza parcella, è stato l’architetto<br />
Luigi Rito Pennucci. L’ascensore<br />
sarà realizzato su un lato dell’edificio<br />
e si aprirà direttamente<br />
nell’appartamento di Vito, che dovrà<br />
semplicemente spingere la sua<br />
sedia particolare e poi potrà andare<br />
a scuola, fare una passeggiata<br />
o qualsiasi altra cosa immagini<br />
nel corso di una giornata.<br />
Il capo dell’ufficio tecnico del<br />
Comune di Pago Veiano, l’ingegnere<br />
Salvatore De Ieso, è fiducioso:<br />
l’ultimo ostacolo è l’individuazione<br />
della ditta specializzata.<br />
Poi l’opera sarà messa in posa.<br />
Magari sarà pronta per l’erstate<br />
e le giornate di sole da trascorrere<br />
all’aria aperta.<br />
La storia di Vito è emblematica<br />
di come la disabilità possa finire<br />
in un amplificatore di difficoltà<br />
quando a doverla gestire è un piccolo comune di<br />
una zona interna. Niente ha se non il cuore da gettrare<br />
oltre l’ostacolo.<br />
SICUREZZA<br />
Truffe agli anziani, il vademecum<br />
Il maresciallo maggiore Claudio Celani,<br />
comandante della stazione dei<br />
carabinieri di Pietrelcina, territorialmente<br />
competente anche per Pago Veiano,<br />
ha presentato il vadevecum per la<br />
prevenzione delle truffe agli anziani.<br />
Accompagnato dal suo vice, il comandante<br />
ha avuto un lungo colloquio con il<br />
primo cittadino per illustrare le linee<br />
guida del progetto. I militari hanno spiegato<br />
le regole base per far sì che proprio<br />
la prevenzione e la consapevolezza delle<br />
varie tecniche siano la migliore difesa da<br />
mettere in atto contro i malviventi.<br />
LE RADICI<br />
Con Padre Pio sempre nel cuore<br />
La vicinanza geografica a Pietrelcina non è l’unico motivo che<br />
lega Pago Veiano a Padre Pio. La nonna materna di Padre<br />
Pio, Maria Giovanna, era figlia di Nicola Gagliardi, nativo di<br />
Pago Veiano. Per iniziativa del parroco don Ugo Della Camera, i<br />
cittadini di Pago Veiano eressero sul sagrato della Chiesa di S.<br />
Donato una statua in onore del Frate nel 1986, 16 anni prima della<br />
sua santificazione. Il Frate dal 1910 al 1918, periodo in cui fu a<br />
Pietralcina dopo la sua ordinazione sacerdotale, celebrò spesso<br />
la Messa a Pago Veiano nella chiesa patronale di s. Donato, nella<br />
chiesa rurale di s. Gennaro, non lontana dalla casa colonica dei<br />
suoi genitori, ed in quella di San Michele. Egli, come testimoniano<br />
le numerose lettere intercorse fra loro, fin dalla prima giovinezza<br />
ebbe sempre un rapporto di fraterna amicizia con il sacerdote don<br />
Giuseppe Orlando (1877-1958), divenuto poi marchese di Pago<br />
Veiano. I biografi di Padre Pio, anzi, narrano che la vocazione di<br />
farsi frate sia sorta ascoltando un panegirico tenuto proprio dal<br />
giovane don Giuseppe, al quale egli tempo dopo confidò testualmente:<br />
«Se sono sacerdote lo devo a te. Sentii la vocazione mentre<br />
ascoltavo la tua predica su San Michele». Fu lo stesso don<br />
Giuseppe ad occuparsi della costruzione a Pietrelcina del Convento<br />
dei Cappuccini e dell’annessa chiesa della Sacra Famiglia.<br />
Conobbe per primo il grande desiderio del Frate di costruire La<br />
Casa Sollievo della Sofferenza, e, quale uomo esperto nel campo<br />
finanziario, svolse un ruolo decisivo per la sua fondazione.
Pago Veiano
Pago Veiano
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 2 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CASTELPOTO. QUI OGNI APPALTO VIENE ASSOCIATO AL BELLO<br />
La lotta è casa per casa<br />
per riavere il centro antico<br />
Ricostruzione. Il Comune sta risalendo a nipoti e pronipoti<br />
per aggiornare la mappa catastale e acquisire tutte le macerie<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
DI FLAMINIO MUCCIO*<br />
Sarà perché con il tempo uno è portato a<br />
dimenticare. E allora le macerie a carne<br />
viva del palazzo ducale, sconnesso<br />
testimone di quello che era l’intero impianto<br />
fortificato di Castelpoto e dei signori che<br />
l’abitavano, assomigliano a un’espiazione.<br />
Una sorta di rivalsa per le terribili pratiche<br />
che i nobili autorizzavano ai danni dei più<br />
indifesi. Cos’era il mercato dei Valani ce lo<br />
racconta la collega De Lucia in questa pagina.<br />
L’abbandono è catartico. Dal terremoto<br />
dell’80, 41 anni sono però sufficienti per ritenere<br />
quel capitolo chiuso. Non è un caso<br />
che Vito Fusco, il sindaco, abbia scelto<br />
“Avanti” come titolo del suo opuscolo divulgativo<br />
per la campagna elettorale. Che<br />
non è quel richiamo socialista, pure nobile,<br />
ma una strada del futuro, cui è votata tutta<br />
l’amministrazione. Insieme a un’altra scelta<br />
molto tranchant: inseguire il bello, ovunque<br />
possibile. Così da loro nascono i monumenti,<br />
gli arredi urbani, i luoghi della memoria.<br />
Il borgo, dunque, come possibilità. Anche a<br />
Castelpoto il confronto con le pietre del passato<br />
è un capitolo in evoluzione. I rintocchi<br />
dell’orologio della chiesa di San Nicola da<br />
Mira si allungano su un intero centro storico<br />
vuoto e abbandonato. Gli esempi dei pochi<br />
stabili recuperati, e con essi le facciate, sono<br />
eloquenti rispetto a ciò che potrebbe diventare.<br />
Un attrattore turistico capace di creare<br />
lavoro e muovere economia. Ma la lotta è casa<br />
per casa e, a volte, stanza per stanza. Le fu-<br />
L’intervento<br />
ghe da Castelpoto ci sono state e il numero<br />
di nascite è preoccupante: senza una inversione<br />
di tendenza qui si spopola tutto. L’amministrazione<br />
vuole recuperare al patrimonio<br />
pubblico ogni edificio, ma non esiste una<br />
mappa catastale aggiornata con tutti gli eredi<br />
nei decenni subentrati nelle proprietà del<br />
borgo antico: tra nipoti e pronipoti ci sono<br />
fino a venti titolari<br />
per una singola stanza.<br />
Così, la ricostruzione,<br />
di per sè già<br />
complessa per il reperimento<br />
dei fondi,<br />
diventa un affare<br />
dannatamente complicato.<br />
Ma se mai si<br />
inizia... L’idea del<br />
borgo della cultura,<br />
con case per artigiani<br />
e artisti, ha già dato<br />
vita a un concorso<br />
__<br />
Nella foto il<br />
monumento ai Valani,<br />
i bimbi schiavi<br />
Saremo in grado di rispondere<br />
al coronavirus immaginando<br />
un futuro diverso<br />
capace di cambiare la nostra storia?<br />
La risposta è parzialmente<br />
positiva, in quanto la pandemia<br />
ha cambiato le condizioni con cui<br />
guardare il tema del recupero delle<br />
aree interne, del ripopolamento<br />
dei borghi. Soprattutto quelli<br />
del mezzogiorno. Come amministrazione<br />
comunale, infatti, stiamo<br />
investendo moltissimo in innovazione<br />
e cultura. Vorremmo<br />
che Castelpoto diventi una smart<br />
land, dotata di servizi digitali innovativi<br />
che permettano lo sviluppo<br />
economico, sociale e culturale<br />
dell'intera comunità. Siamo<br />
convinti che questi luoghi, un<br />
tempo considerati marginali, possano<br />
diventare un hub di pratiche<br />
innovative in cui l’abitare del futuro<br />
porti con sé le orme e gli insegnamenti<br />
del passato. Basti<br />
pensare alle nuove tendenze di lavoro<br />
agile come il South Working,<br />
che potrebbe innescare un<br />
meccanismo di ritorno riducendo<br />
anche le crescenti disuguaglianze<br />
sociali e territoriali del Paese.<br />
Per far questo, stiamo lavorando<br />
per dotare Castelpoto di adeguate<br />
infrastrutture materiali e immateriali,<br />
come la nuova strada di<br />
collegamento SP 151 che velocizzerà<br />
i collegamenti con Benevento<br />
e le principali arterie interregionali,<br />
e il cablaggio della rete<br />
in banda ultra larga. Interventi<br />
capaci di intercettare chi vede in<br />
un borgo interno come il nostro<br />
uno spazio di opportunità e di libertà.<br />
Se fino a qualche tempo fa<br />
le città e le grandi aree urbane venivano<br />
esaltate come uniche vere<br />
promotrici di sviluppo oggi ci si<br />
è resi conto, che bisogna puntare<br />
alle peculiarità di ogni singolo territorio.<br />
Per questo Castelpoto, assume<br />
tanto più valore se confrontato<br />
con la vicina area metropolitana<br />
di Napoli che presenta<br />
tassi di densità abitativa tra i più<br />
alti del mondo. Per questo teniamo<br />
molto alla qualità dei servizi<br />
offerti, e poniamo molta attenzione<br />
alla scuola, al sociale, al terzo<br />
settore. Andiamo fieri del nostro<br />
SPRAR, apprezzato a livello<br />
nazionale, che è divenuto un<br />
di idee nazionale. La<br />
riqualificazione<br />
energetica è lo smusso<br />
burocratico per<br />
avere accesso ai forzieri<br />
dell’Ue e mettere mano agli appalti.<br />
Il sindaco lo sa che “il destino di un piccolo<br />
comune non dipende solo da quel piccolo comune”.<br />
Contro lo spopolamento nel corso<br />
del suo primo mandato ha lavorato molto sull’immigrazione<br />
e l’aliquota di presenze e<br />
nuovi nati che da questa può derivare. Ma la<br />
svolta multietnica, l’integrazione, sono soltanto<br />
una parte del problema. La realtà è diversa.<br />
Lo confessa candidamente Giuseppina<br />
Veltro, vera regina della salsiccia rossa di<br />
Castelpoto, un prodotto che la Fattoria Muccio,<br />
fondata dal marito Carmine nel 1977, ha<br />
reso internazionale. Giuseppina ha tre figli,<br />
Assunta, Antonio e Sandra: «Sono andati via<br />
di notte, scappati altrove, perché di questo<br />
lavoro e di questo<br />
posto non ne volevano<br />
sapere. Ma non<br />
non abbiamo mai<br />
mollato e la nostra<br />
fattoria è diventata<br />
un presidio Slow food<br />
conosciuto ovunque.<br />
Noi esportiamo<br />
non soltanto la salsiccia<br />
rossa ma anche<br />
le carni di prosciutto<br />
dei nostri maiali<br />
neri, che arrivano<br />
anche dalla Francia<br />
a caricare. Loro<br />
ci aiutano a distanza,<br />
hanno studiato e sanno<br />
consigliarci sui<br />
__<br />
Giuseppina<br />
Veltro, regina della<br />
salsiccia rossa<br />
macchinari e su altre scelte dell’azienda. Ma<br />
al lavoro qui ci pensiamo io e mio marito.<br />
Lui smise di fare il carpentiere e scelse di<br />
mettere su una macelleria, così è iniziato tutto».<br />
Giuseppina ha 61 anni e una vitalità da<br />
bambina. Il segreto della bontà delle sue salsicce<br />
lo svela sottovoce: «I rametti di sambuco<br />
che infiliamo tra l’una e l’altra».<br />
«Digitali e innovativi, una smartland dove i giovani potranno tornare»<br />
agente di sviluppo locale perché<br />
ha unito alla cultura dell'accoglienza<br />
e della solidarietà il tema<br />
dello sviluppo, creando occupazione<br />
di medio e alto profilo e<br />
dando una mano a tutte le fasce<br />
deboli della popolazione. Investiamo<br />
molto in cultura e creatività,<br />
motori di rigenerazione urbana<br />
e sviluppo economico. Infatti,<br />
il nostro festival di cultura<br />
mediterranea S(t)uoni è divenuto<br />
negli anni un evento di rilevanza<br />
regionale, che attrae per la qualità<br />
dell'offerta proposta. Castelpoto<br />
nel corso di questi anni è cambiata<br />
ed è divenuto un paese aperto,<br />
moderno, attrattivo e sicuro.<br />
Un luogo di sperimentazione e di<br />
innovazione sociale.<br />
*ASSESSORE DI CASTELPOTO<br />
La storia<br />
I Valani, quei<br />
bimbi venduti<br />
come schiavi<br />
DI MARIATERESA DE LUCIA<br />
Un bimbetto allegro e saltellante.<br />
Inquadra la prospettiva dei<br />
piccoli, capace di guardare alla<br />
vita con gioia anche mentre si affrontano<br />
grandi sofferenze, il<br />
monumento ai valani inaugurato<br />
dieci anni fa, nel marzo 2011,<br />
dal Comune di Castelpoto.<br />
L'opera di Antonio Tommaselli,<br />
posta all'ingresso del paese, però<br />
è memoria perpetua di una<br />
vicenda trististissima.<br />
Ricorda il fenomeno dei valani,<br />
i ragazzini che, in tenera età, venivano<br />
venduti dai genitori poverissimi,<br />
per una misera cifra<br />
(spesso solo una quantità di grano).<br />
Erano bimbi-schiavi e per<br />
un intero anno venivano impiegati<br />
per i lavori agricoli più umili<br />
e pesanti, spesso destinati alla<br />
cura degli animali con i quali<br />
erano costretti a vivere.<br />
“Eravamo come loro...” ricordano<br />
in alcune testimonianze che<br />
fanno parte di un lavoro di ricerca<br />
nato proprio a Castelpoto,<br />
dalla studiosa Elisabetta Landi<br />
e confluito nel <strong>volume</strong> “Il Mercato<br />
dei Valani a Benevento – La<br />
compravendita del lavoro infantile<br />
nel Sud Italia tra il 1940<br />
e il 1960”, edito da Edisse nel<br />
2012.<br />
Un lavoro volto a dimostrare<br />
l'esistenza del fenomeno e dello<br />
svolgimento del mercato collegato.<br />
Il 15 agosto, nel giorno dell'Assunta,<br />
i ragazzini venivano<br />
venduti nella piazza davanti al<br />
Duomo.<br />
Bimbi schiavi costretti a lavorare<br />
per un anno in cambio di un<br />
tozzo di pane. Spesso maltrattati<br />
e picchiati dai padroni e impegnati<br />
per così tanto tempo da<br />
“scomparire” dalla propria comunità.<br />
Un fenomeno ricostruito<br />
non senza difficoltà per il riserbo<br />
degli stessi protagonisti.
martedì 2 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
Inquadra il codice e scopri<br />
le puntate precedenti<br />
Arriva sul sito<br />
in automatico<br />
(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Vito Fusco riconfermato con l’87 per cento dei voti rilancia l’impegno per la sua città<br />
«Ci salveranno le infrastrutture»<br />
Il sindaco scommette sulla Fondovalle Vitulanese: “Un treno da non perdere”<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Castelpoto non si è mai arresa. Nemmeno<br />
quando il terremoto del 23 novembre<br />
’80 devastò il centro storico<br />
di questo piccolo paese, conosciuto oltre confine<br />
per la rinomata salsiccia rossa, un prodotto<br />
d’eccellenza che alimenta l’economia<br />
del territorio nel cuore della Valle Vitulanese.<br />
Non si arrende oggi nemmeno il sindaco,<br />
Vito Fusco, esponente del Pd, riconfermato<br />
con una percentuale bulgara alla guida dell’amministrazione<br />
comunale.<br />
Questa rinnovata fiducia, con un consenso<br />
così largo dei cittadini, cosa ha significato<br />
per lei?<br />
«Devo solo dire grazie alla gente per averci<br />
riconosciuto l’87 per cento dei voti. Ma passata<br />
la gioia del momento è di sicuro un carico<br />
di responsabilità. Le aspettative sono<br />
tante, è stato apprezzato il lavoro della nostra<br />
squadra. Ed è anche un investimento per<br />
il futuro, speriamo di esserne all’altezza».<br />
L’emergenza covid come l’avete affrontata,<br />
quali difficoltà avete dovuto superare?<br />
«Ma, guardi, già dall’inizio del mio primo<br />
mandato ho dovuto affrontare solo emergenze.<br />
Abbiamo iniziato nell’ottobre 2015<br />
con l’alluvione, poi l’emigrazione e ora con<br />
la diffusione del virus. Diciamo che lo scorso<br />
anno abbiamo vissuto mesi molto difficili<br />
con il lockdown, è stata un’ esperienza dolorosa<br />
che la comunità ha affrontato con disciplina<br />
e ne siamo orgogliosi. Purtroppo abbiamo<br />
avuto due decessi, ma per fortuna non<br />
ci sono stati grossi focolai e siamo riusciti<br />
sempre a garantire tutti i servizi».<br />
Va sottolineato il suo gesto nobile: le indennità<br />
sua e del vicesindaco sono state<br />
utilizzate per comprare tute a infermieri e<br />
autisti del Saut. Perché?<br />
«Preferisco non parlarne. Spesso sosteniamo<br />
con i nostri compensi le associazioni del paese<br />
e le scuole ma vogliamo farlo con discrezione,<br />
non serve pubblicizzare questo tipo di<br />
azioni di solidarietà».<br />
Che significa gestire un comune così piccolo,<br />
spesso voi sindaci siete abbandonati<br />
al vostro destino…<br />
“C’è di sicuro una condizione<br />
di difficoltà perché noi abbiamo<br />
un contatto diretto con la<br />
popolazione e raccogliamo lamentele,<br />
aspettative e sogni. Abbiamo<br />
tante responsabilità ma poche<br />
risorse, e spesso ci ritroviamo<br />
a pagare per colpe che non<br />
abbiamo”.<br />
La fondovalle Vitulanese<br />
che cosa può<br />
rappresentare anche<br />
in termini di prospettiva?<br />
«Il mancato sviluppo<br />
del Sud e delle aree<br />
interne è da attribuire<br />
alle carenze infrastrutturali.<br />
Se non<br />
vogliamo continuare<br />
sulla strada dello<br />
spopolamento e della<br />
desertificazione<br />
credo che le infrastrutture<br />
vanno promosse<br />
e salvaguardate.<br />
Certo, ci sono<br />
problemi ambientali<br />
da verificare ma questa<br />
fondovalle è una fortuna<br />
perché passa attraverso<br />
il nostro territorio. Parliamo<br />
del corridoio Tirreno-Adriatico<br />
che può essere una grande<br />
opportunità: è un treno da<br />
non perdere, perché è strategico<br />
per la provincia di Benevento.<br />
Va sostenuta convintamente».<br />
Anche in una piccola comunità<br />
come la vostra<br />
spesso si registrano polemiche<br />
e veleni. Come<br />
lo spiega?<br />
«Uno dei risultati di<br />
cui vado orgoglioso è aver pacificato questa<br />
comunità. Per quanto mi riguarda sono aperto<br />
al dialogo e al confronto ma non mi hanno<br />
mai appassionato le polemiche sterili».<br />
Come si può rilanciare l’economia del<br />
territorio: la scommessa sull’agroalimentare<br />
può funzionare?<br />
«Il destino di un piccolo comune non dipende<br />
solo da noi. Abbiamo un prodotto come<br />
la salsiccia rossa che è un presidio<br />
slow food e che ha grosse<br />
potenzialità. Ci sono già percorsi<br />
di valorizzazione ma se<br />
non si potenziano le infrastrutture<br />
qualunque attività di<br />
sviluppo non avrà grandi possibilità<br />
di successo. Noi faremo<br />
sempre la nostra parte.<br />
Castelpoto dovrà essere un<br />
luogo dove si sperimentano<br />
nuove pratiche, innovative.<br />
Andremo avanti su cultura e<br />
servizi ma il destino del nostro<br />
paese non sarà diverso da<br />
quello dei comuni limitrofi, va<br />
fatta una battaglia tutti insieme».<br />
Ci sono tante aspettative per il<br />
Recovery plan, ma nel rapporto<br />
con la Regione cosa deve cambiare?<br />
«Dobbiamo avere una classe dirigente<br />
unita. Abbiamo un’occasione storica<br />
questi fondi vanno indirizzati su obiettivi<br />
importanti come quello delle infrastrutture<br />
al Sud. Non dobbiamo avere tabù,<br />
c’è da scommettere sull’innovazione del<br />
paese».<br />
Il suo sogno nel cassetto per Castelpoto?<br />
«Spero che ci possa essere una nuova<br />
vita per i borghi delle aree interne.<br />
Ed è un sogno che si può realizzare».<br />
__<br />
Il sindaco Vito Fusco<br />
Le radici<br />
Età longobarda<br />
L'itinerario Longobardo offre<br />
un'esperienza unica del territorio<br />
di Castelpoto, unendo gli<br />
aspetti storico-culturali a quelli<br />
naturalistici. Il paese, sorto in<br />
epoca longobarda, cade sotto il<br />
dominio dei normanni quando<br />
questi si stabilirono nell'attuale<br />
territorio beneventano. Nel<br />
1114 il territorio era possedimento<br />
di Ugo di Castelpotone e<br />
nel 1122 gli succedette il figlio,<br />
Ugo Iuniore, che appoggiò il<br />
duca di Benevento nella ribellione<br />
a papa Onorio prima e<br />
dopo papa Innocenzo, che non<br />
volevano riconoscergli il titolo<br />
di duca di Puglia. Nel periodo<br />
della dominazione angioina,<br />
passò ad una delle più potenti<br />
famiglie di Capua. Nel 1627, il<br />
paese fu assegnato all'avvocato<br />
Bartoli che, grazie a Carlo VI,<br />
fu insignito del titolo di duca di<br />
Castelpoto. Il nome del paese è<br />
composto dal termine "castello"<br />
dal latino castrum, "fortezza"<br />
e di un personale longobardo<br />
Poto. Di particolare interesse<br />
è la chiesa di San Nicola,<br />
distrutta dal terremoto del<br />
1688, fu subito ricostruita<br />
e consacrata nel 1696 dal<br />
cardinale Orsini, conserva al<br />
suo interno un battistero poggiante<br />
su una colonna romana,<br />
altari in marmo e due statue di<br />
legno pregiato. Il castello,<br />
invece, è stato più volte rimaneggiato,<br />
fino a fondersi nella<br />
struttura con alcune abitazioni<br />
limitrofe.
Castelpoto
Castelpoto
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 9 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
SAN GIORGIO DEL SANNIO. IL LOCALE IN UN PORTALE DEL ‘700<br />
Gerardo e la bottega<br />
con vista nella storia<br />
Il principe Carlo III Spinelli realizzò l’opera per il monastero<br />
perché le figlie Serafina e Felicita potessero prendere i voti<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Piazzale dei murales<br />
A San Giorgio del Sannio è stato inaugurato<br />
a novembre il "Piazzale dei Murales" in via<br />
San Giacomo. Uno slargo dedicato agli<br />
operatori sanitari per l’impegno e la competenza<br />
professionale profusi in questo periodo<br />
di emergenza da Covid-19. Le opere,<br />
volute fortemente dal sindaco Mario Pepe,<br />
sono state realizzate dagli artisti: Elena<br />
Rubino con l’opera "il coraggio di parlare",<br />
Antonio Polito con le opere "lo spirito del<br />
luogo", "con fiducia verso il domani",<br />
"sognare si può" e "oltre il dolore", Francesca<br />
Tosto con l’opera "armonie di colori" e<br />
Francesco Peluso autore dell’opera "stai<br />
fermo lì". Lo spazio dedicato alle opere è<br />
stato voluto dalla giunta e dagli amministratori<br />
del Paese che vuole essere uno spazio<br />
che rappresenti anche un invito a meditare<br />
sui valori e sui simboli che vengono espressi.<br />
Gli artisti dei Murales hanno partecipato in<br />
maniera totalmente gratuita alla realizzazio-<br />
__<br />
Il barbiere Gerardo Santucci e la<br />
bottega dentro il portale del ‘700, dono del<br />
principe Carlo III Spinelli. A lato, nell’altra<br />
pagina, il sindaco Pepe intervistato da 696<br />
tv.<br />
La tappa del Giro<br />
Il comune di San Giorgio del Sannio,<br />
oltre a conservare la sua storia, i monumenti<br />
e i vari luoghi d’interesse, è ricordato<br />
anche per il particolare legame con<br />
il mondo del ciclismo. Infatti, il 29 e 30<br />
maggio del 1987, ospitò l’arrivo dell’ottava<br />
tappa e la partenza della successiva<br />
del 70° Giro d’Italia (Roccaraso-San<br />
Giorgio e San Giorgio-Bari). In memoria<br />
di questo importante evento nella<br />
storia del comune sannita è stata realizzata<br />
una stele, progettata dall’architetto<br />
Giuseppe Carbone, sulla quale risalta la<br />
figura di tre corridori a comporre il<br />
tricolore accompagnata dalla frase di<br />
Adriano De Zan: “Il gruppo sta imboccando<br />
lo splendido Viale Spinelli per la<br />
volata finale”. A tagliare il traguardo<br />
dell’ottava tappa fu Paolo Rosola,<br />
seguito da Guido Bontempi e Stefano<br />
Allocchio.<br />
Gerardo Santucci è un barbiere fortunato.<br />
Ma non perché lavora ininterrottamente<br />
da 51 anni. Quello è<br />
il frutto della sua personale abilità cui non<br />
può essere imputata alcuna aliquota venuta<br />
giù da chissà quale posto. Santucci<br />
da 40 anni entra e esce dalla storia quando<br />
inizia e finisce il suo onesto lavoro.<br />
La bottega è dentro un portale del '700.<br />
Un monumentale regalo, oggi tutelato dalla<br />
Soprintendenza, del principe Carlo III<br />
Spinelli al monastero della Visitazione e<br />
alle suore di S. Maria, arrivate in quattro<br />
a San Giorgio per volere del papa Clemente<br />
XII, perché chiamate a gestire l'educazione<br />
e la monacazione delle discendenti<br />
del casato Spinelli. Le prime ad entrarci,<br />
il primo giugno del 1737, furono<br />
Serafina e Felicita, le due figlie del Principe,<br />
lì vissute fino alla loro morte con il<br />
nome di suor Marianna e suor Maria Clementina.<br />
La chiesa madre, il monastero e l'attiguo<br />
educandato vengono ricordati come uno<br />
dei primi passi verso l'autonomia di San<br />
Giorgio, fino ad allora conosciuto come<br />
San Giorgio della Montagna, ovvero appendice<br />
periferica del Ducato di Montefusco.<br />
Ecco perché Gerardo Santucci è fortunato.<br />
Pochi, come lui, posso dire di avere<br />
“bottega” (nel senso più nobile del termine)<br />
con un ingresso che è anche un mo-<br />
La buona pratica<br />
numento. Ci sono disegni conservati dal<br />
1787 che riproducono nei dettagli la maestosità<br />
del portale: una pubblicità museale<br />
per il piccolo e abile artigiano.<br />
Tranne negare l'educandato alle ragazze<br />
povere e non nobili, in quella piazza c'è<br />
ancora integra tutta l'opera migliorativa<br />
che il ricchissimo principe Carlo III, famiglia<br />
napoletana, quella degli Spinelli,<br />
imparentata con i Caracciolo e i Carafa,<br />
ha immaginato e realizzato per San Giorgio.<br />
Il lunghissimo viale alberato che si<br />
dipana in quattro direzioni, oggi unica testimonianza<br />
di una coerenza urbanistica,<br />
è a sua volta frutto della necessità del Principe<br />
di far arrivare l'acqua delle sorgenti di<br />
Ginestra fino al suo palazzo. Lui, Gerardo,<br />
il barbiere, oramai non ci fa più caso:<br />
«Come potrei? Lavoro qui da tanti di quegli<br />
anni che per me è normale». Il professore<br />
Pasquale Nicolais, 85enne professore<br />
di lingue straniere a riposo, tra un colpetto<br />
di rasoio e una spuntatina, ride e annuisce.<br />
Per lui, quando è a San Giorgio<br />
per far visita ai suoi figli, una tappa da Gerardo<br />
è un po' un obbligo e un po' un piacere.<br />
Per il resto la città è un contenitore.<br />
È cresciuta consentendo la libertà edifi-<br />
Il bel ricordodel 1987<br />
cativa, che è stato il segreto della sua crescita.<br />
Ma che, adesso, è anche la sua dannazione:<br />
un agglomerato privo di un'anima,<br />
senza un vero stile o un tratto architettonico<br />
distintivo né un centro storico<br />
degno di questo nome.<br />
Sarà per questo che la gente è crescita<br />
compensando: tanto sono inguardabili le<br />
sue strade quanto sono gentili e accoglienti<br />
le persone. Dicono che qui abbondino i<br />
fiori e l'educazione. Ci credono al punto<br />
di averlo scritto su diversi cartelli facendone<br />
la chiave comunicativa della propria<br />
immagine. Onestamente, di fiori ne abbiamo<br />
visti veramente pochi, ma possiamo<br />
testimoniare sulla pulizia e decoro del<br />
posto: questo lo si deve non tanto alla efficienza<br />
amministrativa ma alla qualità di<br />
cittadini che qui crescono.<br />
San Giorgio del Sannio è al centro di un<br />
sistema di collegamenti viari che la rendono<br />
baricentrica rispetto a tante direttrici<br />
di sviluppo. Non è assolutamente un caso<br />
che qui fioriscano le più disparate attività<br />
merceologiche ma anche la grande distribuzione.<br />
Ancora adesso si alzano interi<br />
capannoni industriali al solo scopo di<br />
darli in fitto: questa fiducia non la trovi<br />
ovunque. L’unico peccatuccio è riscontrabile<br />
nell’ufficio Ragioneria del Comune,<br />
quando ogni anno, chiudendo i conti,<br />
il sindaco rileva la partita doppia che giocano<br />
molti maggiorenti locali, restìi a versare<br />
le tasse dovute all’amministrazione<br />
e non per indigenza familiare.
QUOTIDIANO D’INFORMAZIONE FONDATO NEL 1862<br />
martedì 9 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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di Federico Festa e Pierluigi Melillo<br />
<strong>NEI</strong> <strong>PAESI</strong> DELL’OSSO<br />
In collaborazione con<br />
(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
L’appello del sindaco Mario Pepe, ex deputato, che a 80 anni ha ancora la passione per la politica<br />
«De Luca deve ascoltarci»<br />
La vertenza Sannio, il dubbio sulla ricandidatura, i 18 milioni che cambieranno la città<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Da una parte c’è il peso dell’età, dall’altra<br />
la straordinaria passione per<br />
la politica. Un dubbio amletico per<br />
Mario Pepe, 80 anni portati con disinvoltura,<br />
sindaco di San Giorgio del Sannio<br />
con una lunga storia politica alle spalle:<br />
deve decidere se si ricandiderà alle elezioni<br />
amministrative di quest’anno. “Sa<br />
cosa diceva Spinoza, filosofo del Settecento?<br />
Se ti piglia la passione per la politica<br />
non puoi smettere più”, racconta il<br />
sindaco, che aveva guidato per la prima<br />
volta il comune sannita nel ’73 prima di<br />
intraprendere una carriera politica entusiasmante<br />
che l’ha portato prima in Regione<br />
e poi più volte in Parlamento.<br />
Allora, cosa deciderà? Continuerà la<br />
sua battaglia politica o si farà da parte?<br />
«Ho l’entusiasmo, le idee e il desidero di<br />
fare il sindaco ma l’uomo è anche fragile<br />
e vive il peso del proprio corpo. Se prevarrà<br />
la fragilità del corpo bisognerà darsi<br />
alla meditazione filosofica, se vincerà<br />
il desiderio del pensiero potrà esserci una<br />
nuova fase».<br />
Intanto, al termine di questo suo mandato<br />
che bilancio consegna ai cittadini?<br />
«In questo ultimo periodo abbiamo interventi<br />
sul territorio per diciotto milioni.<br />
Mai vista una somma così ragguardevole.<br />
Cambieremo volto al paese per la viabilità,<br />
e realizzeremo una nuova palestra, una<br />
scuola, ma puntiamo al recupero anche di<br />
spazi verdi con parchi giochi per bambini.<br />
E’ un’azione molto forte».<br />
San Giorgio del Sannio come sta affrontando<br />
questa emergenza covid?<br />
«Fortunatamente sul piano sanitario non<br />
abbiamo avuto casi eclatanti. Indubbiamente<br />
c’è un calo sul fronte dell’economia,<br />
le attività commerciali sono in affanno.<br />
Abbiamo registrato che i cittadini<br />
sono meno propensi a spendere perché i<br />
tempi sono difficili».<br />
Quali sono le priorità da cui ripartire<br />
una volta che questa pandemia sarà finita?<br />
«Non c’è una priorità municipalistica per<br />
San Giorgio ma dobbiamo guardare al<br />
Sannio nel suo complesso. Dopo il covid<br />
i fondi destinati al Mezzogiorno devono<br />
essere assegnati in misura maggiore alle<br />
province più deboli, come Sannio e Irpinia.<br />
La battaglia va fatta su questo fronte».<br />
La vertenza delle aree interne come va<br />
riaperta? E cosa si aspetta dal governatore<br />
De Luca?<br />
«Noi che abbiamo votato e sostenuto De<br />
Luca, guardiamo alla capacità programmatica<br />
del presidente regionale. All’attenzione<br />
della regione va posto il tema<br />
dello sviluppo del Sannio. C’è la sfida dell’Alta<br />
Capacità molto importante ma servono<br />
infrastrutture e i servizi per le zone<br />
del Fortore, della Valle Caudina e dell’area<br />
che circonda Benevento per puntare a un<br />
nuovo sviluppo».<br />
San Giorgio spesso deve fare i conti con<br />
l’emergenza idrica: che interventi chiede<br />
all’Alto Calore?<br />
«E’ necessario potenziare i serbatoi e migliorare<br />
le adduttrici per scongiurare una<br />
perdita d’acqua che oggi<br />
si attesta al 40 per cento.<br />
L’Alto Calore ha storia e<br />
competenza ma come<br />
sindaci dobbiamo chiedere<br />
un forte miglioramento<br />
della rete».<br />
Quale può essere il futuro<br />
di San Giorgio che<br />
ha una posizione strategica,<br />
in particolare grazie<br />
ai collegamenti con i grandi<br />
assi viari?<br />
«Noi dobbiamo potenziare il<br />
piano commerciale, proprio<br />
perché insistiamo su un’area baricentrica.<br />
L’obiettivo è consentire<br />
la realizzazione di piccole iniziative<br />
produttive, che consentano<br />
di salvaguardare il territorio e<br />
di creare nuova occupazione».<br />
A differenza degli altri centri<br />
sanniti San Giorgio ha<br />
visto costantemente crescere<br />
il numero dei suoi<br />
abitanti. Come si spiega?<br />
«Quando ho fatto il sindaco per la prima<br />
volta c’erano 5mila abitanti, oggi siamo<br />
diecimila. Qui si vive bene: noi siamo il<br />
paese dei fiori e della cortesia.<br />
Ma abbiamo le risorse<br />
di un paese piccolo e gestire<br />
i servizi è complicato:<br />
questo è il nostro<br />
dramma».<br />
Qual è il risultato raggiunto<br />
in questi anni<br />
dal punto di vista<br />
amministrativo<br />
che le ha<br />
dato maggiore<br />
soddisfazione?<br />
«Sicuramente<br />
il rapporto<br />
con i cittadini.<br />
Non sono<br />
superbo o<br />
supponente,<br />
la mia cultura<br />
è a servizio<br />
dei cittadini.<br />
Ho sempre<br />
cercato di<br />
guardare al futuro<br />
della mia<br />
comunità».<br />
Lei è un politico<br />
di grande esperienza,<br />
con una storia importante.<br />
Perché i partiti<br />
sono in crisi?<br />
«Oggi sulla scena ci sono dilettanti<br />
allo sbaraglio. E questo<br />
succede quando non c’è<br />
la didattica politica nei partiti<br />
e non c’è più il confronto<br />
con i migliori. Ne è scaturita<br />
una crisi profonda della politica<br />
e dei partiti. Bisogna recuperare<br />
l’articolo 49 della Costituzione:<br />
sono i partiti che devono<br />
determinare la vita democratica.<br />
E ai giovani dobbiamo dire:<br />
fate politica”.
San Giorgio<br />
del Sannio
San Giorgio<br />
del Sannio
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 9 marzo 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
BONEA. VICOLI COME USCITI DA UN RACCONTO DI MURAKAMI<br />
Tra case fantasma<br />
la vita che resiste<br />
Finanziamenti e cantieri per smettere gli abiti di quartiere<br />
e diventare una vera città: ma ovunque spuntano macerie<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Il primo cartello che marca il territorio<br />
lo incocciamo dopo aver lasciato la<br />
provinciale da alcuni metri. Lo scenario<br />
assomiglia agli orizzonti del pianeta<br />
Tatooine, poco prima della città di Mos<br />
Pelgo, dove il Mandaloriano cerca altri simili<br />
con i quali condividere la “via”. Ma<br />
c'è anche qualcosa di Haruki Murakami e<br />
dei portali che lo scrittore apre per immaginare<br />
mondi e destini paralleli, abbondanti<br />
anche per uno come Kafka.<br />
Il primo impatto è una facciata di un edificio<br />
diroccato, metà maceria del passato<br />
metà testimone di altri abbandoni: un filare<br />
di pali dell'illuminazione divelti e dimenticati<br />
in un terreno, uno dietro l'altro,<br />
come vittime di un ammodernamento che<br />
deve venire ma che lotta ancora a farsi<br />
spazio, a rendersi visibile.<br />
Qualche metro più in la, una rotonda disegnata<br />
da un architetto o un ingegnere<br />
che deve averla copiata e incollata da un<br />
progetto di un grande raccordo anulare:<br />
immaginate una distesa enorme, per il momento<br />
ancora incerottata da un cantiere,<br />
che sta a dirimere il traffico di un'auto ogni<br />
quarto d'ora e due sole uscite: la strada che<br />
avevi appena abbandonato e l'unica che ti<br />
porta nel paese. Insomma, un tondo Doni<br />
senza il vecchio, senza il bambino e senza<br />
la donna che lo tiene in braccio: facile<br />
no?<br />
Di lì a ritrovarti in piazza della Fontana,<br />
che è veramente un campetto di pallone<br />
con l'affaccio su un antico abbeveratoio, il<br />
passo è breve.<br />
Bonea è così. Una serie di tentativi di svestire<br />
gli abiti del quartiere periferico, del<br />
caseggiato prima legato a Montesarchio.<br />
La stanzetta del Municipio dedicata alle<br />
riunioni del consiglio comunale è anche<br />
un'ala della biblioteca pubblica: due armadietti<br />
con dentro qualche librone di Storia<br />
dell'Arte e delle vecchie enciclopedie.<br />
Il motivo per cui l'attuale esecutivo non<br />
ha ritenuto utile una delega alla cultura lo<br />
scorgi attaccato a una delle pareti a destra<br />
della poltrona del sindaco: foto ingiallite<br />
dei rinvenimenti archeologici di quella che<br />
si ritiene la villa di Cocceio, chiaramente<br />
affidati all'elaborato di una scolaresca. Neanche<br />
lo sforzo di una cornice. Due chiodi<br />
e un posto d'onore. Abbandonato pure<br />
quello.<br />
Il Covid, poi, questi piccoli paesi li ha letteralmente<br />
smutandati. Preziosissimi scrigni<br />
di cose genuine, almeno una volta all'anno<br />
si conquistavano la ribalta proponendo<br />
feste, farina e sagre. Ora, che non<br />
Citata nelle “Satire”: il poeta rimase impressionato da architetture, cibi e vini<br />
La villa di Cocceio: citata da Orazio e dimenticata<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
“Sopra le osterie di Caudio,<br />
provvista di ogni cosa, ci accoglie<br />
la villa di Cocceio”: e quando<br />
Quinto Orazio Flacco, detto<br />
semplicemente Orazio, professione<br />
poeta ma non di quei poeti<br />
che si nutre unicamente di favella,<br />
dice “provvista di ogni cosa”<br />
intende vini e prelibatezze.<br />
Prelibatezze che allietano una<br />
serata del viaggio tra Roma e<br />
Brindisi, vini (famosi e rinomati<br />
ancora oggi, in particolare la<br />
Falanghina) che la vivacizzano<br />
quando tra i compagni di viaggio<br />
di Orazio, Messio Cicirro e<br />
Sarmento, se le danno dopo essersi<br />
offesi a cena.<br />
Non c'è alcun dubbio: Caudio è<br />
l'attuale Montesarchio, mentre<br />
la splendida e probabilmente<br />
mastodontica villa di Cocceio,<br />
che si trovava “sopra le osterie<br />
di Caudio” da storici, appassionati,<br />
e purtroppo anche tombaroli,<br />
viene collocata nell'attuale<br />
Bonea, alle pendici del Taburno.<br />
Dagli scavi ufficiali, avviati nel<br />
1958, sono venuti fuori reperti<br />
che hanno consentito a chi quegli<br />
scavi li ha promossi, il Ministero<br />
del Lavoro in collaborazione<br />
con Comune e Sovrintendenza,<br />
di considerare il risultato<br />
“molto positivo”: sono venute<br />
fuori cisterne, di notevole importanza<br />
archeologica, pavimentazioni<br />
in “signum” e in<br />
“tessellatum” colorato e poi anfore,<br />
lucerne, oggettini vari.<br />
E poi un satiro con una pantera<br />
in marmo oggi conservato al<br />
Museo Nazionale di Napoli: elementi<br />
che porterebbero, visto il<br />
carattere “fastoso”, essere effettivamente<br />
appartenuti ad una dimora<br />
patrizia, cosa che appunto<br />
era Cocceio.<br />
Insomma: quella villa, che probabilmente<br />
doveva essere molto<br />
estesa e importante, avrà ospitato<br />
oltre a Orazio, tra i poeti latini<br />
più importanti se non il più<br />
importante, chissà quante personalità<br />
legate all'impero romano<br />
che vi hanno fatto tappa nei<br />
loro viaggi. Eppure di informazioni<br />
precise ce ne sono poche,<br />
purtroppo troppo poche in considerazione<br />
dell'importanza che<br />
potrebbe avere per il territorio,<br />
per Bonea, per il Sannio e per la<br />
Valle Caudina far luce definitivamente<br />
sulla effettiva presenza<br />
della Villa.<br />
Studi, ed eventuali altri scavi potrebbero<br />
portare a far riaffiorare<br />
elementi che avrebbero un valore<br />
probabilmente inestimabile<br />
dal punto di vista storico e architettonico:<br />
in questo caso non<br />
solo per Bonea e la Valle Caudina.<br />
si può, l'isolamento lo tagli a fette girando<br />
per strade vuote: una solitudine che<br />
specchi negli sguardi stupiti di chi ti incontra<br />
mentre scatti foto o filmi i luoghi<br />
della loro quotidianità.<br />
Il lastricato di via Sant'Angelo, che s'inerpica<br />
a partire dalla chiesa di San Nicola<br />
di Bari fin dentro le viscere del Taburno,<br />
è la vera sfida. Una vena ripida, con edifici<br />
bassi e piccoli, rigorosamente in pietra,<br />
uno di fronte all’altro, scavata per<br />
prendere dalla montagna quello che poteva<br />
offrire. Ma metà delle case si sono arrese<br />
alla fatica di tutti i giorni. Non dev'essere<br />
facile resistere per chi, ogni mattina,<br />
apre la finestra su cose cadute o ciarpame<br />
vecchio di decenni.<br />
Per i più anziani sono vuoti e pieni dei propri<br />
ricordi. Per altri sono quadrati di terreno,<br />
nuovi orti coltivabili: salendo salendo<br />
spuntano piantine, fiori e vigne a<br />
uso familiare.<br />
Le rughe sì, la resa no, non c'è.<br />
Mille e trecento anime e nuovi nati che,<br />
quando va bene, stanno tutti in un solo foglio<br />
di stampa dell'ufficio anagrafe. Tredici<br />
nel 2020 ed è stato un vero boom per Bonea.<br />
Con l'evento straordinario della nascita<br />
di Piepaolo e Nicoletta Roviezzo, gemellini<br />
venuti al mondo alle 7 e 28 e alle<br />
7 e 29 del 29 gennaio scorso. Cresceranno<br />
avendo come compagna anche Eleftheria<br />
e per loro sarà felicemente normale<br />
un cognome come Sakkas.<br />
Buona vita.
QUOTIDIANO D’INFORMAZIONE FONDATO NEL 1862<br />
martedì 9 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
Inquadra il codice e scopri<br />
le puntate precedenti<br />
Una produzione<br />
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di Federico Festa e Pierluigi Melillo<br />
<strong>NEI</strong> <strong>PAESI</strong> DELL’OSSO<br />
In collaborazione con<br />
(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Giampietro Roviezzo si ricandida e rilancia la sfida dello sviluppo<br />
«Ripartiamo da Taburno e Falanghina»<br />
«La Regione? Si vede solo per le elezioni. La città caudina? Un contenitore vuoto»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Nessuno qui si arrende all'isolamento<br />
di un territorio di frontiera,<br />
che negli anni è stato sempre dimenticato<br />
e penalizzato dalla strategia dei<br />
governi regionali. Giampiero Roviezzo,<br />
40enne avvocato, è il sindaco che ha impresso<br />
una svolta in questo piccolo comune<br />
di 1390 abitanti, che tornerà quest'anno<br />
al voto.<br />
Sindaco, si chiude il suo primo mandato.<br />
Ha già deciso cosa fare?<br />
«Siamo pronti a sottometterci al giudizio<br />
dei cittadini, andiamo avanti. Abbiamo lavorato<br />
tanto con grandi risultati per il nostro<br />
territorio riuscendo a intercettare diversi<br />
finanziamenti che sono ossigeno per<br />
il nostro comune. Siamo già proiettati nel<br />
futuro con una visione diversa».<br />
Quanto è difficile amministrare una<br />
piccola comunità come Bonea, quali sono<br />
gli ostacoli?<br />
«Partiamo dal presupposto che oggi è difficile<br />
amministrare a prescindere. Qui c'è<br />
una carenza demografica che comporta<br />
minori entrate con la difficoltà di dover<br />
affrontare i problemi con poche persone<br />
disponibili. C'è da fare i conti con la burocrazia<br />
e con la classica difficoltà di interagire<br />
con gli enti superiori. Ma non ci<br />
arrendiamo».<br />
Qual è il bilancio che consegna ai cittadini:<br />
c'è un risultato di cui va particolarmente<br />
orgoglioso?<br />
«Abbiamo intercettato dodici finanziamenti<br />
e stiamo aprendo i cantieri dopo<br />
quattro anni di lavoro amministrativo. Cito,<br />
tra gli altri, la palestra comunale, l' efficientamento<br />
energetico della scuola elementare,<br />
la ristrutturazione della casa comunale,<br />
consegniamo via Leonardi nel<br />
centro storico, ma di sicuro sono orgoglioso<br />
per la rinascita dell'oratorio Carmine<br />
D'Apice, struttura abbandonata da<br />
anni che ha sempre rappresentato un punto<br />
di riferimento per i giovani del passato:<br />
speriamo di iniziare a breve i lavori».<br />
Ma qui di cosa c'è bisogno per rompere<br />
l'isolamento e contrastare lo spopolamento?<br />
«Purtroppo è un problema che hanno tutti<br />
i paesi del territorio. Si è aggiunta la<br />
pandemia che ha aggravato la crisi che già<br />
stavamo vivendo. La Valle Caudina per<br />
avere uno slancio ha bisogno di infrastrutture<br />
per raggiungere Napoli, Caserta<br />
e Avellino in tempi più brevi. Tutti insieme,<br />
amministratori e cittadini, dobbiamo<br />
puntare a valorizzare il territorio. Ora ci<br />
dovrebbe essere una fuga verso le aree interne<br />
perché le città sono sature, dobbiamo<br />
essere bravi a approfittare di questa<br />
situazione».<br />
Guardando alla sfida dello sviluppo come<br />
si può migliorare la valorizzazione<br />
di un prodotto d'eccellenza come la Falanghina?<br />
«Diciamo che la Falanghina è il nostro<br />
fiore all'occhiello a livello mondiale. Avevamo<br />
messo in cantiere da tre anni una<br />
manifestazione "Falanghina al borgo" che<br />
attirava turisti da ogni parte della Campania.<br />
Ma noi puntiamo su tutto il comparto<br />
agroalimentare: ci sono le produzioni<br />
tipiche dell'orto<br />
che rappresentano<br />
una voce importante<br />
dell'economia<br />
locale. Serve una<br />
maggiore promozione<br />
perché i nostri<br />
prodotti sono i<br />
migliori in assoluto».<br />
Bonea può scommettere anche<br />
sul Monte Taburno, la vocazione<br />
turistica può essere un<br />
obiettivo per il futuro?<br />
«Certo, abbiamo intercettato finanziamenti<br />
anche per il dissesto<br />
idrogeologico che ci consentiranno<br />
di mettere in sicurezza la<br />
montagna e realizzare dei sentieri<br />
per raggiungere il santuario<br />
di Bucciano o il Monte Pizzillo<br />
dove c'è il mausoleo storico e diverse<br />
grotte che sono affascinanti:<br />
questo, vi assicuro, è un<br />
territorio unico».<br />
Sul fronte dello sviluppo<br />
si parla spesso della grande<br />
città della Valle Caudina:<br />
cosa è mancato per realizzare questo<br />
progetto?<br />
«Diciamo che la città caudina dovrebbe<br />
rappresentare il futuro<br />
perché i piccoli comuni da soli<br />
potranno fare ben poco. Ci sono<br />
stati sempre ostacoli, io sono<br />
stato tra i più critici ma non<br />
perché non condivido il<br />
progetto. Ci sono stati<br />
troppi campanilismi<br />
da parte dei comuni<br />
che hanno impedito<br />
di far decollare<br />
questa<br />
idea che oggi resta<br />
un contenitore<br />
vuoto. Bisogna<br />
ripartire con<br />
meno burocrazia<br />
e guardare alla<br />
programmazione».<br />
Nel corso degli<br />
anni questo territorio<br />
è stato<br />
penalizzato dal<br />
governo regionale,<br />
oggi cosa vi<br />
aspettate da De Luca?<br />
«In ogni campagna elettorale<br />
si ricordano delle aree interne<br />
e del treno Benevento-Napoli,<br />
poi si dimenticano di noi.<br />
Speriamo che ci sia qualche<br />
ravvedimento perché per ora<br />
non vedo nulla per le aree interne<br />
nell'agenda di Palazzo<br />
Santa Lucia».<br />
Ai suoi cittadini cosa promette<br />
per il futuro?<br />
«Massimo impegno, lo stesso<br />
che abbiamo messo in questi<br />
primi cinque anni. Anzi, d'ora<br />
in avanti ci sarà sempre maggiore<br />
intensità. Di questo i cittadini<br />
possono stare sicuri».
Bonea
Bonea
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 23 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
SAN NICOLA MANFREDI. UN NOME FINITO <strong>NEI</strong> LIBRI DI STORIA<br />
L’ultimo Principe<br />
e il mito ghibellino<br />
Grazie a un soggiorno di un mese nell’antico castello<br />
l’erede più puro degli Svevi è ancora oggi un riferimento<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Quelli, per la Chiesa, erano secoli<br />
bui. E i pontefici si misuravano<br />
per la forza di eserciti<br />
e possedimenti piuttosto<br />
che per santità del pensiero.<br />
Manfredi, re di Sicilia per una manciata<br />
di anni, fu inviso a Innocenzo IV, Alessandro<br />
IV, Urbano IV e Clemente IV, in<br />
ordine di ascesa al soglio e tutti firmatari<br />
di bolle di scomunica nei confronti di quello<br />
che viene ritenuto l'ultimo vero e puro<br />
principe d'Italia. Dei nove anni in cui raccolse<br />
attorno a sé tutto l'ardimento ghibellino<br />
che percorreva la penisola, in qualche<br />
modo Manfredi deve averne trascorso<br />
parte nel castello di San Nicola, edificio<br />
che ancora oggi, insieme alla chiesa<br />
dedicata all'omonimo santo, sta a guardia<br />
del piccolo centro sannita.<br />
Certamente prima della battaglia di Benevento<br />
(1266) dove Manfredi, oramai<br />
sconfitto dall'esercito di Carlo d'Angiò,<br />
preferì andare incontro a una morte eroica<br />
in battaglia piuttosto che finire prigioniero<br />
nelle mani dello Stato Pontificio.<br />
Di un'altra fondata ragione per cui dare al<br />
paese il nome di Manfredi gli storici non<br />
trovano altre radici profonde, se non l'assonanza<br />
con Monfredi, il proprietario del<br />
ducato nei secoli a venire e di cui si rinvegono<br />
numerose tracce storiche nei documenti<br />
del Regno di Napoli. Ma la furbata<br />
della “a” che richiama al giovane Re<br />
L’iniziativa è stata dell’architetto Rolando<br />
Rocco, responsabile dell’Ufficio tecnico<br />
comunale. Grazie alla sua intuizione “creativa”,<br />
tutta la frazione di Monterocchetta si<br />
ritrova con un “allestimento” tanto funzionale<br />
quanto suggestivo. E buono per ogni<br />
stagione, visto che in occasione delle festività<br />
natalizie si trasformano in “luci d’artista”<br />
fai-da-te.<br />
Ogni donna della frazione ha ricevuto una<br />
bici e adottandola si è ritrovata davanti casa<br />
una coloratissima fioriera che fa da arredo<br />
urbano, caratteristico e davvero raramente<br />
visto in altre parti in modo così diffuso.<br />
L’investimento, davvero pochi euro, è un<br />
biglietto da visita che, anche sotto altre<br />
forme, l’amministrazione comunale ha in<br />
animo di esportare nelle altre frazioni, a<br />
ognuna affidando un tratto distintivo.<br />
__<br />
I lavori in corso presso il palazzo ducale, dove soggiornò Manfredi<br />
e al brevissimo soggiorno di questi che<br />
viene fatto risalire al 1251, quando Manfredi<br />
aveva soltanto 19 anni, da qualche<br />
parte dev'essere spuntata.<br />
Sarà per questo che le amministrazioni comunali<br />
che si sono succedute alla guida di<br />
San Nicola Manfredi hanno fatto del restauro<br />
dell’antico castello, poi diventato<br />
palazzo baronale, uno dei punti di forza.<br />
Acquisito al patrimonio pubblico nel 2005<br />
dopo una cessione concordata con la famiglia<br />
Sessale, grazie all'esborso di 300mila<br />
euro, il palazzo è finito ben presto nel dimenticatoio.<br />
Nel 2011 si presentava come<br />
un vero e proprio rudere.<br />
Poi la svolta, che avrebbe dovuto essere<br />
risolutiva, con il primo vero cantiere: ma<br />
due milioni di euro non sono stati sufficienti<br />
a erestituirne l’antico sfarzo. La<br />
struttura oggi è una scatola di cemento,<br />
che dall'esterno nulla più di storico lascia<br />
intravedere. Custodisce, all'interno, preziosi<br />
stucchi, gli stemmi dei vari casati che<br />
lo hanno posseduto e affreschi del '700:<br />
non poca roba.<br />
San Nicola Manfredi è un paese diffuso,<br />
ovvero si estende per frazioni e contrade:<br />
da Toccanisi e S. Maria a Toro, da S. Maria<br />
Ingrisone a Monterocchetta, da Pagliara<br />
a Torre Pagliara. Ogni frazione ha una sua<br />
storia, una propria peculiarità: l'insieme<br />
ne fa un comune unico nel suo genere, totalmente<br />
immerso nel verde e nella relativa<br />
tranquillità consona alla vita slow. Non<br />
è un caso che qui abbiano casa diversi vip<br />
sanniti, attratti dall'essere isolati al punto<br />
giusto ma comunque a dieci minuti dal capoluogo<br />
Benevento. Sarà questo il segreto<br />
della controtendenza: qui la popolazione<br />
cresce e i “trenta fuochi” che animavano<br />
la terra frequentata da Manfredi sono<br />
diventati oltre tremila abitanti. Le prospettive<br />
sono perlopiù agricole e turistiche.<br />
Il Puc, approvato quaranta anni dopo<br />
il vecchio piano di fabbricazione, recepisce<br />
la necessità di tutelare quanto più possibile<br />
il territorio e il paesaggio, fissando<br />
come regola diu sviluppoi la sostenibilità<br />
di ogni intervento. Questo riduce al massimo,<br />
almeno sulla carta, la possibilità di<br />
sviluppo urbanistico vero e proprio, mentre<br />
si dovrebbe puntare alla sistemazione<br />
delle infrastrutture, ai collegamenti e l'ampliamento<br />
dei servizi, da immaginare, inevitabilmente,<br />
in sintonia con i comuni contermini<br />
e riconoscendo al vicino capoluogo<br />
un ruolo guida imprenscindibile.<br />
L’allestimento di artista fai-da-te voluto dall’architetto Rocco dell’Ufficio tecnico comunale<br />
A Monterocchetta le donne hanno adottato le biciclette<br />
DA NON PERDERE LA CASCATA DEI MARONI<br />
Il comune di San Nicola Manfredi sorge fra le valli del Sabato e<br />
del Calore. La posizione strategica lo rende un luogo facilmente<br />
raggiungibile: a pochi chilometri dal capoluogo sannita e con il<br />
pregio di godere di aria pura e di un'atmosfera serena. La conformazione<br />
in frazioni del territorio è sicuramente un punto di<br />
forza. Tutte le frazioni hanno un piccolo polo culturale: il Santuario<br />
di San Nicola Vescovi, l'antica Chiesa della Madonna a<br />
Santa Maria a Toro, la Cascata dei Maroni a Toccanisi, il Tiglio<br />
secolare a Monterocchetta, i paesaggi rurali incontaminati di<br />
Contrada lannassi, le passeggiate della salute lungo "il Sentiero<br />
dei Sanniti" a Pagliara possono essere esempi di beni d'attrazione<br />
per il decollo culturale e turistico. Le colline di Toccanisi, Monterocchetta<br />
e Santa Maria a Toro definiscono un'unità paesaggistica<br />
di grande valore e caratterizza la presenta la particolarità<br />
del territorio che è costituito da ben otto frazioni: dalla zona collinare,<br />
fino alla valle del Sabato e poi alla piana di lannassi verso<br />
Benevento.
QUOTIDIANO D’INFORMAZIONE FONDATO NEL 1862<br />
martedì 23 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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di Federico Festa e Pierluigi Melillo<br />
<strong>NEI</strong> <strong>PAESI</strong> DELL’OSSO<br />
In collaborazione con<br />
(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Fernando Errico non potrà ricandidarsi ma sarà in Regione la sua nuova sfida<br />
«Sarò in campo per l’Alta velocità»<br />
«Occasione unica per il Sannio ma serve unità per vincere la scommessa sullo sviluppo»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Il sindaco Fernando Errico è da una vita<br />
punto di riferimento per la piccola comunità<br />
di San Nicola Manfredi, borgo sannita<br />
di 3645 abitanti, sulle colline a ridosso<br />
della città di Benevento. Non solo perché<br />
è medico scrupoloso e disponibile ma sopratutto<br />
perché da quando fu eletto per la<br />
prima volta nel 1984 ha sempre ricevuto<br />
la piena fiducia dei cittadini. Ora dopo il<br />
secondo mandato, che chiude l'ultimo ciclo<br />
di altri dieci anni di amministrazione,<br />
Fernando Errico ha deciso di farsi da parte.<br />
Perché?<br />
«Intanto, la legge mi impedisce il terzo<br />
mandato e rispetto le norme. Chiudo questa<br />
esperienza con grande serenità. Mi auguro<br />
che chi prenderà il mio posto possa<br />
continuare il lavoro nell’interesse della<br />
cittadinanza».<br />
Ora ha un'altra sfida davanti: guidare<br />
i comuni nel Sannio nella battaglia per<br />
l'Alta Velocità Napoli-Bari. Cosa può<br />
rappresentare per questa realtà?<br />
«Siamo obiettivamente in ritardo su infrastrutture<br />
e servizi rispetto ad altri territori.<br />
Ora c'è questa grande opportunità.<br />
A breve si potranno iniziare anche i lavori:<br />
la Napoli-Bari rappresenta una occasione<br />
storica e non dobbiamo cercare situazioni<br />
di conflitto con territori vicini come<br />
Avellino. Dobbiamo lavorare per potenziare<br />
il discorso dei passeggeri e bisogna<br />
puntare a rafforzare la stazione di Benevento.<br />
E in questo senso anche il ruolo<br />
della Provincia sarà decisivo. Ma sarà fondamentale<br />
ai fini dello sviluppo uno snodo<br />
ferroviario per l'area industriale"».<br />
Come si può immaginare di dare un futuro<br />
ai piccoli borghi delle zone interne?<br />
«Guardi, è un tema importante e significativo.<br />
Possiamo determinare uno sviluppo<br />
solo mettendoci insieme: così possiamo<br />
immaginare di far diminuire i costi dei<br />
servizi e creare una sinergia per il futuro.<br />
Noi abbiamo degli assi da potenziare come<br />
l'agroalimentare e il turismo ma è chiaro<br />
che ora la pandemia ha bloccato tutto.<br />
Dobbiamo solo sperare di voltare pagina<br />
quanto prima».<br />
Ma la vertenza delle aree interne secondo<br />
lei è ancora attuale? Oppure la<br />
contrapposizione con le zone della costa<br />
non ha più senso: che dice?<br />
«Ormai io parlerei di Campania interna<br />
perché questa non è una zona che deve<br />
avere una rappresentazione minore. Bene<br />
hanno fatto il presidente De Luca e la<br />
giunta a istituire la commissione per le<br />
aree interne. C'è molta attenzione sullo<br />
sviluppo di questo territorio. Ma noi dobbiamo<br />
essere anche capaci di elaborare<br />
una nostra proposta da sottoporre al governatore<br />
De Luca con il quale c'è una sinergia<br />
costante e mi sembra che anche lui<br />
sappia che una Campania a due velocità<br />
non ha futuro».<br />
San Nicola Manfredi, a differenza degli<br />
altri comuni di questo territorio, ha<br />
avuto un incremento<br />
demografico<br />
notevole negli<br />
anni: come se<br />
lo spiega?<br />
«Noi abbiamo investito<br />
sul territorio<br />
e abbiamo<br />
consentito che si<br />
sviluppassero insediamenti<br />
abitativi:<br />
dopo oltre 40 anni<br />
abbiamo approvato il<br />
Puc che ci darà le linee<br />
guida di sviluppo sul territorio,<br />
abbiamo la risorsa<br />
naturale e piccoli gioielli come<br />
la cascata del Marone<br />
che possono essere valorizzate<br />
una volta che avremo<br />
superato questa fase critica».<br />
Il suo comune fa parte<br />
dell'hinterland di Benevento:<br />
il rapporto con il<br />
capoluogo come va ridiscusso?<br />
«Noi dobbiamo potenziare<br />
la sinergia con i<br />
comuni della zona. Non<br />
si può prescindere dalla<br />
città di Benevento, dobbiamo<br />
metterci insieme<br />
per lavorare per dei<br />
settori come ad<br />
esempio il servizio<br />
di raccolta rifiuti<br />
che pesa<br />
notevolmente<br />
sui bilanci comunali».<br />
Qual è la vocazione<br />
di questo<br />
centro tra risorse<br />
naturali e<br />
prodotti tipici<br />
della filiera enogastronomica?<br />
«La nostra è<br />
chiaramente una<br />
vocazione agroalimentare,<br />
la ristorazione<br />
è un<br />
punto di riferimento<br />
ma oggi<br />
frenata dalla pandemia.<br />
Dobbiamo<br />
andare in<br />
questa direzione».<br />
In questi ultimi dieci anni da<br />
sindaco qual è il risultato di cui<br />
va particolarmente orgoglioso?<br />
«Certamente abbiamo acquisito il<br />
palazzo baronale e stiamo ragionando<br />
con la Regione per completare<br />
il restauro. E’ un palazzo che ha<br />
una sua storia, qui avrebbe dimorato<br />
il re Manfredi prima della battaglia di<br />
Benevento. Ma abbiamo realizzato anche<br />
tante opere sul territorio, i cittadini<br />
lo sanno».
San Nicola<br />
Manfredi
San Nicola<br />
Manfredi
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 30 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
__<br />
In alto il sindaco Napoletano intervistato da 696 tv. A lato i soci della tipografia<br />
Ciardiello e Lonardo<br />
AIROLA. TUTTI I SIMBOLI DI UNA TERRA CHE GUARDA AVANTI<br />
Ecco i quattro cavalieri<br />
della “pedalina” di Totò<br />
In attività da 53 anni, non hanno intenzione di arrendersi<br />
nonostante vivano una delle crisi economiche più nere<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Iquattro cavalieri della “pedalina”,<br />
Giovanni e Armando<br />
Ciardiello insieme a Pietro e<br />
Antonio Lonardo, hanno la loro<br />
tipografia proprio davanti al monastero<br />
Montevergine, che oggi<br />
ospita Comune, polizia urbana,<br />
carabinieri, Biblioteca e persino<br />
un istituto scolastico. Sono i figli<br />
dei fondatori dell’attività che va<br />
avanti da 53 anni. Oltre alla macchina<br />
resa mitica dalla “Banda<br />
dei falsari” con Totò e Peppino,<br />
grazie alla 10mila lire poi non<br />
spacciata nel Sali e Tabacchi, i<br />
quattro espongono anche una<br />
vecchia linotype, usata quando la<br />
stampa avveniva a caldo e il<br />
piombo entrava nei polmoni: chi<br />
si è fatto qualche nottata aspettando<br />
il giornale sa di che parliamo.<br />
A loro modo sono il simbolo<br />
di chi resiste. Superata la grande<br />
crisi degli anni ‘90, pregevole<br />
la ricostruzione di quegli anni<br />
in questa pagina a cura di Cristiano<br />
Vella, mai avrebbero immaginato<br />
di dover affrontare periodi<br />
ancora più duri dovuti a una<br />
Una delle vertenze più sanguinose mai vissute nel Sannio<br />
pandemia. Come loro, è tutta Airola<br />
incapace di rassegnarsi, darsi<br />
per vinta. Nella Valle Caudina<br />
questa città non vive, come altre,<br />
all’ombra di Montesarchio.<br />
Ovunque ci sono testimonianze<br />
di una ostinata autonomia e di<br />
una mai doma creatività. Ingegno<br />
capace di attrarre finanziamenti<br />
e progetti realizzati: come il Museo<br />
del Telefono, ricavato nelle<br />
vecchie celle del carcere mandamentale,<br />
che ti accompagna dal<br />
primo telegrafo, ai centralini degli<br />
anni ‘50, ai macchinari adesso<br />
assurdi degli anni ‘70 fino all’ultimo<br />
Sirio, che da qualche anno<br />
non vediamo più nelle case.<br />
Airola è viva perché ha gli istituti<br />
superiori, licei e migliaia di ragazzi<br />
che ogni giorno arrivano ad<br />
animare le sue strade o le piazze.<br />
Airola è diversa perché c’è un<br />
istituto penitenziario minorile, in<br />
Campania secondo soltanto a Nisida.<br />
Airola ha una marcia in più perché<br />
negli ultimi dieci anni ha preso<br />
in mano tutto quello che poteva<br />
essere recuperato e lo ha fatto:<br />
persino acquisendo il castello che<br />
fu prima di Rainulfo e poi dei Carafa-Della<br />
Leonessa: ruderi in cima<br />
al monte Oliveto, certo, ma<br />
testimone delle proprie radici, tra<br />
i beni che la Fao intende tutelare.<br />
Superando il complicato caso di<br />
Maria Concetta Pandusa, una mistica<br />
“serva di Dio” che in molti<br />
vorrebbero venisse riconosciuta<br />
venerabile, la cui fama richiama<br />
migliaia di visitatori presso la casa<br />
del volto di Gesù, ad Airola in<br />
tema di fede ci sono molte chiese,<br />
veri e propri scrigni di storia<br />
e di arte. Come la facciata dell’Annunziata,<br />
frutto della creatività<br />
del Vanvitelli, ma anche la<br />
cappella del monastero di Sant’Antonio,<br />
con affreschi del ‘400,<br />
attigua al monastero della “Regina<br />
Coeli” dove dal 1700 trovano<br />
sistemazione le Clarisse, monache<br />
di clausura. In questo convento,<br />
fatto costruire dall’ultima<br />
baronessa dei Caracciolo, donna<br />
Antonia, oggi sono recluse le ultime<br />
sette monache votate alla solitudine.<br />
Pirelli e tessile, storia di un disastro<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
Erano gli anni '60: la Pirelli decideva di investire<br />
a sud, in un'area interna. Ad Airola la<br />
politica riusciva ad intercettare quella volontà:<br />
e nell'area industriale arrivava l'Alfacavi,<br />
industria che si occupa della produzione<br />
di cavi elettrici per le telecomunicazioni.<br />
Negli anni la fabbrica arriva a impiegare anche<br />
più di 700 persone: 700 famiglie in Valle<br />
Caudina, non sono affatto poche.<br />
Poi arrivano gli anni '90: il Gruppo Pirelli<br />
decide di dismettere la fabbrica e nel 1993 i<br />
dipendenti rimasti, 424, finiscono in mobilità.<br />
E' la prima tappa di un dramma occupazionale<br />
e industriale che riguarda quell'area. La<br />
politica si attiva per arginare quel disastro e<br />
nel 1999 a Palazzo Chigi si firma il contratto<br />
d'area: si prevede la reindustrializzazione<br />
di Airola, e l'insediamento di nuove iniziative<br />
produttive, naturalmente incentivate con<br />
300 miliardi di vecchie lire, e l'impiego di<br />
molti dei dipendenti ex Alfacavi. Qui si stabiliscono<br />
due aziende bergamasche del comparto<br />
tessile: la Tessival e la Benfil, che reimpiegano<br />
400 operai. Ma il tessile, all'alba della<br />
globalizzazione, è un settore per ovvie ragioni<br />
destinato a subire la concorrenza asiatica,<br />
specie se a basso valore aggiunto come<br />
nel caso di specie e senza grosse prospettive<br />
innovative. Risultato? Ben presto le produzioni<br />
entrano in crisi, avviate nel 2004,<br />
dopo pochi anni iniziano le prime avvisaglie<br />
di un nuovo disastro, con ammortizzatori sociali<br />
e infine il nuovo addio delle società del<br />
tessile e il nuovo dramma per i 400 lavoratori.<br />
Dramma risolto, per un centinaio di loro,<br />
con un modello virtuoso: la Regione, con<br />
la collaborazione di Confindustria e delle<br />
istittuzioni locali, nel 2011 apre un bando da<br />
30 milioni di euro per automotive e avio e<br />
nei capannoni si insedia la Tta – Adler, azienda<br />
che produce componenti in carbonio per<br />
auto di lusso. Resta un disastro, parzialmente<br />
arginato da un modello virtuoso certo, ma<br />
sempre un disastro occupazionale tra i più<br />
gravi patiti dalle aree interne dove non sono<br />
mancati errori, tra i più classici, della politica<br />
a vari livelli, con famiglie e operai illusi<br />
e abbandonati.<br />
L’INTERVENTO<br />
Tanti progetti<br />
per aiutare<br />
i giovani<br />
DI VINCENZA BUONO *<br />
Impegno per i giovani ed essere<br />
sempre al servizio dei miei concittadini:<br />
è questo che ho sempre sostenuto<br />
fin dalla<br />
campagna elettorale<br />
del 2016, che<br />
mi ha vista come<br />
quarta più votata.<br />
Ho ventisette anni.<br />
Lo scorso ottobre<br />
sono diventata<br />
assessore dell'esecutivo<br />
di Michele<br />
Napolitano, che mi ha consegnato<br />
le deleghe legalità e trasparenza,<br />
sviluppo delle attività<br />
produttive, politiche giovanili e attività<br />
ricreative, informagiovani,<br />
agricoltura e agroalimentare, innovazione<br />
tecnologia.<br />
I progetti in cantiere sono tanti. Per<br />
le politiche giovanili attivate da<br />
questo assessorato è in fase avanzata<br />
il progetto del servizio civile “<br />
N.O.I. Nuove opportunità per imparare”<br />
, a giorni sono previsti i colloqui<br />
di selezione.<br />
Da poco abbiamo partecipato ad<br />
un avviso pubblico per il finanziamento<br />
di progetti per il contrasto<br />
della povertà educativa e al sostegno<br />
delle opportunità culturali ed<br />
educative di persone minorenni<br />
“Educare in comune”, così come<br />
abbiamo partecipato a diversi avvisi<br />
per Benessere Giovani e Benessere<br />
Giovani - In (tirocini destinati<br />
alle categorie svantaggiate),<br />
questi ultimi a breve dovrebbero<br />
essere approvati .<br />
Già in corso invece il progetto “nessuno<br />
escluso”, che prevede tirocini<br />
formativi di inclusione attiva.<br />
Concludo invitando i giovani a fare<br />
attenzione e a rispettare tutte le<br />
misure anti Covid solo così questo<br />
mostro può essere annientato.<br />
* Assessore presso<br />
il Comune di Airola
martedì 30 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
Inquadra il codice e scopri<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Michele Napoletano traccia il bilancio di dieci anni di amministrazione<br />
«Così ho cambiato la mia città»<br />
«La politica? Mi ha molto deluso: guardano alle poltrone non ai bisogni delle persone»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Èstato protagonista dell'epoca della rinascita<br />
di Airola, riuscendo a cambiare<br />
volto a una realtà diventata negli<br />
anni punto di riferimento per la Valle<br />
Caudina. Michele Napoletano, 50 anni, sindaco<br />
da dieci, ha deciso che ormai è arrivato<br />
il momento di staccare la spina e farsi da<br />
parte. "Tornerò a curare l'azienda della mia<br />
famiglia", dice, sorridendo, mentre mostra<br />
con orgoglio le foto che lo vedono al fianco<br />
di Bill De Blasio e Papa Francesco, immagini<br />
storiche della sua esperienza da sindaco,<br />
che abbeliscono le pareti della sua stanza<br />
in Municipio.<br />
Dieci anni da sindaco, non potrà ricandidarsi,<br />
ma cosa si lascia alle spalle?<br />
«Mi lascio un lavoro straordinario, un'esperienza<br />
che mi ha visto crescere insieme ai<br />
miei concittadini. Abbiamo disegnato lo sviluppo<br />
del territorio e abbiamo puntato molto<br />
sulle scuole. Siamo riusciti a mantenere tre<br />
dirigenze e abbiamo un liceo classico con<br />
studenti che vengono da tutta la Valle Caudina<br />
che è il nostro vanto».<br />
Qual è il bilancio che consegna ai cittadini,<br />
ma soprattutto com'è cambiata Airola<br />
in questi anni?<br />
«Mi ricordo che quando mi insediai c'erano<br />
550 persone in cassa integrazione, alla<br />
fine di un percorso difficile siamo riusciti a<br />
riportare aziende di eccellenze sul territorio<br />
e quasi tutti i lavoratori sono stati riassunti.<br />
Non era scontato».<br />
Sul fronte dei collegamenti questo è un<br />
territorio da sempre svantaggiato: qual<br />
è la battaglia da portare avanti?<br />
«La battaglia è quella di finire un'opera, la<br />
fondovalle Isclero, che ormai è un'eterna incompiuta.<br />
Manca l'ultimo tratto, ma l'iter burocratico<br />
sta per terminare, speriamo che in<br />
due anni si chiuderà questa storia. Ci vorrebbe<br />
anche un collegamento più veloce con<br />
l'autostrada Caserta Sud ma è un progetto<br />
che forse nemmeno i miei nipoti riusciranno<br />
a vedere».<br />
Le opere degli artisti di strada puntellano tutta la città<br />
“In wall we trust”, fantasia al potere<br />
In Wall We Trust - International Street Art Exhibition ha colorato la cittadina di<br />
Airola, nel Sannio. L'evento è stato organizzato nel 2019 dall'Associazione Artistico<br />
Culturale Sociale no profit “In Wall We Trust” e, ormai, rappresenta un appuntamento<br />
imperdibile per gli amanti di street art. Gli artisti che hanno preso<br />
parte al progetto sono Reginald O’Neal, originario di Miami, classe 1992, in arte<br />
L.E.O. ha iniziato a dipingere a vent’anni e oggi lo street art lo porta in viaggio<br />
per l'Europa. Il secondo artista è Alejandro Dorda aka Alex Void, anche lui nato<br />
a Miami, ma a tre anni si è trasferito in Spagna dove è cresciuto e si avvicinato al<br />
mondo dell’arte, prima attraverso lo studio della pittura e dell’arte classica, poi<br />
avvicinandosi al mondo dei graffiti. Terzo e ultimo artista presente è Ivan Floro,<br />
nato a Barcellona nel 1993. Il suo percorso artistico lo ha portato ad approcciarsi<br />
prima con il mondo dei graffiti e, solo in un secondo momento si è avvicinato<br />
al processo accademico. In Wall We Trust rappresenta un vero e proprio momento<br />
di collaborazione e condivisione artistica che riesce a trasformare le strade<br />
di una città in un museo a cielo aperto.<br />
Non va meglio sul fronte della linea ferroviaria,<br />
il collegamento via Valle Caudina<br />
con Napoli resta un problema. Perché?<br />
«Purtroppo siamo tornati indietro a 40 anni<br />
fa, si comprano nuovi treni ma non si è stati<br />
capaci di migliorare il collegamento tra<br />
Benevento e Napoli. Eppure tra città e Valle<br />
Caudina parliamo di 120mila abitanti. Bisogna<br />
impegnarsi affinchè si riducano i tempi<br />
di percorrenza oggi del tutto insopportabili.<br />
La Regione deve darci risposte concrete».<br />
Airola ha vissuto l'esperienza importante<br />
del contratto d'area, ma perché è stata<br />
un'occasione mancata?<br />
«Sì, è vero, il contratto d'area è stata un'occasione<br />
mancata soprattutto perché la politica<br />
non è stata capace di attrarre imprenditori.<br />
Si deve cambiare strada: serve meno<br />
burocrazia e più concretezza. Ma in questo<br />
la politica non è stata d'aiuto».<br />
Oggi si vive una fase difficile per l'economia<br />
delle zone interne, quali sono i segnali<br />
che arrivano dal mondo dell'industria?<br />
«C'è grande collaborazione con il mondo<br />
imprenditoriale. Ma spesso chi investe e crea<br />
occupazione sul territorio deve fare i conti<br />
con le lungaggini e i ritardi della burocrazia.<br />
E, invece, bisognerebbe essere più veloci».<br />
Qual è il suo rimpianto?<br />
«Volevo portare avanti con forza il comparto<br />
agroalimentare ma non sono riuscito a coinvolgere<br />
nuove imprese sul territorio. Ma da<br />
solo non potevo fare di più».<br />
La sfida della Città Caudina: quali sono<br />
ancora le difficoltà che resistono per la<br />
realizzazione di questo progetto?<br />
«E' vero, siamo in una fase di appiattimento.<br />
Ma noi dobbiamo tornare a crederci. E'<br />
importante mettersi insieme, mi auguro che<br />
i sindaci che verranno avranno la forza e la<br />
volontà di portare avanti progetti che potranno<br />
ottenere finanziamenti. Ma dobbiamo<br />
accelerare».<br />
Come sono stati i rapporti con le altre istituzioni?<br />
«All'inizio della mia legislatura abbiamo<br />
avuto ottimi rapporti con il Ministero anche<br />
se al governo sono cambiati spesso i rappresentanti.<br />
Con la Regione la collaborazione<br />
è stata positiva da Caldoro a de Luca,<br />
ma resta la distanza con Palazzo Santa Lucia<br />
perché non sempre si ascoltano le esigenze<br />
dei sindaci».<br />
Perchè ha deciso di mollare?<br />
«Voglio uscire di scena perché sono stato<br />
consigliere comunale e assessore per 18 anni<br />
e per altri 10 da sindaco: la mia città è stata<br />
molto generosa con me con il 78 per cento<br />
dei consensi con 5 liste in campo ed io ho<br />
cercato di ricambiare dando tutto quello che<br />
potevo. Giusto ora lasciare spazio ad altri<br />
che avranno l'autonomia di fare le scelte. Se<br />
mi consulteranno sarò pronto a dare dei consigli».<br />
La politica in cosa l'ha delusa?<br />
«Non sono mai stato un professionista della<br />
politica, ho sempre messo a disposizione<br />
solo il mio impegno e la mia passione. Ma<br />
ho trovato solo porte sbarrate: non mi è stata<br />
data la possibilità di crescere, come del<br />
resto a tanti altri sindaci. Ci sarebbe, invece,<br />
bisogno di uomini e donne che amano il territorio<br />
e non di gente che pensa solo a sistemarsi<br />
dal punto di vista personale».
Airola
Airola
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
a cura di<br />
martedì 6 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
__<br />
In alto il sindaco Farina intervistato da 696 tv. A lato Felice Zarra (il primo a<br />
destra), Aurelio Marzullo e Donato Grasso.<br />
TEORA. GLI ENORMI OSTACOLI DI UNA TERRA CHE SI SVUOTA<br />
«Sì, qui non c’è lavoro<br />
ma sarà sempre casa»<br />
La rassegnazione dei giovani costretti a fare le valige e partire<br />
La scuola salvata dall’arrivo di famiglie in fuga dalle metropoli<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Nel 2021 le cose procedono<br />
nella perfetta parità:<br />
quattro scomparsi e quattro<br />
nuovi nati. Almeno, fino a ieri.<br />
Evocato il potere di tutti “li<br />
scquacquaracchiun” che proteggono<br />
il paese, a fine anno Teora<br />
potrebbe finalmente tirare un sospiro<br />
di sollievo. Arginare lo spopolamento<br />
in quest'angolo d'Irpinia<br />
è vitale come respirare. Un bel<br />
colpo lo ha già assestato l'amministrazione<br />
comunale, che con la<br />
politica di zero tasse e sostegno<br />
per i fitti delle case, nel giro di<br />
due anni ha fatto arrivare una<br />
trentina di nuovi residenti, di cui<br />
15 bambini. Dopo l'annuncio<br />
(l'obbligo era stabilirsi a Teora e<br />
avere almeno un bambino) sono<br />
arrivati dal Brasile, dalla Gran<br />
Bretagna, dall'Argentina. Persino<br />
dalla Sicilia. Per almeno dieci anni<br />
gli istituti scolastici e la stessa<br />
composizione delle classi sarà salva.<br />
__<br />
In alto Lucia Meola, titolare di un bar e madre di Alessia, 27 anni, fuori per studio. In basso il<br />
monumento dedicato alle serenate (mai un matrimonio senza a Teora) e l’ingresso di Villa Sibilia.<br />
Badoglio assistevano dalla terrazza<br />
del belvedere alle manovre<br />
militari quando Mussolini si trovò<br />
a passare per l'antica Appia diretto<br />
verso Bari. Raggiunto dall'addetto<br />
militare che lo informava<br />
della presenza del Re, il dittatore,<br />
che non aveva un buon rapporto<br />
con Vittorio Emanuele, impose<br />
al suo autista di accelerare e<br />
andare via. Sfortunatamente, la<br />
manovra fu tanto repentina da travolgere<br />
l'incolpevole teorese Remigio<br />
Lepore, che si ritrovò invalido.<br />
Ma Remigio si prese la<br />
sua rivincita: ha vissuto fino a 102<br />
anni con la pensione che gli avevano<br />
riconosciuto. A guardia di<br />
quel belvedere oggi ci sono soltanto<br />
i ruderi dell'antico castello,<br />
stanchi testimoni della parte più<br />
alta del paese, che si allunga per<br />
tre o quattro chilometri. Del tufo<br />
e delle pietre che prima del terremoto<br />
dell'80 costituivano il 90 per<br />
cento delle costruzioni non c'è più<br />
traccia. Sono riusciti a salvarsi<br />
soltanto i portali scolpiti nel gra-<br />
Con la politica<br />
sulla casa a zero tasse<br />
e con fitto agevolato<br />
arrivati 15 bambini<br />
Felice: «Sappiamo<br />
che il nostro destino<br />
è andare via di qui<br />
per trovare lavoro»<br />
Cosa ha costituito un così forte richiamo<br />
dal voler cambiare città o<br />
nazione per finire in Alta Irpinia?<br />
La vita slow che a queste latitudini<br />
è possibile. Ma solo se hai<br />
già risolto l'altra vera lotta che tutti<br />
noi combattiamo in qualsiasi<br />
posto viviano: la sopravvivenza<br />
economica. Ne sanno qualcosa<br />
Felice Zarra, 25 anni, studente<br />
universitario a Siena, Aurelio<br />
Marzullo, 28 anni, e Donato<br />
Grasso, 33 anni, tutti teoresi doc.<br />
Davanti al bar della signora Lucia<br />
Meola, anche lei con una figlia,<br />
Alessia, 27 anni, lontana da<br />
casa per studio e lavoro, i tre allargano<br />
le braccia quando l'argomento<br />
si sposta sulle possibilità<br />
di un futuro a Teora: «Lo sappiamo<br />
tutti che da qui uno deve andare<br />
per forza via, le opportunità<br />
sono pari a zero», racconta sconsolato<br />
Felice, «ma una cosa è certa:<br />
appena possiamo torniamo a<br />
respirare quest'aria, perché da<br />
questa terra non si va mai via definitivamente»,<br />
gli fa da eco Aurelio,<br />
mentre pudico posa in terra<br />
la birretta che si stava regalando.<br />
E prosegue: «Lei non ha idea in<br />
cosa si trasformava Teora in estate,<br />
quando la pandemia non aveva<br />
ancora mostrato gli artigli. Tornavano<br />
a migliaia perché qui e<br />
soltanto qui è casa, è vita».<br />
Meno di 140 abitanti a chilometro<br />
quadrato, Teora e tutta l'Alta<br />
Irpinia non hanno nulla a che vedere<br />
con i 2400 di una metropoli<br />
come Napoli o, ancora peggio, i<br />
2600 di Ercolano o i 12mila di<br />
Portici.<br />
Ecco il vero snodo politico irrisolto:<br />
i rapporti con la Regione e<br />
la teoria dell'uomo solo al comando<br />
che non funziona. Come<br />
possono programmi, investimenti<br />
e ipotesi di sviluppo essere buoni<br />
per realtà metropolitane e per<br />
comuni così piccoli e tanto differenti?<br />
Le redini del gioco sono in<br />
mano a persone che non hanno<br />
proprio idea di cosa significhi<br />
questo territorio e cosa potrebbe<br />
invertirne l'agonia. Il sogno dell'industria<br />
in montagna ha portato<br />
benessere temporaneo e anche<br />
tante illusioni, ora ci sono i capannoni<br />
dismessi e con loro le<br />
campagne che negli anni si sono<br />
svuotate. Qui è possibile un turismo<br />
diverso, che coinvolga le case<br />
coloniche abbandonate e gli infiniti<br />
spazi a disposizione. Ma qui,<br />
come in ogni parte delle terre dell'osso,<br />
è la rappresentanza a non<br />
funzionare. I consiglieri regionali<br />
eletti sono stati risucchiati da<br />
logiche di potere e governo centralizzato:<br />
Livio Petitto e Maurizio<br />
Petracca non levano una sola<br />
voce di dissenso e, peggio, sono<br />
Petitto e Petracca<br />
non riescono mai<br />
a levare una voce<br />
contro De Luca<br />
totalmente scollegati dai territori<br />
e dalle loro esigenze.<br />
Eppure, Teora ha storia da vendere.<br />
Nel 1936, per un giorno, è<br />
stata “...capitale d'Italia”. Il Re<br />
Vittorio Emanuele e il generale<br />
Dopo 50 anni<br />
quasi alla firma<br />
l’acquisto<br />
di Villa Sibilia<br />
nito, nobile memoria di giorni terribili.<br />
Il futuro? Anche qui si pensa alla<br />
digitalizzazione. Di quello che doveva<br />
rappresentare l'Area pilota,<br />
quella che sei anni fa il Governatore<br />
era venuto pomposamente ad<br />
annunciare come progetto gonfio<br />
di centinaia di milioni di euro, c'è<br />
praticamente nulla, solo uno stuolo<br />
di loghi sulle iniziative e il lungo<br />
elenco di agenzie e enti vari<br />
che i fondi, quando hanno potuto,<br />
li hanno drenati a monte. Finirà<br />
così anche la speranza per la next<br />
generation e il recovery fund.<br />
L'amministrazione si consola con<br />
la possibilità, dopo un contenzioso<br />
durato 50 anni, di mettere fine<br />
e una firma alla transazione per<br />
l'acquisizione a patrimonio pubblico<br />
di Villa Sibilia: un polmone<br />
verde al centro dell'abitato di<br />
cui godrà chi resiste e lotta per<br />
queste terre.
martedì 6 aprile 2021<br />
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nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
La rabbia del sindaco Stefano Farina che ad ottobre potrebbe non ricandidarsi<br />
«Noi, dimenticati non vinti»<br />
«I consiglieri regionali sono assenti dal territorio e non contano nulla in Regione»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Ce la sta mettendo tutta per<br />
combattere spopolamento<br />
e emigrazione che stanno<br />
desertificando anche il piccolo comune<br />
di Teora. Ma il sindaco Stefano<br />
Farina, che da dieci anni guida<br />
l'amministrazione, non sa ancora<br />
se continuerà nella sua battaglia<br />
a difesa di questo territorio.<br />
"La comunità si ama a prescindere<br />
dall'incarico che si occupa",<br />
confessa il primo cittadino, appassionato<br />
esponente del Pd.<br />
Ma c'è un risultato di cui va particolarmente<br />
orgoglioso?<br />
«Ho messo al centro dell'azione<br />
amministrativa la capacità di puntare<br />
sulle qualità artigianali e produttive<br />
locali. A 40 anni dal sisma<br />
c'era chi svolgeva la sua attività<br />
ancora nelle baracche. Abbiamo<br />
realizzato un'area artigianale a ridosso<br />
del paese che ci ha consentito<br />
anche di cancellare quella che<br />
era diventata una discarica del dopo<br />
terremoto».<br />
A 40 anni dal sisma<br />
erano insopportabili<br />
gli artigiani<br />
nelle baracche<br />
La sua idea di concedere la casa<br />
(aiuto per l'affitto e zero tasse)<br />
a chi avesse deciso di vivere<br />
qui come è andata?<br />
«Ho fatto una scelta diversa da chi<br />
regalava la casa a un euro. Così<br />
non si vincolavano le persone a vivere<br />
qui. Noi avevamo bisogno di<br />
chi veniva qui a risiedere iscrivendo<br />
i figli nelle scuole del paese.<br />
Sono arrivate persone dall'estero<br />
e da altre parti d'Italia. Abbiamo<br />
avuto una risposta importante.<br />
C'è stato chi è venuto da<br />
Manchester per abitare qui a contatto<br />
con la natura. Siamo riusciti<br />
a salvare la scuola».<br />
Guardando alla prospettiva, al<br />
di là delle polemiche sul ruolo di<br />
De Mita quali risultati si sono<br />
raggiunti con il progetto pilota<br />
in Alta Irpinia?<br />
«Non è il momento di polemiche<br />
o di processi. E' arrivato il finanziamento<br />
per la digitalizzazione,<br />
ma è chiaro che la velocità dell'azione<br />
non è consona alle risposte<br />
che i cittadini si aspettano. Sono<br />
amareggiato perché sento una<br />
grande insoddisfazione personale:<br />
di questi tempi si parla troppo e si<br />
conclude poco. Le persone oggi<br />
hanno bisogno di risposte vere».<br />
Santa Lucia non<br />
ascolta le zone interne:<br />
troppo potere<br />
in poche mani<br />
Il rapporto con la Regione com'è<br />
stato? De Luca si è ricordato<br />
di voi?<br />
«Se devo dare un mio giudizio<br />
ammetto che i rapporti con la Regione<br />
cono complicati. Mi sento<br />
scollegato. Ho avuto un'opera pubblica<br />
ferma un anno e mezzo, mi<br />
auguro che si possa migliorare.<br />
Anche i consiglieri regionali dovrebbero<br />
segnare di più la presenza<br />
della provincia di Avellino<br />
a Palazzo Santa Lucia. La voce di<br />
questa provincia non sempre è<br />
ascoltata.<br />
C'è bisogno<br />
di differenziare<br />
quelli che<br />
sono i bisogni<br />
di un territorio.<br />
Ad esempio<br />
per le limitazioni<br />
anti covid<br />
quello che vale<br />
per Napoli<br />
non può valere<br />
per Avellino.<br />
Prendete i<br />
mezzi pubblici:<br />
la metro a Napoli<br />
è un problema,<br />
ma un<br />
autobus che<br />
parte da Teo-<br />
Inopportuno parlare<br />
del voto,<br />
guardo all’unità<br />
della comunità<br />
ra e va Salerno lo utilizzano due<br />
persone».<br />
Quest' anno si vota: lei cosa farà,<br />
continuerà in questa sua missione?<br />
«Alle elezioni al momento non ci<br />
penso. Devo portare la nave in<br />
porto. Guardo all'unità della mia<br />
comunità, non mi aggrappo<br />
neppure alla legge che consente<br />
la mia ricandidatura».<br />
Quindi, non ha ancora deciso?<br />
«Ho sempre creduto nella<br />
forza dei giovani, ma<br />
non vorrei che nell'immediatezza<br />
dell'azione<br />
diventassero troppo<br />
vecchi. Devo augurarmi<br />
che chi continuerà<br />
dopo di me possa fare<br />
meglio. Ma ho un ultimo<br />
grande obiettivo".<br />
Quale?<br />
«Abbiamo un parco<br />
storico, villa Sibilia di un<br />
pediatra di Teora, persona<br />
eclettica: un polmone verde bellissimo<br />
con piante esotiche, qualcosa<br />
di eccezionale. Purtroppo, tra<br />
il comune e gli eredi dura una causa<br />
da 50 anni, spero di trovare<br />
un'intesa. E' difficile ma credo di<br />
poter realizzare questa mia ultima<br />
volontà, un regalo che offro alla<br />
comunità che non mi stancherò<br />
mai di ringraziare per l'onore che<br />
mi ha dato di poterla amministrare».
Teora
Teora
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 13 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
SAVIGNANO IRPINO. TRANQUILLITÀ, SILENZIO E SOLITUDINE<br />
Disteso e addormentato<br />
come una bella cartolina<br />
Il centro storico è di una bellezza struggente ma è vuoto<br />
Di un lavoro per far restare i giovani nemmeno l’ombra<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Savignano è un paese disteso<br />
e addormentato. Bello e<br />
pulito. Silenzioso, fino a<br />
rendersi fastidioso, surreale. Una<br />
volta lasciata alle spalle la parte<br />
senza senso, frutto dell'urbanistica<br />
vorace, figlia dei piani di fabbricazione<br />
che dovevano soltanto<br />
accontentare, ti rapiscono le<br />
stradine in pietra e le case minute,<br />
linde e pinte, tenere come quadretti<br />
appesi alle pareti per colorarle<br />
delle cose migliori. Sarà perché<br />
oramai ci vivono in pochi, sarà<br />
perché chi lavora lo fa andando<br />
altrove, ma qui portoni e finestre<br />
sono serrati, chiusi. E gli incontri<br />
sono rari quanto evidentemente<br />
preziosi. Emilio Membrino<br />
abita in via Carlo III di<br />
Spagna. La toponomastica è<br />
pomposa. Si affida a tanti nomi<br />
di nobili illustri. Alle prese con<br />
un frugale pasto, Emilio ci guarda<br />
sconsolato: «I giovani? Qui?<br />
Tutti fuori, a lavorare, siamo rimasti<br />
in seicento e siamo tutti<br />
vecchi».<br />
Vive immerso in uno scenario<br />
che non è casuale, dominato com'è<br />
dalle necessità dell'uomo.<br />
Verde, campagna e ancora campagna<br />
e allevamenti. Come ogni<br />
centro della Campania più interna,<br />
scavallato l'Appennino che<br />
già declina verso la costa adriatica,<br />
ha come orizzonte possibile<br />
più la Puglia che la Campania.<br />
Savignano è terra di confine in<br />
tutti i sensi. Dieci minuti da Ariano<br />
ma con il Foggiano a portata<br />
di mano. E la tentazione di riandersene<br />
politicamente nell’altra<br />
regione è stata viva quando da palazzo<br />
Santa Lucia, dopo la vicinissima<br />
discarica di Difesa Grande,<br />
è arrivata anche quella di Pustarza.<br />
È la fotografia di un centro<br />
che ha vissuto e vive due perenni<br />
battaglie. Quella interna,<br />
contro il destino dello spopolamento,<br />
della mancanza di opportunità,<br />
di una terra che o coltivi o<br />
ti caccia via. E quella esterna, la<br />
Regione ad esempio, che guarda<br />
agli immensi spazi verdi come un<br />
“vuoto” dove, appunto, far calare<br />
i rifiuti di tutti. Savignano per<br />
__<br />
In alto l’inizio del centro<br />
storico e, a lato, via Carlo III di<br />
Spagna.<br />
essere la pattumiera della Campania<br />
ha avuto e ancora oggi riceve<br />
ristori. Insieme a quelli previdentemente<br />
trattati per l’eolico<br />
nel bilancio si ritrova da anni tanto<br />
denaro. Di qui il recupero di<br />
ogni opera, di ogni vicolo, le<br />
mense scolastiche gratis e le tasse<br />
praticamente al minimo per<br />
quelli che sono rimasti. Ma anche<br />
l’area camper, l’impianto di<br />
depurazione nuovo. La morsa del<br />
IL RICORDO. La durissima lotta contro l’invaso di Pustarza, le proteste e le teste rotte negli scontri<br />
«Io, le manganellate e la cittadinanza»<br />
DI GIANNI VIGOROSO<br />
Erano giorni bui e tristi, segnati da lotte<br />
e soprusi, giorni convulsi che non<br />
potrò mai cancellare nella mia mente,<br />
per le ingiustizie subite da un popolo,<br />
quello savignanese di cui mi onoro di far<br />
parte. Rimasi ferito durante gli scontri di Pustarza<br />
a Savignano Irpino. Non ero solo un<br />
giornalista in quei momenti, raccontavo i<br />
fatti ma la mia sete di giustizia si spinse ben<br />
oltre al fianco di quella gente umiliata, calpestata<br />
e offesa. Non potevo rimanere in silenzio.<br />
Mi opposi anch’io insieme alla gente.<br />
A terra microfono in mano colpito da una<br />
manganellata, accanto a persone sanguinanti,<br />
finii in ospedale insieme ad alcuni manifestanti,<br />
ma dopo poche ore tornai a lottare e<br />
a difendere quella terra violata. Ricevetti<br />
tantissime attestazioni di affetto e solidarietà<br />
a partire dal compianto Antonio Manganelli,<br />
Capo della Polizia. Nulla fu più come<br />
prima in quella valle distrutta in poco tempo<br />
dalle ruspe ma quell’esperienza di lotta<br />
Covid ha smorzato tante iniziative<br />
e portato alla luce, aggravandoli,<br />
problemi antichi, mai risolti,<br />
mai veramente affrontati. L’ultimo,<br />
in ordine di tempo, è proprio<br />
il corridoio ferroviario che<br />
al sindaco appare come una opportunità<br />
da non perdere. Ma la<br />
verità è che l’Alta Capacità ha un<br />
percorso che taglia fuori Savignano.<br />
E lontana da quell’asse,<br />
con il trasporto su gomma che<br />
viene mortificato, Savignano sarà<br />
fuori da ogni rotta futuribile.<br />
In qualche modo dovrebbe proporsi<br />
come una possibile tappa<br />
del tracciato Benevento-Foggia.<br />
In tal senso una possibile svolta<br />
potrebbe essere il dialogo con i<br />
centri contermini, come Greci,<br />
Montaguto, strappando Ariano<br />
dalla sua miopia territoriale, immaginando<br />
progetti comuni per<br />
agganciarsi in qualche modo alla<br />
costruenda stazione Hirpinia.<br />
Purtroppo, in questo periodo<br />
manca una mente politica che abbia<br />
visioni aperte, efficaci. Chi è<br />
chiamato a rappresentare il territorio<br />
nei luoghi chiave non ha più<br />
quel carisma capace di mettere<br />
tutti intorno a un tavolo e discutere<br />
prendendo decisioni per il<br />
bene di tutti. Feudo zecchiniano<br />
per decenni, Savignano ora sconta<br />
quella malintesa e a tratti malsana<br />
fedeltà con l’isolamento più<br />
totale. Pur avendo una discarica<br />
non riesce neanche a proporsi come<br />
sede per un impianto di biodigestione:<br />
trenta posti di lavoro<br />
diretti garantiti e decine di indotto.<br />
All’interno del consiglio dell’Ato<br />
gli interessi che stanno<br />
prendendo piede sono altri e vanno<br />
verso la creazione di consigli<br />
di amministrazione su consigli di<br />
amministrazione, con fusioni e<br />
incorporazioni che hanno una sola<br />
spiegazione: distribuire gettoni<br />
agli amici degli amici.<br />
Avere prodotti genuini, essere inseriti<br />
a pieno titolo tra i borghi<br />
più attraenti d’Italia, governare<br />
con rettitudine la cosa pubblica<br />
qui non basta. La Statale 90 non<br />
è più l’infrastruttura madre del<br />
secolo scorso e immaginare di sostituire<br />
i binari della vecchia ferrovia<br />
con piste ciclabili al massimo<br />
rinfranca qualche cicloturista<br />
della domenica. Per rompere il<br />
silenzio dei vicoli vuoti bisogna<br />
che qualcuno gridi.<br />
ci ha insegnato tanto. “Il dolore di Pustarza”<br />
scriveva in quei giorni Lina Maglione.<br />
Era il primo maggio 2009 quando ricevetti<br />
dalle mani dell’allora sindaco Oreste Ciasullo<br />
la cittadinanza onoraria per la vicinanza<br />
al popolo savignanese. Da allora, considero<br />
un onore far parte di questa comunità<br />
bellissima fatta di gente semplice e umile,<br />
così operosa ma duramente colpita nel<br />
suo territorio e rapporti umani alla quale auguro<br />
un futuro lieto e prospero. L’onorificenza<br />
porta il segno del mio lavoro, della<br />
mia professione che ho cercato di svolgere<br />
accanto agli abitanti di Savignano Irpino,<br />
interpretandone i sentimenti, le ansie, il dolore<br />
e le difficoltà.
martedì 13 aprile 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Fabio Della Marra Scarpone e la scommessa sull’Alta Capacità da non perdere<br />
«La Napoli-Bari treno per il futuro»<br />
Telegramma a De Luca: «La Regione ci rispetti anche se contiamo come un condominio»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Sette anni da sindaco per dare una speranza<br />
a un territorio devastato dall'emigrazione<br />
e dallo spopolamento.<br />
Ma Fabio Della Marra Scarpone, 46 anni, è<br />
sicuro che anche Savignano Irpino può avere<br />
una prospettiva diversa, spingendo i giovani<br />
a restare qui, in questo paese di 1097<br />
anime, arroccato su un promontorio che domina<br />
la Valle del Cervaro al confine con il<br />
Sannio e la Puglia.<br />
Sindaco, ma quanto è stato difficile finora<br />
amministrare questa piccola comunità,<br />
quali ostacoli ha dovuto superare?<br />
«Guardi, le difficoltà per chi amministra sono<br />
all'ordine del giorno e gli ostacoli ci sono<br />
sempre per raggiungere gli obiettivi. Ma<br />
il valore aggiunto delle amministrazioni sta<br />
nella capacità di fare sinergia con il gruppo<br />
che ti affianca in questa sfida. Ho la fortuna<br />
di avere al mio fianco giovani che hanno a<br />
cuore la propria terra».<br />
In questo secondo mandato<br />
quali obiettivi vuole portare a<br />
termine?<br />
«Noi già nella prima fase dell'amministrazione<br />
abbiamo<br />
puntato a dare visibilità al nostro<br />
borgo. Ora stiamo cercando<br />
di promuovere ulteriormente<br />
le bellezze del territorio,<br />
le qualità dell'ambiente<br />
che ci circonda,<br />
riqualificando<br />
oasi naturalistiche,<br />
prevedendo anche<br />
percorsi turistici.<br />
Ma uno degli<br />
obiettivi primari è<br />
quello di non perdere<br />
l'occasione<br />
dell'Alta capacità<br />
che comunque<br />
porterà uno stravolgimento<br />
nella<br />
nostra comunità».<br />
Come immagina il<br />
futuro di questo<br />
territorio: di cosa c'è<br />
bisogno per impedire<br />
ai giovani di fare le valigie<br />
e andare via?<br />
Non voglio fare retorica,<br />
ma sicuramente una<br />
parte di giovani può avvicinarsi<br />
alla nuova agricoltura<br />
perché qui c'è la<br />
possibilita di garantirsi<br />
un futuro sostenibile.<br />
Ma se vogliamo parlare<br />
di ripresa bisogna ripartire<br />
dai servizi, in particolare<br />
dalla viabilità, e<br />
puntare poi sulle industrie.<br />
Inutile negarlo:<br />
l'espansione demografica<br />
è comunque legata<br />
ad attività che creano<br />
lavoro».<br />
Siete al confine con Puglia e Sannio:<br />
la vertenza dei territori delle<br />
aree interne come va riaperta.<br />
C'è stata la giusta attenzione da<br />
parte della Regione?<br />
«Sicuramente il governatore De Luca<br />
sta lavorando bene. Ora, da lui e dalla<br />
commissione delle aree interne, ci aspettiamo<br />
risposte serie proprio sull'Alta Capacità.<br />
Si sta facendo un lavoro serio sull'area vasta<br />
con tutti i comuni che gravitano nella zona.<br />
Sul tavolo della regione ci sarà un progetto<br />
di sviluppo importante e vedremo se ci<br />
sarà il giusto rispetto per queste zone che,<br />
lo sappiamo, rappresentano più o meno un<br />
condomio di Napoli».<br />
Questo è un territorio che è stato mortificato<br />
negli anni dell'emergenza rifiuti<br />
con la realizzazione di una discarica che<br />
si è aggiunta a Difesa Grande situata al<br />
confine con Savignano: oggi sul fronte discarica<br />
qual è la battaglia da portare<br />
avanti?<br />
«L'errore vero lo commise all'epoca la Provincia<br />
di Avellino, poi arrivò una legge dello<br />
Stato che salvò il Formicoso penalizzando<br />
noi. Ora abbiamo concluso la gara per la<br />
bonifica di Pustarza, un progetto che è stato<br />
ripreso grazie alla regione. E' una rivalsa<br />
seria per il nostro territorio, ma saremo sempre<br />
attenti per il futuro».<br />
In Irpinia si polemizza per la vicenda del<br />
biodigestore di Chianche. Lei che idea si<br />
è fatto?<br />
«All'interno dell'Ato rifiuti ho fatto già notare<br />
che questo organismo non è stato ancora<br />
capace di dire ai cittadini quali sono i<br />
tempi per realizzare un ciclo integrato dei<br />
rifiuti. E questo è stato un fallimento per<br />
l'Ato che avrebbe potuto scegliere sedi sulle<br />
quali non ci sarebbero state contestazioni<br />
e ricorsi al Tar. Il caso finirà anche in Parlamento<br />
ma registro il fallimento dell'Ato».<br />
Qual è il suo sogno nel cassetto, il progetto<br />
che vorrebbe portare a termine per<br />
la sua comunità?<br />
«Un sogno lo abbiamo già realizzato avviando<br />
la bonifica della ex discarica di Pustarza.<br />
Ma la vera speranza, che poi è comune<br />
a tutti i sindaci, è di fermare la fuga<br />
dei giovani per spingerli a mettere radici sul<br />
proprio territorio. E, ripeto, dobbiamo vincere<br />
la sfida sull'Alta Capacità Napoli-Bari,<br />
su questo ci giochiamo il nostro futuro».
Savignano<br />
Irpino
Savignano<br />
Irpino
14<br />
CRONACA<br />
martedì 20 aprile 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CASSANO IRPINO. QUEST’ANNO ALL’ANAGRAFE ZERO NASCITE<br />
Alloggi popolari da favola?<br />
Nel castello dei Cavaniglia<br />
Cinque famiglie vivono come in un sogno in case storiche<br />
Questo è uno dei comuni più belli del Sud ma sta morendo<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Michele Rocco e Giuseppe<br />
Penna, 66 e 63 anni,<br />
hanno un'abitudine e due<br />
cose (due) da dire.<br />
«Qualche chiacchiera davanti al<br />
bar, ogni mattina, riusciva a raddrizzare<br />
le giornate. Ora è un mortorio,<br />
siamo rimasti solo noi», spiega<br />
Michele, mentre Giuseppe con<br />
la leggerezza di un filosofo ci regala<br />
la sua perla: «Uno esce, va al<br />
bar, si guarda attorno: non c'è nessuno.<br />
E allora si domanda: che sono<br />
uscito a fare»?<br />
Sono gli effetti del combinato disposto<br />
dello spopolamento, del<br />
freddo che ancora morde e del Covid<br />
che ha reso più difficile tutto.<br />
Olga Gazzarro, responsabile del<br />
servizio di Anagrafe, mostra il registro<br />
ancora vuoto delle nascite<br />
nel 2021. Quello del 2020 ha la copertina<br />
intonsa e le pagine ancora<br />
crocchiano a sfogliarlo: sette i certificati<br />
staccati. La popolazione è<br />
scesa a 900 residenti. E non c'è verso<br />
di invertire la tendenza perché<br />
proprio qui a Cassano tutto quello<br />
che di buono poteva essere fatto<br />
da un'amministrazione è già a terra,<br />
programmato o finanziato. A<br />
partire dall'Urbanistica e dai Lavori<br />
pubblici: niente è stato lasciato<br />
al caso e persino la tavolozza dei<br />
colori per gli edifici (pubblici o privati)<br />
ha avuto una civilissima attenzione.<br />
Le pietre, i colori, la pulizia:<br />
tutto ti avvolge e ti fa respirare.<br />
Ecco il bello di un centro storico<br />
custodito e accarezzato. Governato<br />
dal un sindaco della Lega<br />
(raro esempio in Irpinia), Cassano<br />
ha sublimato anche il concetto di<br />
casa popolare, l'intuizione di Fanfani<br />
che poi la Sinistra ha caldeggiato<br />
trasformandola in un affare<br />
per le Coop, tanto voraci quanto<br />
imprenditrici. Qui ci sono cinque<br />
famiglie che come casa hanno avuto<br />
parti del palazzo ducale dei Cavaniglia.<br />
Vivono svegliandosi ogni<br />
mattina in una favola e non c'è un<br />
esempio simile, proprio non se ne<br />
conosce, da qualche altra parte nel<br />
Mezzogiorno. Di più. Cassano è<br />
avanti perché può essere definito<br />
il paese delle donne. Tra giunta e<br />
consiglio la quota da preservare sa-<br />
rebbe quella azzurra. Donna il segretario<br />
comunale, Nadia Della<br />
Monica, donna il vice sindaco,<br />
Rossella Sena, e via via uno stuolo<br />
di consiglieri e dipendenti comunali<br />
in rosa: Lucia Siano, Manuela<br />
Roberta Bocchino, Sonia<br />
Palatano. Il sindaco Vecchia ha<br />
trasformato in una sua vittoria personale<br />
persino i danni della nevicata<br />
del 2012. L'opificio di Bartolomeo<br />
Carrozzo, storica famiglia<br />
di artigiani del legno, si è curvato<br />
come un panettone malriuscito.<br />
Unico neo di una skyline perfetta,<br />
il primo cittadino ha lasciato<br />
correre le critiche e le pressanti<br />
richieste di mettere mano alla demolizione:<br />
l'ha infilato in un progetto<br />
che trasformerà tutta l'area in<br />
un centro sociale, resort per anziani<br />
con tanto di tetto giardino. Di<br />
questi giorni l'arrivo della prima<br />
L’ospitalità.<br />
«Noi e il Borgo delle Cinque porte»<br />
DI ROSSELLA SENA E SONIA PALATANO *<br />
__<br />
Nella foto in alto, gli alloggi popolari nel palazzo ducale dei Cavaniglia e, di fianco, la responsabile<br />
dell’Anagrafe, Olga Gazzarro. Qui sopra, Mariangela Figliuolo e i suoi amici d’aperitivo.<br />
trance di finanziamenti: 1 milione<br />
e 800mila euro che saranno soltanto<br />
l'inizio di tutta la progettazione.<br />
Ecco, nonostante questo: Cassano<br />
sta morendo perché manca il lavoro<br />
e l'abilità di un sindaco capace<br />
può rallentare il processo ma<br />
non ci sono armi possibili contro<br />
questo mostro. La politica che a livello<br />
romano s'era immaginata per<br />
__<br />
Cassano a trazione rosa: ecco chi<br />
comanda veramente in Comune<br />
questo territorio, lo hanno chiamato<br />
progetto pilota ma si spera<br />
che nessuno lo prenda effettivamente<br />
come esempio, è andata a<br />
farsi benedire grazie al solito vizio<br />
del Sud e dei soldi: pochi, maledetti<br />
e subito. L'allora ministro<br />
Barca e il governatore della Campania<br />
avevano fatto credere a una<br />
pioggia di milioni. Che magari ci<br />
sarebbero anche stati se si fossero<br />
realizzati progetti di area, appunto,<br />
e non da condominio pezzente, con<br />
capibastone e sindaci più concentrati<br />
sul fottere il finanziamento al<br />
vicino e andare in carrozza con gli<br />
incarichi agli amici. Pensavano a<br />
un bancomat da 200 milioni di euro,<br />
in cinque anni sono stati capaci<br />
di programmarne 15. Insomma,<br />
più che piloti... a piedi o con ciuccio<br />
e traìno.<br />
Strade vuote e molte case abbandonate,<br />
questo lo spettacolo che si offre a<br />
chiunque si avventuri tra i tanti paesi<br />
dell’entroterra irpino. A Cassano Irpino, tuttavia,<br />
non ci arrendiamo all’abbandono e<br />
cerchiamo in ogni modo di creare una prospettiva<br />
che possa offrire una ragione di permanenza<br />
ai tanti giovani. Il nostro amato<br />
paese, già noto per l’acqua con le sue sorgenti,<br />
dopo un’attività di pianificazione e di<br />
recupero, oramai decennale, si accinge a<br />
completare il percorso per proporsi come riferimento<br />
in virtù di una singolare forma di<br />
accoglienza diffusa.<br />
Nell’ambito del recupero urbano, utilizzando<br />
circa 2.000.000 di euro dei fondi europei,<br />
l’amministrazione comunale è riuscita<br />
ad intervenire sulle abitazioni, in modo da<br />
recuperarne le facciate, senza alcun aggravio<br />
di spesa per i privati.<br />
Sfruttando le risorse per l’accelerazione della<br />
spesa, inoltre, il comune ha realizzato circa<br />
25 alloggi, recuperando l’area di sedime<br />
di fabbricati delocalizzati dopo il sisma<br />
dell’80. Restava da recuperare, quindi, la<br />
parte più antica del centro storico che si sviluppa<br />
intorno al vecchio Castello anch’esso<br />
recuperato qualche anno fa.<br />
Ciò è stato possibile grazie ad un ulteriore finanziamento<br />
di circa 2.000.000 di euro ottenuto<br />
dalla presidenza del consiglio dei ministri,<br />
che ha dato avvio ai lavori per la realizzazione<br />
del “Borgo delle cinque porte”.<br />
L’obiettivo è quello di realizzare un borgo<br />
diffuso all’interno della cinta muraria, di<br />
epoca longobarda, al quale si accederà attraverso<br />
cinque varchi che condurranno al<br />
nucleo antico del paese, con la Cittadella, il<br />
Ponte levatoio e il Castello. Proprio quest’ultimo<br />
costituirà il punto focale del sistema<br />
di accoglienza con una SPA, un ristorante<br />
e delle suite ricavate proprio nella dimora<br />
storica.<br />
Cassano, in questo modo, sarà il luogo in<br />
cui l’ospitalità farà da padrona, l’incantevole<br />
bellezza del borgo donerà grande interesse<br />
storico e la recettività farà da vettore<br />
all’interno di un circuito turistico che abbracci<br />
l’intera Irpinia e che troverà i suoi attrattori<br />
nell’enogastronomia, nelle bellezze<br />
naturalistiche e nel fascino dei suoi borghi.<br />
* Vicesindaco<br />
e consigliere comunale di Cassano
martedì 20 aprile 2021<br />
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nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Salvatore Vecchia e la scommessa di poter dare una speranza ai giovani<br />
«L’acqua è il nostro futuro»<br />
Il rapporto con Salvini: “E’ attento ai territori e ha intercettato i sentimenti della gente”<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Ha fatto diventare il borgo delle sorgenti il<br />
paese più leghista del Sud. Ma Salvatore<br />
Vecchia, avvocato, da dodici anni alla guida<br />
della comunità di Cassano Irpino, ora ha<br />
soltanto un sogno nel cassetto. E in parte lo<br />
ha già realizzato. «Si, credo di essere riuscito<br />
– racconta il sindaco – a cancellare un<br />
passato di scontri e veleni. Qui era necessario<br />
ricostruire le coscienze: durante le elezioni<br />
il paese si spaccava in due. Adesso non<br />
è più così».<br />
Dodici anni da sindaco, lei ormai è un<br />
punto di riferimento per i mille abitanti di<br />
questo comune. Che cosa significa per lei<br />
dal punto di vista personale?<br />
«E’ un’esperienza che segna la vita, il mio<br />
destino è legato al comune di Cassano. In<br />
tutti questi anni c’è stato il tempo per realizzare<br />
gli obiettivi promessi e spero di consegnare<br />
alla fine del mandato quello che avevo<br />
immaginato nel 2009. Credo, in fondo, di<br />
aver trasformato il volto di questo paese che<br />
spero potrà avere ancora un futuro. Non è<br />
facile, lottiamo contro un male invisibile che<br />
è lo spopolamento. Ecco: vorrei dare una<br />
speranza ai n»stri giovani».<br />
Quanto è difficile essere sindaco di un<br />
paese così piccolo, che è lontano dai centri<br />
del potere?<br />
«Essere amministratore è già un mestiere<br />
difficile dappertutto, qui è più complicato<br />
non solo per il rapporto stretto con i cittadini,<br />
che hanno il sindaco come punto di riferimento<br />
e su di lui ricadono tutti i problemi<br />
anche se in casa manca la luce o l’acqua.<br />
Non ci sono strutture di cui avvalersi, gli<br />
amministratori devono fare da soli, scendere<br />
sul campo e sporcarsi le mani per concretizzare<br />
quello che si vuole realizzare. Qui<br />
non c’è un tessuto produttivo importante e<br />
quindi non ci sono grandi introiti. Bisogna<br />
puntare sulla capacità di intercettare i fondi<br />
europei, questa è la vera scommessa. E sono<br />
orgoglioso per essere riuscito a ottenere,<br />
da quando sono sindaco, 15 milioni di euro.<br />
E da qui alla fine del terzo mandato spero<br />
di spenderne altrettanti per progetti già finanziati».<br />
In questo territorio delle zone interne è<br />
stato sperimentato il progetto pilota, com'è<br />
andata?<br />
«E’ stato un progetto nato con grande entusiasmo,<br />
che doveva servire a superare i campanilismi<br />
per guardare al futuro.<br />
Forse l’amarezza di oggi è dovuta<br />
alle eccessive aspettative che<br />
c’erano. Molte speranze sono<br />
andate deluse, tante promesse<br />
tradite dal 2015, come quando<br />
De Luca annunciò 200 milioni<br />
per l’Alta Irpinia. Ma<br />
quei soldi non si sono visti.<br />
Ci dovrebbero essere ora finanziamenti<br />
a pioggia che<br />
rispondono solo alla logica<br />
dell’appartenenza politica,<br />
strategia che ha fatto tanto<br />
male a questa terra».<br />
Come riaprire la vertenza<br />
delle zone interne, forse<br />
non è più tempo di contrapposizioni<br />
con le aree costiere.<br />
Non crede?<br />
«Sì, bisogna cogliere la nuova<br />
occasione avendo la capacità di<br />
dialogare con gli operatori turistici<br />
delle zone costiere per portare<br />
nell’entroterra turisti che cercano<br />
anche qualcosa di diverso.<br />
Ma non è facile perché il turista<br />
ha bisogno di servizi, dalla viabilità<br />
alla sanità. Abbiamo visto,<br />
ad esempio, perché alla fine<br />
gli inglesi hanno repentinamente<br />
abbandonato il borgo di<br />
Calitri. Avere una sanità efficiente<br />
è importante anche per il<br />
turista».<br />
Per dare una prospettiva a<br />
questi territori su cosa si deve<br />
scommettere?<br />
«Noi abbiamo puntato sull’albergo<br />
diffuso, dopo<br />
aver recuperato una<br />
zona abbandonata dal<br />
sisma del 1980: si tratta<br />
di una ventina di alloggi,<br />
finemente ricostruiti. In<br />
più abbiamo fatto rinascere<br />
una zona del paese all’interno<br />
della cinta muraria e<br />
anche il vecchio castello trasformato<br />
in palazzo baronale dove<br />
pensiamo di realizzare una spa e<br />
delle suite in quella che era stata<br />
l’ultima dimora dei Cavaniglia. Ma<br />
tutto questo ha senso se ci muoviamo<br />
in un contesto dinamico.Deve<br />
essere tutta la provincia a mettere in<br />
campo un’offerta turistica competitiva».<br />
Cassano è il borgo delle sorgenti, ma<br />
negli anni la risorsa acqua non è<br />
stata valorizzata. Perché?<br />
«Per troppi anni l’acqua è stata<br />
considerata una risorsa scontata<br />
e inesauribile, oggi l’Irpinia<br />
rivendica un tributo per la quantità enorme<br />
__<br />
Il sindaco Salvatore Vecchia intervistato da 696 Tv<br />
dell’acqua che offre alla regione Puglia. Le<br />
nostre sorgenti per altro sono tra le più caratteristiche<br />
d’Italia che meritano sicuramente<br />
di essere visitate dai turisti. Discorso<br />
a parte la questione dei ristori che devono<br />
essere riconosciuti e che garantiranno un futuro<br />
a questo territorio».<br />
Dal punto di vista politico Cassano è stato<br />
definito il comune più leghista del Sud<br />
per l’alta percentuale di voti riconosciuti<br />
a Salvini alle ultime europee. Che rapporto<br />
mantiene con l’ex Ministro dell’Interno?<br />
«Con Salvini abbiamo comunicazioni continue<br />
perché lui è molto attento alle realtà<br />
locali: il risultato del 2018 è stato determinato<br />
dal fatto che il partito ha intercettato il<br />
sentimento della gente ma anche la Lega oggi<br />
deve calarsi sui territori e dare risposte ai<br />
problemi della gente. Noi, ad esempio, soffriamo<br />
per lo spopolamento ma i ragazzi<br />
vanno via perché qui non c’è lavoro ma non<br />
c’è neppure la consapevolezza delle nostre<br />
risorse. Oggi dovremmo essere capaci di dare<br />
qualcosa in più, è questa la vera sfida per<br />
il futuro».
Cassano<br />
Irpino
Cassano<br />
Irpino
14<br />
CRONACA<br />
martedì 27 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CAIRANO. TANTE INZIATIVE PER BATTERE LO SPOPOLAMENTO<br />
Nel paese dei coppoloni<br />
dove si vive fra le nuvole<br />
Il regista scenografo Franco Dragone (Cirque du Soileil)<br />
ha lasciato il Belgio portando qui il centro di produzione<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Molti pensano che lo chiamino<br />
il paese dei coppoloni<br />
per l'uso di cappelli<br />
a falda larga: niente di più sbagliato.<br />
È perché la nebbia ti si posa<br />
in testa e tu ci cammini dentro,<br />
indossandola come un coppolone.<br />
L'idea che qui si viva come stare<br />
in un sogno è vera, palpabile: la<br />
lentezza, il silenzio, le stradine pulite<br />
e rannicchiate. Vanno tutte verso<br />
l'alto, come dita di una mano<br />
protesa verso qualcosa di mistico,<br />
sconosciuto, arrampicandosi fino<br />
alla sommità della rupe, unica, magica:<br />
qui inizia l'orizzonte che tutt'intorno<br />
si spinge a perdita d'occhio.<br />
Se per qualche inimmaginabile ragione<br />
il mondo invertisse l'ordine<br />
delle sue misure, scoprendosi riluttante<br />
alle megalopoli e al benessere<br />
malato che hanno rappresentato,<br />
Cairano, come gran parte<br />
dei paesi dell'osso, si ritroverebbe<br />
al centro di tutto. Meglio: al di sopra<br />
di tutto. Come i tre gruppi di<br />
canne d'organo alimentate dal vento.<br />
Hanno il cielo a fare da cassa<br />
armonica.<br />
Sarà per tutto questo che Franco<br />
Dragone, noto regista e scenografo,<br />
suoi alcuni spettacoli del Cirque<br />
du Soleil, ha chiuso con il Belgio<br />
e si è trasferito nel più piccolo<br />
paese della Campania dove ha allestito<br />
il suo modernissimo e avanzatissimo<br />
centro di produzione. La<br />
sublimazione dello smart working:<br />
con la fibra ottica o sei a Cairano<br />
o a Los Angeles cambia poco.<br />
Franco Dragone è il simbolo di una<br />
emigrazione fortunata. Come tanti,<br />
è andato via per trovare opportunità<br />
che qui non ci sono.<br />
Puntando alla rupe, tra il bianco e<br />
nero della nebbia, si nota una coloratissima<br />
serranda di un garage:<br />
è la bottega di Andrea Schiavone,<br />
restauratore e artista locale, dalla<br />
storia singolare. È omonimo di un<br />
altro Andrea Schiavone, artista e<br />
pure lui nato a Cairano ma nel '500.<br />
Per una strana coincidenza, ha ritratto,<br />
senza saperlo, come il nostro<br />
contemporaneo, una ragazza<br />
che si abbevera alle sorgenti dell'Ofanto.<br />
La crudezza dell'altra faccia della<br />
medaglia sono le nascite a zero e il<br />
conto profitti e perdite dei residenti<br />
mantenuto attivo soltanto grazie a<br />
nuove residenze. Con 290 abitanti<br />
si tira avanti facendo quel che si<br />
può. Le rassegne estive, le installazioni<br />
creative di Dragone, intere<br />
strade dedicate alle cantine e all'accoglienza,<br />
con B&B e ristorantini<br />
fatti nascere ad hoc, Cairano<br />
non si abbandona alla depressione<br />
e rilancia continuamente le<br />
proprie opportunità. Ogni progetto<br />
è legato alla creazione di lavoro<br />
e alla possibilità che vengano<br />
attratte famiglie che scommettano<br />
__<br />
Nella foto a sinistra Andrea Schiavone, pittore e restauratore<br />
su queste dure radici il futuro, facendo<br />
figli.<br />
A Cairano si parla apertamente di<br />
poesia, della vita semplice fatta di<br />
piccole cose, del pensiero che deve<br />
regredire per andare incontro a<br />
valori dimenticati, veri. Qui e soltanto<br />
qui, gli abitanti riproducono,<br />
sotto forma di mosconi, “i sienzi<br />
dell'intelletto” perché, spiegano,<br />
loro vivono al di sopra delle nuvole.<br />
L'amministrazione comunale<br />
distribuisce a tutti i residenti<br />
piante per ornare le proprie case,<br />
rendendo tutto il paese accogliente,<br />
bello da visitare. Ma senza clamore,<br />
selezionando anche spettacoli<br />
e rassegne. Sulla rupe d'estate<br />
si balla alla luce del tramonto il<br />
saluto al sole, che qui offre uno<br />
spettacolo mozzafiato. Presto, a<br />
pandemia mandata in archivio, tut-<br />
ta la comunità si voterà al wedding<br />
d'elite: in estate si dovrebbero tenere<br />
i primi matrimoni prenotati<br />
dall'estero. Due i requisiti richiesti:<br />
massimo 150 invitati e festeggiamenti<br />
che durino 4, 5 giorni,<br />
coinvolgendo ogni vicolo del paese.<br />
Si spera che per l'estate sia<br />
pronto anche il “Museo delle relazioni”,<br />
un edificio dedicato a installazioni<br />
“felicitanti”, storie positive<br />
che riescano a segnare i visitatori<br />
fino a commuoverli. Garantirà<br />
Franco Dragone.
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Luigi D’Angelis alla guida dell’amministrazione da oltre vent’anni<br />
«Noi, rifugio dal caos città»<br />
Strutture e servizi per salvare il piccolo borgo: «Fattore demografico penalizzante ma...»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Una vita da sindaco. Luigi D'Angelis,<br />
55 anni, guida da oltre vent'anni uno<br />
dei comuni più piccoli della Campania<br />
che rischia di sparire.<br />
Cosa significa essere sindaco di una comunità<br />
così piccola, che problemi deve<br />
affrontare?<br />
«E' sicuramente una responsabilità ma soprattutto<br />
una missione che viene svolta con<br />
la consapevolezza di far parte di una piccola<br />
grande famiglia. A volte anche qualcosa<br />
che non appartiene alla sfera del sindaco bisogna<br />
affrontarla ma si coglie in positivo<br />
perché si crea un rapporto speciale con i cittadini».<br />
In questa emergenza covid vivere la zona<br />
rossa in una realtà così poco abitata è stata<br />
una beffa? Che dice?<br />
«Sì, qui viviamo una condizione di libertà<br />
assoluta, è apparso surreale doversi chiudere<br />
in isolamento nonostante non abbiamo<br />
avuto contagi fino a qualche mese fa. Una situazione<br />
bizzarra. Ma voglio sottolineare la<br />
risposta responsabile del cento per cento degli<br />
ultraottantenni che ha fatto il vaccino ed<br />
ha aderito alla campagna di prevenzione:<br />
questo è un record nazionale».<br />
La sua è una vita da sindaco, lei è da sempre<br />
un punto di riferimento per i cittadini,<br />
cosa si lascia alle spalle? Qual è il suo<br />
bilancio?<br />
«Il mio primo obiettivo è stato quello di ricomporre<br />
l'unità in paese, credo di essere<br />
riuscito a pacificare la comunità. Poi, c'è stata<br />
un'idea progetto del futuro del paese su<br />
cui abbiamo lavorato. Dalla rinascita del<br />
centro storico al recupero delle nostre tradizioni,<br />
cercando di attirare su questo paese<br />
nuove attenzioni. Ci sono tanti progetti che<br />
abbiamo realizzato per far crescere dal punto<br />
di vista culturale questo borgo che ha una<br />
bellezza che è un vero patrimonio».<br />
Ma i piccoli comuni come Cairano come<br />
possono immaginare di avere ancora un<br />
futuro?<br />
«I piccoli paesi non sono una palla al piede<br />
del sistema ma sono una risorsa. Non<br />
solo per quello che è accaduto con la<br />
pandemia, ma già da 15 anni abbiamo<br />
capito che le grandi città sarebbero scoppiate.<br />
E che le periferie avrebbero richiesto<br />
una nuova esigenza di qualità della<br />
vita. Questa è la prospettiva<br />
su cui abbiamo scommesso:<br />
recuperare per riabitare il<br />
borgo».<br />
l rapporto con le istituzioni:<br />
vi siete sentiti discriminati<br />
nel corso degli<br />
anni, se non dimenticati<br />
da Regione e Provincia?<br />
«Questo no, è chiaro che<br />
il fattore demografico ci<br />
penalizza. Ma non ci<br />
piangiamo addosso. Abbiamo<br />
investito su progetti<br />
innovativi e moderni.<br />
E così siamo riusciti ad ottenere<br />
finanziamenti dalla<br />
regione molto significativi<br />
per far rinascere il nostro<br />
borgo. Anche dalla provincia<br />
sulla viabilità ci sono stati<br />
passi in avanti importanti».<br />
Ma secondo lei la vertenza delle<br />
aree interne come va riaperta nel<br />
rapporto con le zone costiere?<br />
«Finora si è guardato alle aree costiere<br />
per investimenti e progetti.<br />
Ora bisogna fare una nuova alleanza<br />
per arrivare a un rapporto di<br />
collaborazione tra zone interne e<br />
località costiere. Servono relazioni<br />
importanti perché si possa dare<br />
sviluppo alle zone interne tutelando<br />
l'ambiente. Noi credo che potremmo<br />
essere utili anche alle zone<br />
costiere».<br />
C'è un obiettivo che sogna ancora<br />
di raggiungere da sindaco per<br />
__<br />
Il sindaco Luigi D’Angelis intervistato da 696 Tv<br />
il futuro della sua comunità?<br />
«Guardi, è davvero un sogno.<br />
Spero in futuro di poter<br />
ascoltare la voce di un<br />
ragazzo che si è laureato e<br />
che chiede di poter restare<br />
qui perché ha trovato<br />
l'occasione per poter lavorare.<br />
Ma ho la serenità<br />
di aver creato le condizioni<br />
per consentire ai<br />
giovani di poter scegliere<br />
di restare qui».<br />
Dal film "La donnaccia"<br />
girato qui nel '63<br />
a oggi: Cairano può<br />
diventare un set da<br />
film? E qual è la vocazione di questo territorio?<br />
«La risposta è difficile. In questo territorio il<br />
terremoto ha deviato la nostra vocazione, c'è<br />
stato un processo inconsapevole. Oggi abbiamo<br />
recuperato la nostra identità. Nel nostro<br />
piccolo abbiamo recuperato la nostra<br />
grande cultura contadina a cui oggi guardano<br />
soprattutto i giovani nel segno dell'innovazione.<br />
Una sfida che dobbiamo sostenere<br />
con forza».<br />
Ma come guarda al futuro?<br />
«Con fiducia ma non dobbiamo farci trovare<br />
impreparati. Qui a Cairano si può recuperare<br />
la qualità del tempo e il valore della<br />
piccola comunità. Ma si deve puntare su<br />
strutture ricettive e servizi: solo così possiamo<br />
vincere questa scommessa».
Cairano
Cairano
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
ZUNGOLI. DOPO IL TAM TAM DEI TELEGIORNALI DELLA CNN<br />
In 4mila chiedono di venire<br />
dove fuggire è solo destino<br />
Le manifestazioni d’interesse per abitare la parte antica<br />
in attesa del “via libera” della Soprintendenza di Avellino<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Qui abita il contadino<br />
che segna il discrimine:<br />
un fatto diventa notizia<br />
solo se interessa a lui<br />
La chianca dei Moschella<br />
vende chiacchiere e sorrisi.<br />
Gesti che si ripetono. Palette<br />
di sabbia che fanno girare, come<br />
un miracolo, il mulino delle loro<br />
vite. In via Castello si entra vuoti<br />
e si esce con qualche busta di cose<br />
da mangiare e sazi di umanità.<br />
Un film muto che ti prende alla gola,<br />
perché sai che assisti a una quotidianità<br />
che non è tua, che non vivi,<br />
che raccatti e racconti.<br />
È lui, è qui, davanti ai nostri occhi,<br />
il contadino di Zungoli discrimine<br />
finalmente palpabile, confine raggiunto<br />
tra quella che può essere<br />
una fetecchia o una notizia, soltanto<br />
se attira e o meno lo sguardo,<br />
interessandolo, o lasciandolo<br />
alla sua pietrifica routine.<br />
Quassù non ci arrivi per caso: o<br />
scavalli Villanova o ti avventuri<br />
per antiche mulattiere che i viadotti<br />
dell'autostrada sovrastano come giganti.<br />
Pettinate a grano o fieno, immense<br />
distese di verde quadrettato rivelano<br />
l'unica vocazione, arcaiaca,<br />
millenaria: vivere dei frutti della<br />
terra crescendo animali.<br />
All'altra architettura hanno lavorato<br />
sanniti, romani, longobardi, bizantini,<br />
normanni, angioini. A Zungoli<br />
niente è casuale, dalla disposizione<br />
delle torri del castello alle<br />
stradine in pietra vulcanica: tutto<br />
insegue i punti cardinali. I cardi<br />
che vanno da nord a sud e i decumani<br />
che tagliano da est a ovest.<br />
Ovunque sei, davanti hai una delle<br />
torri del fortilizio oggi di proprietà<br />
delle famiglie De Miranda<br />
e Lucifero, discendenti dei Susanna,<br />
gli ultimi feudatari fino al 1806.<br />
I ricchi di quel tempo non ci sono<br />
più e quelli di oggi non vengono<br />
più. Il castello lo apre il Comune,<br />
quando deve far sognare le scolaresche,<br />
istruirle alla storia e segnarle<br />
nella differenza tra chi ha<br />
avuto e chi non avrà mai così tanto.<br />
Ancora oggi nel borgo millenario<br />
non ricostruito, le case richiamano<br />
a una vita durissima, da poveri<br />
tra i più poveri. E anche se sono<br />
diventate un richiamo turistico, con<br />
tanto di cartelli, le grotte scavate a<br />
mano nella roccia, budelli a uno o<br />
due piani sottoterra, stanno a testimoniare<br />
le difficoltà di guadagnare<br />
una stalla o un posto dove poter<br />
conservare formaggi e cibo.<br />
Zungoli fa parte di “Borghi in rete”,<br />
un gruppo di 39 comuni delle<br />
aree interne che con progetti mirati<br />
puntano a valorizzare le risorse<br />
naturali, culturali, agro-alimentari,<br />
energetiche e artigianali. Una<br />
speciale commissione universitaria<br />
è stata incaricata di selezionare<br />
le idee migliori per proporle al<br />
Piano nazionale a favore dei piccoli<br />
comuni e contro lo spopolamento.<br />
Si suppone che partendo<br />
dal basso, da chi nelle zone dell'osso<br />
ci vive, le cose possano migliorare.<br />
Ma il rischio è che quando<br />
sui progetti mettono mano i professori,<br />
le commissioni, la burocrazia<br />
o gli interessi politici di parte<br />
tutto si trasformi o in una bolla<br />
di sapone o in un bancomat per pochi.<br />
È già accaduto. Lo hanno chiamato<br />
Progetto pilota. Si è schiantato<br />
grazie ai soliti burattinai.<br />
Zungoli, soprattutto, è “Bandiera<br />
arancione” del Touring club italiano.<br />
Viene proposto nel percorso legato<br />
ai Borghi più accoglienti d’italia<br />
e garantisce la qualità dei servizi<br />
e la genuinità dei prodotti offerti<br />
ai turisti, che vengono tutelati<br />
anziché nell'accoglienza. Non è<br />
poco.<br />
L'idea di un futuro possibile, che<br />
riporti la vita ed eviti l'emigrazione<br />
dei giovani, è legata al turismo<br />
di qualità che, con l'Alta Capacità<br />
della Napoli-Bari, diventerà anche<br />
di prossimità, visti i tempi ridottissimi<br />
di collegamento tra le aree<br />
interne e le ricche e famose, ma<br />
spesso costosissime, zone costiere.<br />
Nel frattempo si aspetta la Sovrintendenza:<br />
l’arma segreta sfoderata<br />
dal sindaco (le case messe in<br />
vendita a un euro) è subjudice, essendo<br />
proprietà pubblica l’operazione<br />
deva passare al vaglio e all’approvazione<br />
dell’ente che tutela<br />
i beni storici ed architettonici. Il<br />
verdetto è atteso proprio in questi<br />
giorni alla prima riunione utile della<br />
speciale commissione. Parere<br />
non da poco visto che dopo l’inatteso<br />
rilancio dell’operazione addirittura<br />
nel corso dei telegiornali<br />
della Cnn, dagli States sono giunte<br />
migliaia di manifestazioni d’interesse.<br />
Domande di acquisto piovute<br />
da tutto il mondo: un buen retiro<br />
in un borgo medievale ritenuto<br />
tra i più interessanti d’Italia vale<br />
la pena di un investimento. A un<br />
euro si acquista la casa, ma poi c’è<br />
da ristrutturarla, renderla di nuovo<br />
abitabile. Ma anche su questo c’è<br />
la mano dei sussidi per l’efficientamento<br />
energetico e il bonus casa<br />
al 110 per cento: chi sa destreggiarsi<br />
non ci rimette un euro e si<br />
trova un piccolo gioiello da abitare.<br />
L’amministrazione, a fronte delle<br />
4000 manifestazioni d’interesse,<br />
che riguardano anche case coloniche<br />
e terreni non soltanto il centro<br />
storico, conta di poterne portare al<br />
traguarda 300, 400. Questo rimetterebbe<br />
in piedi tutto il sistema residenziale<br />
e, si spera, anche ridare<br />
salute al registro delle nascite presso<br />
l’Anagrafe. Basterebbero venti<br />
famiglie e una quindicina di bambini<br />
per tenere in piedi il sistema<br />
Ogni casa ha grotte<br />
dove trovavano riparo<br />
gli animali e il cibo<br />
per superare l’inverno<br />
scolastico e creare un argine allo<br />
spopolamento. Nel frattempo, la<br />
giunta si è organizzata per dare il<br />
maggior conforto possibile ai residenti<br />
di sempre, che diventano<br />
sempre più fragili e anziani. La casa<br />
di riposo ai piedi del borgo medievale<br />
è praticamente pronta ad<br />
ospitare almeno quaranta anziani.<br />
Un edificio su tre livelli l’ultimo<br />
dei quali è quasi in pareggio con<br />
la piazza principale del paese, dove<br />
c’è il Castello. L’abbattimento<br />
delle barriere architettoniche e un<br />
modernissimo ascensore a favore<br />
di età e scarsa mobilità renderanno<br />
accessibili i luoghi vissuti una intera<br />
vita e la vecchiaia meno pesante.<br />
Non è un caso che tutti i ragazzi si<br />
concentrino nei luoghi prima del<br />
borgo, al di qua dello storico ponte<br />
che divide la parte storica dalle<br />
contrade. Magari è per essere più<br />
pronti alla ineludibile fuga.
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nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Paolo Caruso ci crede: così si crea occupazione e si combatte lo spopolamento<br />
«Case a un euro per la rinascita»<br />
«Dalla transumanza all'Alta Velocità, tutte le scommesse per il futuro dei giovani e del paese»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Un sindaco in trincea che combatte lo<br />
spopolamento con un'idea che fa discutere:<br />
vendere le case a 1 euro.<br />
Paolo Caruso, 69enne, primo cittadino di<br />
Zungoli, suggestivo borgo medievale al confine<br />
con la Puglia, è sicuro di riuscire a invertire<br />
la rotta, dando una speranza ai giovani<br />
di questo territorio.<br />
Sindaco, intanto, la sua proposta di vendere<br />
le case a un euro come è andata finora?<br />
«Diciamo che sta funzionando. Abbiamo<br />
già acquisito un centinaio di case ma il parere<br />
della Soprintendenza ci ha bloccato perché<br />
parliamo di edifici sottoposti a vincolo,<br />
ci sono già 28 famiglie che aspettano di avviare<br />
i lavori di ristrutturazione delle abitazioni.<br />
Anche perché c'è l'obiettivo di dare un<br />
aspetto dignitoso al borgo».<br />
Zungoli è riconosciuto come uno dei borghi<br />
più belli d'italia ma vivere qui cosa significa?<br />
«Già 30 anni fa il presidente della Regione,<br />
il compianto Giovanni Grasso, si batteva per<br />
le zone interne in contrapposizione alle aree<br />
costiere. Qui mancano servizi e infrastrutture.<br />
Oggi abbiamo ripreso questa sfida:<br />
Zungoli è capofila dei borghi che cercano<br />
di resistere con un nuovo progetto già giudicato<br />
in maniera positiva. Le cose possono<br />
cambiare. Puntiamo a una serie di interventi<br />
sui servizi che consentiranno di migliorare<br />
la qualità della vita».<br />
Siete a ridosso della Valle Ufita, la Napoli-Bari<br />
anche per voi è una grande opportunità.<br />
Non crede?<br />
«Certo, la stazione Hirpinia di Valle Ufita è<br />
una grandissima occasione che non possiamo<br />
perdere. Ci saranno tante possibilità di<br />
crescita per questo territorio sia sul fronte<br />
dei servizi che dell'occupazione. Ma la nostra<br />
forza sono i prodotti tipici e la natura<br />
incontaminata: siamo sulla via della transumanza,<br />
che è patrimonio Unesco, una testimonianza<br />
storica importante che va valorizzata».<br />
Ma secondo lei qual è la<br />
vocazione di Zungoli, su<br />
cosa si deve scommettere<br />
per rianimare l'economia<br />
locale?<br />
Guardi, stiamo recuperando<br />
un borgo che non deve<br />
essere un residuo<br />
archeologico<br />
ma deve vivere.<br />
Non<br />
serve un comune<br />
dormitorio.<br />
Il<br />
progetto<br />
delle case<br />
a un euro<br />
è un'idea<br />
che punta<br />
a mettere<br />
in sicurezza<br />
la<br />
parte antica<br />
del<br />
paese<br />
mantenendo<br />
la nostra<br />
storia<br />
ma ripopolando<br />
il centro urbano anche<br />
grazie a attività<br />
e servizi come dimostra<br />
l'attivazione<br />
della fibra: qui si<br />
può lavorare a distanza<br />
senza alcun<br />
problema. La vera<br />
sfida è creare occupazione<br />
e ripopolare<br />
il territorio».<br />
Lei è al secondo<br />
mandato: c'è un<br />
progetto che più<br />
degli altri punta a<br />
realizzare in questa<br />
seconda fase?<br />
__<br />
Il sindaco Paolo Caruso intervistato da 696 Tv. In alto, le case a un euro<br />
«L'obiettivo è valorizzare il regio tratturo<br />
che attraversa il nostro territorio puntando<br />
sulla riscoperta della risorsa naturale e valorizzando<br />
i prodotti tipici che saranno realizzati<br />
in quest'area. Sarà questa la nostra<br />
forza per far rivivere in maniera completa<br />
quella che è la civiltà contadina che fa parte<br />
della nostra storia».<br />
Gli amministratori delle zone interne devono<br />
spesso alzare la voce per farsi ascoltare<br />
dal governo regionale. C'è stata la<br />
giusta attenzione nei vostri confronti?<br />
«Sì, non possiamo lamentarci, i contributi<br />
sono arrivati per far rinascere il nostro<br />
borgo. Ma dobbiamo essere sempre<br />
vigili e attenti per difendere questo territorio».<br />
La sua sfida da sindaco: questi paesi delle<br />
zone interne come possono avere un futuro,<br />
davvero secondo lei i piccoli borghi<br />
salveranno le metropoli?<br />
«Il turismo di prossimità potrà essere una<br />
strada da percorrere, che consentirà anche<br />
di produrre meno inquinamento. Il nostro<br />
obiettivo principale è difendere l'ambiente:<br />
eliminare la plastica, incentivare la differenziata,<br />
realizzare la casa dell'acqua, tutti<br />
progetti che consentiranno di avere una condizione<br />
di vita ottimale. Anche il bio in agricoltura<br />
con la canapa e i grani antichi ci darà<br />
prospettive interessanti. Noi, non ci arrenderemo».
Zungoli
Zungoli
14<br />
CRONACA<br />
martedì 11 maggio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
LACEDONIA. LA MACCHINA DEL TEMPO DEL PROFESSOR CANGIAN<br />
Se fai un figlio, il Comune<br />
dà certificato di coraggio<br />
Il miracolo di San Gerardo e la paura per il Vescovo crudele:<br />
musei, teatro e grotte paleolitiche per attirare di nuovo i turisti<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Ci sono poche immagini che<br />
fermano il tempo. La serenità<br />
che ogni tanto rappresenta.<br />
Cangian, come in una macchina<br />
che viene dal passato, l'ha regalata<br />
senza risparmio. 1801 scatti<br />
sono una eternità che non ha giudizio<br />
ma solo conseguenze. Le pellicole,<br />
la tanca per svilupparle, l'ingranditore<br />
e gli acidi che si consegnano<br />
ai secondi utili per svilupparle<br />
nel modo giusto, sono come<br />
presenze che tornano dal passato<br />
per raccontare storie in bianco e<br />
nero. La singolarità è la scelta: Lacedonia.<br />
La vena madre è la pietra.<br />
Il filo del racconto sono i volti.<br />
In questi mesi di pellegrinare in<br />
posti già vuoti, nei “paesi dell'osso”,<br />
a differenza di chi vi scrive lui<br />
ha scelto i volti, la genuinità, i gesti<br />
delle cose di tutti i giorni. Noi,<br />
stretti in un angolo dal virus e dalla<br />
paura, abbiamo raccontato i luoghi,<br />
i vicoli, i resti e gli abbandoni<br />
di una civiltà né più matura né migliore:<br />
diversa. Ecco perché i suoi<br />
scatti diventano immortali, irraggiungibili:<br />
scrutano e svelano la<br />
normalità perduta. Una povertà indossata<br />
con dignità, datata, a modo<br />
uso felice, viva. C'è un filo comune<br />
in tutti i paesi che il destino<br />
sembra voler imprigionare nel passato,<br />
è la lotta di ogni giorno, la<br />
non resa. Come i ragazzi che scopri<br />
all'uscita di una scuola salvata<br />
da un sindaco caparbio e da un funzionario<br />
regionale, che trova il modo<br />
per leggere nel verso giusto il<br />
bando per rifare l'istituto, nonostante<br />
abbia pochi iscritti. Piccole<br />
ma importanti sberle a chi ritiene<br />
che l'economia o l'economicamente<br />
vantaggioso siano sempre e<br />
comunque i binari su cui muoversi.<br />
Come i vinti di Verga, arresi al<br />
progresso. No, qui la vita ha la meglio.<br />
S'aggrappa. Come nel miracolo<br />
che ha fatto del preticello Gerardo<br />
una santo. E le chiavi che il<br />
piccolo Gesù, per fortuna oggi tornato<br />
nella sua chiesa, recuperò nel<br />
pozzo contro ogni legge fisica, criterio<br />
scritto. Proprio dove c'è il<br />
pozzo dell'evento straordinario del<br />
Santo, frutto della paura della ritorsione<br />
di un Vescovo, è stato al-<br />
lestito, su due livelli, un museo.<br />
Rappresenta la mistica dei presuli<br />
succedutisi a Lacedonia. I loro volti,<br />
schiocchi di rossee guance paffute,<br />
nei dipinti a olio vanno a ritroso<br />
nei secoli, eppure tutti uguali:<br />
gli anelli con rubini, gli abiti decorati<br />
a mano, l'oro e l'argento riportano<br />
a un potere e a una vita vissuta<br />
con benessere e privilegi, sospesa<br />
e molto lontana da quei bisogni<br />
di gente indigente, troppo distratta<br />
dal pane da mettere in tavola<br />
per guardare, con consapevolezza,<br />
a un proprio diritto. Sì, fa<br />
vanto l'edizione integrale (trenta<br />
tomi) e originale in francese (1751)<br />
dell'Encyclopedìe dell'arte e dei<br />
mestieri di Diderot e D'Alembert:<br />
ma chi sapeva leggere tra i lacedoniesi<br />
a quel tempo? C'è voluto<br />
Francesco De Sanctis per dare a<br />
questo paese una scuola e garantire<br />
l'istruzione.<br />
Il trittico di Andrea Sabatini da Salerno è la perla del Museo Diocesano<br />
Lacedonia sopravvive alle zero nascite<br />
del 2021 perché s'industria.<br />
Cerchi un museo e ce l'ha. Cerchi<br />
un teatro e strabuzzi ai cartelloni<br />
che ha allestito. Cerchi la storia e<br />
la trovi nelle grotte paleolitiche o<br />
nella torre dell'orologio fatta con i<br />
pezzi dell'anfiteatro, smontato e rimontato<br />
in verticale. Fu l'ordine di<br />
un Vescovo, che quel giorno dev'essersi<br />
svegliato scuro e puntiglioso,<br />
a dare il via alla demolizione<br />
del manufatto pagano a favore<br />
della sua Curia.<br />
Qui se fai un figlio si muovono<br />
gruppi di sindaci e ti danno un certificato<br />
ufficiale di coraggio, girano<br />
un filmato per farti i complimenti<br />
e ti inseriscono tra i benemeriti<br />
della comunità, attestando<br />
la loro gratitudine per la tua famiglia.<br />
Dal culto di Iside alla magia delle masciare<br />
DI MICHELE MISCIA *<br />
Figlia di un vulcano spento, il Vulture, la rupe<br />
su cui insiste l’agglomerato di Lacedonia<br />
guarda negli occhi il promontorio<br />
del Gargano, situata com’è in territorio campano<br />
ma a ridosso di Puglia e Lucania. Giungendo<br />
da sud, si nota immediatamente l’alta rupe<br />
tufacea costellata di grotte, abituri di gruppi di<br />
cacciatori raccoglitori della fine del pleistocene,<br />
stando ai ritrovamenti di punte di freccia lapidea<br />
della forma detta “a mandorla”. Sono le<br />
stesse cavità naturali che i Sanniti, nella varietà<br />
tribale degli Irpini, eressero a luoghi di culto<br />
per i loro variegato pantheon in quello che era<br />
il territorio di Akudunniad. Intriso di spiritualità<br />
isiaca era invece il municipium di epoca romana,<br />
quella Aquilonia in hirpinis che fu sede<br />
della celebre battaglia del 293 a. C.<br />
Tracce del tempio di Iside sono visibili nella<br />
chiesa di Santa Maria della Cancellata, nata dalla<br />
riconversione al culto cristiano di una imponente<br />
costruzione consacrata al culto della dea<br />
egizia.<br />
__<br />
Da sinistra: l’attestato di gratitudine per i nuovi nati. Il pozzo del miracolo di San Gerardo, il busto di De<br />
Sanctis e la torre dell’orologio frutto dello smantellamento dell’anfiteatro romano.<br />
__<br />
La rupe tufacea e le grotte<br />
Aleggia un’aria sospesa tra sacro e profano,<br />
un’atmosfera decisamente esoterica, nel centro<br />
medievale, costruito dagli Orsini dopo il devastante<br />
sisma del 1456 in luogo della città romana,<br />
situata poco più a valle. S’incontrano ancora<br />
abitazioni intonse di masciare, donne che<br />
praticavano la magia, anche nera, guaritrici che<br />
operavano in epoche nelle quali la medicina era<br />
un lusso. Un mondo, quello, del quale restano<br />
orme impresse nell’intelletto latente collettivo,<br />
che pure stridono con la spiritualità del paese<br />
che ospitò per quattro anni san Gerardo Maiella.<br />
Qui compì uno dei suoi primi celebri miracoli,<br />
quello del Pozzo, accessibile al culto di<br />
tanti devoti o alla curiosità degli antropologi. È<br />
nel Museo Diocesano, che intorno ad esso si<br />
dipana, scrigno di vestigi archeologici, opere<br />
artistiche di gran pregio, quali il Trittico di Andrea<br />
Sabatini da Salerno, e un incredibile patrimonio<br />
bibliografico, in cui spicca l’edizione<br />
completa del 1754 dell’Encyclopedie in lingua<br />
francese di Diderot e D’Alembert. Il territorio<br />
trasuda storia e la voce del passato si diffonde<br />
su frequenze visive, ma anche acustiche, olfattive<br />
e tattili. La storia si percepisce toccando la<br />
breccia del campanile lapideo, costruito con<br />
materiale proveniente dall’anfiteatro romano<br />
smantellato nel 700. La si ascolta negli arpeggi<br />
del vento tra gli alberi secolari, nel profumo<br />
di origano e menta, nel muggito lontano di armenti.<br />
Lcedonia parla a chi si pone in ascolto.<br />
* Delegato regionale Unla - Divulgatore culturale
martedì 11 maggio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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15<br />
CRONACA<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
Inquadra il codice e scopri<br />
le puntate precedenti<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Antonio Di Conza, 40 anni, pronto a candidarsi per il secondo mandato<br />
«Non voglio che altri vadano via»<br />
Ha scelto di tornare per sostenere la sua comunità e dare una speranza ai giovani<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
__<br />
Il sindaco Antonio Di Conza intervistato da 696 Tv<br />
Le radici non si dimenticano. E Antonio<br />
Di Conza, 40 anni, sindaco di<br />
Lacedonia, è tornato nella sua terra<br />
per vincere una nuova sfida: fermare<br />
lo spopolamento e dare una speranza ai<br />
giovani che, come lui, vogliono impegnarsi<br />
per il territorio dove sono nati.<br />
Sindaco, intanto si chiude il primo il<br />
suo primo ciclo amministrativo,<br />
che bilancio consegna ai cittadini?<br />
«Guardi, in fondo si chiude metà<br />
ciclo perché gli ultimi due anni<br />
in pratica non li ho vissuti<br />
perché come tutti i sindaci sono<br />
stato frenato dall'emergenza<br />
per il covid. Non è una scusa,<br />
eppure lo stesso siamo riusciti<br />
a portare a termine una<br />
serie di investimenti che mi<br />
fanno ritenere di aver raggiunto<br />
i risultati sperati. L'obiettivo<br />
ora è quello di pensare a un intervento<br />
per lungo periodo. Sono<br />
soddisfatto ma certo un mandato<br />
è poco, quando si vogliono<br />
fare interventi a lungo raggio<br />
guardando al futuro di questo territorio».<br />
Molti giovani di Lacedonia sono stati<br />
costretti ad andare via. Lei perché<br />
è ritornato?<br />
«Ho deciso di ritornare qui e le assicuro<br />
che è ancora più difficile per certi<br />
aspetti. Sono stato a lungo fuori, ma<br />
il cuore mi ha spinto a ritornare con non<br />
poche difficoltà. Sono tornato per dare<br />
il mio contributo e per risolvere insieme<br />
a tutti i problemi che ci sono sul<br />
territorio con la speranza di trovare<br />
la ricetta giusta affinché i giovani<br />
non vadano via».<br />
Ma è pentito di essere tornato. Ha<br />
qualche rimpianto?<br />
«Non sono pentito perché le mie radici sono<br />
qui. Certo a volte mi vengono i dubbi,<br />
ma dobbiamo subito metterli da parte perché<br />
l'obiettivo è di cambiare lo spirito<br />
delle persone. E' chiaro che in un<br />
posto dove hai meno servizi e meno<br />
opportunità bisogna combattere<br />
per il cambiamento».<br />
Secondo lei Lacedonia su cosa deve<br />
scommettere?<br />
«Lacedonia come tutti i piccoli paesi<br />
deve scommettere su un<br />
cambiamento di prospettiva.<br />
La speranza è che venga<br />
dato spazio alla periferia<br />
che deve diventare<br />
il centro. Il decremento<br />
demografico è un problema<br />
che viene da lontano<br />
e che ormai colpisce<br />
tutti. L'anno scorso<br />
qui ci sono stati 15 nuovi<br />
nati, quest'anno solo<br />
uno. Ma si fanno meno<br />
figli perché c'è troppa incertezza».<br />
La vertenza delle aree<br />
interne, secondo lei, come<br />
va riaperta? C'è stata<br />
la giusta attenzione da<br />
parte del governo regionale?<br />
«Non c'è stata la giusta attenzione<br />
perché non si è mai pensato<br />
alle periferie. Comunque,<br />
ho avuto validi interlocutori in<br />
regione, siamo riusciti ad avere<br />
finanziamenti importanti ad<br />
esempio per le scuole. Le soluzioni<br />
si possono sempre trovare».<br />
Qual è il suo sogno nel cassetto<br />
per Lacedonia?<br />
«Progetti ce ne sarebbero<br />
tanti. Ma il sogno più grande<br />
per me è quello di rivivere<br />
quello che hanno vissuto i<br />
nostri nonni, le trasonne (i vicoli n.d.r.) traboccavano<br />
di gioia e di chiacchiericcio, di<br />
gente che viveva il paese. Oggi questo non<br />
c'è più. Ma la vera sfida è riqualificare il costone<br />
su cui si sviluppa tutto il paese. Siamo<br />
sulla buona strada. Anche dalle nostre<br />
grotte ci può essere un nuovo sviluppo».<br />
A Lacedonia si vota, ha già deciso cosa fare?<br />
«Non lo so se la sfida continua e, le assicuro,<br />
non è una tattica. Bisogna programmare<br />
e ci sono tanti progetti in campo, l'obiettivo<br />
è che ci sia una continuità. Indipendentemente<br />
da chi sarà il sindaco l'importante è<br />
che si portino a termine i risultati sperati per<br />
la nostra comunità».
Lacedonia
Lacedonia
14<br />
CRONACA<br />
martedì 25 maggio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
MONTAGUTO. UNA BESTIA DI FANGO MAI VISTA, LA PIÙ GRANDE D’EUROPA<br />
La frana bloccò l’Italia<br />
Lo Stato bloccò i clan<br />
Bertolaso riuscì a tenere a bada molti appetiti: ora nuovi rischi<br />
Da due anni non nascono bambini, solo l’estate riporta la vita<br />
DI GIANNI VIGOROSO<br />
Èconsiderata tra le frane più<br />
grandi d’Europa per le sue<br />
caratteristiche morfologiche,<br />
capace di provocare ancora danneggiamenti<br />
irreversibili se non si<br />
correrà presto ai ripari, con un’adeguata<br />
e costante attività di manutenzione<br />
e monitoraggio. Stiamo<br />
parlando della madre di tutte le frane,<br />
in Irpinia, a Montaguto, nel territorio<br />
crocevia al confine con la<br />
provincia di Foggia. Oggi la bestia<br />
dorme apparentemente, ma una<br />
movimentazione di masse <strong>volume</strong>tricamente<br />
significative è stata<br />
più volte segnalata agli organi<br />
competenti, ultimamente dal sindaco<br />
Marcello Zecchino, a seguito<br />
di una nuova ed evidente frattura<br />
a monte. Parte delle opere di drenaggio<br />
realizzate negli anni scorsi,<br />
relative alle acque superficiali e<br />
profonde della zona alta di frana e<br />
del Lago Maggiore risultano essere<br />
danneggiate. L’ex capo della<br />
Protezione Civile Guido Bertolaso,<br />
lo aveva ribadito in più di<br />
un’occasione: “Guai abbassare la<br />
guardia sulla frana di Montaguto.<br />
La manutenzione dovrà essere costante<br />
negli anni altrimenti l’incubo<br />
potrebbe nuovamente riaffacciarsi.”<br />
Fu proprio lui nel 2010 dopo<br />
il blocco della ferrovia, con<br />
l’Italia spezzata in due a dare una<br />
decisa svolta a questa delicata vicenda,<br />
affidando le opere all’esercito<br />
e alla Protezione Civile, spazzando<br />
via l’ombra della camorra,<br />
che avrebbe potuto mettere le mani<br />
sull’affare lavori. Una storia infinita<br />
cominciata già alla fine del<br />
2005. Il 26 aprile 2006 la frana invase<br />
definitivamente la statale 90<br />
delle Puglie fino a diventare poi un<br />
caso nazionale, quando gli operai<br />
delle Ferrovie dello Stato furono<br />
costretti a smontare i binari, per<br />
evitare che la pressione esercitata<br />
dalla frana potesse creare maggiori<br />
problemi alla massicciata. Fu la<br />
Puglia con le massime cariche istituzionali,<br />
in modo particolare a far<br />
sentire alta la propria voce insieme<br />
alle comunità locali. Solo nel<br />
luglio del 2010 si potette tirare un<br />
sospiro di sollievo con la completa<br />
ripresa dei collegamenti sia su<br />
gomma che su ferro, ma a distanza<br />
di undici anni quel mostro oggi<br />
incute ancora paura e apprensione.<br />
Ma l’amministrazione comunale<br />
ha in animo di trasformare “la bestia”<br />
in una opportunità: il progetto<br />
per renderla visitabile è già stato<br />
presentato nell’ambito di un più<br />
ampio programma di investimenti<br />
per non farsi trovare impreparati<br />
alla ripresa di tutte le attività turistiche.<br />
A Montaguto non si regalano<br />
case a un euro, ma il problema<br />
dello spopolamento è presente<br />
più che mai. Gli addetti dell’Anagrafe<br />
del Comune mostrano<br />
i registri immacolati, ovvero a zero<br />
nascite, di quest’anno ma anche<br />
per il 2020. Una tendenza che nel<br />
giro di qualche decennio renderà<br />
questo paese presepe ancora più<br />
lento, silenzioso, affidato ai ritmi<br />
degli ultimi abitanti, tutti abbondantemente<br />
anziani e tutti concentrati<br />
sulle poche abitudini che scandiscono<br />
giornate, mesi. Terra di<br />
confine, Montaguto ha una dimensione<br />
talmente a misura d’uomo<br />
che è costretta a esporre cartelli<br />
per avvertire i visitatori di procedere<br />
adagio con le proprie autovetture,<br />
perché «qui i bambini giocano<br />
ancora liberi per strada», prigionieri<br />
di una felicità che è anche<br />
solitudine.<br />
Legati alla Baronia di Flumeri, finì nelle mani degli Aragonise, con Maria Donata Del Balzo Orsini<br />
Il Casale e il Castrum amati dai Principi<br />
DI ANTONIO ANGINO *<br />
Montaguto, che è uno dei tanti, ameni e ridenti<br />
paesi di cui è costellata l’Irpinia e quasi l’intera<br />
provincia di Avellino, ha confini in gran parte ben<br />
delineati dalla natura, in quanto segnati da tre torrenti<br />
(Cervaro, Acquara e Tre Confini) e dalla lunga<br />
e antica strada della Trainera che segna il confine<br />
con il comune di Orsara di Puglia dalla parte<br />
sudorientale a quella nordoccidentale fino al<br />
tenimento di Greci.<br />
E’ una terra ricca di vegetazione, di selvaggina e<br />
di sorgenti, queste ultime attestate dalle numerose<br />
fontane disseminate quasi uniformemente su<br />
tutto il territorio comunale: si va dalle più antiche<br />
(Fontana Vecchia, 1532, Fontana del Basso, Fontana<br />
Paolina, Fontana della Noce), alle più recenti,<br />
ma altrettanto ricche di storia (Fontana Nuova,<br />
Fontana del Ponte o di Sofia, Fontana delle<br />
Sorgenti).<br />
Le origini di Montaguto risalgono all’Alto Medioevo<br />
e sono da individuare in due nuclei ben<br />
distinti e separati: il Casale di Sambuceto, posto<br />
a valle nella parte sudorientale del paese, che aveva<br />
una estensione di 300 ettari e risulta gestito<br />
dalla Mensa Vescovile di Bovino, ed il Castrum<br />
di Montaguto, che era circondato da una estensione<br />
territoriale in gran parte boscosa di 1500 ettari,<br />
affidato prima alle cure di suffeudatari, poi<br />
di feudatari fino all’abolizione del feudalesimo ai<br />
primi dell’Ottocento.<br />
Dopo secoli di vita autonoma e di convivenza pacifica,<br />
il Casale e il Castrum finiscono nella gestione<br />
e nell’amministrazione del principe Gregorio<br />
Pinto che, con argomenti cavillosi e dispute<br />
legali, riesce a strappare al Vescovo di Bovino<br />
una transazione siglata nel 1741, data dalla quale<br />
il Casale di Sambuceto perde la sua autonomia<br />
e diventa parte integrante del Feudo di Montaguto<br />
in cambio di 50 ducati l’anno che il Principe<br />
Pinto si impegna a versare alla Curia vescovile<br />
di Bovino. Dal punto di vista religioso Montaguto<br />
fa parte della Diocesi di Bovino fino agli anni<br />
Settanta del Novecento, quando è assegnato<br />
alla diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia di cui ancora<br />
oggi fa parte.<br />
Per quanto riguarda l’aspetto politico, militare e<br />
amministrativo, la sua storia è legata alla Baronia<br />
di Flumeri e Vico fino al 1454, allorché gli<br />
Aragonesi l’assegnano a Maria Donata del Balzo-Orsini<br />
in cambio dei favori che lo sposo Pirro<br />
del Balzo aveva accordato ai nuovi dominatori.<br />
Maria Donata, poi, lo concede in dote alla figlia<br />
Isabella in occasione delle nozze di costei con il<br />
futuro re Federico d’Aragona; si succedono, quindi,<br />
nel feudo di Montaguto diverse altre famiglie<br />
baronali: i De Bernardo, i Capece Zurolo, i Pinto<br />
Mendoza, gli Spinelli.<br />
La peste del 1656 è un evento drammatico nella<br />
vita montagutese: gli abitanti si riducono a sole<br />
tre famiglie, le case restano vuote, i campi sono<br />
sopraffatti dalla vegetazione spontanea.<br />
Dai primi del Settecento alla seconda guerra mondiale<br />
si assiste ad una notevole crescita della popolazione<br />
che raggiunge il massimo storico di<br />
quasi 2500 abitanti nel 1931; da allora, per diversi<br />
fattori (guerra, emigrazione, calo delle nascite)<br />
si ha un vorticoso decremento.<br />
Oggi dell’allevamento del bestiame non c’è quasi<br />
più traccia, mentre l’agricoltura è finita nelle<br />
mani di un esiguo gruppo di imprenditori agricoli<br />
che hanno decretato la fine di quei piccoli appezzamenti<br />
di terreno che si erano come cristallizzati<br />
nelle mani di molte famiglie nel corso di<br />
quasi due secoli (Ottocento e Novecento).<br />
La conseguenza è che attualmente la monocoltura<br />
del frumento ha preso il sopravvento su tutti gli<br />
altri prodotti agricoli (avena, orzo, fave, granturco)<br />
e soprattutto sulla vite, l’ulivo e gli alberi da<br />
frutto, che un tempo soddisfacevano quasi del tutto<br />
il fabbisogno locale di conserve alimentari, vino<br />
e olio.<br />
* Professore, Storico
martedì 25 maggio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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15<br />
CRONACA<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Marcello Zecchino, già assessore provinciale, e i progetti per la rinascita<br />
«Orsara, speranza di un futuro»<br />
«Solo grazie alla stazione dell’Alta Capacità il territorio potrà battere lo spopolamento»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Guidare un comune di frontiera, devastato<br />
dallo spopolamento non è<br />
impresa facile. Ma Marcello<br />
Zecchino prova a resistere con impegno<br />
e coraggio: aveva 27 anni quando<br />
divenne sindaco per la prima volta nel<br />
1995: ora, però, non sa ancora cosa farà<br />
nel prossimo autunno quando anche Montaguto<br />
andrà al voto. “Se me lo chiederanno<br />
sono pronto a continuare<br />
la mia sfida”, dice il primo cittadino,<br />
che è stato in passato anche<br />
assessore provinciale alla protezione<br />
civile.<br />
Fare il sindaco in un comune<br />
così piccolo è quasi una missione.<br />
Non crede?<br />
«In tutti i piccoli comuni c'è ormai<br />
un allarme sociale. Essere<br />
sindaco significa fare tutto. Oggi<br />
noi qui abbiamo solo quattro<br />
dipendenti e un operatore ecologico<br />
part time. Dobbiamo farcela,<br />
anche perché i cittadini ci chiedono<br />
di risolvere i problemi».<br />
Montaguto è conosciuto come il<br />
paese della frana più grande d'Europa.<br />
Cosa è cambiato in questi anni?<br />
«A distanza di anni, da quando l'Italia fu divisa<br />
in due, la situazione è che la frana è<br />
sempre in movimento. Negli anni scorsi ci<br />
sono stati movimenti importanti. Oggi devo<br />
denunciare ancora una volta la mancata<br />
manutenzione della rete idraulica».<br />
Ma c'è stata la giusta attenzione da parte<br />
della Regione?<br />
«Ci sono stati dei rallentamenti. Adesso c'è<br />
un'ottima collaborazione con la protezione<br />
civile e con la direzione del dottore Giulivo<br />
che ci consentirà di mettere in sicurezza<br />
il territorio».<br />
Anche Montaguto deve fare i conti con<br />
lo spopolamento: come va affrontata questa<br />
emergenza?<br />
__<br />
Il sindaco Marcello Zecchino intervistato da 696 Tv<br />
«Non credo che chi ha deciso di trasferirsi<br />
altrove possa tornare. Spero, invece, che ci<br />
sia una riscoperta di questi luoghi per chi<br />
vuole fuggire dal caos delle metropoli per<br />
avere stili di vita diversi. Ora dobbiamo<br />
puntare a nuovi servizi per<br />
aiutare soprattutto la terza età.<br />
Ma bisogna essere innamorati di<br />
questi luoghi per poterci vivere e<br />
ritornare».<br />
Tutti i sindaci delle zone<br />
interne lamentano<br />
ritardi su servizi e infrastrutture,<br />
Montaguto come<br />
può rompere<br />
questo isolamento?<br />
«In soccorso di<br />
tutta l'area c'è la<br />
costruenda linea<br />
dell'alta capacità,<br />
sarà realizzata la<br />
stazone di Orsara a<br />
pochi chilometri, siamo<br />
praticamente in Irpinia.<br />
Ora dobbiamo<br />
attrezzarci per i servizi<br />
a supporto dei lavori<br />
per quest'opera che dureranno<br />
sette-otto anni.<br />
Il progetto ha dovuto<br />
subire una variante<br />
proprio per via<br />
della frana di Montaguto.<br />
Ma la stazione,<br />
di sicuro, potrà<br />
aiutarci a migliorare<br />
i servizi sul territorio».<br />
Lei è un amministratore<br />
di lungo<br />
corso, ma la<br />
vertenza delle aree interne come va riaperta<br />
secondo lei?<br />
«Va tolto di mezzo il campanile, lo dicono<br />
tutti ma lo realizzano in pochi. Poi farei fuori<br />
tanti enti sovracomunali che sono inutili<br />
e ostacolano la crescita del territorio. Bisogna<br />
snellire la burocrazia e dare incentivi a<br />
chi vuole investire. C'è la possibilità di ripopolare<br />
questo territorio, oggi abbiamo delle<br />
grosse opportunità: sta arrivando la fibra.<br />
Ma dobbiamo essere attenti».<br />
Lei 26 anni fa è stato eletto per la prima<br />
volta sindaco, ora ha già deciso cosa fare?<br />
«Guardi non ho mai pensato alla mia candidatura<br />
per altri obiettivi personali. Se me<br />
lo chiederanno lo valuterò con serenità».<br />
Qual è la sfida del futuro per la comunità<br />
di Montaguto?<br />
«Credere nelle proprie forze: abbiamo una<br />
miniera inesauribile, non c'è bisogno di grandi<br />
infrastrutture che nascondono solo grandi<br />
parcelle per i tecnici. Ora basta litigare e<br />
non voltiamoci dall'altra parte. I problemi<br />
di chi è in difficoltà vanno affrontati. La sfida<br />
del futuro è il sociale. Ma c'è bisogno che<br />
a impegnarsi siano direttamente i cittadini.<br />
Rimbocchiamoci le maniche e crediamoci».
Montaguto
Montaguto