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N. 2 - F ebbraio 2006 P oste Italiane S. p. A. - Parrocchia di Chiari

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Iragazzi cantavano in allegria, mac’era chi in silenzio soffriva. Erail Prevosto Lombardi che vedevala sua opera vacillare sotto il pesodei debiti. “Mio caro Prevosto - gliscriveva un ragazzino di undici anni- Ti vedo spesso con gli occhi rossi;mi hanno detto che piangi moltoperché non hai i soldi per pagarei debiti dell’Oratorio. Non piangerepiù, tutte le domeniche mio babbomi dà una palanca e mio zio Antonioun palancone; li porterò tuttia te e dopo non piangerai più”.L’ingenuità e l’innocenza di questobambino fanno maggiormente risaltarel’indifferenza, o peggio ancorala perfidia, di chi (non ultimi alcunisacerdoti) aveva ostacolato il progettoe che ora gioiva di fronte alledifficoltà.Monsignor Lombardi certamente sifidava troppo e non vedeva la disonestàdi certi fornitori che, si dice,entravano nel cantiere con pietre,mattoni e cemento, incassavano ildovuto e se ne uscivano senza averscaricato tutta la merce. Il poveroPrevosto, con l’aiuto di don PietroRizzi, tentò un’altra strada: prese inaffitto un fondo di 200 piò in Montirone,ma ancora una volta si fidò diun fattore disonesto che completò larovina. I creditori ipotecarono l’immobile,i fornitori si portarono viaquanto era possibile e nel marzo del1914 l’oratorio fu venduto all’astaper la somma di lire 19.000.Viene da chiedersi come mai monsignorLombardi venne lasciato affondarein questa situazione; possibileche in Chiari non ci fosse qualcunoin grado di intervenire? C’era,ad esempio, monsignor Menna chea cura di Elia FacchettiE venne l’anno della ripresaaveva grosse potenzialità economichee non si mosse se non l’annosuccessivo, nel 1915, quando riscattòl’oratorio cedendolo in uso allaParrocchia.Perché non intervenire subito e salvaredall’umiliazione il proprio Prevosto?Sarà lo stesso Monsignor Mennache, in occasione dell’elogio funebre,chiederà perdono a monsignorLombardi per avergli reso difficilel’esistenza riconoscendogli, seppurein ritardo, la bontà e la rettitudine edichiarando “di aver aiutato la suasantificazione con le resistenze allasua volontà di pace e di zelo sacerdotale”.D’altra parte, in quegli anni il reverendoMenna non faceva misterodella sua avversione alla istituzionedegli oratori.“Il catechismo fatto bene basta, nonoccorre altro”, andava ripetendo.“L’oratorio fa più male che bene, èoccasione di corruzione perché vi siincontrano i buoni con i cattivi”.Il suo intervento, seppure tardivo,fu dunque provvidenziale e permisealla parrocchia di avere finalmenteun oratorio. C’è da dire, a onor delvero, che Monsignor Menna, riscattatol’oratorio, si attivò immediatamenteanche per organizzare il catechismoe, prima ancora, i catechisti.La maestra Caterina Arici, che perben trentun anni fu Segretaria Generaledel Catechismo, nei suoi registriracconta quanto avvenne inquegli anni ad iniziare dal 1916, chepuò ben essere indicato come l’annodella ripresa.Scrive la signorina Arici: “Il 12 novembre1916, Mons. Menna invitavail Corpo insegnante della DottrinaCristiana e quello della localeScuola Elementare, con altre piesignore, nella propria casa, ad unaserie di conversazioni sul modo diinsegnare Catechismo con MetodoCiclico Intuitivo. Nella diciottesimalezione tutti gli intervenuti venivanoinvitati da Monsignore a cooperarecon Lui alla restaurazione dell’insegnamentocatechistico in Chiari mediantel’istituzione della Scuola diReligione”.Ed è sempre la maestra Arici cheracconta l’inizio (il 26 novembre)della scuola maschile suddivisa in6 classi ed undici sezioni alle qualiMonsignor Menna con il gruppo del Piccolo Clero12

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