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syndicom rivista N.22

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

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18<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«È importante che il risarcimento di Facebook non sostenga<br />

gli editori ma gli stessi professionisti dei media» Stephanie Vonarburg<br />

Facebook, la condivisione si paga<br />

La piattaforma online potrebbe in futuro pagare per i contenuti<br />

giornalistici condivisi. La pressione del governo australiano su<br />

Facebook e Google dovrebbe avere ripercussioni globali. Anche<br />

per la Svizzera. Tutto questo contribuirà a salvare i media?<br />

In futuro, i media svizzeri riceveranno<br />

soldi da Facebook? Questa è la grande<br />

domanda che tutti si pongono, almeno<br />

dopo quanto accaduto in Australia.<br />

Con una nuova legge, il governo australiano<br />

voleva costringere le piattaforme<br />

online come Facebook e Google<br />

a pagare per la pubblicazione degli articoli<br />

dei media. In un primo momento,<br />

Facebook ha rifiutato e sommariamente<br />

bloccato tutti i contenuti dai<br />

media australiani: una prima volta a livello<br />

mondiale. Pochi giorni dopo, il<br />

governo australiano ha fatto marcia<br />

indietro e ha annunciato che avrebbe<br />

ridimensionato la legge, mentre Facebook<br />

ha promesso di investire in partnership<br />

con gli editori. Negli USA e in<br />

Gran Bretagna, questo sta già accadendo<br />

con Facebook News.<br />

Sviluppi attesi in tutto il mondo<br />

Il problema di base è noto da parecchio<br />

tempo: le piattaforme online beneficiano<br />

dei contenuti dei media,<br />

poiché molte persone si informano<br />

principalmente da queste fonti. I media,<br />

a loro volta, fanno affidamento<br />

sulla distribuzione dei loro contenuti<br />

attraverso i social media o i motori di<br />

ricerca per ottenere un raggio d’azione<br />

più esteso – e quindi maggiori entrate<br />

Il saccheggio dei contenuti editoriali da parte delle piattaforme digitali deve finire. (© istock)<br />

pubblicitarie. Ironicamente, sono Facebook<br />

e Google che stanno facendo<br />

in modo che la pubblicità si sposti dai<br />

media alle piattaforme online. Un dilemma.<br />

Ecco perché il governo australiano ha<br />

voluto esercitare una certa pressione<br />

su di loro. Google si è mostrato più collaborativo<br />

di Facebook e vuole pagare<br />

i contenuti dei media col suo programma<br />

«Showcase».<br />

Tutti i paesi osservano da vicino<br />

questi sviluppi. Una legge simile sui<br />

media è in discussione anche in Canada.<br />

In Europa, la questione ruota intorno<br />

all’implementazione della nuova<br />

legge europea sul copyright. E in<br />

Svizzera? Qui la questione era già sul<br />

tavolo con la revisione del diritto d’autore<br />

nel 2019, ma non è stata inserita<br />

nella proposta di legge. Il Parlamento<br />

ha affermato che voleva prima vedere<br />

come avrebbe agito l’Unione Europea.<br />

Verso un fondo comune<br />

Stephanie Vonarburg, vicepresidente<br />

di <strong>syndicom</strong> e responsabile del settore<br />

Media, è in ogni caso del parere che<br />

Facebook & co. dovrebbero pagare per<br />

i contenuti dei media. «Tuttavia, questo<br />

prelievo dovrebbe andare in un<br />

fondo comune di sostegno al giornalismo<br />

e portare beneficio all’intero settore».<br />

Del resto, non tutti i media hanno<br />

le stesse opportunità di negoziare<br />

con i gruppi internazionali, ha dichiarato<br />

sempre Vonarburg. «È inoltre importante<br />

che il denaro non sostenga<br />

gli editori, ma gli stessi professionisti<br />

dei media».<br />

Eva Hirschi<br />

L’accordo di Facebook in Australia<br />

bit.ly/3fmNtoF<br />

Formazione continua<br />

per il lavoro del futuro<br />

Dominik Fitze è segretario del Gruppo d’interesse<br />

Giovani di <strong>syndicom</strong><br />

La digitalizzazione sta cambiando costantemente<br />

i nostri mestieri e il nostro<br />

mondo professionale. Quello che<br />

si impara oggi nell’apprendistato potrebbe<br />

essere già superato tra dieci<br />

anni. Nel contempo, le carriere sono<br />

meno lineari. Sempre più persone non<br />

lavorano nell’ambito della professione<br />

che hanno appreso e sempre di più studiano<br />

in tutti i periodi della loro vita. In<br />

questo contesto, la formazione continua<br />

diventa più importante proprio per<br />

i più giovani.<br />

Una ricerca condotta a febbraio tra<br />

gli iscritti sotto i 35 anni mostra che<br />

solo poco meno della metà ha conseguito<br />

una formazione continua negli<br />

ultimi due anni. Le ragioni principali<br />

sono la mancanza di risorse finanziarie<br />

e di tempo e l’assenza di informazioni<br />

sulle possibilità offerte. Stiamo affrontando<br />

questa mancanza di risorse da<br />

tempo. I nostri Contratti collettivi di lavoro<br />

(CCL) sono innovativi: i dipendenti<br />

Swisscom possono dedicare 5 giorni<br />

l’anno alla formazione continua. Per<br />

l’industria delle arti grafiche, gestiamo<br />

persino il nostro istituto di formazione,<br />

Helias, che è finanziato dai contributi<br />

di esecuzione del CCL ed è gratis<br />

per gli iscritti soggetti al CCL. L’impegno<br />

per la formazione continua rientra<br />

quindi nel Dna di <strong>syndicom</strong>.<br />

Ma dobbiamo ancora fare parecchio<br />

per il problema della mancanza di<br />

informazioni. E trovare il modo di fornire<br />

una consulenza mirata. La recente<br />

ricerca mostra che i soci più giovani ne<br />

farebbero volentieri uso. Su questo<br />

dobbiamo lavorare.

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