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Settembre 2022

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Ritratti d’artista

Anatoliy Fatakhov

Un affascinante linguaggio simbolico a metà tra fiabesco e onirico

di Jacopo Chiostri

Non sappiamo se Anatoliy Fatakhov pensava a Picasso

quando ha realizzato la sua prima opera pittorica

(un volto femminile) che al grande andaluso è senz’altro

riconducibile. Si sa invece quale fu lo strumento con

cui la dipinse: un pezzo di coda di topo con sopra dentifricio

e succhi di barbabietola, perché altro al momento non aveva

a disposizione. Nato a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, come

molti altri russi-ebrei – epoche diverse, ma come non ricordare

Mark Rotko? – Fatakhov, a 38 anni, nel 1995, emigra

negli Stati Uniti. Gli inizi non sono facili, e il primo impiego,

nonostante una laurea in Economia, è di addetto ad un lavaggio

a secco; ci vuole una seconda laurea presso l’Institute of

Allied Medical Professions per avere una professione migliore.

E lavorava in ambito medico quando nel 2017 è stato accusato

di frode e incarcerato. Periodo, ovviamente, difficile, ma

anche, col senno di poi, periodo proficuo perché proprio in carcere

Fatakhov ha scoperto la pittura. Scontata la pena, decide

che la pittura sarebbe stata la sua professione e in breve

inizia l’ascesa nel mondo artistico newyorkese, culminata, nel

febbraio 2020, in una grande mostra a Manhattan alla Revelation

Gallery; prima e dopo quella data ci sono stati importanti

contatti con l’Italia, in particolare con la Toscana e Firenze.

Fatakhov racconta volentieri dell’influenza culturale di Picasso

sulla sua arte, anzi si diverte a ricordare le altre cose che

Tea with hussar (2021), olio su tela, cm

120x60, collezione Yuliya Savitskaya

Strange love (2020), olio su tela, cm 75x60

li accomunano, come, per esempio, essersi entrambi sposati

con una donna di nome Olga. Certo è che quello che dipinge è

riconducibile al post-cubismo, anche se i suoi volti, nella maggior

parte dei casi, ricordano le donne di Modigliani e, a differenza

di Picasso, lui non scompone la figura, i suoi intenti sono

diversi. La tela viene riempita di simboli a volte coerenti tra loro

a volte no e di difficile identificazione. Fatakhov dipinge a

olio, il suo linguaggio è di una chiarezza suprema, con un perfetto

equilibrio nelle forme. Il linguaggio è fatto di colore che

è steso in forme geometriche, naturali o create a hoc; l’anatomia

risulta sorprendente, la reinventa ma non per questo non

è credibile. Lo schema figurativo, ben organizzato, sembra invece

risentire dell’urgenza dell’artista di recuperare il tempo

perduto e dello sforzo di contenere un disegno che mantenga

in sé una moltitudine di elementi, perché le opere sono ricche,

sovrabbondanti, piene di riferimenti al suo immaginario

e al bisogno di sbattere in faccia al mondo una provocazione

visiva che è assieme fiaba e inquietudine, sorrette entrambe

da un disegno e da una composizione sorprendenti. In Italia

la prima presenza è stata alla fiorentina Galleria Immaginaria

con due opere scelte dalle curatrici Yuliya & Alesia Savitskaya

per la mostra internazionale Scegli; sempre con la regia di Yuliya

& Alesia Savitskaya, presso la Regione Toscana prima e

alla Florence Art Deposit Gallery di Firenze poi, ha partecipato

ad Arte senza frontiere

e Artists United; con

altri 15 artisti internazionali

ha illustrato l’album

poetico Sinergie (disponibile

presso la Florence Art

Deposit). Le opere di Fatakhov

sono collezionate in

Russia, Usa, Israele; è stato

premiato da Benny Gantz,

ministro della Difesa di

Israele, per il contributo

dato allo sviluppo della

cultura e dell’arte ebraica.

Fatakhov ora vorrebbe

rappresentare il mondo

che si apre al futuro, si

tratta solo – afferma – di

scegliere quale possa essere

il simbolo giusto per

questo progetto al quale

sta lavorando con rinnovato

entusiasmo ed energia

creativa.

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ANATOLIY FATAKHOV

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