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PAESI DELL'OSSO (Irpinia)

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14<br />

CRONACA<br />

martedì 22 giugno 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

GRECI. PERCHÉ QUI SI PARLANO DUE LINGUE: CHI ERA «SKANDERBERG»<br />

Castriota e le capre armate<br />

per spaventare gli Ottomani<br />

Eroe geniale, il generale albanese salvò l’Italia dall’invasione<br />

Ferdinando I d’Aragona, grato, gli aprì le porte del suo Regno<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Lo stratagemma era talmente<br />

geniale che sarebbe finito<br />

nei manuali di tattica di<br />

tutti i generali nei secoli a venire.<br />

Assalito per l’ennesima volta dagli<br />

Ottamani, Giorgio Castriota, a<br />

capo della resistenza albanese,<br />

sopperiva alla mancanza di uomini<br />

e mezzi con la creatività:<br />

piombò in piena notte sull’accampamento<br />

dei soldati turchi mischiando<br />

alle centinaia di suoi soldati<br />

migliaia di armenti.<br />

Scesero dall’alto con il fragore degli<br />

zoccoli e l’impatto di un mare<br />

di torce: gli islamici, terrorizzati,<br />

scomposero le proprie difese e<br />

vennero facilmente sopraffatti.<br />

Skanderberg, come lo acclamava<br />

la popolazione, li aveva ingannati<br />

legando torce alle corna di capre.<br />

Giorgio Castriota arrivò in soccorso<br />

di Ferdinando I d’Aragona<br />

quando questi subì l’aggressione<br />

dell’esercito di Giovanni D’Angiò.<br />

A Orsara di Puglia, correva<br />

l’anno 1462, ottenne l’ennesima<br />

vittoria. Grati, i d’Aragona gli<br />

aprirono le porte del regno di Sicilia<br />

donando il controllo di alcune<br />

zone dell’italia meridionale a<br />

lui e ai suoi discendenti.<br />

Tra queste, Greci. Ecco perché<br />

qui si parlano due lingue, i cartelli<br />

stradali sono anche in albanese<br />

e la comunità arbëreshë è ancora<br />

molto attiva.<br />

Nella piazza principale del piccolo<br />

paesino c’è un busto del principe<br />

condottiero, in testa l’elmo<br />

con le corna di capre, simbolo della<br />

sua abilità. Ad inaugurarlo, nel<br />

2018, il presidente della Repubblica<br />

d’Albania, Ilir Meta.<br />

Bilingue e testimoni di arcaiche<br />

gesta, oggi ci sono i volti di cinque<br />

ragazzi, la meglio gioventù che<br />

Greci può schierare: Mariateresa<br />

Norcia, 23 anni, Greta Strada,<br />

21 anni, Antonio Norcia, 19 anni,<br />

Palmerino Albanese, 24 anni,<br />

Vincenzo Rosalbo, 24 anni. A<br />

loro è stata affidata l’accoglienza<br />

nell’ambito di diversi progetti che<br />

l’amministrazione comunale ha<br />

messo in campo sfruttando le opportunità<br />

del servizio civile. So-<br />

no ragazzi in gamba, inseriti benissimo<br />

nelle cose del paese, benvoluti<br />

dalle persone, ma pienamente<br />

consapevoli: «Se uno ha<br />

una certa età, vivere qui è anche<br />

piacevole. Ma noi», spiegano i<br />

cinque ragazzi, «sappiamo che<br />

presto dovremo andare via, a cercarci<br />

un futuro, un’opportunità di<br />

lavoro». Già, perché con i tre nuovi<br />

nati che ha fatto registrare nel<br />

2020 e i due di questi primi mesi<br />

del 2021 (auguri ai piccoli Emma<br />

Boscia e Leonardo Gliatta), Greci<br />

può soltanto resistere, cercare<br />

di correre ai ripari. Su poco più di<br />

600 abitanti la metà è già residente<br />

altrove: Toscana, Lombardia, ma<br />

anche Germania e, caso di immigrazione<br />

al contrario, tornati nei<br />

Balcani. Essere baricentrici rispetto<br />

a tre province, Benevento,<br />

Avellino e Foggia, offre qualche<br />

vantaggio ma dovranno intervenire<br />

forze ben diverse da quel potere<br />

oreografico. Certe equidistanze<br />

finiscono per diventare isolamento<br />

se Regione e strategie del<br />

governo centrale non si muovono<br />

per favorire i servizi minimi, creando<br />

le infrastrutture per le iniziative<br />

imprenditoriali: che qui<br />

partono con il doppio handicap di<br />

essere non solo al sud, ma nei territori<br />

più dimenticati dalla programmazione<br />

di fondi.<br />

Ad agosto l’appuntamento con lo scrittore Antonio Sasso che presenterà il suo volume sui costumi locali<br />

L’estate arbëreshë nel segno della tradizione<br />

DI MARIATERESA TOGLIA *<br />

__<br />

Il busto dedicato a Giorgio Castriota e il centro storico di Greci<br />

Greci Katundi è l’unico centro della Campania<br />

di minoranza linguistica arbëreshë,<br />

frutto di migrazioni provenienti dall’Albania<br />

a partire dalla seconda metà del 1400<br />

ed è tutelata dalla legge sulle "Norme in materia<br />

di tutela delle minoranze linguistiche storiche".<br />

L’amministrazione comunale metterà in campo,<br />

a partire dal 15 e fino al 25 agosto, una serie<br />

di iniziative al fine di promuovere e valorizzare<br />

le tradizioni di Greci sulla scia di quanto<br />

portato avanti nel corso dell’attività amministrativa;<br />

si partirà con la promozione del territorio<br />

e degli antichi usi e costumi attraverso<br />

l’incontro con Antonio Sasso, lo scrittore di<br />

origini grecesi che presenterà il suo volume tra<br />

le cui righe sarà possibile rivivere delle scene<br />

della vita di paese, tra aneddoti e filastrocche<br />

in lingua. Seguiranno delle attività che vedranno<br />

coinvolti i bambini / ragazzi da 3 a 16 anni<br />

e si svolgeranno in più giornate: lettura di poesie<br />

e filastrocche in lingua arbëreshë e laboratori<br />

didattici nel museo archeologico comunale.<br />

Un paio di giornate saranno dedicate alla promozione<br />

dei prodotti tipici grazie alla collaborazione<br />

con la Pro loco; una giornata invece vedrà<br />

la promozione della lingua grazie all’intervento<br />

di uan giovane band che coniuga la lingua<br />

arbëreshe a musica indie-pop di respiro contemporaneo.<br />

Il 25 agosto, invece, a conclusione<br />

della kermesse “Ghusti Kantudit”, ci sarà La<br />

rappresentazione teatrale della vita e del martirio<br />

di San Bartolomeo Apostolo, opera drammaturgica<br />

tragico lirica, composta e rivista dall'Abate<br />

Luigi Lauda, poeta e scrittore arbëreshë<br />

facendo riferimento al Saul di Alfieri. Interpretata<br />

da personaggi del posto, viene presentata<br />

in due spettacoli un primo la mattina<br />

dopo la sfilata degli attori e delle scene esterne<br />

per le strade del paese dove si svolge la fiera<br />

mercato; un secondo in serata arricchito da giochi<br />

di luce ed effetti speciali. Si potranno visitare<br />

presso il Palazzo Lusi il Pleag, l’Esposizione<br />

Archeologica; la Mnemoteca, il museo<br />

multimediale ed archivio sociolinguistica e la<br />

Biblioteca comunale Padre Leonardo De Martino<br />

con adiacente la Piazza della Lettura e le<br />

Panchine Letterarie. In più, sempre nel centro<br />

storico, il Palazzo Caccese sede del Museo<br />

Vedovato, e le Halive, costruzioni tipiche della<br />

tradizione..<br />

* Assessore alla Cultura<br />

del comune di Greci


martedì 22 giugno 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

15<br />

CRONACA<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

Arriva sul sito<br />

in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Nicola Luigi Norcia si racconta ai microfoni di 696 tv e spiega la sua strategia per il futuro<br />

«Giovani e formazione le nostre armi»<br />

Dalle stazioni logistiche della Napoli-Bari al Recovery plan il lavoro per fermare la fuga<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Ci accoglie con un saluto mischiando<br />

l'italiano e l'arbëreshë, la lingua della<br />

tradizione storica albanese che resiste<br />

in questo antico borgo dell'<strong>Irpinia</strong> al confine<br />

con Puglia e Sannio. Nicola Luigi Norcia<br />

è un sindaco giovane, ha solo 38 anni, ma<br />

già da tre stagioni è al timone dell'amministrazione<br />

comunale guidando una squadra<br />

dalla "linea verde".<br />

Allora, sindaco quanto è difficile governare<br />

un comune di frontiera?<br />

«Sono tante le difficoltà che si incontrano. I<br />

cittadini ci segnalano i loro problemi ogni<br />

giorno e dobbiamo dare delle risposte concrete.<br />

E noi ci proviamo sempre».<br />

Lei è un punto di riferimento dei cittadini<br />

per tutti i problemi, anche quelli più banali.<br />

«Noi siamo sempre a disposizione dei cittadini<br />

per cercare di affrontare quelle che sono<br />

le emergenze. Non ci tiriamo indietro, insomma...».<br />

Aver recuperato la trazione albanese per<br />

usi e costumi può essere un'occasione di<br />

rilancio sul fronte culturale e turistico?<br />

«Guardi, è una nostra caratteristica: siamo<br />

lunica comunità arberesche della Campania.<br />

Abbiamo fato di tutto per recuperare i primi<br />

insediamenti sul nostro territorio. E la lingua<br />

albanese fa parte della nostra vita e della nostra<br />

cultura. E' un patrimonio che non può<br />

scomparire, è stata tramandata in maniera<br />

orale dai nostri nonni».<br />

C'è stato un momento importante per voi<br />

con la visita del presidente dell'Albania<br />

Ilir Meta nel 2018. Che cosa ha significato<br />

per voi?<br />

«Ci siamo adoperati da subito per riallacciare<br />

i rapporti con l'Albania. Il nostro obiettivo<br />

era proprio quello di dedicarci alla nostra storia<br />

e alla nostra cultura. Subito dopo l'incontro<br />

con Mattarella il presidente dell'Albania<br />

è venuto qui per partecipare all'inaugurazione<br />

del busto di Giorgio Castriota Skanderberg,<br />

eroe albanese che ha combattuto contro<br />

l'invasione turca».<br />

Anche Greci deve fare i conti con lo spopolamento<br />

e l'emigrazione. Che si può fare?<br />

«Sono due note dolenti del nostro territorio.<br />

Purtroppo, intere famiglie hanno lasciato il<br />

nostro paese per ragioni lavorative. Il nostro<br />

obiettivo è quello di proprorre nuove attività<br />

e un'offerta lavorativa maggiore. E' difficile,<br />

ma ci proveremo».<br />

Siete un comune di frontiera: come guardate<br />

all'Alta Velocità Napoli-Bari e in particolare<br />

alle due stazioni di Valle Ufita e<br />

Orsara. Posson oessere un' occasione di<br />

rilancio?<br />

«Noi siamo in una posizione geografica<br />

strategica. Le due stazioni logistiche della<br />

Napoli-Bari potrebbero garantirci collegamenti<br />

importanti. Abbattere le distanze e ridurre<br />

i tempi di spostamento sarà fondamentale<br />

per il futuro. Ci crediamo<br />

molto, guardiamo al futuro con grandi<br />

speranze e sarà un grosso passo in<br />

avanti per il territorio».<br />

Che tipo di aiuti vi aspettate da<br />

governo centrale e regione?<br />

«I piccoli borghi senza gli aiuti dello<br />

Stato rischiano di scomparire. Ci<br />

aspettiamo tanto dalle istituzioni,<br />

ci sono tanti progetti che stiamo<br />

proponendo. Noi chiediamo di ottenere<br />

tutto ciò che è possibile per rendere<br />

concrete nuove prospettive».<br />

Nelle zone interne si scontano ritardi<br />

su infrastrutture e servizi, cosa deve<br />

cambiare?<br />

«I ritardi dipendono a volte anche da una<br />

alternanza amministrativa che non<br />

aiuta. Per raggiungere un obiettivo<br />

serve seguire un determinato percorso e c'è bisogno<br />

di una svolta per il nostro territorio».<br />

Il Recovery plan può essere un'occasione<br />

Il caso Vara<br />

La misteriosa<br />

scomparsa<br />

dell’83enne<br />

storia che<br />

forse resterà per<br />

C’èuna<br />

sempre un mistero<br />

a Greci, la scomparsa inspiegabile<br />

e davvero assurda di<br />

Salvatore Vara. Dell’83enne,<br />

padre di due figli Giovanni e Gino<br />

non si ha un briciolo di notizia<br />

dal 22 ottobre scorso.<br />

Era in località Ripitella, l’ultima<br />

volta, una zona particolarmente<br />

impervia del paese che affaccia<br />

alla statale 90 delle Puglie ed è<br />

qui che nel giro di una manciata<br />

di minuti si è volatilizzato nel<br />

nulla. Salvatore, nonostante le<br />

ricerche siano state tempestive<br />

e capillari, non è stato trovato finora<br />

né vivo e né morto. E c’è<br />

anche una ipotesi inquietante<br />

dietro la sua scomparsa, quella<br />

di un rapimento. A sollevarla è<br />

stato il figlio Giovanni che da<br />

quel pomeriggio maledetto, non<br />

ha mai smesso di cercarlo disperatamente.<br />

“Mio padre nel<br />

territorio di Greci non c’è.<br />

E’ stato caricato in auto e portato<br />

via non sappiamo da chi e per<br />

quale motivo.” Di Salvatore non<br />

è stata trovata nessuna traccia<br />

nell’arco di otto mesi in quei terreni,<br />

un indumento, una scarpa.<br />

per rilanciare la vertenza dei comuni<br />

delle aree interne?<br />

«Sì, è un progetto fondamentale, potrà<br />

essere una risorsa per il nostro territorio.<br />

Ci puntiamo e speriamo di recuperare i<br />

fondi necessari per le nostre programmazioni».<br />

Da tre anni è sindaco, che bilancio<br />

può tracciare finora?<br />

«Ci siamo dedicati molto alle attività<br />

culturali, ma puntiamo a<br />

migliorare le condizoni complessive<br />

del nostro paese dal punto<br />

di vista strutturale, economico e<br />

sociale. Noi non ci arrendiamo siamo<br />

un'amministrazione giovane anche<br />

se la strada è in salita punteremo a<br />

raggiungere la vetta».<br />

Qual è il suo sogno nel cassetto per la<br />

Greci del domani?<br />

«Far rivivere Greci dal punto di vista<br />

sociale e economico, i nostri borghi sono<br />

in difficoltà. La nostra prerogativa sarà<br />

garantire ai nostri cittadini e ai giovani<br />

una qualità della vita migliore. Puntando<br />

anche su una maggiore formazione<br />

che spinga però i giovani a restare<br />

qui. Ci proveremo».<br />

“Chiedo alla persona che ha caricato<br />

papà in macchina di non<br />

fargli del male.” Ma chi avrebbe<br />

avuto interessi a portare via<br />

Salvatore. E se davvero fosse<br />

stato rapito, per mano di chi?<br />

“L’unica ipotesi per noi è che papà<br />

sia salito sulla macchina sbagliata<br />

in direzione Foggia.” Di<br />

certo, al momento vi è solo un<br />

triste dato, Salvatore fa parte delle<br />

63mila persone scomparse nel<br />

nulla dal 1974 ad oggi e mai più<br />

ritrovate. Un dolore che accomuna<br />

tutti allo stesso modo e<br />

che niente e nessuno potrà mai<br />

alleviare.<br />

GIANNI VIGOROSO


Greci


Greci


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

a cura di<br />

martedì 6 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

__<br />

In alto il sindaco Farina intervistato da 696 tv. A lato Felice Zarra (il primo a<br />

destra), Aurelio Marzullo e Donato Grasso.<br />

TEORA. GLI ENORMI OSTACOLI DI UNA TERRA CHE SI SVUOTA<br />

«Sì, qui non c’è lavoro<br />

ma sarà sempre casa»<br />

La rassegnazione dei giovani costretti a fare le valige e partire<br />

La scuola salvata dall’arrivo di famiglie in fuga dalle metropoli<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Nel 2021 le cose procedono<br />

nella perfetta parità:<br />

quattro scomparsi e quattro<br />

nuovi nati. Almeno, fino a ieri.<br />

Evocato il potere di tutti “li<br />

scquacquaracchiun” che proteggono<br />

il paese, a fine anno Teora<br />

potrebbe finalmente tirare un sospiro<br />

di sollievo. Arginare lo spopolamento<br />

in quest'angolo d'<strong>Irpinia</strong><br />

è vitale come respirare. Un bel<br />

colpo lo ha già assestato l'amministrazione<br />

comunale, che con la<br />

politica di zero tasse e sostegno<br />

per i fitti delle case, nel giro di<br />

due anni ha fatto arrivare una<br />

trentina di nuovi residenti, di cui<br />

15 bambini. Dopo l'annuncio<br />

(l'obbligo era stabilirsi a Teora e<br />

avere almeno un bambino) sono<br />

arrivati dal Brasile, dalla Gran<br />

Bretagna, dall'Argentina. Persino<br />

dalla Sicilia. Per almeno dieci anni<br />

gli istituti scolastici e la stessa<br />

composizione delle classi sarà salva.<br />

__<br />

In alto Lucia Meola, titolare di un bar e madre di Alessia, 27 anni, fuori per studio. In basso il<br />

monumento dedicato alle serenate (mai un matrimonio senza a Teora) e l’ingresso di Villa Sibilia.<br />

Badoglio assistevano dalla terrazza<br />

del belvedere alle manovre<br />

militari quando Mussolini si trovò<br />

a passare per l'antica Appia diretto<br />

verso Bari. Raggiunto dall'addetto<br />

militare che lo informava<br />

della presenza del Re, il dittatore,<br />

che non aveva un buon rapporto<br />

con Vittorio Emanuele, impose<br />

al suo autista di accelerare e<br />

andare via. Sfortunatamente, la<br />

manovra fu tanto repentina da travolgere<br />

l'incolpevole teorese Remigio<br />

Lepore, che si ritrovò invalido.<br />

Ma Remigio si prese la<br />

sua rivincita: ha vissuto fino a 102<br />

anni con la pensione che gli avevano<br />

riconosciuto. A guardia di<br />

quel belvedere oggi ci sono soltanto<br />

i ruderi dell'antico castello,<br />

stanchi testimoni della parte più<br />

alta del paese, che si allunga per<br />

tre o quattro chilometri. Del tufo<br />

e delle pietre che prima del terremoto<br />

dell'80 costituivano il 90 per<br />

cento delle costruzioni non c'è più<br />

traccia. Sono riusciti a salvarsi<br />

soltanto i portali scolpiti nel gra-<br />

Con la politica<br />

sulla casa a zero tasse<br />

e con fitto agevolato<br />

arrivati 15 bambini<br />

Felice: «Sappiamo<br />

che il nostro destino<br />

è andare via di qui<br />

per trovare lavoro»<br />

Cosa ha costituito un così forte richiamo<br />

dal voler cambiare città o<br />

nazione per finire in Alta <strong>Irpinia</strong>?<br />

La vita slow che a queste latitudini<br />

è possibile. Ma solo se hai<br />

già risolto l'altra vera lotta che tutti<br />

noi combattiamo in qualsiasi<br />

posto viviano: la sopravvivenza<br />

economica. Ne sanno qualcosa<br />

Felice Zarra, 25 anni, studente<br />

universitario a Siena, Aurelio<br />

Marzullo, 28 anni, e Donato<br />

Grasso, 33 anni, tutti teoresi doc.<br />

Davanti al bar della signora Lucia<br />

Meola, anche lei con una figlia,<br />

Alessia, 27 anni, lontana da<br />

casa per studio e lavoro, i tre allargano<br />

le braccia quando l'argomento<br />

si sposta sulle possibilità<br />

di un futuro a Teora: «Lo sappiamo<br />

tutti che da qui uno deve andare<br />

per forza via, le opportunità<br />

sono pari a zero», racconta sconsolato<br />

Felice, «ma una cosa è certa:<br />

appena possiamo torniamo a<br />

respirare quest'aria, perché da<br />

questa terra non si va mai via definitivamente»,<br />

gli fa da eco Aurelio,<br />

mentre pudico posa in terra<br />

la birretta che si stava regalando.<br />

E prosegue: «Lei non ha idea in<br />

cosa si trasformava Teora in estate,<br />

quando la pandemia non aveva<br />

ancora mostrato gli artigli. Tornavano<br />

a migliaia perché qui e<br />

soltanto qui è casa, è vita».<br />

Meno di 140 abitanti a chilometro<br />

quadrato, Teora e tutta l'Alta<br />

<strong>Irpinia</strong> non hanno nulla a che vedere<br />

con i 2400 di una metropoli<br />

come Napoli o, ancora peggio, i<br />

2600 di Ercolano o i 12mila di<br />

Portici.<br />

Ecco il vero snodo politico irrisolto:<br />

i rapporti con la Regione e<br />

la teoria dell'uomo solo al comando<br />

che non funziona. Come<br />

possono programmi, investimenti<br />

e ipotesi di sviluppo essere buoni<br />

per realtà metropolitane e per<br />

comuni così piccoli e tanto differenti?<br />

Le redini del gioco sono in<br />

mano a persone che non hanno<br />

proprio idea di cosa significhi<br />

questo territorio e cosa potrebbe<br />

invertirne l'agonia. Il sogno dell'industria<br />

in montagna ha portato<br />

benessere temporaneo e anche<br />

tante illusioni, ora ci sono i capannoni<br />

dismessi e con loro le<br />

campagne che negli anni si sono<br />

svuotate. Qui è possibile un turismo<br />

diverso, che coinvolga le case<br />

coloniche abbandonate e gli infiniti<br />

spazi a disposizione. Ma qui,<br />

come in ogni parte delle terre dell'osso,<br />

è la rappresentanza a non<br />

funzionare. I consiglieri regionali<br />

eletti sono stati risucchiati da<br />

logiche di potere e governo centralizzato:<br />

Livio Petitto e Maurizio<br />

Petracca non levano una sola<br />

voce di dissenso e, peggio, sono<br />

Petitto e Petracca<br />

non riescono mai<br />

a levare una voce<br />

contro De Luca<br />

totalmente scollegati dai territori<br />

e dalle loro esigenze.<br />

Eppure, Teora ha storia da vendere.<br />

Nel 1936, per un giorno, è<br />

stata “...capitale d'Italia”. Il Re<br />

Vittorio Emanuele e il generale<br />

Dopo 50 anni<br />

quasi alla firma<br />

l’acquisto<br />

di Villa Sibilia<br />

nito, nobile memoria di giorni terribili.<br />

Il futuro? Anche qui si pensa alla<br />

digitalizzazione. Di quello che doveva<br />

rappresentare l'Area pilota,<br />

quella che sei anni fa il Governatore<br />

era venuto pomposamente ad<br />

annunciare come progetto gonfio<br />

di centinaia di milioni di euro, c'è<br />

praticamente nulla, solo uno stuolo<br />

di loghi sulle iniziative e il lungo<br />

elenco di agenzie e enti vari<br />

che i fondi, quando hanno potuto,<br />

li hanno drenati a monte. Finirà<br />

così anche la speranza per la next<br />

generation e il recovery fund.<br />

L'amministrazione si consola con<br />

la possibilità, dopo un contenzioso<br />

durato 50 anni, di mettere fine<br />

e una firma alla transazione per<br />

l'acquisizione a patrimonio pubblico<br />

di Villa Sibilia: un polmone<br />

verde al centro dell'abitato di<br />

cui godrà chi resiste e lotta per<br />

queste terre.


martedì 6 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

a cura di<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

15<br />

Arriva sul sito<br />

in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

La rabbia del sindaco Stefano Farina che ad ottobre potrebbe non ricandidarsi<br />

«Noi, dimenticati non vinti»<br />

«I consiglieri regionali sono assenti dal territorio e non contano nulla in Regione»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Ce la sta mettendo tutta per<br />

combattere spopolamento<br />

e emigrazione che stanno<br />

desertificando anche il piccolo comune<br />

di Teora. Ma il sindaco Stefano<br />

Farina, che da dieci anni guida<br />

l'amministrazione, non sa ancora<br />

se continuerà nella sua battaglia<br />

a difesa di questo territorio.<br />

"La comunità si ama a prescindere<br />

dall'incarico che si occupa",<br />

confessa il primo cittadino, appassionato<br />

esponente del Pd.<br />

Ma c'è un risultato di cui va particolarmente<br />

orgoglioso?<br />

«Ho messo al centro dell'azione<br />

amministrativa la capacità di puntare<br />

sulle qualità artigianali e produttive<br />

locali. A 40 anni dal sisma<br />

c'era chi svolgeva la sua attività<br />

ancora nelle baracche. Abbiamo<br />

realizzato un'area artigianale a ridosso<br />

del paese che ci ha consentito<br />

anche di cancellare quella che<br />

era diventata una discarica del dopo<br />

terremoto».<br />

A 40 anni dal sisma<br />

erano insopportabili<br />

gli artigiani<br />

nelle baracche<br />

La sua idea di concedere la casa<br />

(aiuto per l'affitto e zero tasse)<br />

a chi avesse deciso di vivere<br />

qui come è andata?<br />

«Ho fatto una scelta diversa da chi<br />

regalava la casa a un euro. Così<br />

non si vincolavano le persone a vivere<br />

qui. Noi avevamo bisogno di<br />

chi veniva qui a risiedere iscrivendo<br />

i figli nelle scuole del paese.<br />

Sono arrivate persone dall'estero<br />

e da altre parti d'Italia. Abbiamo<br />

avuto una risposta importante.<br />

C'è stato chi è venuto da<br />

Manchester per abitare qui a contatto<br />

con la natura. Siamo riusciti<br />

a salvare la scuola».<br />

Guardando alla prospettiva, al<br />

di là delle polemiche sul ruolo di<br />

De Mita quali risultati si sono<br />

raggiunti con il progetto pilota<br />

in Alta <strong>Irpinia</strong>?<br />

«Non è il momento di polemiche<br />

o di processi. E' arrivato il finanziamento<br />

per la digitalizzazione,<br />

ma è chiaro che la velocità dell'azione<br />

non è consona alle risposte<br />

che i cittadini si aspettano. Sono<br />

amareggiato perché sento una<br />

grande insoddisfazione personale:<br />

di questi tempi si parla troppo e si<br />

conclude poco. Le persone oggi<br />

hanno bisogno di risposte vere».<br />

Santa Lucia non<br />

ascolta le zone interne:<br />

troppo potere<br />

in poche mani<br />

Il rapporto con la Regione com'è<br />

stato? De Luca si è ricordato<br />

di voi?<br />

«Se devo dare un mio giudizio<br />

ammetto che i rapporti con la Regione<br />

cono complicati. Mi sento<br />

scollegato. Ho avuto un'opera pubblica<br />

ferma un anno e mezzo, mi<br />

auguro che si possa migliorare.<br />

Anche i consiglieri regionali dovrebbero<br />

segnare di più la presenza<br />

della provincia di Avellino<br />

a Palazzo Santa Lucia. La voce di<br />

questa provincia non sempre è<br />

ascoltata.<br />

C'è bisogno<br />

di differenziare<br />

quelli che<br />

sono i bisogni<br />

di un territorio.<br />

Ad esempio<br />

per le limitazioni<br />

anti covid<br />

quello che vale<br />

per Napoli<br />

non può valere<br />

per Avellino.<br />

Prendete i<br />

mezzi pubblici:<br />

la metro a Napoli<br />

è un problema,<br />

ma un<br />

autobus che<br />

parte da Teo-<br />

Inopportuno parlare<br />

del voto,<br />

guardo all’unità<br />

della comunità<br />

ra e va Salerno lo utilizzano due<br />

persone».<br />

Quest' anno si vota: lei cosa farà,<br />

continuerà in questa sua missione?<br />

«Alle elezioni al momento non ci<br />

penso. Devo portare la nave in<br />

porto. Guardo all'unità della mia<br />

comunità, non mi aggrappo<br />

neppure alla legge che consente<br />

la mia ricandidatura».<br />

Quindi, non ha ancora deciso?<br />

«Ho sempre creduto nella<br />

forza dei giovani, ma<br />

non vorrei che nell'immediatezza<br />

dell'azione<br />

diventassero troppo<br />

vecchi. Devo augurarmi<br />

che chi continuerà<br />

dopo di me possa fare<br />

meglio. Ma ho un ultimo<br />

grande obiettivo".<br />

Quale?<br />

«Abbiamo un parco<br />

storico, villa Sibilia di un<br />

pediatra di Teora, persona<br />

eclettica: un polmone verde bellissimo<br />

con piante esotiche, qualcosa<br />

di eccezionale. Purtroppo, tra<br />

il comune e gli eredi dura una causa<br />

da 50 anni, spero di trovare<br />

un'intesa. E' difficile ma credo di<br />

poter realizzare questa mia ultima<br />

volontà, un regalo che offro alla<br />

comunità che non mi stancherò<br />

mai di ringraziare per l'onore che<br />

mi ha dato di poterla amministrare».


Teora


Teora


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 13 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

SAVIGNANO IRPINO. TRANQUILLITÀ, SILENZIO E SOLITUDINE<br />

Disteso e addormentato<br />

come una bella cartolina<br />

Il centro storico è di una bellezza struggente ma è vuoto<br />

Di un lavoro per far restare i giovani nemmeno l’ombra<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Savignano è un paese disteso<br />

e addormentato. Bello e<br />

pulito. Silenzioso, fino a<br />

rendersi fastidioso, surreale. Una<br />

volta lasciata alle spalle la parte<br />

senza senso, frutto dell'urbanistica<br />

vorace, figlia dei piani di fabbricazione<br />

che dovevano soltanto<br />

accontentare, ti rapiscono le<br />

stradine in pietra e le case minute,<br />

linde e pinte, tenere come quadretti<br />

appesi alle pareti per colorarle<br />

delle cose migliori. Sarà perché<br />

oramai ci vivono in pochi, sarà<br />

perché chi lavora lo fa andando<br />

altrove, ma qui portoni e finestre<br />

sono serrati, chiusi. E gli incontri<br />

sono rari quanto evidentemente<br />

preziosi. Emilio Membrino<br />

abita in via Carlo III di<br />

Spagna. La toponomastica è<br />

pomposa. Si affida a tanti nomi<br />

di nobili illustri. Alle prese con<br />

un frugale pasto, Emilio ci guarda<br />

sconsolato: «I giovani? Qui?<br />

Tutti fuori, a lavorare, siamo rimasti<br />

in seicento e siamo tutti<br />

vecchi».<br />

Vive immerso in uno scenario<br />

che non è casuale, dominato com'è<br />

dalle necessità dell'uomo.<br />

Verde, campagna e ancora campagna<br />

e allevamenti. Come ogni<br />

centro della Campania più interna,<br />

scavallato l'Appennino che<br />

già declina verso la costa adriatica,<br />

ha come orizzonte possibile<br />

più la Puglia che la Campania.<br />

Savignano è terra di confine in<br />

tutti i sensi. Dieci minuti da Ariano<br />

ma con il Foggiano a portata<br />

di mano. E la tentazione di riandersene<br />

politicamente nell’altra<br />

regione è stata viva quando da palazzo<br />

Santa Lucia, dopo la vicinissima<br />

discarica di Difesa Grande,<br />

è arrivata anche quella di Pustarza.<br />

È la fotografia di un centro<br />

che ha vissuto e vive due perenni<br />

battaglie. Quella interna,<br />

contro il destino dello spopolamento,<br />

della mancanza di opportunità,<br />

di una terra che o coltivi o<br />

ti caccia via. E quella esterna, la<br />

Regione ad esempio, che guarda<br />

agli immensi spazi verdi come un<br />

“vuoto” dove, appunto, far calare<br />

i rifiuti di tutti. Savignano per<br />

__<br />

In alto l’inizio del centro<br />

storico e, a lato, via Carlo III di<br />

Spagna.<br />

essere la pattumiera della Campania<br />

ha avuto e ancora oggi riceve<br />

ristori. Insieme a quelli previdentemente<br />

trattati per l’eolico<br />

nel bilancio si ritrova da anni tanto<br />

denaro. Di qui il recupero di<br />

ogni opera, di ogni vicolo, le<br />

mense scolastiche gratis e le tasse<br />

praticamente al minimo per<br />

quelli che sono rimasti. Ma anche<br />

l’area camper, l’impianto di<br />

depurazione nuovo. La morsa del<br />

IL RICORDO. La durissima lotta contro l’invaso di Pustarza, le proteste e le teste rotte negli scontri<br />

«Io, le manganellate e la cittadinanza»<br />

DI GIANNI VIGOROSO<br />

Erano giorni bui e tristi, segnati da lotte<br />

e soprusi, giorni convulsi che non<br />

potrò mai cancellare nella mia mente,<br />

per le ingiustizie subite da un popolo,<br />

quello savignanese di cui mi onoro di far<br />

parte. Rimasi ferito durante gli scontri di Pustarza<br />

a Savignano Irpino. Non ero solo un<br />

giornalista in quei momenti, raccontavo i<br />

fatti ma la mia sete di giustizia si spinse ben<br />

oltre al fianco di quella gente umiliata, calpestata<br />

e offesa. Non potevo rimanere in silenzio.<br />

Mi opposi anch’io insieme alla gente.<br />

A terra microfono in mano colpito da una<br />

manganellata, accanto a persone sanguinanti,<br />

finii in ospedale insieme ad alcuni manifestanti,<br />

ma dopo poche ore tornai a lottare e<br />

a difendere quella terra violata. Ricevetti<br />

tantissime attestazioni di affetto e solidarietà<br />

a partire dal compianto Antonio Manganelli,<br />

Capo della Polizia. Nulla fu più come<br />

prima in quella valle distrutta in poco tempo<br />

dalle ruspe ma quell’esperienza di lotta<br />

Covid ha smorzato tante iniziative<br />

e portato alla luce, aggravandoli,<br />

problemi antichi, mai risolti,<br />

mai veramente affrontati. L’ultimo,<br />

in ordine di tempo, è proprio<br />

il corridoio ferroviario che<br />

al sindaco appare come una opportunità<br />

da non perdere. Ma la<br />

verità è che l’Alta Capacità ha un<br />

percorso che taglia fuori Savignano.<br />

E lontana da quell’asse,<br />

con il trasporto su gomma che<br />

viene mortificato, Savignano sarà<br />

fuori da ogni rotta futuribile.<br />

In qualche modo dovrebbe proporsi<br />

come una possibile tappa<br />

del tracciato Benevento-Foggia.<br />

In tal senso una possibile svolta<br />

potrebbe essere il dialogo con i<br />

centri contermini, come Greci,<br />

Montaguto, strappando Ariano<br />

dalla sua miopia territoriale, immaginando<br />

progetti comuni per<br />

agganciarsi in qualche modo alla<br />

costruenda stazione Hirpinia.<br />

Purtroppo, in questo periodo<br />

manca una mente politica che abbia<br />

visioni aperte, efficaci. Chi è<br />

chiamato a rappresentare il territorio<br />

nei luoghi chiave non ha più<br />

quel carisma capace di mettere<br />

tutti intorno a un tavolo e discutere<br />

prendendo decisioni per il<br />

bene di tutti. Feudo zecchiniano<br />

per decenni, Savignano ora sconta<br />

quella malintesa e a tratti malsana<br />

fedeltà con l’isolamento più<br />

totale. Pur avendo una discarica<br />

non riesce neanche a proporsi come<br />

sede per un impianto di biodigestione:<br />

trenta posti di lavoro<br />

diretti garantiti e decine di indotto.<br />

All’interno del consiglio dell’Ato<br />

gli interessi che stanno<br />

prendendo piede sono altri e vanno<br />

verso la creazione di consigli<br />

di amministrazione su consigli di<br />

amministrazione, con fusioni e<br />

incorporazioni che hanno una sola<br />

spiegazione: distribuire gettoni<br />

agli amici degli amici.<br />

Avere prodotti genuini, essere inseriti<br />

a pieno titolo tra i borghi<br />

più attraenti d’Italia, governare<br />

con rettitudine la cosa pubblica<br />

qui non basta. La Statale 90 non<br />

è più l’infrastruttura madre del<br />

secolo scorso e immaginare di sostituire<br />

i binari della vecchia ferrovia<br />

con piste ciclabili al massimo<br />

rinfranca qualche cicloturista<br />

della domenica. Per rompere il<br />

silenzio dei vicoli vuoti bisogna<br />

che qualcuno gridi.<br />

ci ha insegnato tanto. “Il dolore di Pustarza”<br />

scriveva in quei giorni Lina Maglione.<br />

Era il primo maggio 2009 quando ricevetti<br />

dalle mani dell’allora sindaco Oreste Ciasullo<br />

la cittadinanza onoraria per la vicinanza<br />

al popolo savignanese. Da allora, considero<br />

un onore far parte di questa comunità<br />

bellissima fatta di gente semplice e umile,<br />

così operosa ma duramente colpita nel<br />

suo territorio e rapporti umani alla quale auguro<br />

un futuro lieto e prospero. L’onorificenza<br />

porta il segno del mio lavoro, della<br />

mia professione che ho cercato di svolgere<br />

accanto agli abitanti di Savignano Irpino,<br />

interpretandone i sentimenti, le ansie, il dolore<br />

e le difficoltà.


martedì 13 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

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in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Fabio Della Marra Scarpone e la scommessa sull’Alta Capacità da non perdere<br />

«La Napoli-Bari treno per il futuro»<br />

Telegramma a De Luca: «La Regione ci rispetti anche se contiamo come un condominio»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Sette anni da sindaco per dare una speranza<br />

a un territorio devastato dall'emigrazione<br />

e dallo spopolamento.<br />

Ma Fabio Della Marra Scarpone, 46 anni, è<br />

sicuro che anche Savignano Irpino può avere<br />

una prospettiva diversa, spingendo i giovani<br />

a restare qui, in questo paese di 1097<br />

anime, arroccato su un promontorio che domina<br />

la Valle del Cervaro al confine con il<br />

Sannio e la Puglia.<br />

Sindaco, ma quanto è stato difficile finora<br />

amministrare questa piccola comunità,<br />

quali ostacoli ha dovuto superare?<br />

«Guardi, le difficoltà per chi amministra sono<br />

all'ordine del giorno e gli ostacoli ci sono<br />

sempre per raggiungere gli obiettivi. Ma<br />

il valore aggiunto delle amministrazioni sta<br />

nella capacità di fare sinergia con il gruppo<br />

che ti affianca in questa sfida. Ho la fortuna<br />

di avere al mio fianco giovani che hanno a<br />

cuore la propria terra».<br />

In questo secondo mandato<br />

quali obiettivi vuole portare a<br />

termine?<br />

«Noi già nella prima fase dell'amministrazione<br />

abbiamo<br />

puntato a dare visibilità al nostro<br />

borgo. Ora stiamo cercando<br />

di promuovere ulteriormente<br />

le bellezze del territorio,<br />

le qualità dell'ambiente<br />

che ci circonda,<br />

riqualificando<br />

oasi naturalistiche,<br />

prevedendo anche<br />

percorsi turistici.<br />

Ma uno degli<br />

obiettivi primari è<br />

quello di non perdere<br />

l'occasione<br />

dell'Alta capacità<br />

che comunque<br />

porterà uno stravolgimento<br />

nella<br />

nostra comunità».<br />

Come immagina il<br />

futuro di questo<br />

territorio: di cosa c'è<br />

bisogno per impedire<br />

ai giovani di fare le valigie<br />

e andare via?<br />

Non voglio fare retorica,<br />

ma sicuramente una<br />

parte di giovani può avvicinarsi<br />

alla nuova agricoltura<br />

perché qui c'è la<br />

possibilita di garantirsi<br />

un futuro sostenibile.<br />

Ma se vogliamo parlare<br />

di ripresa bisogna ripartire<br />

dai servizi, in particolare<br />

dalla viabilità, e<br />

puntare poi sulle industrie.<br />

Inutile negarlo:<br />

l'espansione demografica<br />

è comunque legata<br />

ad attività che creano<br />

lavoro».<br />

Siete al confine con Puglia e Sannio:<br />

la vertenza dei territori delle<br />

aree interne come va riaperta.<br />

C'è stata la giusta attenzione da<br />

parte della Regione?<br />

«Sicuramente il governatore De Luca<br />

sta lavorando bene. Ora, da lui e dalla<br />

commissione delle aree interne, ci aspettiamo<br />

risposte serie proprio sull'Alta Capacità.<br />

Si sta facendo un lavoro serio sull'area vasta<br />

con tutti i comuni che gravitano nella zona.<br />

Sul tavolo della regione ci sarà un progetto<br />

di sviluppo importante e vedremo se ci<br />

sarà il giusto rispetto per queste zone che,<br />

lo sappiamo, rappresentano più o meno un<br />

condomio di Napoli».<br />

Questo è un territorio che è stato mortificato<br />

negli anni dell'emergenza rifiuti<br />

con la realizzazione di una discarica che<br />

si è aggiunta a Difesa Grande situata al<br />

confine con Savignano: oggi sul fronte discarica<br />

qual è la battaglia da portare<br />

avanti?<br />

«L'errore vero lo commise all'epoca la Provincia<br />

di Avellino, poi arrivò una legge dello<br />

Stato che salvò il Formicoso penalizzando<br />

noi. Ora abbiamo concluso la gara per la<br />

bonifica di Pustarza, un progetto che è stato<br />

ripreso grazie alla regione. E' una rivalsa<br />

seria per il nostro territorio, ma saremo sempre<br />

attenti per il futuro».<br />

In <strong>Irpinia</strong> si polemizza per la vicenda del<br />

biodigestore di Chianche. Lei che idea si<br />

è fatto?<br />

«All'interno dell'Ato rifiuti ho fatto già notare<br />

che questo organismo non è stato ancora<br />

capace di dire ai cittadini quali sono i<br />

tempi per realizzare un ciclo integrato dei<br />

rifiuti. E questo è stato un fallimento per<br />

l'Ato che avrebbe potuto scegliere sedi sulle<br />

quali non ci sarebbero state contestazioni<br />

e ricorsi al Tar. Il caso finirà anche in Parlamento<br />

ma registro il fallimento dell'Ato».<br />

Qual è il suo sogno nel cassetto, il progetto<br />

che vorrebbe portare a termine per<br />

la sua comunità?<br />

«Un sogno lo abbiamo già realizzato avviando<br />

la bonifica della ex discarica di Pustarza.<br />

Ma la vera speranza, che poi è comune<br />

a tutti i sindaci, è di fermare la fuga<br />

dei giovani per spingerli a mettere radici sul<br />

proprio territorio. E, ripeto, dobbiamo vincere<br />

la sfida sull'Alta Capacità Napoli-Bari,<br />

su questo ci giochiamo il nostro futuro».


Savignano<br />

Irpino


Savignano<br />

Irpino


14<br />

CRONACA<br />

martedì 20 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CASSANO IRPINO. QUEST’ANNO ALL’ANAGRAFE ZERO NASCITE<br />

Alloggi popolari da favola?<br />

Nel castello dei Cavaniglia<br />

Cinque famiglie vivono come in un sogno in case storiche<br />

Questo è uno dei comuni più belli del Sud ma sta morendo<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Michele Rocco e Giuseppe<br />

Penna, 66 e 63 anni,<br />

hanno un'abitudine e due<br />

cose (due) da dire.<br />

«Qualche chiacchiera davanti al<br />

bar, ogni mattina, riusciva a raddrizzare<br />

le giornate. Ora è un mortorio,<br />

siamo rimasti solo noi», spiega<br />

Michele, mentre Giuseppe con<br />

la leggerezza di un filosofo ci regala<br />

la sua perla: «Uno esce, va al<br />

bar, si guarda attorno: non c'è nessuno.<br />

E allora si domanda: che sono<br />

uscito a fare»?<br />

Sono gli effetti del combinato disposto<br />

dello spopolamento, del<br />

freddo che ancora morde e del Covid<br />

che ha reso più difficile tutto.<br />

Olga Gazzarro, responsabile del<br />

servizio di Anagrafe, mostra il registro<br />

ancora vuoto delle nascite<br />

nel 2021. Quello del 2020 ha la copertina<br />

intonsa e le pagine ancora<br />

crocchiano a sfogliarlo: sette i certificati<br />

staccati. La popolazione è<br />

scesa a 900 residenti. E non c'è verso<br />

di invertire la tendenza perché<br />

proprio qui a Cassano tutto quello<br />

che di buono poteva essere fatto<br />

da un'amministrazione è già a terra,<br />

programmato o finanziato. A<br />

partire dall'Urbanistica e dai Lavori<br />

pubblici: niente è stato lasciato<br />

al caso e persino la tavolozza dei<br />

colori per gli edifici (pubblici o privati)<br />

ha avuto una civilissima attenzione.<br />

Le pietre, i colori, la pulizia:<br />

tutto ti avvolge e ti fa respirare.<br />

Ecco il bello di un centro storico<br />

custodito e accarezzato. Governato<br />

dal un sindaco della Lega<br />

(raro esempio in <strong>Irpinia</strong>), Cassano<br />

ha sublimato anche il concetto di<br />

casa popolare, l'intuizione di Fanfani<br />

che poi la Sinistra ha caldeggiato<br />

trasformandola in un affare<br />

per le Coop, tanto voraci quanto<br />

imprenditrici. Qui ci sono cinque<br />

famiglie che come casa hanno avuto<br />

parti del palazzo ducale dei Cavaniglia.<br />

Vivono svegliandosi ogni<br />

mattina in una favola e non c'è un<br />

esempio simile, proprio non se ne<br />

conosce, da qualche altra parte nel<br />

Mezzogiorno. Di più. Cassano è<br />

avanti perché può essere definito<br />

il paese delle donne. Tra giunta e<br />

consiglio la quota da preservare sa-<br />

rebbe quella azzurra. Donna il segretario<br />

comunale, Nadia Della<br />

Monica, donna il vice sindaco,<br />

Rossella Sena, e via via uno stuolo<br />

di consiglieri e dipendenti comunali<br />

in rosa: Lucia Siano, Manuela<br />

Roberta Bocchino, Sonia<br />

Palatano. Il sindaco Vecchia ha<br />

trasformato in una sua vittoria personale<br />

persino i danni della nevicata<br />

del 2012. L'opificio di Bartolomeo<br />

Carrozzo, storica famiglia<br />

di artigiani del legno, si è curvato<br />

come un panettone malriuscito.<br />

Unico neo di una skyline perfetta,<br />

il primo cittadino ha lasciato<br />

correre le critiche e le pressanti<br />

richieste di mettere mano alla demolizione:<br />

l'ha infilato in un progetto<br />

che trasformerà tutta l'area in<br />

un centro sociale, resort per anziani<br />

con tanto di tetto giardino. Di<br />

questi giorni l'arrivo della prima<br />

L’ospitalità.<br />

«Noi e il Borgo delle Cinque porte»<br />

DI ROSSELLA SENA E SONIA PALATANO *<br />

__<br />

Nella foto in alto, gli alloggi popolari nel palazzo ducale dei Cavaniglia e, di fianco, la responsabile<br />

dell’Anagrafe, Olga Gazzarro. Qui sopra, Mariangela Figliuolo e i suoi amici d’aperitivo.<br />

trance di finanziamenti: 1 milione<br />

e 800mila euro che saranno soltanto<br />

l'inizio di tutta la progettazione.<br />

Ecco, nonostante questo: Cassano<br />

sta morendo perché manca il lavoro<br />

e l'abilità di un sindaco capace<br />

può rallentare il processo ma<br />

non ci sono armi possibili contro<br />

questo mostro. La politica che a livello<br />

romano s'era immaginata per<br />

__<br />

Cassano a trazione rosa: ecco chi<br />

comanda veramente in Comune<br />

questo territorio, lo hanno chiamato<br />

progetto pilota ma si spera<br />

che nessuno lo prenda effettivamente<br />

come esempio, è andata a<br />

farsi benedire grazie al solito vizio<br />

del Sud e dei soldi: pochi, maledetti<br />

e subito. L'allora ministro<br />

Barca e il governatore della Campania<br />

avevano fatto credere a una<br />

pioggia di milioni. Che magari ci<br />

sarebbero anche stati se si fossero<br />

realizzati progetti di area, appunto,<br />

e non da condominio pezzente, con<br />

capibastone e sindaci più concentrati<br />

sul fottere il finanziamento al<br />

vicino e andare in carrozza con gli<br />

incarichi agli amici. Pensavano a<br />

un bancomat da 200 milioni di euro,<br />

in cinque anni sono stati capaci<br />

di programmarne 15. Insomma,<br />

più che piloti... a piedi o con ciuccio<br />

e traìno.<br />

Strade vuote e molte case abbandonate,<br />

questo lo spettacolo che si offre a<br />

chiunque si avventuri tra i tanti paesi<br />

dell’entroterra irpino. A Cassano Irpino, tuttavia,<br />

non ci arrendiamo all’abbandono e<br />

cerchiamo in ogni modo di creare una prospettiva<br />

che possa offrire una ragione di permanenza<br />

ai tanti giovani. Il nostro amato<br />

paese, già noto per l’acqua con le sue sorgenti,<br />

dopo un’attività di pianificazione e di<br />

recupero, oramai decennale, si accinge a<br />

completare il percorso per proporsi come riferimento<br />

in virtù di una singolare forma di<br />

accoglienza diffusa.<br />

Nell’ambito del recupero urbano, utilizzando<br />

circa 2.000.000 di euro dei fondi europei,<br />

l’amministrazione comunale è riuscita<br />

ad intervenire sulle abitazioni, in modo da<br />

recuperarne le facciate, senza alcun aggravio<br />

di spesa per i privati.<br />

Sfruttando le risorse per l’accelerazione della<br />

spesa, inoltre, il comune ha realizzato circa<br />

25 alloggi, recuperando l’area di sedime<br />

di fabbricati delocalizzati dopo il sisma<br />

dell’80. Restava da recuperare, quindi, la<br />

parte più antica del centro storico che si sviluppa<br />

intorno al vecchio Castello anch’esso<br />

recuperato qualche anno fa.<br />

Ciò è stato possibile grazie ad un ulteriore finanziamento<br />

di circa 2.000.000 di euro ottenuto<br />

dalla presidenza del consiglio dei ministri,<br />

che ha dato avvio ai lavori per la realizzazione<br />

del “Borgo delle cinque porte”.<br />

L’obiettivo è quello di realizzare un borgo<br />

diffuso all’interno della cinta muraria, di<br />

epoca longobarda, al quale si accederà attraverso<br />

cinque varchi che condurranno al<br />

nucleo antico del paese, con la Cittadella, il<br />

Ponte levatoio e il Castello. Proprio quest’ultimo<br />

costituirà il punto focale del sistema<br />

di accoglienza con una SPA, un ristorante<br />

e delle suite ricavate proprio nella dimora<br />

storica.<br />

Cassano, in questo modo, sarà il luogo in<br />

cui l’ospitalità farà da padrona, l’incantevole<br />

bellezza del borgo donerà grande interesse<br />

storico e la recettività farà da vettore<br />

all’interno di un circuito turistico che abbracci<br />

l’intera <strong>Irpinia</strong> e che troverà i suoi attrattori<br />

nell’enogastronomia, nelle bellezze<br />

naturalistiche e nel fascino dei suoi borghi.<br />

* Vicesindaco<br />

e consigliere comunale di Cassano


martedì 20 aprile 2021<br />

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15<br />

CRONACA<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Salvatore Vecchia e la scommessa di poter dare una speranza ai giovani<br />

«L’acqua è il nostro futuro»<br />

Il rapporto con Salvini: “E’ attento ai territori e ha intercettato i sentimenti della gente”<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Ha fatto diventare il borgo delle sorgenti il<br />

paese più leghista del Sud. Ma Salvatore<br />

Vecchia, avvocato, da dodici anni alla guida<br />

della comunità di Cassano Irpino, ora ha<br />

soltanto un sogno nel cassetto. E in parte lo<br />

ha già realizzato. «Si, credo di essere riuscito<br />

– racconta il sindaco – a cancellare un<br />

passato di scontri e veleni. Qui era necessario<br />

ricostruire le coscienze: durante le elezioni<br />

il paese si spaccava in due. Adesso non<br />

è più così».<br />

Dodici anni da sindaco, lei ormai è un<br />

punto di riferimento per i mille abitanti di<br />

questo comune. Che cosa significa per lei<br />

dal punto di vista personale?<br />

«E’ un’esperienza che segna la vita, il mio<br />

destino è legato al comune di Cassano. In<br />

tutti questi anni c’è stato il tempo per realizzare<br />

gli obiettivi promessi e spero di consegnare<br />

alla fine del mandato quello che avevo<br />

immaginato nel 2009. Credo, in fondo, di<br />

aver trasformato il volto di questo paese che<br />

spero potrà avere ancora un futuro. Non è<br />

facile, lottiamo contro un male invisibile che<br />

è lo spopolamento. Ecco: vorrei dare una<br />

speranza ai n»stri giovani».<br />

Quanto è difficile essere sindaco di un<br />

paese così piccolo, che è lontano dai centri<br />

del potere?<br />

«Essere amministratore è già un mestiere<br />

difficile dappertutto, qui è più complicato<br />

non solo per il rapporto stretto con i cittadini,<br />

che hanno il sindaco come punto di riferimento<br />

e su di lui ricadono tutti i problemi<br />

anche se in casa manca la luce o l’acqua.<br />

Non ci sono strutture di cui avvalersi, gli<br />

amministratori devono fare da soli, scendere<br />

sul campo e sporcarsi le mani per concretizzare<br />

quello che si vuole realizzare. Qui<br />

non c’è un tessuto produttivo importante e<br />

quindi non ci sono grandi introiti. Bisogna<br />

puntare sulla capacità di intercettare i fondi<br />

europei, questa è la vera scommessa. E sono<br />

orgoglioso per essere riuscito a ottenere,<br />

da quando sono sindaco, 15 milioni di euro.<br />

E da qui alla fine del terzo mandato spero<br />

di spenderne altrettanti per progetti già finanziati».<br />

In questo territorio delle zone interne è<br />

stato sperimentato il progetto pilota, com'è<br />

andata?<br />

«E’ stato un progetto nato con grande entusiasmo,<br />

che doveva servire a superare i campanilismi<br />

per guardare al futuro.<br />

Forse l’amarezza di oggi è dovuta<br />

alle eccessive aspettative che<br />

c’erano. Molte speranze sono<br />

andate deluse, tante promesse<br />

tradite dal 2015, come quando<br />

De Luca annunciò 200 milioni<br />

per l’Alta <strong>Irpinia</strong>. Ma<br />

quei soldi non si sono visti.<br />

Ci dovrebbero essere ora finanziamenti<br />

a pioggia che<br />

rispondono solo alla logica<br />

dell’appartenenza politica,<br />

strategia che ha fatto tanto<br />

male a questa terra».<br />

Come riaprire la vertenza<br />

delle zone interne, forse<br />

non è più tempo di contrapposizioni<br />

con le aree costiere.<br />

Non crede?<br />

«Sì, bisogna cogliere la nuova<br />

occasione avendo la capacità di<br />

dialogare con gli operatori turistici<br />

delle zone costiere per portare<br />

nell’entroterra turisti che cercano<br />

anche qualcosa di diverso.<br />

Ma non è facile perché il turista<br />

ha bisogno di servizi, dalla viabilità<br />

alla sanità. Abbiamo visto,<br />

ad esempio, perché alla fine<br />

gli inglesi hanno repentinamente<br />

abbandonato il borgo di<br />

Calitri. Avere una sanità efficiente<br />

è importante anche per il<br />

turista».<br />

Per dare una prospettiva a<br />

questi territori su cosa si deve<br />

scommettere?<br />

«Noi abbiamo puntato sull’albergo<br />

diffuso, dopo<br />

aver recuperato una<br />

zona abbandonata dal<br />

sisma del 1980: si tratta<br />

di una ventina di alloggi,<br />

finemente ricostruiti. In<br />

più abbiamo fatto rinascere<br />

una zona del paese all’interno<br />

della cinta muraria e<br />

anche il vecchio castello trasformato<br />

in palazzo baronale dove<br />

pensiamo di realizzare una spa e<br />

delle suite in quella che era stata<br />

l’ultima dimora dei Cavaniglia. Ma<br />

tutto questo ha senso se ci muoviamo<br />

in un contesto dinamico.Deve<br />

essere tutta la provincia a mettere in<br />

campo un’offerta turistica competitiva».<br />

Cassano è il borgo delle sorgenti, ma<br />

negli anni la risorsa acqua non è<br />

stata valorizzata. Perché?<br />

«Per troppi anni l’acqua è stata<br />

considerata una risorsa scontata<br />

e inesauribile, oggi l’<strong>Irpinia</strong><br />

rivendica un tributo per la quantità enorme<br />

__<br />

Il sindaco Salvatore Vecchia intervistato da 696 Tv<br />

dell’acqua che offre alla regione Puglia. Le<br />

nostre sorgenti per altro sono tra le più caratteristiche<br />

d’Italia che meritano sicuramente<br />

di essere visitate dai turisti. Discorso<br />

a parte la questione dei ristori che devono<br />

essere riconosciuti e che garantiranno un futuro<br />

a questo territorio».<br />

Dal punto di vista politico Cassano è stato<br />

definito il comune più leghista del Sud<br />

per l’alta percentuale di voti riconosciuti<br />

a Salvini alle ultime europee. Che rapporto<br />

mantiene con l’ex Ministro dell’Interno?<br />

«Con Salvini abbiamo comunicazioni continue<br />

perché lui è molto attento alle realtà<br />

locali: il risultato del 2018 è stato determinato<br />

dal fatto che il partito ha intercettato il<br />

sentimento della gente ma anche la Lega oggi<br />

deve calarsi sui territori e dare risposte ai<br />

problemi della gente. Noi, ad esempio, soffriamo<br />

per lo spopolamento ma i ragazzi<br />

vanno via perché qui non c’è lavoro ma non<br />

c’è neppure la consapevolezza delle nostre<br />

risorse. Oggi dovremmo essere capaci di dare<br />

qualcosa in più, è questa la vera sfida per<br />

il futuro».


Cassano<br />

Irpino


Cassano<br />

Irpino


14<br />

CRONACA<br />

martedì 27 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CAIRANO. TANTE INZIATIVE PER BATTERE LO SPOPOLAMENTO<br />

Nel paese dei coppoloni<br />

dove si vive fra le nuvole<br />

Il regista scenografo Franco Dragone (Cirque du Soileil)<br />

ha lasciato il Belgio portando qui il centro di produzione<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Molti pensano che lo chiamino<br />

il paese dei coppoloni<br />

per l'uso di cappelli<br />

a falda larga: niente di più sbagliato.<br />

È perché la nebbia ti si posa<br />

in testa e tu ci cammini dentro,<br />

indossandola come un coppolone.<br />

L'idea che qui si viva come stare<br />

in un sogno è vera, palpabile: la<br />

lentezza, il silenzio, le stradine pulite<br />

e rannicchiate. Vanno tutte verso<br />

l'alto, come dita di una mano<br />

protesa verso qualcosa di mistico,<br />

sconosciuto, arrampicandosi fino<br />

alla sommità della rupe, unica, magica:<br />

qui inizia l'orizzonte che tutt'intorno<br />

si spinge a perdita d'occhio.<br />

Se per qualche inimmaginabile ragione<br />

il mondo invertisse l'ordine<br />

delle sue misure, scoprendosi riluttante<br />

alle megalopoli e al benessere<br />

malato che hanno rappresentato,<br />

Cairano, come gran parte<br />

dei paesi dell'osso, si ritroverebbe<br />

al centro di tutto. Meglio: al di sopra<br />

di tutto. Come i tre gruppi di<br />

canne d'organo alimentate dal vento.<br />

Hanno il cielo a fare da cassa<br />

armonica.<br />

Sarà per tutto questo che Franco<br />

Dragone, noto regista e scenografo,<br />

suoi alcuni spettacoli del Cirque<br />

du Soleil, ha chiuso con il Belgio<br />

e si è trasferito nel più piccolo<br />

paese della Campania dove ha allestito<br />

il suo modernissimo e avanzatissimo<br />

centro di produzione. La<br />

sublimazione dello smart working:<br />

con la fibra ottica o sei a Cairano<br />

o a Los Angeles cambia poco.<br />

Franco Dragone è il simbolo di una<br />

emigrazione fortunata. Come tanti,<br />

è andato via per trovare opportunità<br />

che qui non ci sono.<br />

Puntando alla rupe, tra il bianco e<br />

nero della nebbia, si nota una coloratissima<br />

serranda di un garage:<br />

è la bottega di Andrea Schiavone,<br />

restauratore e artista locale, dalla<br />

storia singolare. È omonimo di un<br />

altro Andrea Schiavone, artista e<br />

pure lui nato a Cairano ma nel '500.<br />

Per una strana coincidenza, ha ritratto,<br />

senza saperlo, come il nostro<br />

contemporaneo, una ragazza<br />

che si abbevera alle sorgenti dell'Ofanto.<br />

La crudezza dell'altra faccia della<br />

medaglia sono le nascite a zero e il<br />

conto profitti e perdite dei residenti<br />

mantenuto attivo soltanto grazie a<br />

nuove residenze. Con 290 abitanti<br />

si tira avanti facendo quel che si<br />

può. Le rassegne estive, le installazioni<br />

creative di Dragone, intere<br />

strade dedicate alle cantine e all'accoglienza,<br />

con B&B e ristorantini<br />

fatti nascere ad hoc, Cairano<br />

non si abbandona alla depressione<br />

e rilancia continuamente le<br />

proprie opportunità. Ogni progetto<br />

è legato alla creazione di lavoro<br />

e alla possibilità che vengano<br />

attratte famiglie che scommettano<br />

__<br />

Nella foto a sinistra Andrea Schiavone, pittore e restauratore<br />

su queste dure radici il futuro, facendo<br />

figli.<br />

A Cairano si parla apertamente di<br />

poesia, della vita semplice fatta di<br />

piccole cose, del pensiero che deve<br />

regredire per andare incontro a<br />

valori dimenticati, veri. Qui e soltanto<br />

qui, gli abitanti riproducono,<br />

sotto forma di mosconi, “i sienzi<br />

dell'intelletto” perché, spiegano,<br />

loro vivono al di sopra delle nuvole.<br />

L'amministrazione comunale<br />

distribuisce a tutti i residenti<br />

piante per ornare le proprie case,<br />

rendendo tutto il paese accogliente,<br />

bello da visitare. Ma senza clamore,<br />

selezionando anche spettacoli<br />

e rassegne. Sulla rupe d'estate<br />

si balla alla luce del tramonto il<br />

saluto al sole, che qui offre uno<br />

spettacolo mozzafiato. Presto, a<br />

pandemia mandata in archivio, tut-<br />

ta la comunità si voterà al wedding<br />

d'elite: in estate si dovrebbero tenere<br />

i primi matrimoni prenotati<br />

dall'estero. Due i requisiti richiesti:<br />

massimo 150 invitati e festeggiamenti<br />

che durino 4, 5 giorni,<br />

coinvolgendo ogni vicolo del paese.<br />

Si spera che per l'estate sia<br />

pronto anche il “Museo delle relazioni”,<br />

un edificio dedicato a installazioni<br />

“felicitanti”, storie positive<br />

che riescano a segnare i visitatori<br />

fino a commuoverli. Garantirà<br />

Franco Dragone.


martedì 27 aprile 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Luigi D’Angelis alla guida dell’amministrazione da oltre vent’anni<br />

«Noi, rifugio dal caos città»<br />

Strutture e servizi per salvare il piccolo borgo: «Fattore demografico penalizzante ma...»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Una vita da sindaco. Luigi D'Angelis,<br />

55 anni, guida da oltre<br />

vent'anni uno dei comuni più<br />

piccoli della Campania che rischia di<br />

sparire.<br />

Cosa significa essere sindaco di una<br />

comunità così piccola, che problemi<br />

deve affrontare?<br />

«E' sicuramente una responsabilità<br />

ma soprattutto<br />

una missione che viene<br />

svolta con la consapevolezza<br />

di far parte di una<br />

piccola grande famiglia.<br />

A volte anche qualcosa<br />

che non appartiene alla<br />

sfera del sindaco bisogna<br />

affrontarla ma si coglie<br />

in positivo perché si crea<br />

un rapporto speciale con<br />

i cittadini».<br />

In questa emergenza<br />

covid vivere la zona rossa<br />

in una realtà così poco<br />

abitata è stata una beffa?<br />

Che dice?<br />

«Sì, qui viviamo una condizione<br />

di libertà assoluta, è apparso<br />

surreale doversi chiudere in isolamento<br />

nonostante non abbiamo<br />

avuto contagi fino a qualche<br />

mese fa. Una situazione bizzarra.<br />

Ma voglio sottolineare la risposta<br />

responsabile del cento per<br />

cento degli ultraottantenni che ha<br />

fatto il vaccino ed ha aderito alla<br />

campagna di prevenzione:<br />

questo è un record nazionale».<br />

La sua è una vita da sindaco, lei<br />

è da sempre un punto di riferimento<br />

per i cittadini, cosa si lascia<br />

alle spalle? Qual è il suo<br />

bilancio?<br />

«Il mio primo obiettivo è stato<br />

quello di ricomporre l'unità in paese, credo<br />

di essere riuscito a pacificare la comunità.<br />

Poi, c'è stata un'idea progetto del futuro del<br />

paese su cui abbiamo lavorato. Dalla rinascita<br />

del centro storico al recupero delle nostre<br />

tradizioni, cercando di attirare su questo<br />

paese nuove attenzioni. Ci sono tanti<br />

progetti che abbiamo realizzato per far<br />

crescere dal punto di vista culturale questo<br />

borgo che ha una bellezza che è un<br />

vero patrimonio».<br />

Ma i piccoli comuni come Cairano<br />

come possono immaginare<br />

di avere ancora un futuro?<br />

«I piccoli paesi non sono una<br />

palla al piede del sistema ma<br />

sono una risorsa. Non solo per<br />

quello che è accaduto con la<br />

pandemia, ma già da 15 anni<br />

abbiamo capito che le grandi<br />

città sarebbero scoppiate. E<br />

che le periferie avrebbero richiesto<br />

una nuova esigenza<br />

di qualità della vita. Questa è<br />

la prospettiva su cui abbiamo<br />

scommesso: recuperare<br />

per riabitare il borgo».<br />

l rapporto con le istituzioni:<br />

vi siete sentiti discriminati nel<br />

corso degli anni, se non dimenticati<br />

da Regione e Provincia?<br />

«Questo no, è chiaro che il fattore<br />

demografico ci penalizza. Ma non<br />

ci piangiamo addosso. Abbiamo investito<br />

su progetti innovativi e moderni.<br />

E così siamo riusciti ad ottenere<br />

finanziamenti dalla regione<br />

molto significativi per far rinascere<br />

il nostro borgo. Anche dalla<br />

provincia sulla viabilità ci sono<br />

stati passi in avanti importanti».<br />

Ma secondo lei la vertenza delle<br />

aree interne come va riaperta<br />

nel rapporto con le zone<br />

costiere?<br />

«Finora si è guardato alle aree<br />

costiere per investimenti e progetti.<br />

Ora bisogna fare una nuova alleanza<br />

per arrivare a un rapporto di collaborazione<br />

__<br />

Il sindaco Luigi D’Angelis intervistato da 696 Tv<br />

tra zone interne e località costiere. Servono<br />

relazioni importanti perché si possa dare sviluppo<br />

alle zone interne tutelando l'ambiente.<br />

Noi credo che potremmo essere utili anche<br />

alle zone costiere».<br />

C'è un obiettivo che sogna ancora di raggiungere<br />

da sindaco per il futuro della sua<br />

comunità?<br />

«Guardi, è davvero un sogno. Spero in futuro<br />

di poter ascoltare la voce di un ragazzo che<br />

si è laureato e che chiede di poter restare qui<br />

perché ha trovato l'occasione per poter lavorare.<br />

Ma ho la serenità di aver creato le condizioni<br />

per consentire ai giovani di poter scegliere<br />

di restare qui».<br />

Dal film "La donnaccia" girato qui nel '63<br />

a oggi: Cairano può diventare un set da<br />

film? E qual è la vocazione di questo territorio?<br />

«La risposta è difficile. In questo territorio il<br />

terremoto ha deviato la nostra vocazione, c'è<br />

stato un processo inconsapevole. Oggi abbiamo<br />

recuperato la nostra identità. Nel nostro<br />

piccolo abbiamo recuperato la nostra<br />

grande cultura contadina a cui oggi guardano<br />

soprattutto i giovani nel segno dell'innovazione.<br />

Una sfida che dobbiamo sostenere<br />

con forza».<br />

Ma come guarda al futuro?<br />

«Con fiducia ma non dobbiamo farci trovare<br />

impreparati. Qui a Cairano si può recuperare<br />

la qualità del tempo e il valore della piccola<br />

comunità. Ma si deve puntare su strutture<br />

ricettive e servizi: solo così possiamo<br />

vincere questa scommessa».


Cairano


Cairano


14<br />

CRONACA<br />

martedì 4 maggio 2021<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

ZUNGOLI. DOPO IL TAM TAM DEI TELEGIORNALI DELLA CNN<br />

In 4mila chiedono di venire<br />

dove fuggire è solo destino<br />

Le manifestazioni d’interesse per abitare la parte antica<br />

in attesa del “via libera” della Soprintendenza di Avellino<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Qui abita il contadino<br />

che segna il discrimine:<br />

un fatto diventa notizia<br />

solo se interessa a lui<br />

La chianca dei Moschella<br />

vende chiacchiere e sorrisi.<br />

Gesti che si ripetono. Palette<br />

di sabbia che fanno girare, come<br />

un miracolo, il mulino delle loro<br />

vite. In via Castello si entra vuoti<br />

e si esce con qualche busta di cose<br />

da mangiare e sazi di umanità.<br />

Un film muto che ti prende alla gola,<br />

perché sai che assisti a una quotidianità<br />

che non è tua, che non vivi,<br />

che raccatti e racconti.<br />

È lui, è qui, davanti ai nostri occhi,<br />

il contadino di Zungoli discrimine<br />

finalmente palpabile, confine raggiunto<br />

tra quella che può essere<br />

una fetecchia o una notizia, soltanto<br />

se attira e o meno lo sguardo,<br />

interessandolo, o lasciandolo<br />

alla sua pietrifica routine.<br />

Quassù non ci arrivi per caso: o<br />

scavalli Villanova o ti avventuri<br />

per antiche mulattiere che i viadotti<br />

dell'autostrada sovrastano come giganti.<br />

Pettinate a grano o fieno, immense<br />

distese di verde quadrettato rivelano<br />

l'unica vocazione, arcaiaca,<br />

millenaria: vivere dei frutti della<br />

terra crescendo animali.<br />

All'altra architettura hanno lavorato<br />

sanniti, romani, longobardi, bizantini,<br />

normanni, angioini. A Zungoli<br />

niente è casuale, dalla disposizione<br />

delle torri del castello alle<br />

stradine in pietra vulcanica: tutto<br />

insegue i punti cardinali. I cardi<br />

che vanno da nord a sud e i decumani<br />

che tagliano da est a ovest.<br />

Ovunque sei, davanti hai una delle<br />

torri del fortilizio oggi di proprietà<br />

delle famiglie De Miranda<br />

e Lucifero, discendenti dei Susanna,<br />

gli ultimi feudatari fino al 1806.<br />

I ricchi di quel tempo non ci sono<br />

più e quelli di oggi non vengono<br />

più. Il castello lo apre il Comune,<br />

quando deve far sognare le scolaresche,<br />

istruirle alla storia e segnarle<br />

nella differenza tra chi ha<br />

avuto e chi non avrà mai così tanto.<br />

Ancora oggi nel borgo millenario<br />

non ricostruito, le case richiamano<br />

a una vita durissima, da poveri<br />

tra i più poveri. E anche se sono<br />

diventate un richiamo turistico, con<br />

tanto di cartelli, le grotte scavate a<br />

mano nella roccia, budelli a uno o<br />

due piani sottoterra, stanno a testimoniare<br />

le difficoltà di guadagnare<br />

una stalla o un posto dove poter<br />

conservare formaggi e cibo.<br />

Zungoli fa parte di “Borghi in rete”,<br />

un gruppo di 39 comuni delle<br />

aree interne che con progetti mirati<br />

puntano a valorizzare le risorse<br />

naturali, culturali, agro-alimentari,<br />

energetiche e artigianali. Una<br />

speciale commissione universitaria<br />

è stata incaricata di selezionare<br />

le idee migliori per proporle al<br />

Piano nazionale a favore dei piccoli<br />

comuni e contro lo spopolamento.<br />

Si suppone che partendo<br />

dal basso, da chi nelle zone dell'osso<br />

ci vive, le cose possano migliorare.<br />

Ma il rischio è che quando<br />

sui progetti mettono mano i professori,<br />

le commissioni, la burocrazia<br />

o gli interessi politici di parte<br />

tutto si trasformi o in una bolla<br />

di sapone o in un bancomat per pochi.<br />

È già accaduto. Lo hanno chiamato<br />

Progetto pilota. Si è schiantato<br />

grazie ai soliti burattinai.<br />

Zungoli, soprattutto, è “Bandiera<br />

arancione” del Touring club italiano.<br />

Viene proposto nel percorso legato<br />

ai Borghi più accoglienti d’italia<br />

e garantisce la qualità dei servizi<br />

e la genuinità dei prodotti offerti<br />

ai turisti, che vengono tutelati<br />

anziché nell'accoglienza. Non è<br />

poco.<br />

L'idea di un futuro possibile, che<br />

riporti la vita ed eviti l'emigrazione<br />

dei giovani, è legata al turismo<br />

di qualità che, con l'Alta Capacità<br />

della Napoli-Bari, diventerà anche<br />

di prossimità, visti i tempi ridottissimi<br />

di collegamento tra le aree<br />

interne e le ricche e famose, ma<br />

spesso costosissime, zone costiere.<br />

Nel frattempo si aspetta la Sovrintendenza:<br />

l’arma segreta sfoderata<br />

dal sindaco (le case messe in<br />

vendita a un euro) è subjudice, essendo<br />

proprietà pubblica l’operazione<br />

deva passare al vaglio e all’approvazione<br />

dell’ente che tutela<br />

i beni storici ed architettonici. Il<br />

verdetto è atteso proprio in questi<br />

giorni alla prima riunione utile della<br />

speciale commissione. Parere<br />

non da poco visto che dopo l’inatteso<br />

rilancio dell’operazione addirittura<br />

nel corso dei telegiornali<br />

della Cnn, dagli States sono giunte<br />

migliaia di manifestazioni d’interesse.<br />

Domande di acquisto piovute<br />

da tutto il mondo: un buen retiro<br />

in un borgo medievale ritenuto<br />

tra i più interessanti d’Italia vale<br />

la pena di un investimento. A un<br />

euro si acquista la casa, ma poi c’è<br />

da ristrutturarla, renderla di nuovo<br />

abitabile. Ma anche su questo c’è<br />

la mano dei sussidi per l’efficientamento<br />

energetico e il bonus casa<br />

al 110 per cento: chi sa destreggiarsi<br />

non ci rimette un euro e si<br />

trova un piccolo gioiello da abitare.<br />

L’amministrazione, a fronte delle<br />

4000 manifestazioni d’interesse,<br />

che riguardano anche case coloniche<br />

e terreni non soltanto il centro<br />

storico, conta di poterne portare al<br />

traguarda 300, 400. Questo rimetterebbe<br />

in piedi tutto il sistema residenziale<br />

e, si spera, anche ridare<br />

salute al registro delle nascite presso<br />

l’Anagrafe. Basterebbero venti<br />

famiglie e una quindicina di bambini<br />

per tenere in piedi il sistema<br />

Ogni casa ha grotte<br />

dove trovavano riparo<br />

gli animali e il cibo<br />

per superare l’inverno<br />

scolastico e creare un argine allo<br />

spopolamento. Nel frattempo, la<br />

giunta si è organizzata per dare il<br />

maggior conforto possibile ai residenti<br />

di sempre, che diventano<br />

sempre più fragili e anziani. La casa<br />

di riposo ai piedi del borgo medievale<br />

è praticamente pronta ad<br />

ospitare almeno quaranta anziani.<br />

Un edificio su tre livelli l’ultimo<br />

dei quali è quasi in pareggio con<br />

la piazza principale del paese, dove<br />

c’è il Castello. L’abbattimento<br />

delle barriere architettoniche e un<br />

modernissimo ascensore a favore<br />

di età e scarsa mobilità renderanno<br />

accessibili i luoghi vissuti una intera<br />

vita e la vecchiaia meno pesante.<br />

Non è un caso che tutti i ragazzi si<br />

concentrino nei luoghi prima del<br />

borgo, al di qua dello storico ponte<br />

che divide la parte storica dalle<br />

contrade. Magari è per essere più<br />

pronti alla ineludibile fuga.


martedì 4 maggio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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15<br />

CRONACA<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Paolo Caruso ci crede: così si crea occupazione e si combatte lo spopolamento<br />

«Case a un euro per la rinascita»<br />

«Dalla transumanza all'Alta Velocità, tutte le scommesse per il futuro dei giovani e del paese»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Un sindaco in trincea che combatte lo<br />

spopolamento con un'idea che fa discutere:<br />

vendere le case a 1 euro.<br />

Paolo Caruso, 69enne, primo cittadino di<br />

Zungoli, suggestivo borgo medievale al confine<br />

con la Puglia, è sicuro di riuscire a invertire<br />

la rotta, dando una speranza ai giovani<br />

di questo territorio.<br />

Sindaco, intanto, la sua proposta di vendere<br />

le case a un euro come è andata finora?<br />

«Diciamo che sta funzionando. Abbiamo<br />

già acquisito un centinaio di case ma il parere<br />

della Soprintendenza ci ha bloccato perché<br />

parliamo di edifici sottoposti a vincolo,<br />

ci sono già 28 famiglie che aspettano di avviare<br />

i lavori di ristrutturazione delle abitazioni.<br />

Anche perché c'è l'obiettivo di dare un<br />

aspetto dignitoso al borgo».<br />

Zungoli è riconosciuto come uno dei borghi<br />

più belli d'italia ma vivere qui cosa significa?<br />

«Già 30 anni fa il presidente della Regione,<br />

il compianto Giovanni Grasso, si batteva per<br />

le zone interne in contrapposizione alle aree<br />

costiere. Qui mancano servizi e infrastrutture.<br />

Oggi abbiamo ripreso questa sfida:<br />

Zungoli è capofila dei borghi che cercano<br />

di resistere con un nuovo progetto già giudicato<br />

in maniera positiva. Le cose possono<br />

cambiare. Puntiamo a una serie di interventi<br />

sui servizi che consentiranno di migliorare<br />

la qualità della vita».<br />

Siete a ridosso della Valle Ufita, la Napoli-Bari<br />

anche per voi è una grande opportunità.<br />

Non crede?<br />

«Certo, la stazione Hirpinia di Valle Ufita è<br />

una grandissima occasione che non possiamo<br />

perdere. Ci saranno tante possibilità di<br />

crescita per questo territorio sia sul fronte<br />

dei servizi che dell'occupazione. Ma la nostra<br />

forza sono i prodotti tipici e la natura<br />

incontaminata: siamo sulla via della transumanza,<br />

che è patrimonio Unesco, una testimonianza<br />

storica importante che va valorizzata».<br />

Ma secondo lei qual è la<br />

vocazione di Zungoli, su<br />

cosa si deve scommettere<br />

per rianimare l'economia<br />

locale?<br />

Guardi, stiamo recuperando<br />

un borgo che non deve<br />

essere un residuo<br />

archeologico<br />

ma deve vivere.<br />

Non<br />

serve un comune<br />

dormitorio.<br />

Il<br />

progetto<br />

delle case<br />

a un euro<br />

è un'idea<br />

che punta<br />

a mettere<br />

in sicurezza<br />

la<br />

parte antica<br />

del<br />

paese<br />

mantenendo<br />

la nostra<br />

storia<br />

ma ripopolando<br />

il centro urbano anche<br />

grazie a attività<br />

e servizi come dimostra<br />

l'attivazione<br />

della fibra: qui si<br />

può lavorare a distanza<br />

senza alcun<br />

problema. La vera<br />

sfida è creare occupazione<br />

e ripopolare<br />

il territorio».<br />

Lei è al secondo<br />

mandato: c'è un<br />

progetto che più<br />

degli altri punta a<br />

realizzare in questa<br />

seconda fase?<br />

__<br />

Il sindaco Paolo Caruso intervistato da 696 Tv. In alto, le case a un euro<br />

«L'obiettivo è valorizzare il regio tratturo<br />

che attraversa il nostro territorio puntando<br />

sulla riscoperta della risorsa naturale e valorizzando<br />

i prodotti tipici che saranno realizzati<br />

in quest'area. Sarà questa la nostra<br />

forza per far rivivere in maniera completa<br />

quella che è la civiltà contadina che fa parte<br />

della nostra storia».<br />

Gli amministratori delle zone interne devono<br />

spesso alzare la voce per farsi ascoltare<br />

dal governo regionale. C'è stata la<br />

giusta attenzione nei vostri confronti?<br />

«Sì, non possiamo lamentarci, i contributi<br />

sono arrivati per far rinascere il nostro<br />

borgo. Ma dobbiamo essere sempre<br />

vigili e attenti per difendere questo territorio».<br />

La sua sfida da sindaco: questi paesi delle<br />

zone interne come possono avere un futuro,<br />

davvero secondo lei i piccoli borghi<br />

salveranno le metropoli?<br />

«Il turismo di prossimità potrà essere una<br />

strada da percorrere, che consentirà anche<br />

di produrre meno inquinamento. Il nostro<br />

obiettivo principale è difendere l'ambiente:<br />

eliminare la plastica, incentivare la differenziata,<br />

realizzare la casa dell'acqua, tutti<br />

progetti che consentiranno di avere una condizione<br />

di vita ottimale. Anche il bio in agricoltura<br />

con la canapa e i grani antichi ci darà<br />

prospettive interessanti. Noi, non ci arrenderemo».


Zungoli


Zungoli


14<br />

CRONACA<br />

martedì 11 maggio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

LACEDONIA. LA MACCHINA DEL TEMPO DEL PROFESSOR CANGIAN<br />

Se fai un figlio, il Comune<br />

dà certificato di coraggio<br />

Il miracolo di San Gerardo e la paura per il Vescovo crudele:<br />

musei, teatro e grotte paleolitiche per attirare di nuovo i turisti<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Ci sono poche immagini che<br />

fermano il tempo. La serenità<br />

che ogni tanto rappresenta.<br />

Cangian, come in una macchina<br />

che viene dal passato, l'ha regalata<br />

senza risparmio. 1801 scatti<br />

sono una eternità che non ha giudizio<br />

ma solo conseguenze. Le pellicole,<br />

la tanca per svilupparle, l'ingranditore<br />

e gli acidi che si consegnano<br />

ai secondi utili per svilupparle<br />

nel modo giusto, sono come<br />

presenze che tornano dal passato<br />

per raccontare storie in bianco e<br />

nero. La singolarità è la scelta: Lacedonia.<br />

La vena madre è la pietra.<br />

Il filo del racconto sono i volti.<br />

In questi mesi di pellegrinare in<br />

posti già vuoti, nei “paesi dell'osso”,<br />

a differenza di chi vi scrive lui<br />

ha scelto i volti, la genuinità, i gesti<br />

delle cose di tutti i giorni. Noi,<br />

stretti in un angolo dal virus e dalla<br />

paura, abbiamo raccontato i luoghi,<br />

i vicoli, i resti e gli abbandoni<br />

di una civiltà né più matura né migliore:<br />

diversa. Ecco perché i suoi<br />

scatti diventano immortali, irraggiungibili:<br />

scrutano e svelano la<br />

normalità perduta. Una povertà indossata<br />

con dignità, datata, a modo<br />

uso felice, viva. C'è un filo comune<br />

in tutti i paesi che il destino<br />

sembra voler imprigionare nel passato,<br />

è la lotta di ogni giorno, la<br />

non resa. Come i ragazzi che scopri<br />

all'uscita di una scuola salvata<br />

da un sindaco caparbio e da un funzionario<br />

regionale, che trova il modo<br />

per leggere nel verso giusto il<br />

bando per rifare l'istituto, nonostante<br />

abbia pochi iscritti. Piccole<br />

ma importanti sberle a chi ritiene<br />

che l'economia o l'economicamente<br />

vantaggioso siano sempre e<br />

comunque i binari su cui muoversi.<br />

Come i vinti di Verga, arresi al<br />

progresso. No, qui la vita ha la meglio.<br />

S'aggrappa. Come nel miracolo<br />

che ha fatto del preticello Gerardo<br />

una santo. E le chiavi che il<br />

piccolo Gesù, per fortuna oggi tornato<br />

nella sua chiesa, recuperò nel<br />

pozzo contro ogni legge fisica, criterio<br />

scritto. Proprio dove c'è il<br />

pozzo dell'evento straordinario del<br />

Santo, frutto della paura della ritorsione<br />

di un Vescovo, è stato al-<br />

lestito, su due livelli, un museo.<br />

Rappresenta la mistica dei presuli<br />

succedutisi a Lacedonia. I loro volti,<br />

schiocchi di rossee guance paffute,<br />

nei dipinti a olio vanno a ritroso<br />

nei secoli, eppure tutti uguali:<br />

gli anelli con rubini, gli abiti decorati<br />

a mano, l'oro e l'argento riportano<br />

a un potere e a una vita vissuta<br />

con benessere e privilegi, sospesa<br />

e molto lontana da quei bisogni<br />

di gente indigente, troppo distratta<br />

dal pane da mettere in tavola<br />

per guardare, con consapevolezza,<br />

a un proprio diritto. Sì, fa<br />

vanto l'edizione integrale (trenta<br />

tomi) e originale in francese (1751)<br />

dell'Encyclopedìe dell'arte e dei<br />

mestieri di Diderot e D'Alembert:<br />

ma chi sapeva leggere tra i lacedoniesi<br />

a quel tempo? C'è voluto<br />

Francesco De Sanctis per dare a<br />

questo paese una scuola e garantire<br />

l'istruzione.<br />

Il trittico di Andrea Sabatini da Salerno è la perla del Museo Diocesano<br />

Lacedonia sopravvive alle zero nascite<br />

del 2021 perché s'industria.<br />

Cerchi un museo e ce l'ha. Cerchi<br />

un teatro e strabuzzi ai cartelloni<br />

che ha allestito. Cerchi la storia e<br />

la trovi nelle grotte paleolitiche o<br />

nella torre dell'orologio fatta con i<br />

pezzi dell'anfiteatro, smontato e rimontato<br />

in verticale. Fu l'ordine di<br />

un Vescovo, che quel giorno dev'essersi<br />

svegliato scuro e puntiglioso,<br />

a dare il via alla demolizione<br />

del manufatto pagano a favore<br />

della sua Curia.<br />

Qui se fai un figlio si muovono<br />

gruppi di sindaci e ti danno un certificato<br />

ufficiale di coraggio, girano<br />

un filmato per farti i complimenti<br />

e ti inseriscono tra i benemeriti<br />

della comunità, attestando<br />

la loro gratitudine per la tua famiglia.<br />

Dal culto di Iside alla magia delle masciare<br />

DI MICHELE MISCIA *<br />

Figlia di un vulcano spento, il Vulture, la rupe<br />

su cui insiste l’agglomerato di Lacedonia<br />

guarda negli occhi il promontorio<br />

del Gargano, situata com’è in territorio campano<br />

ma a ridosso di Puglia e Lucania. Giungendo<br />

da sud, si nota immediatamente l’alta rupe<br />

tufacea costellata di grotte, abituri di gruppi di<br />

cacciatori raccoglitori della fine del pleistocene,<br />

stando ai ritrovamenti di punte di freccia lapidea<br />

della forma detta “a mandorla”. Sono le<br />

stesse cavità naturali che i Sanniti, nella varietà<br />

tribale degli Irpini, eressero a luoghi di culto<br />

per i loro variegato pantheon in quello che era<br />

il territorio di Akudunniad. Intriso di spiritualità<br />

isiaca era invece il municipium di epoca romana,<br />

quella Aquilonia in hirpinis che fu sede<br />

della celebre battaglia del 293 a. C.<br />

Tracce del tempio di Iside sono visibili nella<br />

chiesa di Santa Maria della Cancellata, nata dalla<br />

riconversione al culto cristiano di una imponente<br />

costruzione consacrata al culto della dea<br />

egizia.<br />

__<br />

Da sinistra: l’attestato di gratitudine per i nuovi nati. Il pozzo del miracolo di San Gerardo, il busto di De<br />

Sanctis e la torre dell’orologio frutto dello smantellamento dell’anfiteatro romano.<br />

__<br />

La rupe tufacea e le grotte<br />

Aleggia un’aria sospesa tra sacro e profano,<br />

un’atmosfera decisamente esoterica, nel centro<br />

medievale, costruito dagli Orsini dopo il devastante<br />

sisma del 1456 in luogo della città romana,<br />

situata poco più a valle. S’incontrano ancora<br />

abitazioni intonse di masciare, donne che<br />

praticavano la magia, anche nera, guaritrici che<br />

operavano in epoche nelle quali la medicina era<br />

un lusso. Un mondo, quello, del quale restano<br />

orme impresse nell’intelletto latente collettivo,<br />

che pure stridono con la spiritualità del paese<br />

che ospitò per quattro anni san Gerardo Maiella.<br />

Qui compì uno dei suoi primi celebri miracoli,<br />

quello del Pozzo, accessibile al culto di<br />

tanti devoti o alla curiosità degli antropologi. È<br />

nel Museo Diocesano, che intorno ad esso si<br />

dipana, scrigno di vestigi archeologici, opere<br />

artistiche di gran pregio, quali il Trittico di Andrea<br />

Sabatini da Salerno, e un incredibile patrimonio<br />

bibliografico, in cui spicca l’edizione<br />

completa del 1754 dell’Encyclopedie in lingua<br />

francese di Diderot e D’Alembert. Il territorio<br />

trasuda storia e la voce del passato si diffonde<br />

su frequenze visive, ma anche acustiche, olfattive<br />

e tattili. La storia si percepisce toccando la<br />

breccia del campanile lapideo, costruito con<br />

materiale proveniente dall’anfiteatro romano<br />

smantellato nel 700. La si ascolta negli arpeggi<br />

del vento tra gli alberi secolari, nel profumo<br />

di origano e menta, nel muggito lontano di armenti.<br />

Lcedonia parla a chi si pone in ascolto.<br />

* Delegato regionale Unla - Divulgatore culturale


martedì 11 maggio 2021<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Antonio Di Conza, 40 anni, pronto a candidarsi per il secondo mandato<br />

«Non voglio che altri vadano via»<br />

Ha scelto di tornare per sostenere la sua comunità e dare una speranza ai giovani<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

__<br />

Il sindaco Antonio Di Conza intervistato da 696 Tv<br />

Le radici non si dimenticano. E Antonio<br />

Di Conza, 40 anni, sindaco di<br />

Lacedonia, è tornato nella sua terra<br />

per vincere una nuova sfida: fermare<br />

lo spopolamento e dare una speranza ai<br />

giovani che, come lui, vogliono impegnarsi<br />

per il territorio dove sono nati.<br />

Sindaco, intanto si chiude il primo il<br />

suo primo ciclo amministrativo,<br />

che bilancio consegna ai cittadini?<br />

«Guardi, in fondo si chiude metà<br />

ciclo perché gli ultimi due anni<br />

in pratica non li ho vissuti<br />

perché come tutti i sindaci sono<br />

stato frenato dall'emergenza<br />

per il covid. Non è una scusa,<br />

eppure lo stesso siamo riusciti<br />

a portare a termine una<br />

serie di investimenti che mi<br />

fanno ritenere di aver raggiunto<br />

i risultati sperati. L'obiettivo<br />

ora è quello di pensare a un intervento<br />

per lungo periodo. Sono<br />

soddisfatto ma certo un mandato<br />

è poco, quando si vogliono<br />

fare interventi a lungo raggio<br />

guardando al futuro di questo territorio».<br />

Molti giovani di Lacedonia sono stati<br />

costretti ad andare via. Lei perché<br />

è ritornato?<br />

«Ho deciso di ritornare qui e le assicuro<br />

che è ancora più difficile per certi<br />

aspetti. Sono stato a lungo fuori, ma<br />

il cuore mi ha spinto a ritornare con non<br />

poche difficoltà. Sono tornato per dare<br />

il mio contributo e per risolvere insieme<br />

a tutti i problemi che ci sono sul<br />

territorio con la speranza di trovare<br />

la ricetta giusta affinché i giovani<br />

non vadano via».<br />

Ma è pentito di essere tornato. Ha<br />

qualche rimpianto?<br />

«Non sono pentito perché le mie radici sono<br />

qui. Certo a volte mi vengono i dubbi,<br />

ma dobbiamo subito metterli da parte perché<br />

l'obiettivo è di cambiare lo spirito<br />

delle persone. E' chiaro che in un<br />

posto dove hai meno servizi e meno<br />

opportunità bisogna combattere<br />

per il cambiamento».<br />

Secondo lei Lacedonia su cosa deve<br />

scommettere?<br />

«Lacedonia come tutti i piccoli paesi<br />

deve scommettere su un<br />

cambiamento di prospettiva.<br />

La speranza è che venga<br />

dato spazio alla periferia<br />

che deve diventare<br />

il centro. Il decremento<br />

demografico è un problema<br />

che viene da lontano<br />

e che ormai colpisce<br />

tutti. L'anno scorso<br />

qui ci sono stati 15 nuovi<br />

nati, quest'anno solo<br />

uno. Ma si fanno meno<br />

figli perché c'è troppa incertezza».<br />

La vertenza delle aree<br />

interne, secondo lei, come<br />

va riaperta? C'è stata<br />

la giusta attenzione da<br />

parte del governo regionale?<br />

«Non c'è stata la giusta attenzione<br />

perché non si è mai pensato<br />

alle periferie. Comunque,<br />

ho avuto validi interlocutori in<br />

regione, siamo riusciti ad avere<br />

finanziamenti importanti ad<br />

esempio per le scuole. Le soluzioni<br />

si possono sempre trovare».<br />

Qual è il suo sogno nel cassetto<br />

per Lacedonia?<br />

«Progetti ce ne sarebbero<br />

tanti. Ma il sogno più grande<br />

per me è quello di rivivere<br />

quello che hanno vissuto i<br />

nostri nonni, le trasonne (i vicoli n.d.r.) traboccavano<br />

di gioia e di chiacchiericcio, di<br />

gente che viveva il paese. Oggi questo non<br />

c'è più. Ma la vera sfida è riqualificare il costone<br />

su cui si sviluppa tutto il paese. Siamo<br />

sulla buona strada. Anche dalle nostre<br />

grotte ci può essere un nuovo sviluppo».<br />

A Lacedonia si vota, ha già deciso cosa fare?<br />

«Non lo so se la sfida continua e, le assicuro,<br />

non è una tattica. Bisogna programmare<br />

e ci sono tanti progetti in campo, l'obiettivo<br />

è che ci sia una continuità. Indipendentemente<br />

da chi sarà il sindaco l'importante è<br />

che si portino a termine i risultati sperati per<br />

la nostra comunità».


Lacedonia


Lacedonia


14<br />

CRONACA<br />

martedì 25 maggio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

MONTAGUTO. UNA BESTIA DI FANGO MAI VISTA, LA PIÙ GRANDE D’EUROPA<br />

La frana bloccò l’Italia<br />

Lo Stato bloccò i clan<br />

Bertolaso riuscì a tenere a bada molti appetiti: ora nuovi rischi<br />

Da due anni non nascono bambini, solo l’estate riporta la vita<br />

DI GIANNI VIGOROSO<br />

Èconsiderata tra le frane più<br />

grandi d’Europa per le sue<br />

caratteristiche morfologiche,<br />

capace di provocare ancora danneggiamenti<br />

irreversibili se non si<br />

correrà presto ai ripari, con un’adeguata<br />

e costante attività di manutenzione<br />

e monitoraggio. Stiamo<br />

parlando della madre di tutte le frane,<br />

in <strong>Irpinia</strong>, a Montaguto, nel territorio<br />

crocevia al confine con la<br />

provincia di Foggia. Oggi la bestia<br />

dorme apparentemente, ma una<br />

movimentazione di masse volumetricamente<br />

significative è stata<br />

più volte segnalata agli organi<br />

competenti, ultimamente dal sindaco<br />

Marcello Zecchino, a seguito<br />

di una nuova ed evidente frattura<br />

a monte. Parte delle opere di drenaggio<br />

realizzate negli anni scorsi,<br />

relative alle acque superficiali e<br />

profonde della zona alta di frana e<br />

del Lago Maggiore risultano essere<br />

danneggiate. L’ex capo della<br />

Protezione Civile Guido Bertolaso,<br />

lo aveva ribadito in più di<br />

un’occasione: “Guai abbassare la<br />

guardia sulla frana di Montaguto.<br />

La manutenzione dovrà essere costante<br />

negli anni altrimenti l’incubo<br />

potrebbe nuovamente riaffacciarsi.”<br />

Fu proprio lui nel 2010 dopo<br />

il blocco della ferrovia, con<br />

l’Italia spezzata in due a dare una<br />

decisa svolta a questa delicata vicenda,<br />

affidando le opere all’esercito<br />

e alla Protezione Civile, spazzando<br />

via l’ombra della camorra,<br />

che avrebbe potuto mettere le mani<br />

sull’affare lavori. Una storia infinita<br />

cominciata già alla fine del<br />

2005. Il 26 aprile 2006 la frana invase<br />

definitivamente la statale 90<br />

delle Puglie fino a diventare poi un<br />

caso nazionale, quando gli operai<br />

delle Ferrovie dello Stato furono<br />

costretti a smontare i binari, per<br />

evitare che la pressione esercitata<br />

dalla frana potesse creare maggiori<br />

problemi alla massicciata. Fu la<br />

Puglia con le massime cariche istituzionali,<br />

in modo particolare a far<br />

sentire alta la propria voce insieme<br />

alle comunità locali. Solo nel<br />

luglio del 2010 si potette tirare un<br />

sospiro di sollievo con la completa<br />

ripresa dei collegamenti sia su<br />

gomma che su ferro, ma a distanza<br />

di undici anni quel mostro oggi<br />

incute ancora paura e apprensione.<br />

Ma l’amministrazione comunale<br />

ha in animo di trasformare “la bestia”<br />

in una opportunità: il progetto<br />

per renderla visitabile è già stato<br />

presentato nell’ambito di un più<br />

ampio programma di investimenti<br />

per non farsi trovare impreparati<br />

alla ripresa di tutte le attività turistiche.<br />

A Montaguto non si regalano<br />

case a un euro, ma il problema<br />

dello spopolamento è presente<br />

più che mai. Gli addetti dell’Anagrafe<br />

del Comune mostrano<br />

i registri immacolati, ovvero a zero<br />

nascite, di quest’anno ma anche<br />

per il 2020. Una tendenza che nel<br />

giro di qualche decennio renderà<br />

questo paese presepe ancora più<br />

lento, silenzioso, affidato ai ritmi<br />

degli ultimi abitanti, tutti abbondantemente<br />

anziani e tutti concentrati<br />

sulle poche abitudini che scandiscono<br />

giornate, mesi. Terra di<br />

confine, Montaguto ha una dimensione<br />

talmente a misura d’uomo<br />

che è costretta a esporre cartelli<br />

per avvertire i visitatori di procedere<br />

adagio con le proprie autovetture,<br />

perché «qui i bambini giocano<br />

ancora liberi per strada», prigionieri<br />

di una felicità che è anche<br />

solitudine.<br />

Legati alla Baronia di Flumeri, finì nelle mani degli Aragonise, con Maria Donata Del Balzo Orsini<br />

Il Casale e il Castrum amati dai Principi<br />

DI ANTONIO ANGINO *<br />

Montaguto, che è uno dei tanti, ameni e ridenti<br />

paesi di cui è costellata l’<strong>Irpinia</strong> e quasi l’intera<br />

provincia di Avellino, ha confini in gran parte ben<br />

delineati dalla natura, in quanto segnati da tre torrenti<br />

(Cervaro, Acquara e Tre Confini) e dalla lunga<br />

e antica strada della Trainera che segna il confine<br />

con il comune di Orsara di Puglia dalla parte<br />

sudorientale a quella nordoccidentale fino al<br />

tenimento di Greci.<br />

E’ una terra ricca di vegetazione, di selvaggina e<br />

di sorgenti, queste ultime attestate dalle numerose<br />

fontane disseminate quasi uniformemente su<br />

tutto il territorio comunale: si va dalle più antiche<br />

(Fontana Vecchia, 1532, Fontana del Basso, Fontana<br />

Paolina, Fontana della Noce), alle più recenti,<br />

ma altrettanto ricche di storia (Fontana Nuova,<br />

Fontana del Ponte o di Sofia, Fontana delle<br />

Sorgenti).<br />

Le origini di Montaguto risalgono all’Alto Medioevo<br />

e sono da individuare in due nuclei ben<br />

distinti e separati: il Casale di Sambuceto, posto<br />

a valle nella parte sudorientale del paese, che aveva<br />

una estensione di 300 ettari e risulta gestito<br />

dalla Mensa Vescovile di Bovino, ed il Castrum<br />

di Montaguto, che era circondato da una estensione<br />

territoriale in gran parte boscosa di 1500 ettari,<br />

affidato prima alle cure di suffeudatari, poi<br />

di feudatari fino all’abolizione del feudalesimo ai<br />

primi dell’Ottocento.<br />

Dopo secoli di vita autonoma e di convivenza pacifica,<br />

il Casale e il Castrum finiscono nella gestione<br />

e nell’amministrazione del principe Gregorio<br />

Pinto che, con argomenti cavillosi e dispute<br />

legali, riesce a strappare al Vescovo di Bovino<br />

una transazione siglata nel 1741, data dalla quale<br />

il Casale di Sambuceto perde la sua autonomia<br />

e diventa parte integrante del Feudo di Montaguto<br />

in cambio di 50 ducati l’anno che il Principe<br />

Pinto si impegna a versare alla Curia vescovile<br />

di Bovino. Dal punto di vista religioso Montaguto<br />

fa parte della Diocesi di Bovino fino agli anni<br />

Settanta del Novecento, quando è assegnato<br />

alla diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia di cui ancora<br />

oggi fa parte.<br />

Per quanto riguarda l’aspetto politico, militare e<br />

amministrativo, la sua storia è legata alla Baronia<br />

di Flumeri e Vico fino al 1454, allorché gli<br />

Aragonesi l’assegnano a Maria Donata del Balzo-Orsini<br />

in cambio dei favori che lo sposo Pirro<br />

del Balzo aveva accordato ai nuovi dominatori.<br />

Maria Donata, poi, lo concede in dote alla figlia<br />

Isabella in occasione delle nozze di costei con il<br />

futuro re Federico d’Aragona; si succedono, quindi,<br />

nel feudo di Montaguto diverse altre famiglie<br />

baronali: i De Bernardo, i Capece Zurolo, i Pinto<br />

Mendoza, gli Spinelli.<br />

La peste del 1656 è un evento drammatico nella<br />

vita montagutese: gli abitanti si riducono a sole<br />

tre famiglie, le case restano vuote, i campi sono<br />

sopraffatti dalla vegetazione spontanea.<br />

Dai primi del Settecento alla seconda guerra mondiale<br />

si assiste ad una notevole crescita della popolazione<br />

che raggiunge il massimo storico di<br />

quasi 2500 abitanti nel 1931; da allora, per diversi<br />

fattori (guerra, emigrazione, calo delle nascite)<br />

si ha un vorticoso decremento.<br />

Oggi dell’allevamento del bestiame non c’è quasi<br />

più traccia, mentre l’agricoltura è finita nelle<br />

mani di un esiguo gruppo di imprenditori agricoli<br />

che hanno decretato la fine di quei piccoli appezzamenti<br />

di terreno che si erano come cristallizzati<br />

nelle mani di molte famiglie nel corso di<br />

quasi due secoli (Ottocento e Novecento).<br />

La conseguenza è che attualmente la monocoltura<br />

del frumento ha preso il sopravvento su tutti gli<br />

altri prodotti agricoli (avena, orzo, fave, granturco)<br />

e soprattutto sulla vite, l’ulivo e gli alberi da<br />

frutto, che un tempo soddisfacevano quasi del tutto<br />

il fabbisogno locale di conserve alimentari, vino<br />

e olio.<br />

* Professore, Storico


martedì 25 maggio 2021<br />

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CRONACA<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Marcello Zecchino, già assessore provinciale, e i progetti per la rinascita<br />

«Orsara, speranza di un futuro»<br />

«Solo grazie alla stazione dell’Alta Capacità il territorio potrà battere lo spopolamento»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Guidare un comune di frontiera, devastato<br />

dallo spopolamento non è<br />

impresa facile. Ma Marcello<br />

Zecchino prova a resistere con impegno<br />

e coraggio: aveva 27 anni quando<br />

divenne sindaco per la prima volta nel<br />

1995: ora, però, non sa ancora cosa farà<br />

nel prossimo autunno quando anche Montaguto<br />

andrà al voto. “Se me lo chiederanno<br />

sono pronto a continuare<br />

la mia sfida”, dice il primo cittadino,<br />

che è stato in passato anche<br />

assessore provinciale alla protezione<br />

civile.<br />

Fare il sindaco in un comune<br />

così piccolo è quasi una missione.<br />

Non crede?<br />

«In tutti i piccoli comuni c'è ormai<br />

un allarme sociale. Essere<br />

sindaco significa fare tutto. Oggi<br />

noi qui abbiamo solo quattro<br />

dipendenti e un operatore ecologico<br />

part time. Dobbiamo farcela,<br />

anche perché i cittadini ci chiedono<br />

di risolvere i problemi».<br />

Montaguto è conosciuto come il<br />

paese della frana più grande d'Europa.<br />

Cosa è cambiato in questi anni?<br />

«A distanza di anni, da quando l'Italia fu divisa<br />

in due, la situazione è che la frana è<br />

sempre in movimento. Negli anni scorsi ci<br />

sono stati movimenti importanti. Oggi devo<br />

denunciare ancora una volta la mancata<br />

manutenzione della rete idraulica».<br />

Ma c'è stata la giusta attenzione da parte<br />

della Regione?<br />

«Ci sono stati dei rallentamenti. Adesso c'è<br />

un'ottima collaborazione con la protezione<br />

civile e con la direzione del dottore Giulivo<br />

che ci consentirà di mettere in sicurezza<br />

il territorio».<br />

Anche Montaguto deve fare i conti con<br />

lo spopolamento: come va affrontata questa<br />

emergenza?<br />

__<br />

Il sindaco Marcello Zecchino intervistato da 696 Tv<br />

«Non credo che chi ha deciso di trasferirsi<br />

altrove possa tornare. Spero, invece, che ci<br />

sia una riscoperta di questi luoghi per chi<br />

vuole fuggire dal caos delle metropoli per<br />

avere stili di vita diversi. Ora dobbiamo<br />

puntare a nuovi servizi per<br />

aiutare soprattutto la terza età.<br />

Ma bisogna essere innamorati di<br />

questi luoghi per poterci vivere e<br />

ritornare».<br />

Tutti i sindaci delle zone<br />

interne lamentano<br />

ritardi su servizi e infrastrutture,<br />

Montaguto come<br />

può rompere<br />

questo isolamento?<br />

«In soccorso di<br />

tutta l'area c'è la<br />

costruenda linea<br />

dell'alta capacità,<br />

sarà realizzata la<br />

stazone di Orsara a<br />

pochi chilometri, siamo<br />

praticamente in <strong>Irpinia</strong>.<br />

Ora dobbiamo<br />

attrezzarci per i servizi<br />

a supporto dei lavori<br />

per quest'opera che dureranno<br />

sette-otto anni.<br />

Il progetto ha dovuto<br />

subire una variante<br />

proprio per via<br />

della frana di Montaguto.<br />

Ma la stazione,<br />

di sicuro, potrà<br />

aiutarci a migliorare<br />

i servizi sul territorio».<br />

Lei è un amministratore<br />

di lungo<br />

corso, ma la<br />

vertenza delle aree interne come va riaperta<br />

secondo lei?<br />

«Va tolto di mezzo il campanile, lo dicono<br />

tutti ma lo realizzano in pochi. Poi farei fuori<br />

tanti enti sovracomunali che sono inutili<br />

e ostacolano la crescita del territorio. Bisogna<br />

snellire la burocrazia e dare incentivi a<br />

chi vuole investire. C'è la possibilità di ripopolare<br />

questo territorio, oggi abbiamo delle<br />

grosse opportunità: sta arrivando la fibra.<br />

Ma dobbiamo essere attenti».<br />

Lei 26 anni fa è stato eletto per la prima<br />

volta sindaco, ora ha già deciso cosa fare?<br />

«Guardi non ho mai pensato alla mia candidatura<br />

per altri obiettivi personali. Se me<br />

lo chiederanno lo valuterò con serenità».<br />

Qual è la sfida del futuro per la comunità<br />

di Montaguto?<br />

«Credere nelle proprie forze: abbiamo una<br />

miniera inesauribile, non c'è bisogno di grandi<br />

infrastrutture che nascondono solo grandi<br />

parcelle per i tecnici. Ora basta litigare e<br />

non voltiamoci dall'altra parte. I problemi<br />

di chi è in difficoltà vanno affrontati. La sfida<br />

del futuro è il sociale. Ma c'è bisogno che<br />

a impegnarsi siano direttamente i cittadini.<br />

Rimbocchiamoci le maniche e crediamoci».


Montaguto


Montaguto


14<br />

CRONACA<br />

martedì 1 giugno 2021<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

BISACCIA. IL BORGO MILLENARIO È UNO SCENARIO DA FAVOLA<br />

Se i giovani restassero<br />

qui sarebbe il paradiso<br />

Dalla raccolta porta a porta all’accoglienza nel centro antico,<br />

alle cooperative di ragazzi affidato l’onere di inventarsi il futuro<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Lo schianto è con la diversità<br />

che cuce addosso abiti diversi,<br />

antichi. Magari vecchi,<br />

ma fatti a mano. Tarati per anni<br />

che dicevano cose altre e non<br />

si sa, nessuno è titolato a dirlo, se<br />

più o meno sensate, elementari o<br />

profonde. Il tirante di questo vacillare<br />

tra la misura d’uomo e<br />

l’esplosione in mille attività che<br />

pure le città più grandi rappresentano<br />

alla resa è nel bilancio di<br />

ognuno, di come e se si ritiene piena<br />

una vita vissuta nel clamore,<br />

che è anche disordine, degrado, o<br />

nella serena monotonia di borghi<br />

millenari, perfetti, romantici.<br />

Bisaccia è uno dei luoghi del cuore<br />

dove le difficoltà che si ereditano<br />

nascendovi sono compensate<br />

dal carattere migliore e puro che<br />

vi si forma. Chi da qui è costretto<br />

a partire non lo fa senza soffrirne<br />

il distacco e tanti superano lo<br />

strappo nutrendo nel profondo<br />

l’idea o l’intenzione di tornarci comunque.<br />

Qui è tutto spettacolare, se non<br />

fosse per le frane, che di tanto in<br />

tanto s’intestano il potere di modificare<br />

qualche posto. E il terremoto,<br />

che ha costretto a tagliare<br />

in due le realtà dei residenti, la parte<br />

vecchia da quella tirata su in<br />

fretta e furia, ha cambiato in meglio<br />

la quantità di spazi a disposizione,<br />

non i luoghi, che restano incantati,<br />

mistici.<br />

Gli acciacchi ci sono. L’ospedale,<br />

che proprio il sisma riconobbe come<br />

necessità primaria per un posto<br />

così lontano da tutto, ora per<br />

il bilancio regionale è diventato,<br />

non si capisce bene in base a quale<br />

politica sanitaria, un orpello inutile.<br />

L’Asl di Avellino lo lascia sopravvivere<br />

affidando a quella<br />

struttura servizi collaterali: Suap,<br />

Hospice, Rsa disabili. Sostegni<br />

nobili per molti, ma la vera bolla<br />

è rappresentata dal Psaut, il servizio<br />

di primo intervento che dovrebbe<br />

consentire a infartuati, pazienti<br />

con ictus o traumatizzati di<br />

essere accolti, stabilizzati e poi trasferiti<br />

in sicurezza in strutture più<br />

attrezzate. Insomma, interventi<br />

salvavita per evitare, come rac-<br />

conta il sindaco Arminio, folle<br />

corse a 80 all’ora in autostrada<br />

verso Ariano o Avellino. Il Psaut<br />

è attivo soltanto sulla carta. Di veri<br />

mezzi per stabilizzare i pazienti<br />

l’Asl non ne ha mai messo a disposizione.<br />

E che ci sia la volontà<br />

di smantellare anche questo lo<br />

si comprende dall’assurdità di costringere<br />

medici e inferiemi a doppi<br />

e tripli turni senza poi corrispondere,<br />

nelle loro buste paga,<br />

nemmeno un minuto di straordinario.<br />

Le proteste dei sanitari sono<br />

all’ordine del giorno e la strategia<br />

della tensione o sfocerà in<br />

una riordinata complessiva o in<br />

una chiusura definitiva. Si vedrà.<br />

Nel frattempo, il lavoro è garantito<br />

da alcuni servizi comunali. Il<br />

porta a porta viene fatto svolgere<br />

dall’amministrazione a ragazzi disoccupati,<br />

con turni di sei mesi,<br />

così che a rotazione, a fine anno,<br />

ognuno si ritrovi un minimo vitale.<br />

Anche la gestione del castello<br />

ducale, un cinque stelle che ti proietta<br />

in pezzo di paradiso, è nelle<br />

mani di una cooperativa di ragazzi.<br />

Riapre i battenti dopo la pandemia,<br />

ma gli obiettivi sono di incrementare<br />

il catering luxury e il<br />

wedding di elite: immaginate di<br />

poter strascorrere la prima notte<br />

di nozze o il banchetto del matrimonio<br />

negli stessi posti dove hanno<br />

vissuto principesse e imperatori.<br />

Le camere e gli ambienti sono<br />

mozzafiato, unici. E i ragazzi<br />

dell’accoglienza persone in gamba.<br />

Anche altri borghi si stanno organizzando,<br />

ma un castello come<br />

questo ha pochi rivali. Davvero<br />

pochi.<br />

Dimora della Principessa di Bisaccia, dopo una congiura finita male, divenne sede di caccia dell’imperatore Federico II<br />

Oggi riaprono Museo Civico e Castello ducale<br />

DI MICHELE MISCIA *<br />

Oggi riapre il Museo Civico Archeologico<br />

di Bisaccia e con esso il Castello Ducale.<br />

Finalmente torna a respirare il<br />

comparto del turismo culturale, che la pandemia<br />

aveva reso asfittico, nello stupendo paese dell’osso.<br />

Non voglio deprivare il visitatore del<br />

piacere della scoperta con queste mie brevi righe,<br />

semmai intendo motivarlo ad effettuare<br />

una visita che costituisce una sorta di suasiva<br />

full immersion in epoche lontanissime nel tempo.<br />

Le mura dell’antico maniero trasudano letteralmente<br />

storia e tra di esse aleggiano presenze<br />

eteree, che parlano per il tramite dei vestigi<br />

che ci hanno lasciato in dono. Dalle brume<br />

della più remota antichità emerge, imponente,<br />

l’immagine della Principessa di Bisaccia,<br />

che visse nel VII secolo a. C., cosiddetta in<br />

grazia della ricchezza del suo corredo funerario.<br />

E nel vento può accadere di udire gli scalpiti<br />

prodotti dai cavalli sui ciottoli mentre Federico<br />

II faceva il suo ingresso tra ali di cortigiani.<br />

Nei fatti, il Castello Ducale di Bisaccia, è un<br />

eccezionale esempio della rete di manieri creata<br />

dal grande svevo, talora su insediamenti fortificati<br />

preesistenti.<br />

Per quanto, infatti, le fonti più datate facciano<br />

risalire la costruzione ai Normanni, taluni storici<br />

affermano che esso debba la sua esistenza<br />

alla volontà del generale bizantino Basilio Boiannes<br />

(Bugiano), che dal 1017 al 1027 fu a capo<br />

del Catapanato d’Italia. La qual cosa io trovo<br />

verosimile, considerato che Bisaccia insiste<br />

in prossimità dei confini di tale provincia dell’Impero<br />

bizantino. Altri riferiscono di una più<br />

antica origine del primo nucleo, che risalirebbe<br />

ai Longobardi, ipotesi che mi trova concorde.<br />

Tale primigenio insediamento subì il colpo di un<br />

terribile sisma, che devastò l’attuale <strong>Irpinia</strong><br />

orientale nel 1198, uscendone diruto. Quindi,<br />

per circa mezzo secolo, le sue rovine versarono<br />

in stato di abbandono, fino a quando, nel<br />

1246, il feudatario coevo, Riccardo I, non fu<br />

esautorato da Federico II, perché ritenuto reo<br />

di congiura. A quel punto l’imperatore deliberò<br />

la ricostruzione del Castello. Sul fatto che<br />

Federico II sia effettivamente stato a Bisaccia<br />

non esiste dubbio alcuno, giacché se ne deriva<br />

notizia certa dalla Friderici Secundi, Romanorum<br />

Imperatoris, Jerusalem et Siciliae Regis,<br />

Historia Diplomatica, che ne dimostra la presenza<br />

il 28 giugno del 1250. Egli elesse il Castello<br />

a dimora di caccia, essendo un cultore<br />

della falconeria, al punto da essere stato autore<br />

del trattato De arte venandi cum avibus. Da ultimo,<br />

non va dimenticata la presenza del sommo<br />

Torquato Tasso, che vi trascorse un paio di<br />

mesi ospite del feudatario Giovan Battista manso.<br />

* Delegato regionale Unla - Divulgatore culturale


martedì 1 giugno 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

L’ultima sfida di Marcello Arminio contro la politica che non riesce a cambiare nulla<br />

«Prossima lotta: riavere l’ospedale»<br />

«Noi per salvare una vita dobbiamo correre a 80 all’ora in autostrada»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Èun personaggio tenace e coraggioso.<br />

E lo confermano<br />

le tante battaglie che ha condotto<br />

in difesa del territorio. Marcello<br />

Arminio è uno di quei sindaci<br />

storici, che si legano a doppio filo<br />

alla comunità che rappresentano.<br />

Non a caso i bisaccesi lo hanno<br />

scelto per quattro volte. E lui ha già<br />

speso 17 anni della sua vita a fare il<br />

sindaco.<br />

Cosa significa guidare una comunità<br />

per tanti anni, qual è la<br />

sua esperienza a Bisaccia?<br />

«Bisaccia almeno fino a 30 anni fa<br />

contava almeno 7-8mila abitanti,<br />

oggi la popolazione si è dimezzata.<br />

La nostra storia è la storia del<br />

Sud: manca il lavoro, non ci sono<br />

servizi. E così non solo i giovani<br />

ma intere famiglie si sono spostate<br />

al Nord oppure all'estero. Di questo<br />

sono davvero dispiaciuto».<br />

Quali sono le difficoltà di un sindaco<br />

che guida un paese delle zone<br />

interne? Quali ostacoli deve<br />

superare ogni giorno?<br />

«Effettivamente ogni giorno dobbiamo<br />

affrontare i problemi dei cittadini,<br />

in particolare sul fronte sociale.<br />

Manca la casa o il lavoro, non<br />

ci sono redditi che aiutano le famiglie<br />

che sono costrette a chiedere<br />

aiuto al comune. Ma Bisaccia, come<br />

altri paesi del Sud, lamenta la<br />

manca di servizi importanti come<br />

ad esempio la viabilità, che è fortemente<br />

carente. Abbiamo strade che<br />

sono riconducibili agli anni Sessanta.<br />

Siamo indietro e senza le infrastrutture<br />

è difficile creare sviluppo.<br />

C'è poi il discorso sulla sanità<br />

che mi fa arrabbiare».<br />

Perché?<br />

«I miei concittadini sono spesso costretti<br />

a correre verso ospedali lontani<br />

dal nostro territorio per salvare<br />

una vita. Tutti i presìdi più o meno<br />

vicini non riescono a dare delle<br />

risposte importanti. Bisogna andare<br />

ad Avellino che dista circa 80 chilometri,<br />

si perde tempo prezioso<br />

specie nelle emergenze più gravi».<br />

Bisaccia nel 2012 ha perso l'ospedale,<br />

se dovesse mandare un messaggio<br />

al governatore De Luca<br />

cosa gli chiederebbe?<br />

«Al presidente De Luca voglio dire<br />

che l'ospedale di Bisaccia è stato<br />

chiuso nel momento in cui l'economia<br />

sanitaria si diceva che non<br />

fosse in grado di mantenere gli<br />

ospedali. Ma non credo che chiudendo<br />

solo Bisaccia si siano messi<br />

a posto i conti della sanità in Campania.<br />

Se i soldi mancavano all'epoca<br />

oggi con il Recovery plan è<br />

possibile riavere tutto quello che ci<br />

è stato tolto. Ma non so se la regione<br />

ha davvero intenzione di rivedere<br />

le sue scelte e ridare un'assistenza<br />

sanitaria seria a questo territorio.<br />

Spero di non dover fare altre<br />

battaglie».<br />

Lei ha vissuto gli anni difficili del<br />

rischio discarica sul Formicoso:<br />

la battaglia in difesa del territorio<br />

che cosa ha significato per questa<br />

comunità?<br />

«E' vero, qui la gente è abituata a<br />

lottare per rivendicare i propri diritti.<br />

Le zone interne non possono<br />

essere ricettacolo di qualsiasi cosa.<br />

E' una cosa ingiusta. Si ragiona con<br />

la logica dei numeri e si continua a<br />

penalizzare le comunità più piccole.<br />

Noi abbiamo dimostrato di saper<br />

respingere questa tesi. E siamo<br />

riusciti a mantenere integro il nostro<br />

territorio».<br />

La vertenza delle zone interne come<br />

va affrontata oggi nel rapporto<br />

con la politica che spesso<br />

annuncia degli impegni che poi<br />

non mantiene?<br />

«In tutto il Sud ci sono bellezze straordinarie<br />

e si potrebbe vivere di turismo.<br />

Ma di questo tema ne parliamo<br />

da una vita. Probabilmente<br />

noi non abbiamo ancora la cultura<br />

per fare turismo».<br />

E allora?<br />

«Credo che il riscatto di questo territorio<br />

possa avvenire attraverso un<br />

rilancio dei servizi, anche della strada<br />

ferrata con le stazioni che potrebbero<br />

rianimare il turismo ma<br />

anche il commercio. Non sono ottimista.<br />

Le promesse della politica<br />

sono state sempre tante e alla fine si<br />

sono rivelate solo delle illusioni.<br />

Servirebbe un piano Marshall, ma<br />

non so se c'è davvero l'intenzione<br />

di aiutare il Mezzogiorno. I contentini<br />

non bastano più».<br />

Lei sindaco per 17 anni, ha ancora<br />

davanti tre anni di amministrazione:<br />

qual è la sfida per il futuro<br />

di Bisaccia?<br />

«Saremo attenti al problema delle<br />

frane e alla realizzazione di nuove<br />

scuole. E soprattutto vogliamo rilanciare<br />

il nostro straordinario centro<br />

storico per scommettere sul turismo.<br />

Ma la politica deve aiutarci<br />

e rispondere seriamente alle attese<br />

di questa popolazione».<br />

Contro la discarica sul Formicoso<br />

Che battaglia a Pero Spaccone<br />

DI GIANNI VIGOROSO<br />

filo conduttore<br />

che unisce e acco-<br />

C’è un<br />

muna le aree interne:<br />

la lotta. C’è chi negli anni non è<br />

riuscito a difendersi e ha dovuto<br />

soccombere, di fronte a scelte<br />

scellerate e ingiuste ai danni<br />

sempre delle popolazioni più deboli<br />

e chi invece ha vinto. E’<br />

l’esempio degli eroi del Formicoso.<br />

Dal 1996 al 2008 in prima<br />

linea a combattere contro chi<br />

dall’alto, voleva a tutti i costi impiantare<br />

una mega discarica simile<br />

alle sorelle sventurate di Difesa<br />

Grande ad Ariano Irpino e<br />

Pustarza nel comune di Savignano<br />

Irpino. Ma a Pero Spaccone,<br />

in quel fazzoletto di terra<br />

tra Andretta e Bisaccia, non si è<br />

andati oltre i sondaggi e carotaggi. La protesta delle comunità locali pronte<br />

a tutto, insieme ai sindaci ha impedito l’arrivo delle ruspe e l’avvio dei<br />

lavori. L’altopiano del Formicoso, e il suo grano pregiato è rimasto intatto<br />

e inviolato. Si è lottato giorno e notte, sfidando tutto e tutti a denti<br />

stretti e con le proprie forze. Chi non ricorda in quei giorni convulsi e<br />

terribili, le scene di anziani a terra, i consigli comunali all’aperto, i blocchi<br />

che vedevano da un lato le forze dell’ordine e dall’altro i manifestanti.<br />

Tuonano ancora nella mente di tutti le parole dei funzionari della<br />

Questura di Avellino rivolte alla gente: “In nome della legge, scioglietevi.”<br />

Non erano dei criminali a protestare, ma persone in difesa di un loro<br />

diritto sacrosanto. Sdraiate a terra senza reagire accanto ai loro mezzi<br />

agricoli nei campi. Un muro umano, urla di disperazione e lacrime tra la<br />

polvere di quei terreni che faceva da nebbia per allontanare il nemico.<br />

Una decina furono i feriti nel 1998. Scene di rabbia e disperazione. Una<br />

notte di resistenza che finì nel peggiore dei modi con la carica da parte<br />

delle forze dell’ordine. Scoppiò il finimondo. Quelle anziane donne avvolte<br />

nei mantelli neri, così le definì il collega Pierluigi Melillo nel raccontare<br />

la cronaca di quei giorni tristissimi, pronte a farsi anche arrestare,<br />

oggi non ci sono più. Ed è stato soprattutto grazie al coraggio, alla<br />

forza e determinazione di quella gente se oggi il Formicoso può considerarsi<br />

ancora il più bel granaio dell’<strong>Irpinia</strong>.


Bisaccia


Bisaccia


14<br />

CRONACA<br />

martedì 8 giugno 2021<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

TREVICO. QUANDO SONO GLI ARTIGIANI A SFORNARE OPERE D’ARTE<br />

La qualità delle cose buone<br />

garantita da persone serie<br />

L’incontro in una grotta di pietra con il re dei prosciutti irpini<br />

è la prova che la speranza del domani si basa sull’ospitalità<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

I“triilli” sono una cosa seria. Pasta<br />

lavorata a mano, con tanto<br />

di istruzioni per come allineare<br />

i tre polpastrelli che ne solcano<br />

la caratteristica forma. Sono nell’elenco<br />

ufficiale dei prodotti tradizionali<br />

della Regione Campania<br />

e non ci sono finiti per caso. Da<br />

duecento anni li fanno a Trevico e<br />

soltanto qui conoscono le dosi giuste<br />

perché a tavola arrivino opere<br />

d’arte di sapore. Rigorosamente la<br />

domenica e con un ragù d’agnello.<br />

Li mangi e sei sazio di gnocchi e di<br />

fusilli.<br />

I triilli sono un prodotto<br />

tradizionale certificato:<br />

una specialità che qui<br />

cucinano da 200 anni<br />

Luigi Giovanniello<br />

vende sorrisi<br />

e fette di profumo:<br />

una felicità del palato<br />

Ma nella verticale gourmet che ti<br />

regali salendo in questo che è il comune<br />

più vicino alle nuvole della<br />

Campania, il vero re, l’apoteosi<br />

dell’artigianalità che seleziona il<br />

meglio, è una fetta di prosciutto,<br />

stagionato in una piccolissima<br />

grotta scavata nella roccia. Ti riconcilia<br />

con la paura che schiere<br />

di trigliceridi prendano il sopravvento<br />

sulle tue arterie. Una tempesta<br />

di profumi li spazza via, lasciando<br />

che le papille gustative<br />

stampino sul tuo volto un sorriso<br />

beota, assorto in un piacere che è<br />

solo tuo. Mastichi via tutti i brutti<br />

pensieri e finalmente riesce a farsi<br />

strada una speranza, che è anche<br />

una consapevolezza: finché ci saranno<br />

persone come Luigi Giovanniello<br />

questi paesi dell’entroterra<br />

più arcaico hanno un futuro,<br />

una possibilità. È lui a produrre il<br />

“Pregiato di Trevico”. L’azienda<br />

ha il grosso della produzione nello<br />

stabilimento di Sturno, ma qui<br />

concentra l’élite dei suoi salumi,<br />

messi a stagionare dove nulla può<br />

disturbarli. In Vico II Orazio Flacco,<br />

proprio sopra la grotta di stagionatura,<br />

c’è anche la bottiglieria<br />

dei Giovanniello, ma c’è da stare<br />

molto attenti: trattasi di esperienza<br />

capace di spazzare in due minuti<br />

anni di lotte con i bilanciamenti di<br />

apporti calorici correlati ad attività<br />

motorie e stili di vita adeguati.<br />

Qui si entra per peccare contro la<br />

gola. Lui, Luigi, ha un sorriso che<br />

ti spiazza e ti inganna. In realtà è<br />

come un Caronte che ti traghetta<br />

nelle tentazioni. Ti assale con il suo<br />

tagliere e fa a fette anche il tuo orgoglio,<br />

facendoti abbandonare a<br />

sopressate, pancette e capicolli con<br />

l’entusiasmo di un bambino che<br />

afferra la sua prima macchina, il<br />

suo primo robot. Quando lui ha finito,<br />

tu sei nel girone dei goderecci<br />

senza alcuna possibilità di redenzione.<br />

Puoi tentare, solo tentare di recuperare<br />

un minimo di rapporto con<br />

la serietà e la mistica abbracciando<br />

i pochi metri che, salendo verso<br />

il castello, portano alla piazza<br />

della Cattedrale di Santa Maria Assunta.<br />

Ai piedi del tiglio secolare<br />

c’è un portale gotico: quello è l’ingresso<br />

della cripta, scrigno di testimonianze<br />

millenarie, con statue<br />

lignee, affreschi bizantini e sepolture<br />

romane. L’errore che tutti<br />

compiono è pensare a Trevico come<br />

al piccolo comune che trovi arrampicandoti<br />

lungo provinciali<br />

mulattiere. L’attuale abitato non è<br />

che un residuo di quella che soltanto<br />

qualche decina di anni fa era<br />

una estesissima ed importantissima<br />

cittadina. Subito dopo la II<br />

guerra mondiale, l’allora frazione<br />

di Scampitella ottenne di diventare<br />

comune a se. Era il 1948. Dieci<br />

anni dopo, anche Vallesaccarda<br />

divenne autonoma, mordendo risorse<br />

e abitanti al centro punto di<br />

riferimento di tutta la Baronia.<br />

Don Ciccio Calabrese, quando il<br />

papà di Ettore Scola decise di trasferirsi<br />

nella vicina Benevento, era<br />

uno dei tre notai che avevano studio<br />

a Trevico, insieme al sigillo di<br />

Montieri e a quello di Pietro Scola,<br />

nonno del regista. Tre studi e<br />

lavoro per tutti.<br />

Il legame degli Scola con Trevico<br />

è innegabile. Così come tutta la comunità<br />

è devota al regista, il primo<br />

che ha raccontato, toccando le<br />

corde giuste, il dramma dello spopolamento:<br />

cinquant’anni fa come<br />

oggi, da Trevico a Torino verso il<br />

Fiat-Nam del sud.<br />

Quel viaggio, quella disperazione<br />

quotidiana che è tanto potente da<br />

strapparti a questi luoghi incantanti<br />

in cui si vivrebbe come in un eden,<br />

non è ancora finito.<br />

Prima emigravano come carne da<br />

È ancora un Fiat-nam<br />

questo angolo<br />

di Baronia: e perdiamo<br />

il meglio di noi stessi<br />

macello, pezzi da catena di montaggio,<br />

accolti come bestie da soma<br />

senza un minimo di riguardo.<br />

Oggi facciamo ancora meglio. Li<br />

istruiamo, li cresciamo forti e sognatori<br />

e lasciamo che il meglio di<br />

loro finisca altrove. Nella consapevolezza<br />

di un destino segnato in<br />

ognuno dei giovani di qui c’è la<br />

gabbia dell’altra grande colpa in<br />

cui è comodo rinchiuderci: l’illusione<br />

che siano altri a dover risolvere.<br />

Da queste parti la delega in<br />

bianco ai ladri di futuro non la danno<br />

più. I fondi che stanno per piovere<br />

sono l’ennesima occasione<br />

per risollevarsi, riguadagnarle terreno.<br />

La scuola di formazione per<br />

fumettisti nella casa di Scola, in<br />

I fondi che stanno<br />

per piovere nelle aree<br />

interne sono l’ultimo<br />

treno per lo sviluppo<br />

collaborazione con il Suor Orsola,<br />

è un timido inizio. Un chiodo.<br />

Qui occorrono plinti e bulloni<br />

d’acciaio a testa esagonale con<br />

passo grosso per tenere in mano il<br />

domani.


martedì 8 giugno 2021<br />

15<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Nicolino Rossi è alla guida dell’amministrazione comunale da sette anni<br />

«Emigrare? No, tornare alla terra»<br />

«La stazione Hirpinia una possibilità per il futuro. Qui presto una scuola per fumettisti»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Sul tetto della Campania il medico<br />

veterinario Nicolino Rossi è<br />

sindaco da sette anni. I cittadini<br />

di Trevico lo hanno riconfermato<br />

nel 2019 quando lui, caparbiamente,<br />

sbarrò la strada al ritorno dell'ex<br />

sindaco e assessore provinciale,<br />

Giuseppe Solimine. "Oggi ho<br />

solo un obiettivo – confessa<br />

– dare una nuova speranza ai<br />

nostri giovani perché possano<br />

costruirsi qui il loro futuro".<br />

Già, ma intanto non è<br />

semplice amministrare<br />

un comune così piccolo.<br />

Lei come riesce ad andare<br />

avanti?<br />

«E' vero le risorse finanziarie<br />

mancano, ma ora<br />

lamentiamo anche l'assenza<br />

di risorse umane.<br />

Siamo scesi a tre dipendenti<br />

in comune, erano undici<br />

fino a qualche tempo fa. Gli<br />

amministratori sono costretti a fare<br />

di tutto. Per la verità ci aiutano<br />

molto i nostri cittadini che capiscono<br />

la difficoltà».<br />

Trevico è conosciuto perché è il<br />

paese di Ettore Scola. Cosa significa<br />

per voi e quali sono i suoi ricordi<br />

del grande regista?<br />

«Per evidenti ragioni anagrafiche Ettore<br />

Scola l'ho visto solo una volta<br />

quando ero ragazzino: lui era venuto<br />

qui, come faceva sempre<br />

d'estate, a trovare la madre. In<br />

questo borgo è nato e ha vissuto<br />

i primi anni della sua vita. Poi per motivi<br />

legati al lavoro del padre, la famiglia si è<br />

trasferita prima a Benevento poi a Roma.<br />

Abbiamo avuto rapporti soprattutto con la<br />

figlia perché lui è venuto a mancare un anno<br />

dopo il nostro insediamento, ma stiamo<br />

ripercorrendo quello che era il suo sogno:<br />

realizzare una scuola per fumettisti<br />

nella casa di famiglia che è stata donata<br />

al comune. L'abbiamo ristrutturata e<br />

adesso è un centro culturale intitolato<br />

alla memoria del padre, il dottore<br />

Giuseppe Scola».<br />

E come pensate di realizzare la<br />

scuola per fumettisti?<br />

«Siamo in contatto con diverse<br />

Università, in particolare<br />

con l'Ateneo<br />

Suor Orsola Benincasa.<br />

Abbiamo anche iniziato<br />

un percorso sulla<br />

cinegustologia,<br />

l'obiettivo è di associare<br />

i suoi film al<br />

gusto e ai cibi tipici<br />

di questo territorio.<br />

C'è stata già una edizione<br />

nel 2016, un primo<br />

festival, ora puntiamo<br />

a riproporre questa<br />

iniziativa quanto prima».<br />

Ettore Scola ha dedicato al<br />

suo paese il film Trevico-Torino,<br />

viaggio nel Fiat-Nam, una<br />

denuncia sull'emigrazione che<br />

resta ancora attuale. Non crede?<br />

«Purtroppo, è così. Negli anni '70<br />

si partiva con la valigia di cartone:<br />

chi è stato fortunato si è fermato<br />

in Italia, altri sono stati costretti<br />

ad andare in Svizzera e<br />

Germania. All'epoca si trattava<br />

di un'emigrazione di persone che<br />

non avevano un livello culturale<br />

elevato. Ma oggi vanno via giovani<br />

che hanno una laurea e diversi<br />

master. Ormai è un dramma<br />

che non riguarda solo Trevico.<br />

Adesso ci può essere una speranza<br />

con lo smart working che potrebbe<br />

creare delle opportunità di lavoro».<br />

__<br />

Il sindaco Antonio Di Conza intervistato da 696 Tv<br />

Trevico si caratterizza per le produzioni<br />

di qualità come il prosciutto di Giovanniello<br />

oppure la patata e le castagne.<br />

E' questa la strada da seguire?<br />

«Certo. Ma oltre a prosciutto, patate e castagne,<br />

ci sono anche i trilli una particolarissima<br />

pasta fatta a mano. Servono persone<br />

che vogliono continuare questa tradizione.<br />

Bisogna ammettere che l'industrializzazione<br />

del dopo terremoto che ha<br />

interessato Valle del Calaggio, Valle Ufita<br />

e Lioni ha spinto molti giovani a lasciare<br />

l'agricoltura per andare in fabbrica. Ora si<br />

deve tornare al territorio e alla tradizione».<br />

La stazione Hirpinia di Valle Ufita per<br />

voi cosa può rappresentare?<br />

«E' una speranza per il futuro per contrastare<br />

lo spopolamento. Quando nel '92 andavo<br />

all'Università per raggiungere Napoli<br />

da Trevico ci volevano tre ore. Adesso<br />

con l'alta velocità con qualche ora in<br />

più si arriva a Milano. E' una grande opportunità<br />

per chi vuole venire a vivere in<br />

questi territori».<br />

Oggi si guarda al Recovery plan, siete<br />

pronti?<br />

«Certo. L'idea dell'albergo diffuso non va<br />

abbandonata ma servono le infrastrutture<br />

per collegarci alla stazione di Valle Ufita.<br />

Il primo confronto con il presidente della<br />

Provincia Biancardi è stato positivo, dobbiamo<br />

andare avanti facendo rete con gli<br />

altri comuni come abbiamo fatto noi con<br />

quattro centri della Baronia realizzando<br />

con i fondi regionali un percorso per bici<br />

elettriche. Perché sia chiaro: nessuno si<br />

salva da solo».


Trevico


Trevico


14<br />

CRONACA<br />

martedì 15 giugno 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CALITRI. DAI RUDERI DELL’ANTICO BORGO LA VISIONE DEL FUTURO<br />

Il borgalbergo sospeso,<br />

una macchina del tempo<br />

Come una sentinella della memoria, il preside Michele Cerreta<br />

ha collezionato cimeli che raccontano com’era la vita nell’800<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

La stesa di colori è come Positano.<br />

Ma il mare che sta<br />

sotto è fatto di guai e cose<br />

da risolvere. A partire dall’Ofantina,<br />

che è una lunga striscia di<br />

asfalto butterato, come marosi che<br />

battono e ribattono: ricordo di una<br />

strada, certezza della spensieratezza<br />

con la quale, chi doveva, ha<br />

affrontato il nodo delle zone interne<br />

della regione. Eppure, Calitri<br />

da sempre è un faro. Indica<br />

l’approdo solitario dei numeri primi.<br />

Guardano lontano, progettando<br />

il futuro pezzo dopo pezzo,<br />

giorno dopo giorno, senza spaventarsi<br />

davanti le difficoltà.<br />

E come le “mmle” hanno aggiustato<br />

le volte delle case di pietra,<br />

dal passato arrivano i migliori<br />

esempi di come costruire i giorni<br />

a venire.<br />

Già, le mmle: un concentrato di<br />

Fisica in un oggetto apparentemente<br />

banale, fatto di cotto primordiale,<br />

grezzo, affidato alle mani<br />

inesperte degli apprendisti che<br />

arrivavano a bottega e iniziavano<br />

a sfornarle, un primo passo per<br />

imparare l’arte della ceramica. Immaginate<br />

bicchieri capovolti, vuoti,<br />

agganciati al soffitto con la malta.<br />

Il massimo della leggerezza<br />

che messa insieme reggeva come<br />

ferro, sicura anche in caso di terremoto.<br />

Sono a vista nelle case più<br />

antiche, perché ancora adesso, dopo<br />

secoli, sono la miglior invenzione<br />

per tenere le persone incolumi<br />

in caso di scosse e crolli.<br />

Calitri è veramente terra di mezzo,<br />

baricentro delle zone interne.<br />

Da quaranta anni una frana taglia<br />

in due la parte più alta della città.<br />

Quella più storica. Il borgo castello<br />

è per metà recuperato: struggente<br />

tentativo, ancora una volta,<br />

di fare del passato il volano per il<br />

futuro. Un albergo diffuso con testimonianze<br />

contadine, preziose<br />

come andare a ritroso in un museo.<br />

Una macchina del tempo che<br />

ha un mastro di chiavi, Vitale Zabatta,<br />

presidente della pro loco, e<br />

un guardia di porta, Enzo Di Maio,<br />

professore e fervente studioso.<br />

Preziose guide, insieme accompagnano<br />

nei vari luoghi dove tut-<br />

__<br />

In alto le caratteristiche “mmle”. In basso, Enzo di Maio e Vitale Zabatta<br />

to è sospeso. Una porta e entri in<br />

una cantina di cento anni fa.<br />

Un’altra e scopri dove dormivano<br />

i contadini. Dove cucinavano.<br />

E poi i mestieri, gli artigiani: fabbri,<br />

falegnami, scalpellini, ceramisti.<br />

E sopra le porte, le terrazze<br />

con vista a perdita d’occhio sull’<strong>Irpinia</strong><br />

più alta. Lo spettacolo<br />

della natura dopo quello dell’uomo,<br />

in un percorso che ti si stampa<br />

nella mente, alimentando curiosità<br />

sulla vita in quei vicoli arcaici,<br />

tutti di proprietà comunale,<br />

frutto di baratti con licenze a costruire<br />

altrove. Tre diversi progetti,<br />

quindici milioni di euro, e tra<br />

un po’ le ferite della frana e l’abbandono<br />

dovrebbero lasciare anche<br />

la parte destra, quella più segnata<br />

dal tempo e dall’abbandono.<br />

Nelle intenzioni del sindaco<br />

Di Maio, raro esempio di sinistra<br />

che funziona, ci sono barriere abbattute<br />

ovunque e un’ascensore<br />

per i diversamente abili. Le promesse,<br />

dicono, qui sono un impegno<br />

d’onore. Si mantengono. Come<br />

l’impegno del preside Michele<br />

Cerreta, il primo ad avere una<br />

visione del futuro per questo posto.<br />

Per anni, come una sentinella<br />

della memoria, ha collezionato<br />

i cimeli che oggi vengono esposti<br />

e che ai ragazzi in visita raccontano<br />

la vita dei bisnonni.<br />

L’amministrazione comunale lavora a un risorgimento delle coscienze riannodando i fili della cultura del bello<br />

Un festival di compagnie teatrali con Dragone<br />

DI MARIATERESA TOGLIA *<br />

Piccolo borgo situato in <strong>Irpinia</strong> ai confini<br />

con la Basilicata, percorso dal fiume<br />

Ofanto, Calitri si innalza con case arroccate,<br />

con luci e colori che poeticamente rievoca<br />

la bellissima Positano. Conta poco più di<br />

4000 abitanti. Le prime tracce di presenza umana<br />

risalgono al Neolitico. È stata, anni addietro,<br />

il fiore all’occhiello della cultura irpina, il<br />

più importante centro grazie al potere attrattivo<br />

dei suoi istituti scolastici (scuola media, istituto<br />

tecnico commerciale, istituto d'arte, liceo<br />

scientifico, istituto professionale).<br />

Calitri ha dato i natali a Salvatore Scoca, padre<br />

costituente al quale dobbiamo la presenza dell'articolo<br />

53 della costituzione sulla capacità<br />

contributiva e la progressività delle imposte.<br />

Calitri è una delle 46 Città della Ceramica sul<br />

territorio nazionale, vanta inoltre 27 associazioni<br />

culturali molto presenti sul territorio. Tra<br />

queste, l’associazione teatrale “I teatranti del sipario”,<br />

che rappresenta periodicamente opere<br />

che alternano il classico teatro napoletano ma<br />

anche opere di Pirandello, Brecht e altri autori<br />

contemporanei.<br />

L’amministrazione ha caldeggiato il progetto<br />

di attuare il primo festival del teatro proprio a<br />

Calitri. Evento che<br />

vedrà coinvolte tutte<br />

le associaIoni teatrali<br />

del territorio con la<br />

firma del maestro<br />

Franco Dragone.<br />

Progetto che prevede<br />

serate di teatro, di<br />

musica, nonché laboratori<br />

teatrali, il<br />

coinvolgimento di<br />

negozietti di artigianato<br />

e di prodotti tipici<br />

locali, per i quali<br />

Calitri propone delle vere e proprie eccellenze<br />

. Questo per realizzare una sorta di giornate<br />

della 24-hour culture.<br />

L’amministrazione comunale e l’assessorato alla<br />

cultura sono sensibili e lungimiranti affinché<br />

i giovani possano essere coinvolti e integrati in<br />

attività culturali e sportive, poiché già nella prima<br />

infanzia possano usufruire di stimoli culturali<br />

così da poter sviluppare quelle che sono le<br />

loro doti innate.<br />

Soprattutto. l’intento dell’assessorato alla cultura<br />

è quello di portare scrittori e poeti che possano<br />

donare la bellezza a questo territorio troppo<br />

spesso dimenticato, riaccendere quella bellezza<br />

cancellata dalla indifferenza e della dimenticanza,<br />

addolcire gli animi di chi vive, di<br />

chi ancora crede che la bellezza possa salvare<br />

il mondo, una sorta di risorgimento dei luoghi<br />

intorpiditi dal tedio, per scrostare la noia per<br />

ridare un’anima ai Borghi svuotati dal terremoto,<br />

smembrati nella loro essenza, affamanti<br />

di ritrovare un cuore pulsante che solo versi nomadi<br />

e liberi possono donare. Per assaporare,<br />

attraverso la bellezza e attraverso il prezioso silenzio<br />

dei nostri luoghi, gli acuti di versi che si<br />

involano per lasciare una traccia di fascino, per<br />

colmare il vuoto dell’anima, per essere traghettatori<br />

di parole e di speranza.<br />

* Assessore alla Cultura<br />

del comune di Calitri


martedì 15 giugno 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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15<br />

CRONACA<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Michele Di Maio e quel progetto di ferrovia dei Borbone del 1840 attualissimo ancora oggi<br />

«La salvezza? Infrastrutture e lavoro»<br />

«Strategico il patto per la linea Eboli-Calitri-Pescopagano: 35 chilometri per unire tre mari»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Deve essere proprio innamorato della sua<br />

terra Michele Di Maio, sindaco di Calitri,<br />

riconfermato alla<br />

guida del paese solo un anno<br />

fa. Tante idee e progetti innovativi,<br />

come non si vedono<br />

di solito nei borghi dell'entroterra<br />

campano. E con un<br />

obiettivo fisso: salvare l'ambiente<br />

di quest'area, per<br />

larghi tratti ancora incontaminata,<br />

e dare<br />

una speranza ai<br />

giovani.<br />

Sindaco lei ormai<br />

è un paladino delle<br />

zone interne: ma<br />

la vertenza per questi<br />

territori come va<br />

riaperta?<br />

«Si riapre soprattutto<br />

con il progetto pilota:<br />

il percorso ormai è definito.<br />

Abbiamo la possibilità<br />

di usufruire dei fondi<br />

regionali e di quelli del<br />

Recovery fund. Inoltre abbiamo<br />

aderito alla proposta<br />

del presidente della Provincia<br />

Biancardi: puntare su<br />

idee che coinvolgano più<br />

comuni. Ho proposto lo<br />

svincolo a Lioni per favorire<br />

i collegamenti con le<br />

zone interne e poi il rifacimento<br />

dell'Ofantina, che si<br />

trova in condizioni pessime,<br />

e stiamo pensando alla<br />

Eboli- Calitri».<br />

Già, per le aree interne<br />

sarebbe strategico il progetto<br />

della linea ferroviaria<br />

Pescopagano-Calitri-Eboli:<br />

è questa la sfida<br />

per il futuro?<br />

«Abbiamo firmato un accordo di programma<br />

esteso anche ad altri 40 comuni che vanno da<br />

Battipaglia a Melfi. Anche i centri dell'alta Valle<br />

del Sele hanno aderito: parliamo di paesi che<br />

sono all'interno dell'area interna e sono quelli<br />

che si spopolano in misura maggiore. A noi interessa<br />

soprattutto il trasporto commerciale: pensate<br />

alle auto che dalla Stellantis di Melfi devono<br />

arrivare al porto di Salerno, oppure ai tir che<br />

portano il fieno dal Formicoso alla valle del Sele<br />

per il foraggio alle bufale, e ancora alle migliaiia<br />

di camion che dalla Puglia trasportano<br />

pomodori verso il Salernitano. Un progetto di<br />

35 chilometri di strada ferrata immaginato nel<br />

1840 ma ancora fortemente attuale per collegare<br />

il Tirenno all'Adriatico e allo Ionio».<br />

Ma lo spopolamento come si può contrastare?<br />

«La strategia nazionale per le aree interne immaginata<br />

da Bolzano a Canicattì fissò degli<br />

obiettivi ma mise a disposizione pochissimi fondi.<br />

Tutti puntarono sui servizi: scuola, sanità e<br />

traspoprti. Noi siamo a un punto morto per il<br />

progetto pilota perché non ci sono interventi sull'occupazione.<br />

E quindi l'ipotesi iniziale rischia<br />

di diventare l'ennesima occasione mancata per<br />

questo territorio».<br />

Calitri è anche la città della ceramica, il progetto<br />

di rilanciare l'artigianato sta funzionando,<br />

ma cosa serve per creare occupazione?<br />

«Bisogna puntare alla rinascita delle aree industriali<br />

sorte nel dopoterremoto. L'occupazione è<br />

rimasta un sogno. Furono spesi 6mila miliardi<br />

delle vecchie lire. A parte l'area di Morra che tira,<br />

noi a Calitri abbiamo solo 80 occupati sugli<br />

ottocento previsti. All'inizio c'era stato un buon<br />

investimento di Lettieri ma la cosa si è fermata<br />

lì. E' stato fatto poco per la scuola e i trasporti».<br />

Ma qual è il futuro dell'<strong>Irpinia</strong> d'oriente, su<br />

cosa bisogna puntare?<br />

«Noi scontiamo il fatto di essere l'osso dell'osso.<br />

Dobbiamo puntare sulle infrastrutture: oltre<br />

alla Eboli-Calitri e al rifacimento dell'Ofantina,<br />

noi dobbiamo creare posti di lavoro. Ma serve<br />

un piano di lavoro serio che faccia restare qui i<br />

giovani».<br />

Operazione che non è affatto semplice, non le<br />

pare?<br />

«Certo, anche il vescovo Cascio mi disse: ma è<br />

sicuro che trovando un posto di lavoro i giovani<br />

resterebbero qui. Guardi, laddove i piccoli<br />

paesi hanno avuto la possibilità di accedere alla<br />

fibra non solo è stato possibile garantire la dad<br />

nelle scuole ma ci sono stati tanti giovani che<br />

dal nord sono tornati nelle nostre comunità. E'<br />

una fascia giovanile che non possiamo perdere».<br />

Ora che la pandemia ha rallentato, tornerà<br />

lo Sponz Fest...<br />

«Abbiamo già programmato insieme a Vinicio<br />

Capossela e alla Scabec un appuntamento che<br />

parla delle zone interne. Si terrà nell'ultima settimana<br />

di agosto ma immaginiamo anche un festival<br />

del teatro con la direzione artistica di Franco<br />

Dragone che si è messo a disposizione: si tratta<br />

di un progetto che sarebbe itinerante tra i comuni<br />

di quest'area. Come dire: le zone dell'osso<br />

non si arrendono mai».<br />

L’invenzione<br />

Lo zaino solare<br />

e i ragazzi<br />

di Caruso<br />

Uno zainetto tecno, in puro<br />

cotone “bull denim”, colorato<br />

con fondi di caffé, che<br />

aggancia in alto un minipannello<br />

solare, capace di alimentare uno<br />

smartphone o un computer, ovunque<br />

si trovi, anche nelle condizioni<br />

più estreme, chi lo indossa.<br />

L’intuito è di Girolamo e Salvatore<br />

Caruso, padre e figlio titolari di<br />

laboratori sartoriali impegnati nella<br />

produzione di costumi per film e<br />

rappresentazioni teatrali. La visione<br />

è un approccio green su tutto il<br />

ciclo produttivo cui sono chiamati<br />

a confrontarsi ragazzi con difficoltà,<br />

un programma di formazione<br />

professionale triennale per Millenni@ls,<br />

con tutoraggio della napoletana<br />

Consvip. Il progetto è in cerca<br />

di sponsor e in attesa di brevetto,<br />

per lanciarne la realizzazione su<br />

vasta scala e creare posti di lavoro,<br />

rigorosamente “sostenibili” per il<br />

territorio.


Calitri


Calitri

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