PAESI DELL'OSSO (Irpinia)
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14<br />
CRONACA<br />
martedì 22 giugno 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
GRECI. PERCHÉ QUI SI PARLANO DUE LINGUE: CHI ERA «SKANDERBERG»<br />
Castriota e le capre armate<br />
per spaventare gli Ottomani<br />
Eroe geniale, il generale albanese salvò l’Italia dall’invasione<br />
Ferdinando I d’Aragona, grato, gli aprì le porte del suo Regno<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Lo stratagemma era talmente<br />
geniale che sarebbe finito<br />
nei manuali di tattica di<br />
tutti i generali nei secoli a venire.<br />
Assalito per l’ennesima volta dagli<br />
Ottamani, Giorgio Castriota, a<br />
capo della resistenza albanese,<br />
sopperiva alla mancanza di uomini<br />
e mezzi con la creatività:<br />
piombò in piena notte sull’accampamento<br />
dei soldati turchi mischiando<br />
alle centinaia di suoi soldati<br />
migliaia di armenti.<br />
Scesero dall’alto con il fragore degli<br />
zoccoli e l’impatto di un mare<br />
di torce: gli islamici, terrorizzati,<br />
scomposero le proprie difese e<br />
vennero facilmente sopraffatti.<br />
Skanderberg, come lo acclamava<br />
la popolazione, li aveva ingannati<br />
legando torce alle corna di capre.<br />
Giorgio Castriota arrivò in soccorso<br />
di Ferdinando I d’Aragona<br />
quando questi subì l’aggressione<br />
dell’esercito di Giovanni D’Angiò.<br />
A Orsara di Puglia, correva<br />
l’anno 1462, ottenne l’ennesima<br />
vittoria. Grati, i d’Aragona gli<br />
aprirono le porte del regno di Sicilia<br />
donando il controllo di alcune<br />
zone dell’italia meridionale a<br />
lui e ai suoi discendenti.<br />
Tra queste, Greci. Ecco perché<br />
qui si parlano due lingue, i cartelli<br />
stradali sono anche in albanese<br />
e la comunità arbëreshë è ancora<br />
molto attiva.<br />
Nella piazza principale del piccolo<br />
paesino c’è un busto del principe<br />
condottiero, in testa l’elmo<br />
con le corna di capre, simbolo della<br />
sua abilità. Ad inaugurarlo, nel<br />
2018, il presidente della Repubblica<br />
d’Albania, Ilir Meta.<br />
Bilingue e testimoni di arcaiche<br />
gesta, oggi ci sono i volti di cinque<br />
ragazzi, la meglio gioventù che<br />
Greci può schierare: Mariateresa<br />
Norcia, 23 anni, Greta Strada,<br />
21 anni, Antonio Norcia, 19 anni,<br />
Palmerino Albanese, 24 anni,<br />
Vincenzo Rosalbo, 24 anni. A<br />
loro è stata affidata l’accoglienza<br />
nell’ambito di diversi progetti che<br />
l’amministrazione comunale ha<br />
messo in campo sfruttando le opportunità<br />
del servizio civile. So-<br />
no ragazzi in gamba, inseriti benissimo<br />
nelle cose del paese, benvoluti<br />
dalle persone, ma pienamente<br />
consapevoli: «Se uno ha<br />
una certa età, vivere qui è anche<br />
piacevole. Ma noi», spiegano i<br />
cinque ragazzi, «sappiamo che<br />
presto dovremo andare via, a cercarci<br />
un futuro, un’opportunità di<br />
lavoro». Già, perché con i tre nuovi<br />
nati che ha fatto registrare nel<br />
2020 e i due di questi primi mesi<br />
del 2021 (auguri ai piccoli Emma<br />
Boscia e Leonardo Gliatta), Greci<br />
può soltanto resistere, cercare<br />
di correre ai ripari. Su poco più di<br />
600 abitanti la metà è già residente<br />
altrove: Toscana, Lombardia, ma<br />
anche Germania e, caso di immigrazione<br />
al contrario, tornati nei<br />
Balcani. Essere baricentrici rispetto<br />
a tre province, Benevento,<br />
Avellino e Foggia, offre qualche<br />
vantaggio ma dovranno intervenire<br />
forze ben diverse da quel potere<br />
oreografico. Certe equidistanze<br />
finiscono per diventare isolamento<br />
se Regione e strategie del<br />
governo centrale non si muovono<br />
per favorire i servizi minimi, creando<br />
le infrastrutture per le iniziative<br />
imprenditoriali: che qui<br />
partono con il doppio handicap di<br />
essere non solo al sud, ma nei territori<br />
più dimenticati dalla programmazione<br />
di fondi.<br />
Ad agosto l’appuntamento con lo scrittore Antonio Sasso che presenterà il suo volume sui costumi locali<br />
L’estate arbëreshë nel segno della tradizione<br />
DI MARIATERESA TOGLIA *<br />
__<br />
Il busto dedicato a Giorgio Castriota e il centro storico di Greci<br />
Greci Katundi è l’unico centro della Campania<br />
di minoranza linguistica arbëreshë,<br />
frutto di migrazioni provenienti dall’Albania<br />
a partire dalla seconda metà del 1400<br />
ed è tutelata dalla legge sulle "Norme in materia<br />
di tutela delle minoranze linguistiche storiche".<br />
L’amministrazione comunale metterà in campo,<br />
a partire dal 15 e fino al 25 agosto, una serie<br />
di iniziative al fine di promuovere e valorizzare<br />
le tradizioni di Greci sulla scia di quanto<br />
portato avanti nel corso dell’attività amministrativa;<br />
si partirà con la promozione del territorio<br />
e degli antichi usi e costumi attraverso<br />
l’incontro con Antonio Sasso, lo scrittore di<br />
origini grecesi che presenterà il suo volume tra<br />
le cui righe sarà possibile rivivere delle scene<br />
della vita di paese, tra aneddoti e filastrocche<br />
in lingua. Seguiranno delle attività che vedranno<br />
coinvolti i bambini / ragazzi da 3 a 16 anni<br />
e si svolgeranno in più giornate: lettura di poesie<br />
e filastrocche in lingua arbëreshë e laboratori<br />
didattici nel museo archeologico comunale.<br />
Un paio di giornate saranno dedicate alla promozione<br />
dei prodotti tipici grazie alla collaborazione<br />
con la Pro loco; una giornata invece vedrà<br />
la promozione della lingua grazie all’intervento<br />
di uan giovane band che coniuga la lingua<br />
arbëreshe a musica indie-pop di respiro contemporaneo.<br />
Il 25 agosto, invece, a conclusione<br />
della kermesse “Ghusti Kantudit”, ci sarà La<br />
rappresentazione teatrale della vita e del martirio<br />
di San Bartolomeo Apostolo, opera drammaturgica<br />
tragico lirica, composta e rivista dall'Abate<br />
Luigi Lauda, poeta e scrittore arbëreshë<br />
facendo riferimento al Saul di Alfieri. Interpretata<br />
da personaggi del posto, viene presentata<br />
in due spettacoli un primo la mattina<br />
dopo la sfilata degli attori e delle scene esterne<br />
per le strade del paese dove si svolge la fiera<br />
mercato; un secondo in serata arricchito da giochi<br />
di luce ed effetti speciali. Si potranno visitare<br />
presso il Palazzo Lusi il Pleag, l’Esposizione<br />
Archeologica; la Mnemoteca, il museo<br />
multimediale ed archivio sociolinguistica e la<br />
Biblioteca comunale Padre Leonardo De Martino<br />
con adiacente la Piazza della Lettura e le<br />
Panchine Letterarie. In più, sempre nel centro<br />
storico, il Palazzo Caccese sede del Museo<br />
Vedovato, e le Halive, costruzioni tipiche della<br />
tradizione..<br />
* Assessore alla Cultura<br />
del comune di Greci
martedì 22 giugno 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
15<br />
CRONACA<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
Inquadra il codice e scopri<br />
le puntate precedenti<br />
Arriva sul sito<br />
in automatico<br />
(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Nicola Luigi Norcia si racconta ai microfoni di 696 tv e spiega la sua strategia per il futuro<br />
«Giovani e formazione le nostre armi»<br />
Dalle stazioni logistiche della Napoli-Bari al Recovery plan il lavoro per fermare la fuga<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Ci accoglie con un saluto mischiando<br />
l'italiano e l'arbëreshë, la lingua della<br />
tradizione storica albanese che resiste<br />
in questo antico borgo dell'<strong>Irpinia</strong> al confine<br />
con Puglia e Sannio. Nicola Luigi Norcia<br />
è un sindaco giovane, ha solo 38 anni, ma<br />
già da tre stagioni è al timone dell'amministrazione<br />
comunale guidando una squadra<br />
dalla "linea verde".<br />
Allora, sindaco quanto è difficile governare<br />
un comune di frontiera?<br />
«Sono tante le difficoltà che si incontrano. I<br />
cittadini ci segnalano i loro problemi ogni<br />
giorno e dobbiamo dare delle risposte concrete.<br />
E noi ci proviamo sempre».<br />
Lei è un punto di riferimento dei cittadini<br />
per tutti i problemi, anche quelli più banali.<br />
«Noi siamo sempre a disposizione dei cittadini<br />
per cercare di affrontare quelle che sono<br />
le emergenze. Non ci tiriamo indietro, insomma...».<br />
Aver recuperato la trazione albanese per<br />
usi e costumi può essere un'occasione di<br />
rilancio sul fronte culturale e turistico?<br />
«Guardi, è una nostra caratteristica: siamo<br />
lunica comunità arberesche della Campania.<br />
Abbiamo fato di tutto per recuperare i primi<br />
insediamenti sul nostro territorio. E la lingua<br />
albanese fa parte della nostra vita e della nostra<br />
cultura. E' un patrimonio che non può<br />
scomparire, è stata tramandata in maniera<br />
orale dai nostri nonni».<br />
C'è stato un momento importante per voi<br />
con la visita del presidente dell'Albania<br />
Ilir Meta nel 2018. Che cosa ha significato<br />
per voi?<br />
«Ci siamo adoperati da subito per riallacciare<br />
i rapporti con l'Albania. Il nostro obiettivo<br />
era proprio quello di dedicarci alla nostra storia<br />
e alla nostra cultura. Subito dopo l'incontro<br />
con Mattarella il presidente dell'Albania<br />
è venuto qui per partecipare all'inaugurazione<br />
del busto di Giorgio Castriota Skanderberg,<br />
eroe albanese che ha combattuto contro<br />
l'invasione turca».<br />
Anche Greci deve fare i conti con lo spopolamento<br />
e l'emigrazione. Che si può fare?<br />
«Sono due note dolenti del nostro territorio.<br />
Purtroppo, intere famiglie hanno lasciato il<br />
nostro paese per ragioni lavorative. Il nostro<br />
obiettivo è quello di proprorre nuove attività<br />
e un'offerta lavorativa maggiore. E' difficile,<br />
ma ci proveremo».<br />
Siete un comune di frontiera: come guardate<br />
all'Alta Velocità Napoli-Bari e in particolare<br />
alle due stazioni di Valle Ufita e<br />
Orsara. Posson oessere un' occasione di<br />
rilancio?<br />
«Noi siamo in una posizione geografica<br />
strategica. Le due stazioni logistiche della<br />
Napoli-Bari potrebbero garantirci collegamenti<br />
importanti. Abbattere le distanze e ridurre<br />
i tempi di spostamento sarà fondamentale<br />
per il futuro. Ci crediamo<br />
molto, guardiamo al futuro con grandi<br />
speranze e sarà un grosso passo in<br />
avanti per il territorio».<br />
Che tipo di aiuti vi aspettate da<br />
governo centrale e regione?<br />
«I piccoli borghi senza gli aiuti dello<br />
Stato rischiano di scomparire. Ci<br />
aspettiamo tanto dalle istituzioni,<br />
ci sono tanti progetti che stiamo<br />
proponendo. Noi chiediamo di ottenere<br />
tutto ciò che è possibile per rendere<br />
concrete nuove prospettive».<br />
Nelle zone interne si scontano ritardi<br />
su infrastrutture e servizi, cosa deve<br />
cambiare?<br />
«I ritardi dipendono a volte anche da una<br />
alternanza amministrativa che non<br />
aiuta. Per raggiungere un obiettivo<br />
serve seguire un determinato percorso e c'è bisogno<br />
di una svolta per il nostro territorio».<br />
Il Recovery plan può essere un'occasione<br />
Il caso Vara<br />
La misteriosa<br />
scomparsa<br />
dell’83enne<br />
storia che<br />
forse resterà per<br />
C’èuna<br />
sempre un mistero<br />
a Greci, la scomparsa inspiegabile<br />
e davvero assurda di<br />
Salvatore Vara. Dell’83enne,<br />
padre di due figli Giovanni e Gino<br />
non si ha un briciolo di notizia<br />
dal 22 ottobre scorso.<br />
Era in località Ripitella, l’ultima<br />
volta, una zona particolarmente<br />
impervia del paese che affaccia<br />
alla statale 90 delle Puglie ed è<br />
qui che nel giro di una manciata<br />
di minuti si è volatilizzato nel<br />
nulla. Salvatore, nonostante le<br />
ricerche siano state tempestive<br />
e capillari, non è stato trovato finora<br />
né vivo e né morto. E c’è<br />
anche una ipotesi inquietante<br />
dietro la sua scomparsa, quella<br />
di un rapimento. A sollevarla è<br />
stato il figlio Giovanni che da<br />
quel pomeriggio maledetto, non<br />
ha mai smesso di cercarlo disperatamente.<br />
“Mio padre nel<br />
territorio di Greci non c’è.<br />
E’ stato caricato in auto e portato<br />
via non sappiamo da chi e per<br />
quale motivo.” Di Salvatore non<br />
è stata trovata nessuna traccia<br />
nell’arco di otto mesi in quei terreni,<br />
un indumento, una scarpa.<br />
per rilanciare la vertenza dei comuni<br />
delle aree interne?<br />
«Sì, è un progetto fondamentale, potrà<br />
essere una risorsa per il nostro territorio.<br />
Ci puntiamo e speriamo di recuperare i<br />
fondi necessari per le nostre programmazioni».<br />
Da tre anni è sindaco, che bilancio<br />
può tracciare finora?<br />
«Ci siamo dedicati molto alle attività<br />
culturali, ma puntiamo a<br />
migliorare le condizoni complessive<br />
del nostro paese dal punto<br />
di vista strutturale, economico e<br />
sociale. Noi non ci arrendiamo siamo<br />
un'amministrazione giovane anche<br />
se la strada è in salita punteremo a<br />
raggiungere la vetta».<br />
Qual è il suo sogno nel cassetto per la<br />
Greci del domani?<br />
«Far rivivere Greci dal punto di vista<br />
sociale e economico, i nostri borghi sono<br />
in difficoltà. La nostra prerogativa sarà<br />
garantire ai nostri cittadini e ai giovani<br />
una qualità della vita migliore. Puntando<br />
anche su una maggiore formazione<br />
che spinga però i giovani a restare<br />
qui. Ci proveremo».<br />
“Chiedo alla persona che ha caricato<br />
papà in macchina di non<br />
fargli del male.” Ma chi avrebbe<br />
avuto interessi a portare via<br />
Salvatore. E se davvero fosse<br />
stato rapito, per mano di chi?<br />
“L’unica ipotesi per noi è che papà<br />
sia salito sulla macchina sbagliata<br />
in direzione Foggia.” Di<br />
certo, al momento vi è solo un<br />
triste dato, Salvatore fa parte delle<br />
63mila persone scomparse nel<br />
nulla dal 1974 ad oggi e mai più<br />
ritrovate. Un dolore che accomuna<br />
tutti allo stesso modo e<br />
che niente e nessuno potrà mai<br />
alleviare.<br />
GIANNI VIGOROSO
Greci
Greci
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
a cura di<br />
martedì 6 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
__<br />
In alto il sindaco Farina intervistato da 696 tv. A lato Felice Zarra (il primo a<br />
destra), Aurelio Marzullo e Donato Grasso.<br />
TEORA. GLI ENORMI OSTACOLI DI UNA TERRA CHE SI SVUOTA<br />
«Sì, qui non c’è lavoro<br />
ma sarà sempre casa»<br />
La rassegnazione dei giovani costretti a fare le valige e partire<br />
La scuola salvata dall’arrivo di famiglie in fuga dalle metropoli<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Nel 2021 le cose procedono<br />
nella perfetta parità:<br />
quattro scomparsi e quattro<br />
nuovi nati. Almeno, fino a ieri.<br />
Evocato il potere di tutti “li<br />
scquacquaracchiun” che proteggono<br />
il paese, a fine anno Teora<br />
potrebbe finalmente tirare un sospiro<br />
di sollievo. Arginare lo spopolamento<br />
in quest'angolo d'<strong>Irpinia</strong><br />
è vitale come respirare. Un bel<br />
colpo lo ha già assestato l'amministrazione<br />
comunale, che con la<br />
politica di zero tasse e sostegno<br />
per i fitti delle case, nel giro di<br />
due anni ha fatto arrivare una<br />
trentina di nuovi residenti, di cui<br />
15 bambini. Dopo l'annuncio<br />
(l'obbligo era stabilirsi a Teora e<br />
avere almeno un bambino) sono<br />
arrivati dal Brasile, dalla Gran<br />
Bretagna, dall'Argentina. Persino<br />
dalla Sicilia. Per almeno dieci anni<br />
gli istituti scolastici e la stessa<br />
composizione delle classi sarà salva.<br />
__<br />
In alto Lucia Meola, titolare di un bar e madre di Alessia, 27 anni, fuori per studio. In basso il<br />
monumento dedicato alle serenate (mai un matrimonio senza a Teora) e l’ingresso di Villa Sibilia.<br />
Badoglio assistevano dalla terrazza<br />
del belvedere alle manovre<br />
militari quando Mussolini si trovò<br />
a passare per l'antica Appia diretto<br />
verso Bari. Raggiunto dall'addetto<br />
militare che lo informava<br />
della presenza del Re, il dittatore,<br />
che non aveva un buon rapporto<br />
con Vittorio Emanuele, impose<br />
al suo autista di accelerare e<br />
andare via. Sfortunatamente, la<br />
manovra fu tanto repentina da travolgere<br />
l'incolpevole teorese Remigio<br />
Lepore, che si ritrovò invalido.<br />
Ma Remigio si prese la<br />
sua rivincita: ha vissuto fino a 102<br />
anni con la pensione che gli avevano<br />
riconosciuto. A guardia di<br />
quel belvedere oggi ci sono soltanto<br />
i ruderi dell'antico castello,<br />
stanchi testimoni della parte più<br />
alta del paese, che si allunga per<br />
tre o quattro chilometri. Del tufo<br />
e delle pietre che prima del terremoto<br />
dell'80 costituivano il 90 per<br />
cento delle costruzioni non c'è più<br />
traccia. Sono riusciti a salvarsi<br />
soltanto i portali scolpiti nel gra-<br />
Con la politica<br />
sulla casa a zero tasse<br />
e con fitto agevolato<br />
arrivati 15 bambini<br />
Felice: «Sappiamo<br />
che il nostro destino<br />
è andare via di qui<br />
per trovare lavoro»<br />
Cosa ha costituito un così forte richiamo<br />
dal voler cambiare città o<br />
nazione per finire in Alta <strong>Irpinia</strong>?<br />
La vita slow che a queste latitudini<br />
è possibile. Ma solo se hai<br />
già risolto l'altra vera lotta che tutti<br />
noi combattiamo in qualsiasi<br />
posto viviano: la sopravvivenza<br />
economica. Ne sanno qualcosa<br />
Felice Zarra, 25 anni, studente<br />
universitario a Siena, Aurelio<br />
Marzullo, 28 anni, e Donato<br />
Grasso, 33 anni, tutti teoresi doc.<br />
Davanti al bar della signora Lucia<br />
Meola, anche lei con una figlia,<br />
Alessia, 27 anni, lontana da<br />
casa per studio e lavoro, i tre allargano<br />
le braccia quando l'argomento<br />
si sposta sulle possibilità<br />
di un futuro a Teora: «Lo sappiamo<br />
tutti che da qui uno deve andare<br />
per forza via, le opportunità<br />
sono pari a zero», racconta sconsolato<br />
Felice, «ma una cosa è certa:<br />
appena possiamo torniamo a<br />
respirare quest'aria, perché da<br />
questa terra non si va mai via definitivamente»,<br />
gli fa da eco Aurelio,<br />
mentre pudico posa in terra<br />
la birretta che si stava regalando.<br />
E prosegue: «Lei non ha idea in<br />
cosa si trasformava Teora in estate,<br />
quando la pandemia non aveva<br />
ancora mostrato gli artigli. Tornavano<br />
a migliaia perché qui e<br />
soltanto qui è casa, è vita».<br />
Meno di 140 abitanti a chilometro<br />
quadrato, Teora e tutta l'Alta<br />
<strong>Irpinia</strong> non hanno nulla a che vedere<br />
con i 2400 di una metropoli<br />
come Napoli o, ancora peggio, i<br />
2600 di Ercolano o i 12mila di<br />
Portici.<br />
Ecco il vero snodo politico irrisolto:<br />
i rapporti con la Regione e<br />
la teoria dell'uomo solo al comando<br />
che non funziona. Come<br />
possono programmi, investimenti<br />
e ipotesi di sviluppo essere buoni<br />
per realtà metropolitane e per<br />
comuni così piccoli e tanto differenti?<br />
Le redini del gioco sono in<br />
mano a persone che non hanno<br />
proprio idea di cosa significhi<br />
questo territorio e cosa potrebbe<br />
invertirne l'agonia. Il sogno dell'industria<br />
in montagna ha portato<br />
benessere temporaneo e anche<br />
tante illusioni, ora ci sono i capannoni<br />
dismessi e con loro le<br />
campagne che negli anni si sono<br />
svuotate. Qui è possibile un turismo<br />
diverso, che coinvolga le case<br />
coloniche abbandonate e gli infiniti<br />
spazi a disposizione. Ma qui,<br />
come in ogni parte delle terre dell'osso,<br />
è la rappresentanza a non<br />
funzionare. I consiglieri regionali<br />
eletti sono stati risucchiati da<br />
logiche di potere e governo centralizzato:<br />
Livio Petitto e Maurizio<br />
Petracca non levano una sola<br />
voce di dissenso e, peggio, sono<br />
Petitto e Petracca<br />
non riescono mai<br />
a levare una voce<br />
contro De Luca<br />
totalmente scollegati dai territori<br />
e dalle loro esigenze.<br />
Eppure, Teora ha storia da vendere.<br />
Nel 1936, per un giorno, è<br />
stata “...capitale d'Italia”. Il Re<br />
Vittorio Emanuele e il generale<br />
Dopo 50 anni<br />
quasi alla firma<br />
l’acquisto<br />
di Villa Sibilia<br />
nito, nobile memoria di giorni terribili.<br />
Il futuro? Anche qui si pensa alla<br />
digitalizzazione. Di quello che doveva<br />
rappresentare l'Area pilota,<br />
quella che sei anni fa il Governatore<br />
era venuto pomposamente ad<br />
annunciare come progetto gonfio<br />
di centinaia di milioni di euro, c'è<br />
praticamente nulla, solo uno stuolo<br />
di loghi sulle iniziative e il lungo<br />
elenco di agenzie e enti vari<br />
che i fondi, quando hanno potuto,<br />
li hanno drenati a monte. Finirà<br />
così anche la speranza per la next<br />
generation e il recovery fund.<br />
L'amministrazione si consola con<br />
la possibilità, dopo un contenzioso<br />
durato 50 anni, di mettere fine<br />
e una firma alla transazione per<br />
l'acquisizione a patrimonio pubblico<br />
di Villa Sibilia: un polmone<br />
verde al centro dell'abitato di<br />
cui godrà chi resiste e lotta per<br />
queste terre.
martedì 6 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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15<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
La rabbia del sindaco Stefano Farina che ad ottobre potrebbe non ricandidarsi<br />
«Noi, dimenticati non vinti»<br />
«I consiglieri regionali sono assenti dal territorio e non contano nulla in Regione»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Ce la sta mettendo tutta per<br />
combattere spopolamento<br />
e emigrazione che stanno<br />
desertificando anche il piccolo comune<br />
di Teora. Ma il sindaco Stefano<br />
Farina, che da dieci anni guida<br />
l'amministrazione, non sa ancora<br />
se continuerà nella sua battaglia<br />
a difesa di questo territorio.<br />
"La comunità si ama a prescindere<br />
dall'incarico che si occupa",<br />
confessa il primo cittadino, appassionato<br />
esponente del Pd.<br />
Ma c'è un risultato di cui va particolarmente<br />
orgoglioso?<br />
«Ho messo al centro dell'azione<br />
amministrativa la capacità di puntare<br />
sulle qualità artigianali e produttive<br />
locali. A 40 anni dal sisma<br />
c'era chi svolgeva la sua attività<br />
ancora nelle baracche. Abbiamo<br />
realizzato un'area artigianale a ridosso<br />
del paese che ci ha consentito<br />
anche di cancellare quella che<br />
era diventata una discarica del dopo<br />
terremoto».<br />
A 40 anni dal sisma<br />
erano insopportabili<br />
gli artigiani<br />
nelle baracche<br />
La sua idea di concedere la casa<br />
(aiuto per l'affitto e zero tasse)<br />
a chi avesse deciso di vivere<br />
qui come è andata?<br />
«Ho fatto una scelta diversa da chi<br />
regalava la casa a un euro. Così<br />
non si vincolavano le persone a vivere<br />
qui. Noi avevamo bisogno di<br />
chi veniva qui a risiedere iscrivendo<br />
i figli nelle scuole del paese.<br />
Sono arrivate persone dall'estero<br />
e da altre parti d'Italia. Abbiamo<br />
avuto una risposta importante.<br />
C'è stato chi è venuto da<br />
Manchester per abitare qui a contatto<br />
con la natura. Siamo riusciti<br />
a salvare la scuola».<br />
Guardando alla prospettiva, al<br />
di là delle polemiche sul ruolo di<br />
De Mita quali risultati si sono<br />
raggiunti con il progetto pilota<br />
in Alta <strong>Irpinia</strong>?<br />
«Non è il momento di polemiche<br />
o di processi. E' arrivato il finanziamento<br />
per la digitalizzazione,<br />
ma è chiaro che la velocità dell'azione<br />
non è consona alle risposte<br />
che i cittadini si aspettano. Sono<br />
amareggiato perché sento una<br />
grande insoddisfazione personale:<br />
di questi tempi si parla troppo e si<br />
conclude poco. Le persone oggi<br />
hanno bisogno di risposte vere».<br />
Santa Lucia non<br />
ascolta le zone interne:<br />
troppo potere<br />
in poche mani<br />
Il rapporto con la Regione com'è<br />
stato? De Luca si è ricordato<br />
di voi?<br />
«Se devo dare un mio giudizio<br />
ammetto che i rapporti con la Regione<br />
cono complicati. Mi sento<br />
scollegato. Ho avuto un'opera pubblica<br />
ferma un anno e mezzo, mi<br />
auguro che si possa migliorare.<br />
Anche i consiglieri regionali dovrebbero<br />
segnare di più la presenza<br />
della provincia di Avellino<br />
a Palazzo Santa Lucia. La voce di<br />
questa provincia non sempre è<br />
ascoltata.<br />
C'è bisogno<br />
di differenziare<br />
quelli che<br />
sono i bisogni<br />
di un territorio.<br />
Ad esempio<br />
per le limitazioni<br />
anti covid<br />
quello che vale<br />
per Napoli<br />
non può valere<br />
per Avellino.<br />
Prendete i<br />
mezzi pubblici:<br />
la metro a Napoli<br />
è un problema,<br />
ma un<br />
autobus che<br />
parte da Teo-<br />
Inopportuno parlare<br />
del voto,<br />
guardo all’unità<br />
della comunità<br />
ra e va Salerno lo utilizzano due<br />
persone».<br />
Quest' anno si vota: lei cosa farà,<br />
continuerà in questa sua missione?<br />
«Alle elezioni al momento non ci<br />
penso. Devo portare la nave in<br />
porto. Guardo all'unità della mia<br />
comunità, non mi aggrappo<br />
neppure alla legge che consente<br />
la mia ricandidatura».<br />
Quindi, non ha ancora deciso?<br />
«Ho sempre creduto nella<br />
forza dei giovani, ma<br />
non vorrei che nell'immediatezza<br />
dell'azione<br />
diventassero troppo<br />
vecchi. Devo augurarmi<br />
che chi continuerà<br />
dopo di me possa fare<br />
meglio. Ma ho un ultimo<br />
grande obiettivo".<br />
Quale?<br />
«Abbiamo un parco<br />
storico, villa Sibilia di un<br />
pediatra di Teora, persona<br />
eclettica: un polmone verde bellissimo<br />
con piante esotiche, qualcosa<br />
di eccezionale. Purtroppo, tra<br />
il comune e gli eredi dura una causa<br />
da 50 anni, spero di trovare<br />
un'intesa. E' difficile ma credo di<br />
poter realizzare questa mia ultima<br />
volontà, un regalo che offro alla<br />
comunità che non mi stancherò<br />
mai di ringraziare per l'onore che<br />
mi ha dato di poterla amministrare».
Teora
Teora
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 13 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
SAVIGNANO IRPINO. TRANQUILLITÀ, SILENZIO E SOLITUDINE<br />
Disteso e addormentato<br />
come una bella cartolina<br />
Il centro storico è di una bellezza struggente ma è vuoto<br />
Di un lavoro per far restare i giovani nemmeno l’ombra<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Savignano è un paese disteso<br />
e addormentato. Bello e<br />
pulito. Silenzioso, fino a<br />
rendersi fastidioso, surreale. Una<br />
volta lasciata alle spalle la parte<br />
senza senso, frutto dell'urbanistica<br />
vorace, figlia dei piani di fabbricazione<br />
che dovevano soltanto<br />
accontentare, ti rapiscono le<br />
stradine in pietra e le case minute,<br />
linde e pinte, tenere come quadretti<br />
appesi alle pareti per colorarle<br />
delle cose migliori. Sarà perché<br />
oramai ci vivono in pochi, sarà<br />
perché chi lavora lo fa andando<br />
altrove, ma qui portoni e finestre<br />
sono serrati, chiusi. E gli incontri<br />
sono rari quanto evidentemente<br />
preziosi. Emilio Membrino<br />
abita in via Carlo III di<br />
Spagna. La toponomastica è<br />
pomposa. Si affida a tanti nomi<br />
di nobili illustri. Alle prese con<br />
un frugale pasto, Emilio ci guarda<br />
sconsolato: «I giovani? Qui?<br />
Tutti fuori, a lavorare, siamo rimasti<br />
in seicento e siamo tutti<br />
vecchi».<br />
Vive immerso in uno scenario<br />
che non è casuale, dominato com'è<br />
dalle necessità dell'uomo.<br />
Verde, campagna e ancora campagna<br />
e allevamenti. Come ogni<br />
centro della Campania più interna,<br />
scavallato l'Appennino che<br />
già declina verso la costa adriatica,<br />
ha come orizzonte possibile<br />
più la Puglia che la Campania.<br />
Savignano è terra di confine in<br />
tutti i sensi. Dieci minuti da Ariano<br />
ma con il Foggiano a portata<br />
di mano. E la tentazione di riandersene<br />
politicamente nell’altra<br />
regione è stata viva quando da palazzo<br />
Santa Lucia, dopo la vicinissima<br />
discarica di Difesa Grande,<br />
è arrivata anche quella di Pustarza.<br />
È la fotografia di un centro<br />
che ha vissuto e vive due perenni<br />
battaglie. Quella interna,<br />
contro il destino dello spopolamento,<br />
della mancanza di opportunità,<br />
di una terra che o coltivi o<br />
ti caccia via. E quella esterna, la<br />
Regione ad esempio, che guarda<br />
agli immensi spazi verdi come un<br />
“vuoto” dove, appunto, far calare<br />
i rifiuti di tutti. Savignano per<br />
__<br />
In alto l’inizio del centro<br />
storico e, a lato, via Carlo III di<br />
Spagna.<br />
essere la pattumiera della Campania<br />
ha avuto e ancora oggi riceve<br />
ristori. Insieme a quelli previdentemente<br />
trattati per l’eolico<br />
nel bilancio si ritrova da anni tanto<br />
denaro. Di qui il recupero di<br />
ogni opera, di ogni vicolo, le<br />
mense scolastiche gratis e le tasse<br />
praticamente al minimo per<br />
quelli che sono rimasti. Ma anche<br />
l’area camper, l’impianto di<br />
depurazione nuovo. La morsa del<br />
IL RICORDO. La durissima lotta contro l’invaso di Pustarza, le proteste e le teste rotte negli scontri<br />
«Io, le manganellate e la cittadinanza»<br />
DI GIANNI VIGOROSO<br />
Erano giorni bui e tristi, segnati da lotte<br />
e soprusi, giorni convulsi che non<br />
potrò mai cancellare nella mia mente,<br />
per le ingiustizie subite da un popolo,<br />
quello savignanese di cui mi onoro di far<br />
parte. Rimasi ferito durante gli scontri di Pustarza<br />
a Savignano Irpino. Non ero solo un<br />
giornalista in quei momenti, raccontavo i<br />
fatti ma la mia sete di giustizia si spinse ben<br />
oltre al fianco di quella gente umiliata, calpestata<br />
e offesa. Non potevo rimanere in silenzio.<br />
Mi opposi anch’io insieme alla gente.<br />
A terra microfono in mano colpito da una<br />
manganellata, accanto a persone sanguinanti,<br />
finii in ospedale insieme ad alcuni manifestanti,<br />
ma dopo poche ore tornai a lottare e<br />
a difendere quella terra violata. Ricevetti<br />
tantissime attestazioni di affetto e solidarietà<br />
a partire dal compianto Antonio Manganelli,<br />
Capo della Polizia. Nulla fu più come<br />
prima in quella valle distrutta in poco tempo<br />
dalle ruspe ma quell’esperienza di lotta<br />
Covid ha smorzato tante iniziative<br />
e portato alla luce, aggravandoli,<br />
problemi antichi, mai risolti,<br />
mai veramente affrontati. L’ultimo,<br />
in ordine di tempo, è proprio<br />
il corridoio ferroviario che<br />
al sindaco appare come una opportunità<br />
da non perdere. Ma la<br />
verità è che l’Alta Capacità ha un<br />
percorso che taglia fuori Savignano.<br />
E lontana da quell’asse,<br />
con il trasporto su gomma che<br />
viene mortificato, Savignano sarà<br />
fuori da ogni rotta futuribile.<br />
In qualche modo dovrebbe proporsi<br />
come una possibile tappa<br />
del tracciato Benevento-Foggia.<br />
In tal senso una possibile svolta<br />
potrebbe essere il dialogo con i<br />
centri contermini, come Greci,<br />
Montaguto, strappando Ariano<br />
dalla sua miopia territoriale, immaginando<br />
progetti comuni per<br />
agganciarsi in qualche modo alla<br />
costruenda stazione Hirpinia.<br />
Purtroppo, in questo periodo<br />
manca una mente politica che abbia<br />
visioni aperte, efficaci. Chi è<br />
chiamato a rappresentare il territorio<br />
nei luoghi chiave non ha più<br />
quel carisma capace di mettere<br />
tutti intorno a un tavolo e discutere<br />
prendendo decisioni per il<br />
bene di tutti. Feudo zecchiniano<br />
per decenni, Savignano ora sconta<br />
quella malintesa e a tratti malsana<br />
fedeltà con l’isolamento più<br />
totale. Pur avendo una discarica<br />
non riesce neanche a proporsi come<br />
sede per un impianto di biodigestione:<br />
trenta posti di lavoro<br />
diretti garantiti e decine di indotto.<br />
All’interno del consiglio dell’Ato<br />
gli interessi che stanno<br />
prendendo piede sono altri e vanno<br />
verso la creazione di consigli<br />
di amministrazione su consigli di<br />
amministrazione, con fusioni e<br />
incorporazioni che hanno una sola<br />
spiegazione: distribuire gettoni<br />
agli amici degli amici.<br />
Avere prodotti genuini, essere inseriti<br />
a pieno titolo tra i borghi<br />
più attraenti d’Italia, governare<br />
con rettitudine la cosa pubblica<br />
qui non basta. La Statale 90 non<br />
è più l’infrastruttura madre del<br />
secolo scorso e immaginare di sostituire<br />
i binari della vecchia ferrovia<br />
con piste ciclabili al massimo<br />
rinfranca qualche cicloturista<br />
della domenica. Per rompere il<br />
silenzio dei vicoli vuoti bisogna<br />
che qualcuno gridi.<br />
ci ha insegnato tanto. “Il dolore di Pustarza”<br />
scriveva in quei giorni Lina Maglione.<br />
Era il primo maggio 2009 quando ricevetti<br />
dalle mani dell’allora sindaco Oreste Ciasullo<br />
la cittadinanza onoraria per la vicinanza<br />
al popolo savignanese. Da allora, considero<br />
un onore far parte di questa comunità<br />
bellissima fatta di gente semplice e umile,<br />
così operosa ma duramente colpita nel<br />
suo territorio e rapporti umani alla quale auguro<br />
un futuro lieto e prospero. L’onorificenza<br />
porta il segno del mio lavoro, della<br />
mia professione che ho cercato di svolgere<br />
accanto agli abitanti di Savignano Irpino,<br />
interpretandone i sentimenti, le ansie, il dolore<br />
e le difficoltà.
martedì 13 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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le puntate precedenti<br />
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in automatico<br />
(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Fabio Della Marra Scarpone e la scommessa sull’Alta Capacità da non perdere<br />
«La Napoli-Bari treno per il futuro»<br />
Telegramma a De Luca: «La Regione ci rispetti anche se contiamo come un condominio»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Sette anni da sindaco per dare una speranza<br />
a un territorio devastato dall'emigrazione<br />
e dallo spopolamento.<br />
Ma Fabio Della Marra Scarpone, 46 anni, è<br />
sicuro che anche Savignano Irpino può avere<br />
una prospettiva diversa, spingendo i giovani<br />
a restare qui, in questo paese di 1097<br />
anime, arroccato su un promontorio che domina<br />
la Valle del Cervaro al confine con il<br />
Sannio e la Puglia.<br />
Sindaco, ma quanto è stato difficile finora<br />
amministrare questa piccola comunità,<br />
quali ostacoli ha dovuto superare?<br />
«Guardi, le difficoltà per chi amministra sono<br />
all'ordine del giorno e gli ostacoli ci sono<br />
sempre per raggiungere gli obiettivi. Ma<br />
il valore aggiunto delle amministrazioni sta<br />
nella capacità di fare sinergia con il gruppo<br />
che ti affianca in questa sfida. Ho la fortuna<br />
di avere al mio fianco giovani che hanno a<br />
cuore la propria terra».<br />
In questo secondo mandato<br />
quali obiettivi vuole portare a<br />
termine?<br />
«Noi già nella prima fase dell'amministrazione<br />
abbiamo<br />
puntato a dare visibilità al nostro<br />
borgo. Ora stiamo cercando<br />
di promuovere ulteriormente<br />
le bellezze del territorio,<br />
le qualità dell'ambiente<br />
che ci circonda,<br />
riqualificando<br />
oasi naturalistiche,<br />
prevedendo anche<br />
percorsi turistici.<br />
Ma uno degli<br />
obiettivi primari è<br />
quello di non perdere<br />
l'occasione<br />
dell'Alta capacità<br />
che comunque<br />
porterà uno stravolgimento<br />
nella<br />
nostra comunità».<br />
Come immagina il<br />
futuro di questo<br />
territorio: di cosa c'è<br />
bisogno per impedire<br />
ai giovani di fare le valigie<br />
e andare via?<br />
Non voglio fare retorica,<br />
ma sicuramente una<br />
parte di giovani può avvicinarsi<br />
alla nuova agricoltura<br />
perché qui c'è la<br />
possibilita di garantirsi<br />
un futuro sostenibile.<br />
Ma se vogliamo parlare<br />
di ripresa bisogna ripartire<br />
dai servizi, in particolare<br />
dalla viabilità, e<br />
puntare poi sulle industrie.<br />
Inutile negarlo:<br />
l'espansione demografica<br />
è comunque legata<br />
ad attività che creano<br />
lavoro».<br />
Siete al confine con Puglia e Sannio:<br />
la vertenza dei territori delle<br />
aree interne come va riaperta.<br />
C'è stata la giusta attenzione da<br />
parte della Regione?<br />
«Sicuramente il governatore De Luca<br />
sta lavorando bene. Ora, da lui e dalla<br />
commissione delle aree interne, ci aspettiamo<br />
risposte serie proprio sull'Alta Capacità.<br />
Si sta facendo un lavoro serio sull'area vasta<br />
con tutti i comuni che gravitano nella zona.<br />
Sul tavolo della regione ci sarà un progetto<br />
di sviluppo importante e vedremo se ci<br />
sarà il giusto rispetto per queste zone che,<br />
lo sappiamo, rappresentano più o meno un<br />
condomio di Napoli».<br />
Questo è un territorio che è stato mortificato<br />
negli anni dell'emergenza rifiuti<br />
con la realizzazione di una discarica che<br />
si è aggiunta a Difesa Grande situata al<br />
confine con Savignano: oggi sul fronte discarica<br />
qual è la battaglia da portare<br />
avanti?<br />
«L'errore vero lo commise all'epoca la Provincia<br />
di Avellino, poi arrivò una legge dello<br />
Stato che salvò il Formicoso penalizzando<br />
noi. Ora abbiamo concluso la gara per la<br />
bonifica di Pustarza, un progetto che è stato<br />
ripreso grazie alla regione. E' una rivalsa<br />
seria per il nostro territorio, ma saremo sempre<br />
attenti per il futuro».<br />
In <strong>Irpinia</strong> si polemizza per la vicenda del<br />
biodigestore di Chianche. Lei che idea si<br />
è fatto?<br />
«All'interno dell'Ato rifiuti ho fatto già notare<br />
che questo organismo non è stato ancora<br />
capace di dire ai cittadini quali sono i<br />
tempi per realizzare un ciclo integrato dei<br />
rifiuti. E questo è stato un fallimento per<br />
l'Ato che avrebbe potuto scegliere sedi sulle<br />
quali non ci sarebbero state contestazioni<br />
e ricorsi al Tar. Il caso finirà anche in Parlamento<br />
ma registro il fallimento dell'Ato».<br />
Qual è il suo sogno nel cassetto, il progetto<br />
che vorrebbe portare a termine per<br />
la sua comunità?<br />
«Un sogno lo abbiamo già realizzato avviando<br />
la bonifica della ex discarica di Pustarza.<br />
Ma la vera speranza, che poi è comune<br />
a tutti i sindaci, è di fermare la fuga<br />
dei giovani per spingerli a mettere radici sul<br />
proprio territorio. E, ripeto, dobbiamo vincere<br />
la sfida sull'Alta Capacità Napoli-Bari,<br />
su questo ci giochiamo il nostro futuro».
Savignano<br />
Irpino
Savignano<br />
Irpino
14<br />
CRONACA<br />
martedì 20 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CASSANO IRPINO. QUEST’ANNO ALL’ANAGRAFE ZERO NASCITE<br />
Alloggi popolari da favola?<br />
Nel castello dei Cavaniglia<br />
Cinque famiglie vivono come in un sogno in case storiche<br />
Questo è uno dei comuni più belli del Sud ma sta morendo<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Michele Rocco e Giuseppe<br />
Penna, 66 e 63 anni,<br />
hanno un'abitudine e due<br />
cose (due) da dire.<br />
«Qualche chiacchiera davanti al<br />
bar, ogni mattina, riusciva a raddrizzare<br />
le giornate. Ora è un mortorio,<br />
siamo rimasti solo noi», spiega<br />
Michele, mentre Giuseppe con<br />
la leggerezza di un filosofo ci regala<br />
la sua perla: «Uno esce, va al<br />
bar, si guarda attorno: non c'è nessuno.<br />
E allora si domanda: che sono<br />
uscito a fare»?<br />
Sono gli effetti del combinato disposto<br />
dello spopolamento, del<br />
freddo che ancora morde e del Covid<br />
che ha reso più difficile tutto.<br />
Olga Gazzarro, responsabile del<br />
servizio di Anagrafe, mostra il registro<br />
ancora vuoto delle nascite<br />
nel 2021. Quello del 2020 ha la copertina<br />
intonsa e le pagine ancora<br />
crocchiano a sfogliarlo: sette i certificati<br />
staccati. La popolazione è<br />
scesa a 900 residenti. E non c'è verso<br />
di invertire la tendenza perché<br />
proprio qui a Cassano tutto quello<br />
che di buono poteva essere fatto<br />
da un'amministrazione è già a terra,<br />
programmato o finanziato. A<br />
partire dall'Urbanistica e dai Lavori<br />
pubblici: niente è stato lasciato<br />
al caso e persino la tavolozza dei<br />
colori per gli edifici (pubblici o privati)<br />
ha avuto una civilissima attenzione.<br />
Le pietre, i colori, la pulizia:<br />
tutto ti avvolge e ti fa respirare.<br />
Ecco il bello di un centro storico<br />
custodito e accarezzato. Governato<br />
dal un sindaco della Lega<br />
(raro esempio in <strong>Irpinia</strong>), Cassano<br />
ha sublimato anche il concetto di<br />
casa popolare, l'intuizione di Fanfani<br />
che poi la Sinistra ha caldeggiato<br />
trasformandola in un affare<br />
per le Coop, tanto voraci quanto<br />
imprenditrici. Qui ci sono cinque<br />
famiglie che come casa hanno avuto<br />
parti del palazzo ducale dei Cavaniglia.<br />
Vivono svegliandosi ogni<br />
mattina in una favola e non c'è un<br />
esempio simile, proprio non se ne<br />
conosce, da qualche altra parte nel<br />
Mezzogiorno. Di più. Cassano è<br />
avanti perché può essere definito<br />
il paese delle donne. Tra giunta e<br />
consiglio la quota da preservare sa-<br />
rebbe quella azzurra. Donna il segretario<br />
comunale, Nadia Della<br />
Monica, donna il vice sindaco,<br />
Rossella Sena, e via via uno stuolo<br />
di consiglieri e dipendenti comunali<br />
in rosa: Lucia Siano, Manuela<br />
Roberta Bocchino, Sonia<br />
Palatano. Il sindaco Vecchia ha<br />
trasformato in una sua vittoria personale<br />
persino i danni della nevicata<br />
del 2012. L'opificio di Bartolomeo<br />
Carrozzo, storica famiglia<br />
di artigiani del legno, si è curvato<br />
come un panettone malriuscito.<br />
Unico neo di una skyline perfetta,<br />
il primo cittadino ha lasciato<br />
correre le critiche e le pressanti<br />
richieste di mettere mano alla demolizione:<br />
l'ha infilato in un progetto<br />
che trasformerà tutta l'area in<br />
un centro sociale, resort per anziani<br />
con tanto di tetto giardino. Di<br />
questi giorni l'arrivo della prima<br />
L’ospitalità.<br />
«Noi e il Borgo delle Cinque porte»<br />
DI ROSSELLA SENA E SONIA PALATANO *<br />
__<br />
Nella foto in alto, gli alloggi popolari nel palazzo ducale dei Cavaniglia e, di fianco, la responsabile<br />
dell’Anagrafe, Olga Gazzarro. Qui sopra, Mariangela Figliuolo e i suoi amici d’aperitivo.<br />
trance di finanziamenti: 1 milione<br />
e 800mila euro che saranno soltanto<br />
l'inizio di tutta la progettazione.<br />
Ecco, nonostante questo: Cassano<br />
sta morendo perché manca il lavoro<br />
e l'abilità di un sindaco capace<br />
può rallentare il processo ma<br />
non ci sono armi possibili contro<br />
questo mostro. La politica che a livello<br />
romano s'era immaginata per<br />
__<br />
Cassano a trazione rosa: ecco chi<br />
comanda veramente in Comune<br />
questo territorio, lo hanno chiamato<br />
progetto pilota ma si spera<br />
che nessuno lo prenda effettivamente<br />
come esempio, è andata a<br />
farsi benedire grazie al solito vizio<br />
del Sud e dei soldi: pochi, maledetti<br />
e subito. L'allora ministro<br />
Barca e il governatore della Campania<br />
avevano fatto credere a una<br />
pioggia di milioni. Che magari ci<br />
sarebbero anche stati se si fossero<br />
realizzati progetti di area, appunto,<br />
e non da condominio pezzente, con<br />
capibastone e sindaci più concentrati<br />
sul fottere il finanziamento al<br />
vicino e andare in carrozza con gli<br />
incarichi agli amici. Pensavano a<br />
un bancomat da 200 milioni di euro,<br />
in cinque anni sono stati capaci<br />
di programmarne 15. Insomma,<br />
più che piloti... a piedi o con ciuccio<br />
e traìno.<br />
Strade vuote e molte case abbandonate,<br />
questo lo spettacolo che si offre a<br />
chiunque si avventuri tra i tanti paesi<br />
dell’entroterra irpino. A Cassano Irpino, tuttavia,<br />
non ci arrendiamo all’abbandono e<br />
cerchiamo in ogni modo di creare una prospettiva<br />
che possa offrire una ragione di permanenza<br />
ai tanti giovani. Il nostro amato<br />
paese, già noto per l’acqua con le sue sorgenti,<br />
dopo un’attività di pianificazione e di<br />
recupero, oramai decennale, si accinge a<br />
completare il percorso per proporsi come riferimento<br />
in virtù di una singolare forma di<br />
accoglienza diffusa.<br />
Nell’ambito del recupero urbano, utilizzando<br />
circa 2.000.000 di euro dei fondi europei,<br />
l’amministrazione comunale è riuscita<br />
ad intervenire sulle abitazioni, in modo da<br />
recuperarne le facciate, senza alcun aggravio<br />
di spesa per i privati.<br />
Sfruttando le risorse per l’accelerazione della<br />
spesa, inoltre, il comune ha realizzato circa<br />
25 alloggi, recuperando l’area di sedime<br />
di fabbricati delocalizzati dopo il sisma<br />
dell’80. Restava da recuperare, quindi, la<br />
parte più antica del centro storico che si sviluppa<br />
intorno al vecchio Castello anch’esso<br />
recuperato qualche anno fa.<br />
Ciò è stato possibile grazie ad un ulteriore finanziamento<br />
di circa 2.000.000 di euro ottenuto<br />
dalla presidenza del consiglio dei ministri,<br />
che ha dato avvio ai lavori per la realizzazione<br />
del “Borgo delle cinque porte”.<br />
L’obiettivo è quello di realizzare un borgo<br />
diffuso all’interno della cinta muraria, di<br />
epoca longobarda, al quale si accederà attraverso<br />
cinque varchi che condurranno al<br />
nucleo antico del paese, con la Cittadella, il<br />
Ponte levatoio e il Castello. Proprio quest’ultimo<br />
costituirà il punto focale del sistema<br />
di accoglienza con una SPA, un ristorante<br />
e delle suite ricavate proprio nella dimora<br />
storica.<br />
Cassano, in questo modo, sarà il luogo in<br />
cui l’ospitalità farà da padrona, l’incantevole<br />
bellezza del borgo donerà grande interesse<br />
storico e la recettività farà da vettore<br />
all’interno di un circuito turistico che abbracci<br />
l’intera <strong>Irpinia</strong> e che troverà i suoi attrattori<br />
nell’enogastronomia, nelle bellezze<br />
naturalistiche e nel fascino dei suoi borghi.<br />
* Vicesindaco<br />
e consigliere comunale di Cassano
martedì 20 aprile 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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15<br />
CRONACA<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Salvatore Vecchia e la scommessa di poter dare una speranza ai giovani<br />
«L’acqua è il nostro futuro»<br />
Il rapporto con Salvini: “E’ attento ai territori e ha intercettato i sentimenti della gente”<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Ha fatto diventare il borgo delle sorgenti il<br />
paese più leghista del Sud. Ma Salvatore<br />
Vecchia, avvocato, da dodici anni alla guida<br />
della comunità di Cassano Irpino, ora ha<br />
soltanto un sogno nel cassetto. E in parte lo<br />
ha già realizzato. «Si, credo di essere riuscito<br />
– racconta il sindaco – a cancellare un<br />
passato di scontri e veleni. Qui era necessario<br />
ricostruire le coscienze: durante le elezioni<br />
il paese si spaccava in due. Adesso non<br />
è più così».<br />
Dodici anni da sindaco, lei ormai è un<br />
punto di riferimento per i mille abitanti di<br />
questo comune. Che cosa significa per lei<br />
dal punto di vista personale?<br />
«E’ un’esperienza che segna la vita, il mio<br />
destino è legato al comune di Cassano. In<br />
tutti questi anni c’è stato il tempo per realizzare<br />
gli obiettivi promessi e spero di consegnare<br />
alla fine del mandato quello che avevo<br />
immaginato nel 2009. Credo, in fondo, di<br />
aver trasformato il volto di questo paese che<br />
spero potrà avere ancora un futuro. Non è<br />
facile, lottiamo contro un male invisibile che<br />
è lo spopolamento. Ecco: vorrei dare una<br />
speranza ai n»stri giovani».<br />
Quanto è difficile essere sindaco di un<br />
paese così piccolo, che è lontano dai centri<br />
del potere?<br />
«Essere amministratore è già un mestiere<br />
difficile dappertutto, qui è più complicato<br />
non solo per il rapporto stretto con i cittadini,<br />
che hanno il sindaco come punto di riferimento<br />
e su di lui ricadono tutti i problemi<br />
anche se in casa manca la luce o l’acqua.<br />
Non ci sono strutture di cui avvalersi, gli<br />
amministratori devono fare da soli, scendere<br />
sul campo e sporcarsi le mani per concretizzare<br />
quello che si vuole realizzare. Qui<br />
non c’è un tessuto produttivo importante e<br />
quindi non ci sono grandi introiti. Bisogna<br />
puntare sulla capacità di intercettare i fondi<br />
europei, questa è la vera scommessa. E sono<br />
orgoglioso per essere riuscito a ottenere,<br />
da quando sono sindaco, 15 milioni di euro.<br />
E da qui alla fine del terzo mandato spero<br />
di spenderne altrettanti per progetti già finanziati».<br />
In questo territorio delle zone interne è<br />
stato sperimentato il progetto pilota, com'è<br />
andata?<br />
«E’ stato un progetto nato con grande entusiasmo,<br />
che doveva servire a superare i campanilismi<br />
per guardare al futuro.<br />
Forse l’amarezza di oggi è dovuta<br />
alle eccessive aspettative che<br />
c’erano. Molte speranze sono<br />
andate deluse, tante promesse<br />
tradite dal 2015, come quando<br />
De Luca annunciò 200 milioni<br />
per l’Alta <strong>Irpinia</strong>. Ma<br />
quei soldi non si sono visti.<br />
Ci dovrebbero essere ora finanziamenti<br />
a pioggia che<br />
rispondono solo alla logica<br />
dell’appartenenza politica,<br />
strategia che ha fatto tanto<br />
male a questa terra».<br />
Come riaprire la vertenza<br />
delle zone interne, forse<br />
non è più tempo di contrapposizioni<br />
con le aree costiere.<br />
Non crede?<br />
«Sì, bisogna cogliere la nuova<br />
occasione avendo la capacità di<br />
dialogare con gli operatori turistici<br />
delle zone costiere per portare<br />
nell’entroterra turisti che cercano<br />
anche qualcosa di diverso.<br />
Ma non è facile perché il turista<br />
ha bisogno di servizi, dalla viabilità<br />
alla sanità. Abbiamo visto,<br />
ad esempio, perché alla fine<br />
gli inglesi hanno repentinamente<br />
abbandonato il borgo di<br />
Calitri. Avere una sanità efficiente<br />
è importante anche per il<br />
turista».<br />
Per dare una prospettiva a<br />
questi territori su cosa si deve<br />
scommettere?<br />
«Noi abbiamo puntato sull’albergo<br />
diffuso, dopo<br />
aver recuperato una<br />
zona abbandonata dal<br />
sisma del 1980: si tratta<br />
di una ventina di alloggi,<br />
finemente ricostruiti. In<br />
più abbiamo fatto rinascere<br />
una zona del paese all’interno<br />
della cinta muraria e<br />
anche il vecchio castello trasformato<br />
in palazzo baronale dove<br />
pensiamo di realizzare una spa e<br />
delle suite in quella che era stata<br />
l’ultima dimora dei Cavaniglia. Ma<br />
tutto questo ha senso se ci muoviamo<br />
in un contesto dinamico.Deve<br />
essere tutta la provincia a mettere in<br />
campo un’offerta turistica competitiva».<br />
Cassano è il borgo delle sorgenti, ma<br />
negli anni la risorsa acqua non è<br />
stata valorizzata. Perché?<br />
«Per troppi anni l’acqua è stata<br />
considerata una risorsa scontata<br />
e inesauribile, oggi l’<strong>Irpinia</strong><br />
rivendica un tributo per la quantità enorme<br />
__<br />
Il sindaco Salvatore Vecchia intervistato da 696 Tv<br />
dell’acqua che offre alla regione Puglia. Le<br />
nostre sorgenti per altro sono tra le più caratteristiche<br />
d’Italia che meritano sicuramente<br />
di essere visitate dai turisti. Discorso<br />
a parte la questione dei ristori che devono<br />
essere riconosciuti e che garantiranno un futuro<br />
a questo territorio».<br />
Dal punto di vista politico Cassano è stato<br />
definito il comune più leghista del Sud<br />
per l’alta percentuale di voti riconosciuti<br />
a Salvini alle ultime europee. Che rapporto<br />
mantiene con l’ex Ministro dell’Interno?<br />
«Con Salvini abbiamo comunicazioni continue<br />
perché lui è molto attento alle realtà<br />
locali: il risultato del 2018 è stato determinato<br />
dal fatto che il partito ha intercettato il<br />
sentimento della gente ma anche la Lega oggi<br />
deve calarsi sui territori e dare risposte ai<br />
problemi della gente. Noi, ad esempio, soffriamo<br />
per lo spopolamento ma i ragazzi<br />
vanno via perché qui non c’è lavoro ma non<br />
c’è neppure la consapevolezza delle nostre<br />
risorse. Oggi dovremmo essere capaci di dare<br />
qualcosa in più, è questa la vera sfida per<br />
il futuro».
Cassano<br />
Irpino
Cassano<br />
Irpino
14<br />
CRONACA<br />
martedì 27 aprile 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CAIRANO. TANTE INZIATIVE PER BATTERE LO SPOPOLAMENTO<br />
Nel paese dei coppoloni<br />
dove si vive fra le nuvole<br />
Il regista scenografo Franco Dragone (Cirque du Soileil)<br />
ha lasciato il Belgio portando qui il centro di produzione<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Molti pensano che lo chiamino<br />
il paese dei coppoloni<br />
per l'uso di cappelli<br />
a falda larga: niente di più sbagliato.<br />
È perché la nebbia ti si posa<br />
in testa e tu ci cammini dentro,<br />
indossandola come un coppolone.<br />
L'idea che qui si viva come stare<br />
in un sogno è vera, palpabile: la<br />
lentezza, il silenzio, le stradine pulite<br />
e rannicchiate. Vanno tutte verso<br />
l'alto, come dita di una mano<br />
protesa verso qualcosa di mistico,<br />
sconosciuto, arrampicandosi fino<br />
alla sommità della rupe, unica, magica:<br />
qui inizia l'orizzonte che tutt'intorno<br />
si spinge a perdita d'occhio.<br />
Se per qualche inimmaginabile ragione<br />
il mondo invertisse l'ordine<br />
delle sue misure, scoprendosi riluttante<br />
alle megalopoli e al benessere<br />
malato che hanno rappresentato,<br />
Cairano, come gran parte<br />
dei paesi dell'osso, si ritroverebbe<br />
al centro di tutto. Meglio: al di sopra<br />
di tutto. Come i tre gruppi di<br />
canne d'organo alimentate dal vento.<br />
Hanno il cielo a fare da cassa<br />
armonica.<br />
Sarà per tutto questo che Franco<br />
Dragone, noto regista e scenografo,<br />
suoi alcuni spettacoli del Cirque<br />
du Soleil, ha chiuso con il Belgio<br />
e si è trasferito nel più piccolo<br />
paese della Campania dove ha allestito<br />
il suo modernissimo e avanzatissimo<br />
centro di produzione. La<br />
sublimazione dello smart working:<br />
con la fibra ottica o sei a Cairano<br />
o a Los Angeles cambia poco.<br />
Franco Dragone è il simbolo di una<br />
emigrazione fortunata. Come tanti,<br />
è andato via per trovare opportunità<br />
che qui non ci sono.<br />
Puntando alla rupe, tra il bianco e<br />
nero della nebbia, si nota una coloratissima<br />
serranda di un garage:<br />
è la bottega di Andrea Schiavone,<br />
restauratore e artista locale, dalla<br />
storia singolare. È omonimo di un<br />
altro Andrea Schiavone, artista e<br />
pure lui nato a Cairano ma nel '500.<br />
Per una strana coincidenza, ha ritratto,<br />
senza saperlo, come il nostro<br />
contemporaneo, una ragazza<br />
che si abbevera alle sorgenti dell'Ofanto.<br />
La crudezza dell'altra faccia della<br />
medaglia sono le nascite a zero e il<br />
conto profitti e perdite dei residenti<br />
mantenuto attivo soltanto grazie a<br />
nuove residenze. Con 290 abitanti<br />
si tira avanti facendo quel che si<br />
può. Le rassegne estive, le installazioni<br />
creative di Dragone, intere<br />
strade dedicate alle cantine e all'accoglienza,<br />
con B&B e ristorantini<br />
fatti nascere ad hoc, Cairano<br />
non si abbandona alla depressione<br />
e rilancia continuamente le<br />
proprie opportunità. Ogni progetto<br />
è legato alla creazione di lavoro<br />
e alla possibilità che vengano<br />
attratte famiglie che scommettano<br />
__<br />
Nella foto a sinistra Andrea Schiavone, pittore e restauratore<br />
su queste dure radici il futuro, facendo<br />
figli.<br />
A Cairano si parla apertamente di<br />
poesia, della vita semplice fatta di<br />
piccole cose, del pensiero che deve<br />
regredire per andare incontro a<br />
valori dimenticati, veri. Qui e soltanto<br />
qui, gli abitanti riproducono,<br />
sotto forma di mosconi, “i sienzi<br />
dell'intelletto” perché, spiegano,<br />
loro vivono al di sopra delle nuvole.<br />
L'amministrazione comunale<br />
distribuisce a tutti i residenti<br />
piante per ornare le proprie case,<br />
rendendo tutto il paese accogliente,<br />
bello da visitare. Ma senza clamore,<br />
selezionando anche spettacoli<br />
e rassegne. Sulla rupe d'estate<br />
si balla alla luce del tramonto il<br />
saluto al sole, che qui offre uno<br />
spettacolo mozzafiato. Presto, a<br />
pandemia mandata in archivio, tut-<br />
ta la comunità si voterà al wedding<br />
d'elite: in estate si dovrebbero tenere<br />
i primi matrimoni prenotati<br />
dall'estero. Due i requisiti richiesti:<br />
massimo 150 invitati e festeggiamenti<br />
che durino 4, 5 giorni,<br />
coinvolgendo ogni vicolo del paese.<br />
Si spera che per l'estate sia<br />
pronto anche il “Museo delle relazioni”,<br />
un edificio dedicato a installazioni<br />
“felicitanti”, storie positive<br />
che riescano a segnare i visitatori<br />
fino a commuoverli. Garantirà<br />
Franco Dragone.
martedì 27 aprile 2021<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Luigi D’Angelis alla guida dell’amministrazione da oltre vent’anni<br />
«Noi, rifugio dal caos città»<br />
Strutture e servizi per salvare il piccolo borgo: «Fattore demografico penalizzante ma...»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Una vita da sindaco. Luigi D'Angelis,<br />
55 anni, guida da oltre<br />
vent'anni uno dei comuni più<br />
piccoli della Campania che rischia di<br />
sparire.<br />
Cosa significa essere sindaco di una<br />
comunità così piccola, che problemi<br />
deve affrontare?<br />
«E' sicuramente una responsabilità<br />
ma soprattutto<br />
una missione che viene<br />
svolta con la consapevolezza<br />
di far parte di una<br />
piccola grande famiglia.<br />
A volte anche qualcosa<br />
che non appartiene alla<br />
sfera del sindaco bisogna<br />
affrontarla ma si coglie<br />
in positivo perché si crea<br />
un rapporto speciale con<br />
i cittadini».<br />
In questa emergenza<br />
covid vivere la zona rossa<br />
in una realtà così poco<br />
abitata è stata una beffa?<br />
Che dice?<br />
«Sì, qui viviamo una condizione<br />
di libertà assoluta, è apparso<br />
surreale doversi chiudere in isolamento<br />
nonostante non abbiamo<br />
avuto contagi fino a qualche<br />
mese fa. Una situazione bizzarra.<br />
Ma voglio sottolineare la risposta<br />
responsabile del cento per<br />
cento degli ultraottantenni che ha<br />
fatto il vaccino ed ha aderito alla<br />
campagna di prevenzione:<br />
questo è un record nazionale».<br />
La sua è una vita da sindaco, lei<br />
è da sempre un punto di riferimento<br />
per i cittadini, cosa si lascia<br />
alle spalle? Qual è il suo<br />
bilancio?<br />
«Il mio primo obiettivo è stato<br />
quello di ricomporre l'unità in paese, credo<br />
di essere riuscito a pacificare la comunità.<br />
Poi, c'è stata un'idea progetto del futuro del<br />
paese su cui abbiamo lavorato. Dalla rinascita<br />
del centro storico al recupero delle nostre<br />
tradizioni, cercando di attirare su questo<br />
paese nuove attenzioni. Ci sono tanti<br />
progetti che abbiamo realizzato per far<br />
crescere dal punto di vista culturale questo<br />
borgo che ha una bellezza che è un<br />
vero patrimonio».<br />
Ma i piccoli comuni come Cairano<br />
come possono immaginare<br />
di avere ancora un futuro?<br />
«I piccoli paesi non sono una<br />
palla al piede del sistema ma<br />
sono una risorsa. Non solo per<br />
quello che è accaduto con la<br />
pandemia, ma già da 15 anni<br />
abbiamo capito che le grandi<br />
città sarebbero scoppiate. E<br />
che le periferie avrebbero richiesto<br />
una nuova esigenza<br />
di qualità della vita. Questa è<br />
la prospettiva su cui abbiamo<br />
scommesso: recuperare<br />
per riabitare il borgo».<br />
l rapporto con le istituzioni:<br />
vi siete sentiti discriminati nel<br />
corso degli anni, se non dimenticati<br />
da Regione e Provincia?<br />
«Questo no, è chiaro che il fattore<br />
demografico ci penalizza. Ma non<br />
ci piangiamo addosso. Abbiamo investito<br />
su progetti innovativi e moderni.<br />
E così siamo riusciti ad ottenere<br />
finanziamenti dalla regione<br />
molto significativi per far rinascere<br />
il nostro borgo. Anche dalla<br />
provincia sulla viabilità ci sono<br />
stati passi in avanti importanti».<br />
Ma secondo lei la vertenza delle<br />
aree interne come va riaperta<br />
nel rapporto con le zone<br />
costiere?<br />
«Finora si è guardato alle aree<br />
costiere per investimenti e progetti.<br />
Ora bisogna fare una nuova alleanza<br />
per arrivare a un rapporto di collaborazione<br />
__<br />
Il sindaco Luigi D’Angelis intervistato da 696 Tv<br />
tra zone interne e località costiere. Servono<br />
relazioni importanti perché si possa dare sviluppo<br />
alle zone interne tutelando l'ambiente.<br />
Noi credo che potremmo essere utili anche<br />
alle zone costiere».<br />
C'è un obiettivo che sogna ancora di raggiungere<br />
da sindaco per il futuro della sua<br />
comunità?<br />
«Guardi, è davvero un sogno. Spero in futuro<br />
di poter ascoltare la voce di un ragazzo che<br />
si è laureato e che chiede di poter restare qui<br />
perché ha trovato l'occasione per poter lavorare.<br />
Ma ho la serenità di aver creato le condizioni<br />
per consentire ai giovani di poter scegliere<br />
di restare qui».<br />
Dal film "La donnaccia" girato qui nel '63<br />
a oggi: Cairano può diventare un set da<br />
film? E qual è la vocazione di questo territorio?<br />
«La risposta è difficile. In questo territorio il<br />
terremoto ha deviato la nostra vocazione, c'è<br />
stato un processo inconsapevole. Oggi abbiamo<br />
recuperato la nostra identità. Nel nostro<br />
piccolo abbiamo recuperato la nostra<br />
grande cultura contadina a cui oggi guardano<br />
soprattutto i giovani nel segno dell'innovazione.<br />
Una sfida che dobbiamo sostenere<br />
con forza».<br />
Ma come guarda al futuro?<br />
«Con fiducia ma non dobbiamo farci trovare<br />
impreparati. Qui a Cairano si può recuperare<br />
la qualità del tempo e il valore della piccola<br />
comunità. Ma si deve puntare su strutture<br />
ricettive e servizi: solo così possiamo<br />
vincere questa scommessa».
Cairano
Cairano
14<br />
CRONACA<br />
martedì 4 maggio 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
ZUNGOLI. DOPO IL TAM TAM DEI TELEGIORNALI DELLA CNN<br />
In 4mila chiedono di venire<br />
dove fuggire è solo destino<br />
Le manifestazioni d’interesse per abitare la parte antica<br />
in attesa del “via libera” della Soprintendenza di Avellino<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Qui abita il contadino<br />
che segna il discrimine:<br />
un fatto diventa notizia<br />
solo se interessa a lui<br />
La chianca dei Moschella<br />
vende chiacchiere e sorrisi.<br />
Gesti che si ripetono. Palette<br />
di sabbia che fanno girare, come<br />
un miracolo, il mulino delle loro<br />
vite. In via Castello si entra vuoti<br />
e si esce con qualche busta di cose<br />
da mangiare e sazi di umanità.<br />
Un film muto che ti prende alla gola,<br />
perché sai che assisti a una quotidianità<br />
che non è tua, che non vivi,<br />
che raccatti e racconti.<br />
È lui, è qui, davanti ai nostri occhi,<br />
il contadino di Zungoli discrimine<br />
finalmente palpabile, confine raggiunto<br />
tra quella che può essere<br />
una fetecchia o una notizia, soltanto<br />
se attira e o meno lo sguardo,<br />
interessandolo, o lasciandolo<br />
alla sua pietrifica routine.<br />
Quassù non ci arrivi per caso: o<br />
scavalli Villanova o ti avventuri<br />
per antiche mulattiere che i viadotti<br />
dell'autostrada sovrastano come giganti.<br />
Pettinate a grano o fieno, immense<br />
distese di verde quadrettato rivelano<br />
l'unica vocazione, arcaiaca,<br />
millenaria: vivere dei frutti della<br />
terra crescendo animali.<br />
All'altra architettura hanno lavorato<br />
sanniti, romani, longobardi, bizantini,<br />
normanni, angioini. A Zungoli<br />
niente è casuale, dalla disposizione<br />
delle torri del castello alle<br />
stradine in pietra vulcanica: tutto<br />
insegue i punti cardinali. I cardi<br />
che vanno da nord a sud e i decumani<br />
che tagliano da est a ovest.<br />
Ovunque sei, davanti hai una delle<br />
torri del fortilizio oggi di proprietà<br />
delle famiglie De Miranda<br />
e Lucifero, discendenti dei Susanna,<br />
gli ultimi feudatari fino al 1806.<br />
I ricchi di quel tempo non ci sono<br />
più e quelli di oggi non vengono<br />
più. Il castello lo apre il Comune,<br />
quando deve far sognare le scolaresche,<br />
istruirle alla storia e segnarle<br />
nella differenza tra chi ha<br />
avuto e chi non avrà mai così tanto.<br />
Ancora oggi nel borgo millenario<br />
non ricostruito, le case richiamano<br />
a una vita durissima, da poveri<br />
tra i più poveri. E anche se sono<br />
diventate un richiamo turistico, con<br />
tanto di cartelli, le grotte scavate a<br />
mano nella roccia, budelli a uno o<br />
due piani sottoterra, stanno a testimoniare<br />
le difficoltà di guadagnare<br />
una stalla o un posto dove poter<br />
conservare formaggi e cibo.<br />
Zungoli fa parte di “Borghi in rete”,<br />
un gruppo di 39 comuni delle<br />
aree interne che con progetti mirati<br />
puntano a valorizzare le risorse<br />
naturali, culturali, agro-alimentari,<br />
energetiche e artigianali. Una<br />
speciale commissione universitaria<br />
è stata incaricata di selezionare<br />
le idee migliori per proporle al<br />
Piano nazionale a favore dei piccoli<br />
comuni e contro lo spopolamento.<br />
Si suppone che partendo<br />
dal basso, da chi nelle zone dell'osso<br />
ci vive, le cose possano migliorare.<br />
Ma il rischio è che quando<br />
sui progetti mettono mano i professori,<br />
le commissioni, la burocrazia<br />
o gli interessi politici di parte<br />
tutto si trasformi o in una bolla<br />
di sapone o in un bancomat per pochi.<br />
È già accaduto. Lo hanno chiamato<br />
Progetto pilota. Si è schiantato<br />
grazie ai soliti burattinai.<br />
Zungoli, soprattutto, è “Bandiera<br />
arancione” del Touring club italiano.<br />
Viene proposto nel percorso legato<br />
ai Borghi più accoglienti d’italia<br />
e garantisce la qualità dei servizi<br />
e la genuinità dei prodotti offerti<br />
ai turisti, che vengono tutelati<br />
anziché nell'accoglienza. Non è<br />
poco.<br />
L'idea di un futuro possibile, che<br />
riporti la vita ed eviti l'emigrazione<br />
dei giovani, è legata al turismo<br />
di qualità che, con l'Alta Capacità<br />
della Napoli-Bari, diventerà anche<br />
di prossimità, visti i tempi ridottissimi<br />
di collegamento tra le aree<br />
interne e le ricche e famose, ma<br />
spesso costosissime, zone costiere.<br />
Nel frattempo si aspetta la Sovrintendenza:<br />
l’arma segreta sfoderata<br />
dal sindaco (le case messe in<br />
vendita a un euro) è subjudice, essendo<br />
proprietà pubblica l’operazione<br />
deva passare al vaglio e all’approvazione<br />
dell’ente che tutela<br />
i beni storici ed architettonici. Il<br />
verdetto è atteso proprio in questi<br />
giorni alla prima riunione utile della<br />
speciale commissione. Parere<br />
non da poco visto che dopo l’inatteso<br />
rilancio dell’operazione addirittura<br />
nel corso dei telegiornali<br />
della Cnn, dagli States sono giunte<br />
migliaia di manifestazioni d’interesse.<br />
Domande di acquisto piovute<br />
da tutto il mondo: un buen retiro<br />
in un borgo medievale ritenuto<br />
tra i più interessanti d’Italia vale<br />
la pena di un investimento. A un<br />
euro si acquista la casa, ma poi c’è<br />
da ristrutturarla, renderla di nuovo<br />
abitabile. Ma anche su questo c’è<br />
la mano dei sussidi per l’efficientamento<br />
energetico e il bonus casa<br />
al 110 per cento: chi sa destreggiarsi<br />
non ci rimette un euro e si<br />
trova un piccolo gioiello da abitare.<br />
L’amministrazione, a fronte delle<br />
4000 manifestazioni d’interesse,<br />
che riguardano anche case coloniche<br />
e terreni non soltanto il centro<br />
storico, conta di poterne portare al<br />
traguarda 300, 400. Questo rimetterebbe<br />
in piedi tutto il sistema residenziale<br />
e, si spera, anche ridare<br />
salute al registro delle nascite presso<br />
l’Anagrafe. Basterebbero venti<br />
famiglie e una quindicina di bambini<br />
per tenere in piedi il sistema<br />
Ogni casa ha grotte<br />
dove trovavano riparo<br />
gli animali e il cibo<br />
per superare l’inverno<br />
scolastico e creare un argine allo<br />
spopolamento. Nel frattempo, la<br />
giunta si è organizzata per dare il<br />
maggior conforto possibile ai residenti<br />
di sempre, che diventano<br />
sempre più fragili e anziani. La casa<br />
di riposo ai piedi del borgo medievale<br />
è praticamente pronta ad<br />
ospitare almeno quaranta anziani.<br />
Un edificio su tre livelli l’ultimo<br />
dei quali è quasi in pareggio con<br />
la piazza principale del paese, dove<br />
c’è il Castello. L’abbattimento<br />
delle barriere architettoniche e un<br />
modernissimo ascensore a favore<br />
di età e scarsa mobilità renderanno<br />
accessibili i luoghi vissuti una intera<br />
vita e la vecchiaia meno pesante.<br />
Non è un caso che tutti i ragazzi si<br />
concentrino nei luoghi prima del<br />
borgo, al di qua dello storico ponte<br />
che divide la parte storica dalle<br />
contrade. Magari è per essere più<br />
pronti alla ineludibile fuga.
martedì 4 maggio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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15<br />
CRONACA<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
Inquadra il codice e scopri<br />
le puntate precedenti<br />
Arriva sul sito<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Paolo Caruso ci crede: così si crea occupazione e si combatte lo spopolamento<br />
«Case a un euro per la rinascita»<br />
«Dalla transumanza all'Alta Velocità, tutte le scommesse per il futuro dei giovani e del paese»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Un sindaco in trincea che combatte lo<br />
spopolamento con un'idea che fa discutere:<br />
vendere le case a 1 euro.<br />
Paolo Caruso, 69enne, primo cittadino di<br />
Zungoli, suggestivo borgo medievale al confine<br />
con la Puglia, è sicuro di riuscire a invertire<br />
la rotta, dando una speranza ai giovani<br />
di questo territorio.<br />
Sindaco, intanto, la sua proposta di vendere<br />
le case a un euro come è andata finora?<br />
«Diciamo che sta funzionando. Abbiamo<br />
già acquisito un centinaio di case ma il parere<br />
della Soprintendenza ci ha bloccato perché<br />
parliamo di edifici sottoposti a vincolo,<br />
ci sono già 28 famiglie che aspettano di avviare<br />
i lavori di ristrutturazione delle abitazioni.<br />
Anche perché c'è l'obiettivo di dare un<br />
aspetto dignitoso al borgo».<br />
Zungoli è riconosciuto come uno dei borghi<br />
più belli d'italia ma vivere qui cosa significa?<br />
«Già 30 anni fa il presidente della Regione,<br />
il compianto Giovanni Grasso, si batteva per<br />
le zone interne in contrapposizione alle aree<br />
costiere. Qui mancano servizi e infrastrutture.<br />
Oggi abbiamo ripreso questa sfida:<br />
Zungoli è capofila dei borghi che cercano<br />
di resistere con un nuovo progetto già giudicato<br />
in maniera positiva. Le cose possono<br />
cambiare. Puntiamo a una serie di interventi<br />
sui servizi che consentiranno di migliorare<br />
la qualità della vita».<br />
Siete a ridosso della Valle Ufita, la Napoli-Bari<br />
anche per voi è una grande opportunità.<br />
Non crede?<br />
«Certo, la stazione Hirpinia di Valle Ufita è<br />
una grandissima occasione che non possiamo<br />
perdere. Ci saranno tante possibilità di<br />
crescita per questo territorio sia sul fronte<br />
dei servizi che dell'occupazione. Ma la nostra<br />
forza sono i prodotti tipici e la natura<br />
incontaminata: siamo sulla via della transumanza,<br />
che è patrimonio Unesco, una testimonianza<br />
storica importante che va valorizzata».<br />
Ma secondo lei qual è la<br />
vocazione di Zungoli, su<br />
cosa si deve scommettere<br />
per rianimare l'economia<br />
locale?<br />
Guardi, stiamo recuperando<br />
un borgo che non deve<br />
essere un residuo<br />
archeologico<br />
ma deve vivere.<br />
Non<br />
serve un comune<br />
dormitorio.<br />
Il<br />
progetto<br />
delle case<br />
a un euro<br />
è un'idea<br />
che punta<br />
a mettere<br />
in sicurezza<br />
la<br />
parte antica<br />
del<br />
paese<br />
mantenendo<br />
la nostra<br />
storia<br />
ma ripopolando<br />
il centro urbano anche<br />
grazie a attività<br />
e servizi come dimostra<br />
l'attivazione<br />
della fibra: qui si<br />
può lavorare a distanza<br />
senza alcun<br />
problema. La vera<br />
sfida è creare occupazione<br />
e ripopolare<br />
il territorio».<br />
Lei è al secondo<br />
mandato: c'è un<br />
progetto che più<br />
degli altri punta a<br />
realizzare in questa<br />
seconda fase?<br />
__<br />
Il sindaco Paolo Caruso intervistato da 696 Tv. In alto, le case a un euro<br />
«L'obiettivo è valorizzare il regio tratturo<br />
che attraversa il nostro territorio puntando<br />
sulla riscoperta della risorsa naturale e valorizzando<br />
i prodotti tipici che saranno realizzati<br />
in quest'area. Sarà questa la nostra<br />
forza per far rivivere in maniera completa<br />
quella che è la civiltà contadina che fa parte<br />
della nostra storia».<br />
Gli amministratori delle zone interne devono<br />
spesso alzare la voce per farsi ascoltare<br />
dal governo regionale. C'è stata la<br />
giusta attenzione nei vostri confronti?<br />
«Sì, non possiamo lamentarci, i contributi<br />
sono arrivati per far rinascere il nostro<br />
borgo. Ma dobbiamo essere sempre<br />
vigili e attenti per difendere questo territorio».<br />
La sua sfida da sindaco: questi paesi delle<br />
zone interne come possono avere un futuro,<br />
davvero secondo lei i piccoli borghi<br />
salveranno le metropoli?<br />
«Il turismo di prossimità potrà essere una<br />
strada da percorrere, che consentirà anche<br />
di produrre meno inquinamento. Il nostro<br />
obiettivo principale è difendere l'ambiente:<br />
eliminare la plastica, incentivare la differenziata,<br />
realizzare la casa dell'acqua, tutti<br />
progetti che consentiranno di avere una condizione<br />
di vita ottimale. Anche il bio in agricoltura<br />
con la canapa e i grani antichi ci darà<br />
prospettive interessanti. Noi, non ci arrenderemo».
Zungoli
Zungoli
14<br />
CRONACA<br />
martedì 11 maggio 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
LACEDONIA. LA MACCHINA DEL TEMPO DEL PROFESSOR CANGIAN<br />
Se fai un figlio, il Comune<br />
dà certificato di coraggio<br />
Il miracolo di San Gerardo e la paura per il Vescovo crudele:<br />
musei, teatro e grotte paleolitiche per attirare di nuovo i turisti<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Ci sono poche immagini che<br />
fermano il tempo. La serenità<br />
che ogni tanto rappresenta.<br />
Cangian, come in una macchina<br />
che viene dal passato, l'ha regalata<br />
senza risparmio. 1801 scatti<br />
sono una eternità che non ha giudizio<br />
ma solo conseguenze. Le pellicole,<br />
la tanca per svilupparle, l'ingranditore<br />
e gli acidi che si consegnano<br />
ai secondi utili per svilupparle<br />
nel modo giusto, sono come<br />
presenze che tornano dal passato<br />
per raccontare storie in bianco e<br />
nero. La singolarità è la scelta: Lacedonia.<br />
La vena madre è la pietra.<br />
Il filo del racconto sono i volti.<br />
In questi mesi di pellegrinare in<br />
posti già vuoti, nei “paesi dell'osso”,<br />
a differenza di chi vi scrive lui<br />
ha scelto i volti, la genuinità, i gesti<br />
delle cose di tutti i giorni. Noi,<br />
stretti in un angolo dal virus e dalla<br />
paura, abbiamo raccontato i luoghi,<br />
i vicoli, i resti e gli abbandoni<br />
di una civiltà né più matura né migliore:<br />
diversa. Ecco perché i suoi<br />
scatti diventano immortali, irraggiungibili:<br />
scrutano e svelano la<br />
normalità perduta. Una povertà indossata<br />
con dignità, datata, a modo<br />
uso felice, viva. C'è un filo comune<br />
in tutti i paesi che il destino<br />
sembra voler imprigionare nel passato,<br />
è la lotta di ogni giorno, la<br />
non resa. Come i ragazzi che scopri<br />
all'uscita di una scuola salvata<br />
da un sindaco caparbio e da un funzionario<br />
regionale, che trova il modo<br />
per leggere nel verso giusto il<br />
bando per rifare l'istituto, nonostante<br />
abbia pochi iscritti. Piccole<br />
ma importanti sberle a chi ritiene<br />
che l'economia o l'economicamente<br />
vantaggioso siano sempre e<br />
comunque i binari su cui muoversi.<br />
Come i vinti di Verga, arresi al<br />
progresso. No, qui la vita ha la meglio.<br />
S'aggrappa. Come nel miracolo<br />
che ha fatto del preticello Gerardo<br />
una santo. E le chiavi che il<br />
piccolo Gesù, per fortuna oggi tornato<br />
nella sua chiesa, recuperò nel<br />
pozzo contro ogni legge fisica, criterio<br />
scritto. Proprio dove c'è il<br />
pozzo dell'evento straordinario del<br />
Santo, frutto della paura della ritorsione<br />
di un Vescovo, è stato al-<br />
lestito, su due livelli, un museo.<br />
Rappresenta la mistica dei presuli<br />
succedutisi a Lacedonia. I loro volti,<br />
schiocchi di rossee guance paffute,<br />
nei dipinti a olio vanno a ritroso<br />
nei secoli, eppure tutti uguali:<br />
gli anelli con rubini, gli abiti decorati<br />
a mano, l'oro e l'argento riportano<br />
a un potere e a una vita vissuta<br />
con benessere e privilegi, sospesa<br />
e molto lontana da quei bisogni<br />
di gente indigente, troppo distratta<br />
dal pane da mettere in tavola<br />
per guardare, con consapevolezza,<br />
a un proprio diritto. Sì, fa<br />
vanto l'edizione integrale (trenta<br />
tomi) e originale in francese (1751)<br />
dell'Encyclopedìe dell'arte e dei<br />
mestieri di Diderot e D'Alembert:<br />
ma chi sapeva leggere tra i lacedoniesi<br />
a quel tempo? C'è voluto<br />
Francesco De Sanctis per dare a<br />
questo paese una scuola e garantire<br />
l'istruzione.<br />
Il trittico di Andrea Sabatini da Salerno è la perla del Museo Diocesano<br />
Lacedonia sopravvive alle zero nascite<br />
del 2021 perché s'industria.<br />
Cerchi un museo e ce l'ha. Cerchi<br />
un teatro e strabuzzi ai cartelloni<br />
che ha allestito. Cerchi la storia e<br />
la trovi nelle grotte paleolitiche o<br />
nella torre dell'orologio fatta con i<br />
pezzi dell'anfiteatro, smontato e rimontato<br />
in verticale. Fu l'ordine di<br />
un Vescovo, che quel giorno dev'essersi<br />
svegliato scuro e puntiglioso,<br />
a dare il via alla demolizione<br />
del manufatto pagano a favore<br />
della sua Curia.<br />
Qui se fai un figlio si muovono<br />
gruppi di sindaci e ti danno un certificato<br />
ufficiale di coraggio, girano<br />
un filmato per farti i complimenti<br />
e ti inseriscono tra i benemeriti<br />
della comunità, attestando<br />
la loro gratitudine per la tua famiglia.<br />
Dal culto di Iside alla magia delle masciare<br />
DI MICHELE MISCIA *<br />
Figlia di un vulcano spento, il Vulture, la rupe<br />
su cui insiste l’agglomerato di Lacedonia<br />
guarda negli occhi il promontorio<br />
del Gargano, situata com’è in territorio campano<br />
ma a ridosso di Puglia e Lucania. Giungendo<br />
da sud, si nota immediatamente l’alta rupe<br />
tufacea costellata di grotte, abituri di gruppi di<br />
cacciatori raccoglitori della fine del pleistocene,<br />
stando ai ritrovamenti di punte di freccia lapidea<br />
della forma detta “a mandorla”. Sono le<br />
stesse cavità naturali che i Sanniti, nella varietà<br />
tribale degli Irpini, eressero a luoghi di culto<br />
per i loro variegato pantheon in quello che era<br />
il territorio di Akudunniad. Intriso di spiritualità<br />
isiaca era invece il municipium di epoca romana,<br />
quella Aquilonia in hirpinis che fu sede<br />
della celebre battaglia del 293 a. C.<br />
Tracce del tempio di Iside sono visibili nella<br />
chiesa di Santa Maria della Cancellata, nata dalla<br />
riconversione al culto cristiano di una imponente<br />
costruzione consacrata al culto della dea<br />
egizia.<br />
__<br />
Da sinistra: l’attestato di gratitudine per i nuovi nati. Il pozzo del miracolo di San Gerardo, il busto di De<br />
Sanctis e la torre dell’orologio frutto dello smantellamento dell’anfiteatro romano.<br />
__<br />
La rupe tufacea e le grotte<br />
Aleggia un’aria sospesa tra sacro e profano,<br />
un’atmosfera decisamente esoterica, nel centro<br />
medievale, costruito dagli Orsini dopo il devastante<br />
sisma del 1456 in luogo della città romana,<br />
situata poco più a valle. S’incontrano ancora<br />
abitazioni intonse di masciare, donne che<br />
praticavano la magia, anche nera, guaritrici che<br />
operavano in epoche nelle quali la medicina era<br />
un lusso. Un mondo, quello, del quale restano<br />
orme impresse nell’intelletto latente collettivo,<br />
che pure stridono con la spiritualità del paese<br />
che ospitò per quattro anni san Gerardo Maiella.<br />
Qui compì uno dei suoi primi celebri miracoli,<br />
quello del Pozzo, accessibile al culto di<br />
tanti devoti o alla curiosità degli antropologi. È<br />
nel Museo Diocesano, che intorno ad esso si<br />
dipana, scrigno di vestigi archeologici, opere<br />
artistiche di gran pregio, quali il Trittico di Andrea<br />
Sabatini da Salerno, e un incredibile patrimonio<br />
bibliografico, in cui spicca l’edizione<br />
completa del 1754 dell’Encyclopedie in lingua<br />
francese di Diderot e D’Alembert. Il territorio<br />
trasuda storia e la voce del passato si diffonde<br />
su frequenze visive, ma anche acustiche, olfattive<br />
e tattili. La storia si percepisce toccando la<br />
breccia del campanile lapideo, costruito con<br />
materiale proveniente dall’anfiteatro romano<br />
smantellato nel 700. La si ascolta negli arpeggi<br />
del vento tra gli alberi secolari, nel profumo<br />
di origano e menta, nel muggito lontano di armenti.<br />
Lcedonia parla a chi si pone in ascolto.<br />
* Delegato regionale Unla - Divulgatore culturale
martedì 11 maggio 2021<br />
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CRONACA<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Antonio Di Conza, 40 anni, pronto a candidarsi per il secondo mandato<br />
«Non voglio che altri vadano via»<br />
Ha scelto di tornare per sostenere la sua comunità e dare una speranza ai giovani<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
__<br />
Il sindaco Antonio Di Conza intervistato da 696 Tv<br />
Le radici non si dimenticano. E Antonio<br />
Di Conza, 40 anni, sindaco di<br />
Lacedonia, è tornato nella sua terra<br />
per vincere una nuova sfida: fermare<br />
lo spopolamento e dare una speranza ai<br />
giovani che, come lui, vogliono impegnarsi<br />
per il territorio dove sono nati.<br />
Sindaco, intanto si chiude il primo il<br />
suo primo ciclo amministrativo,<br />
che bilancio consegna ai cittadini?<br />
«Guardi, in fondo si chiude metà<br />
ciclo perché gli ultimi due anni<br />
in pratica non li ho vissuti<br />
perché come tutti i sindaci sono<br />
stato frenato dall'emergenza<br />
per il covid. Non è una scusa,<br />
eppure lo stesso siamo riusciti<br />
a portare a termine una<br />
serie di investimenti che mi<br />
fanno ritenere di aver raggiunto<br />
i risultati sperati. L'obiettivo<br />
ora è quello di pensare a un intervento<br />
per lungo periodo. Sono<br />
soddisfatto ma certo un mandato<br />
è poco, quando si vogliono<br />
fare interventi a lungo raggio<br />
guardando al futuro di questo territorio».<br />
Molti giovani di Lacedonia sono stati<br />
costretti ad andare via. Lei perché<br />
è ritornato?<br />
«Ho deciso di ritornare qui e le assicuro<br />
che è ancora più difficile per certi<br />
aspetti. Sono stato a lungo fuori, ma<br />
il cuore mi ha spinto a ritornare con non<br />
poche difficoltà. Sono tornato per dare<br />
il mio contributo e per risolvere insieme<br />
a tutti i problemi che ci sono sul<br />
territorio con la speranza di trovare<br />
la ricetta giusta affinché i giovani<br />
non vadano via».<br />
Ma è pentito di essere tornato. Ha<br />
qualche rimpianto?<br />
«Non sono pentito perché le mie radici sono<br />
qui. Certo a volte mi vengono i dubbi,<br />
ma dobbiamo subito metterli da parte perché<br />
l'obiettivo è di cambiare lo spirito<br />
delle persone. E' chiaro che in un<br />
posto dove hai meno servizi e meno<br />
opportunità bisogna combattere<br />
per il cambiamento».<br />
Secondo lei Lacedonia su cosa deve<br />
scommettere?<br />
«Lacedonia come tutti i piccoli paesi<br />
deve scommettere su un<br />
cambiamento di prospettiva.<br />
La speranza è che venga<br />
dato spazio alla periferia<br />
che deve diventare<br />
il centro. Il decremento<br />
demografico è un problema<br />
che viene da lontano<br />
e che ormai colpisce<br />
tutti. L'anno scorso<br />
qui ci sono stati 15 nuovi<br />
nati, quest'anno solo<br />
uno. Ma si fanno meno<br />
figli perché c'è troppa incertezza».<br />
La vertenza delle aree<br />
interne, secondo lei, come<br />
va riaperta? C'è stata<br />
la giusta attenzione da<br />
parte del governo regionale?<br />
«Non c'è stata la giusta attenzione<br />
perché non si è mai pensato<br />
alle periferie. Comunque,<br />
ho avuto validi interlocutori in<br />
regione, siamo riusciti ad avere<br />
finanziamenti importanti ad<br />
esempio per le scuole. Le soluzioni<br />
si possono sempre trovare».<br />
Qual è il suo sogno nel cassetto<br />
per Lacedonia?<br />
«Progetti ce ne sarebbero<br />
tanti. Ma il sogno più grande<br />
per me è quello di rivivere<br />
quello che hanno vissuto i<br />
nostri nonni, le trasonne (i vicoli n.d.r.) traboccavano<br />
di gioia e di chiacchiericcio, di<br />
gente che viveva il paese. Oggi questo non<br />
c'è più. Ma la vera sfida è riqualificare il costone<br />
su cui si sviluppa tutto il paese. Siamo<br />
sulla buona strada. Anche dalle nostre<br />
grotte ci può essere un nuovo sviluppo».<br />
A Lacedonia si vota, ha già deciso cosa fare?<br />
«Non lo so se la sfida continua e, le assicuro,<br />
non è una tattica. Bisogna programmare<br />
e ci sono tanti progetti in campo, l'obiettivo<br />
è che ci sia una continuità. Indipendentemente<br />
da chi sarà il sindaco l'importante è<br />
che si portino a termine i risultati sperati per<br />
la nostra comunità».
Lacedonia
Lacedonia
14<br />
CRONACA<br />
martedì 25 maggio 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
MONTAGUTO. UNA BESTIA DI FANGO MAI VISTA, LA PIÙ GRANDE D’EUROPA<br />
La frana bloccò l’Italia<br />
Lo Stato bloccò i clan<br />
Bertolaso riuscì a tenere a bada molti appetiti: ora nuovi rischi<br />
Da due anni non nascono bambini, solo l’estate riporta la vita<br />
DI GIANNI VIGOROSO<br />
Èconsiderata tra le frane più<br />
grandi d’Europa per le sue<br />
caratteristiche morfologiche,<br />
capace di provocare ancora danneggiamenti<br />
irreversibili se non si<br />
correrà presto ai ripari, con un’adeguata<br />
e costante attività di manutenzione<br />
e monitoraggio. Stiamo<br />
parlando della madre di tutte le frane,<br />
in <strong>Irpinia</strong>, a Montaguto, nel territorio<br />
crocevia al confine con la<br />
provincia di Foggia. Oggi la bestia<br />
dorme apparentemente, ma una<br />
movimentazione di masse volumetricamente<br />
significative è stata<br />
più volte segnalata agli organi<br />
competenti, ultimamente dal sindaco<br />
Marcello Zecchino, a seguito<br />
di una nuova ed evidente frattura<br />
a monte. Parte delle opere di drenaggio<br />
realizzate negli anni scorsi,<br />
relative alle acque superficiali e<br />
profonde della zona alta di frana e<br />
del Lago Maggiore risultano essere<br />
danneggiate. L’ex capo della<br />
Protezione Civile Guido Bertolaso,<br />
lo aveva ribadito in più di<br />
un’occasione: “Guai abbassare la<br />
guardia sulla frana di Montaguto.<br />
La manutenzione dovrà essere costante<br />
negli anni altrimenti l’incubo<br />
potrebbe nuovamente riaffacciarsi.”<br />
Fu proprio lui nel 2010 dopo<br />
il blocco della ferrovia, con<br />
l’Italia spezzata in due a dare una<br />
decisa svolta a questa delicata vicenda,<br />
affidando le opere all’esercito<br />
e alla Protezione Civile, spazzando<br />
via l’ombra della camorra,<br />
che avrebbe potuto mettere le mani<br />
sull’affare lavori. Una storia infinita<br />
cominciata già alla fine del<br />
2005. Il 26 aprile 2006 la frana invase<br />
definitivamente la statale 90<br />
delle Puglie fino a diventare poi un<br />
caso nazionale, quando gli operai<br />
delle Ferrovie dello Stato furono<br />
costretti a smontare i binari, per<br />
evitare che la pressione esercitata<br />
dalla frana potesse creare maggiori<br />
problemi alla massicciata. Fu la<br />
Puglia con le massime cariche istituzionali,<br />
in modo particolare a far<br />
sentire alta la propria voce insieme<br />
alle comunità locali. Solo nel<br />
luglio del 2010 si potette tirare un<br />
sospiro di sollievo con la completa<br />
ripresa dei collegamenti sia su<br />
gomma che su ferro, ma a distanza<br />
di undici anni quel mostro oggi<br />
incute ancora paura e apprensione.<br />
Ma l’amministrazione comunale<br />
ha in animo di trasformare “la bestia”<br />
in una opportunità: il progetto<br />
per renderla visitabile è già stato<br />
presentato nell’ambito di un più<br />
ampio programma di investimenti<br />
per non farsi trovare impreparati<br />
alla ripresa di tutte le attività turistiche.<br />
A Montaguto non si regalano<br />
case a un euro, ma il problema<br />
dello spopolamento è presente<br />
più che mai. Gli addetti dell’Anagrafe<br />
del Comune mostrano<br />
i registri immacolati, ovvero a zero<br />
nascite, di quest’anno ma anche<br />
per il 2020. Una tendenza che nel<br />
giro di qualche decennio renderà<br />
questo paese presepe ancora più<br />
lento, silenzioso, affidato ai ritmi<br />
degli ultimi abitanti, tutti abbondantemente<br />
anziani e tutti concentrati<br />
sulle poche abitudini che scandiscono<br />
giornate, mesi. Terra di<br />
confine, Montaguto ha una dimensione<br />
talmente a misura d’uomo<br />
che è costretta a esporre cartelli<br />
per avvertire i visitatori di procedere<br />
adagio con le proprie autovetture,<br />
perché «qui i bambini giocano<br />
ancora liberi per strada», prigionieri<br />
di una felicità che è anche<br />
solitudine.<br />
Legati alla Baronia di Flumeri, finì nelle mani degli Aragonise, con Maria Donata Del Balzo Orsini<br />
Il Casale e il Castrum amati dai Principi<br />
DI ANTONIO ANGINO *<br />
Montaguto, che è uno dei tanti, ameni e ridenti<br />
paesi di cui è costellata l’<strong>Irpinia</strong> e quasi l’intera<br />
provincia di Avellino, ha confini in gran parte ben<br />
delineati dalla natura, in quanto segnati da tre torrenti<br />
(Cervaro, Acquara e Tre Confini) e dalla lunga<br />
e antica strada della Trainera che segna il confine<br />
con il comune di Orsara di Puglia dalla parte<br />
sudorientale a quella nordoccidentale fino al<br />
tenimento di Greci.<br />
E’ una terra ricca di vegetazione, di selvaggina e<br />
di sorgenti, queste ultime attestate dalle numerose<br />
fontane disseminate quasi uniformemente su<br />
tutto il territorio comunale: si va dalle più antiche<br />
(Fontana Vecchia, 1532, Fontana del Basso, Fontana<br />
Paolina, Fontana della Noce), alle più recenti,<br />
ma altrettanto ricche di storia (Fontana Nuova,<br />
Fontana del Ponte o di Sofia, Fontana delle<br />
Sorgenti).<br />
Le origini di Montaguto risalgono all’Alto Medioevo<br />
e sono da individuare in due nuclei ben<br />
distinti e separati: il Casale di Sambuceto, posto<br />
a valle nella parte sudorientale del paese, che aveva<br />
una estensione di 300 ettari e risulta gestito<br />
dalla Mensa Vescovile di Bovino, ed il Castrum<br />
di Montaguto, che era circondato da una estensione<br />
territoriale in gran parte boscosa di 1500 ettari,<br />
affidato prima alle cure di suffeudatari, poi<br />
di feudatari fino all’abolizione del feudalesimo ai<br />
primi dell’Ottocento.<br />
Dopo secoli di vita autonoma e di convivenza pacifica,<br />
il Casale e il Castrum finiscono nella gestione<br />
e nell’amministrazione del principe Gregorio<br />
Pinto che, con argomenti cavillosi e dispute<br />
legali, riesce a strappare al Vescovo di Bovino<br />
una transazione siglata nel 1741, data dalla quale<br />
il Casale di Sambuceto perde la sua autonomia<br />
e diventa parte integrante del Feudo di Montaguto<br />
in cambio di 50 ducati l’anno che il Principe<br />
Pinto si impegna a versare alla Curia vescovile<br />
di Bovino. Dal punto di vista religioso Montaguto<br />
fa parte della Diocesi di Bovino fino agli anni<br />
Settanta del Novecento, quando è assegnato<br />
alla diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia di cui ancora<br />
oggi fa parte.<br />
Per quanto riguarda l’aspetto politico, militare e<br />
amministrativo, la sua storia è legata alla Baronia<br />
di Flumeri e Vico fino al 1454, allorché gli<br />
Aragonesi l’assegnano a Maria Donata del Balzo-Orsini<br />
in cambio dei favori che lo sposo Pirro<br />
del Balzo aveva accordato ai nuovi dominatori.<br />
Maria Donata, poi, lo concede in dote alla figlia<br />
Isabella in occasione delle nozze di costei con il<br />
futuro re Federico d’Aragona; si succedono, quindi,<br />
nel feudo di Montaguto diverse altre famiglie<br />
baronali: i De Bernardo, i Capece Zurolo, i Pinto<br />
Mendoza, gli Spinelli.<br />
La peste del 1656 è un evento drammatico nella<br />
vita montagutese: gli abitanti si riducono a sole<br />
tre famiglie, le case restano vuote, i campi sono<br />
sopraffatti dalla vegetazione spontanea.<br />
Dai primi del Settecento alla seconda guerra mondiale<br />
si assiste ad una notevole crescita della popolazione<br />
che raggiunge il massimo storico di<br />
quasi 2500 abitanti nel 1931; da allora, per diversi<br />
fattori (guerra, emigrazione, calo delle nascite)<br />
si ha un vorticoso decremento.<br />
Oggi dell’allevamento del bestiame non c’è quasi<br />
più traccia, mentre l’agricoltura è finita nelle<br />
mani di un esiguo gruppo di imprenditori agricoli<br />
che hanno decretato la fine di quei piccoli appezzamenti<br />
di terreno che si erano come cristallizzati<br />
nelle mani di molte famiglie nel corso di<br />
quasi due secoli (Ottocento e Novecento).<br />
La conseguenza è che attualmente la monocoltura<br />
del frumento ha preso il sopravvento su tutti gli<br />
altri prodotti agricoli (avena, orzo, fave, granturco)<br />
e soprattutto sulla vite, l’ulivo e gli alberi da<br />
frutto, che un tempo soddisfacevano quasi del tutto<br />
il fabbisogno locale di conserve alimentari, vino<br />
e olio.<br />
* Professore, Storico
martedì 25 maggio 2021<br />
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CRONACA<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Marcello Zecchino, già assessore provinciale, e i progetti per la rinascita<br />
«Orsara, speranza di un futuro»<br />
«Solo grazie alla stazione dell’Alta Capacità il territorio potrà battere lo spopolamento»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Guidare un comune di frontiera, devastato<br />
dallo spopolamento non è<br />
impresa facile. Ma Marcello<br />
Zecchino prova a resistere con impegno<br />
e coraggio: aveva 27 anni quando<br />
divenne sindaco per la prima volta nel<br />
1995: ora, però, non sa ancora cosa farà<br />
nel prossimo autunno quando anche Montaguto<br />
andrà al voto. “Se me lo chiederanno<br />
sono pronto a continuare<br />
la mia sfida”, dice il primo cittadino,<br />
che è stato in passato anche<br />
assessore provinciale alla protezione<br />
civile.<br />
Fare il sindaco in un comune<br />
così piccolo è quasi una missione.<br />
Non crede?<br />
«In tutti i piccoli comuni c'è ormai<br />
un allarme sociale. Essere<br />
sindaco significa fare tutto. Oggi<br />
noi qui abbiamo solo quattro<br />
dipendenti e un operatore ecologico<br />
part time. Dobbiamo farcela,<br />
anche perché i cittadini ci chiedono<br />
di risolvere i problemi».<br />
Montaguto è conosciuto come il<br />
paese della frana più grande d'Europa.<br />
Cosa è cambiato in questi anni?<br />
«A distanza di anni, da quando l'Italia fu divisa<br />
in due, la situazione è che la frana è<br />
sempre in movimento. Negli anni scorsi ci<br />
sono stati movimenti importanti. Oggi devo<br />
denunciare ancora una volta la mancata<br />
manutenzione della rete idraulica».<br />
Ma c'è stata la giusta attenzione da parte<br />
della Regione?<br />
«Ci sono stati dei rallentamenti. Adesso c'è<br />
un'ottima collaborazione con la protezione<br />
civile e con la direzione del dottore Giulivo<br />
che ci consentirà di mettere in sicurezza<br />
il territorio».<br />
Anche Montaguto deve fare i conti con<br />
lo spopolamento: come va affrontata questa<br />
emergenza?<br />
__<br />
Il sindaco Marcello Zecchino intervistato da 696 Tv<br />
«Non credo che chi ha deciso di trasferirsi<br />
altrove possa tornare. Spero, invece, che ci<br />
sia una riscoperta di questi luoghi per chi<br />
vuole fuggire dal caos delle metropoli per<br />
avere stili di vita diversi. Ora dobbiamo<br />
puntare a nuovi servizi per<br />
aiutare soprattutto la terza età.<br />
Ma bisogna essere innamorati di<br />
questi luoghi per poterci vivere e<br />
ritornare».<br />
Tutti i sindaci delle zone<br />
interne lamentano<br />
ritardi su servizi e infrastrutture,<br />
Montaguto come<br />
può rompere<br />
questo isolamento?<br />
«In soccorso di<br />
tutta l'area c'è la<br />
costruenda linea<br />
dell'alta capacità,<br />
sarà realizzata la<br />
stazone di Orsara a<br />
pochi chilometri, siamo<br />
praticamente in <strong>Irpinia</strong>.<br />
Ora dobbiamo<br />
attrezzarci per i servizi<br />
a supporto dei lavori<br />
per quest'opera che dureranno<br />
sette-otto anni.<br />
Il progetto ha dovuto<br />
subire una variante<br />
proprio per via<br />
della frana di Montaguto.<br />
Ma la stazione,<br />
di sicuro, potrà<br />
aiutarci a migliorare<br />
i servizi sul territorio».<br />
Lei è un amministratore<br />
di lungo<br />
corso, ma la<br />
vertenza delle aree interne come va riaperta<br />
secondo lei?<br />
«Va tolto di mezzo il campanile, lo dicono<br />
tutti ma lo realizzano in pochi. Poi farei fuori<br />
tanti enti sovracomunali che sono inutili<br />
e ostacolano la crescita del territorio. Bisogna<br />
snellire la burocrazia e dare incentivi a<br />
chi vuole investire. C'è la possibilità di ripopolare<br />
questo territorio, oggi abbiamo delle<br />
grosse opportunità: sta arrivando la fibra.<br />
Ma dobbiamo essere attenti».<br />
Lei 26 anni fa è stato eletto per la prima<br />
volta sindaco, ora ha già deciso cosa fare?<br />
«Guardi non ho mai pensato alla mia candidatura<br />
per altri obiettivi personali. Se me<br />
lo chiederanno lo valuterò con serenità».<br />
Qual è la sfida del futuro per la comunità<br />
di Montaguto?<br />
«Credere nelle proprie forze: abbiamo una<br />
miniera inesauribile, non c'è bisogno di grandi<br />
infrastrutture che nascondono solo grandi<br />
parcelle per i tecnici. Ora basta litigare e<br />
non voltiamoci dall'altra parte. I problemi<br />
di chi è in difficoltà vanno affrontati. La sfida<br />
del futuro è il sociale. Ma c'è bisogno che<br />
a impegnarsi siano direttamente i cittadini.<br />
Rimbocchiamoci le maniche e crediamoci».
Montaguto
Montaguto
14<br />
CRONACA<br />
martedì 1 giugno 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
BISACCIA. IL BORGO MILLENARIO È UNO SCENARIO DA FAVOLA<br />
Se i giovani restassero<br />
qui sarebbe il paradiso<br />
Dalla raccolta porta a porta all’accoglienza nel centro antico,<br />
alle cooperative di ragazzi affidato l’onere di inventarsi il futuro<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Lo schianto è con la diversità<br />
che cuce addosso abiti diversi,<br />
antichi. Magari vecchi,<br />
ma fatti a mano. Tarati per anni<br />
che dicevano cose altre e non<br />
si sa, nessuno è titolato a dirlo, se<br />
più o meno sensate, elementari o<br />
profonde. Il tirante di questo vacillare<br />
tra la misura d’uomo e<br />
l’esplosione in mille attività che<br />
pure le città più grandi rappresentano<br />
alla resa è nel bilancio di<br />
ognuno, di come e se si ritiene piena<br />
una vita vissuta nel clamore,<br />
che è anche disordine, degrado, o<br />
nella serena monotonia di borghi<br />
millenari, perfetti, romantici.<br />
Bisaccia è uno dei luoghi del cuore<br />
dove le difficoltà che si ereditano<br />
nascendovi sono compensate<br />
dal carattere migliore e puro che<br />
vi si forma. Chi da qui è costretto<br />
a partire non lo fa senza soffrirne<br />
il distacco e tanti superano lo<br />
strappo nutrendo nel profondo<br />
l’idea o l’intenzione di tornarci comunque.<br />
Qui è tutto spettacolare, se non<br />
fosse per le frane, che di tanto in<br />
tanto s’intestano il potere di modificare<br />
qualche posto. E il terremoto,<br />
che ha costretto a tagliare<br />
in due le realtà dei residenti, la parte<br />
vecchia da quella tirata su in<br />
fretta e furia, ha cambiato in meglio<br />
la quantità di spazi a disposizione,<br />
non i luoghi, che restano incantati,<br />
mistici.<br />
Gli acciacchi ci sono. L’ospedale,<br />
che proprio il sisma riconobbe come<br />
necessità primaria per un posto<br />
così lontano da tutto, ora per<br />
il bilancio regionale è diventato,<br />
non si capisce bene in base a quale<br />
politica sanitaria, un orpello inutile.<br />
L’Asl di Avellino lo lascia sopravvivere<br />
affidando a quella<br />
struttura servizi collaterali: Suap,<br />
Hospice, Rsa disabili. Sostegni<br />
nobili per molti, ma la vera bolla<br />
è rappresentata dal Psaut, il servizio<br />
di primo intervento che dovrebbe<br />
consentire a infartuati, pazienti<br />
con ictus o traumatizzati di<br />
essere accolti, stabilizzati e poi trasferiti<br />
in sicurezza in strutture più<br />
attrezzate. Insomma, interventi<br />
salvavita per evitare, come rac-<br />
conta il sindaco Arminio, folle<br />
corse a 80 all’ora in autostrada<br />
verso Ariano o Avellino. Il Psaut<br />
è attivo soltanto sulla carta. Di veri<br />
mezzi per stabilizzare i pazienti<br />
l’Asl non ne ha mai messo a disposizione.<br />
E che ci sia la volontà<br />
di smantellare anche questo lo<br />
si comprende dall’assurdità di costringere<br />
medici e inferiemi a doppi<br />
e tripli turni senza poi corrispondere,<br />
nelle loro buste paga,<br />
nemmeno un minuto di straordinario.<br />
Le proteste dei sanitari sono<br />
all’ordine del giorno e la strategia<br />
della tensione o sfocerà in<br />
una riordinata complessiva o in<br />
una chiusura definitiva. Si vedrà.<br />
Nel frattempo, il lavoro è garantito<br />
da alcuni servizi comunali. Il<br />
porta a porta viene fatto svolgere<br />
dall’amministrazione a ragazzi disoccupati,<br />
con turni di sei mesi,<br />
così che a rotazione, a fine anno,<br />
ognuno si ritrovi un minimo vitale.<br />
Anche la gestione del castello<br />
ducale, un cinque stelle che ti proietta<br />
in pezzo di paradiso, è nelle<br />
mani di una cooperativa di ragazzi.<br />
Riapre i battenti dopo la pandemia,<br />
ma gli obiettivi sono di incrementare<br />
il catering luxury e il<br />
wedding di elite: immaginate di<br />
poter strascorrere la prima notte<br />
di nozze o il banchetto del matrimonio<br />
negli stessi posti dove hanno<br />
vissuto principesse e imperatori.<br />
Le camere e gli ambienti sono<br />
mozzafiato, unici. E i ragazzi<br />
dell’accoglienza persone in gamba.<br />
Anche altri borghi si stanno organizzando,<br />
ma un castello come<br />
questo ha pochi rivali. Davvero<br />
pochi.<br />
Dimora della Principessa di Bisaccia, dopo una congiura finita male, divenne sede di caccia dell’imperatore Federico II<br />
Oggi riaprono Museo Civico e Castello ducale<br />
DI MICHELE MISCIA *<br />
Oggi riapre il Museo Civico Archeologico<br />
di Bisaccia e con esso il Castello Ducale.<br />
Finalmente torna a respirare il<br />
comparto del turismo culturale, che la pandemia<br />
aveva reso asfittico, nello stupendo paese dell’osso.<br />
Non voglio deprivare il visitatore del<br />
piacere della scoperta con queste mie brevi righe,<br />
semmai intendo motivarlo ad effettuare<br />
una visita che costituisce una sorta di suasiva<br />
full immersion in epoche lontanissime nel tempo.<br />
Le mura dell’antico maniero trasudano letteralmente<br />
storia e tra di esse aleggiano presenze<br />
eteree, che parlano per il tramite dei vestigi<br />
che ci hanno lasciato in dono. Dalle brume<br />
della più remota antichità emerge, imponente,<br />
l’immagine della Principessa di Bisaccia,<br />
che visse nel VII secolo a. C., cosiddetta in<br />
grazia della ricchezza del suo corredo funerario.<br />
E nel vento può accadere di udire gli scalpiti<br />
prodotti dai cavalli sui ciottoli mentre Federico<br />
II faceva il suo ingresso tra ali di cortigiani.<br />
Nei fatti, il Castello Ducale di Bisaccia, è un<br />
eccezionale esempio della rete di manieri creata<br />
dal grande svevo, talora su insediamenti fortificati<br />
preesistenti.<br />
Per quanto, infatti, le fonti più datate facciano<br />
risalire la costruzione ai Normanni, taluni storici<br />
affermano che esso debba la sua esistenza<br />
alla volontà del generale bizantino Basilio Boiannes<br />
(Bugiano), che dal 1017 al 1027 fu a capo<br />
del Catapanato d’Italia. La qual cosa io trovo<br />
verosimile, considerato che Bisaccia insiste<br />
in prossimità dei confini di tale provincia dell’Impero<br />
bizantino. Altri riferiscono di una più<br />
antica origine del primo nucleo, che risalirebbe<br />
ai Longobardi, ipotesi che mi trova concorde.<br />
Tale primigenio insediamento subì il colpo di un<br />
terribile sisma, che devastò l’attuale <strong>Irpinia</strong><br />
orientale nel 1198, uscendone diruto. Quindi,<br />
per circa mezzo secolo, le sue rovine versarono<br />
in stato di abbandono, fino a quando, nel<br />
1246, il feudatario coevo, Riccardo I, non fu<br />
esautorato da Federico II, perché ritenuto reo<br />
di congiura. A quel punto l’imperatore deliberò<br />
la ricostruzione del Castello. Sul fatto che<br />
Federico II sia effettivamente stato a Bisaccia<br />
non esiste dubbio alcuno, giacché se ne deriva<br />
notizia certa dalla Friderici Secundi, Romanorum<br />
Imperatoris, Jerusalem et Siciliae Regis,<br />
Historia Diplomatica, che ne dimostra la presenza<br />
il 28 giugno del 1250. Egli elesse il Castello<br />
a dimora di caccia, essendo un cultore<br />
della falconeria, al punto da essere stato autore<br />
del trattato De arte venandi cum avibus. Da ultimo,<br />
non va dimenticata la presenza del sommo<br />
Torquato Tasso, che vi trascorse un paio di<br />
mesi ospite del feudatario Giovan Battista manso.<br />
* Delegato regionale Unla - Divulgatore culturale
martedì 1 giugno 2021<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
L’ultima sfida di Marcello Arminio contro la politica che non riesce a cambiare nulla<br />
«Prossima lotta: riavere l’ospedale»<br />
«Noi per salvare una vita dobbiamo correre a 80 all’ora in autostrada»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Èun personaggio tenace e coraggioso.<br />
E lo confermano<br />
le tante battaglie che ha condotto<br />
in difesa del territorio. Marcello<br />
Arminio è uno di quei sindaci<br />
storici, che si legano a doppio filo<br />
alla comunità che rappresentano.<br />
Non a caso i bisaccesi lo hanno<br />
scelto per quattro volte. E lui ha già<br />
speso 17 anni della sua vita a fare il<br />
sindaco.<br />
Cosa significa guidare una comunità<br />
per tanti anni, qual è la<br />
sua esperienza a Bisaccia?<br />
«Bisaccia almeno fino a 30 anni fa<br />
contava almeno 7-8mila abitanti,<br />
oggi la popolazione si è dimezzata.<br />
La nostra storia è la storia del<br />
Sud: manca il lavoro, non ci sono<br />
servizi. E così non solo i giovani<br />
ma intere famiglie si sono spostate<br />
al Nord oppure all'estero. Di questo<br />
sono davvero dispiaciuto».<br />
Quali sono le difficoltà di un sindaco<br />
che guida un paese delle zone<br />
interne? Quali ostacoli deve<br />
superare ogni giorno?<br />
«Effettivamente ogni giorno dobbiamo<br />
affrontare i problemi dei cittadini,<br />
in particolare sul fronte sociale.<br />
Manca la casa o il lavoro, non<br />
ci sono redditi che aiutano le famiglie<br />
che sono costrette a chiedere<br />
aiuto al comune. Ma Bisaccia, come<br />
altri paesi del Sud, lamenta la<br />
manca di servizi importanti come<br />
ad esempio la viabilità, che è fortemente<br />
carente. Abbiamo strade che<br />
sono riconducibili agli anni Sessanta.<br />
Siamo indietro e senza le infrastrutture<br />
è difficile creare sviluppo.<br />
C'è poi il discorso sulla sanità<br />
che mi fa arrabbiare».<br />
Perché?<br />
«I miei concittadini sono spesso costretti<br />
a correre verso ospedali lontani<br />
dal nostro territorio per salvare<br />
una vita. Tutti i presìdi più o meno<br />
vicini non riescono a dare delle<br />
risposte importanti. Bisogna andare<br />
ad Avellino che dista circa 80 chilometri,<br />
si perde tempo prezioso<br />
specie nelle emergenze più gravi».<br />
Bisaccia nel 2012 ha perso l'ospedale,<br />
se dovesse mandare un messaggio<br />
al governatore De Luca<br />
cosa gli chiederebbe?<br />
«Al presidente De Luca voglio dire<br />
che l'ospedale di Bisaccia è stato<br />
chiuso nel momento in cui l'economia<br />
sanitaria si diceva che non<br />
fosse in grado di mantenere gli<br />
ospedali. Ma non credo che chiudendo<br />
solo Bisaccia si siano messi<br />
a posto i conti della sanità in Campania.<br />
Se i soldi mancavano all'epoca<br />
oggi con il Recovery plan è<br />
possibile riavere tutto quello che ci<br />
è stato tolto. Ma non so se la regione<br />
ha davvero intenzione di rivedere<br />
le sue scelte e ridare un'assistenza<br />
sanitaria seria a questo territorio.<br />
Spero di non dover fare altre<br />
battaglie».<br />
Lei ha vissuto gli anni difficili del<br />
rischio discarica sul Formicoso:<br />
la battaglia in difesa del territorio<br />
che cosa ha significato per questa<br />
comunità?<br />
«E' vero, qui la gente è abituata a<br />
lottare per rivendicare i propri diritti.<br />
Le zone interne non possono<br />
essere ricettacolo di qualsiasi cosa.<br />
E' una cosa ingiusta. Si ragiona con<br />
la logica dei numeri e si continua a<br />
penalizzare le comunità più piccole.<br />
Noi abbiamo dimostrato di saper<br />
respingere questa tesi. E siamo<br />
riusciti a mantenere integro il nostro<br />
territorio».<br />
La vertenza delle zone interne come<br />
va affrontata oggi nel rapporto<br />
con la politica che spesso<br />
annuncia degli impegni che poi<br />
non mantiene?<br />
«In tutto il Sud ci sono bellezze straordinarie<br />
e si potrebbe vivere di turismo.<br />
Ma di questo tema ne parliamo<br />
da una vita. Probabilmente<br />
noi non abbiamo ancora la cultura<br />
per fare turismo».<br />
E allora?<br />
«Credo che il riscatto di questo territorio<br />
possa avvenire attraverso un<br />
rilancio dei servizi, anche della strada<br />
ferrata con le stazioni che potrebbero<br />
rianimare il turismo ma<br />
anche il commercio. Non sono ottimista.<br />
Le promesse della politica<br />
sono state sempre tante e alla fine si<br />
sono rivelate solo delle illusioni.<br />
Servirebbe un piano Marshall, ma<br />
non so se c'è davvero l'intenzione<br />
di aiutare il Mezzogiorno. I contentini<br />
non bastano più».<br />
Lei sindaco per 17 anni, ha ancora<br />
davanti tre anni di amministrazione:<br />
qual è la sfida per il futuro<br />
di Bisaccia?<br />
«Saremo attenti al problema delle<br />
frane e alla realizzazione di nuove<br />
scuole. E soprattutto vogliamo rilanciare<br />
il nostro straordinario centro<br />
storico per scommettere sul turismo.<br />
Ma la politica deve aiutarci<br />
e rispondere seriamente alle attese<br />
di questa popolazione».<br />
Contro la discarica sul Formicoso<br />
Che battaglia a Pero Spaccone<br />
DI GIANNI VIGOROSO<br />
filo conduttore<br />
che unisce e acco-<br />
C’è un<br />
muna le aree interne:<br />
la lotta. C’è chi negli anni non è<br />
riuscito a difendersi e ha dovuto<br />
soccombere, di fronte a scelte<br />
scellerate e ingiuste ai danni<br />
sempre delle popolazioni più deboli<br />
e chi invece ha vinto. E’<br />
l’esempio degli eroi del Formicoso.<br />
Dal 1996 al 2008 in prima<br />
linea a combattere contro chi<br />
dall’alto, voleva a tutti i costi impiantare<br />
una mega discarica simile<br />
alle sorelle sventurate di Difesa<br />
Grande ad Ariano Irpino e<br />
Pustarza nel comune di Savignano<br />
Irpino. Ma a Pero Spaccone,<br />
in quel fazzoletto di terra<br />
tra Andretta e Bisaccia, non si è<br />
andati oltre i sondaggi e carotaggi. La protesta delle comunità locali pronte<br />
a tutto, insieme ai sindaci ha impedito l’arrivo delle ruspe e l’avvio dei<br />
lavori. L’altopiano del Formicoso, e il suo grano pregiato è rimasto intatto<br />
e inviolato. Si è lottato giorno e notte, sfidando tutto e tutti a denti<br />
stretti e con le proprie forze. Chi non ricorda in quei giorni convulsi e<br />
terribili, le scene di anziani a terra, i consigli comunali all’aperto, i blocchi<br />
che vedevano da un lato le forze dell’ordine e dall’altro i manifestanti.<br />
Tuonano ancora nella mente di tutti le parole dei funzionari della<br />
Questura di Avellino rivolte alla gente: “In nome della legge, scioglietevi.”<br />
Non erano dei criminali a protestare, ma persone in difesa di un loro<br />
diritto sacrosanto. Sdraiate a terra senza reagire accanto ai loro mezzi<br />
agricoli nei campi. Un muro umano, urla di disperazione e lacrime tra la<br />
polvere di quei terreni che faceva da nebbia per allontanare il nemico.<br />
Una decina furono i feriti nel 1998. Scene di rabbia e disperazione. Una<br />
notte di resistenza che finì nel peggiore dei modi con la carica da parte<br />
delle forze dell’ordine. Scoppiò il finimondo. Quelle anziane donne avvolte<br />
nei mantelli neri, così le definì il collega Pierluigi Melillo nel raccontare<br />
la cronaca di quei giorni tristissimi, pronte a farsi anche arrestare,<br />
oggi non ci sono più. Ed è stato soprattutto grazie al coraggio, alla<br />
forza e determinazione di quella gente se oggi il Formicoso può considerarsi<br />
ancora il più bel granaio dell’<strong>Irpinia</strong>.
Bisaccia
Bisaccia
14<br />
CRONACA<br />
martedì 8 giugno 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
TREVICO. QUANDO SONO GLI ARTIGIANI A SFORNARE OPERE D’ARTE<br />
La qualità delle cose buone<br />
garantita da persone serie<br />
L’incontro in una grotta di pietra con il re dei prosciutti irpini<br />
è la prova che la speranza del domani si basa sull’ospitalità<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
I“triilli” sono una cosa seria. Pasta<br />
lavorata a mano, con tanto<br />
di istruzioni per come allineare<br />
i tre polpastrelli che ne solcano<br />
la caratteristica forma. Sono nell’elenco<br />
ufficiale dei prodotti tradizionali<br />
della Regione Campania<br />
e non ci sono finiti per caso. Da<br />
duecento anni li fanno a Trevico e<br />
soltanto qui conoscono le dosi giuste<br />
perché a tavola arrivino opere<br />
d’arte di sapore. Rigorosamente la<br />
domenica e con un ragù d’agnello.<br />
Li mangi e sei sazio di gnocchi e di<br />
fusilli.<br />
I triilli sono un prodotto<br />
tradizionale certificato:<br />
una specialità che qui<br />
cucinano da 200 anni<br />
Luigi Giovanniello<br />
vende sorrisi<br />
e fette di profumo:<br />
una felicità del palato<br />
Ma nella verticale gourmet che ti<br />
regali salendo in questo che è il comune<br />
più vicino alle nuvole della<br />
Campania, il vero re, l’apoteosi<br />
dell’artigianalità che seleziona il<br />
meglio, è una fetta di prosciutto,<br />
stagionato in una piccolissima<br />
grotta scavata nella roccia. Ti riconcilia<br />
con la paura che schiere<br />
di trigliceridi prendano il sopravvento<br />
sulle tue arterie. Una tempesta<br />
di profumi li spazza via, lasciando<br />
che le papille gustative<br />
stampino sul tuo volto un sorriso<br />
beota, assorto in un piacere che è<br />
solo tuo. Mastichi via tutti i brutti<br />
pensieri e finalmente riesce a farsi<br />
strada una speranza, che è anche<br />
una consapevolezza: finché ci saranno<br />
persone come Luigi Giovanniello<br />
questi paesi dell’entroterra<br />
più arcaico hanno un futuro,<br />
una possibilità. È lui a produrre il<br />
“Pregiato di Trevico”. L’azienda<br />
ha il grosso della produzione nello<br />
stabilimento di Sturno, ma qui<br />
concentra l’élite dei suoi salumi,<br />
messi a stagionare dove nulla può<br />
disturbarli. In Vico II Orazio Flacco,<br />
proprio sopra la grotta di stagionatura,<br />
c’è anche la bottiglieria<br />
dei Giovanniello, ma c’è da stare<br />
molto attenti: trattasi di esperienza<br />
capace di spazzare in due minuti<br />
anni di lotte con i bilanciamenti di<br />
apporti calorici correlati ad attività<br />
motorie e stili di vita adeguati.<br />
Qui si entra per peccare contro la<br />
gola. Lui, Luigi, ha un sorriso che<br />
ti spiazza e ti inganna. In realtà è<br />
come un Caronte che ti traghetta<br />
nelle tentazioni. Ti assale con il suo<br />
tagliere e fa a fette anche il tuo orgoglio,<br />
facendoti abbandonare a<br />
sopressate, pancette e capicolli con<br />
l’entusiasmo di un bambino che<br />
afferra la sua prima macchina, il<br />
suo primo robot. Quando lui ha finito,<br />
tu sei nel girone dei goderecci<br />
senza alcuna possibilità di redenzione.<br />
Puoi tentare, solo tentare di recuperare<br />
un minimo di rapporto con<br />
la serietà e la mistica abbracciando<br />
i pochi metri che, salendo verso<br />
il castello, portano alla piazza<br />
della Cattedrale di Santa Maria Assunta.<br />
Ai piedi del tiglio secolare<br />
c’è un portale gotico: quello è l’ingresso<br />
della cripta, scrigno di testimonianze<br />
millenarie, con statue<br />
lignee, affreschi bizantini e sepolture<br />
romane. L’errore che tutti<br />
compiono è pensare a Trevico come<br />
al piccolo comune che trovi arrampicandoti<br />
lungo provinciali<br />
mulattiere. L’attuale abitato non è<br />
che un residuo di quella che soltanto<br />
qualche decina di anni fa era<br />
una estesissima ed importantissima<br />
cittadina. Subito dopo la II<br />
guerra mondiale, l’allora frazione<br />
di Scampitella ottenne di diventare<br />
comune a se. Era il 1948. Dieci<br />
anni dopo, anche Vallesaccarda<br />
divenne autonoma, mordendo risorse<br />
e abitanti al centro punto di<br />
riferimento di tutta la Baronia.<br />
Don Ciccio Calabrese, quando il<br />
papà di Ettore Scola decise di trasferirsi<br />
nella vicina Benevento, era<br />
uno dei tre notai che avevano studio<br />
a Trevico, insieme al sigillo di<br />
Montieri e a quello di Pietro Scola,<br />
nonno del regista. Tre studi e<br />
lavoro per tutti.<br />
Il legame degli Scola con Trevico<br />
è innegabile. Così come tutta la comunità<br />
è devota al regista, il primo<br />
che ha raccontato, toccando le<br />
corde giuste, il dramma dello spopolamento:<br />
cinquant’anni fa come<br />
oggi, da Trevico a Torino verso il<br />
Fiat-Nam del sud.<br />
Quel viaggio, quella disperazione<br />
quotidiana che è tanto potente da<br />
strapparti a questi luoghi incantanti<br />
in cui si vivrebbe come in un eden,<br />
non è ancora finito.<br />
Prima emigravano come carne da<br />
È ancora un Fiat-nam<br />
questo angolo<br />
di Baronia: e perdiamo<br />
il meglio di noi stessi<br />
macello, pezzi da catena di montaggio,<br />
accolti come bestie da soma<br />
senza un minimo di riguardo.<br />
Oggi facciamo ancora meglio. Li<br />
istruiamo, li cresciamo forti e sognatori<br />
e lasciamo che il meglio di<br />
loro finisca altrove. Nella consapevolezza<br />
di un destino segnato in<br />
ognuno dei giovani di qui c’è la<br />
gabbia dell’altra grande colpa in<br />
cui è comodo rinchiuderci: l’illusione<br />
che siano altri a dover risolvere.<br />
Da queste parti la delega in<br />
bianco ai ladri di futuro non la danno<br />
più. I fondi che stanno per piovere<br />
sono l’ennesima occasione<br />
per risollevarsi, riguadagnarle terreno.<br />
La scuola di formazione per<br />
fumettisti nella casa di Scola, in<br />
I fondi che stanno<br />
per piovere nelle aree<br />
interne sono l’ultimo<br />
treno per lo sviluppo<br />
collaborazione con il Suor Orsola,<br />
è un timido inizio. Un chiodo.<br />
Qui occorrono plinti e bulloni<br />
d’acciaio a testa esagonale con<br />
passo grosso per tenere in mano il<br />
domani.
martedì 8 giugno 2021<br />
15<br />
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ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Nicolino Rossi è alla guida dell’amministrazione comunale da sette anni<br />
«Emigrare? No, tornare alla terra»<br />
«La stazione Hirpinia una possibilità per il futuro. Qui presto una scuola per fumettisti»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Sul tetto della Campania il medico<br />
veterinario Nicolino Rossi è<br />
sindaco da sette anni. I cittadini<br />
di Trevico lo hanno riconfermato<br />
nel 2019 quando lui, caparbiamente,<br />
sbarrò la strada al ritorno dell'ex<br />
sindaco e assessore provinciale,<br />
Giuseppe Solimine. "Oggi ho<br />
solo un obiettivo – confessa<br />
– dare una nuova speranza ai<br />
nostri giovani perché possano<br />
costruirsi qui il loro futuro".<br />
Già, ma intanto non è<br />
semplice amministrare<br />
un comune così piccolo.<br />
Lei come riesce ad andare<br />
avanti?<br />
«E' vero le risorse finanziarie<br />
mancano, ma ora<br />
lamentiamo anche l'assenza<br />
di risorse umane.<br />
Siamo scesi a tre dipendenti<br />
in comune, erano undici<br />
fino a qualche tempo fa. Gli<br />
amministratori sono costretti a fare<br />
di tutto. Per la verità ci aiutano<br />
molto i nostri cittadini che capiscono<br />
la difficoltà».<br />
Trevico è conosciuto perché è il<br />
paese di Ettore Scola. Cosa significa<br />
per voi e quali sono i suoi ricordi<br />
del grande regista?<br />
«Per evidenti ragioni anagrafiche Ettore<br />
Scola l'ho visto solo una volta<br />
quando ero ragazzino: lui era venuto<br />
qui, come faceva sempre<br />
d'estate, a trovare la madre. In<br />
questo borgo è nato e ha vissuto<br />
i primi anni della sua vita. Poi per motivi<br />
legati al lavoro del padre, la famiglia si è<br />
trasferita prima a Benevento poi a Roma.<br />
Abbiamo avuto rapporti soprattutto con la<br />
figlia perché lui è venuto a mancare un anno<br />
dopo il nostro insediamento, ma stiamo<br />
ripercorrendo quello che era il suo sogno:<br />
realizzare una scuola per fumettisti<br />
nella casa di famiglia che è stata donata<br />
al comune. L'abbiamo ristrutturata e<br />
adesso è un centro culturale intitolato<br />
alla memoria del padre, il dottore<br />
Giuseppe Scola».<br />
E come pensate di realizzare la<br />
scuola per fumettisti?<br />
«Siamo in contatto con diverse<br />
Università, in particolare<br />
con l'Ateneo<br />
Suor Orsola Benincasa.<br />
Abbiamo anche iniziato<br />
un percorso sulla<br />
cinegustologia,<br />
l'obiettivo è di associare<br />
i suoi film al<br />
gusto e ai cibi tipici<br />
di questo territorio.<br />
C'è stata già una edizione<br />
nel 2016, un primo<br />
festival, ora puntiamo<br />
a riproporre questa<br />
iniziativa quanto prima».<br />
Ettore Scola ha dedicato al<br />
suo paese il film Trevico-Torino,<br />
viaggio nel Fiat-Nam, una<br />
denuncia sull'emigrazione che<br />
resta ancora attuale. Non crede?<br />
«Purtroppo, è così. Negli anni '70<br />
si partiva con la valigia di cartone:<br />
chi è stato fortunato si è fermato<br />
in Italia, altri sono stati costretti<br />
ad andare in Svizzera e<br />
Germania. All'epoca si trattava<br />
di un'emigrazione di persone che<br />
non avevano un livello culturale<br />
elevato. Ma oggi vanno via giovani<br />
che hanno una laurea e diversi<br />
master. Ormai è un dramma<br />
che non riguarda solo Trevico.<br />
Adesso ci può essere una speranza<br />
con lo smart working che potrebbe<br />
creare delle opportunità di lavoro».<br />
__<br />
Il sindaco Antonio Di Conza intervistato da 696 Tv<br />
Trevico si caratterizza per le produzioni<br />
di qualità come il prosciutto di Giovanniello<br />
oppure la patata e le castagne.<br />
E' questa la strada da seguire?<br />
«Certo. Ma oltre a prosciutto, patate e castagne,<br />
ci sono anche i trilli una particolarissima<br />
pasta fatta a mano. Servono persone<br />
che vogliono continuare questa tradizione.<br />
Bisogna ammettere che l'industrializzazione<br />
del dopo terremoto che ha<br />
interessato Valle del Calaggio, Valle Ufita<br />
e Lioni ha spinto molti giovani a lasciare<br />
l'agricoltura per andare in fabbrica. Ora si<br />
deve tornare al territorio e alla tradizione».<br />
La stazione Hirpinia di Valle Ufita per<br />
voi cosa può rappresentare?<br />
«E' una speranza per il futuro per contrastare<br />
lo spopolamento. Quando nel '92 andavo<br />
all'Università per raggiungere Napoli<br />
da Trevico ci volevano tre ore. Adesso<br />
con l'alta velocità con qualche ora in<br />
più si arriva a Milano. E' una grande opportunità<br />
per chi vuole venire a vivere in<br />
questi territori».<br />
Oggi si guarda al Recovery plan, siete<br />
pronti?<br />
«Certo. L'idea dell'albergo diffuso non va<br />
abbandonata ma servono le infrastrutture<br />
per collegarci alla stazione di Valle Ufita.<br />
Il primo confronto con il presidente della<br />
Provincia Biancardi è stato positivo, dobbiamo<br />
andare avanti facendo rete con gli<br />
altri comuni come abbiamo fatto noi con<br />
quattro centri della Baronia realizzando<br />
con i fondi regionali un percorso per bici<br />
elettriche. Perché sia chiaro: nessuno si<br />
salva da solo».
Trevico
Trevico
14<br />
CRONACA<br />
martedì 15 giugno 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CALITRI. DAI RUDERI DELL’ANTICO BORGO LA VISIONE DEL FUTURO<br />
Il borgalbergo sospeso,<br />
una macchina del tempo<br />
Come una sentinella della memoria, il preside Michele Cerreta<br />
ha collezionato cimeli che raccontano com’era la vita nell’800<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
La stesa di colori è come Positano.<br />
Ma il mare che sta<br />
sotto è fatto di guai e cose<br />
da risolvere. A partire dall’Ofantina,<br />
che è una lunga striscia di<br />
asfalto butterato, come marosi che<br />
battono e ribattono: ricordo di una<br />
strada, certezza della spensieratezza<br />
con la quale, chi doveva, ha<br />
affrontato il nodo delle zone interne<br />
della regione. Eppure, Calitri<br />
da sempre è un faro. Indica<br />
l’approdo solitario dei numeri primi.<br />
Guardano lontano, progettando<br />
il futuro pezzo dopo pezzo,<br />
giorno dopo giorno, senza spaventarsi<br />
davanti le difficoltà.<br />
E come le “mmle” hanno aggiustato<br />
le volte delle case di pietra,<br />
dal passato arrivano i migliori<br />
esempi di come costruire i giorni<br />
a venire.<br />
Già, le mmle: un concentrato di<br />
Fisica in un oggetto apparentemente<br />
banale, fatto di cotto primordiale,<br />
grezzo, affidato alle mani<br />
inesperte degli apprendisti che<br />
arrivavano a bottega e iniziavano<br />
a sfornarle, un primo passo per<br />
imparare l’arte della ceramica. Immaginate<br />
bicchieri capovolti, vuoti,<br />
agganciati al soffitto con la malta.<br />
Il massimo della leggerezza<br />
che messa insieme reggeva come<br />
ferro, sicura anche in caso di terremoto.<br />
Sono a vista nelle case più<br />
antiche, perché ancora adesso, dopo<br />
secoli, sono la miglior invenzione<br />
per tenere le persone incolumi<br />
in caso di scosse e crolli.<br />
Calitri è veramente terra di mezzo,<br />
baricentro delle zone interne.<br />
Da quaranta anni una frana taglia<br />
in due la parte più alta della città.<br />
Quella più storica. Il borgo castello<br />
è per metà recuperato: struggente<br />
tentativo, ancora una volta,<br />
di fare del passato il volano per il<br />
futuro. Un albergo diffuso con testimonianze<br />
contadine, preziose<br />
come andare a ritroso in un museo.<br />
Una macchina del tempo che<br />
ha un mastro di chiavi, Vitale Zabatta,<br />
presidente della pro loco, e<br />
un guardia di porta, Enzo Di Maio,<br />
professore e fervente studioso.<br />
Preziose guide, insieme accompagnano<br />
nei vari luoghi dove tut-<br />
__<br />
In alto le caratteristiche “mmle”. In basso, Enzo di Maio e Vitale Zabatta<br />
to è sospeso. Una porta e entri in<br />
una cantina di cento anni fa.<br />
Un’altra e scopri dove dormivano<br />
i contadini. Dove cucinavano.<br />
E poi i mestieri, gli artigiani: fabbri,<br />
falegnami, scalpellini, ceramisti.<br />
E sopra le porte, le terrazze<br />
con vista a perdita d’occhio sull’<strong>Irpinia</strong><br />
più alta. Lo spettacolo<br />
della natura dopo quello dell’uomo,<br />
in un percorso che ti si stampa<br />
nella mente, alimentando curiosità<br />
sulla vita in quei vicoli arcaici,<br />
tutti di proprietà comunale,<br />
frutto di baratti con licenze a costruire<br />
altrove. Tre diversi progetti,<br />
quindici milioni di euro, e tra<br />
un po’ le ferite della frana e l’abbandono<br />
dovrebbero lasciare anche<br />
la parte destra, quella più segnata<br />
dal tempo e dall’abbandono.<br />
Nelle intenzioni del sindaco<br />
Di Maio, raro esempio di sinistra<br />
che funziona, ci sono barriere abbattute<br />
ovunque e un’ascensore<br />
per i diversamente abili. Le promesse,<br />
dicono, qui sono un impegno<br />
d’onore. Si mantengono. Come<br />
l’impegno del preside Michele<br />
Cerreta, il primo ad avere una<br />
visione del futuro per questo posto.<br />
Per anni, come una sentinella<br />
della memoria, ha collezionato<br />
i cimeli che oggi vengono esposti<br />
e che ai ragazzi in visita raccontano<br />
la vita dei bisnonni.<br />
L’amministrazione comunale lavora a un risorgimento delle coscienze riannodando i fili della cultura del bello<br />
Un festival di compagnie teatrali con Dragone<br />
DI MARIATERESA TOGLIA *<br />
Piccolo borgo situato in <strong>Irpinia</strong> ai confini<br />
con la Basilicata, percorso dal fiume<br />
Ofanto, Calitri si innalza con case arroccate,<br />
con luci e colori che poeticamente rievoca<br />
la bellissima Positano. Conta poco più di<br />
4000 abitanti. Le prime tracce di presenza umana<br />
risalgono al Neolitico. È stata, anni addietro,<br />
il fiore all’occhiello della cultura irpina, il<br />
più importante centro grazie al potere attrattivo<br />
dei suoi istituti scolastici (scuola media, istituto<br />
tecnico commerciale, istituto d'arte, liceo<br />
scientifico, istituto professionale).<br />
Calitri ha dato i natali a Salvatore Scoca, padre<br />
costituente al quale dobbiamo la presenza dell'articolo<br />
53 della costituzione sulla capacità<br />
contributiva e la progressività delle imposte.<br />
Calitri è una delle 46 Città della Ceramica sul<br />
territorio nazionale, vanta inoltre 27 associazioni<br />
culturali molto presenti sul territorio. Tra<br />
queste, l’associazione teatrale “I teatranti del sipario”,<br />
che rappresenta periodicamente opere<br />
che alternano il classico teatro napoletano ma<br />
anche opere di Pirandello, Brecht e altri autori<br />
contemporanei.<br />
L’amministrazione ha caldeggiato il progetto<br />
di attuare il primo festival del teatro proprio a<br />
Calitri. Evento che<br />
vedrà coinvolte tutte<br />
le associaIoni teatrali<br />
del territorio con la<br />
firma del maestro<br />
Franco Dragone.<br />
Progetto che prevede<br />
serate di teatro, di<br />
musica, nonché laboratori<br />
teatrali, il<br />
coinvolgimento di<br />
negozietti di artigianato<br />
e di prodotti tipici<br />
locali, per i quali<br />
Calitri propone delle vere e proprie eccellenze<br />
. Questo per realizzare una sorta di giornate<br />
della 24-hour culture.<br />
L’amministrazione comunale e l’assessorato alla<br />
cultura sono sensibili e lungimiranti affinché<br />
i giovani possano essere coinvolti e integrati in<br />
attività culturali e sportive, poiché già nella prima<br />
infanzia possano usufruire di stimoli culturali<br />
così da poter sviluppare quelle che sono le<br />
loro doti innate.<br />
Soprattutto. l’intento dell’assessorato alla cultura<br />
è quello di portare scrittori e poeti che possano<br />
donare la bellezza a questo territorio troppo<br />
spesso dimenticato, riaccendere quella bellezza<br />
cancellata dalla indifferenza e della dimenticanza,<br />
addolcire gli animi di chi vive, di<br />
chi ancora crede che la bellezza possa salvare<br />
il mondo, una sorta di risorgimento dei luoghi<br />
intorpiditi dal tedio, per scrostare la noia per<br />
ridare un’anima ai Borghi svuotati dal terremoto,<br />
smembrati nella loro essenza, affamanti<br />
di ritrovare un cuore pulsante che solo versi nomadi<br />
e liberi possono donare. Per assaporare,<br />
attraverso la bellezza e attraverso il prezioso silenzio<br />
dei nostri luoghi, gli acuti di versi che si<br />
involano per lasciare una traccia di fascino, per<br />
colmare il vuoto dell’anima, per essere traghettatori<br />
di parole e di speranza.<br />
* Assessore alla Cultura<br />
del comune di Calitri
martedì 15 giugno 2021<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Michele Di Maio e quel progetto di ferrovia dei Borbone del 1840 attualissimo ancora oggi<br />
«La salvezza? Infrastrutture e lavoro»<br />
«Strategico il patto per la linea Eboli-Calitri-Pescopagano: 35 chilometri per unire tre mari»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Deve essere proprio innamorato della sua<br />
terra Michele Di Maio, sindaco di Calitri,<br />
riconfermato alla<br />
guida del paese solo un anno<br />
fa. Tante idee e progetti innovativi,<br />
come non si vedono<br />
di solito nei borghi dell'entroterra<br />
campano. E con un<br />
obiettivo fisso: salvare l'ambiente<br />
di quest'area, per<br />
larghi tratti ancora incontaminata,<br />
e dare<br />
una speranza ai<br />
giovani.<br />
Sindaco lei ormai<br />
è un paladino delle<br />
zone interne: ma<br />
la vertenza per questi<br />
territori come va<br />
riaperta?<br />
«Si riapre soprattutto<br />
con il progetto pilota:<br />
il percorso ormai è definito.<br />
Abbiamo la possibilità<br />
di usufruire dei fondi<br />
regionali e di quelli del<br />
Recovery fund. Inoltre abbiamo<br />
aderito alla proposta<br />
del presidente della Provincia<br />
Biancardi: puntare su<br />
idee che coinvolgano più<br />
comuni. Ho proposto lo<br />
svincolo a Lioni per favorire<br />
i collegamenti con le<br />
zone interne e poi il rifacimento<br />
dell'Ofantina, che si<br />
trova in condizioni pessime,<br />
e stiamo pensando alla<br />
Eboli- Calitri».<br />
Già, per le aree interne<br />
sarebbe strategico il progetto<br />
della linea ferroviaria<br />
Pescopagano-Calitri-Eboli:<br />
è questa la sfida<br />
per il futuro?<br />
«Abbiamo firmato un accordo di programma<br />
esteso anche ad altri 40 comuni che vanno da<br />
Battipaglia a Melfi. Anche i centri dell'alta Valle<br />
del Sele hanno aderito: parliamo di paesi che<br />
sono all'interno dell'area interna e sono quelli<br />
che si spopolano in misura maggiore. A noi interessa<br />
soprattutto il trasporto commerciale: pensate<br />
alle auto che dalla Stellantis di Melfi devono<br />
arrivare al porto di Salerno, oppure ai tir che<br />
portano il fieno dal Formicoso alla valle del Sele<br />
per il foraggio alle bufale, e ancora alle migliaiia<br />
di camion che dalla Puglia trasportano<br />
pomodori verso il Salernitano. Un progetto di<br />
35 chilometri di strada ferrata immaginato nel<br />
1840 ma ancora fortemente attuale per collegare<br />
il Tirenno all'Adriatico e allo Ionio».<br />
Ma lo spopolamento come si può contrastare?<br />
«La strategia nazionale per le aree interne immaginata<br />
da Bolzano a Canicattì fissò degli<br />
obiettivi ma mise a disposizione pochissimi fondi.<br />
Tutti puntarono sui servizi: scuola, sanità e<br />
traspoprti. Noi siamo a un punto morto per il<br />
progetto pilota perché non ci sono interventi sull'occupazione.<br />
E quindi l'ipotesi iniziale rischia<br />
di diventare l'ennesima occasione mancata per<br />
questo territorio».<br />
Calitri è anche la città della ceramica, il progetto<br />
di rilanciare l'artigianato sta funzionando,<br />
ma cosa serve per creare occupazione?<br />
«Bisogna puntare alla rinascita delle aree industriali<br />
sorte nel dopoterremoto. L'occupazione è<br />
rimasta un sogno. Furono spesi 6mila miliardi<br />
delle vecchie lire. A parte l'area di Morra che tira,<br />
noi a Calitri abbiamo solo 80 occupati sugli<br />
ottocento previsti. All'inizio c'era stato un buon<br />
investimento di Lettieri ma la cosa si è fermata<br />
lì. E' stato fatto poco per la scuola e i trasporti».<br />
Ma qual è il futuro dell'<strong>Irpinia</strong> d'oriente, su<br />
cosa bisogna puntare?<br />
«Noi scontiamo il fatto di essere l'osso dell'osso.<br />
Dobbiamo puntare sulle infrastrutture: oltre<br />
alla Eboli-Calitri e al rifacimento dell'Ofantina,<br />
noi dobbiamo creare posti di lavoro. Ma serve<br />
un piano di lavoro serio che faccia restare qui i<br />
giovani».<br />
Operazione che non è affatto semplice, non le<br />
pare?<br />
«Certo, anche il vescovo Cascio mi disse: ma è<br />
sicuro che trovando un posto di lavoro i giovani<br />
resterebbero qui. Guardi, laddove i piccoli<br />
paesi hanno avuto la possibilità di accedere alla<br />
fibra non solo è stato possibile garantire la dad<br />
nelle scuole ma ci sono stati tanti giovani che<br />
dal nord sono tornati nelle nostre comunità. E'<br />
una fascia giovanile che non possiamo perdere».<br />
Ora che la pandemia ha rallentato, tornerà<br />
lo Sponz Fest...<br />
«Abbiamo già programmato insieme a Vinicio<br />
Capossela e alla Scabec un appuntamento che<br />
parla delle zone interne. Si terrà nell'ultima settimana<br />
di agosto ma immaginiamo anche un festival<br />
del teatro con la direzione artistica di Franco<br />
Dragone che si è messo a disposizione: si tratta<br />
di un progetto che sarebbe itinerante tra i comuni<br />
di quest'area. Come dire: le zone dell'osso<br />
non si arrendono mai».<br />
L’invenzione<br />
Lo zaino solare<br />
e i ragazzi<br />
di Caruso<br />
Uno zainetto tecno, in puro<br />
cotone “bull denim”, colorato<br />
con fondi di caffé, che<br />
aggancia in alto un minipannello<br />
solare, capace di alimentare uno<br />
smartphone o un computer, ovunque<br />
si trovi, anche nelle condizioni<br />
più estreme, chi lo indossa.<br />
L’intuito è di Girolamo e Salvatore<br />
Caruso, padre e figlio titolari di<br />
laboratori sartoriali impegnati nella<br />
produzione di costumi per film e<br />
rappresentazioni teatrali. La visione<br />
è un approccio green su tutto il<br />
ciclo produttivo cui sono chiamati<br />
a confrontarsi ragazzi con difficoltà,<br />
un programma di formazione<br />
professionale triennale per Millenni@ls,<br />
con tutoraggio della napoletana<br />
Consvip. Il progetto è in cerca<br />
di sponsor e in attesa di brevetto,<br />
per lanciarne la realizzazione su<br />
vasta scala e creare posti di lavoro,<br />
rigorosamente “sostenibili” per il<br />
territorio.
Calitri
Calitri