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la<br />
favola<br />
<strong>del</strong><br />
morlacco<br />
di VIAGGI, di GNOMI e di SALE<br />
a cura di<br />
ALICE REALINI<br />
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la favola <strong>del</strong> moralcco<br />
morlick era diventato da qualche tempo il capo di tutti gli gnomi <strong>del</strong> monte<br />
grappa. quando il presidente <strong>del</strong> gran consiglio degli gnomi e <strong>del</strong>le fate<br />
terminò lo spoglio <strong>del</strong>le schede, decretando la sua elezione all’unanimità,<br />
morlick aveva borbottato: “gli gnomi non hanno bisogno di un capo”. in<br />
cuor suo, però, sapeva che queste placide creature, che abitavano gli alberi<br />
e le caverne di cui sono ricche le pendici <strong>del</strong> massiccio, amavano avere una<br />
saggia guida a cui rivolgersi per affrontare i momenti difficili e farsi ben<br />
consigliare in quelli belli. gli gnomi lo rispettavano e tenevano in gran<br />
conto le sue opinioni, perché gli riconoscevano una sapienza sconfinata.<br />
morlick sorrideva tra sé e sé al pensiero che questa sua ‘scienza’ gli derivava<br />
non già dall’essere un grande studioso, quanto piuttosto da un suo difetto.<br />
erano passate molte centinaia d’autunni da quando aveva lasciato la terra<br />
dov’era nato, di là dal mare, per intraprendere il viaggio verso questa grande<br />
montagna. durante la lunghissima traversata era sempre stato il più lento di<br />
tutti e il suo cammino era stato tormentato da acciacchi e malesseri d’ogni<br />
tipo. pur essendo un tipo piuttosto pigro, morlick era un gran chiacchierone<br />
e amava fermarsi ad ascoltare chiunque: così, lungo la strada e grazie al suo<br />
passo lento, aveva incontrato dotti e sapienti d’ogni tipo e da loro aveva<br />
imparato, tra le tante cose, a usare le erbe mediche per curarsi.<br />
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ogni mattina morlick, dopo una ricca colazione, amava<br />
passeggiare lentamente fra i boschi, passando di valle in<br />
valle. ma la sua predilezione andava certamente alle malghe<br />
dei pastori, in particolare a una di queste, presso cui sostava<br />
a lungo, quasi ogni giorno. gli piaceva osservare il malgaro<br />
affaccendato, la moglie che curava la casa, la cucina, l’orto e<br />
i due figlioletti, un maschio e una femmina, con le gote rosse<br />
e paffute, grazie all’aria buona e alla cucina genuina, ma<br />
con una certa inclinazione a cacciarsi in piccoli guai. anche<br />
nella terra da cui veniva v’era l’uso di portare gli animali a<br />
pascolare sui monti per preparare poi, con il loro latte, il<br />
formaggio per l’inverno; le scene di vita quotidiana, che le<br />
diverse montagne e gli usi caratteristici rendevano uniche,<br />
pure si assomigliavano tutte - pensava morlick.<br />
sull’imponente monte grappa, però, l’acqua scarseggiava, cosicché era difficile<br />
pulire e preparare l’occorrente per fare il formaggio. e ancor più era difficile<br />
prepararne uno che durasse, davvero, per tanti mesi. talvolta si gonfiava, talaltra<br />
si afflosciava; altre volte, non appena tagliato, sprigionava un odore acre, di latte<br />
andato a male e il colore era ben poco invitante. tito, il malghese, non si dava pace<br />
tanto che camilla, la più piccola dei suoi figli, triste nel vedere l’amato padre<br />
tanto rabbuiato, ogni sera lasciava sul suo davanzale un biscotto per gli gnomi<br />
<strong>del</strong> bosco, che ogni tanto le capitava di vedere, anche se poi nessuno le credeva,<br />
quando lo raccontava. sperava, la piccola, che quelle creature tanto magiche e<br />
timide potessero, in qualche modo, aiutare a risolvere questo grave problema. e<br />
morlick non era di certo rimasto insensibile a questo dolce richiamo: ogni volta<br />
che il giovane pastore si apprestava a preparare il formaggio, lo gnomo si aggirava,<br />
sempre nascosto, intorno alla caldaia. appena tito si distraeva ecco che morlick<br />
aggiungeva <strong>del</strong> sale, spargendolo con le sue abili, esperte mani, sapendo che<br />
sarebbe servito a conservare meglio il formaggio. le cose miglioravano un po’, ma<br />
non riusciva mai ad aggiungerne a sufficienza, poiché lui era piccolo di statura e<br />
il pastore stava sempre intorno al pentolone dove ribolliva l’impasto che sarebbe<br />
divenuto formaggio.<br />
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ma ecco che un mattino lo gnomo tonio, il compagno di tante fumate con le<br />
lunghe pipe sdraiati sulle rocce scaldate dal sole, arriva trafelato alla casaalbero<br />
di morlick. “sta accadendo qualcosa, gran capo. non lo sentite nell’aria<br />
un suono diverso?”, urlava tonio, risalendo per il prato. erano già diversi giorni<br />
che morlick sentiva, portato dal vento, il profumo <strong>del</strong> suo paese, l’aria ricca di<br />
salmastro e piena di una musica sempre più vicina e inconfondibile. “penso non ci<br />
sia di che preoccuparsi, ma me ne accerterò di persona”, lo rassicurò morlick. non<br />
passò neppure una settimana che quell’aria speciale cominciò a risalire le pendici<br />
<strong>del</strong> grappa. ed ecco che un mattino morlick si svegliò quasi di soprassalto. ancora<br />
in pigiama, con il suo cappello rosso, mise solo la punta <strong>del</strong> naso fuori dalla porta<br />
<strong>del</strong>la piccola casetta. e lo vide: era un pastore dai lineamenti affilati e dai lunghi<br />
capelli scuri - i suoi tratti erano inconfondibili. morlick non ebbe il minimo<br />
dubbio. un abitante <strong>del</strong>la morlacchia, <strong>del</strong>la sua terra d’origine, si trovava proprio<br />
ora appena fuori dalla sua porta, seguito dagli animali che doveva condurre al<br />
pascolo: mucche e pecore. il rumore dei loro campanacci, forgiati a mano, ne aveva<br />
annunciato l’arrivo, e morlick vide, da lontano, alcuni malgari, richiamati da<br />
questa sorta di musica che riempiva l’aria.<br />
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in un primo tempo, la convivenza con i pastori locali non fu facile: gli<br />
uni e gli altri si guardavano in cagnesco e, al tempo stesso, si osservavano<br />
con attenzione. se uno studiava i formaggi che era riuscito a intravedere<br />
- forme invecchiate, all’apparenza senza alcun difetto - l’altro cercava di<br />
carpire i segreti di una montagna così misteriosa e difficile, nonostante<br />
l’altezza non proibitiva, e dalla magica bellezza. si contendevano ogni filo<br />
di preziosa erba, i declivi più dolci e ben esposti e le ricche piante officinali,<br />
tanto amate dalle mucche. inutile dire che fu grazie a morlick che i pastori<br />
impararono infine a collaborare. il piccolo capo degli gnomi, infatti, fu<br />
capace di spingere gli uni a capire che cosa potevano imparare dagli altri e a<br />
spartirsi quanto offerto dalla natura<br />
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dall’incontro fra una grande montagna, unica e<br />
severa, con fiori ed erbe che solo lì si possono trovare,<br />
e i formaggi arrivati di là dal mare, dai bastimenti<br />
carichi che attraccavano nella vicina venezia, dai<br />
pascoli e dagli gnomi nacque il formaggio morlacco.<br />
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a consacrare, in modo definitivo, l’amicizia fra quei pastori fu una cena, dove<br />
a tutti fu servita un’abbondante, caldissima polenta - sulla quale le fette<br />
dei due formaggi morlacco, quello arrivato via mare e quello preparato ‘alla<br />
morlacca’ dai pastori <strong>del</strong> grappa, si fondevano dolcemente-, accompagnata<br />
da fiaschi di vino rosso. morlick sedeva sotto il tavolo, sorridendo tra<br />
sé e aspettando il momento in cui, complice il vino, i pastori si sarebbero<br />
addormentati, dandogli così modo di gustarsi in pace un bel piatto fumante<br />
di polenta e morlacco.<br />
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da quel giorno anche quanti arrivavano lì, camminando fra boschi e ripidi<br />
prati, con i loro bastoni da passeggio e i colorati cestini da pic-nic, finivano per<br />
cedere all’irresistibile richiamo di un piatto di polenta e formaggio, gustato<br />
all’aperto, in compagnia, con la vista che spaziava sulla valle sottostante. i<br />
cestini tornavano in malga, ma vuoti. prima di scendere a valle, li si riempiva<br />
con il morlacco da consumare poi durante la settimana.<br />
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In questo libro troverete tante cose, molte sono sconosciute ai più, alcune sono<br />
curiose e altre proprio come ci si immaginava. Leggerete di rotte avventurose<br />
per terre e per mari, leggerete di popoli nomadi che hanno attraversato<br />
l’Europa, di mercati e traffici veneziani, di dominazioni e diaspore, di<br />
formaggi salati e navigati. Molte di queste cose vi sorprenderanno. Altre,<br />
magari, saranno una conferma di storie e intuizioni. Altre cose ancora, invece,<br />
non ci saranno, questa volta saranno solo un abbozzo, una suggestione. Ve<br />
ne sveliamo molte, ma su altre ci fermiamo qui, perché molto altro resta<br />
ancora da scoprire. E da raccontare. Cominciamo, per prima cosa, a mettere<br />
le basi <strong>del</strong>la storia di questo formaggio. L’investigazione storica, casearia e<br />
gastronomica di Danilo Gasparini è il racconto <strong>del</strong> viaggio <strong>del</strong> formaggio<br />
<strong>Morlacco</strong> lungo i secoli. Dove è nato, come è arrivato sul Monte Grappa,<br />
perché si chiama proprio così: è questo, ed è ancora altro, il tema <strong>del</strong> suo<br />
storico racconto. Ma poi, in seguito, cosa ne è stato <strong>del</strong> <strong>Morlacco</strong> durante i<br />
lunghi anni nei quali nessuno, quasi, ne parlava? E qual è il vero formaggio<br />
<strong>Morlacco</strong>? Perché un conto, a valle, è produrre il formaggio; un altro è fare il<br />
<strong>Morlacco</strong>. Non vi daremo la ricetta, è la nostra, ma vi racconteremo perché<br />
lo facciamo, come l’abbiamo codificata e come è nato il <strong>Morlacco</strong> <strong>del</strong> Grappa<br />
Toniolo. In questo volume troverete diversi contributi e compagni di viaggio<br />
di questa lunga avventura.<br />
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