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syndicom rivista N.22

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L''unione fa la forza!

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30<br />

Un lavoro,<br />

una vita<br />

«Come giornalista profugo non è facile<br />

vivere della propria professione»<br />

Kairat Birimkulov è nato l’11 agosto 1967<br />

a Bischkek, capitale del Kirghizistan.<br />

Con la sua famiglia vive ora nel Canton<br />

Lucerna dopo che nel 2007 ha dovuto<br />

fuggire a causa del suo lavoro di giornalista,<br />

in quanto moderatore di un<br />

notiziario tv e commentatore politico.<br />

In Svizzera ha seguito una formazione<br />

come esperto di migrazione. Dal 2013<br />

lavora per l’Organizzazione svizzera<br />

d’aiuto ai rifugiati. Inoltre è impegnato<br />

in diverse associazioni nel settore culturale,<br />

sociale e migratorio. Fondatore<br />

e presidente dell’associazione «Un<br />

ponte con il Kirghizistan», fondatore e<br />

presidente dell’associazione «Insieme»<br />

nonché copresidente del parlamento<br />

dei migranti nel Canton Lucerna, dal<br />

2018 è socio <strong>syndicom</strong> e dallo scorso<br />

anno è membro della commissione<br />

nazionale del GI Migrazione.<br />

Testo: Idris Djelid<br />

Foto: Patrick Gutenberg<br />

Devi ricominciare<br />

daccapo e dimostrare<br />

di cosa sei capace<br />

Non dimenticherò mai l’ultimo giorno<br />

nel mio paese. Il Consolato svizzero<br />

mi aveva offerto un «corridoio<br />

verde» per lasciare il Kirghizistan in<br />

modo da salvare me e la mia famiglia.<br />

Eppure percorrere questa strada<br />

mi è pesato incredibilmente. Nel mio<br />

cuore avrei preferito restare per contribuire<br />

a definire i processi democratici<br />

nel mio paese e vedere come<br />

costruire un nuovo futuro a livello<br />

economico e politico.<br />

Con un senso di profonda tristezza<br />

e insicurezza, l’ultima mattina<br />

sono stato nei miei posti preferiti<br />

della mia patria e nello studio televisivo<br />

in cui ho lavorato per 14 anni<br />

come moderatore televisivo. Essendo<br />

giornalista avevo l’obiettivo di creare<br />

trasparenza nel sistema corrotto che<br />

si era instaurato dal crollo dell’Unione<br />

sovietica. E proprio questa trasparenza<br />

è diventata per me e per molti<br />

altri una rovina che mi ha costretto<br />

alla fuga. Dopo svariate ricerche, per<br />

me e per la mia famiglia era diventato<br />

troppo pericoloso. Per mesi ho ricevuto<br />

minacce e dopo un attentato<br />

che mi è quasi costato la vita, anche<br />

la mia famiglia era terrorizzata. Non<br />

dimenticherò mai gli occhi spaventati<br />

delle mie figlie. Io stesso sono stato<br />

gravemente ferito.<br />

La mia fuga ha aperto una nuova<br />

pagina vuota nel libro del mio destino.<br />

Molte domande hanno accompagnato<br />

questo viaggio in un paese<br />

straniero. Sono afflitto dal nostalgico<br />

ricordo del mio paese e dai continui<br />

dubbi per la mia decisione. Come<br />

farà mia moglie, come faranno i miei<br />

figli ad adattarsi alla nuova vita sconosciuta?<br />

Come vivremo? In più la<br />

perdita della patria. Solo poco alla<br />

volta mi sono reso conto che questo<br />

difficile passo verso una nuova vita<br />

era anche un’opportunità.<br />

So molto bene com’è essere un<br />

profugo in un paese straniero. Devi<br />

ricominciare daccapo e dimostrare<br />

alla società ciò che sei in grado di<br />

fare. In nome dei migranti (e come<br />

giornalista) voglio dire che nella mia<br />

nuova casa ho sperimentato l’aiuto<br />

ma anche la discriminazione, e questo<br />

mi ha causato spesso un senso di<br />

tristezza. Come giornalista dal passato<br />

migratorio non è facile in Svizzera<br />

vivere della propria professione. Ma<br />

con il dibattito emergente su una<br />

maggiore diversità tra gli operatori<br />

dei media e nuove iniziative come<br />

Neue MedienmacherInnen oppure<br />

anche Baba News, una <strong>rivista</strong> online<br />

fatta da giornalisti con un passato<br />

migratorio, resto ottimista.<br />

Oltre al giornalismo, ho una seconda<br />

passione, perché da bambino<br />

sono stato spesso nello studio cinematografico<br />

dove mia madre lavorava<br />

come regista. Grazie al crowdfunding<br />

ho realizzato il mio primo<br />

progetto cinematografico. Il mio<br />

film, «Schneesturm» (Tempesta di<br />

neve), sarà proiettato in anteprima il<br />

4 giugno nel cinema Stattkino di Lucerna.<br />

Spero in quell’occasione di<br />

poter salutare molte delle mie colleghe<br />

e molti dei miei colleghi.<br />

Info sul film di Birimkulov: wemakeit.com/<br />

projects/schneesturm-kirgisistan

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