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180Meraviglie n. 45

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mercato opaco, vendono servizi

assistenziali a un servizio pubbli-

una buona volta la questione delle

strutture e delle cooperative private

convenzionate che con il denaro

pubblico operano troppo spesso

e impiegando operatori scarsamen-

Marcello Veneziani,

un modestissimo intellettuale di

spicco della destra che scrive sul

quotidiano La Verità, a proposito

di Basaglia e della sua opera ha

parlato di “neuro-comunismo” e

di una “aberrazione ideologica di

questa (di Basaglia, n.d.r.) perni-

zione

a Basaglia, Veneziani ricorda

za

covava dietro quelle grate. Così

dopo trent’anni di gestione degli

ospedali psichiatrici (che furono

scandalo nazionale, n.d.r.) progettò

il villaggio post-manicomiale

(ossia il ritorno alla organizzazione

manicomiale dei primi del Novecento,

n.d.r.): avrebbe avuto al suo

interno azienda agricola, pascoli,

stalle, orti, vigneti e frutteti, labo-

pianti

sportivi…”.

Facciamo volentieri a meno

dell’eredità del beato don Uva.

Invece, ben venga l’eredità della

che ha creato servizi di salute men-

in molte realtà italiane e ha avuto il

riconoscimento dell'eccellenza del

modello triestino da parte della Organizzazione

Mondiale della Salute.

Una eredità, quella di Basaglia,

che ci ha insegnato che ogni uomo

o donna o bambino, quantunque

disabile e abitato dalle più gravi

fettive,

resta sempre, comunque e

ovunque un soggetto, produttore di

senso, detentore di diritti, cittadino

uguale fra cittadini uguali.

A 45 ANNI DALLA LEGGE BASAGLIA:

LIBERARSI ANCORA

DAL MANICOMIO

di Maria Grazia Giannichedda

(fonte: Il Manifesto, dal sito www.conferenzasalutementale.it - 14 maggio 2023)

L’uccisione della psichiatra

Capovani solleva il nodo del

rapporto tra psichiatria e giu-

capacità «di intendere e di volere»

e pericolosità sociale.

La coincidenza fra i 45 anni

della “legge 180” del 13 maggio

’78 e l’uccisione, il 21

aprile scorso, della psichiatra

Barbara Capovani da parte

di Gianluca Seung, che era

stato suo paziente nel servizio

psichiatrico di diagnosi e

cura (Spdc) di Pisa, non può

che farci guardare alla riforma

partendo da quel fatto. Non

per rievocarlo ma per coglierela questione che pone e che è centrale nella

legge di riforma. E nella formazione della psichiatria occidentale moder-

mentale, capacità «di intendere e di volere» e pericolosità sociale. Questi

temi si sono in gran parte persi nelle discussioni di questi giorni, segnate

sul serio, che non si sentivano più dagli anni ’80. Si capisce che questa

ridica,

di quella psichiatria che ha sempre mal digerito la riforma e che

vorrebbe spostare il discorso sulla legge. Va ripresa invece la questione

psichiatria e giustizia, perché solo da qui può passare un rilancio vero

del sistema della salute mentale in Italia ormai ridotto in miseria, che

certo ha bisogno di più soldi ma anche di riprendere a ragionare e fare

ricerca sui propri strumenti, sui modelli organizzativi, sui fondamenti.

Sia chiaro: il dramma dei giorni scorsi interroga non una ma due istituzioni,

servizi psichiatrici e psichiatria da una parte, polizia e giustizia

penale dall’altra. Il 30 marzo Seung era andato in questura a Lucca per

presentare delle denunce, come faceva spesso e non mancava di divul-

spruzza spray al peperoncino contro i presenti, la Questura lascia che si

allontani chiedendo a Comune e Asl di attivare un accertamento sanitario

obbligatorio che nessuno mette in atto. Sul giovane pendeva già una

misura di sicurezza disposta da un magistrato di Lucca per l’aggressione,

nel 2022, contro un vigilante del tribunale. Il perito psichiatra aveva

dichiarato Seung «incapace di intendere e di volere» e «di accertata pe-

sentenza che avrebbe comportato libertà vigilata o ricovero in una struttura,

ma anche questa disposizione nessuno la mette in atto. Starà alla

magistratura dipanare il problema delle responsabilità. Intanto però una

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