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Ritratti d’artista
Anatoliy Fatakhov
Un affascinante linguaggio simbolico a metà tra fiabesco e onirico
di Jacopo Chiostri
Non sappiamo se Anatoliy Fatakhov pensava a Picasso
quando ha realizzato la sua prima opera pittorica
(un volto femminile) che al grande andaluso è senz’altro
riconducibile. Si sa invece quale fu lo strumento con
cui la dipinse: un pezzo di coda di topo con sopra dentifricio
e succhi di barbabietola, perché altro al momento non aveva
a disposizione. Nato a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, come
molti altri russi-ebrei – epoche diverse, ma come non ricordare
Mark Rotko? – Fatakhov, a 38 anni, nel 1995, emigra
negli Stati Uniti. Gli inizi non sono facili, e il primo impiego,
nonostante una laurea in Economia, è di addetto ad un lavaggio
a secco; ci vuole una seconda laurea presso l’Institute of
Allied Medical Professions per avere una professione migliore.
E lavorava in ambito medico quando nel 2017 è stato accusato
di frode e incarcerato. Periodo, ovviamente, difficile, ma
anche, col senno di poi, periodo proficuo perché proprio in carcere
Fatakhov ha scoperto la pittura. Scontata la pena, decide
che la pittura sarebbe stata la sua professione e in breve
inizia l’ascesa nel mondo artistico newyorkese, culminata, nel
febbraio 2020, in una grande mostra a Manhattan alla Revelation
Gallery; prima e dopo quella data ci sono stati importanti
contatti con l’Italia, in particolare con la Toscana e Firenze.
Fatakhov racconta volentieri dell’influenza culturale di Picasso
sulla sua arte, anzi si diverte a ricordare le altre cose che
Tea with hussar (2021), olio su tela, cm
120x60, collezione Yuliya Savitskaya
Strange love (2020), olio su tela, cm 75x60
li accomunano, come, per esempio, essersi entrambi sposati
con una donna di nome Olga. Certo è che quello che dipinge è
riconducibile al post-cubismo, anche se i suoi volti, nella maggior
parte dei casi, ricordano le donne di Modigliani e, a differenza
di Picasso, lui non scompone la figura, i suoi intenti sono
diversi. La tela viene riempita di simboli a volte coerenti tra loro
a volte no e di difficile identificazione. Fatakhov dipinge a
olio, il suo linguaggio è di una chiarezza suprema, con un perfetto
equilibrio nelle forme. Il linguaggio è fatto di colore che
è steso in forme geometriche, naturali o create a hoc; l’anatomia
risulta sorprendente, la reinventa ma non per questo non
è credibile. Lo schema figurativo, ben organizzato, sembra invece
risentire dell’urgenza dell’artista di recuperare il tempo
perduto e dello sforzo di contenere un disegno che mantenga
in sé una moltitudine di elementi, perché le opere sono ricche,
sovrabbondanti, piene di riferimenti al suo immaginario
e al bisogno di sbattere in faccia al mondo una provocazione
visiva che è assieme fiaba e inquietudine, sorrette entrambe
da un disegno e da una composizione sorprendenti. In Italia
la prima presenza è stata alla fiorentina Galleria Immaginaria
con due opere scelte dalle curatrici Yuliya & Alesia Savitskaya
per la mostra internazionale Scegli; sempre con la regia di Yuliya
& Alesia Savitskaya, presso la Regione Toscana prima e
alla Florence Art Deposit Gallery di Firenze poi, ha partecipato
ad Arte senza frontiere
e Artists United; con
altri 15 artisti internazionali
ha illustrato l’album
poetico Sinergie (disponibile
presso la Florence Art
Deposit). Le opere di Fatakhov
sono collezionate in
Russia, Usa, Israele; è stato
premiato da Benny Gantz,
ministro della Difesa di
Israele, per il contributo
dato allo sviluppo della
cultura e dell’arte ebraica.
Fatakhov ora vorrebbe
rappresentare il mondo
che si apre al futuro, si
tratta solo – afferma – di
scegliere quale possa essere
il simbolo giusto per
questo progetto al quale
sta lavorando con rinnovato
entusiasmo ed energia
creativa.
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ANATOLIY FATAKHOV