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NEI PAESI DELL'OSSO volume 3

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14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 23 febbraio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

PAGO VEIANO. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO DE IESO<br />

«Pronto a continuare<br />

per la mia comunità»<br />

Due mandati. In molti gli chiedono di non mollare il timone:<br />

«L’alluvione ci aveva messi in ginocchio ma ci siamo rialzati»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Da dieci anni guida la comunità di Pago<br />

Veiano. Ma il sindaco Mauro De<br />

Ieso non ha ancora deciso se abbandonerà<br />

definitivamente la fascia tricolore, in<br />

vista delle prossime elezioni amministrative.<br />

«Vedremo, ricevo tante sollecitazioni a<br />

continuare il mio lavoro. Ma questa è davvero<br />

una missione».<br />

In che senso, sindaco? Lei in questi anni<br />

ha segnato la storia di questa comunità…<br />

«Negli ultimi tempi i sindaci in un piccolo<br />

paese sono un pò tutto, un fratello maggiore<br />

e un confidente. Siamo il riferimento di<br />

tante problematiche aggravate per altro dalla<br />

pandemia. Volevo fare il sindaco fin da<br />

bambino, era un sogno che ho realizzato».<br />

Ma qual è il risultato di cui va fiero?<br />

«Aver evitato il dissesto è stato un bel traguardo.<br />

Mi sono ritrovato con debiti e sentenze<br />

del passato».<br />

E ci sono rimpianti che si lascia alle spalle?<br />

«Mi dispiace essere stato poco nelle case delle<br />

persone. Ma spesso ho dovuto svolgere<br />

un’attività quasi impiegatizia. Spero che i<br />

cittadini abbiano capito che l’ho fatto nell’interesse<br />

della comunità».<br />

Quali sono le difficoltà che si incontrano<br />

ad amministrare i piccoli comuni?<br />

«Siamo spesso lasciati da soli. Ma oggi il vero<br />

problema è rimettere mano al testo unico<br />

degli enti locali. Bisogna abbattere la burocrazia,<br />

perché i piccoli comuni hanno gli<br />

stessi adempimenti delle grandi città ma senza<br />

personale e senza risorse finanziarie».<br />

L’accusano di essere un sindaco accentratore,<br />

cosa risponde?<br />

«Non è così, è un’immagine che respingo. Il<br />

vero problema è che da sindaco ti ritrovi a<br />

dover dare tante risposte ai cittadini ma devi<br />

anche rispettare obblighi e adempimenti<br />

di legge. Vi assicuro non è cosa semplice».<br />

L’emergenza covid come vi sta condizionando?<br />

«Ha cambiato l’agenda della vita delle persone<br />

e ha modificato anche i nostri programmi.<br />

Vedendo questi dieci anni mi immaginavo<br />

di essere il sindaco che disegnava<br />

politicamente il futuro del suo paese. Però,<br />

poi mi rendo conto di essere stato come il responsabile<br />

di un 118, di un pronto soccorso.<br />

Siamo stati sempre in emergenza».<br />

Ma su cosa bisogna scommettere per rilanciare<br />

lo sviluppo di questo territorio?<br />

«Dobbiamo accelerare sulle opere pubbliche<br />

in corso. Ma solo per cercare di rimettere<br />

il nostro comune in sesto per come stava<br />

prima del disastro dell’alluvione che ha<br />

distrutto tre quarti del paese. Una tragedia<br />

a cui abbiano cercato di dare risposte immediate».<br />

Si può immaginare di puntare sul turismo<br />

religioso creando una sinergia con Pietrelcina?<br />

«Guardi siamo molto vicini a Pietrelcina, basti<br />

pensare che Piana romana è al confine<br />

con Pago Veiano: questa è sicuramente<br />

la strada per mettere il nostro<br />

paese in un contesto di sviluppo<br />

futuro. Ma credo che<br />

dobbiamo valorizzare anche<br />

l’agricoltura di qualità<br />

e il settore dell’ agriturismo.<br />

Siamo legati<br />

all’hinterland di Benevento,<br />

sperando che la<br />

città capoluogo possa<br />

guidare i processi di<br />

sviluppo».<br />

Perché ha scelto di<br />

aderire al progetto<br />

politico dell’ex ministro<br />

Mastella?<br />

«Ho sostenuto la sfida elettorale<br />

del presidente De Luca.<br />

Sono di destra dal punto<br />

di vista ideologico ma<br />

credo che il governatore<br />

rappresenti i miei principi.<br />

Ho ammirato il suo<br />

pragmatismo e la determinazione<br />

nella sua attività<br />

di governo. Mastella? Mi<br />

hanno convinto le qualità umane<br />

dell’ex Ministro e devo dire<br />

che abbiamo raccolto un dato<br />

importante alle regionali con<br />

l’elezione di due consiglieri a<br />

Caserta e Benevento».<br />

A Pago si andrà al voto, lei ha<br />

deciso cosa fare?<br />

«Noi andremo avanti con il civismo<br />

con la lista Pago Veiano<br />

nel cuore che prescinde dalla<br />

identità politica. Anche se dovessi<br />

ricandidarmi come mi viene<br />

richiesto andremo avanti su<br />

questa strada, rivendicando i risultati<br />

che abbiamo ottenuto».<br />

Allora si ricandiderà?<br />

«Non le nascondo che sono anche<br />

stanco, qui bisogna rimettere<br />

mano alla pianta organica<br />

del comune. E’ difficile andare<br />

avanti con soli tre dipendenti.<br />

Ma non mi tiro indietro,<br />

se c’è bisogno di me, io ci sarò<br />

sempre per il mio paese».<br />

__<br />

Il sindaco<br />

Mauro De Ieso<br />

intervistato da<br />

696 channel


martedì 23 febbraio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

TERRALOGGIA<br />

Ma che bel castello<br />

Terraloggia deriva il nome da Terra e, probabilmente,<br />

da Rubrio, che nel I sec. dc. era un<br />

ricco proprietario terriero del pagus Meflanus,<br />

di cui faceva parte anche questa contrada.<br />

Rubrio, per modifiche di pronuncia, sarebbe diventato<br />

Rubra, Rubea, Roggia, Loggia e quindi Terraloggia.<br />

Nel 1113 Terraloggia era un feudo posseduto<br />

dal normanno Roberto di Sicilia che mosse guerra ai<br />

Beneventani, i quali in 4000, guidati da Landolfo<br />

della Greca, saccheggiarono ed incendiarono il<br />

castello, tra le cui fiamme morì lo stesso Roberto. In<br />

seguito signore del feudo fu Guarino di Terrarubea,<br />

che nel 1170 partecipò alla crociata bandita da<br />

Guglielmo il Buono. Nel XV secolo Terraloggia<br />

risultava “castello disabitato”, forse perché era stato<br />

distrutto dal terremoto del 1349. Successivi feudatari<br />

furono i Caracciolo, i Mansella, i Pignatelli, i Del<br />

Tufo. L’attuale Torre fu ricostruita agli inizi del<br />

1700, ora è in stato di abbandono. Dell’antico castello<br />

rimangono, invece, pochi ruderi. Lo stemma dei<br />

Pigantelli è scolpito sull’arco di una porta, su un<br />

gradino e su una pietra, scomparsa di recente, all’inizio<br />

della scalinata. L’estensione del feudo era di<br />

oltre 13 chilometri quadrati e comprendeva un<br />

secondo castello, quello di Tammaro, e le chiese di S.<br />

Pietro, San Tammarella, San Michele, San Gennaro.<br />

Per il feudo di Terraloggia ci furono lunghe vertenze:<br />

una con la chiesa per le decime, un’altra per il<br />

riconoscimento dei dirtitti demaniali; ci furono<br />

tentativi di occupazione delle terre e rivolte di contadini<br />

che sfociarono nel brigantaggio postunitario.<br />

Per uscire di casa il 14enne, ogni volta, deve essere preso in braccio lungo un a ripida scalinata<br />

Vito e il sogno di un ascensore<br />

Dopo quattro anni di raccolta fondi, finalmente pronti il progetto e la gara di appalto<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

La notizia è che l’ascensore si farà. E Vito avrà<br />

un motivo in più per sorridere. Ma ci sono<br />

voluti quasi quattro anni e diverse iniziative<br />

per mettere insieme i soldi necessari<br />

alla realizzazione della<br />

struttura.<br />

Chi è Vito? Un ragazzo con difficoltà<br />

motorie. Giovedì che viene<br />

compirà 14 anni e al secondo<br />

piano del civico 77 di corso Margherita<br />

il vero regalo arriva dalla<br />

comunità che si è stretta attorno<br />

a questa famiglia in difficoltà.<br />

Perché l’ascensore? Perché Vito<br />

abita in una casa popolare dove<br />

la mano del progettista è stata guidata<br />

dalla necessità di risparmiare.<br />

Può capitare, come effettivamente<br />

è capitato, che l’ingresso<br />

venga immaginato come un budello<br />

stretto e lungo, con tanto di<br />

scalini ripidi, fino al secondo piano.<br />

Una rampa che un 14enne si<br />

beve a due e due, ogni volta che<br />

rincasa, ogni volta che ne esce.<br />

Vito non può. Perso il padre qualche<br />

anno fa, al ragazzo pensa la<br />

madre: scuola, socialità, vita all’aperto,<br />

tutto passa attraverso due<br />

braccia e un cuore grande così,<br />

che fa della fatica di tutti i giorni<br />

un impegno secondario. Vito viene<br />

prima. Lui e la sua sedia particolare.<br />

Di qui, l’idea di dotare l’edificio<br />

di un ascensore con due fermate:<br />

piano terra e casa di Vito. Facile?<br />

Macché. Pago Veiano è un piccolo<br />

Comune e investire 20mila<br />

euro per una struttura del genere<br />

non sta nel bilancio. Ma l’amministrazione<br />

comunale ha messo il<br />

timbro sull’iniziativa, l’ha resa pubblica, l’ha sostenuta<br />

prendendosi carico della burocrazia (pensate<br />

che, anche gratis, un progettista non può farsi<br />

carico dell’iniziativa senza passare da procedure,<br />

elenchi particolari, nulla osta da chiedere) molossoide<br />

che presiede agli appalti, anche se inferiori<br />

delle somme che rendono obbligatorie le gare. Non<br />

solo: sul sito del Comune di Pago Veiano, euro dopo<br />

euro, c’è l’elenco dettagliato<br />

di tutto quello che è stato incassato<br />

e messo da parte. La prima<br />

donaziomne risdale al dicembre<br />

del 2018 e Vito aveva solo dieci<br />

anni: alla fine sono stati raccolti<br />

17mila, 395 euro e 50 centesimi.<br />

Che significa? Se uno immagina<br />

che almeno una volta al giorno Vito<br />

ha la fortuna di uscire di casa,<br />

e che da quando si è pensato a un<br />

ascensore sono trascorsi quattro<br />

anni, moltiplicando per le due volte<br />

che si sale e si scende quella<br />

scalinata, sono 2920 abbracci, belli<br />

ma pesanti.<br />

A farsi carico della progettazione,<br />

senza parcella, è stato l’architetto<br />

Luigi Rito Pennucci. L’ascensore<br />

sarà realizzato su un lato dell’edificio<br />

e si aprirà direttamente<br />

nell’appartamento di Vito, che dovrà<br />

semplicemente spingere la sua<br />

sedia particolare e poi potrà andare<br />

a scuola, fare una passeggiata<br />

o qualsiasi altra cosa immagini<br />

nel corso di una giornata.<br />

Il capo dell’ufficio tecnico del<br />

Comune di Pago Veiano, l’ingegnere<br />

Salvatore De Ieso, è fiducioso:<br />

l’ultimo ostacolo è l’individuazione<br />

della ditta specializzata.<br />

Poi l’opera sarà messa in posa.<br />

Magari sarà pronta per l’erstate<br />

e le giornate di sole da trascorrere<br />

all’aria aperta.<br />

La storia di Vito è emblematica<br />

di come la disabilità possa finire<br />

in un amplificatore di difficoltà<br />

quando a doverla gestire è un piccolo comune di<br />

una zona interna. Niente ha se non il cuore da gettrare<br />

oltre l’ostacolo.<br />

SICUREZZA<br />

Truffe agli anziani, il vademecum<br />

Il maresciallo maggiore Claudio Celani,<br />

comandante della stazione dei<br />

carabinieri di Pietrelcina, territorialmente<br />

competente anche per Pago Veiano,<br />

ha presentato il vadevecum per la<br />

prevenzione delle truffe agli anziani.<br />

Accompagnato dal suo vice, il comandante<br />

ha avuto un lungo colloquio con il<br />

primo cittadino per illustrare le linee<br />

guida del progetto. I militari hanno spiegato<br />

le regole base per far sì che proprio<br />

la prevenzione e la consapevolezza delle<br />

varie tecniche siano la migliore difesa da<br />

mettere in atto contro i malviventi.<br />

LE RADICI<br />

Con Padre Pio sempre nel cuore<br />

La vicinanza geografica a Pietrelcina non è l’unico motivo che<br />

lega Pago Veiano a Padre Pio. La nonna materna di Padre<br />

Pio, Maria Giovanna, era figlia di Nicola Gagliardi, nativo di<br />

Pago Veiano. Per iniziativa del parroco don Ugo Della Camera, i<br />

cittadini di Pago Veiano eressero sul sagrato della Chiesa di S.<br />

Donato una statua in onore del Frate nel 1986, 16 anni prima della<br />

sua santificazione. Il Frate dal 1910 al 1918, periodo in cui fu a<br />

Pietralcina dopo la sua ordinazione sacerdotale, celebrò spesso<br />

la Messa a Pago Veiano nella chiesa patronale di s. Donato, nella<br />

chiesa rurale di s. Gennaro, non lontana dalla casa colonica dei<br />

suoi genitori, ed in quella di San Michele. Egli, come testimoniano<br />

le numerose lettere intercorse fra loro, fin dalla prima giovinezza<br />

ebbe sempre un rapporto di fraterna amicizia con il sacerdote don<br />

Giuseppe Orlando (1877-1958), divenuto poi marchese di Pago<br />

Veiano. I biografi di Padre Pio, anzi, narrano che la vocazione di<br />

farsi frate sia sorta ascoltando un panegirico tenuto proprio dal<br />

giovane don Giuseppe, al quale egli tempo dopo confidò testualmente:<br />

«Se sono sacerdote lo devo a te. Sentii la vocazione mentre<br />

ascoltavo la tua predica su San Michele». Fu lo stesso don<br />

Giuseppe ad occuparsi della costruzione a Pietrelcina del Convento<br />

dei Cappuccini e dell’annessa chiesa della Sacra Famiglia.<br />

Conobbe per primo il grande desiderio del Frate di costruire La<br />

Casa Sollievo della Sofferenza, e, quale uomo esperto nel campo<br />

finanziario, svolse un ruolo decisivo per la sua fondazione.


Pago Veiano


Pago Veiano


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 2 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CASTELPOTO. QUI OGNI APPALTO VIENE ASSOCIATO AL BELLO<br />

La lotta è casa per casa<br />

per riavere il centro antico<br />

Ricostruzione. Il Comune sta risalendo a nipoti e pronipoti<br />

per aggiornare la mappa catastale e acquisire tutte le macerie<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

DI FLAMINIO MUCCIO*<br />

Sarà perché con il tempo uno è portato a<br />

dimenticare. E allora le macerie a carne<br />

viva del palazzo ducale, sconnesso<br />

testimone di quello che era l’intero impianto<br />

fortificato di Castelpoto e dei signori che<br />

l’abitavano, assomigliano a un’espiazione.<br />

Una sorta di rivalsa per le terribili pratiche<br />

che i nobili autorizzavano ai danni dei più<br />

indifesi. Cos’era il mercato dei Valani ce lo<br />

racconta la collega De Lucia in questa pagina.<br />

L’abbandono è catartico. Dal terremoto<br />

dell’80, 41 anni sono però sufficienti per ritenere<br />

quel capitolo chiuso. Non è un caso<br />

che Vito Fusco, il sindaco, abbia scelto<br />

“Avanti” come titolo del suo opuscolo divulgativo<br />

per la campagna elettorale. Che<br />

non è quel richiamo socialista, pure nobile,<br />

ma una strada del futuro, cui è votata tutta<br />

l’amministrazione. Insieme a un’altra scelta<br />

molto tranchant: inseguire il bello, ovunque<br />

possibile. Così da loro nascono i monumenti,<br />

gli arredi urbani, i luoghi della memoria.<br />

Il borgo, dunque, come possibilità. Anche a<br />

Castelpoto il confronto con le pietre del passato<br />

è un capitolo in evoluzione. I rintocchi<br />

dell’orologio della chiesa di San Nicola da<br />

Mira si allungano su un intero centro storico<br />

vuoto e abbandonato. Gli esempi dei pochi<br />

stabili recuperati, e con essi le facciate, sono<br />

eloquenti rispetto a ciò che potrebbe diventare.<br />

Un attrattore turistico capace di creare<br />

lavoro e muovere economia. Ma la lotta è casa<br />

per casa e, a volte, stanza per stanza. Le fu-<br />

L’intervento<br />

ghe da Castelpoto ci sono state e il numero<br />

di nascite è preoccupante: senza una inversione<br />

di tendenza qui si spopola tutto. L’amministrazione<br />

vuole recuperare al patrimonio<br />

pubblico ogni edificio, ma non esiste una<br />

mappa catastale aggiornata con tutti gli eredi<br />

nei decenni subentrati nelle proprietà del<br />

borgo antico: tra nipoti e pronipoti ci sono<br />

fino a venti titolari<br />

per una singola stanza.<br />

Così, la ricostruzione,<br />

di per sè già<br />

complessa per il reperimento<br />

dei fondi,<br />

diventa un affare<br />

dannatamente complicato.<br />

Ma se mai si<br />

inizia... L’idea del<br />

borgo della cultura,<br />

con case per artigiani<br />

e artisti, ha già dato<br />

vita a un concorso<br />

__<br />

Nella foto il<br />

monumento ai Valani,<br />

i bimbi schiavi<br />

Saremo in grado di rispondere<br />

al coronavirus immaginando<br />

un futuro diverso<br />

capace di cambiare la nostra storia?<br />

La risposta è parzialmente<br />

positiva, in quanto la pandemia<br />

ha cambiato le condizioni con cui<br />

guardare il tema del recupero delle<br />

aree interne, del ripopolamento<br />

dei borghi. Soprattutto quelli<br />

del mezzogiorno. Come amministrazione<br />

comunale, infatti, stiamo<br />

investendo moltissimo in innovazione<br />

e cultura. Vorremmo<br />

che Castelpoto diventi una smart<br />

land, dotata di servizi digitali innovativi<br />

che permettano lo sviluppo<br />

economico, sociale e culturale<br />

dell'intera comunità. Siamo<br />

convinti che questi luoghi, un<br />

tempo considerati marginali, possano<br />

diventare un hub di pratiche<br />

innovative in cui l’abitare del futuro<br />

porti con sé le orme e gli insegnamenti<br />

del passato. Basti<br />

pensare alle nuove tendenze di lavoro<br />

agile come il South Working,<br />

che potrebbe innescare un<br />

meccanismo di ritorno riducendo<br />

anche le crescenti disuguaglianze<br />

sociali e territoriali del Paese.<br />

Per far questo, stiamo lavorando<br />

per dotare Castelpoto di adeguate<br />

infrastrutture materiali e immateriali,<br />

come la nuova strada di<br />

collegamento SP 151 che velocizzerà<br />

i collegamenti con Benevento<br />

e le principali arterie interregionali,<br />

e il cablaggio della rete<br />

in banda ultra larga. Interventi<br />

capaci di intercettare chi vede in<br />

un borgo interno come il nostro<br />

uno spazio di opportunità e di libertà.<br />

Se fino a qualche tempo fa<br />

le città e le grandi aree urbane venivano<br />

esaltate come uniche vere<br />

promotrici di sviluppo oggi ci si<br />

è resi conto, che bisogna puntare<br />

alle peculiarità di ogni singolo territorio.<br />

Per questo Castelpoto, assume<br />

tanto più valore se confrontato<br />

con la vicina area metropolitana<br />

di Napoli che presenta<br />

tassi di densità abitativa tra i più<br />

alti del mondo. Per questo teniamo<br />

molto alla qualità dei servizi<br />

offerti, e poniamo molta attenzione<br />

alla scuola, al sociale, al terzo<br />

settore. Andiamo fieri del nostro<br />

SPRAR, apprezzato a livello<br />

nazionale, che è divenuto un<br />

di idee nazionale. La<br />

riqualificazione<br />

energetica è lo smusso<br />

burocratico per<br />

avere accesso ai forzieri<br />

dell’Ue e mettere mano agli appalti.<br />

Il sindaco lo sa che “il destino di un piccolo<br />

comune non dipende solo da quel piccolo comune”.<br />

Contro lo spopolamento nel corso<br />

del suo primo mandato ha lavorato molto sull’immigrazione<br />

e l’aliquota di presenze e<br />

nuovi nati che da questa può derivare. Ma la<br />

svolta multietnica, l’integrazione, sono soltanto<br />

una parte del problema. La realtà è diversa.<br />

Lo confessa candidamente Giuseppina<br />

Veltro, vera regina della salsiccia rossa di<br />

Castelpoto, un prodotto che la Fattoria Muccio,<br />

fondata dal marito Carmine nel 1977, ha<br />

reso internazionale. Giuseppina ha tre figli,<br />

Assunta, Antonio e Sandra: «Sono andati via<br />

di notte, scappati altrove, perché di questo<br />

lavoro e di questo<br />

posto non ne volevano<br />

sapere. Ma non<br />

non abbiamo mai<br />

mollato e la nostra<br />

fattoria è diventata<br />

un presidio Slow food<br />

conosciuto ovunque.<br />

Noi esportiamo<br />

non soltanto la salsiccia<br />

rossa ma anche<br />

le carni di prosciutto<br />

dei nostri maiali<br />

neri, che arrivano<br />

anche dalla Francia<br />

a caricare. Loro<br />

ci aiutano a distanza,<br />

hanno studiato e sanno<br />

consigliarci sui<br />

__<br />

Giuseppina<br />

Veltro, regina della<br />

salsiccia rossa<br />

macchinari e su altre scelte dell’azienda. Ma<br />

al lavoro qui ci pensiamo io e mio marito.<br />

Lui smise di fare il carpentiere e scelse di<br />

mettere su una macelleria, così è iniziato tutto».<br />

Giuseppina ha 61 anni e una vitalità da<br />

bambina. Il segreto della bontà delle sue salsicce<br />

lo svela sottovoce: «I rametti di sambuco<br />

che infiliamo tra l’una e l’altra».<br />

«Digitali e innovativi, una smartland dove i giovani potranno tornare»<br />

agente di sviluppo locale perché<br />

ha unito alla cultura dell'accoglienza<br />

e della solidarietà il tema<br />

dello sviluppo, creando occupazione<br />

di medio e alto profilo e<br />

dando una mano a tutte le fasce<br />

deboli della popolazione. Investiamo<br />

molto in cultura e creatività,<br />

motori di rigenerazione urbana<br />

e sviluppo economico. Infatti,<br />

il nostro festival di cultura<br />

mediterranea S(t)uoni è divenuto<br />

negli anni un evento di rilevanza<br />

regionale, che attrae per la qualità<br />

dell'offerta proposta. Castelpoto<br />

nel corso di questi anni è cambiata<br />

ed è divenuto un paese aperto,<br />

moderno, attrattivo e sicuro.<br />

Un luogo di sperimentazione e di<br />

innovazione sociale.<br />

*ASSESSORE DI CASTELPOTO<br />

La storia<br />

I Valani, quei<br />

bimbi venduti<br />

come schiavi<br />

DI MARIATERESA DE LUCIA<br />

Un bimbetto allegro e saltellante.<br />

Inquadra la prospettiva dei<br />

piccoli, capace di guardare alla<br />

vita con gioia anche mentre si affrontano<br />

grandi sofferenze, il<br />

monumento ai valani inaugurato<br />

dieci anni fa, nel marzo 2011,<br />

dal Comune di Castelpoto.<br />

L'opera di Antonio Tommaselli,<br />

posta all'ingresso del paese, però<br />

è memoria perpetua di una<br />

vicenda trististissima.<br />

Ricorda il fenomeno dei valani,<br />

i ragazzini che, in tenera età, venivano<br />

venduti dai genitori poverissimi,<br />

per una misera cifra<br />

(spesso solo una quantità di grano).<br />

Erano bimbi-schiavi e per<br />

un intero anno venivano impiegati<br />

per i lavori agricoli più umili<br />

e pesanti, spesso destinati alla<br />

cura degli animali con i quali<br />

erano costretti a vivere.<br />

“Eravamo come loro...” ricordano<br />

in alcune testimonianze che<br />

fanno parte di un lavoro di ricerca<br />

nato proprio a Castelpoto,<br />

dalla studiosa Elisabetta Landi<br />

e confluito nel <strong>volume</strong> “Il Mercato<br />

dei Valani a Benevento – La<br />

compravendita del lavoro infantile<br />

nel Sud Italia tra il 1940<br />

e il 1960”, edito da Edisse nel<br />

2012.<br />

Un lavoro volto a dimostrare<br />

l'esistenza del fenomeno e dello<br />

svolgimento del mercato collegato.<br />

Il 15 agosto, nel giorno dell'Assunta,<br />

i ragazzini venivano<br />

venduti nella piazza davanti al<br />

Duomo.<br />

Bimbi schiavi costretti a lavorare<br />

per un anno in cambio di un<br />

tozzo di pane. Spesso maltrattati<br />

e picchiati dai padroni e impegnati<br />

per così tanto tempo da<br />

“scomparire” dalla propria comunità.<br />

Un fenomeno ricostruito<br />

non senza difficoltà per il riserbo<br />

degli stessi protagonisti.


martedì 2 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

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in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Vito Fusco riconfermato con l’87 per cento dei voti rilancia l’impegno per la sua città<br />

«Ci salveranno le infrastrutture»<br />

Il sindaco scommette sulla Fondovalle Vitulanese: “Un treno da non perdere”<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Castelpoto non si è mai arresa. Nemmeno<br />

quando il terremoto del 23 novembre<br />

’80 devastò il centro storico<br />

di questo piccolo paese, conosciuto oltre confine<br />

per la rinomata salsiccia rossa, un prodotto<br />

d’eccellenza che alimenta l’economia<br />

del territorio nel cuore della Valle Vitulanese.<br />

Non si arrende oggi nemmeno il sindaco,<br />

Vito Fusco, esponente del Pd, riconfermato<br />

con una percentuale bulgara alla guida dell’amministrazione<br />

comunale.<br />

Questa rinnovata fiducia, con un consenso<br />

così largo dei cittadini, cosa ha significato<br />

per lei?<br />

«Devo solo dire grazie alla gente per averci<br />

riconosciuto l’87 per cento dei voti. Ma passata<br />

la gioia del momento è di sicuro un carico<br />

di responsabilità. Le aspettative sono<br />

tante, è stato apprezzato il lavoro della nostra<br />

squadra. Ed è anche un investimento per<br />

il futuro, speriamo di esserne all’altezza».<br />

L’emergenza covid come l’avete affrontata,<br />

quali difficoltà avete dovuto superare?<br />

«Ma, guardi, già dall’inizio del mio primo<br />

mandato ho dovuto affrontare solo emergenze.<br />

Abbiamo iniziato nell’ottobre 2015<br />

con l’alluvione, poi l’emigrazione e ora con<br />

la diffusione del virus. Diciamo che lo scorso<br />

anno abbiamo vissuto mesi molto difficili<br />

con il lockdown, è stata un’ esperienza dolorosa<br />

che la comunità ha affrontato con disciplina<br />

e ne siamo orgogliosi. Purtroppo abbiamo<br />

avuto due decessi, ma per fortuna non<br />

ci sono stati grossi focolai e siamo riusciti<br />

sempre a garantire tutti i servizi».<br />

Va sottolineato il suo gesto nobile: le indennità<br />

sua e del vicesindaco sono state<br />

utilizzate per comprare tute a infermieri e<br />

autisti del Saut. Perché?<br />

«Preferisco non parlarne. Spesso sosteniamo<br />

con i nostri compensi le associazioni del paese<br />

e le scuole ma vogliamo farlo con discrezione,<br />

non serve pubblicizzare questo tipo di<br />

azioni di solidarietà».<br />

Che significa gestire un comune così piccolo,<br />

spesso voi sindaci siete abbandonati<br />

al vostro destino…<br />

“C’è di sicuro una condizione<br />

di difficoltà perché noi abbiamo<br />

un contatto diretto con la<br />

popolazione e raccogliamo lamentele,<br />

aspettative e sogni. Abbiamo<br />

tante responsabilità ma poche<br />

risorse, e spesso ci ritroviamo<br />

a pagare per colpe che non<br />

abbiamo”.<br />

La fondovalle Vitulanese<br />

che cosa può<br />

rappresentare anche<br />

in termini di prospettiva?<br />

«Il mancato sviluppo<br />

del Sud e delle aree<br />

interne è da attribuire<br />

alle carenze infrastrutturali.<br />

Se non<br />

vogliamo continuare<br />

sulla strada dello<br />

spopolamento e della<br />

desertificazione<br />

credo che le infrastrutture<br />

vanno promosse<br />

e salvaguardate.<br />

Certo, ci sono<br />

problemi ambientali<br />

da verificare ma questa<br />

fondovalle è una fortuna<br />

perché passa attraverso<br />

il nostro territorio. Parliamo<br />

del corridoio Tirreno-Adriatico<br />

che può essere una grande<br />

opportunità: è un treno da<br />

non perdere, perché è strategico<br />

per la provincia di Benevento.<br />

Va sostenuta convintamente».<br />

Anche in una piccola comunità<br />

come la vostra<br />

spesso si registrano polemiche<br />

e veleni. Come<br />

lo spiega?<br />

«Uno dei risultati di<br />

cui vado orgoglioso è aver pacificato questa<br />

comunità. Per quanto mi riguarda sono aperto<br />

al dialogo e al confronto ma non mi hanno<br />

mai appassionato le polemiche sterili».<br />

Come si può rilanciare l’economia del<br />

territorio: la scommessa sull’agroalimentare<br />

può funzionare?<br />

«Il destino di un piccolo comune non dipende<br />

solo da noi. Abbiamo un prodotto come<br />

la salsiccia rossa che è un presidio<br />

slow food e che ha grosse<br />

potenzialità. Ci sono già percorsi<br />

di valorizzazione ma se<br />

non si potenziano le infrastrutture<br />

qualunque attività di<br />

sviluppo non avrà grandi possibilità<br />

di successo. Noi faremo<br />

sempre la nostra parte.<br />

Castelpoto dovrà essere un<br />

luogo dove si sperimentano<br />

nuove pratiche, innovative.<br />

Andremo avanti su cultura e<br />

servizi ma il destino del nostro<br />

paese non sarà diverso da<br />

quello dei comuni limitrofi, va<br />

fatta una battaglia tutti insieme».<br />

Ci sono tante aspettative per il<br />

Recovery plan, ma nel rapporto<br />

con la Regione cosa deve cambiare?<br />

«Dobbiamo avere una classe dirigente<br />

unita. Abbiamo un’occasione storica<br />

questi fondi vanno indirizzati su obiettivi<br />

importanti come quello delle infrastrutture<br />

al Sud. Non dobbiamo avere tabù,<br />

c’è da scommettere sull’innovazione del<br />

paese».<br />

Il suo sogno nel cassetto per Castelpoto?<br />

«Spero che ci possa essere una nuova<br />

vita per i borghi delle aree interne.<br />

Ed è un sogno che si può realizzare».<br />

__<br />

Il sindaco Vito Fusco<br />

Le radici<br />

Età longobarda<br />

L'itinerario Longobardo offre<br />

un'esperienza unica del territorio<br />

di Castelpoto, unendo gli<br />

aspetti storico-culturali a quelli<br />

naturalistici. Il paese, sorto in<br />

epoca longobarda, cade sotto il<br />

dominio dei normanni quando<br />

questi si stabilirono nell'attuale<br />

territorio beneventano. Nel<br />

1114 il territorio era possedimento<br />

di Ugo di Castelpotone e<br />

nel 1122 gli succedette il figlio,<br />

Ugo Iuniore, che appoggiò il<br />

duca di Benevento nella ribellione<br />

a papa Onorio prima e<br />

dopo papa Innocenzo, che non<br />

volevano riconoscergli il titolo<br />

di duca di Puglia. Nel periodo<br />

della dominazione angioina,<br />

passò ad una delle più potenti<br />

famiglie di Capua. Nel 1627, il<br />

paese fu assegnato all'avvocato<br />

Bartoli che, grazie a Carlo VI,<br />

fu insignito del titolo di duca di<br />

Castelpoto. Il nome del paese è<br />

composto dal termine "castello"<br />

dal latino castrum, "fortezza"<br />

e di un personale longobardo<br />

Poto. Di particolare interesse<br />

è la chiesa di San Nicola,<br />

distrutta dal terremoto del<br />

1688, fu subito ricostruita<br />

e consacrata nel 1696 dal<br />

cardinale Orsini, conserva al<br />

suo interno un battistero poggiante<br />

su una colonna romana,<br />

altari in marmo e due statue di<br />

legno pregiato. Il castello,<br />

invece, è stato più volte rimaneggiato,<br />

fino a fondersi nella<br />

struttura con alcune abitazioni<br />

limitrofe.


Castelpoto


Castelpoto


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 9 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

SAN GIORGIO DEL SANNIO. IL LOCALE IN UN PORTALE DEL ‘700<br />

Gerardo e la bottega<br />

con vista nella storia<br />

Il principe Carlo III Spinelli realizzò l’opera per il monastero<br />

perché le figlie Serafina e Felicita potessero prendere i voti<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Piazzale dei murales<br />

A San Giorgio del Sannio è stato inaugurato<br />

a novembre il "Piazzale dei Murales" in via<br />

San Giacomo. Uno slargo dedicato agli<br />

operatori sanitari per l’impegno e la competenza<br />

professionale profusi in questo periodo<br />

di emergenza da Covid-19. Le opere,<br />

volute fortemente dal sindaco Mario Pepe,<br />

sono state realizzate dagli artisti: Elena<br />

Rubino con l’opera "il coraggio di parlare",<br />

Antonio Polito con le opere "lo spirito del<br />

luogo", "con fiducia verso il domani",<br />

"sognare si può" e "oltre il dolore", Francesca<br />

Tosto con l’opera "armonie di colori" e<br />

Francesco Peluso autore dell’opera "stai<br />

fermo lì". Lo spazio dedicato alle opere è<br />

stato voluto dalla giunta e dagli amministratori<br />

del Paese che vuole essere uno spazio<br />

che rappresenti anche un invito a meditare<br />

sui valori e sui simboli che vengono espressi.<br />

Gli artisti dei Murales hanno partecipato in<br />

maniera totalmente gratuita alla realizzazio-<br />

__<br />

Il barbiere Gerardo Santucci e la<br />

bottega dentro il portale del ‘700, dono del<br />

principe Carlo III Spinelli. A lato, nell’altra<br />

pagina, il sindaco Pepe intervistato da 696<br />

tv.<br />

La tappa del Giro<br />

Il comune di San Giorgio del Sannio,<br />

oltre a conservare la sua storia, i monumenti<br />

e i vari luoghi d’interesse, è ricordato<br />

anche per il particolare legame con<br />

il mondo del ciclismo. Infatti, il 29 e 30<br />

maggio del 1987, ospitò l’arrivo dell’ottava<br />

tappa e la partenza della successiva<br />

del 70° Giro d’Italia (Roccaraso-San<br />

Giorgio e San Giorgio-Bari). In memoria<br />

di questo importante evento nella<br />

storia del comune sannita è stata realizzata<br />

una stele, progettata dall’architetto<br />

Giuseppe Carbone, sulla quale risalta la<br />

figura di tre corridori a comporre il<br />

tricolore accompagnata dalla frase di<br />

Adriano De Zan: “Il gruppo sta imboccando<br />

lo splendido Viale Spinelli per la<br />

volata finale”. A tagliare il traguardo<br />

dell’ottava tappa fu Paolo Rosola,<br />

seguito da Guido Bontempi e Stefano<br />

Allocchio.<br />

Gerardo Santucci è un barbiere fortunato.<br />

Ma non perché lavora ininterrottamente<br />

da 51 anni. Quello è<br />

il frutto della sua personale abilità cui non<br />

può essere imputata alcuna aliquota venuta<br />

giù da chissà quale posto. Santucci<br />

da 40 anni entra e esce dalla storia quando<br />

inizia e finisce il suo onesto lavoro.<br />

La bottega è dentro un portale del '700.<br />

Un monumentale regalo, oggi tutelato dalla<br />

Soprintendenza, del principe Carlo III<br />

Spinelli al monastero della Visitazione e<br />

alle suore di S. Maria, arrivate in quattro<br />

a San Giorgio per volere del papa Clemente<br />

XII, perché chiamate a gestire l'educazione<br />

e la monacazione delle discendenti<br />

del casato Spinelli. Le prime ad entrarci,<br />

il primo giugno del 1737, furono<br />

Serafina e Felicita, le due figlie del Principe,<br />

lì vissute fino alla loro morte con il<br />

nome di suor Marianna e suor Maria Clementina.<br />

La chiesa madre, il monastero e l'attiguo<br />

educandato vengono ricordati come uno<br />

dei primi passi verso l'autonomia di San<br />

Giorgio, fino ad allora conosciuto come<br />

San Giorgio della Montagna, ovvero appendice<br />

periferica del Ducato di Montefusco.<br />

Ecco perché Gerardo Santucci è fortunato.<br />

Pochi, come lui, posso dire di avere<br />

“bottega” (nel senso più nobile del termine)<br />

con un ingresso che è anche un mo-<br />

La buona pratica<br />

numento. Ci sono disegni conservati dal<br />

1787 che riproducono nei dettagli la maestosità<br />

del portale: una pubblicità museale<br />

per il piccolo e abile artigiano.<br />

Tranne negare l'educandato alle ragazze<br />

povere e non nobili, in quella piazza c'è<br />

ancora integra tutta l'opera migliorativa<br />

che il ricchissimo principe Carlo III, famiglia<br />

napoletana, quella degli Spinelli,<br />

imparentata con i Caracciolo e i Carafa,<br />

ha immaginato e realizzato per San Giorgio.<br />

Il lunghissimo viale alberato che si<br />

dipana in quattro direzioni, oggi unica testimonianza<br />

di una coerenza urbanistica,<br />

è a sua volta frutto della necessità del Principe<br />

di far arrivare l'acqua delle sorgenti di<br />

Ginestra fino al suo palazzo. Lui, Gerardo,<br />

il barbiere, oramai non ci fa più caso:<br />

«Come potrei? Lavoro qui da tanti di quegli<br />

anni che per me è normale». Il professore<br />

Pasquale Nicolais, 85enne professore<br />

di lingue straniere a riposo, tra un colpetto<br />

di rasoio e una spuntatina, ride e annuisce.<br />

Per lui, quando è a San Giorgio<br />

per far visita ai suoi figli, una tappa da Gerardo<br />

è un po' un obbligo e un po' un piacere.<br />

Per il resto la città è un contenitore.<br />

È cresciuta consentendo la libertà edifi-<br />

Il bel ricordodel 1987<br />

cativa, che è stato il segreto della sua crescita.<br />

Ma che, adesso, è anche la sua dannazione:<br />

un agglomerato privo di un'anima,<br />

senza un vero stile o un tratto architettonico<br />

distintivo né un centro storico<br />

degno di questo nome.<br />

Sarà per questo che la gente è crescita<br />

compensando: tanto sono inguardabili le<br />

sue strade quanto sono gentili e accoglienti<br />

le persone. Dicono che qui abbondino i<br />

fiori e l'educazione. Ci credono al punto<br />

di averlo scritto su diversi cartelli facendone<br />

la chiave comunicativa della propria<br />

immagine. Onestamente, di fiori ne abbiamo<br />

visti veramente pochi, ma possiamo<br />

testimoniare sulla pulizia e decoro del<br />

posto: questo lo si deve non tanto alla efficienza<br />

amministrativa ma alla qualità di<br />

cittadini che qui crescono.<br />

San Giorgio del Sannio è al centro di un<br />

sistema di collegamenti viari che la rendono<br />

baricentrica rispetto a tante direttrici<br />

di sviluppo. Non è assolutamente un caso<br />

che qui fioriscano le più disparate attività<br />

merceologiche ma anche la grande distribuzione.<br />

Ancora adesso si alzano interi<br />

capannoni industriali al solo scopo di<br />

darli in fitto: questa fiducia non la trovi<br />

ovunque. L’unico peccatuccio è riscontrabile<br />

nell’ufficio Ragioneria del Comune,<br />

quando ogni anno, chiudendo i conti,<br />

il sindaco rileva la partita doppia che giocano<br />

molti maggiorenti locali, restìi a versare<br />

le tasse dovute all’amministrazione<br />

e non per indigenza familiare.


QUOTIDIANO D’INFORMAZIONE FONDATO NEL 1862<br />

martedì 9 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

Una produzione<br />

Arriva sul sito<br />

in automatico<br />

di Federico Festa e Pierluigi Melillo<br />

<strong>NEI</strong> <strong>PAESI</strong> DELL’OSSO<br />

In collaborazione con<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

L’appello del sindaco Mario Pepe, ex deputato, che a 80 anni ha ancora la passione per la politica<br />

«De Luca deve ascoltarci»<br />

La vertenza Sannio, il dubbio sulla ricandidatura, i 18 milioni che cambieranno la città<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Da una parte c’è il peso dell’età, dall’altra<br />

la straordinaria passione per<br />

la politica. Un dubbio amletico per<br />

Mario Pepe, 80 anni portati con disinvoltura,<br />

sindaco di San Giorgio del Sannio<br />

con una lunga storia politica alle spalle:<br />

deve decidere se si ricandiderà alle elezioni<br />

amministrative di quest’anno. “Sa<br />

cosa diceva Spinoza, filosofo del Settecento?<br />

Se ti piglia la passione per la politica<br />

non puoi smettere più”, racconta il<br />

sindaco, che aveva guidato per la prima<br />

volta il comune sannita nel ’73 prima di<br />

intraprendere una carriera politica entusiasmante<br />

che l’ha portato prima in Regione<br />

e poi più volte in Parlamento.<br />

Allora, cosa deciderà? Continuerà la<br />

sua battaglia politica o si farà da parte?<br />

«Ho l’entusiasmo, le idee e il desidero di<br />

fare il sindaco ma l’uomo è anche fragile<br />

e vive il peso del proprio corpo. Se prevarrà<br />

la fragilità del corpo bisognerà darsi<br />

alla meditazione filosofica, se vincerà<br />

il desiderio del pensiero potrà esserci una<br />

nuova fase».<br />

Intanto, al termine di questo suo mandato<br />

che bilancio consegna ai cittadini?<br />

«In questo ultimo periodo abbiamo interventi<br />

sul territorio per diciotto milioni.<br />

Mai vista una somma così ragguardevole.<br />

Cambieremo volto al paese per la viabilità,<br />

e realizzeremo una nuova palestra, una<br />

scuola, ma puntiamo al recupero anche di<br />

spazi verdi con parchi giochi per bambini.<br />

E’ un’azione molto forte».<br />

San Giorgio del Sannio come sta affrontando<br />

questa emergenza covid?<br />

«Fortunatamente sul piano sanitario non<br />

abbiamo avuto casi eclatanti. Indubbiamente<br />

c’è un calo sul fronte dell’economia,<br />

le attività commerciali sono in affanno.<br />

Abbiamo registrato che i cittadini<br />

sono meno propensi a spendere perché i<br />

tempi sono difficili».<br />

Quali sono le priorità da cui ripartire<br />

una volta che questa pandemia sarà finita?<br />

«Non c’è una priorità municipalistica per<br />

San Giorgio ma dobbiamo guardare al<br />

Sannio nel suo complesso. Dopo il covid<br />

i fondi destinati al Mezzogiorno devono<br />

essere assegnati in misura maggiore alle<br />

province più deboli, come Sannio e Irpinia.<br />

La battaglia va fatta su questo fronte».<br />

La vertenza delle aree interne come va<br />

riaperta? E cosa si aspetta dal governatore<br />

De Luca?<br />

«Noi che abbiamo votato e sostenuto De<br />

Luca, guardiamo alla capacità programmatica<br />

del presidente regionale. All’attenzione<br />

della regione va posto il tema<br />

dello sviluppo del Sannio. C’è la sfida dell’Alta<br />

Capacità molto importante ma servono<br />

infrastrutture e i servizi per le zone<br />

del Fortore, della Valle Caudina e dell’area<br />

che circonda Benevento per puntare a un<br />

nuovo sviluppo».<br />

San Giorgio spesso deve fare i conti con<br />

l’emergenza idrica: che interventi chiede<br />

all’Alto Calore?<br />

«E’ necessario potenziare i serbatoi e migliorare<br />

le adduttrici per scongiurare una<br />

perdita d’acqua che oggi<br />

si attesta al 40 per cento.<br />

L’Alto Calore ha storia e<br />

competenza ma come<br />

sindaci dobbiamo chiedere<br />

un forte miglioramento<br />

della rete».<br />

Quale può essere il futuro<br />

di San Giorgio che<br />

ha una posizione strategica,<br />

in particolare grazie<br />

ai collegamenti con i grandi<br />

assi viari?<br />

«Noi dobbiamo potenziare il<br />

piano commerciale, proprio<br />

perché insistiamo su un’area baricentrica.<br />

L’obiettivo è consentire<br />

la realizzazione di piccole iniziative<br />

produttive, che consentano<br />

di salvaguardare il territorio e<br />

di creare nuova occupazione».<br />

A differenza degli altri centri<br />

sanniti San Giorgio ha<br />

visto costantemente crescere<br />

il numero dei suoi<br />

abitanti. Come si spiega?<br />

«Quando ho fatto il sindaco per la prima<br />

volta c’erano 5mila abitanti, oggi siamo<br />

diecimila. Qui si vive bene: noi siamo il<br />

paese dei fiori e della cortesia.<br />

Ma abbiamo le risorse<br />

di un paese piccolo e gestire<br />

i servizi è complicato:<br />

questo è il nostro<br />

dramma».<br />

Qual è il risultato raggiunto<br />

in questi anni<br />

dal punto di vista<br />

amministrativo<br />

che le ha<br />

dato maggiore<br />

soddisfazione?<br />

«Sicuramente<br />

il rapporto<br />

con i cittadini.<br />

Non sono<br />

superbo o<br />

supponente,<br />

la mia cultura<br />

è a servizio<br />

dei cittadini.<br />

Ho sempre<br />

cercato di<br />

guardare al futuro<br />

della mia<br />

comunità».<br />

Lei è un politico<br />

di grande esperienza,<br />

con una storia importante.<br />

Perché i partiti<br />

sono in crisi?<br />

«Oggi sulla scena ci sono dilettanti<br />

allo sbaraglio. E questo<br />

succede quando non c’è<br />

la didattica politica nei partiti<br />

e non c’è più il confronto<br />

con i migliori. Ne è scaturita<br />

una crisi profonda della politica<br />

e dei partiti. Bisogna recuperare<br />

l’articolo 49 della Costituzione:<br />

sono i partiti che devono<br />

determinare la vita democratica.<br />

E ai giovani dobbiamo dire:<br />

fate politica”.


San Giorgio<br />

del Sannio


San Giorgio<br />

del Sannio


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 9 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

BONEA. VICOLI COME USCITI DA UN RACCONTO DI MURAKAMI<br />

Tra case fantasma<br />

la vita che resiste<br />

Finanziamenti e cantieri per smettere gli abiti di quartiere<br />

e diventare una vera città: ma ovunque spuntano macerie<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Il primo cartello che marca il territorio<br />

lo incocciamo dopo aver lasciato la<br />

provinciale da alcuni metri. Lo scenario<br />

assomiglia agli orizzonti del pianeta<br />

Tatooine, poco prima della città di Mos<br />

Pelgo, dove il Mandaloriano cerca altri simili<br />

con i quali condividere la “via”. Ma<br />

c'è anche qualcosa di Haruki Murakami e<br />

dei portali che lo scrittore apre per immaginare<br />

mondi e destini paralleli, abbondanti<br />

anche per uno come Kafka.<br />

Il primo impatto è una facciata di un edificio<br />

diroccato, metà maceria del passato<br />

metà testimone di altri abbandoni: un filare<br />

di pali dell'illuminazione divelti e dimenticati<br />

in un terreno, uno dietro l'altro,<br />

come vittime di un ammodernamento che<br />

deve venire ma che lotta ancora a farsi<br />

spazio, a rendersi visibile.<br />

Qualche metro più in la, una rotonda disegnata<br />

da un architetto o un ingegnere<br />

che deve averla copiata e incollata da un<br />

progetto di un grande raccordo anulare:<br />

immaginate una distesa enorme, per il momento<br />

ancora incerottata da un cantiere,<br />

che sta a dirimere il traffico di un'auto ogni<br />

quarto d'ora e due sole uscite: la strada che<br />

avevi appena abbandonato e l'unica che ti<br />

porta nel paese. Insomma, un tondo Doni<br />

senza il vecchio, senza il bambino e senza<br />

la donna che lo tiene in braccio: facile<br />

no?<br />

Di lì a ritrovarti in piazza della Fontana,<br />

che è veramente un campetto di pallone<br />

con l'affaccio su un antico abbeveratoio, il<br />

passo è breve.<br />

Bonea è così. Una serie di tentativi di svestire<br />

gli abiti del quartiere periferico, del<br />

caseggiato prima legato a Montesarchio.<br />

La stanzetta del Municipio dedicata alle<br />

riunioni del consiglio comunale è anche<br />

un'ala della biblioteca pubblica: due armadietti<br />

con dentro qualche librone di Storia<br />

dell'Arte e delle vecchie enciclopedie.<br />

Il motivo per cui l'attuale esecutivo non<br />

ha ritenuto utile una delega alla cultura lo<br />

scorgi attaccato a una delle pareti a destra<br />

della poltrona del sindaco: foto ingiallite<br />

dei rinvenimenti archeologici di quella che<br />

si ritiene la villa di Cocceio, chiaramente<br />

affidati all'elaborato di una scolaresca. Neanche<br />

lo sforzo di una cornice. Due chiodi<br />

e un posto d'onore. Abbandonato pure<br />

quello.<br />

Il Covid, poi, questi piccoli paesi li ha letteralmente<br />

smutandati. Preziosissimi scrigni<br />

di cose genuine, almeno una volta all'anno<br />

si conquistavano la ribalta proponendo<br />

feste, farina e sagre. Ora, che non<br />

Citata nelle “Satire”: il poeta rimase impressionato da architetture, cibi e vini<br />

La villa di Cocceio: citata da Orazio e dimenticata<br />

DI CRISTIANO VELLA<br />

“Sopra le osterie di Caudio,<br />

provvista di ogni cosa, ci accoglie<br />

la villa di Cocceio”: e quando<br />

Quinto Orazio Flacco, detto<br />

semplicemente Orazio, professione<br />

poeta ma non di quei poeti<br />

che si nutre unicamente di favella,<br />

dice “provvista di ogni cosa”<br />

intende vini e prelibatezze.<br />

Prelibatezze che allietano una<br />

serata del viaggio tra Roma e<br />

Brindisi, vini (famosi e rinomati<br />

ancora oggi, in particolare la<br />

Falanghina) che la vivacizzano<br />

quando tra i compagni di viaggio<br />

di Orazio, Messio Cicirro e<br />

Sarmento, se le danno dopo essersi<br />

offesi a cena.<br />

Non c'è alcun dubbio: Caudio è<br />

l'attuale Montesarchio, mentre<br />

la splendida e probabilmente<br />

mastodontica villa di Cocceio,<br />

che si trovava “sopra le osterie<br />

di Caudio” da storici, appassionati,<br />

e purtroppo anche tombaroli,<br />

viene collocata nell'attuale<br />

Bonea, alle pendici del Taburno.<br />

Dagli scavi ufficiali, avviati nel<br />

1958, sono venuti fuori reperti<br />

che hanno consentito a chi quegli<br />

scavi li ha promossi, il Ministero<br />

del Lavoro in collaborazione<br />

con Comune e Sovrintendenza,<br />

di considerare il risultato<br />

“molto positivo”: sono venute<br />

fuori cisterne, di notevole importanza<br />

archeologica, pavimentazioni<br />

in “signum” e in<br />

“tessellatum” colorato e poi anfore,<br />

lucerne, oggettini vari.<br />

E poi un satiro con una pantera<br />

in marmo oggi conservato al<br />

Museo Nazionale di Napoli: elementi<br />

che porterebbero, visto il<br />

carattere “fastoso”, essere effettivamente<br />

appartenuti ad una dimora<br />

patrizia, cosa che appunto<br />

era Cocceio.<br />

Insomma: quella villa, che probabilmente<br />

doveva essere molto<br />

estesa e importante, avrà ospitato<br />

oltre a Orazio, tra i poeti latini<br />

più importanti se non il più<br />

importante, chissà quante personalità<br />

legate all'impero romano<br />

che vi hanno fatto tappa nei<br />

loro viaggi. Eppure di informazioni<br />

precise ce ne sono poche,<br />

purtroppo troppo poche in considerazione<br />

dell'importanza che<br />

potrebbe avere per il territorio,<br />

per Bonea, per il Sannio e per la<br />

Valle Caudina far luce definitivamente<br />

sulla effettiva presenza<br />

della Villa.<br />

Studi, ed eventuali altri scavi potrebbero<br />

portare a far riaffiorare<br />

elementi che avrebbero un valore<br />

probabilmente inestimabile<br />

dal punto di vista storico e architettonico:<br />

in questo caso non<br />

solo per Bonea e la Valle Caudina.<br />

si può, l'isolamento lo tagli a fette girando<br />

per strade vuote: una solitudine che<br />

specchi negli sguardi stupiti di chi ti incontra<br />

mentre scatti foto o filmi i luoghi<br />

della loro quotidianità.<br />

Il lastricato di via Sant'Angelo, che s'inerpica<br />

a partire dalla chiesa di San Nicola<br />

di Bari fin dentro le viscere del Taburno,<br />

è la vera sfida. Una vena ripida, con edifici<br />

bassi e piccoli, rigorosamente in pietra,<br />

uno di fronte all’altro, scavata per<br />

prendere dalla montagna quello che poteva<br />

offrire. Ma metà delle case si sono arrese<br />

alla fatica di tutti i giorni. Non dev'essere<br />

facile resistere per chi, ogni mattina,<br />

apre la finestra su cose cadute o ciarpame<br />

vecchio di decenni.<br />

Per i più anziani sono vuoti e pieni dei propri<br />

ricordi. Per altri sono quadrati di terreno,<br />

nuovi orti coltivabili: salendo salendo<br />

spuntano piantine, fiori e vigne a<br />

uso familiare.<br />

Le rughe sì, la resa no, non c'è.<br />

Mille e trecento anime e nuovi nati che,<br />

quando va bene, stanno tutti in un solo foglio<br />

di stampa dell'ufficio anagrafe. Tredici<br />

nel 2020 ed è stato un vero boom per Bonea.<br />

Con l'evento straordinario della nascita<br />

di Piepaolo e Nicoletta Roviezzo, gemellini<br />

venuti al mondo alle 7 e 28 e alle<br />

7 e 29 del 29 gennaio scorso. Cresceranno<br />

avendo come compagna anche Eleftheria<br />

e per loro sarà felicemente normale<br />

un cognome come Sakkas.<br />

Buona vita.


QUOTIDIANO D’INFORMAZIONE FONDATO NEL 1862<br />

martedì 9 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

Una produzione<br />

Arriva sul sito<br />

in automatico<br />

di Federico Festa e Pierluigi Melillo<br />

<strong>NEI</strong> <strong>PAESI</strong> DELL’OSSO<br />

In collaborazione con<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Giampietro Roviezzo si ricandida e rilancia la sfida dello sviluppo<br />

«Ripartiamo da Taburno e Falanghina»<br />

«La Regione? Si vede solo per le elezioni. La città caudina? Un contenitore vuoto»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Nessuno qui si arrende all'isolamento<br />

di un territorio di frontiera,<br />

che negli anni è stato sempre dimenticato<br />

e penalizzato dalla strategia dei<br />

governi regionali. Giampiero Roviezzo,<br />

40enne avvocato, è il sindaco che ha impresso<br />

una svolta in questo piccolo comune<br />

di 1390 abitanti, che tornerà quest'anno<br />

al voto.<br />

Sindaco, si chiude il suo primo mandato.<br />

Ha già deciso cosa fare?<br />

«Siamo pronti a sottometterci al giudizio<br />

dei cittadini, andiamo avanti. Abbiamo lavorato<br />

tanto con grandi risultati per il nostro<br />

territorio riuscendo a intercettare diversi<br />

finanziamenti che sono ossigeno per<br />

il nostro comune. Siamo già proiettati nel<br />

futuro con una visione diversa».<br />

Quanto è difficile amministrare una<br />

piccola comunità come Bonea, quali sono<br />

gli ostacoli?<br />

«Partiamo dal presupposto che oggi è difficile<br />

amministrare a prescindere. Qui c'è<br />

una carenza demografica che comporta<br />

minori entrate con la difficoltà di dover<br />

affrontare i problemi con poche persone<br />

disponibili. C'è da fare i conti con la burocrazia<br />

e con la classica difficoltà di interagire<br />

con gli enti superiori. Ma non ci<br />

arrendiamo».<br />

Qual è il bilancio che consegna ai cittadini:<br />

c'è un risultato di cui va particolarmente<br />

orgoglioso?<br />

«Abbiamo intercettato dodici finanziamenti<br />

e stiamo aprendo i cantieri dopo<br />

quattro anni di lavoro amministrativo. Cito,<br />

tra gli altri, la palestra comunale, l' efficientamento<br />

energetico della scuola elementare,<br />

la ristrutturazione della casa comunale,<br />

consegniamo via Leonardi nel<br />

centro storico, ma di sicuro sono orgoglioso<br />

per la rinascita dell'oratorio Carmine<br />

D'Apice, struttura abbandonata da<br />

anni che ha sempre rappresentato un punto<br />

di riferimento per i giovani del passato:<br />

speriamo di iniziare a breve i lavori».<br />

Ma qui di cosa c'è bisogno per rompere<br />

l'isolamento e contrastare lo spopolamento?<br />

«Purtroppo è un problema che hanno tutti<br />

i paesi del territorio. Si è aggiunta la<br />

pandemia che ha aggravato la crisi che già<br />

stavamo vivendo. La Valle Caudina per<br />

avere uno slancio ha bisogno di infrastrutture<br />

per raggiungere Napoli, Caserta<br />

e Avellino in tempi più brevi. Tutti insieme,<br />

amministratori e cittadini, dobbiamo<br />

puntare a valorizzare il territorio. Ora ci<br />

dovrebbe essere una fuga verso le aree interne<br />

perché le città sono sature, dobbiamo<br />

essere bravi a approfittare di questa<br />

situazione».<br />

Guardando alla sfida dello sviluppo come<br />

si può migliorare la valorizzazione<br />

di un prodotto d'eccellenza come la Falanghina?<br />

«Diciamo che la Falanghina è il nostro<br />

fiore all'occhiello a livello mondiale. Avevamo<br />

messo in cantiere da tre anni una<br />

manifestazione "Falanghina al borgo" che<br />

attirava turisti da ogni parte della Campania.<br />

Ma noi puntiamo su tutto il comparto<br />

agroalimentare: ci sono le produzioni<br />

tipiche dell'orto<br />

che rappresentano<br />

una voce importante<br />

dell'economia<br />

locale. Serve una<br />

maggiore promozione<br />

perché i nostri<br />

prodotti sono i<br />

migliori in assoluto».<br />

Bonea può scommettere anche<br />

sul Monte Taburno, la vocazione<br />

turistica può essere un<br />

obiettivo per il futuro?<br />

«Certo, abbiamo intercettato finanziamenti<br />

anche per il dissesto<br />

idrogeologico che ci consentiranno<br />

di mettere in sicurezza la<br />

montagna e realizzare dei sentieri<br />

per raggiungere il santuario<br />

di Bucciano o il Monte Pizzillo<br />

dove c'è il mausoleo storico e diverse<br />

grotte che sono affascinanti:<br />

questo, vi assicuro, è un<br />

territorio unico».<br />

Sul fronte dello sviluppo<br />

si parla spesso della grande<br />

città della Valle Caudina:<br />

cosa è mancato per realizzare questo<br />

progetto?<br />

«Diciamo che la città caudina dovrebbe<br />

rappresentare il futuro<br />

perché i piccoli comuni da soli<br />

potranno fare ben poco. Ci sono<br />

stati sempre ostacoli, io sono<br />

stato tra i più critici ma non<br />

perché non condivido il<br />

progetto. Ci sono stati<br />

troppi campanilismi<br />

da parte dei comuni<br />

che hanno impedito<br />

di far decollare<br />

questa<br />

idea che oggi resta<br />

un contenitore<br />

vuoto. Bisogna<br />

ripartire con<br />

meno burocrazia<br />

e guardare alla<br />

programmazione».<br />

Nel corso degli<br />

anni questo territorio<br />

è stato<br />

penalizzato dal<br />

governo regionale,<br />

oggi cosa vi<br />

aspettate da De Luca?<br />

«In ogni campagna elettorale<br />

si ricordano delle aree interne<br />

e del treno Benevento-Napoli,<br />

poi si dimenticano di noi.<br />

Speriamo che ci sia qualche<br />

ravvedimento perché per ora<br />

non vedo nulla per le aree interne<br />

nell'agenda di Palazzo<br />

Santa Lucia».<br />

Ai suoi cittadini cosa promette<br />

per il futuro?<br />

«Massimo impegno, lo stesso<br />

che abbiamo messo in questi<br />

primi cinque anni. Anzi, d'ora<br />

in avanti ci sarà sempre maggiore<br />

intensità. Di questo i cittadini<br />

possono stare sicuri».


Bonea


Bonea


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 23 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

SAN NICOLA MANFREDI. UN NOME FINITO <strong>NEI</strong> LIBRI DI STORIA<br />

L’ultimo Principe<br />

e il mito ghibellino<br />

Grazie a un soggiorno di un mese nell’antico castello<br />

l’erede più puro degli Svevi è ancora oggi un riferimento<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Quelli, per la Chiesa, erano secoli<br />

bui. E i pontefici si misuravano<br />

per la forza di eserciti<br />

e possedimenti piuttosto<br />

che per santità del pensiero.<br />

Manfredi, re di Sicilia per una manciata<br />

di anni, fu inviso a Innocenzo IV, Alessandro<br />

IV, Urbano IV e Clemente IV, in<br />

ordine di ascesa al soglio e tutti firmatari<br />

di bolle di scomunica nei confronti di quello<br />

che viene ritenuto l'ultimo vero e puro<br />

principe d'Italia. Dei nove anni in cui raccolse<br />

attorno a sé tutto l'ardimento ghibellino<br />

che percorreva la penisola, in qualche<br />

modo Manfredi deve averne trascorso<br />

parte nel castello di San Nicola, edificio<br />

che ancora oggi, insieme alla chiesa<br />

dedicata all'omonimo santo, sta a guardia<br />

del piccolo centro sannita.<br />

Certamente prima della battaglia di Benevento<br />

(1266) dove Manfredi, oramai<br />

sconfitto dall'esercito di Carlo d'Angiò,<br />

preferì andare incontro a una morte eroica<br />

in battaglia piuttosto che finire prigioniero<br />

nelle mani dello Stato Pontificio.<br />

Di un'altra fondata ragione per cui dare al<br />

paese il nome di Manfredi gli storici non<br />

trovano altre radici profonde, se non l'assonanza<br />

con Monfredi, il proprietario del<br />

ducato nei secoli a venire e di cui si rinvegono<br />

numerose tracce storiche nei documenti<br />

del Regno di Napoli. Ma la furbata<br />

della “a” che richiama al giovane Re<br />

L’iniziativa è stata dell’architetto Rolando<br />

Rocco, responsabile dell’Ufficio tecnico<br />

comunale. Grazie alla sua intuizione “creativa”,<br />

tutta la frazione di Monterocchetta si<br />

ritrova con un “allestimento” tanto funzionale<br />

quanto suggestivo. E buono per ogni<br />

stagione, visto che in occasione delle festività<br />

natalizie si trasformano in “luci d’artista”<br />

fai-da-te.<br />

Ogni donna della frazione ha ricevuto una<br />

bici e adottandola si è ritrovata davanti casa<br />

una coloratissima fioriera che fa da arredo<br />

urbano, caratteristico e davvero raramente<br />

visto in altre parti in modo così diffuso.<br />

L’investimento, davvero pochi euro, è un<br />

biglietto da visita che, anche sotto altre<br />

forme, l’amministrazione comunale ha in<br />

animo di esportare nelle altre frazioni, a<br />

ognuna affidando un tratto distintivo.<br />

__<br />

I lavori in corso presso il palazzo ducale, dove soggiornò Manfredi<br />

e al brevissimo soggiorno di questi che<br />

viene fatto risalire al 1251, quando Manfredi<br />

aveva soltanto 19 anni, da qualche<br />

parte dev'essere spuntata.<br />

Sarà per questo che le amministrazioni comunali<br />

che si sono succedute alla guida di<br />

San Nicola Manfredi hanno fatto del restauro<br />

dell’antico castello, poi diventato<br />

palazzo baronale, uno dei punti di forza.<br />

Acquisito al patrimonio pubblico nel 2005<br />

dopo una cessione concordata con la famiglia<br />

Sessale, grazie all'esborso di 300mila<br />

euro, il palazzo è finito ben presto nel dimenticatoio.<br />

Nel 2011 si presentava come<br />

un vero e proprio rudere.<br />

Poi la svolta, che avrebbe dovuto essere<br />

risolutiva, con il primo vero cantiere: ma<br />

due milioni di euro non sono stati sufficienti<br />

a erestituirne l’antico sfarzo. La<br />

struttura oggi è una scatola di cemento,<br />

che dall'esterno nulla più di storico lascia<br />

intravedere. Custodisce, all'interno, preziosi<br />

stucchi, gli stemmi dei vari casati che<br />

lo hanno posseduto e affreschi del '700:<br />

non poca roba.<br />

San Nicola Manfredi è un paese diffuso,<br />

ovvero si estende per frazioni e contrade:<br />

da Toccanisi e S. Maria a Toro, da S. Maria<br />

Ingrisone a Monterocchetta, da Pagliara<br />

a Torre Pagliara. Ogni frazione ha una sua<br />

storia, una propria peculiarità: l'insieme<br />

ne fa un comune unico nel suo genere, totalmente<br />

immerso nel verde e nella relativa<br />

tranquillità consona alla vita slow. Non<br />

è un caso che qui abbiano casa diversi vip<br />

sanniti, attratti dall'essere isolati al punto<br />

giusto ma comunque a dieci minuti dal capoluogo<br />

Benevento. Sarà questo il segreto<br />

della controtendenza: qui la popolazione<br />

cresce e i “trenta fuochi” che animavano<br />

la terra frequentata da Manfredi sono<br />

diventati oltre tremila abitanti. Le prospettive<br />

sono perlopiù agricole e turistiche.<br />

Il Puc, approvato quaranta anni dopo<br />

il vecchio piano di fabbricazione, recepisce<br />

la necessità di tutelare quanto più possibile<br />

il territorio e il paesaggio, fissando<br />

come regola diu sviluppoi la sostenibilità<br />

di ogni intervento. Questo riduce al massimo,<br />

almeno sulla carta, la possibilità di<br />

sviluppo urbanistico vero e proprio, mentre<br />

si dovrebbe puntare alla sistemazione<br />

delle infrastrutture, ai collegamenti e l'ampliamento<br />

dei servizi, da immaginare, inevitabilmente,<br />

in sintonia con i comuni contermini<br />

e riconoscendo al vicino capoluogo<br />

un ruolo guida imprenscindibile.<br />

L’allestimento di artista fai-da-te voluto dall’architetto Rocco dell’Ufficio tecnico comunale<br />

A Monterocchetta le donne hanno adottato le biciclette<br />

DA NON PERDERE LA CASCATA DEI MARONI<br />

Il comune di San Nicola Manfredi sorge fra le valli del Sabato e<br />

del Calore. La posizione strategica lo rende un luogo facilmente<br />

raggiungibile: a pochi chilometri dal capoluogo sannita e con il<br />

pregio di godere di aria pura e di un'atmosfera serena. La conformazione<br />

in frazioni del territorio è sicuramente un punto di<br />

forza. Tutte le frazioni hanno un piccolo polo culturale: il Santuario<br />

di San Nicola Vescovi, l'antica Chiesa della Madonna a<br />

Santa Maria a Toro, la Cascata dei Maroni a Toccanisi, il Tiglio<br />

secolare a Monterocchetta, i paesaggi rurali incontaminati di<br />

Contrada lannassi, le passeggiate della salute lungo "il Sentiero<br />

dei Sanniti" a Pagliara possono essere esempi di beni d'attrazione<br />

per il decollo culturale e turistico. Le colline di Toccanisi, Monterocchetta<br />

e Santa Maria a Toro definiscono un'unità paesaggistica<br />

di grande valore e caratterizza la presenta la particolarità<br />

del territorio che è costituito da ben otto frazioni: dalla zona collinare,<br />

fino alla valle del Sabato e poi alla piana di lannassi verso<br />

Benevento.


QUOTIDIANO D’INFORMAZIONE FONDATO NEL 1862<br />

martedì 23 marzo 2021<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

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le puntate precedenti<br />

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di Federico Festa e Pierluigi Melillo<br />

<strong>NEI</strong> <strong>PAESI</strong> DELL’OSSO<br />

In collaborazione con<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Fernando Errico non potrà ricandidarsi ma sarà in Regione la sua nuova sfida<br />

«Sarò in campo per l’Alta velocità»<br />

«Occasione unica per il Sannio ma serve unità per vincere la scommessa sullo sviluppo»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Il sindaco Fernando Errico è da una vita<br />

punto di riferimento per la piccola comunità<br />

di San Nicola Manfredi, borgo sannita<br />

di 3645 abitanti, sulle colline a ridosso<br />

della città di Benevento. Non solo perché<br />

è medico scrupoloso e disponibile ma sopratutto<br />

perché da quando fu eletto per la<br />

prima volta nel 1984 ha sempre ricevuto<br />

la piena fiducia dei cittadini. Ora dopo il<br />

secondo mandato, che chiude l'ultimo ciclo<br />

di altri dieci anni di amministrazione,<br />

Fernando Errico ha deciso di farsi da parte.<br />

Perché?<br />

«Intanto, la legge mi impedisce il terzo<br />

mandato e rispetto le norme. Chiudo questa<br />

esperienza con grande serenità. Mi auguro<br />

che chi prenderà il mio posto possa<br />

continuare il lavoro nell’interesse della<br />

cittadinanza».<br />

Ora ha un'altra sfida davanti: guidare<br />

i comuni nel Sannio nella battaglia per<br />

l'Alta Velocità Napoli-Bari. Cosa può<br />

rappresentare per questa realtà?<br />

«Siamo obiettivamente in ritardo su infrastrutture<br />

e servizi rispetto ad altri territori.<br />

Ora c'è questa grande opportunità.<br />

A breve si potranno iniziare anche i lavori:<br />

la Napoli-Bari rappresenta una occasione<br />

storica e non dobbiamo cercare situazioni<br />

di conflitto con territori vicini come<br />

Avellino. Dobbiamo lavorare per potenziare<br />

il discorso dei passeggeri e bisogna<br />

puntare a rafforzare la stazione di Benevento.<br />

E in questo senso anche il ruolo<br />

della Provincia sarà decisivo. Ma sarà fondamentale<br />

ai fini dello sviluppo uno snodo<br />

ferroviario per l'area industriale"».<br />

Come si può immaginare di dare un futuro<br />

ai piccoli borghi delle zone interne?<br />

«Guardi, è un tema importante e significativo.<br />

Possiamo determinare uno sviluppo<br />

solo mettendoci insieme: così possiamo<br />

immaginare di far diminuire i costi dei<br />

servizi e creare una sinergia per il futuro.<br />

Noi abbiamo degli assi da potenziare come<br />

l'agroalimentare e il turismo ma è chiaro<br />

che ora la pandemia ha bloccato tutto.<br />

Dobbiamo solo sperare di voltare pagina<br />

quanto prima».<br />

Ma la vertenza delle aree interne secondo<br />

lei è ancora attuale? Oppure la<br />

contrapposizione con le zone della costa<br />

non ha più senso: che dice?<br />

«Ormai io parlerei di Campania interna<br />

perché questa non è una zona che deve<br />

avere una rappresentazione minore. Bene<br />

hanno fatto il presidente De Luca e la<br />

giunta a istituire la commissione per le<br />

aree interne. C'è molta attenzione sullo<br />

sviluppo di questo territorio. Ma noi dobbiamo<br />

essere anche capaci di elaborare<br />

una nostra proposta da sottoporre al governatore<br />

De Luca con il quale c'è una sinergia<br />

costante e mi sembra che anche lui<br />

sappia che una Campania a due velocità<br />

non ha futuro».<br />

San Nicola Manfredi, a differenza degli<br />

altri comuni di questo territorio, ha<br />

avuto un incremento<br />

demografico<br />

notevole negli<br />

anni: come se<br />

lo spiega?<br />

«Noi abbiamo investito<br />

sul territorio<br />

e abbiamo<br />

consentito che si<br />

sviluppassero insediamenti<br />

abitativi:<br />

dopo oltre 40 anni<br />

abbiamo approvato il<br />

Puc che ci darà le linee<br />

guida di sviluppo sul territorio,<br />

abbiamo la risorsa<br />

naturale e piccoli gioielli come<br />

la cascata del Marone<br />

che possono essere valorizzate<br />

una volta che avremo<br />

superato questa fase critica».<br />

Il suo comune fa parte<br />

dell'hinterland di Benevento:<br />

il rapporto con il<br />

capoluogo come va ridiscusso?<br />

«Noi dobbiamo potenziare<br />

la sinergia con i<br />

comuni della zona. Non<br />

si può prescindere dalla<br />

città di Benevento, dobbiamo<br />

metterci insieme<br />

per lavorare per dei<br />

settori come ad<br />

esempio il servizio<br />

di raccolta rifiuti<br />

che pesa<br />

notevolmente<br />

sui bilanci comunali».<br />

Qual è la vocazione<br />

di questo<br />

centro tra risorse<br />

naturali e<br />

prodotti tipici<br />

della filiera enogastronomica?<br />

«La nostra è<br />

chiaramente una<br />

vocazione agroalimentare,<br />

la ristorazione<br />

è un<br />

punto di riferimento<br />

ma oggi<br />

frenata dalla pandemia.<br />

Dobbiamo<br />

andare in<br />

questa direzione».<br />

In questi ultimi dieci anni da<br />

sindaco qual è il risultato di cui<br />

va particolarmente orgoglioso?<br />

«Certamente abbiamo acquisito il<br />

palazzo baronale e stiamo ragionando<br />

con la Regione per completare<br />

il restauro. E’ un palazzo che ha<br />

una sua storia, qui avrebbe dimorato<br />

il re Manfredi prima della battaglia di<br />

Benevento. Ma abbiamo realizzato anche<br />

tante opere sul territorio, i cittadini<br />

lo sanno».


San Nicola<br />

Manfredi


San Nicola<br />

Manfredi


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 30 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

__<br />

In alto il sindaco Napoletano intervistato da 696 tv. A lato i soci della tipografia<br />

Ciardiello e Lonardo<br />

AIROLA. TUTTI I SIMBOLI DI UNA TERRA CHE GUARDA AVANTI<br />

Ecco i quattro cavalieri<br />

della “pedalina” di Totò<br />

In attività da 53 anni, non hanno intenzione di arrendersi<br />

nonostante vivano una delle crisi economiche più nere<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Iquattro cavalieri della “pedalina”,<br />

Giovanni e Armando<br />

Ciardiello insieme a Pietro e<br />

Antonio Lonardo, hanno la loro<br />

tipografia proprio davanti al monastero<br />

Montevergine, che oggi<br />

ospita Comune, polizia urbana,<br />

carabinieri, Biblioteca e persino<br />

un istituto scolastico. Sono i figli<br />

dei fondatori dell’attività che va<br />

avanti da 53 anni. Oltre alla macchina<br />

resa mitica dalla “Banda<br />

dei falsari” con Totò e Peppino,<br />

grazie alla 10mila lire poi non<br />

spacciata nel Sali e Tabacchi, i<br />

quattro espongono anche una<br />

vecchia linotype, usata quando la<br />

stampa avveniva a caldo e il<br />

piombo entrava nei polmoni: chi<br />

si è fatto qualche nottata aspettando<br />

il giornale sa di che parliamo.<br />

A loro modo sono il simbolo<br />

di chi resiste. Superata la grande<br />

crisi degli anni ‘90, pregevole<br />

la ricostruzione di quegli anni<br />

in questa pagina a cura di Cristiano<br />

Vella, mai avrebbero immaginato<br />

di dover affrontare periodi<br />

ancora più duri dovuti a una<br />

Una delle vertenze più sanguinose mai vissute nel Sannio<br />

pandemia. Come loro, è tutta Airola<br />

incapace di rassegnarsi, darsi<br />

per vinta. Nella Valle Caudina<br />

questa città non vive, come altre,<br />

all’ombra di Montesarchio.<br />

Ovunque ci sono testimonianze<br />

di una ostinata autonomia e di<br />

una mai doma creatività. Ingegno<br />

capace di attrarre finanziamenti<br />

e progetti realizzati: come il Museo<br />

del Telefono, ricavato nelle<br />

vecchie celle del carcere mandamentale,<br />

che ti accompagna dal<br />

primo telegrafo, ai centralini degli<br />

anni ‘50, ai macchinari adesso<br />

assurdi degli anni ‘70 fino all’ultimo<br />

Sirio, che da qualche anno<br />

non vediamo più nelle case.<br />

Airola è viva perché ha gli istituti<br />

superiori, licei e migliaia di ragazzi<br />

che ogni giorno arrivano ad<br />

animare le sue strade o le piazze.<br />

Airola è diversa perché c’è un<br />

istituto penitenziario minorile, in<br />

Campania secondo soltanto a Nisida.<br />

Airola ha una marcia in più perché<br />

negli ultimi dieci anni ha preso<br />

in mano tutto quello che poteva<br />

essere recuperato e lo ha fatto:<br />

persino acquisendo il castello che<br />

fu prima di Rainulfo e poi dei Carafa-Della<br />

Leonessa: ruderi in cima<br />

al monte Oliveto, certo, ma<br />

testimone delle proprie radici, tra<br />

i beni che la Fao intende tutelare.<br />

Superando il complicato caso di<br />

Maria Concetta Pandusa, una mistica<br />

“serva di Dio” che in molti<br />

vorrebbero venisse riconosciuta<br />

venerabile, la cui fama richiama<br />

migliaia di visitatori presso la casa<br />

del volto di Gesù, ad Airola in<br />

tema di fede ci sono molte chiese,<br />

veri e propri scrigni di storia<br />

e di arte. Come la facciata dell’Annunziata,<br />

frutto della creatività<br />

del Vanvitelli, ma anche la<br />

cappella del monastero di Sant’Antonio,<br />

con affreschi del ‘400,<br />

attigua al monastero della “Regina<br />

Coeli” dove dal 1700 trovano<br />

sistemazione le Clarisse, monache<br />

di clausura. In questo convento,<br />

fatto costruire dall’ultima<br />

baronessa dei Caracciolo, donna<br />

Antonia, oggi sono recluse le ultime<br />

sette monache votate alla solitudine.<br />

Pirelli e tessile, storia di un disastro<br />

DI CRISTIANO VELLA<br />

Erano gli anni '60: la Pirelli decideva di investire<br />

a sud, in un'area interna. Ad Airola la<br />

politica riusciva ad intercettare quella volontà:<br />

e nell'area industriale arrivava l'Alfacavi,<br />

industria che si occupa della produzione<br />

di cavi elettrici per le telecomunicazioni.<br />

Negli anni la fabbrica arriva a impiegare anche<br />

più di 700 persone: 700 famiglie in Valle<br />

Caudina, non sono affatto poche.<br />

Poi arrivano gli anni '90: il Gruppo Pirelli<br />

decide di dismettere la fabbrica e nel 1993 i<br />

dipendenti rimasti, 424, finiscono in mobilità.<br />

E' la prima tappa di un dramma occupazionale<br />

e industriale che riguarda quell'area. La<br />

politica si attiva per arginare quel disastro e<br />

nel 1999 a Palazzo Chigi si firma il contratto<br />

d'area: si prevede la reindustrializzazione<br />

di Airola, e l'insediamento di nuove iniziative<br />

produttive, naturalmente incentivate con<br />

300 miliardi di vecchie lire, e l'impiego di<br />

molti dei dipendenti ex Alfacavi. Qui si stabiliscono<br />

due aziende bergamasche del comparto<br />

tessile: la Tessival e la Benfil, che reimpiegano<br />

400 operai. Ma il tessile, all'alba della<br />

globalizzazione, è un settore per ovvie ragioni<br />

destinato a subire la concorrenza asiatica,<br />

specie se a basso valore aggiunto come<br />

nel caso di specie e senza grosse prospettive<br />

innovative. Risultato? Ben presto le produzioni<br />

entrano in crisi, avviate nel 2004,<br />

dopo pochi anni iniziano le prime avvisaglie<br />

di un nuovo disastro, con ammortizzatori sociali<br />

e infine il nuovo addio delle società del<br />

tessile e il nuovo dramma per i 400 lavoratori.<br />

Dramma risolto, per un centinaio di loro,<br />

con un modello virtuoso: la Regione, con<br />

la collaborazione di Confindustria e delle<br />

istittuzioni locali, nel 2011 apre un bando da<br />

30 milioni di euro per automotive e avio e<br />

nei capannoni si insedia la Tta – Adler, azienda<br />

che produce componenti in carbonio per<br />

auto di lusso. Resta un disastro, parzialmente<br />

arginato da un modello virtuoso certo, ma<br />

sempre un disastro occupazionale tra i più<br />

gravi patiti dalle aree interne dove non sono<br />

mancati errori, tra i più classici, della politica<br />

a vari livelli, con famiglie e operai illusi<br />

e abbandonati.<br />

L’INTERVENTO<br />

Tanti progetti<br />

per aiutare<br />

i giovani<br />

DI VINCENZA BUONO *<br />

Impegno per i giovani ed essere<br />

sempre al servizio dei miei concittadini:<br />

è questo che ho sempre sostenuto<br />

fin dalla<br />

campagna elettorale<br />

del 2016, che<br />

mi ha vista come<br />

quarta più votata.<br />

Ho ventisette anni.<br />

Lo scorso ottobre<br />

sono diventata<br />

assessore dell'esecutivo<br />

di Michele<br />

Napolitano, che mi ha consegnato<br />

le deleghe legalità e trasparenza,<br />

sviluppo delle attività<br />

produttive, politiche giovanili e attività<br />

ricreative, informagiovani,<br />

agricoltura e agroalimentare, innovazione<br />

tecnologia.<br />

I progetti in cantiere sono tanti. Per<br />

le politiche giovanili attivate da<br />

questo assessorato è in fase avanzata<br />

il progetto del servizio civile “<br />

N.O.I. Nuove opportunità per imparare”<br />

, a giorni sono previsti i colloqui<br />

di selezione.<br />

Da poco abbiamo partecipato ad<br />

un avviso pubblico per il finanziamento<br />

di progetti per il contrasto<br />

della povertà educativa e al sostegno<br />

delle opportunità culturali ed<br />

educative di persone minorenni<br />

“Educare in comune”, così come<br />

abbiamo partecipato a diversi avvisi<br />

per Benessere Giovani e Benessere<br />

Giovani - In (tirocini destinati<br />

alle categorie svantaggiate),<br />

questi ultimi a breve dovrebbero<br />

essere approvati .<br />

Già in corso invece il progetto “nessuno<br />

escluso”, che prevede tirocini<br />

formativi di inclusione attiva.<br />

Concludo invitando i giovani a fare<br />

attenzione e a rispettare tutte le<br />

misure anti Covid solo così questo<br />

mostro può essere annientato.<br />

* Assessore presso<br />

il Comune di Airola


martedì 30 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

Arriva sul sito<br />

in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Michele Napoletano traccia il bilancio di dieci anni di amministrazione<br />

«Così ho cambiato la mia città»<br />

«La politica? Mi ha molto deluso: guardano alle poltrone non ai bisogni delle persone»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Èstato protagonista dell'epoca della rinascita<br />

di Airola, riuscendo a cambiare<br />

volto a una realtà diventata negli<br />

anni punto di riferimento per la Valle<br />

Caudina. Michele Napoletano, 50 anni, sindaco<br />

da dieci, ha deciso che ormai è arrivato<br />

il momento di staccare la spina e farsi da<br />

parte. "Tornerò a curare l'azienda della mia<br />

famiglia", dice, sorridendo, mentre mostra<br />

con orgoglio le foto che lo vedono al fianco<br />

di Bill De Blasio e Papa Francesco, immagini<br />

storiche della sua esperienza da sindaco,<br />

che abbeliscono le pareti della sua stanza<br />

in Municipio.<br />

Dieci anni da sindaco, non potrà ricandidarsi,<br />

ma cosa si lascia alle spalle?<br />

«Mi lascio un lavoro straordinario, un'esperienza<br />

che mi ha visto crescere insieme ai<br />

miei concittadini. Abbiamo disegnato lo sviluppo<br />

del territorio e abbiamo puntato molto<br />

sulle scuole. Siamo riusciti a mantenere tre<br />

dirigenze e abbiamo un liceo classico con<br />

studenti che vengono da tutta la Valle Caudina<br />

che è il nostro vanto».<br />

Qual è il bilancio che consegna ai cittadini,<br />

ma soprattutto com'è cambiata Airola<br />

in questi anni?<br />

«Mi ricordo che quando mi insediai c'erano<br />

550 persone in cassa integrazione, alla<br />

fine di un percorso difficile siamo riusciti a<br />

riportare aziende di eccellenze sul territorio<br />

e quasi tutti i lavoratori sono stati riassunti.<br />

Non era scontato».<br />

Sul fronte dei collegamenti questo è un<br />

territorio da sempre svantaggiato: qual<br />

è la battaglia da portare avanti?<br />

«La battaglia è quella di finire un'opera, la<br />

fondovalle Isclero, che ormai è un'eterna incompiuta.<br />

Manca l'ultimo tratto, ma l'iter burocratico<br />

sta per terminare, speriamo che in<br />

due anni si chiuderà questa storia. Ci vorrebbe<br />

anche un collegamento più veloce con<br />

l'autostrada Caserta Sud ma è un progetto<br />

che forse nemmeno i miei nipoti riusciranno<br />

a vedere».<br />

Le opere degli artisti di strada puntellano tutta la città<br />

“In wall we trust”, fantasia al potere<br />

In Wall We Trust - International Street Art Exhibition ha colorato la cittadina di<br />

Airola, nel Sannio. L'evento è stato organizzato nel 2019 dall'Associazione Artistico<br />

Culturale Sociale no profit “In Wall We Trust” e, ormai, rappresenta un appuntamento<br />

imperdibile per gli amanti di street art. Gli artisti che hanno preso<br />

parte al progetto sono Reginald O’Neal, originario di Miami, classe 1992, in arte<br />

L.E.O. ha iniziato a dipingere a vent’anni e oggi lo street art lo porta in viaggio<br />

per l'Europa. Il secondo artista è Alejandro Dorda aka Alex Void, anche lui nato<br />

a Miami, ma a tre anni si è trasferito in Spagna dove è cresciuto e si avvicinato al<br />

mondo dell’arte, prima attraverso lo studio della pittura e dell’arte classica, poi<br />

avvicinandosi al mondo dei graffiti. Terzo e ultimo artista presente è Ivan Floro,<br />

nato a Barcellona nel 1993. Il suo percorso artistico lo ha portato ad approcciarsi<br />

prima con il mondo dei graffiti e, solo in un secondo momento si è avvicinato<br />

al processo accademico. In Wall We Trust rappresenta un vero e proprio momento<br />

di collaborazione e condivisione artistica che riesce a trasformare le strade<br />

di una città in un museo a cielo aperto.<br />

Non va meglio sul fronte della linea ferroviaria,<br />

il collegamento via Valle Caudina<br />

con Napoli resta un problema. Perché?<br />

«Purtroppo siamo tornati indietro a 40 anni<br />

fa, si comprano nuovi treni ma non si è stati<br />

capaci di migliorare il collegamento tra<br />

Benevento e Napoli. Eppure tra città e Valle<br />

Caudina parliamo di 120mila abitanti. Bisogna<br />

impegnarsi affinchè si riducano i tempi<br />

di percorrenza oggi del tutto insopportabili.<br />

La Regione deve darci risposte concrete».<br />

Airola ha vissuto l'esperienza importante<br />

del contratto d'area, ma perché è stata<br />

un'occasione mancata?<br />

«Sì, è vero, il contratto d'area è stata un'occasione<br />

mancata soprattutto perché la politica<br />

non è stata capace di attrarre imprenditori.<br />

Si deve cambiare strada: serve meno<br />

burocrazia e più concretezza. Ma in questo<br />

la politica non è stata d'aiuto».<br />

Oggi si vive una fase difficile per l'economia<br />

delle zone interne, quali sono i segnali<br />

che arrivano dal mondo dell'industria?<br />

«C'è grande collaborazione con il mondo<br />

imprenditoriale. Ma spesso chi investe e crea<br />

occupazione sul territorio deve fare i conti<br />

con le lungaggini e i ritardi della burocrazia.<br />

E, invece, bisognerebbe essere più veloci».<br />

Qual è il suo rimpianto?<br />

«Volevo portare avanti con forza il comparto<br />

agroalimentare ma non sono riuscito a coinvolgere<br />

nuove imprese sul territorio. Ma da<br />

solo non potevo fare di più».<br />

La sfida della Città Caudina: quali sono<br />

ancora le difficoltà che resistono per la<br />

realizzazione di questo progetto?<br />

«E' vero, siamo in una fase di appiattimento.<br />

Ma noi dobbiamo tornare a crederci. E'<br />

importante mettersi insieme, mi auguro che<br />

i sindaci che verranno avranno la forza e la<br />

volontà di portare avanti progetti che potranno<br />

ottenere finanziamenti. Ma dobbiamo<br />

accelerare».<br />

Come sono stati i rapporti con le altre istituzioni?<br />

«All'inizio della mia legislatura abbiamo<br />

avuto ottimi rapporti con il Ministero anche<br />

se al governo sono cambiati spesso i rappresentanti.<br />

Con la Regione la collaborazione<br />

è stata positiva da Caldoro a de Luca,<br />

ma resta la distanza con Palazzo Santa Lucia<br />

perché non sempre si ascoltano le esigenze<br />

dei sindaci».<br />

Perchè ha deciso di mollare?<br />

«Voglio uscire di scena perché sono stato<br />

consigliere comunale e assessore per 18 anni<br />

e per altri 10 da sindaco: la mia città è stata<br />

molto generosa con me con il 78 per cento<br />

dei consensi con 5 liste in campo ed io ho<br />

cercato di ricambiare dando tutto quello che<br />

potevo. Giusto ora lasciare spazio ad altri<br />

che avranno l'autonomia di fare le scelte. Se<br />

mi consulteranno sarò pronto a dare dei consigli».<br />

La politica in cosa l'ha delusa?<br />

«Non sono mai stato un professionista della<br />

politica, ho sempre messo a disposizione<br />

solo il mio impegno e la mia passione. Ma<br />

ho trovato solo porte sbarrate: non mi è stata<br />

data la possibilità di crescere, come del<br />

resto a tanti altri sindaci. Ci sarebbe, invece,<br />

bisogno di uomini e donne che amano il territorio<br />

e non di gente che pensa solo a sistemarsi<br />

dal punto di vista personale».


Airola


Airola


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

a cura di<br />

martedì 6 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

__<br />

In alto il sindaco Farina intervistato da 696 tv. A lato Felice Zarra (il primo a<br />

destra), Aurelio Marzullo e Donato Grasso.<br />

TEORA. GLI ENORMI OSTACOLI DI UNA TERRA CHE SI SVUOTA<br />

«Sì, qui non c’è lavoro<br />

ma sarà sempre casa»<br />

La rassegnazione dei giovani costretti a fare le valige e partire<br />

La scuola salvata dall’arrivo di famiglie in fuga dalle metropoli<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Nel 2021 le cose procedono<br />

nella perfetta parità:<br />

quattro scomparsi e quattro<br />

nuovi nati. Almeno, fino a ieri.<br />

Evocato il potere di tutti “li<br />

scquacquaracchiun” che proteggono<br />

il paese, a fine anno Teora<br />

potrebbe finalmente tirare un sospiro<br />

di sollievo. Arginare lo spopolamento<br />

in quest'angolo d'Irpinia<br />

è vitale come respirare. Un bel<br />

colpo lo ha già assestato l'amministrazione<br />

comunale, che con la<br />

politica di zero tasse e sostegno<br />

per i fitti delle case, nel giro di<br />

due anni ha fatto arrivare una<br />

trentina di nuovi residenti, di cui<br />

15 bambini. Dopo l'annuncio<br />

(l'obbligo era stabilirsi a Teora e<br />

avere almeno un bambino) sono<br />

arrivati dal Brasile, dalla Gran<br />

Bretagna, dall'Argentina. Persino<br />

dalla Sicilia. Per almeno dieci anni<br />

gli istituti scolastici e la stessa<br />

composizione delle classi sarà salva.<br />

__<br />

In alto Lucia Meola, titolare di un bar e madre di Alessia, 27 anni, fuori per studio. In basso il<br />

monumento dedicato alle serenate (mai un matrimonio senza a Teora) e l’ingresso di Villa Sibilia.<br />

Badoglio assistevano dalla terrazza<br />

del belvedere alle manovre<br />

militari quando Mussolini si trovò<br />

a passare per l'antica Appia diretto<br />

verso Bari. Raggiunto dall'addetto<br />

militare che lo informava<br />

della presenza del Re, il dittatore,<br />

che non aveva un buon rapporto<br />

con Vittorio Emanuele, impose<br />

al suo autista di accelerare e<br />

andare via. Sfortunatamente, la<br />

manovra fu tanto repentina da travolgere<br />

l'incolpevole teorese Remigio<br />

Lepore, che si ritrovò invalido.<br />

Ma Remigio si prese la<br />

sua rivincita: ha vissuto fino a 102<br />

anni con la pensione che gli avevano<br />

riconosciuto. A guardia di<br />

quel belvedere oggi ci sono soltanto<br />

i ruderi dell'antico castello,<br />

stanchi testimoni della parte più<br />

alta del paese, che si allunga per<br />

tre o quattro chilometri. Del tufo<br />

e delle pietre che prima del terremoto<br />

dell'80 costituivano il 90 per<br />

cento delle costruzioni non c'è più<br />

traccia. Sono riusciti a salvarsi<br />

soltanto i portali scolpiti nel gra-<br />

Con la politica<br />

sulla casa a zero tasse<br />

e con fitto agevolato<br />

arrivati 15 bambini<br />

Felice: «Sappiamo<br />

che il nostro destino<br />

è andare via di qui<br />

per trovare lavoro»<br />

Cosa ha costituito un così forte richiamo<br />

dal voler cambiare città o<br />

nazione per finire in Alta Irpinia?<br />

La vita slow che a queste latitudini<br />

è possibile. Ma solo se hai<br />

già risolto l'altra vera lotta che tutti<br />

noi combattiamo in qualsiasi<br />

posto viviano: la sopravvivenza<br />

economica. Ne sanno qualcosa<br />

Felice Zarra, 25 anni, studente<br />

universitario a Siena, Aurelio<br />

Marzullo, 28 anni, e Donato<br />

Grasso, 33 anni, tutti teoresi doc.<br />

Davanti al bar della signora Lucia<br />

Meola, anche lei con una figlia,<br />

Alessia, 27 anni, lontana da<br />

casa per studio e lavoro, i tre allargano<br />

le braccia quando l'argomento<br />

si sposta sulle possibilità<br />

di un futuro a Teora: «Lo sappiamo<br />

tutti che da qui uno deve andare<br />

per forza via, le opportunità<br />

sono pari a zero», racconta sconsolato<br />

Felice, «ma una cosa è certa:<br />

appena possiamo torniamo a<br />

respirare quest'aria, perché da<br />

questa terra non si va mai via definitivamente»,<br />

gli fa da eco Aurelio,<br />

mentre pudico posa in terra<br />

la birretta che si stava regalando.<br />

E prosegue: «Lei non ha idea in<br />

cosa si trasformava Teora in estate,<br />

quando la pandemia non aveva<br />

ancora mostrato gli artigli. Tornavano<br />

a migliaia perché qui e<br />

soltanto qui è casa, è vita».<br />

Meno di 140 abitanti a chilometro<br />

quadrato, Teora e tutta l'Alta<br />

Irpinia non hanno nulla a che vedere<br />

con i 2400 di una metropoli<br />

come Napoli o, ancora peggio, i<br />

2600 di Ercolano o i 12mila di<br />

Portici.<br />

Ecco il vero snodo politico irrisolto:<br />

i rapporti con la Regione e<br />

la teoria dell'uomo solo al comando<br />

che non funziona. Come<br />

possono programmi, investimenti<br />

e ipotesi di sviluppo essere buoni<br />

per realtà metropolitane e per<br />

comuni così piccoli e tanto differenti?<br />

Le redini del gioco sono in<br />

mano a persone che non hanno<br />

proprio idea di cosa significhi<br />

questo territorio e cosa potrebbe<br />

invertirne l'agonia. Il sogno dell'industria<br />

in montagna ha portato<br />

benessere temporaneo e anche<br />

tante illusioni, ora ci sono i capannoni<br />

dismessi e con loro le<br />

campagne che negli anni si sono<br />

svuotate. Qui è possibile un turismo<br />

diverso, che coinvolga le case<br />

coloniche abbandonate e gli infiniti<br />

spazi a disposizione. Ma qui,<br />

come in ogni parte delle terre dell'osso,<br />

è la rappresentanza a non<br />

funzionare. I consiglieri regionali<br />

eletti sono stati risucchiati da<br />

logiche di potere e governo centralizzato:<br />

Livio Petitto e Maurizio<br />

Petracca non levano una sola<br />

voce di dissenso e, peggio, sono<br />

Petitto e Petracca<br />

non riescono mai<br />

a levare una voce<br />

contro De Luca<br />

totalmente scollegati dai territori<br />

e dalle loro esigenze.<br />

Eppure, Teora ha storia da vendere.<br />

Nel 1936, per un giorno, è<br />

stata “...capitale d'Italia”. Il Re<br />

Vittorio Emanuele e il generale<br />

Dopo 50 anni<br />

quasi alla firma<br />

l’acquisto<br />

di Villa Sibilia<br />

nito, nobile memoria di giorni terribili.<br />

Il futuro? Anche qui si pensa alla<br />

digitalizzazione. Di quello che doveva<br />

rappresentare l'Area pilota,<br />

quella che sei anni fa il Governatore<br />

era venuto pomposamente ad<br />

annunciare come progetto gonfio<br />

di centinaia di milioni di euro, c'è<br />

praticamente nulla, solo uno stuolo<br />

di loghi sulle iniziative e il lungo<br />

elenco di agenzie e enti vari<br />

che i fondi, quando hanno potuto,<br />

li hanno drenati a monte. Finirà<br />

così anche la speranza per la next<br />

generation e il recovery fund.<br />

L'amministrazione si consola con<br />

la possibilità, dopo un contenzioso<br />

durato 50 anni, di mettere fine<br />

e una firma alla transazione per<br />

l'acquisizione a patrimonio pubblico<br />

di Villa Sibilia: un polmone<br />

verde al centro dell'abitato di<br />

cui godrà chi resiste e lotta per<br />

queste terre.


martedì 6 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

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15<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

La rabbia del sindaco Stefano Farina che ad ottobre potrebbe non ricandidarsi<br />

«Noi, dimenticati non vinti»<br />

«I consiglieri regionali sono assenti dal territorio e non contano nulla in Regione»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Ce la sta mettendo tutta per<br />

combattere spopolamento<br />

e emigrazione che stanno<br />

desertificando anche il piccolo comune<br />

di Teora. Ma il sindaco Stefano<br />

Farina, che da dieci anni guida<br />

l'amministrazione, non sa ancora<br />

se continuerà nella sua battaglia<br />

a difesa di questo territorio.<br />

"La comunità si ama a prescindere<br />

dall'incarico che si occupa",<br />

confessa il primo cittadino, appassionato<br />

esponente del Pd.<br />

Ma c'è un risultato di cui va particolarmente<br />

orgoglioso?<br />

«Ho messo al centro dell'azione<br />

amministrativa la capacità di puntare<br />

sulle qualità artigianali e produttive<br />

locali. A 40 anni dal sisma<br />

c'era chi svolgeva la sua attività<br />

ancora nelle baracche. Abbiamo<br />

realizzato un'area artigianale a ridosso<br />

del paese che ci ha consentito<br />

anche di cancellare quella che<br />

era diventata una discarica del dopo<br />

terremoto».<br />

A 40 anni dal sisma<br />

erano insopportabili<br />

gli artigiani<br />

nelle baracche<br />

La sua idea di concedere la casa<br />

(aiuto per l'affitto e zero tasse)<br />

a chi avesse deciso di vivere<br />

qui come è andata?<br />

«Ho fatto una scelta diversa da chi<br />

regalava la casa a un euro. Così<br />

non si vincolavano le persone a vivere<br />

qui. Noi avevamo bisogno di<br />

chi veniva qui a risiedere iscrivendo<br />

i figli nelle scuole del paese.<br />

Sono arrivate persone dall'estero<br />

e da altre parti d'Italia. Abbiamo<br />

avuto una risposta importante.<br />

C'è stato chi è venuto da<br />

Manchester per abitare qui a contatto<br />

con la natura. Siamo riusciti<br />

a salvare la scuola».<br />

Guardando alla prospettiva, al<br />

di là delle polemiche sul ruolo di<br />

De Mita quali risultati si sono<br />

raggiunti con il progetto pilota<br />

in Alta Irpinia?<br />

«Non è il momento di polemiche<br />

o di processi. E' arrivato il finanziamento<br />

per la digitalizzazione,<br />

ma è chiaro che la velocità dell'azione<br />

non è consona alle risposte<br />

che i cittadini si aspettano. Sono<br />

amareggiato perché sento una<br />

grande insoddisfazione personale:<br />

di questi tempi si parla troppo e si<br />

conclude poco. Le persone oggi<br />

hanno bisogno di risposte vere».<br />

Santa Lucia non<br />

ascolta le zone interne:<br />

troppo potere<br />

in poche mani<br />

Il rapporto con la Regione com'è<br />

stato? De Luca si è ricordato<br />

di voi?<br />

«Se devo dare un mio giudizio<br />

ammetto che i rapporti con la Regione<br />

cono complicati. Mi sento<br />

scollegato. Ho avuto un'opera pubblica<br />

ferma un anno e mezzo, mi<br />

auguro che si possa migliorare.<br />

Anche i consiglieri regionali dovrebbero<br />

segnare di più la presenza<br />

della provincia di Avellino<br />

a Palazzo Santa Lucia. La voce di<br />

questa provincia non sempre è<br />

ascoltata.<br />

C'è bisogno<br />

di differenziare<br />

quelli che<br />

sono i bisogni<br />

di un territorio.<br />

Ad esempio<br />

per le limitazioni<br />

anti covid<br />

quello che vale<br />

per Napoli<br />

non può valere<br />

per Avellino.<br />

Prendete i<br />

mezzi pubblici:<br />

la metro a Napoli<br />

è un problema,<br />

ma un<br />

autobus che<br />

parte da Teo-<br />

Inopportuno parlare<br />

del voto,<br />

guardo all’unità<br />

della comunità<br />

ra e va Salerno lo utilizzano due<br />

persone».<br />

Quest' anno si vota: lei cosa farà,<br />

continuerà in questa sua missione?<br />

«Alle elezioni al momento non ci<br />

penso. Devo portare la nave in<br />

porto. Guardo all'unità della mia<br />

comunità, non mi aggrappo<br />

neppure alla legge che consente<br />

la mia ricandidatura».<br />

Quindi, non ha ancora deciso?<br />

«Ho sempre creduto nella<br />

forza dei giovani, ma<br />

non vorrei che nell'immediatezza<br />

dell'azione<br />

diventassero troppo<br />

vecchi. Devo augurarmi<br />

che chi continuerà<br />

dopo di me possa fare<br />

meglio. Ma ho un ultimo<br />

grande obiettivo".<br />

Quale?<br />

«Abbiamo un parco<br />

storico, villa Sibilia di un<br />

pediatra di Teora, persona<br />

eclettica: un polmone verde bellissimo<br />

con piante esotiche, qualcosa<br />

di eccezionale. Purtroppo, tra<br />

il comune e gli eredi dura una causa<br />

da 50 anni, spero di trovare<br />

un'intesa. E' difficile ma credo di<br />

poter realizzare questa mia ultima<br />

volontà, un regalo che offro alla<br />

comunità che non mi stancherò<br />

mai di ringraziare per l'onore che<br />

mi ha dato di poterla amministrare».


Teora


Teora


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 13 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

SAVIGNANO IRPINO. TRANQUILLITÀ, SILENZIO E SOLITUDINE<br />

Disteso e addormentato<br />

come una bella cartolina<br />

Il centro storico è di una bellezza struggente ma è vuoto<br />

Di un lavoro per far restare i giovani nemmeno l’ombra<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Savignano è un paese disteso<br />

e addormentato. Bello e<br />

pulito. Silenzioso, fino a<br />

rendersi fastidioso, surreale. Una<br />

volta lasciata alle spalle la parte<br />

senza senso, frutto dell'urbanistica<br />

vorace, figlia dei piani di fabbricazione<br />

che dovevano soltanto<br />

accontentare, ti rapiscono le<br />

stradine in pietra e le case minute,<br />

linde e pinte, tenere come quadretti<br />

appesi alle pareti per colorarle<br />

delle cose migliori. Sarà perché<br />

oramai ci vivono in pochi, sarà<br />

perché chi lavora lo fa andando<br />

altrove, ma qui portoni e finestre<br />

sono serrati, chiusi. E gli incontri<br />

sono rari quanto evidentemente<br />

preziosi. Emilio Membrino<br />

abita in via Carlo III di<br />

Spagna. La toponomastica è<br />

pomposa. Si affida a tanti nomi<br />

di nobili illustri. Alle prese con<br />

un frugale pasto, Emilio ci guarda<br />

sconsolato: «I giovani? Qui?<br />

Tutti fuori, a lavorare, siamo rimasti<br />

in seicento e siamo tutti<br />

vecchi».<br />

Vive immerso in uno scenario<br />

che non è casuale, dominato com'è<br />

dalle necessità dell'uomo.<br />

Verde, campagna e ancora campagna<br />

e allevamenti. Come ogni<br />

centro della Campania più interna,<br />

scavallato l'Appennino che<br />

già declina verso la costa adriatica,<br />

ha come orizzonte possibile<br />

più la Puglia che la Campania.<br />

Savignano è terra di confine in<br />

tutti i sensi. Dieci minuti da Ariano<br />

ma con il Foggiano a portata<br />

di mano. E la tentazione di riandersene<br />

politicamente nell’altra<br />

regione è stata viva quando da palazzo<br />

Santa Lucia, dopo la vicinissima<br />

discarica di Difesa Grande,<br />

è arrivata anche quella di Pustarza.<br />

È la fotografia di un centro<br />

che ha vissuto e vive due perenni<br />

battaglie. Quella interna,<br />

contro il destino dello spopolamento,<br />

della mancanza di opportunità,<br />

di una terra che o coltivi o<br />

ti caccia via. E quella esterna, la<br />

Regione ad esempio, che guarda<br />

agli immensi spazi verdi come un<br />

“vuoto” dove, appunto, far calare<br />

i rifiuti di tutti. Savignano per<br />

__<br />

In alto l’inizio del centro<br />

storico e, a lato, via Carlo III di<br />

Spagna.<br />

essere la pattumiera della Campania<br />

ha avuto e ancora oggi riceve<br />

ristori. Insieme a quelli previdentemente<br />

trattati per l’eolico<br />

nel bilancio si ritrova da anni tanto<br />

denaro. Di qui il recupero di<br />

ogni opera, di ogni vicolo, le<br />

mense scolastiche gratis e le tasse<br />

praticamente al minimo per<br />

quelli che sono rimasti. Ma anche<br />

l’area camper, l’impianto di<br />

depurazione nuovo. La morsa del<br />

IL RICORDO. La durissima lotta contro l’invaso di Pustarza, le proteste e le teste rotte negli scontri<br />

«Io, le manganellate e la cittadinanza»<br />

DI GIANNI VIGOROSO<br />

Erano giorni bui e tristi, segnati da lotte<br />

e soprusi, giorni convulsi che non<br />

potrò mai cancellare nella mia mente,<br />

per le ingiustizie subite da un popolo,<br />

quello savignanese di cui mi onoro di far<br />

parte. Rimasi ferito durante gli scontri di Pustarza<br />

a Savignano Irpino. Non ero solo un<br />

giornalista in quei momenti, raccontavo i<br />

fatti ma la mia sete di giustizia si spinse ben<br />

oltre al fianco di quella gente umiliata, calpestata<br />

e offesa. Non potevo rimanere in silenzio.<br />

Mi opposi anch’io insieme alla gente.<br />

A terra microfono in mano colpito da una<br />

manganellata, accanto a persone sanguinanti,<br />

finii in ospedale insieme ad alcuni manifestanti,<br />

ma dopo poche ore tornai a lottare e<br />

a difendere quella terra violata. Ricevetti<br />

tantissime attestazioni di affetto e solidarietà<br />

a partire dal compianto Antonio Manganelli,<br />

Capo della Polizia. Nulla fu più come<br />

prima in quella valle distrutta in poco tempo<br />

dalle ruspe ma quell’esperienza di lotta<br />

Covid ha smorzato tante iniziative<br />

e portato alla luce, aggravandoli,<br />

problemi antichi, mai risolti,<br />

mai veramente affrontati. L’ultimo,<br />

in ordine di tempo, è proprio<br />

il corridoio ferroviario che<br />

al sindaco appare come una opportunità<br />

da non perdere. Ma la<br />

verità è che l’Alta Capacità ha un<br />

percorso che taglia fuori Savignano.<br />

E lontana da quell’asse,<br />

con il trasporto su gomma che<br />

viene mortificato, Savignano sarà<br />

fuori da ogni rotta futuribile.<br />

In qualche modo dovrebbe proporsi<br />

come una possibile tappa<br />

del tracciato Benevento-Foggia.<br />

In tal senso una possibile svolta<br />

potrebbe essere il dialogo con i<br />

centri contermini, come Greci,<br />

Montaguto, strappando Ariano<br />

dalla sua miopia territoriale, immaginando<br />

progetti comuni per<br />

agganciarsi in qualche modo alla<br />

costruenda stazione Hirpinia.<br />

Purtroppo, in questo periodo<br />

manca una mente politica che abbia<br />

visioni aperte, efficaci. Chi è<br />

chiamato a rappresentare il territorio<br />

nei luoghi chiave non ha più<br />

quel carisma capace di mettere<br />

tutti intorno a un tavolo e discutere<br />

prendendo decisioni per il<br />

bene di tutti. Feudo zecchiniano<br />

per decenni, Savignano ora sconta<br />

quella malintesa e a tratti malsana<br />

fedeltà con l’isolamento più<br />

totale. Pur avendo una discarica<br />

non riesce neanche a proporsi come<br />

sede per un impianto di biodigestione:<br />

trenta posti di lavoro<br />

diretti garantiti e decine di indotto.<br />

All’interno del consiglio dell’Ato<br />

gli interessi che stanno<br />

prendendo piede sono altri e vanno<br />

verso la creazione di consigli<br />

di amministrazione su consigli di<br />

amministrazione, con fusioni e<br />

incorporazioni che hanno una sola<br />

spiegazione: distribuire gettoni<br />

agli amici degli amici.<br />

Avere prodotti genuini, essere inseriti<br />

a pieno titolo tra i borghi<br />

più attraenti d’Italia, governare<br />

con rettitudine la cosa pubblica<br />

qui non basta. La Statale 90 non<br />

è più l’infrastruttura madre del<br />

secolo scorso e immaginare di sostituire<br />

i binari della vecchia ferrovia<br />

con piste ciclabili al massimo<br />

rinfranca qualche cicloturista<br />

della domenica. Per rompere il<br />

silenzio dei vicoli vuoti bisogna<br />

che qualcuno gridi.<br />

ci ha insegnato tanto. “Il dolore di Pustarza”<br />

scriveva in quei giorni Lina Maglione.<br />

Era il primo maggio 2009 quando ricevetti<br />

dalle mani dell’allora sindaco Oreste Ciasullo<br />

la cittadinanza onoraria per la vicinanza<br />

al popolo savignanese. Da allora, considero<br />

un onore far parte di questa comunità<br />

bellissima fatta di gente semplice e umile,<br />

così operosa ma duramente colpita nel<br />

suo territorio e rapporti umani alla quale auguro<br />

un futuro lieto e prospero. L’onorificenza<br />

porta il segno del mio lavoro, della<br />

mia professione che ho cercato di svolgere<br />

accanto agli abitanti di Savignano Irpino,<br />

interpretandone i sentimenti, le ansie, il dolore<br />

e le difficoltà.


martedì 13 aprile 2021<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Fabio Della Marra Scarpone e la scommessa sull’Alta Capacità da non perdere<br />

«La Napoli-Bari treno per il futuro»<br />

Telegramma a De Luca: «La Regione ci rispetti anche se contiamo come un condominio»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Sette anni da sindaco per dare una speranza<br />

a un territorio devastato dall'emigrazione<br />

e dallo spopolamento.<br />

Ma Fabio Della Marra Scarpone, 46 anni, è<br />

sicuro che anche Savignano Irpino può avere<br />

una prospettiva diversa, spingendo i giovani<br />

a restare qui, in questo paese di 1097<br />

anime, arroccato su un promontorio che domina<br />

la Valle del Cervaro al confine con il<br />

Sannio e la Puglia.<br />

Sindaco, ma quanto è stato difficile finora<br />

amministrare questa piccola comunità,<br />

quali ostacoli ha dovuto superare?<br />

«Guardi, le difficoltà per chi amministra sono<br />

all'ordine del giorno e gli ostacoli ci sono<br />

sempre per raggiungere gli obiettivi. Ma<br />

il valore aggiunto delle amministrazioni sta<br />

nella capacità di fare sinergia con il gruppo<br />

che ti affianca in questa sfida. Ho la fortuna<br />

di avere al mio fianco giovani che hanno a<br />

cuore la propria terra».<br />

In questo secondo mandato<br />

quali obiettivi vuole portare a<br />

termine?<br />

«Noi già nella prima fase dell'amministrazione<br />

abbiamo<br />

puntato a dare visibilità al nostro<br />

borgo. Ora stiamo cercando<br />

di promuovere ulteriormente<br />

le bellezze del territorio,<br />

le qualità dell'ambiente<br />

che ci circonda,<br />

riqualificando<br />

oasi naturalistiche,<br />

prevedendo anche<br />

percorsi turistici.<br />

Ma uno degli<br />

obiettivi primari è<br />

quello di non perdere<br />

l'occasione<br />

dell'Alta capacità<br />

che comunque<br />

porterà uno stravolgimento<br />

nella<br />

nostra comunità».<br />

Come immagina il<br />

futuro di questo<br />

territorio: di cosa c'è<br />

bisogno per impedire<br />

ai giovani di fare le valigie<br />

e andare via?<br />

Non voglio fare retorica,<br />

ma sicuramente una<br />

parte di giovani può avvicinarsi<br />

alla nuova agricoltura<br />

perché qui c'è la<br />

possibilita di garantirsi<br />

un futuro sostenibile.<br />

Ma se vogliamo parlare<br />

di ripresa bisogna ripartire<br />

dai servizi, in particolare<br />

dalla viabilità, e<br />

puntare poi sulle industrie.<br />

Inutile negarlo:<br />

l'espansione demografica<br />

è comunque legata<br />

ad attività che creano<br />

lavoro».<br />

Siete al confine con Puglia e Sannio:<br />

la vertenza dei territori delle<br />

aree interne come va riaperta.<br />

C'è stata la giusta attenzione da<br />

parte della Regione?<br />

«Sicuramente il governatore De Luca<br />

sta lavorando bene. Ora, da lui e dalla<br />

commissione delle aree interne, ci aspettiamo<br />

risposte serie proprio sull'Alta Capacità.<br />

Si sta facendo un lavoro serio sull'area vasta<br />

con tutti i comuni che gravitano nella zona.<br />

Sul tavolo della regione ci sarà un progetto<br />

di sviluppo importante e vedremo se ci<br />

sarà il giusto rispetto per queste zone che,<br />

lo sappiamo, rappresentano più o meno un<br />

condomio di Napoli».<br />

Questo è un territorio che è stato mortificato<br />

negli anni dell'emergenza rifiuti<br />

con la realizzazione di una discarica che<br />

si è aggiunta a Difesa Grande situata al<br />

confine con Savignano: oggi sul fronte discarica<br />

qual è la battaglia da portare<br />

avanti?<br />

«L'errore vero lo commise all'epoca la Provincia<br />

di Avellino, poi arrivò una legge dello<br />

Stato che salvò il Formicoso penalizzando<br />

noi. Ora abbiamo concluso la gara per la<br />

bonifica di Pustarza, un progetto che è stato<br />

ripreso grazie alla regione. E' una rivalsa<br />

seria per il nostro territorio, ma saremo sempre<br />

attenti per il futuro».<br />

In Irpinia si polemizza per la vicenda del<br />

biodigestore di Chianche. Lei che idea si<br />

è fatto?<br />

«All'interno dell'Ato rifiuti ho fatto già notare<br />

che questo organismo non è stato ancora<br />

capace di dire ai cittadini quali sono i<br />

tempi per realizzare un ciclo integrato dei<br />

rifiuti. E questo è stato un fallimento per<br />

l'Ato che avrebbe potuto scegliere sedi sulle<br />

quali non ci sarebbero state contestazioni<br />

e ricorsi al Tar. Il caso finirà anche in Parlamento<br />

ma registro il fallimento dell'Ato».<br />

Qual è il suo sogno nel cassetto, il progetto<br />

che vorrebbe portare a termine per<br />

la sua comunità?<br />

«Un sogno lo abbiamo già realizzato avviando<br />

la bonifica della ex discarica di Pustarza.<br />

Ma la vera speranza, che poi è comune<br />

a tutti i sindaci, è di fermare la fuga<br />

dei giovani per spingerli a mettere radici sul<br />

proprio territorio. E, ripeto, dobbiamo vincere<br />

la sfida sull'Alta Capacità Napoli-Bari,<br />

su questo ci giochiamo il nostro futuro».


Savignano<br />

Irpino


Savignano<br />

Irpino


14<br />

CRONACA<br />

martedì 20 aprile 2021<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CASSANO IRPINO. QUEST’ANNO ALL’ANAGRAFE ZERO NASCITE<br />

Alloggi popolari da favola?<br />

Nel castello dei Cavaniglia<br />

Cinque famiglie vivono come in un sogno in case storiche<br />

Questo è uno dei comuni più belli del Sud ma sta morendo<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Michele Rocco e Giuseppe<br />

Penna, 66 e 63 anni,<br />

hanno un'abitudine e due<br />

cose (due) da dire.<br />

«Qualche chiacchiera davanti al<br />

bar, ogni mattina, riusciva a raddrizzare<br />

le giornate. Ora è un mortorio,<br />

siamo rimasti solo noi», spiega<br />

Michele, mentre Giuseppe con<br />

la leggerezza di un filosofo ci regala<br />

la sua perla: «Uno esce, va al<br />

bar, si guarda attorno: non c'è nessuno.<br />

E allora si domanda: che sono<br />

uscito a fare»?<br />

Sono gli effetti del combinato disposto<br />

dello spopolamento, del<br />

freddo che ancora morde e del Covid<br />

che ha reso più difficile tutto.<br />

Olga Gazzarro, responsabile del<br />

servizio di Anagrafe, mostra il registro<br />

ancora vuoto delle nascite<br />

nel 2021. Quello del 2020 ha la copertina<br />

intonsa e le pagine ancora<br />

crocchiano a sfogliarlo: sette i certificati<br />

staccati. La popolazione è<br />

scesa a 900 residenti. E non c'è verso<br />

di invertire la tendenza perché<br />

proprio qui a Cassano tutto quello<br />

che di buono poteva essere fatto<br />

da un'amministrazione è già a terra,<br />

programmato o finanziato. A<br />

partire dall'Urbanistica e dai Lavori<br />

pubblici: niente è stato lasciato<br />

al caso e persino la tavolozza dei<br />

colori per gli edifici (pubblici o privati)<br />

ha avuto una civilissima attenzione.<br />

Le pietre, i colori, la pulizia:<br />

tutto ti avvolge e ti fa respirare.<br />

Ecco il bello di un centro storico<br />

custodito e accarezzato. Governato<br />

dal un sindaco della Lega<br />

(raro esempio in Irpinia), Cassano<br />

ha sublimato anche il concetto di<br />

casa popolare, l'intuizione di Fanfani<br />

che poi la Sinistra ha caldeggiato<br />

trasformandola in un affare<br />

per le Coop, tanto voraci quanto<br />

imprenditrici. Qui ci sono cinque<br />

famiglie che come casa hanno avuto<br />

parti del palazzo ducale dei Cavaniglia.<br />

Vivono svegliandosi ogni<br />

mattina in una favola e non c'è un<br />

esempio simile, proprio non se ne<br />

conosce, da qualche altra parte nel<br />

Mezzogiorno. Di più. Cassano è<br />

avanti perché può essere definito<br />

il paese delle donne. Tra giunta e<br />

consiglio la quota da preservare sa-<br />

rebbe quella azzurra. Donna il segretario<br />

comunale, Nadia Della<br />

Monica, donna il vice sindaco,<br />

Rossella Sena, e via via uno stuolo<br />

di consiglieri e dipendenti comunali<br />

in rosa: Lucia Siano, Manuela<br />

Roberta Bocchino, Sonia<br />

Palatano. Il sindaco Vecchia ha<br />

trasformato in una sua vittoria personale<br />

persino i danni della nevicata<br />

del 2012. L'opificio di Bartolomeo<br />

Carrozzo, storica famiglia<br />

di artigiani del legno, si è curvato<br />

come un panettone malriuscito.<br />

Unico neo di una skyline perfetta,<br />

il primo cittadino ha lasciato<br />

correre le critiche e le pressanti<br />

richieste di mettere mano alla demolizione:<br />

l'ha infilato in un progetto<br />

che trasformerà tutta l'area in<br />

un centro sociale, resort per anziani<br />

con tanto di tetto giardino. Di<br />

questi giorni l'arrivo della prima<br />

L’ospitalità.<br />

«Noi e il Borgo delle Cinque porte»<br />

DI ROSSELLA SENA E SONIA PALATANO *<br />

__<br />

Nella foto in alto, gli alloggi popolari nel palazzo ducale dei Cavaniglia e, di fianco, la responsabile<br />

dell’Anagrafe, Olga Gazzarro. Qui sopra, Mariangela Figliuolo e i suoi amici d’aperitivo.<br />

trance di finanziamenti: 1 milione<br />

e 800mila euro che saranno soltanto<br />

l'inizio di tutta la progettazione.<br />

Ecco, nonostante questo: Cassano<br />

sta morendo perché manca il lavoro<br />

e l'abilità di un sindaco capace<br />

può rallentare il processo ma<br />

non ci sono armi possibili contro<br />

questo mostro. La politica che a livello<br />

romano s'era immaginata per<br />

__<br />

Cassano a trazione rosa: ecco chi<br />

comanda veramente in Comune<br />

questo territorio, lo hanno chiamato<br />

progetto pilota ma si spera<br />

che nessuno lo prenda effettivamente<br />

come esempio, è andata a<br />

farsi benedire grazie al solito vizio<br />

del Sud e dei soldi: pochi, maledetti<br />

e subito. L'allora ministro<br />

Barca e il governatore della Campania<br />

avevano fatto credere a una<br />

pioggia di milioni. Che magari ci<br />

sarebbero anche stati se si fossero<br />

realizzati progetti di area, appunto,<br />

e non da condominio pezzente, con<br />

capibastone e sindaci più concentrati<br />

sul fottere il finanziamento al<br />

vicino e andare in carrozza con gli<br />

incarichi agli amici. Pensavano a<br />

un bancomat da 200 milioni di euro,<br />

in cinque anni sono stati capaci<br />

di programmarne 15. Insomma,<br />

più che piloti... a piedi o con ciuccio<br />

e traìno.<br />

Strade vuote e molte case abbandonate,<br />

questo lo spettacolo che si offre a<br />

chiunque si avventuri tra i tanti paesi<br />

dell’entroterra irpino. A Cassano Irpino, tuttavia,<br />

non ci arrendiamo all’abbandono e<br />

cerchiamo in ogni modo di creare una prospettiva<br />

che possa offrire una ragione di permanenza<br />

ai tanti giovani. Il nostro amato<br />

paese, già noto per l’acqua con le sue sorgenti,<br />

dopo un’attività di pianificazione e di<br />

recupero, oramai decennale, si accinge a<br />

completare il percorso per proporsi come riferimento<br />

in virtù di una singolare forma di<br />

accoglienza diffusa.<br />

Nell’ambito del recupero urbano, utilizzando<br />

circa 2.000.000 di euro dei fondi europei,<br />

l’amministrazione comunale è riuscita<br />

ad intervenire sulle abitazioni, in modo da<br />

recuperarne le facciate, senza alcun aggravio<br />

di spesa per i privati.<br />

Sfruttando le risorse per l’accelerazione della<br />

spesa, inoltre, il comune ha realizzato circa<br />

25 alloggi, recuperando l’area di sedime<br />

di fabbricati delocalizzati dopo il sisma<br />

dell’80. Restava da recuperare, quindi, la<br />

parte più antica del centro storico che si sviluppa<br />

intorno al vecchio Castello anch’esso<br />

recuperato qualche anno fa.<br />

Ciò è stato possibile grazie ad un ulteriore finanziamento<br />

di circa 2.000.000 di euro ottenuto<br />

dalla presidenza del consiglio dei ministri,<br />

che ha dato avvio ai lavori per la realizzazione<br />

del “Borgo delle cinque porte”.<br />

L’obiettivo è quello di realizzare un borgo<br />

diffuso all’interno della cinta muraria, di<br />

epoca longobarda, al quale si accederà attraverso<br />

cinque varchi che condurranno al<br />

nucleo antico del paese, con la Cittadella, il<br />

Ponte levatoio e il Castello. Proprio quest’ultimo<br />

costituirà il punto focale del sistema<br />

di accoglienza con una SPA, un ristorante<br />

e delle suite ricavate proprio nella dimora<br />

storica.<br />

Cassano, in questo modo, sarà il luogo in<br />

cui l’ospitalità farà da padrona, l’incantevole<br />

bellezza del borgo donerà grande interesse<br />

storico e la recettività farà da vettore<br />

all’interno di un circuito turistico che abbracci<br />

l’intera Irpinia e che troverà i suoi attrattori<br />

nell’enogastronomia, nelle bellezze<br />

naturalistiche e nel fascino dei suoi borghi.<br />

* Vicesindaco<br />

e consigliere comunale di Cassano


martedì 20 aprile 2021<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Salvatore Vecchia e la scommessa di poter dare una speranza ai giovani<br />

«L’acqua è il nostro futuro»<br />

Il rapporto con Salvini: “E’ attento ai territori e ha intercettato i sentimenti della gente”<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Ha fatto diventare il borgo delle sorgenti il<br />

paese più leghista del Sud. Ma Salvatore<br />

Vecchia, avvocato, da dodici anni alla guida<br />

della comunità di Cassano Irpino, ora ha<br />

soltanto un sogno nel cassetto. E in parte lo<br />

ha già realizzato. «Si, credo di essere riuscito<br />

– racconta il sindaco – a cancellare un<br />

passato di scontri e veleni. Qui era necessario<br />

ricostruire le coscienze: durante le elezioni<br />

il paese si spaccava in due. Adesso non<br />

è più così».<br />

Dodici anni da sindaco, lei ormai è un<br />

punto di riferimento per i mille abitanti di<br />

questo comune. Che cosa significa per lei<br />

dal punto di vista personale?<br />

«E’ un’esperienza che segna la vita, il mio<br />

destino è legato al comune di Cassano. In<br />

tutti questi anni c’è stato il tempo per realizzare<br />

gli obiettivi promessi e spero di consegnare<br />

alla fine del mandato quello che avevo<br />

immaginato nel 2009. Credo, in fondo, di<br />

aver trasformato il volto di questo paese che<br />

spero potrà avere ancora un futuro. Non è<br />

facile, lottiamo contro un male invisibile che<br />

è lo spopolamento. Ecco: vorrei dare una<br />

speranza ai n»stri giovani».<br />

Quanto è difficile essere sindaco di un<br />

paese così piccolo, che è lontano dai centri<br />

del potere?<br />

«Essere amministratore è già un mestiere<br />

difficile dappertutto, qui è più complicato<br />

non solo per il rapporto stretto con i cittadini,<br />

che hanno il sindaco come punto di riferimento<br />

e su di lui ricadono tutti i problemi<br />

anche se in casa manca la luce o l’acqua.<br />

Non ci sono strutture di cui avvalersi, gli<br />

amministratori devono fare da soli, scendere<br />

sul campo e sporcarsi le mani per concretizzare<br />

quello che si vuole realizzare. Qui<br />

non c’è un tessuto produttivo importante e<br />

quindi non ci sono grandi introiti. Bisogna<br />

puntare sulla capacità di intercettare i fondi<br />

europei, questa è la vera scommessa. E sono<br />

orgoglioso per essere riuscito a ottenere,<br />

da quando sono sindaco, 15 milioni di euro.<br />

E da qui alla fine del terzo mandato spero<br />

di spenderne altrettanti per progetti già finanziati».<br />

In questo territorio delle zone interne è<br />

stato sperimentato il progetto pilota, com'è<br />

andata?<br />

«E’ stato un progetto nato con grande entusiasmo,<br />

che doveva servire a superare i campanilismi<br />

per guardare al futuro.<br />

Forse l’amarezza di oggi è dovuta<br />

alle eccessive aspettative che<br />

c’erano. Molte speranze sono<br />

andate deluse, tante promesse<br />

tradite dal 2015, come quando<br />

De Luca annunciò 200 milioni<br />

per l’Alta Irpinia. Ma<br />

quei soldi non si sono visti.<br />

Ci dovrebbero essere ora finanziamenti<br />

a pioggia che<br />

rispondono solo alla logica<br />

dell’appartenenza politica,<br />

strategia che ha fatto tanto<br />

male a questa terra».<br />

Come riaprire la vertenza<br />

delle zone interne, forse<br />

non è più tempo di contrapposizioni<br />

con le aree costiere.<br />

Non crede?<br />

«Sì, bisogna cogliere la nuova<br />

occasione avendo la capacità di<br />

dialogare con gli operatori turistici<br />

delle zone costiere per portare<br />

nell’entroterra turisti che cercano<br />

anche qualcosa di diverso.<br />

Ma non è facile perché il turista<br />

ha bisogno di servizi, dalla viabilità<br />

alla sanità. Abbiamo visto,<br />

ad esempio, perché alla fine<br />

gli inglesi hanno repentinamente<br />

abbandonato il borgo di<br />

Calitri. Avere una sanità efficiente<br />

è importante anche per il<br />

turista».<br />

Per dare una prospettiva a<br />

questi territori su cosa si deve<br />

scommettere?<br />

«Noi abbiamo puntato sull’albergo<br />

diffuso, dopo<br />

aver recuperato una<br />

zona abbandonata dal<br />

sisma del 1980: si tratta<br />

di una ventina di alloggi,<br />

finemente ricostruiti. In<br />

più abbiamo fatto rinascere<br />

una zona del paese all’interno<br />

della cinta muraria e<br />

anche il vecchio castello trasformato<br />

in palazzo baronale dove<br />

pensiamo di realizzare una spa e<br />

delle suite in quella che era stata<br />

l’ultima dimora dei Cavaniglia. Ma<br />

tutto questo ha senso se ci muoviamo<br />

in un contesto dinamico.Deve<br />

essere tutta la provincia a mettere in<br />

campo un’offerta turistica competitiva».<br />

Cassano è il borgo delle sorgenti, ma<br />

negli anni la risorsa acqua non è<br />

stata valorizzata. Perché?<br />

«Per troppi anni l’acqua è stata<br />

considerata una risorsa scontata<br />

e inesauribile, oggi l’Irpinia<br />

rivendica un tributo per la quantità enorme<br />

__<br />

Il sindaco Salvatore Vecchia intervistato da 696 Tv<br />

dell’acqua che offre alla regione Puglia. Le<br />

nostre sorgenti per altro sono tra le più caratteristiche<br />

d’Italia che meritano sicuramente<br />

di essere visitate dai turisti. Discorso<br />

a parte la questione dei ristori che devono<br />

essere riconosciuti e che garantiranno un futuro<br />

a questo territorio».<br />

Dal punto di vista politico Cassano è stato<br />

definito il comune più leghista del Sud<br />

per l’alta percentuale di voti riconosciuti<br />

a Salvini alle ultime europee. Che rapporto<br />

mantiene con l’ex Ministro dell’Interno?<br />

«Con Salvini abbiamo comunicazioni continue<br />

perché lui è molto attento alle realtà<br />

locali: il risultato del 2018 è stato determinato<br />

dal fatto che il partito ha intercettato il<br />

sentimento della gente ma anche la Lega oggi<br />

deve calarsi sui territori e dare risposte ai<br />

problemi della gente. Noi, ad esempio, soffriamo<br />

per lo spopolamento ma i ragazzi<br />

vanno via perché qui non c’è lavoro ma non<br />

c’è neppure la consapevolezza delle nostre<br />

risorse. Oggi dovremmo essere capaci di dare<br />

qualcosa in più, è questa la vera sfida per<br />

il futuro».


Cassano<br />

Irpino


Cassano<br />

Irpino


14<br />

CRONACA<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CAIRANO. TANTE INZIATIVE PER BATTERE LO SPOPOLAMENTO<br />

Nel paese dei coppoloni<br />

dove si vive fra le nuvole<br />

Il regista scenografo Franco Dragone (Cirque du Soileil)<br />

ha lasciato il Belgio portando qui il centro di produzione<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Molti pensano che lo chiamino<br />

il paese dei coppoloni<br />

per l'uso di cappelli<br />

a falda larga: niente di più sbagliato.<br />

È perché la nebbia ti si posa<br />

in testa e tu ci cammini dentro,<br />

indossandola come un coppolone.<br />

L'idea che qui si viva come stare<br />

in un sogno è vera, palpabile: la<br />

lentezza, il silenzio, le stradine pulite<br />

e rannicchiate. Vanno tutte verso<br />

l'alto, come dita di una mano<br />

protesa verso qualcosa di mistico,<br />

sconosciuto, arrampicandosi fino<br />

alla sommità della rupe, unica, magica:<br />

qui inizia l'orizzonte che tutt'intorno<br />

si spinge a perdita d'occhio.<br />

Se per qualche inimmaginabile ragione<br />

il mondo invertisse l'ordine<br />

delle sue misure, scoprendosi riluttante<br />

alle megalopoli e al benessere<br />

malato che hanno rappresentato,<br />

Cairano, come gran parte<br />

dei paesi dell'osso, si ritroverebbe<br />

al centro di tutto. Meglio: al di sopra<br />

di tutto. Come i tre gruppi di<br />

canne d'organo alimentate dal vento.<br />

Hanno il cielo a fare da cassa<br />

armonica.<br />

Sarà per tutto questo che Franco<br />

Dragone, noto regista e scenografo,<br />

suoi alcuni spettacoli del Cirque<br />

du Soleil, ha chiuso con il Belgio<br />

e si è trasferito nel più piccolo<br />

paese della Campania dove ha allestito<br />

il suo modernissimo e avanzatissimo<br />

centro di produzione. La<br />

sublimazione dello smart working:<br />

con la fibra ottica o sei a Cairano<br />

o a Los Angeles cambia poco.<br />

Franco Dragone è il simbolo di una<br />

emigrazione fortunata. Come tanti,<br />

è andato via per trovare opportunità<br />

che qui non ci sono.<br />

Puntando alla rupe, tra il bianco e<br />

nero della nebbia, si nota una coloratissima<br />

serranda di un garage:<br />

è la bottega di Andrea Schiavone,<br />

restauratore e artista locale, dalla<br />

storia singolare. È omonimo di un<br />

altro Andrea Schiavone, artista e<br />

pure lui nato a Cairano ma nel '500.<br />

Per una strana coincidenza, ha ritratto,<br />

senza saperlo, come il nostro<br />

contemporaneo, una ragazza<br />

che si abbevera alle sorgenti dell'Ofanto.<br />

La crudezza dell'altra faccia della<br />

medaglia sono le nascite a zero e il<br />

conto profitti e perdite dei residenti<br />

mantenuto attivo soltanto grazie a<br />

nuove residenze. Con 290 abitanti<br />

si tira avanti facendo quel che si<br />

può. Le rassegne estive, le installazioni<br />

creative di Dragone, intere<br />

strade dedicate alle cantine e all'accoglienza,<br />

con B&B e ristorantini<br />

fatti nascere ad hoc, Cairano<br />

non si abbandona alla depressione<br />

e rilancia continuamente le<br />

proprie opportunità. Ogni progetto<br />

è legato alla creazione di lavoro<br />

e alla possibilità che vengano<br />

attratte famiglie che scommettano<br />

__<br />

Nella foto a sinistra Andrea Schiavone, pittore e restauratore<br />

su queste dure radici il futuro, facendo<br />

figli.<br />

A Cairano si parla apertamente di<br />

poesia, della vita semplice fatta di<br />

piccole cose, del pensiero che deve<br />

regredire per andare incontro a<br />

valori dimenticati, veri. Qui e soltanto<br />

qui, gli abitanti riproducono,<br />

sotto forma di mosconi, “i sienzi<br />

dell'intelletto” perché, spiegano,<br />

loro vivono al di sopra delle nuvole.<br />

L'amministrazione comunale<br />

distribuisce a tutti i residenti<br />

piante per ornare le proprie case,<br />

rendendo tutto il paese accogliente,<br />

bello da visitare. Ma senza clamore,<br />

selezionando anche spettacoli<br />

e rassegne. Sulla rupe d'estate<br />

si balla alla luce del tramonto il<br />

saluto al sole, che qui offre uno<br />

spettacolo mozzafiato. Presto, a<br />

pandemia mandata in archivio, tut-<br />

ta la comunità si voterà al wedding<br />

d'elite: in estate si dovrebbero tenere<br />

i primi matrimoni prenotati<br />

dall'estero. Due i requisiti richiesti:<br />

massimo 150 invitati e festeggiamenti<br />

che durino 4, 5 giorni,<br />

coinvolgendo ogni vicolo del paese.<br />

Si spera che per l'estate sia<br />

pronto anche il “Museo delle relazioni”,<br />

un edificio dedicato a installazioni<br />

“felicitanti”, storie positive<br />

che riescano a segnare i visitatori<br />

fino a commuoverli. Garantirà<br />

Franco Dragone.


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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Luigi D’Angelis alla guida dell’amministrazione da oltre vent’anni<br />

«Noi, rifugio dal caos città»<br />

Strutture e servizi per salvare il piccolo borgo: «Fattore demografico penalizzante ma...»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Una vita da sindaco. Luigi D'Angelis,<br />

55 anni, guida da oltre vent'anni uno<br />

dei comuni più piccoli della Campania<br />

che rischia di sparire.<br />

Cosa significa essere sindaco di una comunità<br />

così piccola, che problemi deve<br />

affrontare?<br />

«E' sicuramente una responsabilità ma soprattutto<br />

una missione che viene svolta con<br />

la consapevolezza di far parte di una piccola<br />

grande famiglia. A volte anche qualcosa<br />

che non appartiene alla sfera del sindaco bisogna<br />

affrontarla ma si coglie in positivo<br />

perché si crea un rapporto speciale con i cittadini».<br />

In questa emergenza covid vivere la zona<br />

rossa in una realtà così poco abitata è stata<br />

una beffa? Che dice?<br />

«Sì, qui viviamo una condizione di libertà<br />

assoluta, è apparso surreale doversi chiudere<br />

in isolamento nonostante non abbiamo<br />

avuto contagi fino a qualche mese fa. Una situazione<br />

bizzarra. Ma voglio sottolineare la<br />

risposta responsabile del cento per cento degli<br />

ultraottantenni che ha fatto il vaccino ed<br />

ha aderito alla campagna di prevenzione:<br />

questo è un record nazionale».<br />

La sua è una vita da sindaco, lei è da sempre<br />

un punto di riferimento per i cittadini,<br />

cosa si lascia alle spalle? Qual è il suo<br />

bilancio?<br />

«Il mio primo obiettivo è stato quello di ricomporre<br />

l'unità in paese, credo di essere<br />

riuscito a pacificare la comunità. Poi, c'è stata<br />

un'idea progetto del futuro del paese su<br />

cui abbiamo lavorato. Dalla rinascita del<br />

centro storico al recupero delle nostre tradizioni,<br />

cercando di attirare su questo paese<br />

nuove attenzioni. Ci sono tanti progetti che<br />

abbiamo realizzato per far crescere dal punto<br />

di vista culturale questo borgo che ha una<br />

bellezza che è un vero patrimonio».<br />

Ma i piccoli comuni come Cairano come<br />

possono immaginare di avere ancora un<br />

futuro?<br />

«I piccoli paesi non sono una palla al piede<br />

del sistema ma sono una risorsa. Non<br />

solo per quello che è accaduto con la<br />

pandemia, ma già da 15 anni abbiamo<br />

capito che le grandi città sarebbero scoppiate.<br />

E che le periferie avrebbero richiesto<br />

una nuova esigenza di qualità della<br />

vita. Questa è la prospettiva<br />

su cui abbiamo scommesso:<br />

recuperare per riabitare il<br />

borgo».<br />

l rapporto con le istituzioni:<br />

vi siete sentiti discriminati<br />

nel corso degli<br />

anni, se non dimenticati<br />

da Regione e Provincia?<br />

«Questo no, è chiaro che<br />

il fattore demografico ci<br />

penalizza. Ma non ci<br />

piangiamo addosso. Abbiamo<br />

investito su progetti<br />

innovativi e moderni.<br />

E così siamo riusciti ad ottenere<br />

finanziamenti dalla<br />

regione molto significativi<br />

per far rinascere il nostro<br />

borgo. Anche dalla provincia<br />

sulla viabilità ci sono stati<br />

passi in avanti importanti».<br />

Ma secondo lei la vertenza delle<br />

aree interne come va riaperta nel<br />

rapporto con le zone costiere?<br />

«Finora si è guardato alle aree costiere<br />

per investimenti e progetti.<br />

Ora bisogna fare una nuova alleanza<br />

per arrivare a un rapporto di<br />

collaborazione tra zone interne e<br />

località costiere. Servono relazioni<br />

importanti perché si possa dare<br />

sviluppo alle zone interne tutelando<br />

l'ambiente. Noi credo che potremmo<br />

essere utili anche alle zone<br />

costiere».<br />

C'è un obiettivo che sogna ancora<br />

di raggiungere da sindaco per<br />

__<br />

Il sindaco Luigi D’Angelis intervistato da 696 Tv<br />

il futuro della sua comunità?<br />

«Guardi, è davvero un sogno.<br />

Spero in futuro di poter<br />

ascoltare la voce di un<br />

ragazzo che si è laureato e<br />

che chiede di poter restare<br />

qui perché ha trovato<br />

l'occasione per poter lavorare.<br />

Ma ho la serenità<br />

di aver creato le condizioni<br />

per consentire ai<br />

giovani di poter scegliere<br />

di restare qui».<br />

Dal film "La donnaccia"<br />

girato qui nel '63<br />

a oggi: Cairano può<br />

diventare un set da<br />

film? E qual è la vocazione di questo territorio?<br />

«La risposta è difficile. In questo territorio il<br />

terremoto ha deviato la nostra vocazione, c'è<br />

stato un processo inconsapevole. Oggi abbiamo<br />

recuperato la nostra identità. Nel nostro<br />

piccolo abbiamo recuperato la nostra<br />

grande cultura contadina a cui oggi guardano<br />

soprattutto i giovani nel segno dell'innovazione.<br />

Una sfida che dobbiamo sostenere<br />

con forza».<br />

Ma come guarda al futuro?<br />

«Con fiducia ma non dobbiamo farci trovare<br />

impreparati. Qui a Cairano si può recuperare<br />

la qualità del tempo e il valore della<br />

piccola comunità. Ma si deve puntare su<br />

strutture ricettive e servizi: solo così possiamo<br />

vincere questa scommessa».


Cairano


Cairano


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dell’osso<br />

ZUNGOLI. DOPO IL TAM TAM DEI TELEGIORNALI DELLA CNN<br />

In 4mila chiedono di venire<br />

dove fuggire è solo destino<br />

Le manifestazioni d’interesse per abitare la parte antica<br />

in attesa del “via libera” della Soprintendenza di Avellino<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Qui abita il contadino<br />

che segna il discrimine:<br />

un fatto diventa notizia<br />

solo se interessa a lui<br />

La chianca dei Moschella<br />

vende chiacchiere e sorrisi.<br />

Gesti che si ripetono. Palette<br />

di sabbia che fanno girare, come<br />

un miracolo, il mulino delle loro<br />

vite. In via Castello si entra vuoti<br />

e si esce con qualche busta di cose<br />

da mangiare e sazi di umanità.<br />

Un film muto che ti prende alla gola,<br />

perché sai che assisti a una quotidianità<br />

che non è tua, che non vivi,<br />

che raccatti e racconti.<br />

È lui, è qui, davanti ai nostri occhi,<br />

il contadino di Zungoli discrimine<br />

finalmente palpabile, confine raggiunto<br />

tra quella che può essere<br />

una fetecchia o una notizia, soltanto<br />

se attira e o meno lo sguardo,<br />

interessandolo, o lasciandolo<br />

alla sua pietrifica routine.<br />

Quassù non ci arrivi per caso: o<br />

scavalli Villanova o ti avventuri<br />

per antiche mulattiere che i viadotti<br />

dell'autostrada sovrastano come giganti.<br />

Pettinate a grano o fieno, immense<br />

distese di verde quadrettato rivelano<br />

l'unica vocazione, arcaiaca,<br />

millenaria: vivere dei frutti della<br />

terra crescendo animali.<br />

All'altra architettura hanno lavorato<br />

sanniti, romani, longobardi, bizantini,<br />

normanni, angioini. A Zungoli<br />

niente è casuale, dalla disposizione<br />

delle torri del castello alle<br />

stradine in pietra vulcanica: tutto<br />

insegue i punti cardinali. I cardi<br />

che vanno da nord a sud e i decumani<br />

che tagliano da est a ovest.<br />

Ovunque sei, davanti hai una delle<br />

torri del fortilizio oggi di proprietà<br />

delle famiglie De Miranda<br />

e Lucifero, discendenti dei Susanna,<br />

gli ultimi feudatari fino al 1806.<br />

I ricchi di quel tempo non ci sono<br />

più e quelli di oggi non vengono<br />

più. Il castello lo apre il Comune,<br />

quando deve far sognare le scolaresche,<br />

istruirle alla storia e segnarle<br />

nella differenza tra chi ha<br />

avuto e chi non avrà mai così tanto.<br />

Ancora oggi nel borgo millenario<br />

non ricostruito, le case richiamano<br />

a una vita durissima, da poveri<br />

tra i più poveri. E anche se sono<br />

diventate un richiamo turistico, con<br />

tanto di cartelli, le grotte scavate a<br />

mano nella roccia, budelli a uno o<br />

due piani sottoterra, stanno a testimoniare<br />

le difficoltà di guadagnare<br />

una stalla o un posto dove poter<br />

conservare formaggi e cibo.<br />

Zungoli fa parte di “Borghi in rete”,<br />

un gruppo di 39 comuni delle<br />

aree interne che con progetti mirati<br />

puntano a valorizzare le risorse<br />

naturali, culturali, agro-alimentari,<br />

energetiche e artigianali. Una<br />

speciale commissione universitaria<br />

è stata incaricata di selezionare<br />

le idee migliori per proporle al<br />

Piano nazionale a favore dei piccoli<br />

comuni e contro lo spopolamento.<br />

Si suppone che partendo<br />

dal basso, da chi nelle zone dell'osso<br />

ci vive, le cose possano migliorare.<br />

Ma il rischio è che quando<br />

sui progetti mettono mano i professori,<br />

le commissioni, la burocrazia<br />

o gli interessi politici di parte<br />

tutto si trasformi o in una bolla<br />

di sapone o in un bancomat per pochi.<br />

È già accaduto. Lo hanno chiamato<br />

Progetto pilota. Si è schiantato<br />

grazie ai soliti burattinai.<br />

Zungoli, soprattutto, è “Bandiera<br />

arancione” del Touring club italiano.<br />

Viene proposto nel percorso legato<br />

ai Borghi più accoglienti d’italia<br />

e garantisce la qualità dei servizi<br />

e la genuinità dei prodotti offerti<br />

ai turisti, che vengono tutelati<br />

anziché nell'accoglienza. Non è<br />

poco.<br />

L'idea di un futuro possibile, che<br />

riporti la vita ed eviti l'emigrazione<br />

dei giovani, è legata al turismo<br />

di qualità che, con l'Alta Capacità<br />

della Napoli-Bari, diventerà anche<br />

di prossimità, visti i tempi ridottissimi<br />

di collegamento tra le aree<br />

interne e le ricche e famose, ma<br />

spesso costosissime, zone costiere.<br />

Nel frattempo si aspetta la Sovrintendenza:<br />

l’arma segreta sfoderata<br />

dal sindaco (le case messe in<br />

vendita a un euro) è subjudice, essendo<br />

proprietà pubblica l’operazione<br />

deva passare al vaglio e all’approvazione<br />

dell’ente che tutela<br />

i beni storici ed architettonici. Il<br />

verdetto è atteso proprio in questi<br />

giorni alla prima riunione utile della<br />

speciale commissione. Parere<br />

non da poco visto che dopo l’inatteso<br />

rilancio dell’operazione addirittura<br />

nel corso dei telegiornali<br />

della Cnn, dagli States sono giunte<br />

migliaia di manifestazioni d’interesse.<br />

Domande di acquisto piovute<br />

da tutto il mondo: un buen retiro<br />

in un borgo medievale ritenuto<br />

tra i più interessanti d’Italia vale<br />

la pena di un investimento. A un<br />

euro si acquista la casa, ma poi c’è<br />

da ristrutturarla, renderla di nuovo<br />

abitabile. Ma anche su questo c’è<br />

la mano dei sussidi per l’efficientamento<br />

energetico e il bonus casa<br />

al 110 per cento: chi sa destreggiarsi<br />

non ci rimette un euro e si<br />

trova un piccolo gioiello da abitare.<br />

L’amministrazione, a fronte delle<br />

4000 manifestazioni d’interesse,<br />

che riguardano anche case coloniche<br />

e terreni non soltanto il centro<br />

storico, conta di poterne portare al<br />

traguarda 300, 400. Questo rimetterebbe<br />

in piedi tutto il sistema residenziale<br />

e, si spera, anche ridare<br />

salute al registro delle nascite presso<br />

l’Anagrafe. Basterebbero venti<br />

famiglie e una quindicina di bambini<br />

per tenere in piedi il sistema<br />

Ogni casa ha grotte<br />

dove trovavano riparo<br />

gli animali e il cibo<br />

per superare l’inverno<br />

scolastico e creare un argine allo<br />

spopolamento. Nel frattempo, la<br />

giunta si è organizzata per dare il<br />

maggior conforto possibile ai residenti<br />

di sempre, che diventano<br />

sempre più fragili e anziani. La casa<br />

di riposo ai piedi del borgo medievale<br />

è praticamente pronta ad<br />

ospitare almeno quaranta anziani.<br />

Un edificio su tre livelli l’ultimo<br />

dei quali è quasi in pareggio con<br />

la piazza principale del paese, dove<br />

c’è il Castello. L’abbattimento<br />

delle barriere architettoniche e un<br />

modernissimo ascensore a favore<br />

di età e scarsa mobilità renderanno<br />

accessibili i luoghi vissuti una intera<br />

vita e la vecchiaia meno pesante.<br />

Non è un caso che tutti i ragazzi si<br />

concentrino nei luoghi prima del<br />

borgo, al di qua dello storico ponte<br />

che divide la parte storica dalle<br />

contrade. Magari è per essere più<br />

pronti alla ineludibile fuga.


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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Paolo Caruso ci crede: così si crea occupazione e si combatte lo spopolamento<br />

«Case a un euro per la rinascita»<br />

«Dalla transumanza all'Alta Velocità, tutte le scommesse per il futuro dei giovani e del paese»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Un sindaco in trincea che combatte lo<br />

spopolamento con un'idea che fa discutere:<br />

vendere le case a 1 euro.<br />

Paolo Caruso, 69enne, primo cittadino di<br />

Zungoli, suggestivo borgo medievale al confine<br />

con la Puglia, è sicuro di riuscire a invertire<br />

la rotta, dando una speranza ai giovani<br />

di questo territorio.<br />

Sindaco, intanto, la sua proposta di vendere<br />

le case a un euro come è andata finora?<br />

«Diciamo che sta funzionando. Abbiamo<br />

già acquisito un centinaio di case ma il parere<br />

della Soprintendenza ci ha bloccato perché<br />

parliamo di edifici sottoposti a vincolo,<br />

ci sono già 28 famiglie che aspettano di avviare<br />

i lavori di ristrutturazione delle abitazioni.<br />

Anche perché c'è l'obiettivo di dare un<br />

aspetto dignitoso al borgo».<br />

Zungoli è riconosciuto come uno dei borghi<br />

più belli d'italia ma vivere qui cosa significa?<br />

«Già 30 anni fa il presidente della Regione,<br />

il compianto Giovanni Grasso, si batteva per<br />

le zone interne in contrapposizione alle aree<br />

costiere. Qui mancano servizi e infrastrutture.<br />

Oggi abbiamo ripreso questa sfida:<br />

Zungoli è capofila dei borghi che cercano<br />

di resistere con un nuovo progetto già giudicato<br />

in maniera positiva. Le cose possono<br />

cambiare. Puntiamo a una serie di interventi<br />

sui servizi che consentiranno di migliorare<br />

la qualità della vita».<br />

Siete a ridosso della Valle Ufita, la Napoli-Bari<br />

anche per voi è una grande opportunità.<br />

Non crede?<br />

«Certo, la stazione Hirpinia di Valle Ufita è<br />

una grandissima occasione che non possiamo<br />

perdere. Ci saranno tante possibilità di<br />

crescita per questo territorio sia sul fronte<br />

dei servizi che dell'occupazione. Ma la nostra<br />

forza sono i prodotti tipici e la natura<br />

incontaminata: siamo sulla via della transumanza,<br />

che è patrimonio Unesco, una testimonianza<br />

storica importante che va valorizzata».<br />

Ma secondo lei qual è la<br />

vocazione di Zungoli, su<br />

cosa si deve scommettere<br />

per rianimare l'economia<br />

locale?<br />

Guardi, stiamo recuperando<br />

un borgo che non deve<br />

essere un residuo<br />

archeologico<br />

ma deve vivere.<br />

Non<br />

serve un comune<br />

dormitorio.<br />

Il<br />

progetto<br />

delle case<br />

a un euro<br />

è un'idea<br />

che punta<br />

a mettere<br />

in sicurezza<br />

la<br />

parte antica<br />

del<br />

paese<br />

mantenendo<br />

la nostra<br />

storia<br />

ma ripopolando<br />

il centro urbano anche<br />

grazie a attività<br />

e servizi come dimostra<br />

l'attivazione<br />

della fibra: qui si<br />

può lavorare a distanza<br />

senza alcun<br />

problema. La vera<br />

sfida è creare occupazione<br />

e ripopolare<br />

il territorio».<br />

Lei è al secondo<br />

mandato: c'è un<br />

progetto che più<br />

degli altri punta a<br />

realizzare in questa<br />

seconda fase?<br />

__<br />

Il sindaco Paolo Caruso intervistato da 696 Tv. In alto, le case a un euro<br />

«L'obiettivo è valorizzare il regio tratturo<br />

che attraversa il nostro territorio puntando<br />

sulla riscoperta della risorsa naturale e valorizzando<br />

i prodotti tipici che saranno realizzati<br />

in quest'area. Sarà questa la nostra<br />

forza per far rivivere in maniera completa<br />

quella che è la civiltà contadina che fa parte<br />

della nostra storia».<br />

Gli amministratori delle zone interne devono<br />

spesso alzare la voce per farsi ascoltare<br />

dal governo regionale. C'è stata la<br />

giusta attenzione nei vostri confronti?<br />

«Sì, non possiamo lamentarci, i contributi<br />

sono arrivati per far rinascere il nostro<br />

borgo. Ma dobbiamo essere sempre<br />

vigili e attenti per difendere questo territorio».<br />

La sua sfida da sindaco: questi paesi delle<br />

zone interne come possono avere un futuro,<br />

davvero secondo lei i piccoli borghi<br />

salveranno le metropoli?<br />

«Il turismo di prossimità potrà essere una<br />

strada da percorrere, che consentirà anche<br />

di produrre meno inquinamento. Il nostro<br />

obiettivo principale è difendere l'ambiente:<br />

eliminare la plastica, incentivare la differenziata,<br />

realizzare la casa dell'acqua, tutti<br />

progetti che consentiranno di avere una condizione<br />

di vita ottimale. Anche il bio in agricoltura<br />

con la canapa e i grani antichi ci darà<br />

prospettive interessanti. Noi, non ci arrenderemo».


Zungoli


Zungoli


14<br />

CRONACA<br />

martedì 11 maggio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

LACEDONIA. LA MACCHINA DEL TEMPO DEL PROFESSOR CANGIAN<br />

Se fai un figlio, il Comune<br />

dà certificato di coraggio<br />

Il miracolo di San Gerardo e la paura per il Vescovo crudele:<br />

musei, teatro e grotte paleolitiche per attirare di nuovo i turisti<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Ci sono poche immagini che<br />

fermano il tempo. La serenità<br />

che ogni tanto rappresenta.<br />

Cangian, come in una macchina<br />

che viene dal passato, l'ha regalata<br />

senza risparmio. 1801 scatti<br />

sono una eternità che non ha giudizio<br />

ma solo conseguenze. Le pellicole,<br />

la tanca per svilupparle, l'ingranditore<br />

e gli acidi che si consegnano<br />

ai secondi utili per svilupparle<br />

nel modo giusto, sono come<br />

presenze che tornano dal passato<br />

per raccontare storie in bianco e<br />

nero. La singolarità è la scelta: Lacedonia.<br />

La vena madre è la pietra.<br />

Il filo del racconto sono i volti.<br />

In questi mesi di pellegrinare in<br />

posti già vuoti, nei “paesi dell'osso”,<br />

a differenza di chi vi scrive lui<br />

ha scelto i volti, la genuinità, i gesti<br />

delle cose di tutti i giorni. Noi,<br />

stretti in un angolo dal virus e dalla<br />

paura, abbiamo raccontato i luoghi,<br />

i vicoli, i resti e gli abbandoni<br />

di una civiltà né più matura né migliore:<br />

diversa. Ecco perché i suoi<br />

scatti diventano immortali, irraggiungibili:<br />

scrutano e svelano la<br />

normalità perduta. Una povertà indossata<br />

con dignità, datata, a modo<br />

uso felice, viva. C'è un filo comune<br />

in tutti i paesi che il destino<br />

sembra voler imprigionare nel passato,<br />

è la lotta di ogni giorno, la<br />

non resa. Come i ragazzi che scopri<br />

all'uscita di una scuola salvata<br />

da un sindaco caparbio e da un funzionario<br />

regionale, che trova il modo<br />

per leggere nel verso giusto il<br />

bando per rifare l'istituto, nonostante<br />

abbia pochi iscritti. Piccole<br />

ma importanti sberle a chi ritiene<br />

che l'economia o l'economicamente<br />

vantaggioso siano sempre e<br />

comunque i binari su cui muoversi.<br />

Come i vinti di Verga, arresi al<br />

progresso. No, qui la vita ha la meglio.<br />

S'aggrappa. Come nel miracolo<br />

che ha fatto del preticello Gerardo<br />

una santo. E le chiavi che il<br />

piccolo Gesù, per fortuna oggi tornato<br />

nella sua chiesa, recuperò nel<br />

pozzo contro ogni legge fisica, criterio<br />

scritto. Proprio dove c'è il<br />

pozzo dell'evento straordinario del<br />

Santo, frutto della paura della ritorsione<br />

di un Vescovo, è stato al-<br />

lestito, su due livelli, un museo.<br />

Rappresenta la mistica dei presuli<br />

succedutisi a Lacedonia. I loro volti,<br />

schiocchi di rossee guance paffute,<br />

nei dipinti a olio vanno a ritroso<br />

nei secoli, eppure tutti uguali:<br />

gli anelli con rubini, gli abiti decorati<br />

a mano, l'oro e l'argento riportano<br />

a un potere e a una vita vissuta<br />

con benessere e privilegi, sospesa<br />

e molto lontana da quei bisogni<br />

di gente indigente, troppo distratta<br />

dal pane da mettere in tavola<br />

per guardare, con consapevolezza,<br />

a un proprio diritto. Sì, fa<br />

vanto l'edizione integrale (trenta<br />

tomi) e originale in francese (1751)<br />

dell'Encyclopedìe dell'arte e dei<br />

mestieri di Diderot e D'Alembert:<br />

ma chi sapeva leggere tra i lacedoniesi<br />

a quel tempo? C'è voluto<br />

Francesco De Sanctis per dare a<br />

questo paese una scuola e garantire<br />

l'istruzione.<br />

Il trittico di Andrea Sabatini da Salerno è la perla del Museo Diocesano<br />

Lacedonia sopravvive alle zero nascite<br />

del 2021 perché s'industria.<br />

Cerchi un museo e ce l'ha. Cerchi<br />

un teatro e strabuzzi ai cartelloni<br />

che ha allestito. Cerchi la storia e<br />

la trovi nelle grotte paleolitiche o<br />

nella torre dell'orologio fatta con i<br />

pezzi dell'anfiteatro, smontato e rimontato<br />

in verticale. Fu l'ordine di<br />

un Vescovo, che quel giorno dev'essersi<br />

svegliato scuro e puntiglioso,<br />

a dare il via alla demolizione<br />

del manufatto pagano a favore<br />

della sua Curia.<br />

Qui se fai un figlio si muovono<br />

gruppi di sindaci e ti danno un certificato<br />

ufficiale di coraggio, girano<br />

un filmato per farti i complimenti<br />

e ti inseriscono tra i benemeriti<br />

della comunità, attestando<br />

la loro gratitudine per la tua famiglia.<br />

Dal culto di Iside alla magia delle masciare<br />

DI MICHELE MISCIA *<br />

Figlia di un vulcano spento, il Vulture, la rupe<br />

su cui insiste l’agglomerato di Lacedonia<br />

guarda negli occhi il promontorio<br />

del Gargano, situata com’è in territorio campano<br />

ma a ridosso di Puglia e Lucania. Giungendo<br />

da sud, si nota immediatamente l’alta rupe<br />

tufacea costellata di grotte, abituri di gruppi di<br />

cacciatori raccoglitori della fine del pleistocene,<br />

stando ai ritrovamenti di punte di freccia lapidea<br />

della forma detta “a mandorla”. Sono le<br />

stesse cavità naturali che i Sanniti, nella varietà<br />

tribale degli Irpini, eressero a luoghi di culto<br />

per i loro variegato pantheon in quello che era<br />

il territorio di Akudunniad. Intriso di spiritualità<br />

isiaca era invece il municipium di epoca romana,<br />

quella Aquilonia in hirpinis che fu sede<br />

della celebre battaglia del 293 a. C.<br />

Tracce del tempio di Iside sono visibili nella<br />

chiesa di Santa Maria della Cancellata, nata dalla<br />

riconversione al culto cristiano di una imponente<br />

costruzione consacrata al culto della dea<br />

egizia.<br />

__<br />

Da sinistra: l’attestato di gratitudine per i nuovi nati. Il pozzo del miracolo di San Gerardo, il busto di De<br />

Sanctis e la torre dell’orologio frutto dello smantellamento dell’anfiteatro romano.<br />

__<br />

La rupe tufacea e le grotte<br />

Aleggia un’aria sospesa tra sacro e profano,<br />

un’atmosfera decisamente esoterica, nel centro<br />

medievale, costruito dagli Orsini dopo il devastante<br />

sisma del 1456 in luogo della città romana,<br />

situata poco più a valle. S’incontrano ancora<br />

abitazioni intonse di masciare, donne che<br />

praticavano la magia, anche nera, guaritrici che<br />

operavano in epoche nelle quali la medicina era<br />

un lusso. Un mondo, quello, del quale restano<br />

orme impresse nell’intelletto latente collettivo,<br />

che pure stridono con la spiritualità del paese<br />

che ospitò per quattro anni san Gerardo Maiella.<br />

Qui compì uno dei suoi primi celebri miracoli,<br />

quello del Pozzo, accessibile al culto di<br />

tanti devoti o alla curiosità degli antropologi. È<br />

nel Museo Diocesano, che intorno ad esso si<br />

dipana, scrigno di vestigi archeologici, opere<br />

artistiche di gran pregio, quali il Trittico di Andrea<br />

Sabatini da Salerno, e un incredibile patrimonio<br />

bibliografico, in cui spicca l’edizione<br />

completa del 1754 dell’Encyclopedie in lingua<br />

francese di Diderot e D’Alembert. Il territorio<br />

trasuda storia e la voce del passato si diffonde<br />

su frequenze visive, ma anche acustiche, olfattive<br />

e tattili. La storia si percepisce toccando la<br />

breccia del campanile lapideo, costruito con<br />

materiale proveniente dall’anfiteatro romano<br />

smantellato nel 700. La si ascolta negli arpeggi<br />

del vento tra gli alberi secolari, nel profumo<br />

di origano e menta, nel muggito lontano di armenti.<br />

Lcedonia parla a chi si pone in ascolto.<br />

* Delegato regionale Unla - Divulgatore culturale


martedì 11 maggio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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15<br />

CRONACA<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

Arriva sul sito<br />

in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Antonio Di Conza, 40 anni, pronto a candidarsi per il secondo mandato<br />

«Non voglio che altri vadano via»<br />

Ha scelto di tornare per sostenere la sua comunità e dare una speranza ai giovani<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

__<br />

Il sindaco Antonio Di Conza intervistato da 696 Tv<br />

Le radici non si dimenticano. E Antonio<br />

Di Conza, 40 anni, sindaco di<br />

Lacedonia, è tornato nella sua terra<br />

per vincere una nuova sfida: fermare<br />

lo spopolamento e dare una speranza ai<br />

giovani che, come lui, vogliono impegnarsi<br />

per il territorio dove sono nati.<br />

Sindaco, intanto si chiude il primo il<br />

suo primo ciclo amministrativo,<br />

che bilancio consegna ai cittadini?<br />

«Guardi, in fondo si chiude metà<br />

ciclo perché gli ultimi due anni<br />

in pratica non li ho vissuti<br />

perché come tutti i sindaci sono<br />

stato frenato dall'emergenza<br />

per il covid. Non è una scusa,<br />

eppure lo stesso siamo riusciti<br />

a portare a termine una<br />

serie di investimenti che mi<br />

fanno ritenere di aver raggiunto<br />

i risultati sperati. L'obiettivo<br />

ora è quello di pensare a un intervento<br />

per lungo periodo. Sono<br />

soddisfatto ma certo un mandato<br />

è poco, quando si vogliono<br />

fare interventi a lungo raggio<br />

guardando al futuro di questo territorio».<br />

Molti giovani di Lacedonia sono stati<br />

costretti ad andare via. Lei perché<br />

è ritornato?<br />

«Ho deciso di ritornare qui e le assicuro<br />

che è ancora più difficile per certi<br />

aspetti. Sono stato a lungo fuori, ma<br />

il cuore mi ha spinto a ritornare con non<br />

poche difficoltà. Sono tornato per dare<br />

il mio contributo e per risolvere insieme<br />

a tutti i problemi che ci sono sul<br />

territorio con la speranza di trovare<br />

la ricetta giusta affinché i giovani<br />

non vadano via».<br />

Ma è pentito di essere tornato. Ha<br />

qualche rimpianto?<br />

«Non sono pentito perché le mie radici sono<br />

qui. Certo a volte mi vengono i dubbi,<br />

ma dobbiamo subito metterli da parte perché<br />

l'obiettivo è di cambiare lo spirito<br />

delle persone. E' chiaro che in un<br />

posto dove hai meno servizi e meno<br />

opportunità bisogna combattere<br />

per il cambiamento».<br />

Secondo lei Lacedonia su cosa deve<br />

scommettere?<br />

«Lacedonia come tutti i piccoli paesi<br />

deve scommettere su un<br />

cambiamento di prospettiva.<br />

La speranza è che venga<br />

dato spazio alla periferia<br />

che deve diventare<br />

il centro. Il decremento<br />

demografico è un problema<br />

che viene da lontano<br />

e che ormai colpisce<br />

tutti. L'anno scorso<br />

qui ci sono stati 15 nuovi<br />

nati, quest'anno solo<br />

uno. Ma si fanno meno<br />

figli perché c'è troppa incertezza».<br />

La vertenza delle aree<br />

interne, secondo lei, come<br />

va riaperta? C'è stata<br />

la giusta attenzione da<br />

parte del governo regionale?<br />

«Non c'è stata la giusta attenzione<br />

perché non si è mai pensato<br />

alle periferie. Comunque,<br />

ho avuto validi interlocutori in<br />

regione, siamo riusciti ad avere<br />

finanziamenti importanti ad<br />

esempio per le scuole. Le soluzioni<br />

si possono sempre trovare».<br />

Qual è il suo sogno nel cassetto<br />

per Lacedonia?<br />

«Progetti ce ne sarebbero<br />

tanti. Ma il sogno più grande<br />

per me è quello di rivivere<br />

quello che hanno vissuto i<br />

nostri nonni, le trasonne (i vicoli n.d.r.) traboccavano<br />

di gioia e di chiacchiericcio, di<br />

gente che viveva il paese. Oggi questo non<br />

c'è più. Ma la vera sfida è riqualificare il costone<br />

su cui si sviluppa tutto il paese. Siamo<br />

sulla buona strada. Anche dalle nostre<br />

grotte ci può essere un nuovo sviluppo».<br />

A Lacedonia si vota, ha già deciso cosa fare?<br />

«Non lo so se la sfida continua e, le assicuro,<br />

non è una tattica. Bisogna programmare<br />

e ci sono tanti progetti in campo, l'obiettivo<br />

è che ci sia una continuità. Indipendentemente<br />

da chi sarà il sindaco l'importante è<br />

che si portino a termine i risultati sperati per<br />

la nostra comunità».


Lacedonia


Lacedonia


14<br />

CRONACA<br />

martedì 25 maggio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

MONTAGUTO. UNA BESTIA DI FANGO MAI VISTA, LA PIÙ GRANDE D’EUROPA<br />

La frana bloccò l’Italia<br />

Lo Stato bloccò i clan<br />

Bertolaso riuscì a tenere a bada molti appetiti: ora nuovi rischi<br />

Da due anni non nascono bambini, solo l’estate riporta la vita<br />

DI GIANNI VIGOROSO<br />

Èconsiderata tra le frane più<br />

grandi d’Europa per le sue<br />

caratteristiche morfologiche,<br />

capace di provocare ancora danneggiamenti<br />

irreversibili se non si<br />

correrà presto ai ripari, con un’adeguata<br />

e costante attività di manutenzione<br />

e monitoraggio. Stiamo<br />

parlando della madre di tutte le frane,<br />

in Irpinia, a Montaguto, nel territorio<br />

crocevia al confine con la<br />

provincia di Foggia. Oggi la bestia<br />

dorme apparentemente, ma una<br />

movimentazione di masse <strong>volume</strong>tricamente<br />

significative è stata<br />

più volte segnalata agli organi<br />

competenti, ultimamente dal sindaco<br />

Marcello Zecchino, a seguito<br />

di una nuova ed evidente frattura<br />

a monte. Parte delle opere di drenaggio<br />

realizzate negli anni scorsi,<br />

relative alle acque superficiali e<br />

profonde della zona alta di frana e<br />

del Lago Maggiore risultano essere<br />

danneggiate. L’ex capo della<br />

Protezione Civile Guido Bertolaso,<br />

lo aveva ribadito in più di<br />

un’occasione: “Guai abbassare la<br />

guardia sulla frana di Montaguto.<br />

La manutenzione dovrà essere costante<br />

negli anni altrimenti l’incubo<br />

potrebbe nuovamente riaffacciarsi.”<br />

Fu proprio lui nel 2010 dopo<br />

il blocco della ferrovia, con<br />

l’Italia spezzata in due a dare una<br />

decisa svolta a questa delicata vicenda,<br />

affidando le opere all’esercito<br />

e alla Protezione Civile, spazzando<br />

via l’ombra della camorra,<br />

che avrebbe potuto mettere le mani<br />

sull’affare lavori. Una storia infinita<br />

cominciata già alla fine del<br />

2005. Il 26 aprile 2006 la frana invase<br />

definitivamente la statale 90<br />

delle Puglie fino a diventare poi un<br />

caso nazionale, quando gli operai<br />

delle Ferrovie dello Stato furono<br />

costretti a smontare i binari, per<br />

evitare che la pressione esercitata<br />

dalla frana potesse creare maggiori<br />

problemi alla massicciata. Fu la<br />

Puglia con le massime cariche istituzionali,<br />

in modo particolare a far<br />

sentire alta la propria voce insieme<br />

alle comunità locali. Solo nel<br />

luglio del 2010 si potette tirare un<br />

sospiro di sollievo con la completa<br />

ripresa dei collegamenti sia su<br />

gomma che su ferro, ma a distanza<br />

di undici anni quel mostro oggi<br />

incute ancora paura e apprensione.<br />

Ma l’amministrazione comunale<br />

ha in animo di trasformare “la bestia”<br />

in una opportunità: il progetto<br />

per renderla visitabile è già stato<br />

presentato nell’ambito di un più<br />

ampio programma di investimenti<br />

per non farsi trovare impreparati<br />

alla ripresa di tutte le attività turistiche.<br />

A Montaguto non si regalano<br />

case a un euro, ma il problema<br />

dello spopolamento è presente<br />

più che mai. Gli addetti dell’Anagrafe<br />

del Comune mostrano<br />

i registri immacolati, ovvero a zero<br />

nascite, di quest’anno ma anche<br />

per il 2020. Una tendenza che nel<br />

giro di qualche decennio renderà<br />

questo paese presepe ancora più<br />

lento, silenzioso, affidato ai ritmi<br />

degli ultimi abitanti, tutti abbondantemente<br />

anziani e tutti concentrati<br />

sulle poche abitudini che scandiscono<br />

giornate, mesi. Terra di<br />

confine, Montaguto ha una dimensione<br />

talmente a misura d’uomo<br />

che è costretta a esporre cartelli<br />

per avvertire i visitatori di procedere<br />

adagio con le proprie autovetture,<br />

perché «qui i bambini giocano<br />

ancora liberi per strada», prigionieri<br />

di una felicità che è anche<br />

solitudine.<br />

Legati alla Baronia di Flumeri, finì nelle mani degli Aragonise, con Maria Donata Del Balzo Orsini<br />

Il Casale e il Castrum amati dai Principi<br />

DI ANTONIO ANGINO *<br />

Montaguto, che è uno dei tanti, ameni e ridenti<br />

paesi di cui è costellata l’Irpinia e quasi l’intera<br />

provincia di Avellino, ha confini in gran parte ben<br />

delineati dalla natura, in quanto segnati da tre torrenti<br />

(Cervaro, Acquara e Tre Confini) e dalla lunga<br />

e antica strada della Trainera che segna il confine<br />

con il comune di Orsara di Puglia dalla parte<br />

sudorientale a quella nordoccidentale fino al<br />

tenimento di Greci.<br />

E’ una terra ricca di vegetazione, di selvaggina e<br />

di sorgenti, queste ultime attestate dalle numerose<br />

fontane disseminate quasi uniformemente su<br />

tutto il territorio comunale: si va dalle più antiche<br />

(Fontana Vecchia, 1532, Fontana del Basso, Fontana<br />

Paolina, Fontana della Noce), alle più recenti,<br />

ma altrettanto ricche di storia (Fontana Nuova,<br />

Fontana del Ponte o di Sofia, Fontana delle<br />

Sorgenti).<br />

Le origini di Montaguto risalgono all’Alto Medioevo<br />

e sono da individuare in due nuclei ben<br />

distinti e separati: il Casale di Sambuceto, posto<br />

a valle nella parte sudorientale del paese, che aveva<br />

una estensione di 300 ettari e risulta gestito<br />

dalla Mensa Vescovile di Bovino, ed il Castrum<br />

di Montaguto, che era circondato da una estensione<br />

territoriale in gran parte boscosa di 1500 ettari,<br />

affidato prima alle cure di suffeudatari, poi<br />

di feudatari fino all’abolizione del feudalesimo ai<br />

primi dell’Ottocento.<br />

Dopo secoli di vita autonoma e di convivenza pacifica,<br />

il Casale e il Castrum finiscono nella gestione<br />

e nell’amministrazione del principe Gregorio<br />

Pinto che, con argomenti cavillosi e dispute<br />

legali, riesce a strappare al Vescovo di Bovino<br />

una transazione siglata nel 1741, data dalla quale<br />

il Casale di Sambuceto perde la sua autonomia<br />

e diventa parte integrante del Feudo di Montaguto<br />

in cambio di 50 ducati l’anno che il Principe<br />

Pinto si impegna a versare alla Curia vescovile<br />

di Bovino. Dal punto di vista religioso Montaguto<br />

fa parte della Diocesi di Bovino fino agli anni<br />

Settanta del Novecento, quando è assegnato<br />

alla diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia di cui ancora<br />

oggi fa parte.<br />

Per quanto riguarda l’aspetto politico, militare e<br />

amministrativo, la sua storia è legata alla Baronia<br />

di Flumeri e Vico fino al 1454, allorché gli<br />

Aragonesi l’assegnano a Maria Donata del Balzo-Orsini<br />

in cambio dei favori che lo sposo Pirro<br />

del Balzo aveva accordato ai nuovi dominatori.<br />

Maria Donata, poi, lo concede in dote alla figlia<br />

Isabella in occasione delle nozze di costei con il<br />

futuro re Federico d’Aragona; si succedono, quindi,<br />

nel feudo di Montaguto diverse altre famiglie<br />

baronali: i De Bernardo, i Capece Zurolo, i Pinto<br />

Mendoza, gli Spinelli.<br />

La peste del 1656 è un evento drammatico nella<br />

vita montagutese: gli abitanti si riducono a sole<br />

tre famiglie, le case restano vuote, i campi sono<br />

sopraffatti dalla vegetazione spontanea.<br />

Dai primi del Settecento alla seconda guerra mondiale<br />

si assiste ad una notevole crescita della popolazione<br />

che raggiunge il massimo storico di<br />

quasi 2500 abitanti nel 1931; da allora, per diversi<br />

fattori (guerra, emigrazione, calo delle nascite)<br />

si ha un vorticoso decremento.<br />

Oggi dell’allevamento del bestiame non c’è quasi<br />

più traccia, mentre l’agricoltura è finita nelle<br />

mani di un esiguo gruppo di imprenditori agricoli<br />

che hanno decretato la fine di quei piccoli appezzamenti<br />

di terreno che si erano come cristallizzati<br />

nelle mani di molte famiglie nel corso di<br />

quasi due secoli (Ottocento e Novecento).<br />

La conseguenza è che attualmente la monocoltura<br />

del frumento ha preso il sopravvento su tutti gli<br />

altri prodotti agricoli (avena, orzo, fave, granturco)<br />

e soprattutto sulla vite, l’ulivo e gli alberi da<br />

frutto, che un tempo soddisfacevano quasi del tutto<br />

il fabbisogno locale di conserve alimentari, vino<br />

e olio.<br />

* Professore, Storico


martedì 25 maggio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

15<br />

CRONACA<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

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in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Marcello Zecchino, già assessore provinciale, e i progetti per la rinascita<br />

«Orsara, speranza di un futuro»<br />

«Solo grazie alla stazione dell’Alta Capacità il territorio potrà battere lo spopolamento»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Guidare un comune di frontiera, devastato<br />

dallo spopolamento non è<br />

impresa facile. Ma Marcello<br />

Zecchino prova a resistere con impegno<br />

e coraggio: aveva 27 anni quando<br />

divenne sindaco per la prima volta nel<br />

1995: ora, però, non sa ancora cosa farà<br />

nel prossimo autunno quando anche Montaguto<br />

andrà al voto. “Se me lo chiederanno<br />

sono pronto a continuare<br />

la mia sfida”, dice il primo cittadino,<br />

che è stato in passato anche<br />

assessore provinciale alla protezione<br />

civile.<br />

Fare il sindaco in un comune<br />

così piccolo è quasi una missione.<br />

Non crede?<br />

«In tutti i piccoli comuni c'è ormai<br />

un allarme sociale. Essere<br />

sindaco significa fare tutto. Oggi<br />

noi qui abbiamo solo quattro<br />

dipendenti e un operatore ecologico<br />

part time. Dobbiamo farcela,<br />

anche perché i cittadini ci chiedono<br />

di risolvere i problemi».<br />

Montaguto è conosciuto come il<br />

paese della frana più grande d'Europa.<br />

Cosa è cambiato in questi anni?<br />

«A distanza di anni, da quando l'Italia fu divisa<br />

in due, la situazione è che la frana è<br />

sempre in movimento. Negli anni scorsi ci<br />

sono stati movimenti importanti. Oggi devo<br />

denunciare ancora una volta la mancata<br />

manutenzione della rete idraulica».<br />

Ma c'è stata la giusta attenzione da parte<br />

della Regione?<br />

«Ci sono stati dei rallentamenti. Adesso c'è<br />

un'ottima collaborazione con la protezione<br />

civile e con la direzione del dottore Giulivo<br />

che ci consentirà di mettere in sicurezza<br />

il territorio».<br />

Anche Montaguto deve fare i conti con<br />

lo spopolamento: come va affrontata questa<br />

emergenza?<br />

__<br />

Il sindaco Marcello Zecchino intervistato da 696 Tv<br />

«Non credo che chi ha deciso di trasferirsi<br />

altrove possa tornare. Spero, invece, che ci<br />

sia una riscoperta di questi luoghi per chi<br />

vuole fuggire dal caos delle metropoli per<br />

avere stili di vita diversi. Ora dobbiamo<br />

puntare a nuovi servizi per<br />

aiutare soprattutto la terza età.<br />

Ma bisogna essere innamorati di<br />

questi luoghi per poterci vivere e<br />

ritornare».<br />

Tutti i sindaci delle zone<br />

interne lamentano<br />

ritardi su servizi e infrastrutture,<br />

Montaguto come<br />

può rompere<br />

questo isolamento?<br />

«In soccorso di<br />

tutta l'area c'è la<br />

costruenda linea<br />

dell'alta capacità,<br />

sarà realizzata la<br />

stazone di Orsara a<br />

pochi chilometri, siamo<br />

praticamente in Irpinia.<br />

Ora dobbiamo<br />

attrezzarci per i servizi<br />

a supporto dei lavori<br />

per quest'opera che dureranno<br />

sette-otto anni.<br />

Il progetto ha dovuto<br />

subire una variante<br />

proprio per via<br />

della frana di Montaguto.<br />

Ma la stazione,<br />

di sicuro, potrà<br />

aiutarci a migliorare<br />

i servizi sul territorio».<br />

Lei è un amministratore<br />

di lungo<br />

corso, ma la<br />

vertenza delle aree interne come va riaperta<br />

secondo lei?<br />

«Va tolto di mezzo il campanile, lo dicono<br />

tutti ma lo realizzano in pochi. Poi farei fuori<br />

tanti enti sovracomunali che sono inutili<br />

e ostacolano la crescita del territorio. Bisogna<br />

snellire la burocrazia e dare incentivi a<br />

chi vuole investire. C'è la possibilità di ripopolare<br />

questo territorio, oggi abbiamo delle<br />

grosse opportunità: sta arrivando la fibra.<br />

Ma dobbiamo essere attenti».<br />

Lei 26 anni fa è stato eletto per la prima<br />

volta sindaco, ora ha già deciso cosa fare?<br />

«Guardi non ho mai pensato alla mia candidatura<br />

per altri obiettivi personali. Se me<br />

lo chiederanno lo valuterò con serenità».<br />

Qual è la sfida del futuro per la comunità<br />

di Montaguto?<br />

«Credere nelle proprie forze: abbiamo una<br />

miniera inesauribile, non c'è bisogno di grandi<br />

infrastrutture che nascondono solo grandi<br />

parcelle per i tecnici. Ora basta litigare e<br />

non voltiamoci dall'altra parte. I problemi<br />

di chi è in difficoltà vanno affrontati. La sfida<br />

del futuro è il sociale. Ma c'è bisogno che<br />

a impegnarsi siano direttamente i cittadini.<br />

Rimbocchiamoci le maniche e crediamoci».


Montaguto


Montaguto

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