syndicom rivista N.31
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!
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Dossier<br />
Quando i salari ristagnano<br />
I contratti collettivi e i meccanismi automatici<br />
di adeguamento dei salari all’inflazione<br />
Testo: Mattia Lento<br />
In Svizzera più di 700 mila persone vivono in condizioni di<br />
povertà. Tra queste troviamo anche lavoratrici e lavoratori,<br />
i cosiddetti working poor. Secondo l’Ufficio federale di<br />
statistica, nel 2020, l’8,2% di tutte le persone occupate viveva<br />
in povertà: oltre 300 mila persone. Secondo uno studio<br />
di Olivier Hümbelin, dell’Università professionale di<br />
Berna, con i livelli attuali d’inflazione, la percentuale di<br />
persone in povertà potrebbe aumentare ulteriormente:<br />
dall’8,5 al 9,3%, ovvero circa 80 mila persone in più. Il rincaro<br />
in Svizzera, anche se meno drammatico della media<br />
europea (+9,1% in agosto), ha raggiunto ormai il 3,5% ed è<br />
destinato a salire nei prossimi mesi. Un lavoro rischia<br />
sempre più di non essere una garanzia per una vita dignitosa.<br />
Il rincaro, per i redditi più bassi, è ancora maggiore:<br />
le persone a reddito basso concentrano in misura maggiore<br />
le proprie spese su prodotti energetici e alimentari, tipologie<br />
di merci i cui prezzi sono aumentati ben oltre la<br />
media. Non deve stupire allora che l’Unione sindacale<br />
svizzera (Uss) abbia chiesto nelle scorse settimane aumenti<br />
del 4-5% delle paghe. Si tratta di una richiesta realistica,<br />
visti i buoni risultati dell’economia, e soprattutto di<br />
una rivendicazione necessaria, visti i numeri citati.<br />
Pochissime clausole<br />
Se ci trovassimo nella Svizzera del secondo dopoguerra, i<br />
salariati potrebbero fare affidamento sui meccanismi di<br />
adeguamento dei salari al tasso d’inflazione presenti in<br />
molti Contratti collettivi (CCL). Questi cominciarono a entrare<br />
nei CCL negli anni Cinquanta e crebbero ininterrottamente<br />
fino agli anni Novanta. Ancora nel 1991, secondo<br />
uno studio di Daniel Oesch del 2001, due terzi dei CCL<br />
svizzeri conteneva clausole legate ai livelli d’inflazione.<br />
Un quarto dei CCL svizzeri prevedeva addirittura meccanismi<br />
di adeguamento automatico dei salari all’inflazione.<br />
Una protezione contro il carovita che in pochissimi anni è<br />
quasi sparita da tutti i CCL: nel 1996 la percentuale dei<br />
CCL con clausole legate all’inflazione è crollata allo 0,3%.<br />
Cosa è successo in quegli anni cruciali? Negli anni Novanta,<br />
l’onda lunga del neoliberismo angloamericano è arrivata<br />
anche in Svizzera e i sindacati, per diverse ragioni,<br />
hanno faticato a mantenere queste protezioni nell’ambito<br />
dei contratti collettivi. I contratti collettivi stessi hanno<br />
cominciato a essere messi in discussione dai datori di lavoro<br />
e per questo le organizzazioni dei lavoratori sono dovute<br />
scendere a compromessi. Inoltre, erano anni di forte<br />
recessione e i lavoratori erano più orientati a mantenere i<br />
posti di lavoro rispetto al potere d’acquisto. La recessione,<br />
inoltre, fece crollare il carovita e quindi l’importanza<br />
dell’adeguamento dei salari all’inflazione. Quest’ultima è<br />
diventata così fino a oggi la grande assente dei contratti<br />
collettivi, o quasi.<br />
Un nuovo corso<br />
In alcuni settori una minima parte di contratti prevede ancora<br />
adeguamenti, ma limitati. Anche nell’ICT, come<br />
afferma Daniel Hügli, responsabile di questo settore per<br />
<strong>syndicom</strong>, «il costo della vita è uno dei criteri previsti nel<br />
CCL». Per Matteo Antonini, segretario centrale Logistica<br />
di <strong>syndicom</strong>, «durante le trattative con la Posta svizzera, il<br />
carovita è uno degli elementi per i negoziati salariali». Il<br />
tema dell’adeguamento dei salari all’inflazione è tornato<br />
ad affacciarsi nel dibattito nazionale. Per gli economisti<br />
liberali si tratta di misure anacronistiche. Non la pensa<br />
così però l’economista Sergio Rossi: «I salari nominali dovrebbero<br />
essere indicizzati al rincaro, allo scopo di preservare<br />
la capacità di acquisto delle persone che ricevono uno<br />
stipendio. Ciò permetterebbe al sistema economico nel<br />
suo insieme di ridurre il rischio di cadere in recessione a<br />
causa di una domanda insufficiente nel mercato dei prodotti.<br />
Questa indicizzazione, tuttavia, dovrebbe intervenire<br />
solo nei casi in cui le imprese hanno dei margini di profitto<br />
che si situano a dei livelli sufficienti per aumentare<br />
in tal modo i salari della forza-lavoro».<br />
Fotoreportage<br />
Reto Crameri è un illustratore originario di Berna che vive a<br />
Ginevra da vent’anni. Attualmente sta ultimando il suo primo<br />
libro per bambini, intitolato «Alula, che sarà pubblicato la<br />
prossima primavera da Kunstanstifter Verlag. Disegni a inchiostro<br />
e ceramiche con illustrazioni tratte dal libro sono<br />
stati presentati nella mostra Bolo Klub al Festival Fumetto di<br />
quest’anno. Il suo precedente libro, «Les notes du concierge,<br />
autopubblicato nel 2018, è stato premiato con la borsa<br />
di studio per l’illustrazione di libri del Cantone e della Città di<br />
Ginevra.<br />
Socio di <strong>syndicom</strong>, Reto Crameri ha proposto per il dossier di<br />
questo numero una serie di illustrazioni vivaci ed eloquenti,<br />
per rappresentare la crisi che sta toccando i lavoratori.<br />
retocrameri.com<br />
Le rivendicazioni salariali nei nostri settori