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NELLE VALLI BOLOGNESI N° 52 - INVERNO 2021/2022

Il trimestrale su natura, cultura e tradizioni tra la montagna e la bassa bologese

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BIODIVERSITA’<br />

Un viaggio nel territorio<br />

per conoscere la diversità<br />

biologica che rende unico<br />

il nostro ecosistema<br />

Una piccola ma interessantissima dispensa sulle specie<br />

animali più rappresentative che sono ricomparse nelle valli<br />

bolognesi negli ultimi trent’anni. A partire dalla Martora<br />

Sono tornata<br />

e non da sola<br />

Testi di Marco Franceschi<br />

Foto di William Vivarelli<br />

La scorsa estate ricevo una telefonata<br />

da un amico, il quale mi informa che<br />

William Vivarelli ha scattato alcune<br />

splendide fotografie della martora,<br />

animale molto elusivo, difficile da<br />

vedere. Figurarsi da fotografare…<br />

Mi rivolgo subito a William, che mi<br />

invia alcuni suoi “scatti”. Le foto sono<br />

davvero superiori ad ogni aspettativa<br />

e oltretutto rappresentano la prova<br />

incontrovertibile della presenza della<br />

specie anche nella nostra provincia.<br />

A questo punto non potevo più tirarmi<br />

indietro; già da qualche tempo avevo<br />

idea di scrivere un’agile dispensa sulle<br />

specie animali più rappresentative che<br />

negli ultimi trent’anni sono ricomparse<br />

(in qualche caso dopo secoli) o hanno<br />

colonizzato “ex novo” spontaneamente<br />

la nostra Regione, andando così ad<br />

arricchire il suo patrimonio faunistico.<br />

Avendo a disposizione le bellissime<br />

immagini della martora, che è una<br />

delle specie “riscoperte” in Emilia-<br />

Romagna nell’ultimo decennio,<br />

corredate e completate dalle altre<br />

magnifiche fotografie di Vivarelli, si<br />

poteva concretizzare il “progetto”, ed<br />

ecco quindi la dispensa “Guarda chi si<br />

ri-vede!”<br />

Una volta terminata la lettura della<br />

stessa, cosa si può dedurre, cosa si<br />

può evincere da quanto esposto? In<br />

una parola, emerge la straordinaria<br />

vitalità della natura. Anche in un<br />

Paese densamente abitato come il<br />

nostro, è sufficiente che vi siano aree<br />

nelle quali la presenza dell’uomo<br />

è scarsa per consentire alla natura<br />

di manifestarsi in tutta la sua<br />

prorompente esuberanza. Proprio<br />

la presenza di comprensori forestali<br />

piuttosto estesi e poco antropizzati ha<br />

permesso la ricolonizzazione, da parte<br />

del gatto selvatico, di alcuni settori<br />

della fascia appenninica della nostra<br />

La dispensa si può richiedere scrivendo<br />

a: franze58@virgilio.it<br />

regione. Discorso analogo vale per la<br />

martora, che è sopravvissuta (per poi<br />

venire “riscoperta” in questi ultimi<br />

anni) in virtù dell’esistenza di questi<br />

habitat boschivi, habitat di grande<br />

pregio ove ha trovato rifugio anche il<br />

picchio nero, che è tornato ad abitare<br />

l’Emilia-Romagna dopo almeno due<br />

secoli di assenza. Per quanto riguarda<br />

il fenicottero, la spatola, il marangone<br />

minore, il mignattaio, l’airone bianco<br />

maggiore e l’airone guardabuoi, la<br />

loro ricomparsa (o presenza del tutto<br />

nuova) è dovuta all’esistenza di aree<br />

palustri di grande valore, aree non più<br />

considerate ambienti da cancellare<br />

con bonifiche ormai anacronistiche,<br />

Fenicotteri<br />

Spatola<br />

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